Sala Comune Serpeverde

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    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    Savannah Hamilton sapeva già come sarebbe stato il suo futuro, punto dopo punto. Quando era piccola alla domanda "cosa vuoi diventare da grande?" lei rispondeva, senza troppa esitazione e nessun briciolo di modestia "Una principessa.". Gli adulti scoppiavano sempre a ridere, accarezzandole la testolina bionda, parlando sul quanto fosse fervida ed incantevole l'immaginazione dei bambini. Con il tempo Savannah aveva capito che semplice principessa era un titolo che le stava troppo stretto. Perchè non diventare regina? O Imperatrice? Aveva tutte le carte in regola per poter diventare qualcuno di importante. Era bella, brillante, schifosamente ricca, con un bel portamento e la tendenza del tutto naturale a trattare tutti come schiavetti personali. Non aveva rivali, Savannah. Si innalzava sopra il resto del mondo, schiacciando con il suo tacco dodici all’ultima moda chiunque le si parasse davanti. Nel momento in cui era venuta al mondo, centinaia di porte si erano spalancate davanti a lei. Dava l'idea di essere una ragazza estremamente frivola, che passa sopra alle cose, facendosi scorrere tutto addosso come se la sua pelle di porcellana fosse perfettamente impermeabile. La verità era che Saw non dimenticava. Non dimenticava i visi, i lineamenti, non dimenticava le voci e le loro sfumature. Era tutto lì, nella sua testa, indelebile. Ma soprattutto non dimenticava chiunque le facesse un torto. “Il fatto che mi piacciano le cose belle-” disse guardando Matilda Brown, una occhialuta di Grifondoro, all'uscita dalla lezione di DCAO “-non significa che tu, secchiona nerd con la passione per i maglioni di mia nonna- sia migliore di me.”. Così aveva risposto agli sguardi e le risatine che la Brown le aveva rivolto nel momento in cui il professore aveva riconsegnato i compiti e la Hamilton se l’era cavata solo una “A”. “Non credere che se ti toglierai quegli occhiali e metterai un bel vestito Eric Carter si accorgerà di te al ballo di fine anno.. Queste cose non accadono nella vita reale, sai?” Le aveva detto lì nel corridoio, davanti a tutti, facendo ridere qualcuno, mentre le labbra di Matilda si stendevano in una linea sottile e le la sua faccia si incendiava di rosso. E se ne era andata, approfittando di quel momento di mutismo della Grifondoro, troppo impegnata a non incontrare gli occhi di Eric tra la folla per poter rispondere per le rime alla Serpeverde. Così Savannah era tornata in Sala Comune, il naso all’insù ed un piede dopo l’altro, come se si trovasse sulla passerella di una sfilata di moda. Non appena entrò nella Sala, davanti al camino spento e seduta su una poltroncina, notò una chioma bionda che conosceva bene. «Nana!» trillò andandole incontro, si sfilò la borsa dalla spalla, sedendosi al suo fianco. «Ti sei persa il mio adorabile scambio di battute con la Brown. Quella con gli occhiali spessi come fondi di bicchieri scadenti.» Scosse la testa, ravvivando i lunghi capelli, che mise dietro le orecchie con le dita. «Penso che chiederò ad Eric Carter di uscire. Giusto per farla bollire ancora un po’.» si strinse nelle spalle minute. «Sai che fine hanno fatto le altre? Non le vedo da colazione.. Ho una gran voglia di sushi e posso chiamare qualcuno per farcelo portare. Possiamo mangiarlo in camera mia.»


     
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1 replies since 20/5/2021, 23:32   67 views
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