The times we had

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member
    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Lavorare come insegnante era stimolante, ma la cosa in assoluto più importante per lei era il rapporto con i suoi studenti. Sin dal primo giorno aveva cercato di essere per loro una figura di riferimento, qualcuno di cui si potessero fidare; a cui affidare i loro timori. Molti studenti non si vergognavano di bussare alla sua porta, spesso angosciati dagli amori adolescenziali, altre volte preoccupati per il loro rendimento scolastico. Ogni studente era un mondo a sé e Gabi ricordava benissimo quanto grandi sembrassero i problemi a quell'età tanto vulnerabile. Problemi che spesso spingevano i ragazzi a chiudersi a riccio, rifuggendo l'aiuto di una mano tesa per paura. Tra i suoi studenti ce n'era uno in particolare che l'aveva colpita. Era un giovane grifondoro del sesto anno, un ragazzo che si era sempre dimostrato solare, dal rendimento impeccabile nella sua materia. Spesso si offriva come aiutante per le lezioni agli studenti dei primi anni, ansioso si passare più tempo con le creature magiche che popolavano Hogwarts. Ragazzo che negli ultimi mesi si era trasformato nell'ombra di sé stesso. Aveva cercato di indagare, coinvolgendolo nel suo lavoro, ma si scontrava con un muro di indifferenza e silenzio che risultava invalicabile. « Sono preoccupata per lui. » Aveva confidato al nuovo preside, nella speranza che l'uomo potesse indicarle come procedere. L'uomo aveva semplicemente minimizzato, scrollando le spalle le aveva semplicemente risposto. « Sono ragazzi. » Come se la sua giovane età implicasse quel cambiamento repentino e del tutto inspiegabile. Più i giorni passavano e più le cose sembravano peggiorare. Il ragazzo oramai collezionava punizioni e brutti un voti, un mix che non poteva fare a meno di allarmarla; persino gli amici più stretti del ragazzo sembravano incapaci di tirarlo fuori dal loop negativo in cui era finito. I giorni passavano e le ombre scure sotto i suoi occhi si moltiplicavano, facendola sentire impotente; incapace di proteggere uno dei suoi studenti. Aveva cercato ancora una volta l'aiuto del preside ma, come la volta precedente non aveva ottenuto grandi risultati. Un comportamento che l'aveva lasciata contrariata, come poteva un preside ignorare una simile richiesta d'aiuto? Forse Josh non aveva specificamente chiesto il loro aiuto, ma il suo comportamento sembrava un grido disperato; grido che Gabi non poteva ignorare. Grido che si era fatto ancora più prepotente. Dopo una lezione aveva trovato il quaderno del ragazzo, dimenticato sul tavolo e al suo interno aveva trovato disegni che non avevano fatto altro che tormentarla. Disegni pregni di oscurità e dolore, in alcuni punti aveva talmente calcato da bucare la pagina. Riusciva quasi a sentire la rabbia e la paura nei solchi sei fogli. Aveva lasciato il quaderno dove l'aveva trovato, una parte di lei avrebbe voluto fotografare quei disegni, ma le sembrava un tradimento nei confronti del ragazzo; un tradimento di cui Gabi non si poteva macchiare. Quell'impotenza l'aveva spinta a fissare un appuntamento con qualcuno che fosse qualificato, che potesse darle risposte concrete; che non si limitasse a scrollare le spalle riducendo il tutto al volubile umore adolescenziale. Aveva spiegato a grandi linee il problema, senza scendere troppo nel dettaglio. Aveva bisogno di una consulenza.
    7f8479f712a370a1cb8d6751eda3f472
    Aveva ricevuto via gufo l'orario del suo appuntamento, il numero della stanza e niente di più; nessuna informazione del medico a cui avrebbe dovuto esporre le sue paure e le sue preoccupazioni. Il CIM era un reparto moderno e all'avanguardia, frutto delle generose donazioni ricevute. Un reparto che dopo il lock down aveva avuto il suo bel da fare. Gabi ricordava ancora gli orrori di cui era stata testimone, orrori che aveva documentato su pellicola. Stampare le centinaia di fotografie scattate era stato il suo modo di affrontare tutto ciò che era successo. Far sì che nessuno dimenticasse ciò che era stato fatto l'aveva aiutata ad elaborare l'orrore. « Da questa parte signorina Delacour... » Raccolse la sua borsa e seguì l'infermiera attraverso il nodo di corridoi, superando porte per cui era necessaria una tessera magnetica; probabilmente pensata per la tutela e la sicurezza dei pazienti di quel reparto. Al suo ingresso le era stato chiesto di lasciare in custodia la sua bacchetta, qualsiasi oggetto che potesse risultare pericoloso; il capo della sicurezza si era più volte premurato di ricordarle che era severamente vietato vagare per i corridoio non accompagnati da un medico o da un infermiere. Venne fatta accomodare all'interno di un ufficio. « Il dottore la raggiungerà subito. » La porta si chiuse dietro l'infermiera e subito dopo sentì un sonoro clic che le fece capire che anche se avesse voluto non sarebbe potuta uscire da quella stanza. Mentre aspettava l'arrivo del medico osservò le foto che adornavano le pareti, foto che reclamavano il suo occhio critico; spingendola a chiedersi quale occhio si nascondesse dietro l'obiettivo. Solo quando sentì qualcuno schiarirsi la gola si accorse di non essere più sola. La fotografia per lei era pura arte e non poteva fare altro che perdersi, tanto da non essersi accorta dell'arrivo del medico. Si voltò per scusarsi, ma si ritrovò presa in contro piede. L'uomo dall'altra parte della stanza non era semplicemente un medico, ma una parte importante del suo passato; passato che pensava di aver lasciato a Durmstrang. « Il mondo è davvero un posto minuscolo Adam... » Sotto quel lieve accenno di barba riusciva ancora a vedere il giovane ragazzo di cui si era innamorata. Una parte di lei premeva per dar voce alle domande che affollavano la sua mente, ma l'altra spingeva per metterle a tacere. Domande che dopo tutto quel tempo era meglio lasciare nel limbo. « E' una di quelle rare volte in cui non so esattamente cosa dire... » Sapeva del suo ritorno a Londra perchè la sorella di Adam era una sua nuova collega e nella sala dei professori non era passato inosservato il fratello della nuova arrivata. « Forse sarebbe meglio parlare del motivo per cui sono qui? » Spostare il discorso su un piano prettamente professionale era forse la decisione migliore, non si vedevano da anni e con tutto ciò che poteva essere accaduto nella loro vita era come se fossero due estranei che si conoscevano per la prima volta. Non poteva parlare per lui, ma Gabi sapeva benissimo di non essere più la ragazza che aveva lasciato Durmstrang anni e anni fa.


     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    223
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Dopo il giro di controllo, hai una consulenza. » Lo raggiunge da dietro Mark, il responsabile dei turni del CIM mentre Adam si sta prendendo qualche minuto di pausa, addolciti dal sorriso caldo di Megan, la receptionist. I suoi gomiti sostano per qualche altro secondo sul bancone della reception prima di scivolare all'indietro, dopo un'ultima occhiata a Megan, prima di fissarli in quelli nerissimi di Mark. « Una consulenza? » Avvenimento non rarissimo ma alquanto bizzarro perché gli è accaduto ben poche volte che qualcuno d'esterno al CIM richiedesse un qualche supporto psichiatrico arrivando fino a lì per ottenerlo, preferendo di gran lunga il caldo e sicuro ristoro che è possibile trovare nel suo studio poco lontano. Non è ben visto quel luogo, alcuni ne hanno paura, quasi al pari di Azkaban, ritenuto spesso come un luogo pericoloso, avvolto nella sua aria di tenebra e pazzia. Chi vi è lì dentro viene considerato al pari di un criminale, un pazzo squilibrato capace di qualsiasi azione, senza alcuno scrupolo. Poco importa fare campagne informative e di sensibilizzazione quando il pensiero generalista rimane lo stesso. Ed è per questo che si ritrova lì, con il camice che gli si aggroviglia sotto la mano portata a stringersi il fianco destro, tra le sopracciglia una linea verticale a rendere evidente la sua sorpresa. « Sì, da Hogwarts. » Il ragazzo riabbassa gli occhi sulla propria cartelletta, lì dove ha segnato ogni minimo spostamento di ogni professionista all'interno di quello stabile. « Nient'altro? Qualche dettaglio sul caso? Parecchio evasivo. » Mark, in tutta risposta, scuote la testa. « So solo che ha chiamato una donna, sì, era inconfondibile il timbro molto femminile. Molto bello. » Professionalmente parlando mi hai detto davvero tanto. « Ah beh, se quindi ha un bel timbro di voce, chi sono io per preoccuparmi di tutto il resto? » Ribatte con una nota di sfacciataggine nella voce, notando solo in un secondo momento il suo irrigidimento immediato. « Sto scherzando. » Si affretta ad aggiungere, dando un'occhiata veloce all'orologio da polso, prima di incantare le cartellette colorate alle sue spalle, stipate con precisione sul bancone, affinché si librino a mezz'aria e lo seguano per il giro consueto che l'aspetta. Si avvicina poi al ragazzo, assestandogli una pacca ben poco delicata sulla spalla, che sembra lasciarlo per qualche istante senza fiato. « Non appena arriva "bel timbro", falla accomodare nel mio ufficio. » Un sorriso sghembo compare sulle sue labbra prima di avviarsi verso il corridoio, pronto ad entrare nella prima porta a destra, dopo aver passato il badge sulla lasta magnetica e un'occhiata veloce alla cartelletta apposita, per un riassunto rapido dell'anamnesi. « Signora Carter, come stiamo oggi? I folletti sono venuti a trovarla anche questa notte? »
    efa7a33581a4abe616b975b9efeef85c45fae136
    [..] Il giro gli prende un po' più di quanto immaginasse, tra un controllo e l'altro, ed è per questo che, non appena Camille lo informa che la donna della consulenza è già arrivata, prende a mangiare terreno con grandi falcate fin quando la mano non gli si attorciglia intorno alla maniglia del suo ufficio. Il suo appuntamento è girato di spalle, intento ad osservare delle foto che ha deciso di appendere proprio Camille, per scaldare un po' l'ambiente. Fosse dipeso da lui, sarebbe rimasto tutto piuttosto spartano, squadrato e senza troppi ghirigori, un po' a rappresentare anche superficialmente quel suo modo di essere. Rimane a fissarla per qualche istante, con una spalla poggiata contro lo stipite della porta ancora aperta e le braccia consorte contro il petto, giocando con se stesso al gioco dell'indovinare il possibile volto della sconosciuta. Poi lei si gira, gli occhi appena sgranati, forse per la sorpresa di non averlo sentito e Adam si accorge che è tutt'altro che una sconosciuta. Gabrielle. « Il mondo è davvero un posto minuscolo Adam... » Accenna un sorriso, leggero e del tutto passeggero perché il suo unico pensiero, al momento, è il capire perché si trovi lì. Se è qui per una consulenza per se stessa non potrei aiutarla. Si dice, pensando a quanto andrebbe contro il codice deontologico della sua professione approcciare una sorta di psicanalisi di una persona che conosce. Che conoscevo. Ora sarà una persona totalmente diversa. Estranea come io lo sarei per lei. « E' una di quelle rare volte in cui non so esattamente cosa dire... » Questa volta sorride più serenamente, ridacchiando mentre si fa avanti, scongelandosi, per poi chiudersi la porta dietro le spalle. « Vuoi rubarmi il primato del più silenzioso della stanza? » Chiede avviandosi verso la propria scrivania, dove le fa cenno di sedersi dove meglio preferisce. « Non credevo potesse essere una cosa umanamente possibile con Gabrielle Delacour. » Cerca di scaldare leggermente l'atmosfera, rendendosi conto soltanto in quel momento di quanto siano rimasti tesi e critici i loro rapporti, dall'ultima volta che si sono visti. Non un comportamento di certo da mediatore psicologico, lo riconosce. Ma avevo solo sedici anni, per la barba di Merlino e lei non voleva sentire neanche una delle mie ragioni. « Forse sarebbe meglio parlare del motivo per cui sono qui? » Annuisce, pienamente d'accordo, calandosi nuovamente nel ruolo che gli compete all'interno di quelle quattro mura. Lo stesso per cui lei stessa l'ha cercato. Poche chiacchiere e più lavoro. « Posso offrirti qualcosa mentre mi esponi tutto? » Prende a dire non appena si siede, stando ben attento a spostare all'indietro il camice affinché non prenda pieghe strane, che gli diano quell'idea di ciarpame incolto. Poi si inclina appena di lato per individuare oltre la spalla della bionda il mobiletto da dove sbucano giusto due bottiglie. « Temo però di avere una poca e davvero limitata scelta. » Come si vergognerebbe mia madre delle mie ben poco buone maniere da padrone di casa. E così dicendo le accia entrambe, insieme a due bicchieri. Il tutto svolazza dolcemente sopra la testa di lei fino a posarsi sul tavolo tra di loro. « Acqua naturale o bourbon. » Sentenzia guardando i due vetri scuri che gli si presentano di fronte, prima di far scivolare gli occhi color ghiaccio in quelli cangianti di lei. « Se vuoi però, posso proporti un caffè o un tè gentilmente offerti dalla macchinetta di servizio in fondo al corridoio. » Si stringe nelle spalle. « Il pasto più tipico che troverai qui dentro. Specie per il retrogusto di cartone con i nuovi bicchierini eco friendly. » Gran passo avanti rispetto a quello amarognolo e leggermente nocivo della plastica fusa avuto finora.

     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member
    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Era strano ritrovarsi per caso dopo tutti quegli anni, si erano lasciati che avevano solamente sedici anni ed erano andati avanti con le loro vite. Gabi si era addirittura sposata per poi divorziare, rinunciando così all'idea di crearsi una famiglia. « Vuoi rubarmi il primato del più silenzioso della stanza? Non credevo potesse essere una cosa umanamente possibile con Gabrielle Delacour. » Sorrise perchè sin da bambina non era mai stata timida e crescendo era una cosa che non era mai cambiata. Gabi aveva una personalità esuberante, era raro che rimanesse senza parole. «Sono stata presa in contro piede...non sapevo fossi a Londra. » E se anche lo avesse saputo non lo avrebbe certamente evitato. Il loro era stato un amore adolescenziale, un amore che aveva lasciato il segno; così come ogni primo amore dovrebbe fare. « Posso offrirti qualcosa mentre mi esponi tutto? » Annuisce con un sorriso mentre prende posto di fronte a lui. Si prende qualche minuto per osservarlo, per studiare i suoi tratti; per riportare alla mente il volto di un Adam più giovane e sbarbato. « Temo però di avere una poca e davvero limitata scelta. Acqua naturale o bourbon. » Una scelta piuttosto facile. « Se vuoi però, posso proporti un caffè o un tè gentilmente offerti dalla macchinetta di servizio in fondo al corridoio. Il pasto più tipico che troverai qui dentro. Specie per il retrogusto di cartone con i nuovi bicchierini eco friendly. » Non può fare a meno di ridere di fronte alla passione dimostrata nei confronti del menù a disposizione. Menù che non poteva fare altro che farle apprezzare le ricche cucine del castello che ogni giorno fornivano loro pranzi degni di un re. « Direi che il caffè possiamo rimandarlo...magari al di fuori di queste mura... » Una sorta di ramoscello d'ulivo, una mano tesa a fargli capire che non provava più alcun rancore nei suoi confronti. « Ripiegherò più che volentieri sul bourbon. » Lasciò che servisse entrambi, raccogliendo mentalmente le idee per esporre un quadro chiaro dei motivi che l'avevano spinta a rivolgersi al cim. Si portò il bicchiere alle labbra e lasciò che il sapore caldo e bruciante del bourbon le riempisse la bocca.
    89c383181f5e7ca7177f61b2346a7c23772fabce
    « Sono preoccupata per uno dei miei studenti. » Terrorizzata era la parola giusta. Voleva disperatamente aiutarlo e per farlo aveva seguito la procedura; ne aveva parlato con il preside, gli aveva esposto i suoi dubbi supportati dai fatti. Fatti che erano stati sminuiti, ricondotti semplicemente all'umore degli adolescenti; una spiegazione che purtroppo non le bastava. « Ho provato a parlarne con il preside, ma per lui era tutto normale...come se si fosse semplicemente alzato con il piede sbagliato. » Gabi non poté fare a meno di stringere il bicchiere tra le mani, odiava che qualcuno sminuisse le sue preoccupazioni senza nemmeno prendersi la briga di indagare o fare domande. « Non sarò una psicologa però conosco i miei ragazzi e so che c'è qualcosa che non va... » Era una sorta di sensazione, una sensazione che non l'abbandonava mai e che la spingeva ad andare fino in fondo; anche a costo di sembrare troppo apprensiva. « Riley ha sedici anni e fino a qualche mese fa era uno sbarbatello grifondoro... » Sorride al ricordo della sua buffa sfrontatezza giovanile. «Una buona media, un comportamento eccellente...aveva sempre un sorriso per tutti. » Aveva perso il conto delle volte in cui si era offerto di fermarsi oltre l'orario scolastico per aiutarla a risistemare l'aula. Più di una volta l'aveva intravisto in biblioteca mentre aiutava i compagni a studiare. « Aveva come tutti le sue giornate no, però adesso è diverso...c'è qualcosa sotto che non riesco a capire. » Aveva provato più volte a raggiungerlo, a spingerlo ad aprirsi; ma ogni suo tentativo non aveva fatto altro che allontanarlo di più. Allontanamento che l'aveva spinta a fare un passo indietro, spaventata dall'idea di perdere quella flebile connessione che ancora rimaneva tra di loro. « Ha pesanti occhiaie sotto gli occhi, i suoi voti sono calati significativamente... » Senza contare che non era più circondato dagli amici e consumava quel poco che mangiava ai pasti in totale solitudine. In poco tempo era diventato lo spettro del ragazzo che era prima; seminando preoccupazione tra gli amici più stretti. « Ho visto i disegni sul suo quaderno...l'aveva dimenticato in classe e Adam erano così oscuri. » Il carboncino nero impregnava le pagine, tanto che Gabi si era ritrovata con le mani sporche di nero. Una rabbia e una sofferenza tali che le avevano mozzato il respiro; odiava che un sedicenne fosse costretto a provare sentimenti simili. « Avrei voluto fotografarli, però una parte di me lo trovava ingiusto; un tradimento che non si meritava. » Voleva aiutarlo, ma per farlo non era disposta a tradire la sua fiducia. Purtroppo però era a corto di opzioni, soprattutto quando Riley in primis non sembrava voler essere aiutato. Aveva cercato il sostegno del preside, ma non aveva ottenuto niente. « Il nuovo preside è un coglione... » Era la prima volta che manifestava ad alta voce i pensieri sull'uomo che a conti fatti era il suo capo. Mandò giù ciò che rimaneva del suo bicchiere bourbon, nella speranza di spegnere i bollenti spiriti. « Si riempie la bocca di belle parole e poi mi liquida con un "sono ragazzi", come se ciò li rendesse immuni al dolore e alla rabbia. » Rabbia che era più che palpabile nella sua voce.
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    223
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Direi che il caffè possiamo rimandarlo...magari al di fuori di queste mura... » Si ritrova ad annuire, esteriormente, per quanto provi sincera sorpresa dentro. Non che abbia mai pensato veramente che Gabrielle gli potesse tenere il muso per sempre per una storia che aveva segnato la loro adolescenza, un periodo di tempo alquanto lontano ormai da loro. Forse non ne dovrebbe essere così sorpreso dopotutto. E' sempre stata una persona spontanea, la Delacour, dalle reazioni naturali e mai preventivamente calcolate. Me lo sarei dovuto aspettare, pensa. In fondo, dal suo punto di vista, anche solo rivangare i sbagli fatti a quindici anni, rimettendoli in bella vista, sarebbe stato un comportamento decisamente controproducente al di fuori di una seduta terapeutica. Solo lì concepisco certi ricordi della preistoria. « Ripiegherò più che volentieri sul bourbon. » Fa un cenno d'assenso, sentendosi terribilmente in difetto nel momento in cui cala il silenzio tra di loro mentre versa il borboun per entrambi - appena un dito per se stesso. Lui, che del silenzio ha fatto sempre il suo miglior alleato e il suo più fidato compagno, ora si sente quasi di dover riempire lo spazio tra di loro con qualcosa e per questo, non volendo nemmeno minimamente toccare i convenevoli che poco gli si di addicono, fa per intimarla a raccontargli il vero motivo per il quale è lì con lui ma lei fa da sola, cominciando a parlare di un suo studente. Si porta il bicchiere alle labbra, umettandole soltanto, mandando giù giusto qualche lacrima di alcol che è rimasta intrappolata tra esse. « Ho provato a parlarne con il preside, ma per lui era tutto normale...come se si fosse semplicemente alzato con il piede sbagliato. » Dopotutto è questo quello che succede quando si decide di investire con un tale ruolo una persona poco preparata in materia di comunicazione giovanile. Non è di certo la prima volta che sente la scusa "Si è alzato con la luna storta" per spiegare in maniera superficiale e del tutto errata un comportamento adolescenziale. E' per questo che dal suo volto non traspare alcuna emozione, per nulla sorpreso dal pressapochismo con cui le scuole magiche si approcciano a maneggiare tale età. Quando si decideranno ad impiegare un vero terapista in ogni scuola sarà sempre un po' troppo tardi. « Non sarò una psicologa però conosco i miei ragazzi e so che c'è qualcosa che non va...Riley ha sedici anni e fino a qualche mese fa era uno sbarbatello grifondoro... » Si siede sulla sua poltroncina, piegando la gamba destra sopra la sinistra, la caviglia che va a cozzare sul ginocchio mentre l'ascolta in silenzio, gli occhi puntati in quelli azzurrognoli di lei. « [..] Ho visto i disegni sul suo quaderno...l'aveva dimenticato in classe e Adam erano così oscuri. Avrei voluto fotografarli, però una parte di me lo trovava ingiusto; un tradimento che non si meritava.Avrei voluto fotografarli, però una parte di me lo trovava ingiusto; un tradimento che non si meritava. » Le labbra sono tese in una linea orizzontale mentre si annota mentalmente le domande che vuole porle non appena finirà di raccontargli tutto ciò che vorrà. Di certo, se da una parte si dispiace nel sentire la rabbia presente nella sua voce, dall'altra parte si ritrova a compiacersi di quanto il ruolo di professoressa sembra calzarle a pennello. Di certo il coinvolgimento e la passione udibili nel suo tono ne sono una prova. Abbiamo trovato la nostra strada in posti inaspettati, dopotutto. « Il nuovo preside è un coglione...Si riempie la bocca di belle parole e poi mi liquida con un "sono ragazzi", come se ciò li rendesse immuni al dolore e alla rabbia. » La linea orizzontale si stende appena in un sorriso nel sentire in quel suo apostrofare, in maniera tanto carina, il preside la Gabrielle che ha conosciuto a Durmstrang. « Dal racconto che mi hai tratteggiato, non credo di poterti dare torto. » Sentenzia dopo aver spostato il bicchiere sopra la scrivania per potervi poggiare sopra le braccia. « Mia sorella mi ha raccontato qualcosa della nuova politica attuata. Ti dirò, mi sembrava molto migliorata la situazione ma ovviamente l'attenzione alla psiche giovanile non è mai messa al centro del dibattito e questo è un male in ogni caso. » Le fa un piccolo cenno verso la poltrona di fronte a sé, un modo come un altro per invitarla a calmarsi per cercare di trovare insieme
    2da57d0b37c2fd819d14a881e5d22738cf02f53c
    una soluzione al problema. « Innanzitutto Riley è minorenne e in quanto tale, la prima domanda è: la sua famiglia o magari i suoi tutori legali sono stati avvertiti? Non serve l'approvazione o il timbro in cera lacca del preside, basta il giudizio imparziale di un professore che lo ha sott'occhio tutti i giorni e può testimoniarne la trasformazione sempre più tangibile. » Prende a dire, seguendo il filo conduttore che già si è tratteggiato in mente mentre lei parlava. « Senza il consenso della famiglia, le strade da seguire sono poche e di certo io non posso incontrarlo ufficialmente. » La fissa, in silenzio, per istanti che sembrano volerle dire di più di ciò che effettivamente sta dicendo a parole. Ufficialmente non potrei ma ufficiosamente mi potrei trovare per puro caso da qualche parte ad Hogsmeade per incontrarvi. Casualmente. « Puoi raccontarmi dei suoi disegni più nello specifico? » Dice poi, dopo istanti di silenzio rigoroso passati a pensare sul da farsi. Perché se c'è una cosa che ha ormai imparato, negli anni del suo praticantato, è che i disegni, fatti di getto, senza un'idea dietro, sono il riflesso dell'inconscio. E di disegni truci, oscuri, dalle tinte vendicative, ne ha visti a bizzeffe, usandoli spesso e volentieri come basi per le diagnosi. « Giusto per avere un'idea. » Continua, appoggiando la schiena contro la poltrona. « Così da poter arrivare già preparato -» torna a «- perché se non otterrai il consenso della famiglia, dovremmo battere altre strade. Un piano B. Credi di poter organizzare un incontro informale in qualche modo, si dovesse presentare l'occasione? » Continua con un tono di voce controllato, come se non stesse suggerendo davvero di aggirare le regole. Ma non posso avere sulla coscienza un ragazzo che, dal racconto fatto finora, potrebbe essere sull'orlo di una crisi mentale che lo potrebbe condurre a soluzioni drastiche e definitive. Di certo non lo preoccupa la parte legale della situazione, non al momento perlomeno. Se si dovesse attuare effettivamente il piano B, avrò tempo per pensare tutto nei minimi dettagli. « In fondo, se non si ha il consenso della famiglia, basta avere l'approvazione di lui per poter cominciare un percorso terapeutico insieme. » Si stringe nelle spalle. « Prima di tutto però va valutata bene la situazione, anche per capire se Riley voglia davvero essere aiutato. » Un paziente, per quanto appaia malato, non può essere forzato. Fintanto che non arriva al suo punto di rottura massima. Il punto di non ritorno.

     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member
    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Osservò Adam versare un po' bourbon per entrambi, quasi andando in fissa mentre i rivoli ambrati si riversavano all'interno del bicchiere. Strinse tra le mani il bicchiere e lo roteò leggermente, in modo da lasciar seguire lo stesso moto al liquido ambrato. Portò il bicchiere al naso, lasciando che l'odore pungente dell'alcool le pizzicasse il naso; salvo poi essere sostituito dalle note aromatiche dello stesso. « Dal racconto che mi hai tratteggiato, non credo di poterti dare torto. » Un sorriso amaro si aprì sulle labbra della donna, avrebbe di gran lunga preferito sentirsi dire che erano tutte congetture; che stava esagerando una situazione del tutto normale. Si portò il bicchiere alle labbra, assaporando il liquore con calma, quasi come se potesse lenire il dolore causato da quella conferma. « Mia sorella mi ha raccontato qualcosa della nuova politica attuata. Ti dirò, mi sembrava molto migliorata la situazione ma ovviamente l'attenzione alla psiche giovanile non è mai messa al centro del dibattito e questo è un male in ogni caso. » Era rimasta colpita dalla sorella di Adam, in passato non aveva avuto modo di conoscerla se non tramite le parole dell'uomo; ritrovarsela come collega era stata una vera sorpresa. « Lo credevo anche io inizialmente, però mi sono dovuta ricredere...e credimi quando ti dico che avrei preferito il contrario. » Gli studenti si ritrovavano a passare dalle mani di un preside a quelle di un altro e non appena le cose sembravano migliorare succedeva qualcosa di imprevisto che gettava nuovamente la situazione nel caos. « Innanzitutto Riley è minorenne e in quanto tale, la prima domanda è: la sua famiglia o magari i suoi tutori legali sono stati avvertiti? Non serve l'approvazione o il timbro in cera lacca del preside, basta il giudizio imparziale di un professore che lo ha sott'occhio tutti i giorni e può testimoniarne la trasformazione sempre più tangibile. » Una politica che il nuovo preside non sembrava sposare. Dopo le prime avvisaglie Gabi si era preoccupata di informare la famiglia con un gufo; chiedendo gentilmente di poter fissare un colloquio amichevole con loro. Un gufo che purtroppo non aveva ricevuto alcuna risposta. « E' stata la prima cosa che ho fatto, ma sono stata gentilmente richiamata dal preside. » Bauldry era stato più che assennato nel farle capire che c'era un nuovo modo di gestire questo tipo di cose; attraverso un canale che passava direttamente da lui. Canale che ovviamente le impediva di avere una qualsiasi forma di dialogo con i genitori. « Senza il consenso della famiglia, le strade da seguire sono poche e di certo io non posso incontrarlo ufficialmente. Puoi raccontarmi dei suoi disegni più nello specifico? » Annuì brevemente di fronte alla domanda di Adam, senza specificare che conosceva a memoria ogni dettaglio di quei disegni . « Giusto per avere un'idea. Così da poter arrivare già preparato perché se non otterrai il consenso della famiglia, dovremmo battere altre strade. Un piano B. Credi di poter organizzare un incontro informale in qualche modo, si dovesse presentare l'occasione? » Dubitava fortemente che il preside avrebbe consentito a tutto ciò. Chiuse gli occhi, lasciando che la memoria inquadrasse chiaramente i disegni del ragazzo. Un vero e proprio trionfo del colore nero, disegni talmente impressi nella carta che anche nelle pagine sottostanti si riuscivano a percepire i solchi lasciati dalla penna. « Nelle prime pagine si tratta di spirali scure, solitamente al centro del foglio o verso i margini. » Disegni che lei stessa aveva tracciato nei momenti di noia. « Basta continuare a sfogliare per vedere che questi vortici sono più grandi, tanto da coprire tutta la pagina. » Si alzò dal suo posto e prese un semplice foglio di carta. « Gli ultimi però hanno qualcosa di diverso, lungo i bordi della pagina... » Tracciò i quattro lati del foglio con il dito. « Su ogni lato ci sono due file i denti aguzzi, come se questo vortice fosse diventato una bocca famelica. » Un disegno che aveva fatto schizzare la sua preoccupazione alle stelle e che l'aveva spinta a cercare l'aiuto di un esperto, ignorando i canali ufficiali.
    12d6a16826d36eafdeaf19bf4de8953046eba44b
    « In fondo, se non si ha il consenso della famiglia, basta avere l'approvazione di lui per poter cominciare un percorso terapeutico insieme. Prima di tutto però va valutata bene la situazione, anche per capire se Riley voglia davvero essere aiutato. » La sua paura più grande era che lo stesso ragazzo non volesse in alcun modo essere aiutato. Aveva rifiuto ogni suo approccio, chiudendosi sempre di più in sé stesso. Chiusura che l'aveva spinta a desistere per la paura che potesse costringerlo ad allontanarsi definitivamente da lei. Percorse a piccoli passi l'ufficio di Adam, resistendo all'impulso di abbracciarsi; di chiudersi tra le proprie braccia. « Non lo faranno mai. » Un genitore realmente preoccupato avrebbe risposto al colloquio da lei richiesto. « Si sono letteralmente lavati le mani di lui, cosa può pensare un ragazzino in questi casi? Quando nemmeno i suoi genitori si preoccupano del suo benessere?! » Tutte domande retoriche a cui non sapeva rispondere. Gabrielle aveva avuto la fortuna di crescere in una famiglia che l'aveva sempre amata e incoraggiata. Nonostante la tendenza di sua madre ad arricciare il naso di fronte ai suoi colpi di testa non si era mai sentita rifiutata da loro. Un lieve bussare la distolse dai suoi pensieri, spingendola a voltarsi verso la porta. « Dott Lindstörm abbiamo bisogno di lei.» Il tono concitato dell'infermeria la spinse immediatamente a pensare che ci fosse qualche emergenza in corso. « Ti lascio ai tuoi pazienti Dottor Lindstörm. » Raccolse le sue cose e prima di congedarsi si avvicinò all'uomo. Lo strinse in un breve abbraccio e gli diede un semplice bacio sulla guancia. « Mi ha fatto davvero piacere vederti Adam, ti aggiornerò appena possibile sulla situazione di Riley. » Lasciò l'ufficio sollevata dall'idea di avervi trovato una faccia amica; qualcuno che sembrava condividere la sua preoccupazione.
     
    .
4 replies since 1/5/2021, 22:39   151 views
  Share  
.