{GRADUATION} Kids, you’ll move mountains

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    26 GIUGNO 2021, ORE 19. I MAGO si erano conclusi da diversi giorni. L'ultima prova era stata sostenuta dai più piccoli già una settimana prima. Nonostante ciò, Hogwarts era rimasta in perenne esagitazione per tutta la settimana seguente. Non era certo un momento qualunque per la rinnovata Accademia di Magia e Stregoneria che si confrontava per la prima volta con le sedute di laurea. Un successo che aveva visto sbocciare i primi futuri professionisti del Mondo Magico. Giunti quindi alla fine di quella trafila, tanto il corpo docente quanto il Ministero della Magia, poteva cantar vittoria per aver gestito in maniera esemplare un primo ciclo di studi seguendo le nuove riforme così come la ratio di fondo adottata dal Progetto Minerva. Non a caso non mancò la presenza di diversi emissari del Ministero, tra cui il Ministro Alexander Crane in persona. Il palco di quel momento precedente alla cena, fu tuttavia ceduto a Pius Bauldry, vero leader dell'Accademia, il quale raggiunse il leggio di fronte ai numerosi tavoli degli insegnante disposti in maniera perpendicolare rispetto a quelli degli studenti e ai quali erano stati invitati a sedere i docenti di tutta l'Accademia. La Sala Grande ricostruita, aveva raddoppiato le sue dimensioni, e la moltitudine di ragazzi disposti ora ai quattro tavoli, sembrò risvegliare una sorta di commozione negli occhi dell'uomo. Riuscì infatti a scorgere tra i tanti volti, anche qualche studente degli anni precedenti al settimo, oltre ai tanti collegiali accorsi a festeggiare, segno che Hogwarts stava diventando un presidio permanente e una casa per chiunque volesse tornarci in qualunque momento. C'erano poi diversi genitori, ai quali era stato riservato un buffet a parte in seguito alla cerimonia, così come qualche giornalista affamato di notizie sullo svolgimento a lungo termine delle trovate messe in atto post Restaurazione. Il programma della serata era piuttosto semplice: dopo la cerimonia di consegna dei diplomi i giovani si sarebbero diretti verso il Lago Nero dove una festa organizzata dal comitato feste, capeggiata dai Senior, li attendeva per l'occasione. « Vi do il benvenuto per l'ultima volta prima della pausa estiva. Mi considero estremamente soddisfatto dell'anno appena passato. La nostra comunità si è dimostrata estremamente forte e stabile; sta restituendo al mondo una promozione che ha dato - a detta di tutti i nostri docenti - grandissime soddisfazioni. » Pius Bauldry compie una pausa mentre scruta le prime file di studenti sedute ai tavoli delle quattro casate. « Devo ringraziarvi anche per il modo in cui avete abbracciato anche quest'anno i festeggiamenti del Midsummer che, al pari dell'anno passato sono stati un gran successo. E' con orgoglio che accolgo il ritorno della nostra comunità a valori più saldi. La tradizione dei maghi, le nostre radici, l'argilla di cui siamo plasmati non deve venire meno. » Il discorso proseguì per diverso tempo, portando Pius Bauldry a congratularsi coi docenti e il personale scolastico, elencando i tanti successi dell'anno appena concluso. « E adesso, prima di passare alla consegna delle pergamene, vorrei cedere la parola alla signorina Wednesday Allegra Mortimer per il discorso di commiato. » Dopo il discorso della giovane Mortimer, Pius Bauldry chiamò uno ad uno ciascun studente dell'ultimo anno, per poi proseguire con i laureati della sessione estiva. E infine, dopo un emozionante momento in cui vennero lanciati i cappelli, tutti presero a dirigersi fuori dalla Sala Grande, spostandosi verso le sponde del Lago Nero.
    ORE 21. La tenuta del castello era stata addobbata di tante lucine colorate. Sulle sponde del Lago Nero si erano disposti diversi carretti che distribuivano cibo e dolciumi di ogni sorta. Tutti gli imprenditori locali erano stati coinvolti per l'occasione. Non mancava la tende di una chiaroveggente e diverse bancarelle che vendevano cianfrusaglie a poco prezzo. Per chiunque avesse più di diciassette anni, non mancava neanche qualcosa di più alcolico, per brindare alla fine dell'anno. Il punto centrale della festa si disponeva attorno a un palco su cui si sarebbero susseguite diverse band del contesto accademico e non solo. Un atmosfera allegra, tinta degli stessi colori arcobaleno che avevano contraddistinto il Pride di quello stesso pomeriggio svoltosi a Hogsmeade, un chiaro segnale di inclusività e speranza per le generazioni future. Il motto della festa, era ben impresso a caratteri lucenti sotto il palco "Kids, you’ll move mountains." Tutto l'occorrente per una serata coi fiocchi che sarebbe continuata a oltranza, grazie ai docenti che avrebbero sicuramente chiuso un occhio, era stato intavolato. E tra danze, cibi e gruppi variopinti, l'anno scolastico poteva considerarsi ormai concluso.

    CITAZIONE
    REMINDER:
    - post brevi tipo quotidiana;
    - vi ricordiamo le raccomandazioni fatte QUI;

     
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    Concluse le lezioni, Brunhilde aveva preso una passaporta per casa, restandoci tuttavia per ben pochi giorni. Aveva altri piani per l'estate, non a caso aveva propinato allo zio quella convincentissima storia sulle sue intenzioni di restare a Portland per seguire i corsi intensivi prima dell'inizio del settimo anno. Intendeva farlo per davvero, ma l'idea era anche di restarsene un po' per i fatti suoi. Qualcuno aveva già notato d'altronde, che in quei primi giorni a Portland tendeva a restarsene un po' troppo nella sua cabina. Ne aveva chiesta una singola; ma nonostante ciò non sembrava ci fosse qualcuno che entrasse o uscisse al di fuori della mora. Le intenzioni della giovane Zabini per l'estate prima del suo ultimo anno non erano delle migliori, e iniziavano già con la festa di quella sera. Aveva evitato ovviamente la cerimonia di consegna dei diplomi, di cui le interessava poco e niente. Nonostante entrambe le sue compagne di stanza si stessero diplomando, preferì piuttosto perdere tempo per le strade di Hogsmeade là dove si diede appuntamento con Asa per farsi una passeggiata e aggiornarsi sulle ultime settimane. Per l'occasione non si era certo data al risparmio, decidendo di comprare un vestito fatto su misura in una delle sue boutique preferite di Oxford. « Ci voleva proprio una festa! Dopo che Potter ha rubato la scena a tutti al Golden Match, l'unica cosa che voglio vedere è il caos di gente ubriaca. Non ne posso più di tutta questa attenzione nei confronti di quel barbaro e di tutta la gente che gli gira attorno. » Parole che celavano un certo risentimento nei confronti dei Potter. Attraversata quindi la tenuta, Hilde prese a sorridere con un sentimento di gioia rinnovato, osservando con delizia le lucine colorate e la buona disposizione generale. Sembra di stare a un festival nel deserto. E infatti, fu lieta di aver deciso di seguire quel vibe sbarazzino per l'occasione. Sei fermò solo quando venne investita dall'odore invitante di una bancarella che vendeva i gelati. « Ne voglio uno! » E paghi tu. Una cosa che non disse ma che nella sua mente era più che ovvia. Scelse pera e cioccolato come gusti, intrecciando infine le dita a quelle del ragazzo, sorridendogli con apparente spensieratezza. Solo ad un certo punto si sporse senza vergogna alcuna verso il cono di lui, assaggiando quello che lui aveva chiesto, soffermandosi sul gelato con gesti sin troppo eloquenti. E poi scoppiò a ridere prendendo un po' della panna dal proprio cono, sporcandolo sul naso. « Magari prima di andare via, ne prendiamo un po' da portare via. Che ne dici? » Sollevò un sopracciglio inclinando la testa di lato, attendendo una risposta che in verità doveva essere alquanto scontata. Amava stuzzicarlo, Hilde, e scommetteva che a quel punto sarebbe stato addirittura più semplice rispetto al normale, ricevere esattamente le reazione che si aspettava. « Cerchiamo gli altri? Voglio congratularmi con Weed e Maeve e poi dobbiamo salutare Derek. Voglio proprio sapere quali sono i nuovi mostri di questa cerimonia. » Quasi mi dispiace di non averla vista di persona. Scommetto che i soggetti imbarazzanti sono stati non pochi.

    Interagito con Asa.
    Nominati Maeve, Weed e Derek.


     
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    «MA POSSO URLARE? POSSO URLARE?», esclama Tony, fingendo di non rendersi conto di star effettivamente urlando. «No vabbè, Weed! Cioè, questa è roba grossa. Grossissima!», lancia dalla finestra la sigaretta che sta fumando - castando solo di sfuggita un incantesimo per spegnerla, giusto per non mandare a fuoco il cortiletto fuori casa. «Valedocori..cos? Vabbè, quello. Hai capito. Terrai il discorso di fine anno! E le arpie possono solo accompagnare, mi sento malissimo, ridacchia, pregustando la faccia delle solite stronze di turno che si divertono a fare le principesse Windsor richieste da nessuno. E invece no! Il Preside Bauldry ha scelto proprio Wednesday, la sua amica: queste sì che sono soddisfazioni. Un ghigno sulle labbra a volte simpatiche, a volte inspiegabilmente perfide, Tonya Trambley conclude la conversazione telefonica con la Corvonero imponendole un'azione ben precisa: «Tu stasera spacchi, sappilo.», e la nostra Grifondoro, ovviamente, è pronta a farla pagare a chiunque abbia da ridire sull'assioma appena emesso. [...] Detto ciò, Tony rivolge un'occhiataccia allo specchio che rimanda la propria immagine, scocciata all'idea di dover scegliere un abito infiocchettato per la festa - i jeans non vanno bene? - tanto che, alla fine, opta per un bianco neutro dietro minaccia da parte di Zelda.«Che palle!», sbuffa, roteando gli occhi di fronte all'amica, soddisfatta che per una volta la Trambley sia stata a sentirla. «Nessun commento ulteriore, andiamo.», il dito indice dritto davanti a sé per ammonire la bionda, Tony si rivolge poi a Tux, affermando: «Forza, Weedy ci starà aspettando!», e con uno sguardo emozionato addosso, si dirige risoluta verso la stazione delle Passaporte, pronta ad affrontare la marea di gente che di lì a breve si riverserà alla cerimonia. Ci sono davvero tutti: studenti MAGO, collegiali, persino gli adulti. Ma guardateci, siamo proprio una bella comunità - questo evita di dirlo, Tony, per non peccare di sarcasmo gratuito. Poi la platea viene catturata
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    dalle parole di Wednesday, ascoltate dalla Grifondoro con orgoglio e, bisogna dirlo, anche commozione. Ma no, figuriamoci!, non sta davvero piangendo! E' risaputo che in estate ci sono troppi moscerini nell'aria, e che questi vanno, guarda caso, a dar fastidio all'angolo degli occhi, portandoli ad arrossarsi e a lacrimare! «Sei stata bravissima, mostriciattolo!», urla in direzione di Weed, una volta riuscita ad avvicinarsi alla star della serata. «Ah, comunque, ricordati che ho ottime capacità manageriali, così, per dire.. - largooo, gente, fatela respirare un po'! - visto? », fa un occhiolino alla Corvonero, battendo divertita le mani. Infine, alle spalle di Weed, individua una chioma a lei familiare. «Jessie, esclama, facendogli cenno di avvicinarsi. «Finalmente, eccoti!», il suo viso si scalda in un sorriso, questo finché... «Ma che...», strabuzza gli occhi, incuriosita. «...che hai in mano?»

    Interagito con Weed, Zelda, Tux e Jessie

     
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    Che a Griffith della cerimonia dei diplomi e delle lauree importasse meno di zero, lui stesso non ne fece alcun mistero. Da quando l'Hogsmeade Pride aveva iniziato ad essere celebrato, il giovane Morgenstern era sempre stato in prima fila - e anche quell'anno non fece eccezione. Sebbene infatti le due feste fossero connesse, il ragazzo preferì di gran lunga unirsi ad alcuni degli amici che organizzavano il pride, aiutandoli in alcuni degli ultimi ritocchi e concedendosi ai festeggiamenti preliminari. Insomma, di certo non aveva intenzione di starsene lì impalato a seguire una lunga cerimonia per cui nutriva un interesse scarso se non addirittura inesistente. Si era quindi presentato ad Hogsmeade con indosso il proprio outfit da festa decisamente informale, lasciando poi che alcuni amici gli cospargessero il volto di glitter a gli disegnassero sommariamente un piccolo arcobaleno sulla guancia sinistra; il tutto, ovviamente, accompagnato da una generosa dose di sangria. E infatti il moro - che moro lo era diventato solo di recente per uno schiribizzo personale che aveva destato gran stupore nella sua cerchia più stretta - aveva già un bicchiere in mano bello avviato quando, finita ormai da tempo la consegna dei diplomi, riuscì a rintracciare tra la folla la migliore amica. « Viv! » esordì, avvicinandosi per salutarla con un paio di baci sulle guance. « Come è stata la cerimonia? » Una domanda, quella, più circostanziale che altro, dato che in realtà non gli interessava granché la risposta. Tuttavia sapeva che la Duval vi avrebbe presenziato, avendo un amico tra i primi laureati del college. Si sporse quanto bastava di lato per osservare inespressivamente il gruppetto alle spalle della ragazza, ritrovandosi poi a sollevare un sopracciglio e portarsi il bicchiere alle labbra. Fitz lo conosceva di nome, ma non a sufficienza da volersi unire ai suoi festeggiamenti. « Non so se avete programmato altro per la sua festa di laurea. Comunque in caso quando hai fatto mandami un messaggio. Ci becchiamo per bere qualcosa e truffare una di quelle bancarelle di tiro al bersaglio. » Ridacchiò, scoccandole un occhiolino. Giochi da ragazzi, quelli, per un cacciatore. Detto ciò la salutò, promettendole di vedersi in seguito con più calma, mentre andava alla ricerca di una nota testolina bionda. Zelda, ovviamente, era in compagnia di un folto gruppetto di studenti di Hogwarts: tutta gente che Griffith non aveva la più pallida idea di chi fosse. E infatti si diresse dritto verso di lei, rivolgendole uno di quei suoi rari sorrisi luminosi mentre la avvolgeva in un abbraccio affettuoso. « Tanti auguri, Z! » le soffiò all'orecchio, stringendola forte per congratularsi con lei di quel traguardo raggiunto. « Scusa se non sono venuto alla cerimonia, ma due ore di discorsi erano troppe persino per me. » Si allontanò gentilmente dall'abbraccio, roteando appena gli occhi color lillà. « Poi sia mai che Savannah Hamilton se la prenda con me per averle rovinato la giornata.. e le foto.. soprattutto le foto! » Non rise, ma il modo in cui sciabolò le sopracciglia fu piuttosto eloquente per sottolineare l'ironia di quella frase. Tuttavia scrollò presto le spalle, porgendole il bicchiere pieno di sangria che aveva preso nel tragitto. « Per farmi perdonare dell'assenza ho portato i viveri. » disse quindi, scoccandole un veloce occhiolino prima di volgere finalmente lo sguardo alle altre facce intorno a lei. Non conosceva nessuno, nemmeno di nome. Solo un ragazzino (Jessie) gli era abbastanza familiare di volto. Mh sì, questo l'ho visto a Inverness. Si limitò comunque a rivolgere un semplice sorriso contenuto ai presenti. « Auguri anche a voi. Vi siete tutti diplomati? » chiese cordialmente, più per forma che altro, facendo poi una pausa. « Griffith Morgenstern. » aggiunse quindi, presentandosi velocemente prima di stringersi nelle spalle con un sorriso a mo' di scuse. « Avrei portato più sangria, a saperlo prima. Comunque si può sempre rimediare. » Pausa. « Una bella bevuta per darvi il benvenuto al college? Che ne dite? »

    Interagito con Vivienne, Zelda e il gruppetto intorno a lei (Tony, Tux, Weed, Jessie)
    Citato Fitz e Savannah



    Edited by psychomachia - 7/6/2021, 20:45
     
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    L'assurdità con la quale Zelda Kane non solo è stata ammessa ai MAGO ma è riuscita pure a portarne a casa cinque (circa) è aleggiata per la casa ambulante delle Kane per tutta la settimana precedente alla cerimonia della consegna dei diplomi, con la madre che le ficcava sotto il viso vari vestiti che secondo lei sarebbero stati perfetti per quella giornata, che tratteneva a stento le lacrime, con la mano portata alle labbra, nel constatare quanto sua figlia non solo ce l'avesse fatta ma anche senza perdere alcun anno. "Pensa alle feste che ti farà Brianna, finalmente una Kane come vuole lei!" Un'atmosfera, quella, che l'aveva vista costretta a rifugiarsi a casa Foster prima del previsto quel Sabato, facendosi però promettere dalla madre di non fare la cheerleader pazza durante la cerimonia. « Posso almeno commentare quanto siano fighe le tue mamme? Per la barba di Merlino, signore Foster, fareste sfigurare chiunque. » Commenta abbracciando prima una, poi l'altra, poi Tuesday perché ancora non ci crede che ce la stiano facendo veramente, insieme. Loro due, le ultime ruote del carro che sono riuscite ad arrivare al settimo - ne è certissima Zelda - un fioretto dei loro parenti fatto a qualche santo lassù. « Stasera ci prendiamo quel cazzo di diploma e tra qualche settimana mi raggiungi in Irlanda. Che cazzo di estate fantastica ci aspetta? » Commenta al suo orecchio, cercando di fargli scivolare il discorso "Weedy", avendo potuto constatare la tensione del rapporto dei due nell'ultimo periodo. Svolazza al suo fianco nel suo abito, poco consono e usuale per il contesto quanto è invece on point per se stessa, risistemandosi di tanto in tanto la fascia tra i capelli mentre il discorso della bionda di casa Mortimer segue a ruota quello del preside. Lancia un paio di occhiate a Tux, ad accertarsi che sia tutto okay, notando invece la commozione di Tony al suo fianco. « Hai capito la Trambley, ha un cuoricino che batte pure lei. » La prende in giro, stringendole il braccio con affetto prima di zittirsi non appena il preside prende a proclamare i nomi dei diplomati. « Zelda Kane. » Alla fine è il suo turno e non appena si alza in piedi lo sente l'urlo da stadio, tra i vari applausi, di sua madre. E a dispetto di quanto si sarebbe aspettata, si ritrova a sentire il cuore che le scoppia di gioia nel sentirla lì, presente, pronta ad essere felice con lei. E così sale quei tre gradini, gli stessi che ha salito per essere smistata a Grifondoro sette anni prima, sorride a Bauldry che le consegna il diploma arrotolato, sposta di lato la nappa dorata e una volta individuata la madre al
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    suo stesso tavolo, le fa una linguaccia euforica. [..] « Sei stata davvero grandiosa! » Si rivolge direttamente a Weed con un sorriso e un'arricciata di naso prima di scorgere un simpatico siparietto oltre le sue spalle. Siparietto che la porta a conficcare il gomito sulle costole di Tux, indicandoglielo con il mento. « Ti prego, rituale d'accompagnamento ad ore due. » La faccia di Zelda dice effettivamente tutto. « Che poi che ci fanno qua? Nemmeno è l'anno loro. Prendetevi una stanza! » Continua guardando l'ex con la sua nuova fiamma. « Già me lo immaginavo a farsi le seghe sopra il ruolo vacante di capitano, insomma, giusto quando me ne vado io potrebbe prenderselo. » E continuerebbe, Zelda, se non apparisse nel suo campo visivo il sorriso di Griffith. « Tanti auguri, Z! Scusa se non sono venuto alla cerimonia, ma due ore di discorsi erano troppe persino per me. » Mio Dio, perché sai sempre così di buono tu? Lo abbraccia a sua volta, stringendolo a sé forse per qualche istante di troppo. « Sono sicura che saprai farti perdonare. Però, questo colore ti sta un casino bene! » Ridacchia guardandolo in volto, prima di allungare una mano tra i suoi capelli, scompigliandoli appena con un sorriso genuino sulle labbra. « Poi sia mai che Savannah Hamilton se la prenda con me per averle rovinato la giornata.. e le foto.. soprattutto le foto! » Okay, ti sei già fatto quasi perdonare. Lui non ride, ma lei non può esimersi dal farlo, scrollando la testa. « Sarebbe stato un tale affronto. Ora mi rattrista ancora di più il fatto che tu non sia venuto. » Mette su un broncio che viene velocemente spodestato dal sorriso che le illumina gli occhi alla vista della sangria. Accetta di buon grado, con le iridi color ambra che scivolano in quelle di Tux non appena l'amico prende a presentarsi al resto della ciurma. "E' Griffith!" Mima con le labbra prima di bere un sorso e subito dubito annuisce alla proposta di lui. « Prima a bere, okay, ma poi andiamo a ballare, vero? » Lancia un'occhiata un po' a tutti, prima di prendere Tux e Griffith sotto braccio, direzione sangria. « Ascoltami bene, Griff, qua abbiamo un dilemma esistenziale: c'è più carne sul fuoco ad Ingegneria Magica o a Giochi Sportivi? » Lancia un'occhiata a Tuesday, stringendosi nelle spalle mentre sorride beffarda. Beve un altro sorso dal bicchiere del giovane Morgenstern prima di ripassarglielo. « Ovviamente così, per parlare. Perché nessuno di noi due ha ancora deciso che facoltà prendere e stavamo valutando tutto il ventaglio di opzioni, disinteressatamente. » Scoppia a ridere, per poi guardarsi alle spalle. « Tu hai già scelto cosa prendere, Weed? » Chiede gentilmente, conoscendo già alla perfezione la propensione di Tony per l'Erbologia. Quanto vorrei avere le idee chiare come te, nella vita. Attraversando la tenuta, si ritrovano al carretto della sangria, lì dove un amabile signore sulla settantina, riempie loro i bicchieri che la bionda prende a passare. « Ehm, credo che dovrai accontentarti di questo.. » Commenta nel far scivolare un analcolico tra le mani di Jessie, al quale sorride, un po' a volerlo confortare. « Ai migliori anni della nostra vita? Troppo sdolcinato? Oh vabbè, ci sta, quando ci ricapita più una serata del genere? » Alza il bicchiere verso il resto degli amici prima di buttare giù un sorso dal bicchiere. « Selfieeee! Va documentato tutto, per i posteri. » Tira fuori il cellulare prima di guardare Tony e Tux. « Ditemi che uno di voi due ha filmato mia madre che ci dava dentro con i cori da stadio, per favore. »

    Interagito con Tony, Tux, Weedy, Griffith, Jessie.
    Menzionati Andromache, Asa e Hilde.

     
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    Non appena la cerimonia si era conclusa, Raiden era andato immediatamente incontro a Mia, spalancando le braccia per acchiapparla al volo e stringerla forte. « SONO UFFICIALMENTE LIBERA! » Rise di gusto, tempestandola di baci in un moto di gioia fortemente influenzato dalla sfera emotiva della ragazza. « Congratulazioni! » disse piano, stampandole un altro bacio sulle labbra prima di rimetterla coi piedi per terra. « Sappi che con Alyssa ti abbiamo fatto un sacco di foto. Praticamente questa cerimonia era il tuo personalissimo editoriale di WizVogue. » « Te le spedirò stampate per gufo, così mi rimandi indietro quelle approvate. » si infilò ironicamente Alyssa, mettendosi in mezzo alla coppia per stringere a sua volta la compagna di stanza e farle i propri auguri. E così, tra una chiacchiera veloce e l'altra, le loro strade si erano presto divise nuovamente. « Ci metto poco eh. Il tempo di fare un po' di gossip. » Annuì, rivolgendole un sorriso mentre la lasciava andare insieme alle compagne alla volta di quello che sapeva sarebbe stato un immancabile rituale di preparazione femminile. Dal canto suo, Raiden aveva semplicemente incantato i propri vestiti per il cambio d'abito, a cui diede seguito con un semplice colpo di bacchetta non appena si trovò abbastanza vicino alla festa. L'outfit non era di sua scelta, ovviamente. A quello ci aveva pensato la giovane Carter, che qualche giorno addietro era inorridita al programma del moro di presentarsi in jeans e maglietta. La Serpeverde aveva quindi preso il timone della situazione di Raiden e alcuni altri ragazzi del gruppo, mettendoli nelle mani esperte della stylist che si occupava della madre. Non intendendosene affatto di moda, il giapponese aveva lasciato fare chi ne sapeva più di lui, impuntandosi solo quando la professionista aveva messo avanti l'idea di mandarlo a quella festa con una camicia aperta e il petto nudo. No. C'era un limite a tutto. Alla fine, quindi, erano giunti a un compromesso che aveva reso felici entrambe le parti. Prima di entrare, dunque, si fece una foto e la mandò alla stylist come da accordi, ricevendo subito qualche emoji di apprezzamento in risposta. Sorrise tra sé e sé, mettendo via il cellulare mentre si incamminava verso il vivo della festa. Non lontano da uno dei tanti banchetti che serviva bevande, Raiden scorse Ginny, verso la quale andò incontro spedito con un sorriso. « Finalmente è vacanza pure per te, adesso. » esordì, abbracciandola velocemente prima di far cenno al barista di preparargli un gin tonic.
    Volse quindi un'occhiata all'amica. « Tu prendi qualcosa? » Le scoccò uno sguardo eloquente da sotto le ciglia. « Guarda che dobbiamo brindare al nostro essere colleghi, quindi non puoi tirarti indietro. » Fece una pausa, inclinando il capo di lato. « Beh.. tecnicamente lo saremo dal primo Luglio. Ma ormai il contratto l'ho firmato quindi mi sento a tutti gli effetti Professor Yagami. » Ridacchiò, prendendo il drink che gli venne passato mentre si appoggiava con un gomito al bancone. « Allora.. tolte le differenze tra Hogwarts e College, che consigli mi dai per questa avventura? Voglio prepararmi psicologicamente ad affrontare classi di ragazzini con la puzza sotto al naso che pensano di potermi fregare. » Ridacchiò, quindi, portandosi il bicchiere alle labbra per prenderne un sorso.
    Passarono effettivamente venti minuti o poco più, prima che il cellulare di Raiden iniziasse a squillare, illuminandosi col nome di Mia. « Scusa un attimo. » disse alla Lindstörm, sollevando un indice come a indicarle di portare un attimo pazienza mentre si appiccicava il telefono all'orecchio. « Amore? » « Oi? Io ho fatto. Sono uscita ora. E' pieno di gente qua fuori. Guarda io sono tipo leggermente a destra rispetto all'entrata. Ci sta un tizio che ha un capello fosforescente in testa. Se hai trovato gli altri vi raggiungo io. Dimmi solo dove - ommioddio ho visto ora che da qualche parte fanno il fritto misto. Mamma mia che fame! » Si voltò, stirando il collo per cercare di intravederla in mezzo alla marmaglia di gente. « Non ti vedo, ma ho presente il punto. Io sto al Tiki Bar con Ginny. Adesso ti raggiungo. Se mi dici cosa vuoi da bere te lo porto e poi andiamo a cercare il banco dei fritti, ok? » E chiusa la chiamata, infatti, fu subito lesto ad ordinare il drink richiesto da Mia, rivolgendosi in seguito alla Lindstörm. « Io vado a raggiungere Mia. In caso se più tardi riesci a beccare Pervinca, o se quel testone di tuo fratello dovesse decidersi a presentarmi, fammi un colpo di telefono - ok? » Le scoccò quindi un occhiolino amichevole prima di sparire tra la folla coi suoi due drink, muovendosi alla ricerca di Mia. E la trovò.. senza nemmeno troppa difficoltà. Ah, buongiorno. Non disse molto, ma l'eloquente radiografia che le fece con lo sguardo fu già di suo sufficiente a passare il concetto. Sollevò un sopracciglio, sorridendole sornione nel porgerle il drink che le aveva preso. « Noto con piacere che questi venti minuti sono stati ben spesi. » commentò, facendole un occhiolino mentre nascondeva le labbra arricciate in una linea maliziosa dietro un sorso di gin tonic. Una volta allontanato il bicchiere, fece schioccare la lingua contro il palato. « Allora? Qual è la prima scelta? Fritti, pista da ballo, relazioni pubbliche o attrazioni? » Pausa. « Se te lo stai chiedendo: Jeff e gli altri si sono già buttati nel lago nero, ma personalmente quello me lo conserverei per dopo.. in caso. »

    Interagito con Mia e Ginny
    Citati Pervinca e Adam


     
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    La testolina bionda della giovane Valerie Harmon si sporge sopra il tavolino da caffè; la tessera della biblioteca separa in strisce equidistanti la polverina bianca adagiata su uno specchio. Arrotola una banconota da venti sterline e aspira profondamente, per poi mantenere lo sguardo agganciato agli alti soffitti di quella lussuosa dimora.« Se dovesse esserci l'occasione, secondo te dovrei andare a letto con mio marito o con il mio migliore amico? Che è anche il miglior amico di mio marito. » E sono entrambi tuoi amici. Guarda tu che giro da soap opera. « Certo, stasera entrambi potrebbero volere carne fresca. Non che sia un grosso problema. Ne vorrei anche io. Ma forse vorrei ancora di più.. del-buon-sano-caos. Il casino! » Ispirò profondamente, Valerie, come se quella striscia le stesse donando un immenso sollievo. Adagiò la nuca contro lo schienale del divano, osservando con un certo disinteresse il suo outfit per la serata. « Praticamente ciò che Pius Bauldry fa da un anno a questa parte è offrirci modi per far decollare la curva demografica. Quando capirà che non sta funzionando più di tanto metterà su un decreto contro le pozioni anticontraccettive incoraggiando gli obiettori di coscienza. » Si inumidì le labbra, osservando la manicure fresca, gentile omaggio di uno degli schiavi recatosi quel pomeriggio a casa di Leon, notando la fastidiosa imperfezione sull'unghia del medio, leggermente meno incurvata rispetto alle altre. Sentì l'immediata necessità di aggiustarla con la lima. « Ci resterà solo l'astinenza. O.. la vasectomia clandestina. » Di scatto scosse la testa come ravvivata da una forza esterna a sé, saltando in piedi con un sorriso a trentadue denti. Ma prima che potesse fare qualunque cosa, il telefono squillò per l'ennesima volta, obbligandola ad alzare gli occhi al cielo. Rispose mettendo in vivavoce. « Madre? » Qualche frase di circostanza a cui Valerie risponde in maniera abbastanza tranquilla, prima che il vero motivo della chiamata si profilasse; uno che Valerie attese sin dal primo momento. « Stai tornando a casa? » « Stasera in realtà c'è la festa di fine anno. Nel campus. » Una pausa e un sospiro, prima che la giovane signora Harmon esprimesse tutta la sua preoccupazione. « Val.. » « E' una festa a scuola. » « Val.. non credo che ti faccia bene. Dopo il Golden Match temo.. » Si si si, temi che io possa rimanerne sconvolta, che in un modo o nell'altro verrò impressionata dai lillipuziani e altre mirabolanti avventure. « Stai andando con qualcuno di cui ti fidi? » Resta un attimo a pensarci per poi annuire mentre osserva Leon. Prima dovrei trovare qualcuno di cui mi fido in questa vita. « Certo. Sono con Griffith. Vuoi parlarci? » Passò di scatto il telefono a Leon con uno sguardo eloquente, sguainando la bacchetta per puntargliela all'altezza del collo. Un piccolo trucchetto quello della modifica della voce che aveva imparato ormai diverso tempo fa. Sua madre si sentiva così sollevata nel sapere che il minore di casa Morgenstern la teneva d'occhio. Val d'altronde, rifilava quella scusa alla madre un giorno sì e l'altro pure praticamente da quando era al college. Prima o poi scoprirà che non è così e s'incazzerà da morire. Per ora però la sfrutterò finché posso.
    Giunti alla festa, la prima a cui andò incontro fu Karma a cui posò una mano attorno alle spalle, osservandola con un sorriso a trentadue denti. Che la droga di Leon aiutasse era abbastanza evidente. « Vi conoscete voi due? » Chiese di scatto, mentre si muovevano tra i fiumi di gente, gettando sguardi a destra e manca con una certa curiosità e un pizzico di divertimento. « Il tuo principe azzurro ci fa compagnia? Leon, Karma è accasata. Praticamente le manca solo un bel certificato tipo il mio ed è proprio sistemata per la vita. Si è scelta un Auror. Carne fresca di primo ordine. » E dicendo ciò fa cozzare la tempia con quella dell'amica scoppiando a ridere. Le vuole un sacco bene, Valerie, seppur il più delle volte non sia nelle condizioni psicologiche adatte a mostrarle il suo affetto. Ma non stasera. Questa roba è davvero buona. « Se posso comunque - consiglio spassionato - comunione dei beni. Io sono per il quel che è tuo è mio e quel che mio.. è sempre mio. Altrimenti come fai a tenerlo per le palle semmai dovesse ficcarlo dove non deve alla prima occasione utile? » Pausa mentre stira un sorriso apparentemente genuino. Che Val non abbia una grande stima del vincolo matrimoniale ormai è alla luce del sole. Si avvicina poco dopo a uno dei banconi che serve alcolici, chiedendo un Whiskey Sour. « Voi cosa prendente? » Le ci volle poco prima di individuare nella folla la stessa coppia di amici su cui aveva incentrato gran parte del suo dilemma di quel pomeriggio.
    Diede una gomitata a Leon prendendo a braccetto Karma per poi aggregarsi a Cael e Johnny. « Ma tu guarda se non sono le mie due persone preferite sulla faccia della terra! » Un po' troppo entusiasmo, mentre getta uno sguardo insistente che non promette affatto bene in direzione del giovane Cavendish, prima di affiancare Cael posando il mento sulla spalla di lui. Gli occhi color ghiaccio tuttavia, si spostarono nuovamente sulla figura di Johnny, per poi riservare un'occhiata altrettanto eloquente a Leon. Siamo proprio una gran comitiva amici, noi. E allora confondiamo le acque. Questa sera mi sento così. Si portò il bicchiere alle labbra, sollevando le sopracciglia con un sorriso malizioso. « E' un gran peccato che abbiate deciso di non unirvi a me e Leon oggi pomeriggio. Ci siamo divertiti davvero davvero tantissimo. » Pausa. « Secondo me dovremmo vederci un po' più spesso tutti quanti insieme. Tu che dici Karma? Sembra che siamo tutti un po' amici, però, non condividiamo mai abbastanza. » Accarezzò con apparente dolcezza il braccio del giovane Cousland, sorridendo con malizia. « Dovremmo condividere decisamente di più. Tu sei un tipo generoso, no? » Si inumidisce le labbra scoppiando a ridere, prima di bere ancora. E a quel punto è abbastanza evidente che con un po' troppe sostanze psicotrope in organismo, Valerie Harmon ha appena cominciato a seminare un po' di sano caos. « Propongo un giro di tiro a segno. Chi perde subisce la prima penitenza della serata. »

    Interagito con Leon, Karma, Cael e Johnny.


     
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    La testa di Léon scattò all'indietro, inalando ciò che era rimasto nelle narici di quella polvere bianca fin troppo costosa. Chiuse gli occhi, appoggiando la nuca alla testiera del divano mentre stendeva pian piano ogni muscolo, allungando le gambe di fronte a sé. Sapeva che sarebbe stata una festa di merda, in primo luogo perché era troppo pubblica e dunque gli impediva di fare fino in fondo quello che gli pareva; insomma: un aiutino chimico era d'obbligo, e di certo non sarebbe stato l'ultimo. « Se dovesse esserci l'occasione, secondo te dovrei andare a letto con mio marito o con il mio migliore amico? Che è anche il miglior amico di mio marito. » Aprì piano le palpebre, fissando Valerie con il suo tipico sguardo inespressivo. Conosceva la situazione che univa la bionda a Caél e Johnny. Un buon amico si sarebbe fatto gli affari propri. Un amico ancora migliore, invece, avrebbe cercato di lavorare per far capire a tutti e tre quanto tossico fosse quel giro in cui si erano chiusi. Léon, però, non era nessuno dei due. Si strinse infatti nelle spalle con noncuranza, allungando una mano verso il portasigarette per infilarsene una tra le labbra e accenderla con un colpo di bacchetta. « Non vedo perché una cosa debba escludere l'altra. » Pausa. « Che sia a turni alterni o contemporaneamente. » Io credo che due persone in un letto siano troppo poche. « Certo, stasera entrambi potrebbero volere carne fresca. Non che sia un grosso problema. Ne vorrei anche io. Ma forse vorrei ancora di più.. del-buon-sano-caos. Il casino! » Rise, buttando indietro la testa per puntare gli occhi al soffitto. « Cazzo, almeno sarebbe qualcosa. » Qualcosa oltre questo niente, queste feste a cazzo di cane in cui non succede nulla e la gente finge di starsi simpatica. La stessa festa per cui a Léon era stato imposto un intero pomeriggio di styling, trucco e parrucco solo perché non gli era concesso apparire anche solo di sbieco in qualche foto senza sembrare sceso dalla passerella più lussuosa. E infatti, sebbene la celebrazione fosse di stampo informale, l'outfit di Léon costava probabilmente più delle case di tre quarti dei partecipanti. « [..] Certo. Sono con Griffith. Vuoi parlarci? » Sospirò, mettendosi meglio a sedere e stizzando la sigaretta sul posacenere mentre si lasciava passare il cellulare dalla Harmon e modificare la voce. « Salve, signora, sono Griffith. » Dall'altro capo, la donna sembrò piuttosto stupita di sentirlo. « Griffith.. caro.. ciao. Valerie mi ha detto che andrete a questa festa della scuola. » Annuì, Léon, pur conscio di non poter essere visto. « Sì non si preoccupi, sarà una cosa molto tranquilla e torneremo a casa presto. » Lanciò un'occhiata a Valerie, sorridendo divertito da quella palese stronzata. « Mh.. ok. Mi raccomando: non lasciarla sola. » « Non la perderò di vista. » E così, con gli ultimi convenevoli, si chiuse anche quella bislacca chiamata. « Passami lo champagne, Val. »
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    Come pronosticato, la festa sembrava una vera merda: l'imitazione da fascia protetta di un festival musicale. E infatti era piena zeppa di ragazzini esaltati per le più scialbe motivazioni. Dal canto suo, Léon sembrava una maschera di cera: totalmente privo di alcuna impressione che potesse lasciare a intuire quanto l'unico stimolo provato fosse quello dato dall'effetto della cocaina. Una striscia è troppa poco mi sa. « Vi conoscete voi due? » La testa di Léon scattò in direzione della sconosciuta appena unitasi a loro (Karma). No, non aveva idea di chi fosse. Le stirò quindi un sorriso tiepido. « No. Piacere, Léon. » disse, allungando una mano nella sua direzione per completare i convenevoli. « Il tuo principe azzurro ci fa compagnia? Leon, Karma è accasata. Praticamente le manca solo un bel certificato tipo il mio ed è proprio sistemata per la vita. Si è scelta un Auror. Carne fresca di primo ordine. » Un colpaccio. Sollevò le sopracciglia, senza tuttavia dire nulla. Ah quindi ci sta ancora gente che sceglie volontariamente di accasarsi. Ma pensa. Non interruppe le ragazze, condividendo i propri pensieri che era certo sarebbero risultati sgarbati, ma non poté fare a meno di sbuffare una risata dalle narici all'uscita di Valerie riguardo la comunione dei beni. Nascose tuttavia quel divertimento voltandosi di lato come se stesse osservando l'atmosfera della festa. « Voi cosa prendete? » « Per me un Dry Martini. » Ma prima del Martini arrivò la gomitata di Valerie, che lo portò a individuare il dinamico duo composto da Johnny e Caél. Rivolse loro un sorriso abbastanza largo, salutandoli con un paio di pacche amichevoli sulla schiena. « Già questa festa è un po' migliorata. » Una delle poche cose vere dette fino a quel momento. « Cay, tu mi sa che ti sei dovuto sorbire pure la cerimonia dei diplomi. » Si allungò quindi col collo verso il barista, indicando il giovane Cousland. « Qualsiasi cosa lui prenda, fallo doppio. » disse, per poi riportare lo sguardo all'amico e scoccargli un occhiolino divertito, ridacchiando mentre prendeva in mano il Dry Martini che nel frattempo gli era stato preparato. Bastò tuttavia un sorso per fargli passare subito l'allegria. Vermouth e Gin del discount. Benissimo. « E' un gran peccato che abbiate deciso di non unirvi a me e Leon oggi pomeriggio. Ci siamo divertiti davvero davvero tantissimo. » Annuì, senza un filo di disagio a quelle parole. « [..] Dovremmo condividere decisamente di più. Tu sei un tipo generoso, no? » Non sentì affatto il bisogno di intervenire, voltandosi piuttosto a fissare Caél con una certa curiosità, come se stesse davvero attendendo una risposta da lui. E la attese, sorseggiando quel malaugurato drink che gli era stato servito. « Propongo un giro di tiro a segno. Chi perde subisce la prima penitenza della serata. » Beh per il tiro a segno direi che abbiamo già cominciato. Sospirò, prendendo un altro sorso prima di parlare. « Io proporrei di giocare a squadre. » Pausa. « Insomma.. nello spirito della condivisione, andrebbero condivise anche le penitenze, no? » Roteò quindi gli occhi, come a preannunciare la frase successiva. « E prima che qualcuno possa uscirsene con l'idea assolutamente innovativa di fare maschi contro femmine, io ho una proposta alternativa. » E le proposte alternative di Léon, da che mondo era mondo, dovevano sempre essere temute. « Valerie, Caél e Johnny contro me e Karma. » Scrollò le spalle, guardando uno ad uno i presenti. « Siamo dispari. Ma che importa? » Puntò quindi lo sguardo su Karma, prendendo un sorso di Martini. « Se vuoi puoi chiedere al tuo fidanzato di unirsi a noi. O insomma.. chi vuoi. » Pausa. « Più si è meglio è - come dicevo oggi a Valerie. »

    Interagito con Valerie, Karma, Johnny e Caél

     
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    Erano scese nei sotterranei per puro gusto di fare un po' di gossip, e perché in fondo le feste non iniziavano mai prima delle dieci di sera. Non era quindi una sorpresa vederla trascinarsi dietro Ronnie, Nessie e Weed. « Ok, capisco che ho fatto un po' la cafona su questa storia, ma giuro che ho una spiegazione validissima. Vero Ronnie? » Ronnie dammi una mano. « Solo che è un po' lunga e io non posso parlare mentre metto l'eyeliner. » E infatti le lasciò discorrere mentre tentava in tutti i modi di non accecarsi nel tentativo di tracciare una riga piuttosto drammatica di eyeliner. « Va beh comunque ci siamo sposati e sticazzi. Non è poi chissà cosa. La gente si sposa di continuo alla nostra età. » Le aveva fatto uno strano effetto essere chiamata Mia Yagami alla cerimonia di consegna dei diplomi, ma a dirla tutta, in quel momento era talmente felice di aver finito la scuol, che qualunque forma di giudizio in merito le scivolava di dosso. Saltò su uno dei materassi sgombri, una volta liberatasi dell'informe tubino nero, afferrando il cellulare. « Io però vorrei parlare con voi di una cosa moooolto più interessante. Weed, amica mia, oggi sei stata tutte noi. Ma non scherzo, davvero. Oggi hai dimostrato che ottocento mila rincoglioniti su un profilo di merda nulla possono contro questo.. » E dicendo ciò posò l'indice sulla propria tempia. « Le simpaticissime signorine al top della nostra classe oscurate da una di noi, una del popolo. Pius, amico caro, hai proprio ragione, questa promozione uscente sta dimostrando che l'umiltà batte ogni borsetta di Prada. » Sblocca il cellulare e fa cenno alle tre ragazze di osservare la schermata, mentre scorre in basso alla ricerca dell'interessantissimo gruppo a cui è stata aggiunta un po' di tempo fa. Mostra le partecipanti alle altre per poi osservarle con uno sguardo eloquente. « Cioè ragà si fanno chiamare veramente le Mean Girls. Io davvero non ce la faccio! » E infatti scoppia a ridere. Di scatto, mentre le altre continuano a prepararsi, Mia sente un bisogno spasmodico di ravvivare quel gruppo e quindi preme il tasto di registrazione, ma non prima di aver chiesto alle altre di fare silenzio. « Signore in tanto buonaserissima. Sono qui già da un po', ma mi accorgo solo ora che il gruppo è leggermente morto. Immagino i MAGO hanno tenuto tutte noi occupate.. normalissimo. Ma ora possiamo rimediare no? Congratulazioni per avercela fatta tutte. » Galline! « Non avevo dubbi che ci saremo ritrovate tutte insieme al college. Le Mean Girls hashtag al top! Tra l'altro credevo fosse una leggenda metropolitana questa delle Mean Girls, però a quanto pare la realtà supera la fantasia. Cioè il gruppo si chiama davvero così. Fighissimo. » Il tono estremamente gioioso è oltremodo sopra le righe, ma Mia non ci prova neanche ad aggiustare il tiro. « Beh, visto che sono ormai dei vostri - una vera Mean Girl - e visto soprattutto che sono l'ultima arrivata, stasera mi piacerebbe offrire a tutte voi un drink e farci insieme un brindisi. Così, una cosa di buon augurio per la nostra rinnovata amicizia che sono certa ci porterà molto lontano in queste nuove vesti da collegiali. A tra poco. Kissini! » E così stoppa la registrazione scoppiando a ridere. « Cioè ma vi rendete conto che ci siamo pure andati a Capodanno con loro? Boh volevo mezzo morire. Io voglio chiedere i danni morali per questa violenza psicologica. » Va beh chissene; quest'anno facciamo un Capodanno fighissimo. Sulla neve. Nel casale. Con vino a fiumi e disagio a volontà. Mia sembrava aver progettato tutto. Tutta la sua vita. Ed era una vita bellissima, senza compiti e signorine con la puzza sotto il naso.

    Lascia le altre andare avanti mentre preme il tasto di chiamata per tentare di ricongiungersi a Raiden. Si liscia appena il sottile velo di tulle del vestito, mentre getta uno sguardo alla sua sinistra, là dove riesce a individuare il solito gruppo che tendeva a prendere di mira lei e Ronnie sui social. Ancora non avevano superato lo smacco del Midsummer dell'anno scorso. « Non ti vedo, ma ho presente il punto. Io sto al Tiki Bar con Ginny. Adesso ti raggiungo. Se mi dici cosa vuoi da bere te lo porto e poi andiamo a cercare il banco dei fritti, ok? » « 'Spetta 'spetta, passamela un secondo. Comunque stasera vado di Sex on the Beach, però digli di abbondare con la vodka. » Aspetta di sentire Ginny prima di esultare. « GINNYYYYYY!! CAZZO CHE SOLLIEVO, ORA POSSO SMETTERE DI CHIAMARTI PROFESSORESSA. Accettabile +! Cioè non solo promossa, ma pure con il +! Tutto merito di Raiden, però dai cazzo!! Stasera se fai la guastafeste dall'alto del tuo essere pRoFesSoReSsA giuro che m'incazzo. Io mi bevo anche l'acqua dei cessi! Dopo ci vediamo si? » Conclusosi quindi quel siparietto, attese l'arrivo di Raiden sollevando le sopracciglia con fare sorpreso vedendolo riemergere dalla folla. Come scusa? « Noto con piacere che questi venti minuti sono stati ben spesi. » « Perdonami, Magic Raiden, chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio ragazzo? » Ebbe serie difficoltà a staccargli gli occhi di dosso, seguendo le linee sotto la canottiera semitrasparente che lasciava intravedere beh, tutto! « Allora? Qual è la prima scelta? Fritti, pista da ballo, relazioni pubbliche o attrazioni? Se te lo stai chiedendo: Jeff e gli altri si sono già buttati nel lago nero, ma personalmente quello me lo conserverei per dopo.. in caso. » Nascose il volto dietro il cocktail, ancora piuttosto confusa sulla precisa ubicazione del viso di Raiden, sospirando infine con un'espressione pensosa. I suoi piani per la serata - dalle complesse sovrastrutture strategiche incentrate sulla sete di vendetta, all'idea più generica di fare casino fino al mattino - stavano lentamente sbiadendo. « Lago.. certo. Dopo.. » Farfugliò scuotendo la testa e sollevando infine gli occhi ambranti per ricercare quelli scuri del Grifondoro. « Stai bene comunque.. non avevo capito che ti saresti cambiato anche tu. » D'altronde aveva dato per scontato che Raiden non fosse un tipo bohémien. Incrociò le braccia al petto Mia, rivolgendogli un sorriso decisamente compiaciuto. « Beh, comunque, in altre circostanze avrei detto pista da ballo, ma se devo essere del tutto onesta con te, questa storia dei punti sta iniziando a starmi davvero stretta. » Se non è questa maturità, signori.
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    « E poi - giusto per dovere di cronaca - ho realizzato che non m'interessa essere una mean girl » Annuì con estrema convinzione assumendo un'espressione serena, degna di una sensazione liberatoria; il volto angelico si contrasse in un sorriso mentre si passava le mani tra i capelli. « Mi sono diplomata - cavolo! - mi sono addirittura sposata. » Pausa mentre inarca le sopracciglia con fare apparentemente sorpreso. « Credo proprio di essere una brava ragazza. » Si portò nuovamente il bicchiere alle labbra, Mia, sciabolando le sopracciglia prima ridacchiare appena. A quel punto congiunse le mani stringendosi nelle spalle, abbandonandosi a un lungo respiro. « Ho fame! Prendiamo questi fritti. » E una volta trovato il carretto dei cibi, Mia non si risparmiò dal chiedere il cestello più grande che avessero, premurandosi di aggiungerci tutte le salse che avessero. A quel punto si diressero verso uno dei tavoli predisposti in riva al lago, aspettando che Raiden prendesse posto affinché lei potesse sedersi sulle sue gambe. « A proposito di brave ragazze e.. di premi meritatissimi.. » Disse mentre iniziava a spremere sul vassoio una delle bustine di maionese che aveva chiesto. « ..il mio regalo di diploma? » Sollevò un sopracciglio con aria di sfida, inclinando la testa di lato. « Mica puoi portarmi i fiori e tutte cose e poi no darmi niente quando effettivamente - e modestamente, aggiungerei - me lo merito. » Afferrò un gamberetto, intingendolo ben bene nella maionese, per poi restare così a mezz'aria in attesa di una risposta. Una parte della troppa salsa presente sul boccone cadde inaspettatamente sul decolté della mora. Abbassò quindi lo sguardo sospirando con aria costernata, alzando gli occhi al cielo, tradita tuttavia dalla curiosità di gettargli un'occhiata sfuggente con la coda dell'occhio, nello stesso momento in cui si portava il medio sulla pelle, cancellando la presenza della salsa. « Ops.. » Si gustò con estrema delizia il momento in cui, gettato lo sguardo negli occhi di lui si portò il polpastrello alle labbra, stringendosi nelle spalle. « ..sbadatissima proprio. » Ripeté lo stesso movimento per assicurarsi di essersi pulita a dovere per poi percorrere l'intera lunghezza del dito con più insistenza. E come se niente fosse, tornò a mangiare. « Ogni tanto quando mi prende la fame proprio non mi controllo. Un casino! »

    Interagito con Ronnie, Nessie, Weed, Ginny al telefono e Raiden.





    Edited by « american beauty » - 9/6/2021, 09:00
     
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    «MA POSSO URLARE? POSSO URLARE? No vabbè, Weed! Cioè, questa è roba grossa. Grossissima!» «Stai già urlando, Tony Wednesday Mortimer ridacchiò, aprendo l’armadio ed ispezionandone il contenuto. Come si veste un Valedictorian? Nonostante all’esterno paresse tranquilla, all’interno la Corvonero si sentiva in subbuglio. Non mangiava nulla da quella mattina a colazione e le cose continuavano a succederle intorno, senza che se ne rendesse conto. La scuola era finita. Hogwarts era finita. Quella che per sette anni era stato il suo nido adesso le chiedeva di spiccare il volo da sola e lei, come un uccellino impaurito, si trovava lì, con le zampette ben ancorate ad un ramo, chiedendosi se le sue ali fossero abbastanza robuste da sorreggerla. Per tutta la vita aveva pensato che appena conclusa la scuola si sarebbe gettata nell’impresa di famiglia, ma negli ultimi tempi, l’idea del College si era piano piano insinuata in lei ed una vocina le aveva suggerito che era ancora così giovane e che c’erano ancora così tanti mondi da esplorare.. Quella lettera l’aveva colpita di sorpresa. Nonostante la sua espressione fosse rimasta pressappoco impassibile, dentro di lei si era scatenato un tumulto di emozioni: euforia e orgoglio, ma anche ansia e paura. Sarebbe stato in grado di farlo? «Valedocori..cos? Vabbè, quello. Hai capito. Terrai il discorso di fine anno! E le arpie possono solo accompagnare, mi sento malissimo Già, anche lei si sentiva in quel modo: malissimo. E le parole di Tony non facevano altro che alimentare quel pensiero che forse non ce l’avrebbe fatta. Si, perché inaspettatamente erano state in molte le persone ad essere felici per lei e deluderle era l’ultima cosa che desiderava fare, a partire dalla sua famiglia. «Tu stasera spacchi, sappilo.» Inspirò a fondo, posando delicatamente qualche abito sopra il letto. «Grazie, Tony.» [...]
    [...] Quando Mia glielo aveva proposto, l’idea di prepararsi con lei, Ronnie e Nessie, non le era sembrata una cattiva idea. Ora, però, guardandosi allo specchio, osservando la sua pelle più pallida e cadaverica del solito, si chiese se non fosse stato un errore accettare quella idea. Passò le mani sul vestito, lisciando pieghe invisibili che vedeva solo lei. Si sentiva ridicola. Forse aveva scelto l’abito sbagliato o forse, semplicemente, nessun abito sarebbe andato bene. Come lei. Avrebbe dovuto partecipare alle discussioni, ridere insieme a loro e sognare di quanto spettacolare sarebbe stata la loro vita dopo che avrebbero iniziato il corso al College. Ed invece il suo stomaco continuava a fare le capriole. Forse doveva vomitare. Inoltre avrebbe voluto farsi vedere più felice per il matrimonio di Mia. Oltre ad un abbraccio e alle congratulazioni, aveva sicuramente dato l’impressione di non essere lì con la testa. « Io però vorrei parlare con voi di una cosa moooolto più interessante. Weed, amica mia, oggi sei stata tutte noi. Ma non scherzo, davvero. Oggi hai dimostrato che ottocento mila rincoglioniti su un profilo di merda nulla possono contro questo.. » Alzò lo sguardo, cercando gli occhi di Mia attraverso lo specchio.
    Le sue labbra si incresparono in un sorriso appena accennato. Roteò sul posto, incontrando non più un riflesso, ma la Mia reale, quella stretta in un outfit intraprendete e mozzafiato. Avrebbe voluto sapere se anche lei sarebbe riuscita mai ad indossarne uno con così tanta spensieratezza. « Le simpaticissime signorine al top della nostra classe oscurate da una di noi, una del popolo. Pius, amico caro, hai proprio ragione, questa promozione uscente sta dimostrando che l'umiltà batte ogni borsetta di Prada. » Sapeva a chi si stava riferendo, ma rimase comunque in silenzio. Seguì la scena, la figura sinuosa di Mia che mandava un messaggio vocale nel gruppo delle ragazze in nel quale Meave l’aveva aggiunta. Preferì restarsene in disparte, anche perché la -ormai- ex Caposcuola dei Corvonero era anche sua amica e preferiva restare fuori da tutta quella storia. Fu solo quando Mia concluse il messaggio vocale che fece il suo intervento. «Coraggio, Mia, non permetterai certo che certe cose rovinino questa serata.» Tornò a guardare la sua figura allo specchio, piegando in parte la testolina dai capelli argentati, continuando a lisciare le pieghe. «Hai appena iniziato un viaggio con il ragazzo dei tuoi sogni, esci a testa alta da questa scuola e ci aspetta una splendida serata. Quindi telefoni al proprio posto e pronte a sbandierare in aria i nostri diplomi!» Sorrise alle tre Serpeverde. «Non vorrei sembrare scortese, ma io devo andare. Ho bisogno di prendere una boccata d’aria e organizzare i pensieri. Ci vediamo dopo ok?» Respira. Sorrise alle ragazze, salutandole con un timido sorriso ed un gesto della mano. Uscì dalla stanza e a passo rapido si diresse in cortile. Aveva bisogno di prendere aria. [...]
    [...] « Vi do il benvenuto per l'ultima volta prima della pausa estiva. [...] » Ci siamo. Wednesday chiuse gli occhi, inspirando dalle narici ed espirando un lungo soffio dalle labbra. Drizzò la schiena, roteando le spalle all’indietro. Posizione eretta e mento alto. Doveva essere fiera di se stessa, di dove era arrivata, non sola, ma insieme a persone a cui aveva imparato a voler bene, che non si erano lasciate intimorire dalla sua corazza piena di spine. Tutto sommato era stato un bel viaggio. « E adesso, prima di passare alla consegna delle pergamene, vorrei cedere la parola alla signorina Wednesday Allegra Mortimer per il discorso di commiato. » Ci siamo. Un brivido le percorse le braccia. Non essere codarda. Salì sul palco, ringraziando il preside con un cenno del capo e dirigendosi verso il centro del palco. Respira. Puoi farcela. «Preside Bauldry, professori, compagni di scuola, famiglie e amici. Benvenuti. Questo giorno non arrivava mai.» Fece una piccola pausa e solo qualcuno rise. Non era brava a fare battute. «Abbiamo pregato perché arrivasse in fretta, segnando i giorni sul calendario, contando le ore, i minuti e i secondi e adesso è arrivato e mi dispiace perché lascerò gli amici che mi hanno ispirata, gli insegnanti che sono stati i miei mentori e tante persone che hanno formato la mia vita e quella dei miei compagni per sempre.» Il suo sguardo vagò tra la folla, incontrando i volti delle persone che, in qualche modo, chi più e chi meno, avevano influenzato la sua vita. « Io abito in due mondi. Uno è quello dei libri. Sono vissuta nel Faulkner Yoknapatawpha Country, ho dato la caccia alla balena bianca sul Pequod, ho combattuto con Napoleone, ho viaggiato in zattera con Huck e Jim, ho commesso cose assurde con Ignatius J. Reilly, ho viaggiato in treno con Anna Karenina, sono stata nella strada di Swann. È un mondo gratificante, ma il mio secondo mondo è più gratificante. E’ pieno di personaggi forse sempre molto eccentrici però molto più veri, fatti di carne e di ossa, pieni di amore, e sono le vere ispirazioni per tutto il resto. I miei fratelli sono persone affidabili, bravi e generosi. Sono i miei pilastri, senza di loro non potrei stare in piedi. Sono fiera di averli accanto durante tutto il mio cammino. Ma l’ispirazione maggiore arriva dalle persone che mi ha dato il nome e il sangue che mi scorre nelle vene: Felix e Belladonna Mortimer.» Individuò i genitori tra il pubblico e gli sorrise. «I miei genitori non mi hanno mai fatto pensare che non avrei potuto fare quello che volevo o non diventare ciò che volevo essere. Hanno riempito la casa di amore, divertimento, libri e musica, costantemente attenti a darmi dei modelli di vita, da Jane Austen a Eudora Welty a Patti Smith. E mi hanno guidata attraverso questi incredibili diciassette anni, non so se si sono mai accorti che le persone alle quali vorrei assomigliare sono loro. Grazie, mamma e papà. Siete il mio punto di riferimento per tutto.» [...]
    [...]«Sei stata bravissima, mostriciattolo!» Allargò le braccia per poter accogliere meglio Tony. Non era solita abbracciare le persone, ma quella sera si sentiva euforica, come se qualcuno le avesse versato dell’alcol dentro il suo bicchiere di Succo di Zucca. «Ah, comunque, ricordati che ho ottime capacità manageriali, così, per dire.. - largooo, gente, fatela respirare un po'! - visto? » Una piccola risata le risalì su per la gola. «Se mai dovessi sfondare in politica potrei trovarti un posto al Ministero..» scherzò, facendole un occhiolino. Le posò una mano sulla spalla, lasciandola insieme a Jessie non appena quest'ultimo si avvicinò. « Sei stata davvero grandiosa! » nonostante quelle parole, i suoi occhi intercettarono prima di tutto Tuesday e solo successivamente colei che le aveva pronunciate. Sorrise a Zelda, un sorriso sincero che esprimeva tutta la timidezza venuta fuori dal fatto che non era abituata a ricevere così tante attenzioni. «Grazie..» sospirò con sollievo. «Penso ogni parola che ho detto. E credo che tutti noi abbiamo trovato in questa scuola colonne portanti che ci sono state necessarie per crescere, ma che anche non ce l’avremmo fatta senza i nostri pilastri.» il suo sguardo si spostò verso il fratello, nel quale si soffermò per qualche secondo, prima di tornare sulla bionda davanti a lei. Non può fare altro che voltarsi tra la folla di studenti, incuriosita, nel sentire le parole della ragazza. « Già me lo immaginavo a farsi le seghe sopra il ruolo vacante di capitano, insomma, giusto quando me ne vado io potrebbe prenderselo. » La ragazzina arrossì, ma allo stesso tempo sorrise. Le piaceva Zelda e il suo modo shietto di dire le cose. Salutò il nuovo arrivato con un cenno della testa. Griffith, così Zelda lo aveva chiamato. Quasi senza pensare si lasciò trascinare dal gruppetto. Avrebbe voluto ancora salutare tante persone, ma trovò l’entusiasmo di Zelda travolgente e nonostante con suo fratello ci fosse ancora un’aria piuttosto pesante, non poté fare a meno di seguirli. Prima che se ne rendesse conto Tony e Jessie si erano uniti a loro e tutti avevano un bicchiere in mano. Era alcolico? Forse. Poteva permetterselo, magari. « Tu hai già scelto cosa prendere, Weed? » Drizzò la schiena non appena l’attenzione venne rivolta verso di lei. «Psicologia e igiene mentale. Mi affascinano sia quella criminale che quella infantile.» rispose di getto, alzando un lato delle labbra. « Ai migliori anni della nostra vita? Troppo sdolcinato? Oh vabbè, ci sta, quando ci ricapita più una serata del genere? » Già. Forse erano davvero quelli i migliori anni della loro vita. Alzò il bicchiere e bevve un sorso, senza pensare. Il sapore fruttato alla fine non era male, ma nonostante tutto non poté fare a meno di arricciare un po’ le labbra. Ma poco importava. Per una volta sarebbe stata ciò che la sua età richiedeva.



    Prima parte: Tony.
    Seconda parte: Mia, Ronnie e Nessie.
    Terza parte: discorso.
    Quarta parte: Tony, Jessie, Tuesday, Zelda, Griffith.
    CHIEDO SCUSA PER LA LUNGHEZZA DEL POST. Sarà il primo ed ultimo.


    Edited by wilted flower. - 9/6/2021, 20:59
     
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    ezgif-6-500c5537af8c Invidia era un termine assente nel dizionario di Maeve Cousland. Quando voleva ottenere qualcosa, o raggiungere un obiettivo, la rossa semplicemente si attivava in modo da riuscire nell'intento - che si trattasse di arduo lavoro o impegno, alla fine la spuntava quasi sempre, grazie alla passione senza limiti che metteva in tutto ciò che faceva. In quell'occasione, tuttavia, non aveva potuto far altro che accettare - con onestà intellettuale - la scelta del Preside ricaduta su un'altra Corvonero. Non che avesse puntato chissà quanto il ruolo da Valedictorian - aveva soltanto in mente un discorso preparato di due, o tre pagine di pergamena - ma era pur sempre un'onorificenza mancata che Coriolanus le avrebbe fatto pesare quanto un macigno, nonostante la media "quasi" impeccabile ottenuta ai M.A.G.O. - nella lettera di congratulazioni che le aveva inviato, l'aveva perfino marcato con l'inchiostro quel "quasi" di troppo, facendo scemare in maniera drastica l'euforia della ragazza. Che la faccenda l'avesse infastidita nell'intimo, come suo solito non l'aveva dato comunque a vedere; stesso atteggiamento impassibile che aveva assunto all'apparenza, per la mancata conquista di ben due corone del Midsummer. Si considerava superiore, a manifestazioni così becere di rivalità ed antagonismo; ed anche se l'unico contro il quale avrebbe accettato d'arrivare seconda era Derek, la scelta di Bauldry su chi avrebbe dovuto tenere il discorso di commiato non l'aveva sconvolta più del dovuto. Era stata subito contenta per Weed, non soltanto in quanto sua amica, ma soprattutto perché della concasata conosceva le potenzialità e il brillante percorso scolastico. L'aveva infatti chiamata subito, non appena appresa la notizia, per congratularsi con lei e sostenerla quantomeno emotivamente. Quest'occasione ti sarà utile per uscire dal tuo guscio. Vai, brilla e spacca tutto Weed. Serve molto più a te, che a me. E, consapevole di ciò, aveva applaudito entusiasta al suo discorso e trovato impeccabile il modo in cui la compagna aveva preso il palco. « Ti faccio una controproposta... » mormorò sottovoce, spostandosi col viso in direzione del moro che teneva per mano, poggiando il mento contro la spalla di lui raggiunta a malapena nonostante i sandali. Dopo aver partecipato al Pride di quel pomeriggio, era passata da casa loro per il cambio d'abito, per poi presenziare alla cerimonia, il discorso della Mortimer e i primi festeggiamenti coi loro amici. Di seguito, aveva preso a passeggiare con l'Hamilton, verso la radura del Lago Nero addobbata a dovere. Anche se aveva concluso l'anno scolastico, la Corvonero non aveva ancora fatto ritorno in Scozia stavolta, non in pianta stabile come si sarebbe aspettata la famiglia in vista delle vacanze estive. Con la scusante di star aiutando il comitato feste con l'organizzazione della giornata, e al contempo di star valutando la possibilità di seguire corsi extra per via della domanda di ammissione per Magisprudenza, era rimasta ad Hogsmeade in quell'ultima settimana... Sia per allontanarsi dai familiari e respirare senza ulteriori pressioni insormontabili, diretta conseguenza dell'essere una Cousland, sia per iniziare i primi preparativi veri e propri del trasferimento che l'attendeva a Settembre. « ... Salutiamo tutti, ci congratuliamo con Weed, stiamo un po' con i ragazzi e le ragazze, facciamo due chiacchiere - che siano due - con le personalità di spicco... e più tardi ce ne andiamo? » Metodi di corruzione, parte mille. Dovremmo davvero iniziare a darci una regolata, con questa attitudine alla toccata e fuga. Ondeggiando sul posto, lasciò muovere con sé il semplice vestito candido lungo fino a metà caviglia che aveva scelto per l'occasione, rivolgendo a Derek un largo sorriso innocente carico di parole non dette. Di feste, Maeve ne aveva viste talmente tante - ed organizzate altrettante - d'aver iniziato a stufarsene molto presto. Oltre a non entusiasmarsene più. Quella però, era differente: segnava la fine e l'inizio di due percorsi collegati, ed era eccitata soprattutto per questo - meno invece, di dover star lì a sorbirsi discorsi motivazionali degli adulti, fotografi inopportuni, messaggi di soggetti come la Wallace che si credevano spiritosi, ed il caos generale dettato dagli animi esagitati dei compagni. Okay, niente pensieri negativi. Per quello aspetta domani, Maevey. Oggi è una bella giornata e ci si diverte. Punto. « Certo, a meno che tu non abbia programmi con Friday e gli altri, allora okay. Va bene lo stesso. Potresti provare a convincermi ed addolcirmi grazie al carrettino dei gelati e dello zucchero filato, in questo caso. Ma non so se basterà, per corrompermi del tutto. » Mise su un finto broncio che non riuscì a reggere per più di qualche minuto, ridacchiando e mordicchiando la spalla del ragazzo, prima di riprendere a spostarsi a passo lento fra la folla. « Oh, sai che c'è anche un banchetto per l'adozione? I volontari del rifugio degli animali sono stati molti carini. È una bella iniziativa, soprattutto d'estate con tutti gli abbandoni che ci sono. » Ed eccolo arrivare, il fulcro centrale di tutto quel discorso, che sussurrò con voce sempre più carezzevole. Era un assalto strategico, quello di Maeve, che aveva preso ad utilizzare contro Derek già da qualche settimana. Lei non era tipo da far drammi, capricci o richieste dirette come una ragazzina viziata; Lei, utilizzava un approccio molto più sottile, quasi un'arte persuasiva. Non rivelava apertamente cosa volesse, giocando e stuzzicando l'Hamilton affinché capisse senza pressioni dove volesse andare a parare. E lo so che hai recepito il messaggio; stai solo facendo lo stronzetto. Lei, indipendentemente da tutto, aveva in ogni caso in borsa un regalo per il diploma per Lui. Ma non te lo do subito, così impari. « Mh, guarda. Ci sono Hilde e Asa. » Anche se aveva preso a cercare con lo sguardo le chiome dorate di Caél e Savannah - con dei seri "progetti" impossibili da continuare a rimandare, nei quali voleva coinvolgerli l'indomani - o alcune delle Mean che aveva perso di vista, fu proprio verso l'altra coppietta che si diresse, dopo averli intravisti nella calca di studenti e Senior. Che la rossa non provasse molta simpatia per il ragazzo della sua ex-compagna di stanza, se l'era sempre tenuto per sé. Non mi hai mai convinto e mai lo farai. Ma se Hilde è contenta di accontentarsi... « Ehi, ragazzi! » Avvicinatasi ed affiancati i due, abbozzò un sorriso ad entrambi, sistemandosi la tracolla dalla catenina dorata in spalla e tiracchiando Derek con sé. « Che combinate? Non vi ho visti alla cerimonia. Weed è stata fantastica, vi siete persi il suo discorso molto toccante. E la figura imbarazzante di Thompson, che si è presentato già brillo. Per poco non incendiava la toga ed i capelli di Hannah Parker per sbaglio. Dovevate vedere la faccia della Branwell, mentre si sorbiva il piagnucolio per l'acconciatura rovinata. » Raccontando i dettagli salienti di quelle ultime ore, si soffermò con l'attenzione principalmente su Hilde, roteando gli occhi in un'espressione che avrebbe potuto essere sia divertita che annoiata. Quanta superficialità in questi discorsi... « Dimmi: come farai da Settembre senza le migliori compagne di stanza che potessero capitarti? Mi raccomando, ti affido la Torre. » Inarcò poi un sopracciglio, scherzando e rivolgendosi alla mora, che aveva imparato ad apprezzare in quegli anni di convivenza forzata. Nessuna aveva invaso troppo gli spazi dell'altra, fattore principale e positivo per la privacy di cui Maeve necessitava spesso e volentieri. « Programmi per quest'estate? Una vacanza di almeno due settimane, prima degli stage estivi, quest'anno io la pretendo. Devo solo convincere il qui presente Signor Hamilton a lasciar perdere le liste di cose da fare, ed abbandonarci al dolce far niente almeno per qualche giorno. » Ma sì, fingiamo di non avere già valigie e Passaporta personale pronte per le Maldive. « Comunque stavamo cercando gli altri per bere qualcosa tutti insieme. Vi unite a noi, o preferite restare qui? Vi vedo già affaccendati coi gelati. »

    Interagito con Derek, Hilde ed Asa.
    Menzionati Weed, Caél, Saw e le Mean in generale.
     
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    « Veronica Rigby. » Un boato si sollevò dal fondo della Sala Grande: applausi e incitamenti che Ronnie riconobbe subito come quelli della sua famiglia. E infatti, dopo aver sorriso al preside e aver stretto il proprio agognato pezzo di carta tra le mani, la giovane Rigby non sentì alcun imbarazzo nell'esternare il proprio giubilo. Sollevò vittoriosa la pergamena, inclinando il capo di lato e sorridendo a trentadue denti mentre tirava fuori la lingua per le foto che era certa sua madre le stesse scattando all'impazzata. Una volta finita la cerimonia, dire che la famiglia la travolse in pieno sarebbe l'eufemismo del secolo. Tra genitori e nonni, venne stropicciata in tutte le maniere, congratulata, resa oggetto di foto-ricordo con ogni membro della famiglia da ogni possibile angolazione e chi più ne ha più ne metta. Sua madre, inutile dirlo, era in un bagno di lacrime e sembrava volerla abbracciare ogni due minuti con abbastanza forza da ricacciarla nell'utero e impedirle di volare via dal nido. Una roba grossa, insomma: la prima di casa Rigby ad essersi diplomata, per giunta con degli ottimi voti che le avrebbero permesso di entrare nel corso universitario prescelto senza passare da Portland. Tutti erano orgogliosi di lei e i festeggiamenti si sarebbero sicuramente protratti per almeno due settimane.
    Quando riuscì finalmente a scivolar via dai famigliari, Ronnie aveva le braccia cariche di mazzi di fiori, ghirlande e dolcetti. Si avvicinò quindi a Mia, sbarrando gli occhi e scuotendo il capo con l'espressione di chi era appena uscito da un campo di battaglia. « Ti prego aiutami a portare questa roba e prendine un po' perché io non so davvero dove metterla. » disse, scaricandole un po' di quei pesi mentre si incamminava assieme a lei, Nessie e Weed in direzione dei sotterranei. « Non sento più le guance per tutti i baci-risucchio di mia madre. E mi hanno fatto fare talmente tante foto che mi è venuta una paresi facciale a forza di sorridere. » Roteò gli occhi. « E il peggio dovrà ancora venire perché minimo i miei metteranno gli stendardi per tutto il quartiere magico di Liverpool, ingigantendo ogni cosa fino all'estremo imbarazzo. » Ridacchiò. « Come minimo, conoscendo mamma, verrà fuori che il preside si è messo a piangere quando è toccato a me e che i professori si sono alzati tutti a farmi una standing ovation. » Ma per quanto potesse prenderli in giro, Ronnie si sentiva felice e provava orgoglio nei confronti della sua famiglia. Sì ok, saranno un po' bizzarri e caciaroni. Avranno pure un po' strafatto sugli outfit per non sentirsi da meno.. però mi vogliono bene e mi supportano. Ci sono sempre. Forse non la voglio, una famiglia tutta contenuta che fa sempre bella figura e applaude piano come se fosse all'opera. Forse mi piacciono i cori da stadio.
    [..] « Ok, capisco che ho fatto un po' la cafona su questa storia, ma giuro che ho una spiegazione validissima. Vero Ronnie? » Si fermò dall'arduo compito di laccarsi le ciglia con più strati di mascara, voltandosi solo per annuire. « Validissima! » « Va beh comunque ci siamo sposati e sticazzi. Non è poi chissà cosa. La gente si sposa di continuo alla nostra età. » Si fermò di nuovo, aggrottando leggermente la fronte con aria divertita mentre lanciava uno sguardo eloquente a Nessie dallo specchio. Eh ma infatti pieno così di gente sposata nella nostra classe. « Quindi tristi e sole siamo rimaste solo io e me stessa. Buono a sapersi. » commentò ironica, ridacchiando prima di riprendere quegli ultimi ritocchi del trucco. « [..] Cioè ragà si fanno chiamare veramente le Mean Girls. Io davvero non ce la faccio! » Richiuse il rossetto, facendo schioccare le labbra prima di lanciare un'occhiata esterrefatta a Mia. « Mi prendi per il culo? Cioè.. è proprio quello il nome del gruppo? » Scoppiò a ridere, ravvivandosi i lunghi capelli castani prima di mettersi di profilo di fronte allo specchio per accertarsi che l'outfit fosse tutto a posto. Rimase in silenzio mentre la migliore amica registrava il messaggio vocale indirizzato alle Mean Girls, mordendosi più volte l'interno delle guance per frenare la propria ilarità. « Cioè ma vi rendete conto che ci siamo pure andati a Capodanno con loro? Boh volevo mezzo morire. Io voglio chiedere i danni morali per questa violenza psicologica. » Si voltò con un sospiro, raggiungendo a lunghi passi uno dei letti per buttarvisi sopra a sedere. « Vi dirò.. alcune cose mi mancheranno, ma sono proprio contenta che questa fase della vita sia finita. Non proverò alcuna nostalgia verso questo dover necessariamente fingere che ci stiamo tutti simpatici. » proferì, sollevando gli occhi al soffitto per rimarcare il concetto. « Ognuno per la sua strada, ognuno con la gente che si sceglie e tanti cari saluti. » E detto questo, passò uno sguardo serio tra tutte le presenti. « Io vi avviso: alle cene di classe non mi presento. Ma chi la vuole rivedere certa gente, dai! Ste rimpatriate false per farsi i cazzi degli altri anche no, per piacere. »

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    Tra migliori amiche non c'è bisogno di dirsele certe cose, e non appena Veronica colse con la coda dell'occhio i movimenti di Mia nel prendere il cellulare, capì che era giunto per lei il momento di dileguarsi in sordina. Prese infatti Nessie a braccetto, facendole muto cenno col capo di seguirla verso il vivo della festa. « Fidati.. non vuoi passare il resto della serata a chiederti cosa facciano due lycan nelle loro teste. » commentò al suo orecchio per sovrastare la musica, sorridendo tra sé e sé prima di sfociare in una risata genuina e allungare il passo in direzione del primo bancone a tiro. « Per me un Mojito. E vedi di abbondare col rum! Mi sono appena diplomata, sai. » disse tutta tronfia, drizzando le spalle e buttando il petto in fuori mentre si ravvivava i capelli. « Beh allora offre la casa. » Ecco, era qui che ti volevo, capo. Rivolse un grosso sorriso al barista, volgendo poi lo sguardo a Nessie come a dirle: "Vedi? Un gioco da ragazzi". Da brava ragazza con le finanze strette, Ronnie era un'esperta nel farsi offrire da bere. Fortuna voleva che si ubriacasse con poco e che, dunque, non pesasse sul portafoglio di nessuno. E infatti, arrivata al fondo di quel Mojito, Ronnie si sentiva già più allegra. Di sicuro abbastanza da sbattere la mano sul bancone con una certa foga. « Cioè ma secondo te è chiedere tanto? Guarda, tutti che pomiciano, tutti che si strusciano. A me pare ingiusto, sinceramente. Così, in faccia alla gente. » Scosse il capo con veemenza, puntando gli occhi in quelli di Nessie. « No ma dico.. è troppo? È troppo chiedere che anche a me piombi un bel manzo che mi tratta come una principessa e poi mi sbatte al muro come si deve? Perché io credo di meritarmelo. » Sbuffò, poggiando il gomito sul bancone e il mento sul palmo della mano. Pausa. « Nessie ma secondo te sono una cessa? Dimmelo se lo sono. Preferisco saperlo da qualcuno di cui mi fido piuttosto che.. bo.. altro. » Cosa, nello specifico, non lo sapeva nemmeno lei. E infatti voltò lo sguardo ad osservare il casino di gente festante che affollava la tenuta. I suoi occhi sembrarono tuttavia venir catturati da un gruppetto nello specifico, armato di sparacoriandoli, al centro del quale vi era un ragazzo con la corona d'alloro. Un'idea le guizzò per la testa, facendola subito drizzare con le spalle dritte per dare di gomito alla compagna. « Ness! Ma Gauthier non era il tuo tutor? Non sapevo si laureasse. » Fece una breve pausa, lasciando sedimentare quel germoglio di idea che le era balenata in testa, voltandosi poi a scoccarle uno sguardo molto eloquente. Balzò quindi giù dallo sgabello, prendendola per mano per invitarla a fare lo stesso. « Ci imbuchiamo. Dai, tu lo conosci pure quindi ci sta che gli fai gli auguri. Poi si sa com'è: una cosa tira l'altra e ti invitano a rimanere. Guarda lì che pascolo, Ness! » Eh no, noi questa serata non la finiamo a dire il rosario. « Non pensare. Bevi. Anzi, pensa solo a una cosa: come ce li spartiamo? » Tutti discorsi che si sarebbero dovuti fare al bancone, ma a cui Veronica sembrò pensare solo lì, a metà strada.

    Interagito con Mia, Weed e Nessie
    Citato Fitz e il gruppetto della laurea


     
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    « Lago.. certo. Dopo.. » Inarcò un sopracciglio. « Non pensavo l'avrei mai detto ma.. gli occhi sono quassù. » proferì ironico, passando indice e medio dall'indicare il proprio petto all'indicare lo sguardo, sorridendo nel mentre. Pensavo che me la sarei sentita dire, prima o poi, una frase del genere. E invece.. « Stai bene comunque.. non avevo capito che ti saresti cambiato anche tu. » « Beh non è che potevo venire vestito da cerimonia. Sarei stato fuori luogo. » Si strinse nelle spalle, convinto di quelle parole. In fin dei conti c'era un momento e un luogo per ogni cosa, e di certo sarebbe stato ridicolo se si fosse presentato in camicia e pantaloni eleganti. « Comunque grazie. Direi che anche tu sei molto in linea con l'ambiente. » Le scoccò un occhiolino giocoso, prendendo un sorso del proprio gin tonic mentre la squadrava da capo a piedi. « Beh, comunque, in altre circostanze avrei detto pista da ballo, ma se devo essere del tutto onesta con te, questa storia dei punti sta iniziando a starmi davvero stretta. E poi - giusto per dovere di cronaca - ho realizzato che non m'interessa essere una mean girl. Mi sono diplomata - cavolo! - mi sono addirittura sposata. Credo proprio di essere una brava ragazza. » Rise, sinceramente divertito da quelle parole, prima di sporgersi a stamparle un bacio sulla fronte. « Allora mi sa che hanno proprio ragione quando dicono che l'abito non fa il monaco. » Perché questo non è decisamente l'outfit di una brava ragazza. E penso non lo sia in Giappone, ma nemmeno in Inghilterra. Non che a nessuno importasse qualcosa, dato che dal momento in cui era entrato alla festa aveva visto più tette e culi all'aria di quanti ne avesse mai adocchiati in vita propria. Ma ormai ci aveva un po' fatto l'abitudine a quello stile più libertino dell'Occidente che nei primi tempi lo aveva lasciato a dir poco scandalizzato. « Ho fame! Prendiamo questi fritti. » Annuì, indicandole eloquentemente la strada verso il banco delle fritture. E fu allora che Mia si voltò, dando modo a Raiden di vedere il retro del vestito. Un retro che, a dirla tutta, non esisteva. Sgranò gli occhi, guardandosi intorno come se avesse appena rubato qualcosa in un negozio e stesse cercando di accertarsi che nessuno lo avesse visto. Inutile dirlo: gli bastò quella breve occhiata attorno a sé per rendersi conto di non essere l'unico con il senso della vista. Si schiarì quindi la gola, affrettando il passo per affiancarsi alla Serpeverde e avvolgerle con naturalezza un braccio attorno alla vita, sporgendosi quanto bastava per darle un bacio sulla tempia. Vedete un po' che dovete fare. Ma se è vero che non si è mai troppo cauti, il giovane Yagami passò comunque ogni momento in piedi alle spalle di Mia, schermando come poteva la visuale del suo didietro da occhi indiscreti. Fu dunque quasi un sollievo quando si misero finalmente a sedere. « A proposito di brave ragazze e.. di premi meritatissimi.. » Inarcò un sopracciglio, fissandola con un'espressione tra il divertito e l'interrogativo. « ..il mio regalo di diploma? Mica puoi portarmi i fiori e tutte cose e poi no darmi niente quando effettivamente - e modestamente, aggiungerei - me lo merito. » Fece per rispondere, ma le sue parole vennero tagliate dal siparietto casualissimo di Mia, che attirò il suo sguardo e la sua attenzione altrove, portandolo a stringere le labbra in una linea maliziosa. Davvero? È così che te la vuoi giocare? Pessima. Pessima e disonesta. E infatti scosse leggermente il capo, fissandola negli occhi come a farle intendere che aveva capito esattamente cosa stesse facendo. « Ops.. sbadatissima
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    proprio. Ogni tanto quando mi prende la fame proprio non mi controllo. Un casino! »
    « Però dovresti. Sai.. dato che hai detto di essere una brava ragazza, adesso. » Sciabolò le sopracciglia, sorridendole sornione prima di intingere una patatina nella salsa e mangiarsela in un sol boccone. Scrollò tuttavia le spalle, come ad allontanare il discorso. « Per quanto riguarda il regalo, diciamo che non potevo portarmelo dietro e che dovremo passare a ritirarlo domani in tarda mattinata. Sì, anche tu. È già tutto pianificato. Prendiamo la macchina, non è distante. » Si strinse nelle spalle con semplicità, agganciandosi al dito un calamaro fritto che fece presto la stessa fine della patatina. Le scoccò quindi un'occhiata da sotto le ciglia. « Oltre questo non mi estorcerai altro, quindi sii paziente, ok? » Parole piuttosto semplici, ma che sembravano caricate di un significato ulteriore, visto il tono basso e lo sguardo fermo con cui le pronunciò. E infatti, come a coronare il concetto, si avventò col viso in avanti per addentare il gamberetto che Mia aveva ancora a mezz'aria, preoccupandosi di tenere gli occhi ben fissi su di lei mentre le inglobava parte delle dita, leccandovi via la salsa. Una volta deglutito tornò lentamente alla posizione iniziale, prendendo a sua volta un gamberetto, che intinse nella salsa e mostrò a lei con un sorriso angelico. « Visto? Così non ci si sporca. Nemmeno quando ti prende la fame fuori controllo. » Fece una pausa, avvicinandole al volto la mano che teneva il gambero. Si umettò le labbra, sollevando il mento come ad osservare meglio quella scena con una malizia controllata mentre la incitava in un sussurro « Da brava.. »

    Tutto per la waifu

     
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    Che Olympia non voglia partecipare a quella grande cerimonia è indubbio. Ha passato i giorni precedenti fingendo tranquillità e sorrisi che le hanno fatto indolenzire le guance per quanto fossero falsi. Ha fatto il suo, decisa a finire quell'anno da senior con l'impegno massimo. Decisa a non dare alcun appiglio possibile di chiacchiera riguardo i problemi che la famiglia Potter ha in casa. Partecipare ad una festa le sembra terribilmente ipocrita da parte sua, si sente di fare un torto a James, ma d'altra parte la linea da tenere in famiglia è apparsa chiara fin da subito: mantenere le apparenze, non mostrare il fianco per dar modo di parlare ulteriormente. Così, ingoiando il rospo, seppur fino all'ultimo fosse piuttosto convinta di non presenziare alla cerimonia dei diplomi, lo fa. Sorride, ormai quasi automaticamente, applaude i vari nomi, mettendo un po' più d'entusiasmo e sincerità nel vedere Tonya, Veronica e Maeve salire a ritirare le loro pergamene. Si dilegua velocemente, poi, facendo un pit stop a casa ad Hogsmeade, prendendo dall'armadio le prime due cose che le vengono su, senza metterci troppo impegno. Tanto rimarrò giusto il tempo per non far giungere nessuno a conclusioni affrettate sul mio bidone. E' probabilmente quell'ansia sociale che le si è ricamata addosso da Marzo a questa parte, quella che la vuole a fingere che di facciata sia tutto okay, a farle venir voglia di cucinare.
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    Guarda verso l'alto a fissare l'orologio decidendo che tanto, in caso, qualche minuto di ritardo non lo noterà nessuno. Si rilassa così, con una mano impegnata a maneggiare i composti con la bacchetta e con l'altra che impugna un calice nel quale si è versata un po' di vino bianco, giusto per alleggerirsi un po'. Qualche ora più tardi cammina decisamente un po' su di giri per la tenuta del castello, tra lucine e festoni colorati. La borsetta che pesa giusto un po' di più per il contenitore nel quale ha riposto i brownies al cioccolato. « Mun, c'è troppa gente, non ti trovo, dove sei? » Dice contro la cornetta del telefono non appena la mora risponde. Si guarda intorno, sentendosi improvvisamente fuori posto. Per questo tira fuori un dolcetto e comincia a sbocconcellarlo, annuendo con la bocca alle indicazioni di Mun seppur forse non le stia ascoltando davvero. Smettila di guardarmi, non sono lo zimbello del villaggio pensa non appena mette giù e vede una bionda fissarla. Che poi non stia guardando assolutamente lei, Olympia non lo sa. E' tentata di andare lì e chiederle spiegazioni, ma la fortuna vuole che si imbatte in suo fratello in quel momento. Oh, finalmente. Si scorda immediatamente della bionda e si fa avanti ad abbracciarlo. « Eccoti! » Esclama in un sorriso ridacchiante prima di scorgere Mun al suo fianco. Allora si stacca da lui e abbraccia pure lei, passandole il braccio intorno alla schiena. « Eccovi! » Saluta anche lei prima di mandare giù l'ultimo boccone di brownies. Allora si illumina, facendo un passo all'indietro, trasognante mentre apre la borsa solo dopo aver dato un'occhiata intorno a sé. « Sono anche per voi, ma è un segreto, mi raccomando. » Dice con fare cospiratorio, prima di sorridere come se avesse fatto una battuta super divertente. « Chi altro -» c'è? Intravede solo in quel momento Fitz, nelle vicinanze. Oh già, me l'aveva detto Albus. Caspita, vi ho interrotti? Poco importa perché quel suo stato sognante persiste mentre sorride al ragazzo, a trentadue denti. « Oh ciao a tutti e congratulazioni Fitz. Come ci si sente ad essere dottore? » Butta lì la domanda, sentendosi comunque abbastanza lucida da non avvicinarsi a fargli le feste, vista la ben poca confidenza. « Prima o poi, te lo dico, dovrai mettere da parte mio fratello per qualche oretta e fotografare me. Cioè fai delle foto meravigliose, ma come fai? Wow. » Continua, con un trasporto che stride particolarmente con la luce spenta nei suoi occhi verdognoli. Ma dobbiamo divertirci, dobbiamo continuare a fare le belle statutine. Dobbiamo farlo per James. Così si guarda intorno e ha la brillante idea quando vede il tavolo poco distante. « No vabbè c'è anche il beer pong. » Lo dice quasi con stupore, accorgendosi soltanto dopo di quanto possa risultare ridicola la cosa. « Cioè, lo sapevo già. Ce l'abbiamo messo noi. » Guarda Mun, con una risata sulle labbra. « Un piccolo spoiler: è fear pong. » Alla faccia del piccolo. « Voglio giocare. Chi viene? » E senza aspettare che qualcuno si faccia avanti, semplicemente va.

    Madonna, che disagio.
    Interagito con Mun, Albus, Fitz, salutato in generale un po' tutti quelli che sono nelle vicinanze.
    Menzionate Tonya, Veronica e Maeve, so proud di voi donzelle ❤
    Vi prego, qualcuno vada a giocare a Fear Pong con lei. Grz.
    Ah, se qualcuno vuole dei brownies corretti, si faccia avanti.

     
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    « Però dovresti. Sai.. dato che hai detto di essere una brava ragazza, adesso. » Stirò un leggero sorriso Mia, trionfante di fronte alla sua bravata, inclinando appena la testa di lato. « Perché dovrei scusa? La mancanza di controllo è riservata solo alle cattive ragazze? » Inarca appena le sopracciglia mostrandosi piuttosto sorpresa. « Da quando? » Si sentiva sicura di sé Mia, fasciata in quel vestito dalle palesi semitrasparenze; un bel trucco e una felicità sotterranea relegata alle sue recenti conquiste scolastiche che non riusciva a nascondere. Era il suo giorno e Mia sembrava voler cavalcare quell'onda fino in fondo, godendosi l'apice di quella felicità senza paura di mostrarsi un po' troppo spaccona e sopra le righe. « Per quanto riguarda il regalo, diciamo che non potevo portarmelo dietro e che dovremo passare a ritirarlo domani in tarda mattinata. Sì, anche tu. È già tutto pianificato. Prendiamo la macchina, non è distante. » In che senso andiamo a ritirarlo domani mattina. Che Mia fosse una personalità estremamente curiosa non era certo una novità. Accolse infatti quella mancanza di informazioni corrugando appena la fronte. « Va beh però se mi dici così io voglio sapere. » In realtà c'era un leggero velo di delusione nel tono di lei, seppur cercasse di nasconderlo dietro un'espressione divertita. « Oltre questo non mi estorcerai altro, quindi sii paziente, ok? » A volte mi prendi proprio in parola tu, eh? E infatti sospirò volgendo lo sguardo sulla distesa del lago inumidendosi appena le labbra sospirando. Si aspettava una risposta differente? Forse; ma se così era, Mia non diede grandi cenni di cedimento, nonostante si sentiva come se avesse le farfalle nello stomaco. Un torpore piacevole stuzzicò le sue terminazioni nervose, portandola a stringersi nelle spalle in maniera meno energica del solito. « Peccato.. » Commentò solo, senza riportare lo sguardo su di lui. Ma fu in quel momento che il moro si avventò sul gamberetto che aveva ancora tra le mani, costringendola ad accennare un leggero sorriso che non riuscì a nascondere. Tuttavia, non riportò lo sguardo su di lui, non essendo certa di voler sapere a quale espressione avrebbe dovuto accostare il tono basso e controllato della voce di lui. Nonostante il suo atteggiamento scherzoso di prima, Raiden era calmo, di una calma insolita. Per quanto tentasse di scandagliare velocemente la sfera emotiva di lui, non riusciva a leggervi poi molto. Furono tuttavia i suoi movimenti seguenti a destare la sua curiosità, e quindi scostare lo sguardo dal buio oltre la riva fu automatico. Un gamberetto sollevato all'altezza del suo volto comparve di colpo nel suo campo visivo. « Visto? Così non ci si sporca. Nemmeno quando ti prende la fame fuori controllo. »
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    Per qualche istante, Mia osservò il boccone con leggero stupore, sentendosi stranamente osservata. E semmai ci fossero dubbi su quale fosse il senso di quel gesto, Mia ebbe una dimostrazione piuttosto eloquente di quanto Raiden si aspettava, nel momento stesso in cui le sussurrò un « Da brava.. » che non rientrava affatto nello spettro scherzoso che spesso mantenevano ogni qual volta momenti del genere capitassero. Non era certo la prima volta che si imboccavano a vicenda; e allora perché è diverso? Deglutì Mia, schiudendo con incertezza le labbra massaggiandosi appena il collo, distanziandosi contemporaneamente per un istante da quel gesto, quasi come se volesse rifiutarsi di farlo. So mangiare da sola, avrebbe voluto dirgli, eppure non disse niente, corrugando piuttosto la fronte inumidendosi allo stesso tempo le labbra. Era come se si trovasse sull'orlo di un precipizio. Da una parte il caldo abbraccio e le certezze della terra ferma, dall'altra la liberatoria sensazione della caduta. L'adrenalina. La curiosità. Il rischio. E se dovessi schiantarmi? E se invece non dovesse succedere? Tutte cose che in un modo o nell'altro si profilarono nella mente di Mia, percependo l'insolita atmosfera viziosa che li circondava. E allora deglutì nuovamente avvicinando le labbra alle dita di lui inglobando il gamberetto con un senso di incertezza; un gesto quello che la portò a emulare quasi sovrappensiero le mosse di lui di poco fa. Inglobò parte delle sue dita, respirando con lentezza, quasi tentasse di mantenere stabile il battito cardiaco. E poi si ritirò, masticando lentamente, evitando di proposito lo sguardo di lui mentre le guance andavano senza preavviso in fiamme, suscitandole sensazioni del tutto inedite. Non ho fatto niente, eppure si sentiva come se avesse fatto qualcosa il cui peso era da entrambi caricato oltremisura per mutuo consenso e interesse. Masticò in silenzio, tornando a osservare la distesa scura delle acque del Lago Nero, mentre un po' alla volta, man mano che riconosceva in quella calma di lui qualcos'altro, forse compiacimento, la sua chioma assumeva velocemente una tinta violacea che tese sempre di più verso un color pastello. Non era in grado di nascondere certe reazioni neanche se avesse voluto. Era un libro aperto, Mia, e nonostante si impegnasse a ignorare di proposito il tutto, era innegabile che qualcosa fosse cambiato nella sua aura, non a caso si portò la cannuccia del cocktail alle labbra, svuotando metà bicchiere, un sorso dopo l'altro, nella speranza che la bevanda ghiacciata potesse spegnere il fuoco nelle sue guance. « E.. - diciamo - cosa succede se non dovessi essere paziente.. o sotto controllo..? » Il suo fu un sussurro, mentre continuava a mantenere lo sguardo fermo di fronte a sé. Il mondo si muoveva attorno a loro, ma Mia e Raiden si trovavano in una bolla, anche senza attingere al loro contatto. In tutta risposta si morse l'interno delle guance e afferrò una patatina intingendola nella salsa abbondantemente, a modo suo, portandosela poi alle labbra. « In fondo sei tu quello paziente tra i due. » La sua attenzione venne di colpo attirata dall'allegro gruppo di ragazzi che stava uscendo dal lago. Jeff doveva averli visti, perché prese ad agitare una mano per aria, portando Mia ad accennare un leggero sorriso che tuttavia accentuò il rossore nelle guance di lei. « Che accollo, cazzo. » Esalò quasi impercettibilmente mentre chiudeva gli occhi. « Forse è meglio andare a salutare.. prima però.. » Si schiarì la voce. « Mi serve un minuto. Vado a cercare dell'acqua. » Pausa. « Vi trovo là? » Parlava piano, Mia, quasi come se avesse fatto qualcosa di male e dovesse custodire un terribile segreto.


     
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