Lily indugia interminabili minuti prima di rispondere al messaggio di Leonard: per inciso, l'ultima persona al mondo da cui si sarebbe attesa la proposta di vedersi. D'altro canto, ha forse torto a crederlo, essendo l'ottanta per cento dei loro incontri caratterizzato da qualche inutile bisticcio? Scuote la testa, scoraggiata all'idea dell'ennesimo litigio, in un momento di
crisi come quello. Eppure, alla fine, vuole
fidarsi del buon senso di Lynch - della
speranza che non infierisca ulteriormente. Non adesso, non in una situazione in cui non combatterebbero ad armi pari. Perché Lily è sempre in prima linea, quando si prospetta all'orizzonte una battaglia: solo,
non adesso. E' al limite della stanchezza, della fragilità e della fiducia in se stessa. Proprio quando dovrebbe
crederci di più, farsi forza e andare avanti.
Attivarsi per risolvere quel cruccio inestricabile: l'arresto di James. Ma più in generale, il mondo intorno a sé che si ostina a scivolare verso un totale oblio. Si avvolge in un mantello da strega, uno di quelli riposti nel solito baule scolastico che mai ha tollerato troppo:
sono fastidiosi, strisciano per terra! - questa la sua giustificazione, dettata forse da un'altezza un pelo sotto la media. Quasi come segno del
destino, proprio il mantello che tanto ha criticato, adesso la nasconde agli occhi attenti della gente, subito pronta a individuarla e a puntare il dito contro di lei. Nella gran parte dei casi, per chiederle come si senta:
cosa ne pensi dell'arresto di Potter? E' davvero lui il colpevole? La tua fama nel mondo del Quidditch ne ha risentito? Ti hanno minacciata? - da parte della Scamander, chiaramente, silenzio stampa. Ha liquidato tutti con labbra serrate e tentativi di smaterializzazione - per altro non sempre andati a buon fine: una volta un fotografo ha cercato di seguirla, arpionandola al braccio, finché lei non ha castato un Confundus per liberarsene. Il giorno dopo, ovviamente, in un trafiletto di Strega Moderna è stata riportata la sua
reazione spropositata.
« Lilac... Sei venuta. Non pensavo. », a dir la verità, non lo pensava neanche lei. Si avvicina a Leonard spinta da una forza invisibile che non le appartiene - da un lato inerzia, dall'altro la curiosità di scoprire cosa abbia da dirle. Dall'altro ancora, il
desiderio che la provochi. Sì, esatto. Ha bisogno di prendersela con
qualcuno, Lily: di sfogare la rabbia ed il dolore che sente montare dentro di sé. E al contempo ha bisogno di evitare ogni forma di
battaglia. Due sentimenti contrastanti e che non possono coesistere tra loro - eppure, in qualche modo, ci riescono. Stringe i pugni, trattenendo l'ennesima
reazione spropositata che i giornali sarebbero certamente pronti a registrare. Tuttavia, proprio quella sera, non sembra esserci alcun fotografo all'orizzonte, né tanto meno il custode del campo. Sono soli, lei e Leonard.
«Pensi troppo.»,
e male - vorrebbe aggiungere, ancora piccata per un'infinità di motivi. Comunque, sceglie di non calcare la presa, perché in fondo, nonostante tutto, Lily ha deposto l'ascia di guerra già da tempo. Forse il momento cruciale è stato dopo il rave, quando Leo è andato a trovarla in Scozia, mostrandosi
preoccupato per lei. Almeno il beneficio del dubbio glielo deve, per quanto
sospettosa che il loro incontro possa trasformarsi in un insieme di urla e caos. E' per questo che lascerà che si spieghi, che sveli le carte in tavola. A quel punto, Lily si regolerà di conseguenza.
« Sta per succedere qualcosa di molto grave là fuori, vero? Tutto questo... le ultime, le recenti... le dinamiche! Mi ricordano qualcosa di già visto. O forse di peggiore. Penso... » «Troppo.», si azzarda a ipotizzare la Serpeverde, poggiando le spalle su uno degli spalti cui si è avvicinata. Quasi le viene da ridere per la
battuta che ha appena fatto e che richiama la frase detta poc'anzi:
pensi troppo. Ad ogni modo, per il tono
triste che la discussione prende, Lily - la persona che ha
sempre qualcosa da dire - ammutolisce.
« Che non si azzarderebbero ad arrestare James Potter senza prove, altrimenti. Perché è innocente, vero...? Merlino, sì che lo è! », è un attimo confusa dalle sue parole. Forse perché abituata a stare sulla
difensiva quando si tratta di Leo: è attenta a individuare dove sta la
fregatura, dove si trova l'interruttore per spegnere le loro incomprensioni e potersene stare in pace. Tuttavia, ad un'analisi più attenta, capisce che le sta dicendo il contrario. Capisce che la tesi da lui sostenuta - incredibile a dirsi, ma vero - è quella dell'innocenza di James. E proprio in virtù di questa innocenza, Leo afferma l'innegabilità di un
dato di fatto: sta per succedere qualcosa di molto grave, anzi, è già successa. O non si spiegherebbe come mai sia stato incolpato un
innocente.
«Perché me lo stai chiedendo, Leo?», sbotta poi, improvvisamente.
Ennesima reazione spropositata. Aveva giurato che si sarebbe trattenuta, ma l'istinto è più forte di lei: prende possesso di tutti i circuiti neuronali, quasi
costringendola a dire cose che non vorrebbe dire. Perché Leo si è mostrato
sincero, davvero, eppure Lily sta per prendersela con lui. Senza motivo.
«Guarda che se sei venuto a cercarmi per la notizia dell'ultima ora, c'è l'edizione del Daily Prophet di mezzanotte. Leggi direttamente da lì, cazzo, no?», non sa davvero perché lo sta dicendo, Lily. Forse per quel desiderio viscerale di potersela prendere con qualcuno - e allora perché non con Lynch? Tanto tra loro va sempre così, no? Sarebbe solo il ripetersi di un pattern infinito: non importa chi inizia, prima o poi uno dei due lo farà, per qualche motivo.
Matematico.
« Mi dispiace che tutto questo ti possa far stare così male. Davvero. », si blocca, Lily, stretta in quel mantello nero che tanto le appare anonimo. Si blocca perché Leo, anziché inveire contro di lei, sceglie di non rispondere. Sceglie di mostrarsi
comprensivo: una qualità che Lily, in lui, prima d'ora non aveva mai visto. Neanche sapeva la possedesse. Adesso si sente in colpa, la Serpeverde: in colpa per aver letto, nelle intenzioni del ragazzo, il desiderio asettico di capirci qualcosa in più in tutto quel casino, senza tenere conto dei sentimenti della Scamander - una dei diretti interessati. Invece no. Per quanto incredibile appaia, Leonard è lì per assicurarsi che lei stia bene. E basta. Senza doppi fini. Sospira a lungo, Lily, cacciando le mani in tasca per evitare di stropicciarle per il nervosismo.
«Scusa. Non volevo aggredirti.», dice infine, mordendosi l'interno del labbro inferiore.
E' solo che non capisco più niente, in primo luogo le intenzioni della gente. Come se avessi perso ogni forma di empatia. Siede nella gradinata in prima fila oltre gli spalti, in attesa che Leo la raggiunga.
«E' tutto un casino.», dice soltanto, reprimendo il bisogno di ribadire un "
te l'avevo detto" - in riferimento a quando gli aveva urlato contro di aver
davvero visto Eric Donovan: non era solo un
sogno.
«Certo che James è innocente -», riprende il discorso di prima, per poi aggiungere:
«Ed altrettanto certo che è già accaduta qualcosa, Leo.»,
te l'avevo detto o no? - la sua
fierezza da mancata Grifondoro, ancora una volta, viene tenuta a freno dalla
lucidità Serpeverde.
«Immagino che finalmente Vostra Suprema Intelligenza si sia convinta del fatto che al rave non circolavano "sostanze stupefacenti e basta". O sbaglio?», e alla fine eccolo lì, l'impulso riesce a venire a galla. Ma solo in parte: Lilac lo seda all'istante.
«No, non voglio riprendere il discorso. Dico soltanto che arrivi tardi.», quanto meno, questo è innegabile. Allora tira fuori una sigaretta - nell'ultimo periodo a ripreso a fumare, forse un po' più del dovuto. La accende e cerca di silenziare la voce di Rocket Dragomir dentro di sé: "
certo, fumatene un'altra così poi non riesci a concludere neanche il secondo giro di corsa del campo!" - voce che avrebbe una
fottuta ragione.
«Come sta Lympy? June?», domanda infine, il senso di colpa che si fa ancora più minaccioso, risucchiandola senza pietà.
Mi sono isolata da tutto e da tutti. E questo è il risultato.