Set fire to the rain

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    La camera da letto che ha occupato per anni a Villa Conchiglia era rimasta uguale a se stessa sin da quando Vicky aveva appena diciassette anni. Se ne era andata poco dopo il diploma, e non aveva mai più fatto ritorno fino a quel momento. L'ultima volta che aveva dormito nel suo letto a una piazza e mezzo Lizzie non esisteva e la giovane Weasley non immaginava nemmeno che la sua vita si sarebbe complicata così tanto. A ben guardare quella era la vita di un'altra persona. Un'adolescente con tanti sogni e aspirazioni, una vita intera davanti e pochi errori di percorso alle spalle, molti dei quali ai tempi non riusciva nemmeno a vedere come tali. A diciassette anni Vicky viveva con la convinzione che tutto le fosse concesso, che il suo essere così scaltra e sopra le righe poteva solo che aprirle qualunque porta desiderasse. Indossava le sue duplicità con onore; in parte veela, in parte francese, in parte figlia di una famiglia i cui eroi erano innumerevoli. Viveva su questa specie di nuvoletta rosa convinta che tutto potesse solo volgere a suo favore. Mai nulla era stato più sbagliato. Eppure, nonostante a diciotto anni fosse già mamma, la sua carriera stesse andando a rotoli prima ancora di essere cominciata, e nonostante si ostinasse ancora a fare di testa sua, le cose erano destinate a peggiorare non prima di qualche anno. Sulla bacheca sopra alla sua scrivania c'è ancora una polaroid di lei e Ted sotto l'albero di Natale. Dovevano avere si e no quindici anni; ai tempi si sentiva dei gran furbetti a sgattaiolare in camera di lei a casa di nonna Molly. Più a destra, una foto con Joy, poco dopo il diploma. Sembravano così felici; una candida bugia, retta dalla convinzione di Vicky di poterla scampare un po' su tutto. Fu su quella polaroid che indugiò per un po' pensierosa. Un tempo eri l'unica persona di cui mi fidassi. Lo sei ancora. Nel corso degli anni sei l'unica che non mi ha mai giudicata. Non mi hai mai fatta sentire indesiderata, né mi hai fatto sentire in colpa perché avessi bisogno di prendere le distanze dall'Inghilterra. Ci sei sempre stata. Senza chiedermi nulla in cambio. Amicizie come questa non dovrebbero finire per un ragazzo. Eppure era successo, e Vicky si era sentita in un certo qual modo destabilizzata. Tante volte da quando tutto era andato a rotoli, durante l'inaugurazione del gruppo Peverell avrebbe voluto parlare con Joy. Persino la sera della festa a Cherry Island aveva tentato di seguirla, chiederle di parlare, ma la freddezza con cui aveva trattato lei e Ted le aveva fatto capire che Joy al suo fierezza e superiorità in merito alla questione si stava attaccando più di quanto Vicky se lo sarebbe prospettato. L'ultimo contatto avuto con lei non era stato migliore; il giorno seguente all'arresto di James aveva tentato di scriverle. Freddezza. Ancora una volta freddezza. Non fu quindi una sorpresa vederla indossare il suo giubbotto preferito quella sera e uscire a tarda ora di casa. Sua madre aveva tentato di chiederle dove stesse andando, ma Victoire aveva risposto di avere da fare. E così si era smaterializzata nei pressi di Hogsmeade, a pochi isolati da casa di Joy. Se devi odiarmi, devi odiarmi per le giuste motivazioni, e non in base a una serie di pippe mentali e castelli di carta. E con quella convinzione camminò in direzione della casa che la migliore amica condivideva con la cugina MJ e Karma Paciock. Ovviamente non si curò dell'eventuale presenza delle due. Sperò comunque che la prima avesse deciso di passare la notte alla Tana, come spesso accadeva con tutta la sua famiglia, ultimamente. Quanto alla seconda, Arthur tendeva a tenerla occupata abbastanza spesso a giudicare da quello che aveva intuito sul Midsummer, soprattutto grazie a mirati gossip della domenica a casa dei nonni. Ha davvero senso chiedersi chi potrà sentire? E poi.. mi frega davvero così tanto tenere ancora segreta questa cosa? Su un livello del tutto personale, tenersi le cose per sé era fondamentale per Vicky, ma poiché quel segreto, più che aiutarla a vivere meglio, tendeva a rovinare ogni suo rapporto umano, aggrapparsi ancora a giochi da ragazzi le risultò quanto mai stupido. Evitò le strade principali lungo il tragitto, per paura che qualche giornalista potesse sorprenderla, e quando infine giunse davanti alla casa, prese un lungo sospiro e bussò. Una, due, tre volte. Finché gli occhi di Vicky non incontrarono quelli di Joy Scamander.
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    « Voglio parlare. » Disse solo con un filo di voce atono stringendo i denti; un'imposizione di fronte alla quale non accettò alcun diniego. Nessuna inflessione nella mimica facciale della Weasley mentre superava Joy senza aspettare di essere invitata ad entrare. Sinceramente se vuoi ascoltarmi o meno m'interessa relativamente. Ora mi sentirai e basta. Lasciò cadere il giacchetto su uno dei braccioli del divano in salotto, voltandosi infine nella direzione della bionda, allargando le mani con fare perplesso. « Come stai Joy? Io bene, grazie di avermelo chiesto.. soprattutto nelle ultime tre settimane. E a ben guardare anche negli ultimi mesi. » Non vi è nulla di velato nel tono colmo di accusa con cui si rivolge a lei mentre fa il giro del salottino, tastando superfici a caso, prendendo a sfogliare un libro come se fosse a casa sua. « Sai.. sono davvero commossa da tutta la solidarietà ricevuta. Dopo aver mancato l'occasione della mia vita, aver visto in manette uno dei miei maestri e infine anche mio cugino. James. » Compie una leggera pausa mentre si inumidisce le labbra. Fegatelli insomma rispetto ai grandi drammi di Joy Scamander e delle sue lotte contro le puffole pigmee. « Te lo ricordi tu, James? Ricordi che eravamo un gruppetto tutto pieno di sogni di gloria e di speranze. Inseparabili, cazzo! » E lì, la scenetta divenne teatrale, mentre scoppiava a ridere con un palese cinismo scandito da un fare spallucce scuotendo la testa. « E noi eravamo migliori amiche.. si.. » Un tempo eravamo migliori amiche. Più o meno fino a pochi mesi fa, quando tu hai deciso di girarti di culo per un bacio del cazzo. « Poi è arrivato Ted. Ah.. Ted, signori! La mela della discordia delle inseparabili. E' bastato stuzzicare il tuo orgoglio da ragazzina cotta per dimenticare tutto il resto. Mi stupisce che tu prenda a cuore le tramine femministe da quattro soldi quando conservi tutta questa vena passivo-aggressiva per una cottarella adolescenziale. Un tradimento di sangue di cui ovviamente io sono la principale colpevole. » Sospirò profondamente rivolgendole un sorriso ironico prima di abbandonare il libro sul tavolino da caffè con una leggera dose di disprezzo. Infine inclinò la testa di lato, squadrandola dalla testa ai piedi con la stessa aria di superiorità che Joy le aveva riservato a più riprese in quegli ultimi mesi. « Allora? Come stai.. Joy? » Vuoi parlare anche tu? Non senti il bisogno di dirmi una volta per tutte ciò che pensi invece di riservarmi il trattamento del silenzio?


     
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    « No, Chris, te l’ho già detto. Non ho intenzione di fare quel photoshoot. » Era solo stanca Joy, mentre camminava lentamente in giro per casa, stringendo in mano la sua agenda. Aveva provato a spiegare in ogni modo al suo assistente che proprio non aveva nessuna voglia di prestarsi per quell’ingaggio. E no, non le fregava nulla che era un impegno che aveva preso già da mesi, aveva reso ben chiaro che non aveva voglia di fare interviste o servizi fotografici non necessari. Si portò una mano in fronte, ascoltando Chris sbraitare dall’altro lato del telefono, ribadendole quando non fosse professionale quel suo sottrarsi e che i problemi che l’affliggevano non potevano essere una scusa per evitare di lavorare. Aveva smesso di ascoltarlo ormai. Voleva soltanto sdraiarsi sul divano e bere un bicchiere di vino, forse due, pur di non ascoltare più le parole di quell’uomo. « So che è per una buona causa, non provare a farmi sentire in colpa. Farò una donazione. » Chiuse di colpo l’agenda, per poi appoggiarla sull’isolotto della cucina. Non aveva voglia di continuare con quella storia, ormai la decisione era stata presa. « Sì. Sono irremovibile su questa decisione. Buonanotte. » Sospirò, chiudendo la chiamata e appoggiando il telefono sull’agenda. Appoggiò i gomiti sull’isolotto, portando le mani alle tempie, mentre chiudeva gli occhi. Era bello quando l’unico problema era decidere quale vestito mettere per la serata. Era fin troppo bello quando l’unico pensiero era dare il proprio meglio alla partita imminente. E invece, erano da settimane che le preoccupazioni si facevano sempre più ingombranti e che spesso toglievano anche il sonno. Quindi, se magari un mese fa non vedeva l’ora di fare uno photoshoot per racimolare dei soldi, anche se per una giusta causa, ora non aveva la minima voglia di mostrarsi sorridente e sensuale e, soprattutto, finta davanti a una macchina fotografica. Più i giorni passavano e lei più si sentiva inutile: non poteva fare nulla per James e di certo non poteva raccontare bugie a sua sorella pur di farla stare meglio. Ma lei, che cosa poteva fare per assicurarsi che il suo migliore amico stesse bene e che tornasse subito a casa? Non era di certo con il suo manico di scopa che sarebbe stata in grado di farlo uscire da quell’incubo. Non poteva fare altro che aspettare, ma cosa o chi non l’aveva ancora ben capito. Il suo sguardo cadde sulla foto che aveva come segnalibro da un po’ di tempo. La estrasse, mentre un sorriso malinconico si apriva sulle sue labbra. Non ricordava precisamente quando era stata scattata quella foto, ma di certo era un momento in cui era stata davvero felice. Lo si poteva ben capire dall’espressione divertita di Vicky, che stava forse ridendo a una sua battuta o forse all’arrivo da uragano di James. Sembrava davvero una vita fa, quando i problemi più importanti magari erano i capelli in disordine. Ora, riguardando quella foto, faceva quasi difficoltà a riconoscere quelle persone così allegre. Com’era strana la vita e quante cose cambiavano con il tempo… James era ora rinchiuso ad Azkaban, aspettando un processo per omicidio, mentre per Victoire.. sembrava proprio che quel filo che le univa si fosse nuovamente spezzato, così come era accaduto ben sette anni fa. Aveva chiuso entrambi gli occhi, costringendosi a credere a una storia che non sembrava nemmeno lontanamente plausibile pur di non perdere la sua migliore amica. Non sapeva nemmeno più a cosa credere, a quante bugie in realtà le avesse raccontato. Cercava semplicemente di aggrapparsi a quell’immagine idilliaca, al ricordo di quella ragazza con cui passava ore e ore a raccontarsi tutto, pur di non provare odio nei suoi confronti. Vederla con Ted, le aveva fatto mettere in discussione tutto ciò che le aveva raccontato in passato riguardo il loro tradimento. Lei non aveva fatto altro che minimizzare il tutto, considerandola come un errore momentaneo, una cosa che non era durata non più di una settimana. E invece, dopo sette anni, quell’errore momentaneo era ricapitato. Quante bugie le aveva davvero detto? Si era sempre fidata della persona sbagliata? Non ne aveva idea, non aveva la minima idea di quanto Vicky fosse stata dalla sua parte durante tutti quegli anni. « Voglio parlare. » Il campanello l’aveva fatta sbandare per un attimo. Sapeva che le sue coinquiline erano uscite quella sera e non aspettava decisamente nessuno. Però, la ragazza che si palesò davanti a lei non appena aprì la porta la lasciò senza parole. Non si aspettava di certo di vederla, non così, senza motivo apparente. Era quasi ora. Si fece da parte, mentre la ragazza faceva esattamente come se fosse a casa sua, entrando in modo irruento. Non sapeva dire cosa provava realmente in quel momento. Era felice che fosse lì? Era infastidita per il suo modo di fare? Non lo sapeva. Era soltanto confusa e soprattutto incuriosita da ciò che la bionda avesse da dirle. « Come stai Joy? Io bene, grazie di avermelo chiesto.. soprattutto nelle ultime tre settimane. E a ben guardare anche negli ultimi mesi. » Il suo tono la infastidì più del dovuto. Era davvero piombata a casa sua per farle la morale? E poi, da che pulpito… « Sai.. sono davvero commossa da tutta la solidarietà ricevuta. Dopo aver mancato l'occasione della mia vita, aver visto in manette uno dei miei maestri e infine anche mio cugino. James. » Incrociò le mani al petto come un senso di protezione mentre ascoltava la ragazza accusarla per la sua mancata solidarietà. Perché Vicky sapeva tutto di solidarietà, era sempre stata una maestra su quello. Normalmente, Joy le avrebbe chiesto addirittura scusa, ma il comportamento aggressivo della ragazza la stava infastidendo. Serrò le labbra mentre parlava di James, guardandola senza aggiungere una parola. « E noi eravamo migliori amiche.. si.. » Sorrise amaramente a quelle parole, abbassando per un momento lo sguardo e scuotendo appena la testa. Quanto ancora doveva incassare? Ah, eccolo, il colpo finale. « Poi è arrivato Ted. Ah.. Ted, signori! La mela della discordia delle inseparabili. E' bastato stuzzicare il tuo orgoglio da ragazzina cotta per dimenticare tutto il resto. […] Un tradimento di sangue di cui ovviamente io sono la principale colpevole. » Aveva seguito tutti i suoi movimenti, trattenendo il fiato e sentire la rabbia ribollirle dentro. Quindi, era lei la cattiva e insensibile della storia?
    « Ah, quindi te lo sei ricordata che eravamo migliore amiche? » E ti andavo bene soltanto quando stavo al tuo fianco in silenzio a incassare? Scosse la testa, puntando poi lo sguardo sul suo volto. C’era tanto sarcasmo nella sua voce, proprio a sottolineare quanto avesse tardato per fare un passo nella sua direzione. Era forse troppo tardi? Non lo sapeva. « Io mi fidavo di te. Mi avevi detto che non aveva avuto importanza ciò che era successo tra voi e io ti ho creduto, perché mi fidavo. » Quello poteva essere acqua passata, storia di anni e anni fa, eppure sembrava così attuale dopo ciò che era successo. « Poi al rave vi ho visto di nuovo insieme. E ti devo ricordare cos’è successo il giorno dopo? » Fece una piccola pausa, guardandola con un sorriso quasi divertito, anche se non c’era nulla di divertente in quella storia. C’era soltanto una ragazza che si era sentita presa in giro e che non aveva mai avuto una spiegazione. « E’ stato Ted a scrivermi per assicurarsi che tenessi la bocca chiusa con la stampa. E tu dov’eri? Era davvero quella la cosa più importante in quel momento? » Era quella la cosa che l’aveva fatta stare più male. Victoire si era nascosta dietro Ted pur di non affrontarla, pur di non dirle che si stava sbagliando o qualsiasi altra bugia o verità volesse dirle. Era stata semplicemente in silenzio, lasciando parlare Ted, una persona che per lei non aveva più alcuna importanza. Si era assicurato che lei non dicesse nulla, né alla stampa né ai suoi familiari ed era sparito e così anche lei. Anche in quel caso doveva incassare e tornare ad essere felice e sorridente, come se non fosse successo nulla? « Colpevolizzi me per non essere stata al tuo fianco durante tutti questi mesi, ma tu dov’eri quando dovevi darmi un motivo per non dubitare della nostra amicizia? » La guardò negli occhi, per nulla intimorita dalla sua espressione di superiorità. « E non osare a parlarmi di James come se non mi importi niente di lui. Tu non sai niente. »
     
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    A scuola erano inseparabili. Nessuno avrebbe mai potuto separare quel dinamico duo. Vicky era la piccola snob dalle unghie smaltate di rosso e un lucidalabbra sin troppo audace per la sua età; Joy era uno spruzzetto di sole, sempre sorridente e disponibile. Insieme si completavano a vicenda, a tal punto che, il loro rapporto appariva quasi simbiotico. Nessuno avrebbe mai scommesso su una loro rottura. I ragazzi andavano e venivano, ma loro erano sempre inseparabili. Ovunque ci fosse l'una, c'era anche l'altra, e insieme erano le due presenze femminili attorno alle quali girava quel gruppo variegato di persone che saltuariamente entravano a contatto con loro. Vicky le raccontava tutto, e altrettanto faceva Joy, ma nonostante ciò, c'era una cosa che non aveva mai avuto il coraggio di condividere con lei. Quando l'amicizia con Ted era passata al livello successivo, avevano all'incirca quindici anni. Era una di quelle estati fresche, che rendevano le giornate passate alla Tana estremamente godibili, quando la curiosità ebbe la meglio su di loro. James era via assieme ai fratelli per un pranzo a cui i Potter non potevano esimersi dal presenziare assieme ai quattro figli scapestrati e la maggior parte dei cugini rimasti sotto l'ala di Molly e Arthur Weasley erano fuori a godersi il bel pomeriggio. Era successo così, in maniera naturale, mentre erano spaparanzati sul letto di lei intenti a leggere un numero arretrato di Strega Moderna. Nulla di speciale, nulla di forzato; erano solo curiosi. E la curiosità uccise il gatto. Ted e Vicky non sono mai stati insieme, ma in un modo o nell'altro non si sono mai persi. La vergogna di esser cresciuti come cugini, ha sempre impedito loro di fare un passo oltre agli occhi degli altri. Si sono sempre sentiti scaltri, sempre proni a negare l'evidenza di qualunque cosa succedesse tra loro. Ad un certo punto è diventata una droga. Non volevamo stare insieme, ma al contempo non riuscivamo a stare lontani l'uno dall'altra. Di periodi di disintossicazione ne hanno avuti; Joy è stato uno di quelli, Dash è stato un altro, ma alla fine in un modo o nell'altro sono tornati sempre allo stesso punto. Ted è diventato per Vicky una specie di questione irrisolta. Sempre intenta a chiedersi cosa sarebbe successo se solo avessero avuto il coraggio di andare oltre. Forse ci saremo lasciati dopo pochi mesi, oppure no. Ma col seno del poi sono piene del fosse; le cose sarebbero andate in maniera completamente differenti. Lizzie non sarebbe esistita, non avrei conosciuti Dash e forse sarei stata a un punto completamente differente della mia vita. Forse la sua presenza mi avrebbe alla fine distrutta, oppure io avrei distrutto lui. Perché in fondo Vicky e Ted erano estremamente tossici, e le bugie raccontate a Joy erano solo uno dei tanti danni che avevano seminato lungo il loro percorso. « Ah, quindi te lo sei ricordata che eravamo migliore amiche? » Non avrebbe mai potuto dimenticarlo, Vicky. Joy era la sua persona, l'unica a non averla giudicata mai, ad averle prestato il suo supporto anche quando tutti gli altri le hanno voltato le spalle. Nel corso degli anni hanno preso strade differenti, hanno vissuto separate, ma ciò non ha mai veramente intaccato il loro rapporto. Fino a Ted. Scuote la testa la giovane Weasley, mostrandole uno sguardo colmo di amarezza. Eppure un ragazzo non avrebbe mai dovuto separarci. « Io mi fidavo di te. Mi avevi detto che non aveva avuto importanza ciò che era successo tra voi e io ti ho creduto, perché mi fidavo. » Stinge i pugni la bionda e scuote la testa sbottando sul colpo. « Avevo diciassette anni, cazzo! Non puoi seriamente rinfacciarmi adesso un qualcosa che è successo più di sette anni fa, Joy! » L'età non era certo una giustificazione, ma con Ted, Vicky non è mai stata del tutto razionale. La paura del giudizio ha sempre avuto la meglio su di lei, persino nei confronti della migliore amica. A te lui piaceva, un sacco, ed io non avrei mai avuto il coraggio di starci insieme in ogni caso. Perché avrei dovuto intromettermi? Ted a te ci teneva davvero. Nei miei confronti invece? Non so cosa prova nemmeno ora. « Poi al rave vi ho visto di nuovo insieme. E ti devo ricordare cos’è successo il giorno dopo? E’ stato Ted a scrivermi per assicurarsi che tenessi la bocca chiusa con la stampa. E tu dov’eri? Era davvero quella la cosa più importante in quel momento? » E lì, corrugò la fronte. Non era certo orgogliosa di come aveva gestito la situazione, ma su quanto Ted avesse fatto, Vicky non intendeva prendersi la responsabilità. Certo, gli aveva scritto e si erano confrontati, ma Vicky non le aveva scritto semplicemente perché non ne aveva avuto il coraggio. Era stata vigliacca, sì; l'onta della vergogna le era scivolata sotto la pelle, e per un po', forte del fatto che avesse altro da fare, si era nascosta sotto un sasso mettendo tutte le sue energie nel progetto del Gruppo Peverell, limitando qualunque contatto di troppo con Ted, e dedicandosi al suo primo grande amore, il giornalismo. « Colpevolizzi me per non essere stata al tuo fianco durante tutti questi mesi, ma tu dov’eri quando dovevi darmi un motivo per non dubitare della nostra amicizia? E non osare a parlarmi di James come se non mi importi niente di lui. Tu non sai niente. » Lo sguardo della giovane Weasley si indurì sul colpo, osservando l'amica da sotto le ciglia folte con un'espressione torva e contrariata. Sospirò e si sedette sul divano al centro del salottino senza attendere di essere invitata a farlo. Non aveva intenzione di andarsene troppo presto. Non prima di aver finito di chiarire l'intera situazione dall'inizio alla fine. Perché sono stanca, e perché sinceramente è tempo di capire cosa vale di più per te Joy.
    Di scatto si passò una mano tra i capelli stirando un sorriso ironico, intriso di un velo di amarezza che non poteva nascondere. « Va bene Joy. Hai ragione. » Allargò le braccia e scosse la testa, stringendosi nelle spalle con muta rassegnazione. « Sono stata una vigliacca. Sono stata un'amica di merda e una brutta persona. » Ma io, una brutta persona lo sono sempre stata. Lo hai sempre saputo. Sono spregiudicata, penso prima di tutto a me stessa, non mi piace sentirmi dire di no e non accetto limitazioni di alcun tipo. Sono egoista e spocchiosa. E voglio sempre più di quanto mi viene concesso. Però sono anche una sopravvissuta. E di questo non mi dispiaccio. Se sono ancora qui, è perché sono esattamente in questo modo. « Sai cosa non sono, invece? Dispiaciuta. » Strinse i denti gettandole uno sguardo colmo di fierezza. « Non mi dispiace di aver mentito, Joy, perché sinceramente non credo che qualcosa sarebbe cambiato. A te Ted piaceva ai tempi ed io e lui non avevamo intenzione di stare insieme. Non siamo mai stati intenzionati a farlo. » La voce le si spezza per un istante. Non affronta con facilità quel discorso, specie perché non lo ha mai fatto con nessuno. Se anche in passato qualcuno in famiglia ha tentato di aprire il discorso anche solo di sbieco, Vicky ha sempre troncato la questione sul nascere, sfuggendo a qualunque forma di confronto. « Tra noi c'è sempre stato qualcosa. E abbiamo mentito, tradito, ingannato - ma io non ho mai tradito te. » Tra me e lui non c'è mai stato niente mentre eravate insieme. Confessare quel gioco sporco le fa male, ma io devo sapere, Joy, cosa è più importante per te. Se una storiella passata oppure il substrato che ci lega.. oppure devo dire che ci legava? « Ted c'è sempre stato. Durante ogni fase della mia vita, siamo cresciuti insieme, probabilmente in un modo o in un altro, moriremo insieme. » Un qualcosa di simbiotico, che andava ben al di là di una semplice cotta o di un amore mai realizzato. Ted e Vicky erano semplicemente un duo inseparabile, anche quando non si parlavano, anche quando chiudevano ogni forma di comunicazione per mesi. Si stringe nelle spalle e tira su col naso mentre abbassa la testa. « Non sono sempre innamorata di lui.. non lo sono sempre stata nemmeno in passato, ma.. io lo amo.. e lo amerò sempre. » Nel bene e nel male è la mia anima gemella. Posso girarci intorno, far finta che le cose stanno diversamente, ma è così. Si sente svuotata, triste e amareggiata nel fare quel discorso; si sente colpevole di aver taciuto, di essere sempre stata troppo impaurita per ammettere che nonostante siano stati cresciuti come consanguinei, Vicky e Ted non lo sono mai stati, né sulla carta, né in pratica. « E quando ci hai visti insieme, dopo che vi siete lasciati.. quel bacio è stata colpa mia. Sono stata io a tornare da lui. Ero gelosa marcia; lo sono sempre stata mentre stavate insieme. » Io sono sempre stata gelosa marcia di chiunque gli si avvicinasse. « Cosa avrei dovuto dirti dopo? Che aveva importanza? Che non aspettavo altro se non che vi lasciaste? L'ho pensato! Ma a cosa sarebbe servito dirtelo? A farti rimanere anche peggio? Avrei dovuto dirtelo prima? Quando era chiaro ti stessi prendendo una cotta per Ted? Con quale diritto? A che pro? » E per cosa? Per pisciare attorno a un vaso che non è mai stato mio? La situazione era complicata, e Vicky di certo non ne uscita affatto bene, ma non le importava. Si schiarisce la voce e solleva lo sguardo in direzione della bionda. « Però mi va bene comunque relativamente, Joy. Tutto questo, il tuo mettermi il muso dopo tutti questi anni, prendertela come se tu e Ted vi foste lasciati ieri. Ti senti tradita? Cazzo, diciassette anni, Joy, ribadisco! Ero convinta che qualche mese più tardi la Gazzetta mi avrebbe offerto uno stage con un reporter importante. La mia vita sembrava sistemata! Non mi passava neanche per l'anticamera del cervello che sarei rimasta incinta, che avrei scritto sotto nome falso, che sarei stata ricercata, che mia figlia avrebbe visto una guerra civile e anche un cazzo di posto pieno zeppo di mostri e fantasmi di merda! » Non posso essere messa in croce per il resto della mia vita per qualcosa che ho fatto durante anni in cui non ero altro che una ragazzina. « Ho fatto delle scelte, e non le rimpiango; ho tradito e mentito tante persone.. l'ho fatto a maggior ragione quando quando la Ribellione è scoppiata. » Solo Vicky sapeva quante scelte difficili aveva dovuto fare. Scelte che non rimpiangeva, e di cui non si sentiva nemmeno in colpa. « Io sono così, Joy. Sono questa. Ma in fondo, in un modo o nell'altro, tu questo lo hai sempre saputo. » Hai sempre saputo che carattere avevo, cosa pensavo, come mi comportavo con le persone. Che Vicky sia sempre stata spregiudicata non è certo una novità per nessuno. « Ma se in questo momento, nonostante tutto, la tua massima preoccupazione è serbar rancore per aver baciato il tuo ex ragazzo tantissimi anni fa, inizio a pensare di averti sopravvalutato. » Pausa. « Oppure.. devo pensare che non hai mai smesso di provare qualcosa per lui. » Ed è altrettanto plausibile.


     
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    Joy e Ted non avevano mai avuto una vera e propria chiusura. Semplicemente, Ted aveva fatto finta che non esistesse ed era letteralmente sparito dalla sua vita. Si erano salutati alla stazione di King’s Cross tra baci e abbracci, promettendosi di scriversi durante le vacanze e Ted le aveva anche detto che sarebbe andato a trovarla presto. Era stata l’estate più lunga della sua vita. Aveva mandato messaggi e lettere che non avevano mai avuto una risposta e aveva aspettato che quello che era il suo ragazzo sarebbe andato a trovarla. Non era mai successo. Aveva appreso dopo qualche mese delle nuove frequentazioni di Ted e solo attraverso una copia di Strega Moderna che sua sorella aveva cercato di buttare, affinchè lei non la vedesse. Era stata male per tutta quella situazione, anche troppo. Valeva così poco? Era così semplice da dimenticare? Quel rifiuto di Ted, non detto espressamente, l’avevano portata ad avere dubbi su se stessa, perché forse non era troppo simpatica, non era troppo bella. Per quale motivo l’aveva lasciata? Per quale motivo aveva deciso che non valesse più la pena stare con lei? Non aveva mai avuto la spiegazione, aveva semplicemente lasciato andare la sua mente, facendo in modo che le sue insicurezze diventassero sempre più opprimenti. Victorie non c’era stata durante tutto quel periodo. Non sapeva cosa avesse davvero provato né quanto quella situazione l’avesse davvero ferita. Era una storia capitata ben sette anni prima, avevano solo diciassette anni, ma l’età non era una scusa per quel genere di ferite. Aveva saputo di Ted e Victorie dopo poco, quando ancora cercava di capire cosa ci fosse di sbagliato in lei. Magari Ted non l’aveva tradita con la sua migliore amica, ma erano stati insieme quando ancora Joy stava cercando di rialzarsi. E quella volta l’aveva perdonata quasi senza battere ciglio, perché lei era la sua migliore amica, non poteva lasciare che un ragazzo che non aveva nemmeno il coraggio di confrontarsi con una donna potesse rovinare quella amicizia. Aveva messo da parte tutto per lei, perché credeva nella loro amicizia. Erano sempre state Joy e Vic, quel duetto quasi insolito, ma che insieme facevano faville, quelle che si raccontavano sempre tutto e che si conoscevano alla perfezione. Evidentemente, non era del tutto vero. Avevano preso strade separate, avevano avuto percorsi nettamente differenti, ma ciò che non era mai cambiato era il rispetto che provavano l’una nel confronto dell’altra. O meglio, il rispetto che Joy provava nei confronti di Victoire. E poi, ben sette anni dopo, la storia si era ripetuta, in forma del tutto differente, ma dallo stesso sapore amaro in bocca. Era come se quella ferita che era riuscita a risanare nel corso degli anni si fosse nuovamente aperta, complici tutte quelle cose non dette in passato. Aveva bisogno di spiegazioni e soprattutto di chiarezza, perché tutte quelle parole date per scontato iniziavano a diventare pesanti. Si sentiva semplicemente presa in giro, messa da parte in una storia che un po’ le apparteneva ma che non aveva mai avuto davvero spazio per lei. Aveva semplicemente bisogno di sentire la verità una volta per tutte. Era semplicemente stanca di tutte quelle bugie che le venivano rifilate ormai da anni. « Avevo diciassette anni, cazzo! Non puoi seriamente rinfacciarmi adesso un qualcosa che è successo più di sette anni fa, Joy! » Sorrise amaramente a quelle parole, perché anche Vic sapeva che era una stronzata quella giustificazione. L’età non c’entrava nulla. Non doveva di certo a essere lei a ricordarle che suo zio a diciassette anni aveva ucciso Lord Voldemort. E se lui era stato in grado di sconfiggere il mago oscuro più potente in circolazione a quell’età, lei di certo poteva essere leale alla sua migliore amica. Quindi, l’età era una vera e propria stronzata che non meritava nemmeno di essere argomentata. Il suo sguardo divertito era piuttosto esplicito. La guardò mentre prendeva tranquillamente posto sul suo divano, dandole le spalle per poter prendere un bicchiere. Aveva decisamente bisogno di vino. « Sono stata una vigliacca. Sono stata un'amica di merda e una brutta persona. Sai cosa non sono, invece? Dispiaciuta. » La guardò, piuttosto confusa, mentre stappava una bottiglia di vino rosso. Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Era venuta qui a dirle che non le dispiaceva cosa aveva fatto e potendo l’avrebbe rifatto? Che le avrebbe mentito nuovamente perché ciò che le importava davvero era Ted? Era dispiaciuta di tutta quella situazione. Victoire era davvero la sua persona, colei con il quale aveva condiviso tutto, forse fin troppo. Sebbene stesse dall’altro lato del mondo, Joy sapeva sempre che poteva contare su di lei. Si era ritrovata a fare chiamate ad orari improponibili per via del fuso orario pur di sentire vicina la sua migliore amica, pur di tenerla aggiornata su tutto ciò che le stava succedendo. Anche se c’erano miglia e miglia di distanza, avevano sempre trovato un modo per essere vicine. E invece ora, erano nella stessa stanza ma più lontane che mai. Era arrabbiata e al contempo dispiaciuta. Avevano vissuto bellissimi momenti insieme, avevano condiviso gioie e preoccupazioni, ma avevano sempre saputo di poter contare sull’altra. Ora, invece, a causa di tutte quelle incomprensioni e parole non dette, non era nemmeno così sicura di conoscerla. E faceva davvero male tutto quello. « Tra noi c'è sempre stato qualcosa. E abbiamo mentito, tradito, ingannato - ma io non ho mai tradito te. » Versò il vino nel bicchiere, mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle. Non avrebbe pianto però. Non voleva farlo. Strinse semplicemente più forte il bicchiere tra le sue mani, come se avesse bisogno di un appiglio. « Mi hai tradito nel momento esatto in cui hai scelto di non essere sincera con me. » Magari Victoire non era stata la causa diretta per cui Ted si era allontanato da lei, ma lei aveva sempre ribadito che non aveva importanza ciò che era successo con lui, mentre ora le stava dicendo tutt’altro. Voleva forse proteggerla nel non dirle la verità? Proteggerla da chi? Da se stessa? « Non sono sempre innamorata di lui.. non lo sono sempre stata nemmeno in passato, ma.. io lo amo.. e lo amerò sempre. » Il suo sguardo si spostò sul viso di Victoire. Era chiaro quanto le costasse dire tutto quello. Forse, per la prima volta, era davvero sincera nei suoi confronti, si stava davvero aprendo come forse non aveva fatto mai. « Cosa avrei dovuto dirti dopo? Che aveva importanza? Che non aspettavo altro se non che vi lasciaste? L'ho pensato! Ma a cosa sarebbe servito dirtelo? A farti rimanere anche peggio? Avrei dovuto dirtelo prima? Quando era chiaro ti stessi
    prendendo una cotta per Ted? Con quale diritto? A che pro? »
    Portò il bicchiere alle sue labbra, bevendo un lungo sorso. « Sarebbe servito a non sentirmi presa in giro! Hai avuto sette anni per essere sincera, per dirmi cosa provavi per Ted. » Hai aspettato che io mi richiudessi in me stessa per dirmi qualcosa. Non servivano a questo le migliori amiche? Per confrontarsi? Per essere completamente sincere? Ti andavo bene come amica soltanto quando non ti toccavo Ted? Hai messo lui prima di me, prima di noi. « Ho fatto delle scelte, e non le rimpiango; ho tradito e mentito tante persone.. l'ho fatto a maggior ragione quando la Ribellione è scoppiata. » E nemmeno quello scenario catastrofico ti ha fatto capire l’importanza di avere accanto le persone fidate? Pensavo di fidarmi di te e pensavo anche che ti fidassi di me, ma non era così. Si portò nuovamente il bicchiere alle labbra, lasciandola parlare, senza aggiungere nulla. « Ma se in questo momento, nonostante tutto, la tua massima preoccupazione è serbar rancore per aver baciato il tuo ex ragazzo tantissimi anni fa, inizio a pensare di averti sopravvalutato. Oppure.. devo pensare che non hai mai smesso di provare qualcosa per lui. » Quasi le andò il vino di traverso a quelle parole. La guardò, decisamente furiosa e delusa da quelle sue parole. Non aveva capito nulla. Davvero non aveva capito che era arrabbiata perché non sapeva quante bugie le avesse detto? Perché non era stata forse mai sincera con lei? « Se pensi che il mio problema sia che hai baciato il mio ex ragazzo, allora non mi hai sottovalutato. Semplicemente non hai capito nulla di me. » L’averli rivisti era stata soltanto la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non si era arrabbiata per il bacio di per sé, ma per le bugie, l’assenza di chiarezza, che di colpo avevano echeggiato nel corso degli anni. Davvero non aveva capito che tutto il punto era quello? Davvero la considerava così infantile? «Avevo solo bisogno di sincerità, per capire, per non avere dei dubbi su chi eravamo, su ciò che avevamo. » Glielo ribadì, stringendo i pugni. La guardò negli occhi, scuotendo leggermente la testa. Victoire avrebbe sempre messo Joy da parte, quando si trattava di Ted. Era sempre stato così e sarebbe sempre stato così. «Però…sei sparita per mesi, come ha fatto lui sette anni fa. » Forse siete davvero anime gemelle. Era stanca di tutta quella situazione. Stanca di non essere compresa, stanca perché non sapeva se fidarsi di lei. Chi meglio di Vicky sapeva che odiava tenere il muso a qualcuno? Se ora stava così era semplicemente una conseguenza di determinate azioni. «E mi hai lasciato il tempo per credere che tu non sia mai stata sincera con me. » Faceva male ammetterlo. Faceva male mettere in dubbio quell’amicizia che era stata solida per anni. Ma era stata costruita su bugie, su cose non dette. E solo ora Victoire si stava aprendo davvero con lei. « Che vuoi che ti dica? Che mi dispiace? E’ così. » Mi dispiace che la nostra amicizia stia andando a puttane. Abbiamo sempre avuto alti e bassi, ma ti sto chiedendo di lasciar stare il tuo ego per un secondo e cercare di metterti nei miei panni. Faresti finta di nulla? Non ti sentiresti pugnalata alle spalle dalle continue bugie? « E mi dispiace anche che per te io sia soltanto una ragazzina di diciassette anni che non riesce a superare questo tradimento. »
     
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3 replies since 27/4/2021, 20:19   125 views
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