{GRADUATION} Kids, you’ll move mountains

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    « Ehi, bambola! » Aldilà del vialetto, la figura imponente del Grifondoro si staglia agli occhi della brunetta. Le va in contro, il ragazzo, un sorriso che ha del sincero ad illuminargli il volto solitamente imbronciato. E' felice di vederla, e lo è davvero. Nelle ultime settimane, dopo la fine delle lezioni, si son visti davvero poco perchè Hilde, la sua ragazza, sembra aver avuto da fare. Fattore questo che ad un soggetto come Asa, tossico per natura, ha infastidito e non poco. « Finalmente! » Asserisce infatti, chinandosi su di lei per rubarle un bacio, mentre la solleva da terra in un abbraccio, come fosse una piuma. Allontanatosi poi, rimane in un silenzio che non presagisce nulla di buono, mentre la squadra, attentamente. E sembra in procinto di dire qualcosa, ma lei lo interrompe. Per fortuna. « Ci voleva proprio una festa! Dopo che Potter ha rubato la scena a tutti al Golden Match, l'unica cosa che voglio vedere è il caos di gente ubriaca. Non ne posso più di tutta questa attenzione nei confronti di quel barbaro e di tutta la gente che gli gira attorno. » « Siamo cattivelle oggi, mh? Mi piace. » La punzecchia in una risata, mentre -tenendola per mano- si incamminano verso la tenuta. « Che ne dici di attirarla noi l'attenzione, questa sera? » Le sussurra all'orecchio, bloccandosi per un istante, impedendole il tragitto. Fa per avvicinarsi, il gigante, per stringerla in quello che si rivelerebbe un abbraccio che di amichevole dimostrerebbe ben poco, quando lei lo precede, sgattaiolando di lato, in direzione di una bancarella. Sbuffa, Asa, imbronciato. E mentre la segue, arrivati ormai nel bel mezzo della folla, ricorda bene il motivo del suo improvviso silenzio di poco prima. « Dovevi per forza mettere un vestito così corto? » Mormora, mentre l'affianca, lanciando un'occhiata di sbieco al ragazzo dietro al banco dei gelati. Tu prova a guardare oltre la panna montata, che ti ci affogo dentro. « C'è un sacco di gente.. » Un commento che resta in sospeso tra loro, prima di decidersi a scegliere il proprio gelato; mela verde e fragola. Ci impiega poi un po' a ricercare qualche spicciolo in tasca, frutto di chissà quale malefatta portata al termine in quegli ultimi giorni. Infine, quando la Corvonero intreccia le dita alle sue, decide di lasciar perdere, rilassandosi. E riesce a distrarlo assai bene, la ragazza, mentre non indugia a chinarsi verso il suo gelato, soffermandovisi su per qualche minuto di troppo. Inarca un sopracciglio, Asa, e mentre la osserva, un brivido gli percorre la schiena. « Magari prima di andare via, ne prendiamo un po' da portare via. Che ne dici? » Un sorriso gli piega l'angolo sinistro delle labbra, e prima che lei possa scostarsi, la incastra, il Grifondoro, intrappolandola sotto il proprio braccio. Così non scappi. « Cerchiamo gli altri? Voglio congratularmi con Weed e Maeve e poi dobbiamo salutare Derek. Voglio proprio sapere quali sono i nuovi mostri di questa cerimonia. » « Oh sì, andiamo! » E finge indifferenza, a quel punto, nonostante indifferente non lo sia affatto. Mentre camminano, infatti, il braccio dapprima riposto sulle spalle di lei si scosta, mentre le dita affusolate vanno ad insinuarsi aldilà dei pantaloncini corti, da dietro. La mano si poggia sul suo sedere, che stringe con forza, mentre continua a mangiare il proprio gelato con naturalezza, non importandosene se qualcuno dovesse vederli. Anzi, non gli dispiacerebbe, nel caso. Ad una mente contorta come la sua, farebbe addirittura piacere, dimostrare quanto ciò che c'è di scoperto sia effettivamente suo. E di nessun altro. Ed infine, come a volerlo ribadire, si fa strada in un attimo fugace, due dita che vanno a poggiarsi sugli slip di lei, proprio in mezzo alle gambe. « Lo sai che sei tu il mio gusto preferito, sì? » Un sussurro all'orecchio, mentre attua una leggera pressione. Quando poi sembra voler varcare quell'unico impedimento che lo separa da ciò che effettivamente vorrebbe, si scosta, d'improvviso, allontanandosi. « Uh, c'è Maeve! » Un'espressione che ha del dispettoso a dipingergli il volto, mentre dopo averla salutata con un cenno del capo -si sa, in fondo, Asa non ha mai primeggiato in socievolezza!- ascolta il discorso della rossa, ormai a pochi passi da loro. « Complimenti, Cousland. Mi dispiace che ci abbandoni » Si inserisce -svogliato- tra una frase ed un'altra, decidendo di non commentare il discorso sulla cerimonia, perchè in fondo, al nostro King, non frega proprio un cazzo. « Eri forse la caposcuola che meno di tutti avrei spedito in infermeria.. » Si stringe nelle spalle con un'espressione che ha del teatrale, infine -poi- si volta verso Hilde. « Che dici? Ci uniamo a loro, o non abbiamo ancora finito coi gelati? »
    Interagito con Hilde e Maeve (sksalo, è asociale)!
     
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    È quasi fluttuando che attraversa l’ingresso principale del castello, i volant dell'abitino che si muovono con lei. L’entrata è ancora uguale, i dipinti gli stessi, il corridoio sempre una lunga camminata verso l’ignoto, i grandi archi a volta che l’hanno immediatamente rapita, ora come la prima volta, sono ancora lì, a fissarla dall’alto — ma l’aria, l’aria è diversa. Sorride, Ella. Alla fine, la tristezza delle settimane precedenti è scemata verso l’orgoglio. La soddisfazione di vedere diplomata soprattutto Max, che temeva così tanto la bocciatura, è impagabile, soprattutto dopo la chiacchierata di qualche tempo fa.
    La Sala Grande pullula di teste, così tante che contarle pare impossibile — caratteristico di questi eventi, come ha potuto notare negli ultimi due anni. E per la prima volta, è una sola nello specifico che cerca tra la folla di studenti e collegiali. Lo trova mentre cammina verso il suo tavolo, l’ultimo in fondo, in piedi con le spalle poggiate al muro. E per una frazione di secondo, sente distintamente il cuore mancare un battito. Arrossisce, mentre si avvicina, alzando la mano per salutarlo nel tragitto — tenta di tenere l’andatura tranquilla, ancora quasi danzante, nonostante l’impulso di accorrere in fretta. «Ciao», si posiziona al fianco di Harvey, abbandonandosi a sua volta contro la parete. Piccoli aghi sembrano volerle bucare le guance, che bruciano mentre cerca di evitare il contatto visivo, a cui, alla fine, si abbandona, «Come hai passato questi giorni a casa?».
    […] Durante il discorso del preside e poi quello di Weed, Ella se ne sta con gli occhi puntati sul podio, quella strana sensazione di orgoglio che ancora le monta nel petto, nonostante nessuna di quelle vittorie sia sua. L’empatia, a volte, gioca dei bellissimi scherzi. Trova il caschetto di Max, seduta al suo medesimo tavolo ma qualche sagoma più in là, e le sorride, alzando un bicchiere di succo di zucca. Alla tua, ce l’hai fatta!
    […] «È stato un bel discorso, no?», commenta, Ella, gli occhi che non riescono a staccarsi dalle lucine colorate che adornano ogni angolo della tenuta, «È tutto così magico…», ricorda di aver detto ad Harvey qualcosa di simile, l’anno prima, al Midsummer. Una sensazione di déjà-vu che però non è altro che piacevole. «Vorrei congratularmi con Weed appena riesco a vederla…», più a se stessa che a lui, come se stesse parlando ad alta voce.
    La festa è iniziata da un po’, e già una moltitudine di ragazzi sudati si dimena sulla pista da ballo tra i festeggiamenti generali. D’altronde, questa è anche la laurea di molti collegiali. In lontananza, scorge i capelli rossi di Olympia che festeggia con gli amici, e sorride, in maniera un po’ dolce-amara. «Vuoi prendere qualcosa da-», ma non fa in tempo a finire la frase, Ella, che distrattamente intoppa con la spalla contro a quella di qualcun altro che trotta verso uno dei banconi. I suoi occhi saettano verso quelli dell’altra, ed Ella la riconosce. «Mia!», esclama — non ricorda se le ha mai parlato di persona, anche se non ci giurerebbe, come al solito. «Scusa se non ho risposto ai tuoi messaggi sul gruppo, li ho visti troppo tardi… ero molto presa da un libro oggi… ma- complimenti per i M.A.G.O.!», esclama, alla fine, improvvisamente presa da un attacco di parlantina — rispetto al solito, quantomeno — che nemmeno lei riesce a comprendere. È come se, al fianco di Harvey, la paura del mondo un po’ si allentasse. Non le è piaciuto leggere i messaggi delle amiche — o la non risposta di alcune, più che altro, sul gruppo di Whatsapp, mentre si preparava per la serata. Perciò, a Mia rivolge un gran sorriso: «Se- se vuoi fare quel brindisi ora, sarei molto contenta!».


    Prima parte: Harvey, menzionata Max
    Seconda, brevissima, cenno a Max
    Terza: Harvey e Mia, menzionate Weed e Olympia + le Mean
     
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    « Dovevi per forza mettere un vestito così corto? C'è un sacco di gente.. » Lo sguardo angelico della Corvonero ricerca quello del suo ragazzo, con una pattina di apparente mortificazione. « Non ti piace? » Pausa, mentre inclina la testa di lato. « L'ho messo solo per te.. » ..e per chiunque abbia occhi per poter guardare. E non c'erano dubbi sul fatto che la giovane Zabini avesse scelto di proposito la cosa più corta che potesse trovare all'interno della boutique in cui si era rifornita. Sapevo che ti avrebbe fatto arrabbiare e impazzire contemporaneamente. E infatti, bastò giocherellare col suo gelato per distrarlo da quel incidente di percorso di fronte al quale Hilde sembrò mostrarsi mortificata, con un'aria decisamente remissiva, che lo portò a tenersi ancora più vicina a lui, quasi come se dovesse scusarsi di qualcosa. Resta leggermente stupita dai gesti di lui, deglutendo appena prima di portarsi il gelato alle labbra sollevando lo sguardo nella sua direzione. Asa dal canto suo, sembra preferire il suo gelato, obbligando a mordersi il labbro inferiore, mentre le dita di lui sfidano i limiti della decenza in piena vista; un atteggiamento quello che porta Hilde a guardarsi attorno con aria circoscritta, aggrappandosi al contempo al suo fianco con quasi come se potesse rendere più naturale quella presa che alla fine esercita una pressione piacevole sul suo punto sensibile. « Amore.. » « Lo sai che sei tu il mio gusto preferito, sì? » Si schiarisce la voce, Hilde, e poi di colpo tutto finisce. « Uh, c'è Maeve! » E sospira Hilde, mentre si costringe a sorridere nel incontrare lo sguardo dell'amica. « E Derek! » Asserisce con altrettanto entusiasmo. « Vi stavo giusto cercando. Congratulazioni ragazzi! I quadri non mentono, avete avuto dei risultati spaventosi! Non che ci fossero dubbi. » E quindi, scostatasi dal fianco del suo ragazzo, abbraccia prima Maeve e poi Derek, congratulandosi con loro con quel po' di calore che si confà tra amici. E così parte un giro di frivolezze, tipiche di quelle feste, tempo in cui ogni tanto, Hilde guarda lo schermo del cellulare, digitando qualche parola, ben attenta a tenersi le sue conversazioni solo per sé. « Dimmi: come farai da Settembre senza le migliori compagne di stanza che potessero capitarti? Mi raccomando, ti affido la Torre. » Prenderò controllo di tutto. Si strinse nelle spalle Hilde sospirando con un senso di nostalgia. Se fosse effettivamente una persona affettuosa, potrebbe addirittura ammettere che Weed e Maeve sono state delle ottime compagne di stanza e amiche. A modo suo, avrebbe sentito la loro mancanza.
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    « Il mio piano è ricordare ogni insegnamento ed esempio che mi avete dato e applicarlo ogni giorno. Alle mie nuove compagne dirò: attente a voi, state sostituendo due fuori classe. » Una tipica risposta da Miss Universo. In questo, la giovane Zabini era un asso. « Programmi per quest'estate? Una vacanza di almeno due settimane, prima degli stage estivi, quest'anno io la pretendo. Devo solo convincere il qui presente Signor Hamilton a lasciar perdere le liste di cose da fare, ed abbandonarci al dolce far niente almeno per qualche giorno. » Solleva lo sguardo in direzione di Asa, cosciente del fatto che non ne hanno parlato, e che Hilde oltrettutto, di piani per l'estate ne ha diversi. Programmi sì, ma in solitaria. « Mmmmmh, mi piacerebbe farmi qualche giorno sullo yacht.. forse? Che ne dici amore, ti va? Salpiamo verso Marsiglia, perché no addirittura Portofino. Volete unirvi? Ovviamente c'è abbastanza spazio per la privacy di tutti. » E dicendo ciò stirò un sorriso leggermente malizioso che rivolse a Derek e Maeve. « Comunque stavamo cercando gli altri per bere qualcosa tutti insieme. Vi unite a noi, o preferite restare qui? Vi vedo già affaccendati coi gelati. » « Che dici? Ci uniamo a loro, o non abbiamo ancora finito coi gelati? » Tesoro non abbiamo neanche cominciato. E questa era una promessa che Hilde gli avrebbe fatto anche a voce se solo non fossero stati in compagnia di Derek e Maeve. Sospirò, la giovane Zabini stringendosi nelle spalle. « In realtà mi hanno scritto degli amici.. stanno organizzando un torneo di freccette. Stasera volge tutto verso il piccante quindi chissà.. » Se non lo è già piccante, lo diventerà a brevissimo. Inclinò quindi la testa osservando entrambi con un'aria di sfida. « Volete unirvi? Un po' di sana competizione non ha mai fatto male a nessuno. Sicuramente vorrei salutarli. Poi al massimo se non ci piace, possiamo farci un bel brindisi altrove. » Non le dispiace d'altronde passare un po' di tempo con Maeve, specie perché sarebbe stato comunque insolito fare a meno della sua presenza quotidiana. La prese quindi a braccetto lasciandosi i due ragazzi dietro; la tipica fenomenologia delle uscite a quattro. Le ragazze davanti, e i ragazzi dietro. Inutile dire che trovò piuttosto divertente la consapevolezza che Asa e Derek non avevano proprio nulla da spartirsi. La giovane Hilde dal canto suo commentò in compagnia della rossa questa e quell'altra cosa, lasciandosi raccontare altre figuracce della giornata ridendo e scherzando serenamente, cercando al contempo di individuare lo stand delle freccette. Lungo il percorso, tuttavia, una figura nello specifico attirò la sua attenzione. Non poté fare a meno di sollevare un sopracciglio stirando un leggero sorriso mentre si voltava verso Asa. « Amore, guarda c'è Alyssa. » Loro compagna di anno, non poteva dirsi che Hilde abbia mai avuto evidenti attriti con lei. E non li avrebbe neanche avuti, a dirla tutta. La gente però parla. Spesso a sproposito, ma se non fosse così? Se non fosse solo un parlare a sproposito? Nel dubbio sollevò un braccio nella direzione della mora. « Ehi Alyssa! Ci stiamo dirigendo verso lo stand delle freccette. Vuoi farci compagnia? » ..e salvare Asa da questo girone infernale? Camminando appena oltre, lo sguardo della giovane individuò Leon in compagnia di un gruppo piuttosto numeroso di persone. E non le ci volle molto prima di riconoscere in mezzo ai tanti una figura nello specifico di cui sapeva ancora poco ma di cui di certo aveva sentito parlare a sufficienza in quegli anni. Cael Cousland. « Ma quello non è tuo fratello? » Una domanda che sussurrò all'orecchio della rossa, volgendo lo sguardo curioso nella direzione di lei. « Oddio non mi dire che è lei quella nuova.. » Tradotto: quella che Cael ha sposato finendo per diversi mesi di seguito sulle riviste scandalistiche, che pur non leggendo, potrebbe aver sfogliato di tanto in tanto giusto per farsi una risata.« Ma ciao ragazzi! Come butta? » Una gioiosa manifestazione prima di gettare un'occhiata in direzione del giovane coreano, squadrandolo dalla testa ai piedi. « C'è spazio per qualcun altro nel prossimo round? Ma soprattutto, chi sta perdendo e cosa nello specifico. » Passa in rassegna tutti i partecipanti presentandosi velocemente per poi osservare con interesse i vari lanci in attesa della possibilità di mettersi in gioco a sua volta.

    Interagito con Asa, Maeve, Derek, Alyssa;
    Nominati Weed, Leon e Cael.
    Piombato in mezzo al torneo di freccette per seminare tanto caos.
    Hilde si è un po' presentata con tutti molto velocemente. Sksate non volevo fare un post troppo lungo.



     
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    Sorrise angelico quando Mia, dopo alcuni istanti di dubbio, si fece avanti per mangiare il gamberetto che lui le stava porgendo. « Visto? Bravissima. » disse compiaciuto, carezzandole piano i capelli come se quella piccola azione meritasse davvero un elogio. Riprese quindi a mangiare in tranquillità, intingendo di tanto in tanto qualche pezzo di frittura nella salsa e masticandolo con cura. A volte le scoccava un sorriso sereno, altre guardava verso il palcoscenico come se fosse davvero interessato a seguire la band che stava suonando e altre ancora si concentrava semplicemente sul proprio cibo. Fu proprio in uno di questi ultimi momenti che sospirò, senza guardarla in volto, ma mantenendo gli occhi pacati fissi sull'intingolo di salse nel piatto che stava rigirando con una patatina. « Ne abbiamo già parlato di questa cosa dell'arrossire, Mia. » proferì piano, senza distogliere l'attenzione dal piatto. In fin dei conti non aveva bisogno di guardarla per sapere che aveva le guance in fiamme: riusciva a percepire quel calore sulle proprie. Si mise quindi la patatina in bocca, scoccandole solo allora un'occhiata da sotto le ciglia. Non vi era alcuna espressione particolare: né un'evidente malizia, né divertimento, né impeto. Si trattava di un semplice sguardo, tanto pacato quanto fermo, che serviva solo a far passare il concetto di un muto: ci siamo capiti. E fatto ciò, riprese il proprio drink e ne bevve un sorso, tornando a guardare la band. « E.. - diciamo - cosa succede se non dovessi essere paziente.. o sotto controllo..? » Si voltò, fissandola con un sorrisino contenuto e al contempo incuriosito. « In fondo sei tu quello paziente tra i due. » Rimase in silenzio per qualche istante, umettandosi le labbra mentre osservava la nuova sfumatura di colore assunta dai capelli di Mia. Chissà come mai proprio il viola. Riportò quindi lo sguardo sui suoi occhi, stringendosi nelle spalle con una certa semplicità. « Non succede nulla, ovviamente. » Fece una pausa, inclinando il capo di lato con un sorriso sereno. « Ho dato per caso un'idea diversa? » Che in quel momento le sue parole suonassero tutto tranne che rassicuranti, Raiden lo sapeva bene, ma non sembrò curarsi di raddrizzare in alcun modo il tiro. A quel punto, tuttavia, la loro attenzione venne deviata da Jeff che, appena uscito dal lago, cominciò a sbracciare nella loro direzione. « Che accollo, cazzo. Forse è meglio andare a salutare.. prima però.. Mi serve un minuto. Vado a cercare dell'acqua. Vi trovo là? » Nascose il proprio sorriso dietro il fazzoletto con cui si tamponò le labbra, scuotendo poi leggermente il capo. « No, vengo con te. » disse serenamente, rivolgendole un sorriso mentre la aiutava ad alzarsi per poi fare altrettanto. « Dopo questa frittura serve anche a me un po' d'acqua. » E poi col cazzo che ti mando in giro vestita così in mezzo ad una festa piena di gente ubriaca e arrapata. Col cazzo proprio. A quel punto, a Jeff bastò rivolgere un'occhiata per fargli capire che doveva farsi gli affari propri. Occhiata che, come da manuale, colse immediatamente. Così iniziarono ad incamminarsi verso uno dei banconi più prossimi. Raiden affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, rimanendo a proprio agio nel silenzio durante quel tragitto. Almeno in parte, prima di appoggiare piano le dita sul polso di lei, senza stringerglielo, ma facendole solo capire di fermarsi un attimo e voltarsi verso di lui. Aspettò che lo facesse, per avvicinarsi di un passo e scrutarla in volto, quasi stesse cercando la risposta ad una qualche domanda non posta. « Sei tesa. » proferì, constatando l'ovvio che emergeva dalla sfera emotiva di lei. Tuttavia il suo tono non sembrava preoccupato - anzi - e dopo qualche istante, le sorrise, appoggiando delicatamente i palmi sul collo di lei per farsi più vicino col volto e stamparle un bacio sulle labbra. Un bacio che non fu fugace, ma nemmeno lungo o particolarmente approfondito. Vi indugiò per qualche istante prima di scostarsi, osservandola a capo inclinato e labbra leggermente increspate da un sorriso. « Un po' meglio? » Attesa la sua risposta, fece per riprendere a incamminarsi, ma qualcuno sembrò urtare contro la spalla della Serpeverde.
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    « Mia! » L'attenzione del giapponese si spostò automaticamente su una nota chioma bionda, portandolo a fermarsi di colpo. Conosceva Ella, quanto meno superficialmente. Quando la sera del Golden Match tutti avevano iniziato a dileguarsi, Rudy aveva chiesto a lui di riaccompagnare la sorella al castello, e ovviamente Raiden non aveva mancato di fare quel piacere all'amico. In altre circostanze, forse, si sarebbe interrogato sulla necessità di scortare una ragazza completamente sobria in un così breve tragitto, ma gli era appunto bastato quel tragitto per capire le motivazioni di Rudy. Elladora era il tipo che nel gergo colloquiale si sarebbe potuto definire come: un piccolo angelo, troppo innocente per questo mondo. Per certi versi, gli aveva ricordato molto la studentessa-tipo di Mahoutokoro. « Ciao Ella. » la salutò quindi con un sorriso gentile, sollevando una mano - certo che nello sbattere contro Mia, lei non lo avesse del tutto notato. Tuttavia a Raiden non sfuggì la figura del ragazzo (Harvey) che le stava accanto. Mosso dalla stessa gentilezza, quindi, allungò una mano verso di lui. « Raiden, piacere. Sono un amico del fratello. » disse, indicando Ella con un cenno del capo. « Se- se vuoi fare quel brindisi ora, sarei molto contenta! » Volse quindi lo sguardo a Mia, sollevando le sopracciglia in un'espressione placidamente interrogativa mentre le poggiava una mano sulla schiena. « Beh.. non è che stessimo correndo da nessuna parte, quindi.. » diede un colpo di sopracciglio « L'acqua possiamo anche prenderla dopo. Non credo che esauriranno le scorte nel mentre. »

    Interagito con Mia, Ella, Harvey
    Citato Rudy

     
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    Karma ha passato il pomeriggio a studiare per l'esame imminente di fluidodinamica applicata nella biblioteca del campus, torturandosi i palmi delle mani tutte le volte che riuscivano ad arrivarle alle orecchie la musica e le urla di festa dal Pride. Alla fine, per fare una ripicca a chissà chi, semplicemente si è alzata, ha rassettato le proprie cose nello zainetto per poi riversarsi in strada, abbandonandosi al caos che l'ha circondata, lasciando che i propri pensieri non l'ammorbassero almeno per un po'. [..] « Quello stronzo neanche mi ha scritto. Cioè, è tornato a casa da.. - » controlla l'orario al proprio polso «- da minimo un'ora e non mi ha scritto per boh, chiedermi anche solo se fossi ancora viva o morta. Ti pare normale? » Rivolge lo sguardo ceruleo all'amica, sperando che Led possa donarle una delle sue interpretazioni fiabesche sul comportamento da stronzo di Arthur. Perché è vero che sono in freddo da Marzo, da quando ha osato dare addosso a suo fratello, prendendosela con la loro impulsività perché "Ceh, ma hai capito in che guaio potevate cacciarmi con quella cagata dei fuochi d'artificio? CEH IO SONO UN FOTTUTO AUROR!12121!" Facci pure lo splendido che sei il galoppino di un sistema che non fa altro che sbagliare! Pensa nuovamente Karma, sbuffando dal naso per poi guardarsi intorno. Ovunque c'è gente che festeggia, felice, spensierata e lei sta lì a farsi rodere il culo per Arthur Weasley Jr.? Ma neanche per idea. « Lo so che non ti va di bere, ma io ho necessariamente bisogno di bere. » Fissa la bionda, con una smorfia birbante sul volto. « Però ho anche famissima. Te vai al carretto dei fritti, io a quello degli shottini e ci rivediamo qui tra massimo dieci minuti? » Sciabola le sopracciglia, improvvisandosi una fatina nella piroetta che fa alzare un po' l'orlo del vestito svolazzante mentre si allontana, gli occhi già belli che puntati sulla preda. Quello stesso stand dove lascia abbastanza galeoni da riempirsi lo stomaco di una decina di shottini di tequila, sale e limone. E' mentre si muove verso il punto d'incontro con Led che viene intercettata dal tocco delicato di Valerie. Le sorride, con un occhiolino, prima di notare che è con un ragazzo. « Vi conoscete voi due? » Si ritrova a scuotere la testa, la mora, sorridendogli per poi stringergli la mano con decisione. « Karma, il piacere è mio. » Fa eco alla voce calda di lui, prima di essere presa in contropiede dall'uscita di Valerie. Con l'argomento che più ha voluto annegare nell'alcol fino a quel momento. Dio quanto vorrei strozzarti, sei diventato pure uno degli argomenti principali da prendere in mia presenza. « Mi dispiace deluderti ma non faremo parte del club delle mogliettine insieme. Non ci tengo. » Si ritrova a commentare con più durezza di quanto si sarebbe aspettata nel parlare di quel ragionamento che più volte, specie da ragazzina, ha sognato. Se non si chiede nemmeno dove sia finita, io dico quello che voglio. Alla fine semplicemente socchiude gli occhi ridacchiando nel cozzare la fronte con quella della bionda. « Se posso comunque - consiglio spassionato - comunione dei beni. Io sono per il quel che è tuo è mio e quel che mio.. è sempre mio. Altrimenti come fai a tenerlo per le palle semmai dovesse ficcarlo dove non deve alla prima occasione utile? » Si ritrova però a bloccarsi leggermente nell'udire quelle parole. Parole che la infastidiscono, molto, sentendo il bisogno spasmodico di difendere Arthur e il suo essere effettivamente irreprensibile sotto ogni punto di vista. « Mh non so Val, se dovesse malauguratamente accadere una cosa del genere, non lo vorrei tenere per le palle. Io le palle gliele taglierei. » La fissa, alzando le sopracciglia con fare eloquente, un sorriso che ha quasi del sadico sulle sue labbra. Fortuna vuole che l'argomento decade in fretta, con Karma ben felice di assecondare un altro turno di alcol chiedendo un Moscow Mule che la fa sentire un attimo poraccia in confronto alle ordinazioni dei due. Ma che me ne frega a me. Ma poi in tutto questo Led dove sta? Non fa in tempo a prendere a guardarsi intorno che compaiono all'orizzonte il biondo della sua vita e l'incubo della sua esistenza al Suspiria. E in un attimo l'atmosfera si fa carica di sottintesi. « Secondo me dovremmo vederci un po' più spesso tutti quanti insieme. Tu che dici Karma? Sembra che siamo tutti un po' amici, però, non condividiamo mai abbastanza. » La fissa per poi lasciar scivolare gli occhi blu in quelli di Caél, una smorfia divertita sulle labbra. E subito dopo passa a Johnny. « Certo, perché no? Sarebbe così divertente uscire tutti insieme. » Commenta con un sorriso. « Propongo un giro di tiro a segno. Chi perde subisce la prima penitenza della serata. » Sì, servitemi della sana competizione con il sangue che corre nel piatto. « Valerie, Caél e Johnny contro me e Karma. » Si ritrova a sogghignare, decisamente troppo divertita dalla situazione mentre affianca velocemente il ragazzo. « Mi piace come ragioni, Léon. Mi raccomando, non ti venisse mai in mente di intraprendere la carriera da Auror. Diventeresti una persona decisamente più noiosa. » Se ne esce poi, sorridendogli angelicamente per poi vedere con la coda dell'occhio un'inconfondibile figura passare, trasognante, dietro di lei. « Ma tu guarda, proprio la manna dal cielo, non ho bisogno di chiamare nessun altro. LED! » Urla all'amica per poi agguantarla per il braccio trascinandola nel gruppo, presentandola. « Ma ciao ragazzi! Come butta? C'è spazio per qualcun altro nel prossimo round? Ma soprattutto, chi sta perdendo e cosa nello specifico. » Fissa la ragazza che è entrata nel loro campo visivo. Perché ho la sensazione di conoscerti? Sorride inevitabilmente a Maeve, al suo fianco, facendo un cenno di saluto ai due ragazzi che al momento non le dicono nulla. « Certo, siete arrivati giusto in tempo per vedere loro -» e indica il team avversario «- perdere miseramente. Sul cosa ci stiamo lavorando. » Ridacchia prima di farsi avanti verso il banchetto dove sono poggiate le freccette dei due colori differenti. « Se non vi dispiace, apro le danze. Siamo i rossi. » Dice poi, lasciando il proprio bicchiere - sul cui fondo è rimasto giusto qualche cubetto di ghiaccio - tra le mani di Led. « Bionda, dimmi che sai come si gioca. Questa è una freccetta. » Se la passa tra le dita per fargliela vedere. « Questa è la punta e questa è la coda. Mi raccomando, nessuna pressione, ma ragazzi, "l'importante è partecipare" l'ha detto per la prima volta un perdente che stava rosicando. » Fa un occhiolino ad entrambi i compagni di squadra prima di fare un'aggraziata piroetta per portarsi di fronte al bersaglio. Chiude un occhio, fa un paio di prove, portando avanti e indietro la freccetta, creando un po' di suspense mentre fa una linguaccia a Caél prima di tirare. Secondo cerchio. Bene ma non benissimo. Torna
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    vicino alla Trambley con un sorriso incoraggiante, assistendo poi ai vari tiri con le braccia conserte, bevendo di tanto in tanto da un alto Moscow Mule ordinato nel frattempo. Inevitabilmente, scoppia a ridere nel vedere il tiro di Johnny, facendo cadere qua e là il liquido appiccicoso. « Cavendish, troppi incontri ravvicinati con Federica? » Comincia a sfotterlo prima di esultare per il tiro vincente della biondina che li decreta i primi vincitori. E loro i primi perdenti della serata. « Se vi fidate, me la vedo io la penitenza. » Sciabola per due volte le sopracciglia scure prima di buttare giù tutto il contenuto del bicchiere rimasto, accorgendosi solo in quell'istante di quanto, a tratti, la vista sia sfocata. Ma basta ribattere le ciglia per far sì che tutto scompaia, mentre si volta verso la squadra perdente, le dita che prendono a giocare con la cannuccia, totalmente inutile fino a quel momento. « Dovremmo condividere decisamente di più. » Fa eco alle parole di Valerie pronunciate poco prima. « Perciò giocherete ad un mini torneo interno di "Obbligo o verità". » Continua, lasciando scivolare lo sguardo su quello stranissimo team. « Nello spirito della condivisione, raccontate un segreto che gli altri due non sanno. » Arriccia le labbra in una smorfia giocosa. « Ma chi non si sentirà di condividere proprio tutto, a parole, potrà decidere chi baciare tra gli altri due. » In quel momento, Karma Paciock sente l'aureola spuntarle sopra la testa mentre sorride, imperturbabile. « Chi vuole cominciare? » Li incalza, soddisfatta, per poi rivolgersi ai suoi compagni con un'espressione eccessivamente divertita. « Ringraziatemi pure dopo, ma ora ci servono decisamente dei popcorn. »

    Interagito con Led, Val, Léo, Caél, Johnny, Hilde.
    Salutati Vee, Asa e Derek. Menzionato Arthur.

     
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    Aveva appena finito di fare il nodo alla spallina del suo vestito fiorato quando sentì risuonare il campanello dell'ingresso; segno che Cael era arrivato e la stava aspettando. La prima cerimonia di laurea. Era emozionata e impaziente di vedere Fitz proclamato dottore; era il primo tra di loro a raggiungere quel traguardo e andava assolutamente festeggiato. « Arrivo! » Prese la semplice tracolla bianca e scese al piano inferiore. Aprì la porta e si ritrovò di fronte il sorriso luminoso di Cael, accompagnato da Noelle. « Ehi ragazzi! » Conosceva la sua manager in maniera del tutto professionale, ma nonostante ciò aveva tutta la sua stima; dopotutto non era facile stare dietro a qualcuno come Cael senza dare di matto. « Pronti a brindare? Io ho fatto i salti mortali per organizzare i turni da specializzando e avere la serata libera. » Non era stato facile, aveva dovuto fare qualche promessa ai colleghi, ma nonostante ciò era riuscita a smarcarsi dal turno della mattina successiva. Nonostante ciò che era successo all'ultima festa non potevano non festeggiare quel traguardo importante per molti dei loro compagni. Facendo parte del comitato per le feste Betty aveva partecipato attivamente all'organizzazione della festa post cerimonia e insieme agli altri avevano fatto in modo che tutti potessero passare una serata all'insegna del divertimento. « Dobbiamo scappare, l'ultima cosa che voglio è perdermi la proclamazione di Fitz. » [...]
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    Betty era riuscita a trovare una postazione perfetta, da cui aveva potuto ammirare Fitz mentre riceveva il tanto agognato pezzo di carta. Era riuscita a scattare una polaroid del momento; un piccolo ricordo che sperava Fitz avrebbe apprezzato. Dopo la proclamazione si erano spostati sulle rive del lago nero unendosi al resto dei festeggiamenti. Poggiò una manno sulla spalla di Cael e si sporse verso l'orecchio dell'amico. « Vado a cercare Fitz, ci vediamo dopo? Nel frattempo prova a vedere se riesci a trovare Karma, così poi ci possiamo bere qualcosa tutti assieme. » Si guardò intorno alla ricerca del festeggiato, si spostò tra la folla e scorse diverse facce conosciute; compagni che sfoggiavano orgogliosamente i loro tocchi. Quando scorse la chioma ribelle di Fitz non poté fare a meno di corrergli incontro; lo abbracciò alle spalle, stringendolo in un forte abbraccio. « Auguri Dottore!!! » Gli diede un grosso bacio sulla guancia, contenta di poter condividere quel traguardo con lui. « Sbaglio o si parlava di bere? »

     
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    Sei alla festa?
    No, non c’è — ebbene sì, una festa è in corso da qualche parte nel mondo (al castello di Hogwarts, più precisamente) e Winter non è presente. Se ne sta rannicchiata sull’angolino del bancone della cucina, a sbeccare fuori dalla finestra aperta il fumo della sigaretta, come suo solito.
    Sei alla festa?
    Ha scelto di non andarci perché tanto, lei, che ha da festeggiare? — non s’è laureata, magari!, né è una di quei ragazzini che hanno finito la scuola e hanno ancora gli occhi spalancati dalla miriade di possibilità che li colpirà come un treno.
    È curioso e divertente — e maledettamente, maledettamente puntuale — che la sfiga la venga a cercare sotto alle mentite spoglie di Léon. In realtà pensavo di non andare, scrive. Invia. Forza, Winter — non dev’essere così difficile, dire di no, per una volta. Forza, Winter.
    Eppure, qualcosa inizia a montare, a discapito di ogni sua speranza più vana. Forza, Winter, forza… ma non funziona. Poco dopo il primo messaggio, invia il secondo con la stessa velocità del primo. Un altro tic che il telefono le fa di rimando quando viene inviato. Tu ci sei?
    Sospira, Winter — lascia andare una boccata di fumo, e ne inspira un’altra, e poi un’altra ancora, lascia che il sapora attecchisca alla gola, la nicotina alle vene, il catrame ai polmoni, che il fumo si rincorra nella trachea, prima di espirare. E alla fine, in cuor suo ha ceduto, ancora prima di aver finito la sigaretta. Léon le invia una foto assieme ad altri, sullo sfondo un migliaio di lucine colorate, e la nostalgia di qualcosa che non ha mai avuto la colpisce nello stomaco come un pugno ben assestato. Non è andata alla sua cerimonia dei diplomi — Lydia ha ritirato il suo il prima possibile, e di fretta e furia si sono trasferite in Inghilterra. Che poi, odia queste cose. Le odia. Ama le feste, sì — ma non quelle che le ricordano che è ancora esattamente dov’è partita. O così si sente, nell’ultimo periodo.
    È mentre ancora ingrandisce il selfie con le dita che riconosce il volto di Karma in mezzo a quelli degli altri — ce ne sono altri che conosce, di persona o di vista, come Led e Caél, ma è la presenza di Karma che le infonde una nuova ondata di sicurezza. Quantomeno, ci sarà lei ad impedirle di fare qualche cazzata.
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    […] Si è tirata insieme piuttosto bene, alla fine — non aveva granché voglia di gala, e quindi ha optato di qualcosa di più semplice e divertente. È con le All-star ai piedi — alte, con i lacci che rigorosamente le circondano la caviglia un paio di volte prima di fermarsi nel fiocco — che calpesta il suo metro quadrato di prato. Si addentra nella folla piano, quasi a non voler disturbare, con il telefono alla mano ed il pollice già fermo sullo schermo, pronta a telefonare a Léon prima di sentirsi troppo persa. È una chioma bionda che l’attira, all’inizio — così chiara da luccicare sotto ai colori di cui Bauldry pare vantarsi così tanto. E poco distante al pezzo di luna, un groviglio di riccioli scuri. Karma!
    Attraversa il cortile con passo svelto, a tratti felino, diretta verso il gruppetto intento a sfidarsi a freccette, «Allora!», esclama, con un sorriso smagliante, non appena li raggiunge, «Chi sta vincendo?».


    Interagito con: il gruppetto di freccette, non vi nomino tutti che è tardi, sapete chi siete (?) (grazie Val belli capelli per averci mostrato la via)
     
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    Dopo qualche minuto di totale confusione, aveva riacquistato fiducia, Mia, tornando a mangiare con un ritmo lento e pacato, pur continuando a rimuginare su quanto appena accaduto. « Ne abbiamo già parlato di questa cosa dell'arrossire, Mia. » Stava masticando l'ennesimo boccone quando si fermò di colpo, volgendo gli occhi colti di sorpresa nella sua direzione. Un capriolo sotto il tiro di un tiratore scelto. Sembrava sereno Raiden, tranquillo, sin troppo tranquillo. Mandò giù il boccone con un groppo in gola, mentre le guance fiammeggianti prendevano a bruciare se possibile ancora di più. Non lo faccio apposta, smettila. Vorrebbe dirglielo, e invece distoglie lo sguardo colpita da una un miscuglio di imbarazzo e frustrazione che si tiene per sé, cercando piuttosto di spostare l'attenzione altrove. Ma anche in quel caso le domande che porge con un filo di voce e un timore insolito, ricevono risposte che non la rincuorano. « Non succede nulla, ovviamente. Ho dato per caso un'idea diversa? » Sembrava combattuta, estremamente combattuta, tant'è che corrugò la fronte tornando a osservare il piatto intingendo di tanto in tanto un pezzo di fritto o una patatina, masticando lentamente. « Non lo so.. no.. » Farfuglia parole scomposte, passandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di poter dire altro. Che volesse indagare su ciò che stava succedendo era evidente; d'altronde, per quanto evidentemente incapace di intercettare le regole di quella scacchiera, la Serpeverde non era certo ingenua al punto da non capire in quale direzione vertessero certe parole e atteggiamenti. Se anche tutto il resto l'avesse depistata, il dettaglio circa il rossore nelle guance di lei era comunque evidente; ne abbiamo già parlato, sì.. E quindi vorrebbe una pausa. Solo una breve pausa. Tu vai da loro, io mi bevo un bicchiere d'acqua.. col ghiaccio, preferibilmente. Niente di più. E invece non sarebbe successo, perché Raiden manifestò la stessa necessità. Di base non ho neanche una motivazione per mandarlo via. Nella sua testa, gli avrebbe dato solo più soddisfazione, e Mia non aveva voglia di farsi convincere anche del fatto che dovessero andare insieme, culminando con un suo cedere e un altro bravissima. Se ne era vergognata, e aveva provato un imbarazzo tale che, al solo pensiero del tumulto di sensazioni contrastanti che si erano accavallate nella sua indole di fronte a un gesto così semplice, voleva solo cancellare quel episodio dalla sua testa. Non ho fatto nulla. Non sta succedendo nulla. E' tutto apposto. Ci stiamo solo rilassando. Sì.. è così. Venne tuttavia frenata da quel groviglio di pensieri di colpo. « Sei tesa. » Chiuse gli occhi sospirando pesantemente mentre cercava di trovare una qualche forma di equilibrio, e invece arrossì ulteriormente, spiazzata dalla maniera in cui venne colta con le mani nel sacco. Cercò una sicurezza qualunque a cui aggrapparsi, senza effettivamente trovarne una. Le mani di lui a contatto con la propria pelle le provocarono un leggero brivido lungo la schiena, senza offrirle un effettivo sollievo. « Io.. non.. no.. non sono tesa.. » Ma non disse nient'altro, mentre cercava di stirare un sorriso, stringendosi nelle spalle. Voleva ritrovare un senso di genuina serenità. Non si sentiva a disagio, né sentiva il bisogno di scappare o allontanarlo - tutto il contrario. Eppure era tesa sì, ed era ancora di più in attesa, come se aspettasse un segnale, un movimento, qualcosa che rendesse evidente qualunque cosa stesse facendo. Tutto ciò che ricevette invece fu un bacio. Leggero. « Un po' meglio? » Sollevò lo sguardo a ricercare gli occhi di Raiden deglutendo. Indugiò per qualche istante prima di annuire con incertezza, tastando coi polpastrelli il viso di lui. « Raiden..? » Un sussurro il suo, che sembrò caricarsi di una tensione se possibile anche maggiore. Era frustrante brancolare al buio in quella maniera. « Va tutto be- » Ma non riuscì a concludere quella breve domanda, perché la sua spalla venne urtata, e lei dovette voltarsi di colpo leggermente indispettita da quella improvvisa interruzione.
    « Mia! Scusa se non ho risposto ai tuoi messaggi sul gruppo, li ho visti troppo tardi… ero molto presa da un libro oggi… ma- complimenti per i M.A.G.O.! » Elladora, altrimenti conosciuta come Spruzzetto di Sole, signori e signore. Incrociò le braccia al petto corrugando la fronte in un'espressione scocciata che di colpo la riportò alla realtà. E non le piacque, tornare alla realtà. Adesso? Ma che davvero? Proprio ora dovevi rompere le palle? « Grazie. » Tagliò corto, abbassando lo sguardo, tentando di attingere a una riserva di pazienza e tolleranza che si erano esaurite già all'inizio della serata. « Ciao Harvey! » Disse rivolgendo al ragazzo un leggero cenno della testa, prima di prendere a guardarsi attorno quasi come se attendesse che i due si evaporassero. Raiden dal canto suo decise che quello era il momento di essere educato, portando Mia a ravvivarsi con uno spirito sconsolato la chioma viola pastello, sbuffando appena. « Se- se vuoi fare quel brindisi ora, sarei molto contenta! » Come scusa? « Beh.. non è che stessimo correndo da nessuna parte, quindi.. L'acqua possiamo anche prenderla dopo. Non credo che esauriranno le scorte nel mentre. » La frustrazione nelle vene della giovane Serpeverde sembrò cambiare rotta, focalizzandosi sull'unica certezza di quella serata; col cazzo proprio, ma proprio col cazzissimo! Gettò uno sguardo leggermente contrariato in direzione di Raiden, prima di sorridere con un che di sarcastico, scuotendo la testa. « No. In realtà eravamo impegnati. Ma ci sei o ci fai, Ella? » Caustica, la Serpeverde squadrò con scherno dalla testa ai piedi la povera Ella. In quel momento fu più ovvio che mai che, nonostante sembrasse il più delle volte disponibile e di compagnia, Mia il posto tra i figli di Salazar se l'era sempre meritato.
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    « Abbiamo per caso letto un gruppo diverso, oppure le tue amiche ti hanno mandato a continuare ciò che hanno iniziato? » Si stringe nelle spalle e scuote la testa, Mia. « No, perché al di là di tutto, non so se sei estremamente stronza, o solo molto stupida.. o se in alternativa hai proprio bisogno di svegliarti. » Forse il tuo principe azzurro deve darti un bacino. Magari smetti di fare la bella addormentata nel bosco. « Non ci sarà alcun brindisi tra noi, perché se sei vissuta su un altro pianeta, vorrei dirti che l'unico motivo per cui mi trovo su quel gruppo è per il divertimento sadico dei tuoi amici. » Annuisce, compiendo una breve pausa tempo in cui si morde il labbro inferiore. « Esatto! La tua amica Maeve mi ha aggiunto sotto consiglio del suo insipido ragazzetto con la puzza sotto il naso, perché sotto sotto speravano di riuscire a umiliarmi, facendomi sentire un cazzo di pesce fuor d'acqua in mezzo alle tue amiche stronze che guarda caso non si ricordano neanche come mi chiamo. Forse pensavano che così avrei abbassato la cresta. Deve essere molto divertente assistere a questo continuo schiacciare gli altri solo perché ci si sente stocazzo. E io che volevo anche aiutarli.. - cazzo! - conveniva più a loro tenermi buona di quanto convenga a me leccargli il culo. » Uno sguardo sprezzante e colmo di amarezza. E' questo ciò che fanno di continuo no? Nessuno può essere al loro livello, perché loro sono migliori, superiori. Vanno avanti a forza di schiacciare gli altri. « Com'è fare la leccapiedi di persone così? Non mi stupisce che a forza di andare con lo zoppo s'impara a zoppicare. » A quel punto fece un passo avanti sollevando il mento. « Vivrai pure a Inverness, ma dalla mia gente non hai imparato proprio un cazzo. » Pausa. Non l'umiltà, né l'etica di un onesto vivere. « Ma non importa. Sono contenta che tu sia qui: fai ancora in tempo a passare un messaggio ai tuoi amichetti da parte mia. Dì loro che ci vediamo a settembre. Ho appena cominciato ad alzare la cresta. » Se bisogna fare le teste di cazzo, ve lo faccio vedere io come si fa. Per me potete bruciare, morire strangolati dai tentacoli dei demogorgoni. In ogni caso, se vi salvo il culo o vi lascio morire il trattamento è lo stesso. E' sempre stato così. Passò oltre, urtandole la spalla di proposito, remando dritto senza fermarsi. Come un treno non si premurò neanche di verificare se Raiden avesse deciso di seguirla o meno.
    « Un Old Fashioned.. abbonda col whisky. » Disse infine una volta raggiunto uno dei chioschetti che servivano alcolici. Ignorò le proteste di un gruppo di ragazzi ubriachi, intenti a rivendicare la precedenza in fila. Dal canto suo Mia li ignorò, cercando il pacchetto di sigarette per accendersene una. Ricevuta la sua ordinazione, sollevò lo sguardo al proprio fianco, in attesa di sapere se Raiden avrebbe ordinato a sua volta qualcosa. Non disse niente, per un po', concentrandosi sui tiri profondi, portandosi il bicchiere alle labbra con un moto di nervosismo, mentre cercava una panchina in un punto più tranquillo, lontano da quella calca di persone. Si stava già pentendo di quell'attacco di impeto, ma al contempo, farlo le aveva donato una forma di sollievo che non avrebbe provato altrimenti. A che pro, sfogarsi con la povera Ella, che in quella storia almeno sulla carta non sembrava c'entrare poi nulla? Si pentì all'istante del modo in cui l'aveva trattata. Alzò tuttavia una mano, rigirando poi la ciliegina nel bicchiere. « Senti.. lo so.. » La scuola è finita, non hai niente da spartirti con loro e bla bla bla. Io però sono comunque girata di culo. Questa gente stappava champagne alla corte dei miracoli mentre la nostra gente si faceva il culo tutti i giorni non solo per sfamare un sacco di persone, ma anche per combattere qualunque cosa ci fosse là fuori. E' sempre stato così: noi il duro lavoro, loro la fama.. la gloria. Ma vaffanculo! Non sapeva cosa il moro avrebbe detto, ma sentiva comunque di voler anticipare in qualche modo qualunque cosa fosse intenzionato a dire. « Mi dà fastidio lo stesso. E' per principio. Però ci sono anche rimasta un po' male.. quando è successo. Avevo appena preso quell' O--.. in Storia della Magia.. e ci hanno riso pure sopra a quello. » Sembrava ostinarsi contro qualcosa di relativamente importante, specie ai fini della sua vita. Ma lo faceva comunque, convinta che quanto meno poteva portarla a focalizzarsi su qualcosa che comprendeva. E quella sera di cose che comprendeva ce ne erano poche La vergogna tornò, e assieme a quella la frustrazione e il rossore nelle guance. Avrebbe potuto imputare il tutto alla rabbia, ma Mia, di rabbia ne provava solo relativamente. « Secondo te ho esagerato? » Si schiarisce la voce. « Mi sento un po' in colpa. » Pausa. « ..casserei le pubbliche relazioni. Non sono in vena di socializzare. Ci facciamo un giro? O boh.. se vuoi andiamo via. » Annuisce mentre quella proposta viene fatta con un filo di voce, gettandogli un'improvvisa occhiata con la coda dell'occhio. « Sapevo già che la festa di fine anno sarebbe stata una merda. L'ha organizzata Bauldry »

    Prima parte: Raiden;
    Seconda parte: Ella e Harvey; nominato il gruppo dei preppies;
    Terza parte: Raiden;




    Edited by « american beauty » - 12/6/2021, 11:11
     
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    O+ non andava bene. Ovviamente non andava bene. Non per il Signor Hamilton, almeno, che da Derek aveva sempre richiesto il massimo se non di più. Non si sarebbe accontentato di nulla di meno di un Eccezionale, lo sapevo. Ma per avere un Eccezionale puro avrei dovuto lasciare il ruolo di Capitano della squadra, il club di dibattito, la radio e tutte le altre mille cose che lui vuole io faccia. E se le avessi lasciate, il mio Eccezionale non sarebbe valso nulla comunque perché sarei stato solo un topo da biblioteca senza alcun valore aggiunto. Derek l'aveva sempre sentita quella pressione su di sé, ma nell'ultimo anno era diventata insopportabile e sembrava creare in lui sentimenti molto più forti rispetto al semplice fastidio e all'insofferenza con cui l'aveva affrontata in precedenza. Era come se ci fosse una parte di lui, in agguato nell'ombra, pronta a scattare in qualsiasi momento. Quasi stesse solo aspettando un pretesto, uno solo ma abbastanza buono, per scoppiare. Quando aveva applaudito Weed, tuttavia, il suo sorriso era stato impeccabile come al solito: luminoso e gentile, come si confaceva ad un ottimo compagno capace di gioire dei successi altrui. Dentro di sé, tuttavia, quello non era altro se non l'ennesimo onore non ricevuto che suo padre gli avrebbe fatto pesare. « Ti faccio una controproposta... » Si voltò verso Maeve, scoccandole un'occhiata incuriosita. « ... Salutiamo tutti, ci congratuliamo con Weed, stiamo un po' con i ragazzi e le ragazze, facciamo due chiacchiere - che siano due - con le personalità di spicco... e più tardi ce ne andiamo? » Ridacchiò, stringendo la mano della Corvonero mentre si allungava per stamparle un bacio sulla tempia. « Un altro atto di sparizione in pieno stile Verek? Mi piace. » D'altronde Derek non aveva poi questa gran voglia di partecipare alla festa. Ovviamente, però, non si sarebbe mai permesso di dar buca, sapendo quanto importante fosse farsi vedere e partecipare a simili eventi. Così, pur con la voglia di far festa sotto le scarpe, il giovane Hamilton aveva prima affrontato con un grosso sorriso il pride di cui gli importava meno di zero e poi l'idea di quella festa di fine anno. Durante il pit stop a casa per cambiarsi d'abito, tuttavia, aveva faticato non poco a non gettare la spugna e chiedere a Maeve di farsi semplicemente gli affari loro e rimanere lì, a guardare un film su Netflix e parlare di tutte le cose che non gli sarebbero mancate della scuola. « Oh, sai che c'è anche un banchetto per l'adozione? I volontari del rifugio degli animali sono stati molti carini. È una bella iniziativa, soprattutto d'estate con tutti gli abbandoni che ci sono. » Schiuse le labbra, mostrandole un fare ironicamente sorpreso che sembrava volerle dire: "Ma non mi dire! Guarda tu che casualità!" Infatti la rossa aveva più volte lanciato briciole per far intuire il suo desiderio di prendere un cucciolo. « Se ci sono volontari pure per portarli mattina e sera a fare i loro bisogni, mi hai convinto. » In realtà Derek non era poi così contrario all'idea di un cucciolo, specialmente se preso in quei termini, ma non poteva negare che l'idea di avere un piccolo - o grande - uragano in giro per la sua casa immacolata e bisognoso di passeggiatine agli orari più assurdi lo lasciava un po' restio. « Mh, guarda. Ci sono Hilde e Asa. » Hilde Zabini, una delle poche persone che forse gli andava effettivamente giù all'interno del castello, e che non comprendeva assolutamente per quale ragione si fosse affiancata a un troglodita come King. Fu immediato per lui assumere subito un'espressione conviviale, sorridendo luminosamente alla coppietta. « Ciao ragazzi! » esordì allegramente, salutando Hilde con un abbraccio contenuto prima di rivolgere una pacca gentile ad Asa sul braccio. « Programmi per quest'estate? Una vacanza di almeno due settimane, prima degli stage estivi, quest'anno io la pretendo. Devo solo convincere il qui presente Signor Hamilton a lasciar perdere le liste di cose da fare, ed abbandonarci al dolce far niente almeno per qualche giorno. » Alzò gli occhi al cielo, sbuffando ironico. « Mi sa che piuttosto dovrai convincere l'altro Signor Hamilton. Mi aspetto di tornare a casa e trovarmi già l'estate organizzata al millimetro. » disse con tranquillità, sebbene quelle parole fossero fin troppo vere. Tuttavia Derek aveva ogni intenzione di prendersela una vacanza. Fanculo, me la merito comunque. Non devo fare alcun corso di recupero, sono uscito con un bel voto e ho più extracurricolari che sentimenti. « Volete unirvi? Un po' di sana competizione non ha mai fatto male a nessuno. Sicuramente vorrei salutarli. Poi al massimo se non ci piace, possiamo farci un bel brindisi altrove. » Si voltò a guardare Maeve, stringendosi leggermente nelle spalle prima di riportare lo sguardo a Hilde. « Perché no? Sembra un buon programma. » Ma lo sembrò molto meno quando Hilde prese da parte Maeve, lasciandolo in compagnia di Asa. Che i due non avessero nulla da spartire era piuttosto evidente, e quindi Derek si gettò sull'unico argomento comune: il Quidditch. Asa giocava tra i Grifondoro come battitore e lui tra i Serpeverde come Cacciatore e Capitano. Oltre quello, non potevano essere più diversi l'uno dall'altro. « Allora King.. adesso che la Kane si è diplomata pensi di candidarti per il ruolo di Capitano? » Sicuramente lo farà anche la Watson. Me lo aspetto. E i due erano amici. Molto amici. Forse uno di voi due rinuncerà per non pestare i piedi all'altro. O forse vi giocherete il tutto per tutto, chissà. Gli indicò comunque Hilde con un cenno del mento. « Scommetto che lei sarà di certo la nuova Caposcuola Corvonero. » Era piuttosto scontato, dal suo punto di vista. Chi altro poteva mai essere scelto? Lanciò quindi un'occhiata ad Asa. « Sarebbe una bella accoppiata. » Caposcuola e Capitano: poesia. Come era stato per lui e Maeve, d'altronde.
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    Grazie a Dio giunsero piuttosto presto a destinazione, e lo sguardo di Derek si puntò subito su Caél. Lanciò un'occhiata a Maeve, conscio di non dover dire altro per farsi capire. E quindi è proprio questo il momento in cui conosco tuo fratello. Ad un torneo di freccette. Rischio per caso di trovarmene una in mezzo agli occhi? Gli altri, Derek non li conosceva. Sapeva solo chi fosse l'asiatico, ma esclusivamente di nome e fama. Si prodigò quindi a stendere un sorriso, salutando tutti educatamente e provvedendo a presentarsi a ciascuno. Si soffermò tuttavia più sul maggiore dei Cousland, avanzando una mano nella sua direzione e sorridendogli - lo sguardo puntato nei suoi occhi per capirne almeno vagamente i pensieri. « Derek Hamilton. Tu devi essere Caél. » E vabbè, lo rompo io questo ghiaccio. Indicò Maeve con un cenno del capo. « Maeve mi ha parlato un sacco di te. » Chiuse tuttavia lì la parentesi della rossa, ritirando la mano mentre una delle ragazze spiegava sommariamente loro la propria intenzione di schiacciare il team di Caél e dei suoi amici. Sorrise, Derek, rivolgendo un'altra occhiata al biondo. « Per il prossimo giro c'è posto per uno in più nel team? » E detto ciò rimase ad assistere alla partita, ridacchiando quando uno dei ragazzi si prodigò in un tiro un po' bislacco che decretò la disfatta del proprio gruppo e la penitenza che ne seguì. Scoccò un'occhiata a Maeve, sollevando le sopracciglia mentre apriva il loro contatto mentale quanto bastava a porgerle una domanda. « Cosa dicono i tuoi sensi da ragno? Sto per entrare nella tana del lupo? »

    Interagito con Maeve, Hilde, Asa e il gruppetto delle freccette (Caél nello specifico)
    Citati Weed, Zelda, Alice, Karma e Johnny

     
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    Casper porge a Cay la cravatta scelta per l'occasione. Uno dei pochi eventi familiari, per l'appunto, cui il signor Cousland decide di partecipare di propria spontanea volontà, senza alcuna costrizione da parte di zia Penelope - e della sua volontà di salvare le apparenze. Trattandosi del diploma di Maeve, infatti, non gli viene troppo difficile disdire la riunione indetta per quel giorno, cogliendo per giunta la palla al balzo per invitare Noelle al party. «D'altro canto ti è sempre piaciuta molto, Vee, o sbaglio?», le sopracciglia si inarcano prima di porgere il braccio alla sua manager, invitandola a salire sull'auto d'epoca scelta per quel piccolo viaggio. «E' davvero un peccato che non sia lei a tenere il discorso. Non ci avrebbe fatti annoiare di certo.», commenta, dando gas al motore affinché si libri in volo, in direzione di un appartamento ben preciso. «Dobbiamo prendere una persona.», comunica all'amica, sterzando a destra per far tappa a casa di Betty. Attende giusto qualche minuto, dopo aver suonato al campanello, rivolgendo poi un sorriso sincero alla ragazza. « Ehi ragazzi! Pronti a brindare? Io ho fatto i salti mortali per organizzare i turni da specializzando e avere la serata libera. », il Serpeverde aiuta la Branwell a percorrere il vialetto d'ingresso sui tacchi, aprendole infine la portiera dell'auto. «Siamo nati pronti.», risponde, beffardo, senza andare poi troppo lontano dalla realtà. Quando si parla di bere, infatti, è decisamente plausibile trovare Caél Cousland in prima posizione. [...] La serata estiva accoglie i festeggiamenti con una brezza gentile che consente - soprattutto ai ragazzi in giacca e cravatta - di non patire il caldo in modo eccessivo. « Vado a cercare Fitz, ci vediamo dopo? Nel frattempo prova a vedere se riesci a trovare Karma, così poi ci possiamo bere qualcosa tutti assieme. », Cay fa un cenno di saluto a Betty, rispondendole a tono: «Non abbandonarci troppo a lungo, Beths. Lo sai che io e Karma abbiamo bisogno di supervisione, o qualcosa - o qualcuno - potrebbe rischiare di esplodere. Detto questo, il signor Cousland si impegna nell'attività che gli è stato chiesto di svolgere - anche in questo caso, senza alcuna costrizione dietro. Karma è la sua migliore amica - nonché una degli indesiderabili numero uno, come l'intera cerchia di Cay con la sola eccezione di Johnny, forse, della famiglia da cui il giovane proviene. E' proprio Cavendish che Caél intercetta per primo. Gli dà una pacca sulla spalla, commentando: «Smettila di fissare quel culo o ti verrà il torcicollo.», sibila sottovoce, tirandosi dietro l'amico a bere un drink inaugurale. «Sai per caso se verrà anche Sam?», domanda di sfuggita, scolando il Whiskey Incendiario scelto come aperitivo. « Ma tu guarda se non sono le mie due persone preferite sulla faccia della terra! », la voce pungente di sua moglie arriva con la stessa intensità di una frana. Al suo fianco, Karma. La mia migliore amica e mia moglie in un'unica fotografia. Che quadretto commovente. Scocca un sorriso palesemente sarcastico nella loro direzione, roteando gli occhi verso Léon, cui rivolge un cenno del capo. « E' un gran peccato che abbiate deciso di non unirvi a me e Leon oggi pomeriggio. Ci siamo divertiti davvero davvero tantissimo. », ma non mi dire. Cay spalanca gli occhi in un'espressione fintamente sorpresa. Il tono malizioso di Val lo porta ad un'interpretazione ben precisa. Certo che potevi scopartela un po' meglio, Léon. Magari a quel punto non avrebbe sentito il bisogno di farcelo notare. Di solito sono le persone insoddisfatte ad ostentare il poco che hanno, nel tentativo che qualcuno le consideri. « Dovremmo condividere decisamente di più. Tu sei un tipo generoso, no? », abbassa la testa in direzione di quella di Val, puntando gli occhi azzurri in quelli altrettanto intensi di lei. «Terribilmente generoso.», il tipo da beneficienza della Mulino Bianco, insomma. « Propongo un giro di tiro a segno. Chi perde subisce la prima penitenza della serata. » « Valerie, Caél e Johnny contro me e Karma. », Caél si trattiene dal rispondere "non mi piace vincere facile", essendo la propria squadra in sovrannumero rispetto agli avversari. Led Trambley, tuttavia, bilancia la situazione. La saluta domandandole: «C'è per caso anche Zip?», ascolta distrattamente la risposta, dato che la partita ha inizio poco dopo. Il lancio di Cay va sul secondo anello - un buon risultato, ma non abbastanza da portare in casa la manche. Questo perché Johnny tira letteralmente fuori. Il Serpeverde rotea gli occhi, per nulla incline alla sconfitta. « Ma ciao ragazzi! Come butta? C'è spazio per qualcun altro nel prossimo round? Ma soprattutto, chi sta perdendo e cosa nello specifico. », Cay intercetta la voce alle proprie spalle. Individua due sconosciuti e, accanto a loro, Maeve. E tu devi essere Derek. Riesce quasi a percepire, il signor Cousland, i pensieri di Vee a riguardo: fai il bravo, Caél. Rivolge loro un sorrisetto divertito. « Maeve mi ha parlato un sacco di te. », stringe la mano del ragazzo, prima di rispondergli.
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    «Non ho dubbi.», nel bene e nel male, purché se ne parli, giusto? - ad ogni modo, Cay non ha effettivamente dubbi sul legame che unisce lui e Vee, dunque l'ipotesi che ne abbia parlato bene non è inverosimile. Poco dopo, smette la maschera dell'egocentrico di turno, pur essendolo davvero, e rivolge un mezzo sorriso ad Hamilton. «Giocate nella nostra squadra.», commenta, indirizzando gli sconosciuti nel team di Karma. I Cousland perdono e vincono insieme, d'altro canto. «Auguri, principessa. Bauldry ha commesso un grave errore di valutazione.», scocca la lingua, riferendosi alla scelta del preside di affidare il discorso di fine anno ad un'altra Corvonero. Viene però interrotto dalla penitenza scelta da Karma: « Dovremmo condividere decisamente di più. Perciò giocherete ad un mini torneo interno di "Obbligo o verità". Nello spirito della condivisione, raccontate un segreto che gli altri due non sanno. », a Cay viene quasi da ridere, ma si trattiene perché la Paciock non ha ancora terminato. « Ma chi non si sentirà di condividere proprio tutto, a parole, potrà decidere chi baciare tra gli altri due. », non sapevo avessi questo tipo di fetish, K. Notando che nessuno dei due prende la parola, è Caél a fare la prima mossa. «Io e Johnny non abbiamo segreti. Per quanto riguarda Val... Vediamo.», riflette con intensità, per poi individuare un'informazione che sia adatta al contesto. Ce l'ho. «Quella volta che ti ho prestato l'auto e detto come disattivare il gps. Ce n'era un altro.», un piccolo esperimento per la Cousland Express ed il lancio del suo nuovo localizzatore. «Ti citerò nel protocollo di testing del prodotto. La scienza ringrazia

    Interagito con Noelle, Betty, Johnny, Valerie, Karma, Léon, Led, i due sconosciuti (Hilde e Asa), Maeve e Derek
    Citati Sam e Zip


     
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    Bocciato. Un verdetto che non aveva sorpreso Harvey più di tanto e che dopotutto non lo scombussolava molto. La sua media scolastica era altalenante, incline a seguire il suo instabile umore, e spesso oscurata da quello che i professori definivano un comportamento oltraggioso. Harvey dal canto suo non aveva alcun interesse a lasciare la scuola, diplomarsi avrebbe significato ammettere che non gliene fregava un cazzo dell'università e che presto o tardi si sarebbe dovuto trovare un lavoro. Inoltre stare ad Hogwarts gli permetteva di evitare il suo vecchio e di non dover aver a che fare con sua madre. Forse proprio per questo non aveva alcun problema o remora a partecipare alla festa organizzata. Si era messo in disparte e mentre alcuni dei suoi compagni ricevevano il tanto agognato diploma si era unito alle grida di esultanza. « Ciao » Si riscosse dalla sua immobilità quando scorse la bionda chioma di Ella andargli incontro. « Ehi tu... » Si erano sentiti appena prima di lasciare il castello e Harvey aveva pensato di invitarla in campeggio con lui. Le vacanze del serpeverde erano sempre piuttosto frugali, caratterizzate da giornate al lago o da fughe in montagna. Aveva invitato la ragazza d'istinto, era solito andarci da solo, ma la compagnia di Ella gli avrebbe fatto piacere. « Come hai passato questi giorni a casa? » Si volta verso di lei senza staccarsi dalla parete. Uno schifo avrebbe voluto risponderle, odiava tornare a casa. Casa per lui non aveva alcun significato, alcun ricordo degno di essere chiamato tale. « Non male, anche se è strano non svegliarsi più al castello. » Ma essere svegliati dalle urla costanti del padre. « Tu invece pronta a partire? Se non hai il sacco a pelo posso prendere quello di mia sorella. » Dopotutto erano anni che non lo usava e dubitava fortemente che l'avrebbe mai più usato. [...] Con Ella al suo fianco aveva ascoltato il discorso tenuto dalla sorella di Friday, non era particolarmente interessato ai grandi discorsi, ma non era neanche così cafone da sbadigliare apertamente. Si sono allontanati in gruppo, verso le rive del lago nero adornate a festa; luci e festoni che ricordarono il ballo del maypole. « È stato un bel discorso, no? » La guardò di sbieco e si limitò ad essere sé stesso; così come aveva sempre fatto con lei. « Bello per quanto io sia riuscito ad ascoltare... » La sua espressione non lasciava alcun dubbio su quanto avesse ascoltato del discorso. « È tutto così magico…Vorrei congratularmi con Weed appena riesco a vederla…» Harvey annuì mentre cercava tra la folla il volto di Friday, che proprio come lui non avrebbe lasciato le mura di Hogwarts tanto presto. Era qualcosa a cui brindare. « Beh sono sicuro che prima o poi la incroceremo...dopotutto dubito che lascerà la festa tanto presto. » I festeggiamenti erano appena all'inizio, soprattutto per chi come lei aveva qualcosa da festeggiare. «Vuoi prendere qualcosa da-...Mia!» Voltò lo sguardo verso la serpeverde e la salutò con un semplice cenno.
    Oltre ad essere entrambi dei serpeverde si conoscevano per vie traverse grazie a Ronnie. La cosa che lo lascia più perplesso però è che Ella la conosca, soprattutto quando le due sembravano non avere niente in comune. Ciò a cui non era preparato era il piccolo alterno che si creò subito dopo. « No. In realtà eravamo impegnati. Ma ci sei o ci fai, Ella? » Fu il tono ad irrigidirlo, a fargli passare la voglia di festeggiare. « Abbiamo per caso letto un gruppo diverso, oppure le tue amiche ti hanno mandato a continuare ciò che hanno iniziato? No, perché al di là di tutto, non so se sei estremamente stronza, o solo molto stupida.. o se in alternativa hai proprio bisogno di svegliarti. » Era evidente che alla base dello sfogo di Mia ci fosse un motivo, ma nonostante ciò non gli piaceva il modo in cui si rivolse ad Ella. Non aveva particolare interesse a stabilire chi avesse ragione, ma trattare così Ella era da codardi. « Com'è fare la leccapiedi di persone così? Non mi stupisce che a forza di andare con lo zoppo s'impara a zoppicare. [...] Dì loro che ci vediamo a settembre. Ho appena cominciato ad alzare la cresta. » Era evidente che il dissapore di Mia era esteso ad n gruppo ben più numeroso di persone, ma nonostante ciò aveva scelto la tassorosso per dar sfogo al suo risentimento. Harvey non era il tipo da intromettersi nelle discussioni altrui, ma allo stesso tempo non riusciva a restare indifferente. Si mise davanti ad Ella e lasciò scivolare la propria mano alle sue spalle per afferrare la mano della ragazza. « Hai finito? » La domanda era rivolta a Mia, il tono senza alcuna espressione e lo sguardo severo. « Immagino che adesso ti senti soddisfatta vero? Dopotutto prendersela con lei è più facile no?! » Era facile quando il bersaglio delle proprie cattiverie era qualcuno come Ella; incapace di reagire a tanta cattiveria. Quando Mia se ne andò in compagnia del suo amico non poté fare a meno di voltarsi verso la ragazza; senza abbandonare lo sguardo severo. « Non lo devi permettere hai capito? Quando ti trattano di merda devi reagire... » Harvey lo diceva per esperienza, se ci si abitua a lasciar vivere i prepotenti si arrivava ad un punto in cui reagire diventava impossibile. « A volte bisogna essere un po' stronzi oppure bisogna imparare ad esserlo. » Bisogna tirare la testa fuori dal culo. Queste erano state le parole di suo fratello, parole che lo avevano aiutato ad affrontare tutta la merda in cui era cresciuto. « Mandare qualcuno a fanculo ti farà sentire meglio...provare per credere. »
     
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    Essere invisibile, in quel paese, era qualcosa con cui Raiden a modo proprio aveva imparato a fare i conti. Non era certo la prima volta che le sue parole cadevano nel vuoto, ignorate come se lui, lì, nemmeno ci fosse. Alcuni di noi sono comparse negli action movies di qualcun altro. Ci siamo per l'occhio, ma sempre sullo sfondo, e rigorosamente al margine. E a volte ti viene da chiederti se abbia davvero senso, lottare per avere un ruolo all'interno di una storia che ti è stato fatto capire in tutti i modi non essere tua. « Non ci sarà alcun brindisi tra noi, perché se sei vissuta su un altro pianeta, vorrei dirti che l'unico motivo per cui mi trovo su quel gruppo è per il divertimento sadico dei tuoi amici. » La rabbia di Mia lo colse ovviamente impreparato, ma per quanto i suoi toni fossero alterati e probabilmente diretti alla persona che meno se lo meritava, Raiden non sentì alcuna spinta a fermarla nel corso di quell'invettiva. Ai fatti, lui, era quasi del tutto estraneo e dunque non poteva pretendere di esprimere una qualche forma di giudizio a riguardo. Ma di quale fosse la verità in quella scaramuccia adolescenziale gli interessava davvero poco; capiva, però, come la Serpeverde si sentisse. Lo capiva sin troppo bene. E infatti non si mise in mezzo, né si scompose in alcuna maniera. « Hai finito? Immagino che adesso ti senti soddisfatta vero? Dopotutto prendersela con lei è più facile no?! » Sollevò un sopracciglio, guardando il ragazzo a lui ancora ignoto con un certo stupore sarcastico. Ah allora sa parlare. Il suo sguardo si spostò però presto su Mia, che nel frattempo aveva iniziato a tirare dritto per la sua strada. Sospirò, avvicinandosi di un passo ad Ella per poggiarle una mano sulla spalla con gentilezza, guardandola bene negli occhi. « Mi dispiace che si sia creata questa situazione. So che sicuramente le tue intenzioni non erano cattive, Ella. » O quanto meno, da ciò che aveva potuto intendere della Black dal poco tempo che vi aveva effettivamente trascorso, non gli sembrava che la giovane Tassorosso fosse una persona nel cui cuore aveva posto la malignità. « In ogni caso, se posso dirti qualcosa per esperienza - » da persona che ne ha viste decisamente più di te e che di errori ne ha fatti più di quanti ne possa contare « - non fare nulla è comunque una scelta. » Quando stai fermo, ci stai comunque da qualche parte. Una posizione l'hai presa. « Forse la peggiore. » Non c'era rimprovero nelle sue parole, ma solo la volontà di condividere con lei qualcosa che non per tutti era evidente e scontato. « E come ogni scelta, ha degli effetti sul prossimo e delle conseguenze. » Nel dirlo, lo sguardo del moro si puntò in quello del ragazzo al fianco della bionda, privandosi improvvisamente di espressione. Fece una pausa, tornando poi a guardare Ella e rivolgendole un piccolo sorriso gentile, dai tratti quasi fraterni. « Pensaci, ok? » Detto ciò, salutò entrambi con un veloce cenno del capo e un cordiale « Buon proseguimento di serata, ragazzi. »
    « Un Old Fashioned.. abbonda col whisky. » Si affiancò a Mia in silenzio, lanciandole un'occhiata di sottecchi senza tuttavia dire nulla. Sollevò piuttosto un indice per attirare l'attenzione del barista. « Due bottigliette d'acqua. Grazie. » Gli vennero subito fornite, fresche di frigo, e ne porse una a Mia, stappando la propria per prenderne un sorso. A quel punto la seguì verso una delle panchine, continuando a rimanere in quel silenzio che voleva forse rispettare i tempi della Serpeverde nel processare quel treno emotivo che sembrava averla colpita in pieno. Riusciva a percepire quell'alone di senso di colpa in lei - un sentimento che doveva sicuramente derivare dal fatto di aver riversato la propria rabbia su Ella tra tutti. Certo, a Raiden dispiaceva per la piccola Black, che si era ritrovata ad essere il bersaglio di un'invettiva diretta solo marginalmente a lei; eppure non biasimava davvero Mia per essere scoppiata. « Senti.. lo so.. » Con i gomiti poggiati sulle proprie ginocchia e le mani a ciondoloni in quello spazio lasciato tra le proprie gambe, Raiden voltò lo sguardo a ricercare gli occhi di Mia dal basso. « Mi dà fastidio lo stesso. E' per principio. Però ci sono anche rimasta un po' male.. quando è successo. Avevo appena preso quell' O--.. in Storia della Magia.. e ci hanno riso pure sopra a quello. » Perché sono degli stronzetti che non hanno mai dovuto preoccuparsi di altro se non di fare il proprio dovere a scuola. E quindi sentono l'adempimento di quell'unico compito come qualcosa di eccezionale e degno di chissà quale lode.. quando non lo è. Sospirò, prendendo un altro sorso dalla propria acqua. Nei mesi passati lì in Inghilterra, Raiden si era reso conto con una certa lucidità del fatto che molti dei suoi compagni e di quelli di Mia non sarebbero sopravvissuti per mezza giornata al sistema scolastico e culturale del
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    Giappone, dove per ricevere un qualunque elogio dovevi necessariamente essere il primo in qualcosa. E anche in quel caso, non ti era permesso montarti la testa. Da noi non c'è difetto peggiore dell'egocentrismo. « Sai.. ci sono molte cose con le quali ho dovuto fare i conti in questo paese. Molti valori diversi e concezioni agli antipodi dalla mia. » Alcune le ho integrate, altre le ho messe a contesto, e altre ancora le ho rifiutate. « Mi sono sentito spesso dire che noi ci appiattiamo l'uno sull'altro in favore di un'omogeneità indistinta che non valorizza nessuno. » Con lo sguardo puntato di fronte a sé, Raiden sollevò un sopracciglio, come ad esprimere - più per se stesso che altro - la propria contrarietà verso quell'ignorante pregiudizio di parte. « Eppure io ho trovato che qui, ciò che davvero accade, è che ciascuno vuole essere speciale - » fece una pausa, sbuffando una risata amara dalle narici mentre inclinava il capo di lato « - a discapito degli altri. » Quando devi affossare qualcun altro per ottenere qualcosa, non ti sei sollevato di più verso il cielo. Sei esattamente dove ti trovavi prima, con l'unica differenza che ora sei solo e con le mani sporche. Qual è il valore di ciò? « Secondo te ho esagerato? Mi sento un po' in colpa.. casserei le pubbliche relazioni. Non sono in vena di socializzare. Ci facciamo un giro? O boh.. se vuoi andiamo via. Sapevo già che la festa di fine anno sarebbe stata una merda. L'ha organizzata Bauldry. » Si voltò a guardarla, sorridendole gentilmente mentre poggiava la bottiglietta a terra e le prendeva una mano nella propria. « Ella non è una cattiva persona. Sono sicuro che capirà, qualora dovessi riaprire il dialogo con lei. » Detto ciò, si portò la mano di lei alle labbra, poggiandovi qualche piccolo bacio prima di alzarsi dalla panchina con uno slancio fluido, aiutandola a fare altrettanto. « Al minimarket asiatico di Hogsmeade hanno messo il bancone del gelato. Devi assolutamente sentire il gusto alla patata dolce. » Ridacchiò, tirandola con sé mentre camminava a ritroso per la stradina. « Ti fa pure pendant coi capelli. Vuoi perderti quest'occasione? » Col sorriso sulle labbra le avvolse un braccio attorno alle spalle, stringendola appena mentre le posava un bacio tra i capelli. « Andiamo, carrarmato. »

    Interagito con Mia, Ella e Harvey



    Edited by dauntless. - 13/6/2021, 02:13
     
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    Scorge la figura di Raiden solo in un secondo momento, alle spalle di Mia, « Ciao Ella », «Ciao, Raiden!», un sorriso candido come la neve. Resta a dondolare inconsciamente accanto ad Harvey, al suono della musica che ascolta solo in maniera passiva. Il brindisi, dicevano. E all’inizio pare che quel brindisi si farà davvero, che ai successi scolastici, ma anche alle piccole vittorie quotidiane, alzeranno i bicchieri tra l’ilarità generale. Ma gli eventi prendono una piega inaspettata più in fretta di quanto Ella impiega a rendersene conto, « No. In realtà eravamo impegnati. Ma ci sei o ci fai, Ella? ».
    In principio non capisce — osserva l’espressione di Mia mutare in fastidio e poi in rabbia, la sente che di riflesso le si schianta addosso come un incantesimo. « Abbiamo per caso letto un gruppo diverso, oppure le tue amiche ti hanno mandato a continuare ciò che hanno iniziato? No, perché al di là di tutto, non so se sei estremamente stronza, o solo molto stupida.. o se in alternativa hai proprio bisogno di svegliarti ». Ascolta in silenzio, Ella, gli angoli delle labbra che si abbassano fino a formare una linea piatta, disturbata quando incomincia a mordersi istintivamente il labbro inferiore. «Io- non so di che cosa stai-», parlando, ma Mia non la lascia finire, la interrompe in cagnesco. « Non ci sarà alcun brindisi tra noi, perché se sei vissuta su un altro pianeta, vorrei dirti che l'unico motivo per cui mi trovo su quel gruppo è per il divertimento sadico dei tuoi amici », le sopracciglia aggrottate, una ruga dritta che le solca la fronte, mentre tenta di processare le informazioni che la Serpeverde le sta vomitando davanti. Non riesce a capire — che scherzo o piano esista dietro alla comparsa di Mia su quel gruppo telematico, o perché sia stato pensato per divertirsi alle spalle degli altri. L’istinto, in fondo allo stomaco, le suggerisce che c’è sicuramente stato un malinteso. Un’incomprensione di qualche tipo! Ed è ciò che vorrebbe dire a Mia in quella piccola finestra di pausa, mentre alza a mezz’aria una mano per cercare d’interromperla, ma le parole comunque non superano la lingua attorcigliata. Sicuramente non è come pensi!
    « Esatto! La tua amica Maeve mi ha aggiunto sotto consiglio del suo insipido ragazzetto con la puzza sotto il naso, perché sotto sotto speravano di riuscire a umiliarmi, facendomi sentire un cazzo di pesce fuor d'acqua in mezzo alle tue amiche stronze che guarda caso non si ricordano neanche come mi chiamo. Forse pensavano che così avrei abbassato la cresta. Deve essere molto divertente assistere a questo continuo schiacciare gli altri solo perché ci si sente stocazzo. E io che volevo anche aiutarli.. - cazzo! - conveniva più a loro tenermi buona di quanto convenga a me leccargli il culo ». Ascolta, Ella, abbassa la mano, le dita che tremolano appena sotto al peso delle troppe novità. Maeve e Derek che volevano prenderla in giro, umiliarla, ma perché? Mia che voleva aiutarli… ma a fare cosa? Scuote la testa — le manca un tassello del puzzle, sicuramente fondamentale per riuscire a districare il filo di Arianna fino alla verità. Il fatto che la ragazza abbia nominato proprio Maeve, che con lei è sempre stata così gentile, è forse quello che la stranisce di più. «Mia, io davvero sono sicura che Maeve non intendesse…», con un po’ di coraggio raccolto dall’interno, riesce quasi a balbettare una frase di senso compiuto, ma la Serpeverde non pare avere ancora finito lo sfogo. La osserva avvicinarsi, reprimendo l’istinto di fare un passo indietro — resta immobile al suo posto, i rampicanti tra l’erba che le si attorcigliano attorno alle caviglie. È ben più alta di Mia — come, del resto, di molte delle ragazze che conosce —, eppure non può evitare di sentirsi improvvisamente piccola, di fronte a tutto quel risentimento. « Com'è fare la leccapiedi di persone così? Non mi stupisce che a forza di andare con lo zoppo s'impara a zoppicare. Vivrai pure a Inverness, ma dalla mia gente non hai imparato proprio un cazzo. », ed incassa, Ella, le labbra serrate e la lingua stretta tra i denti. Su questo, Mia ha ragione — che cosa sa esattamente dell’identità di una città così speciale, lei che non ha mai piantato radici fino a quello che sembra ieri? E vorrebbe fermarla, vorrebbe riuscire a parlarle, con calma, a capire più a fondo tutto quel discorso che l’ha lasciata solo con punti di domanda, ma è Harvey a muoversi per primo e frapporsi tra lei e la ragazza. Prende la mano che le offre senza guardarla, e fa quasi per tirarla, come a sottolineare quanto tutto questo momento sia surreale e che davvero non ci sia bisogno di litigare. « Hai finito? Immagino che adesso ti senti soddisfatta vero? Dopotutto prendersela con lei è più facile no?! », sentenzia Harvey, severo, nonostante Mia non lo stia probabilmente ascoltando, mentre prende a trottare per allontanarsi da lì, superandola con una spallata.
    È con occhi spalancati ed increduli, sbattendo di tanto in tanto le palpebre come a volersi svegliare da una trance, che guarda poi Raiden, quando si avvicina per posarle una mano sulla spalla. «Io- non era mia intenzione di creare questo…», e la voce si perde nell’aria, ma Raiden sembra capire comunque, « Mi dispiace che si sia creata questa situazione. So che sicuramente le tue intenzioni non erano cattive, Ella. In ogni caso, se posso dirti qualcosa per esperienza, non fare nulla è comunque una scelta. Forse la peggiore ». Annuisce, Ella, come una brava scolaretta. Non avrebbe mai pensato di trovarsi dall’altra parte della medaglia della catena sociale. Non so nemmeno come ci si deve comportare. « E come ogni scelta, ha degli effetti sul prossimo e delle conseguenze », segue il suo sguardo, che si muove da lei a Harvey, aggrotta le sopracciglia, « Pensaci, ok? », annuisce, di nuovo, e con un sorriso mesto lo congeda.
    Mentre sottostà agli occhi scuri e traboccanti di serietà di Harvey, quando Raiden e Mia sono ormai spariti tra la folla, abbassa il mento — l’agghiacciante consapevolezza di essere, a quanto pare, nel torto senza nemmeno rendersi conto del perché che parte dal profondo della cassa toracica e risale verso la gola. ]« Non lo devi permettere hai capito? Quando ti trattano di merda devi reagire... A volte bisogna essere un po’ stronzi oppure bisogna imparare ad esserlo. Mandare qualcuno a fanculo ti farà sentire meglio… provare per credere », si stringe nelle spalle, istintivamente. Non è così. Non capisci. E non saprebbe come spiegarglielo, se non nella sua testa — non vuole litigare, non vuole reagire, non vuole peggiorare le situazioni di attrito e ritrovarsi ad essere certa di fare del male a qualcuno. «Non importa», decreta, cercando di riacquistare la calma, «non è successo nulla, sono sicura che Mia avesse delle motivazioni più che valide, sembrava essere parecchio… arrabbiata, sì, ma anche-». E nel momento in cui si lascia andare ad un sospiro, scrutando il circondario in cerca delle amiche, per spiegare l’accaduto e forse ricevere qualche spiegazione, il telefono infilato nella borsetta prende a vibrare. «Penso siano le ragazze», ed il panico, come non mai, incomincia a montare. Sono loro. Una notifica in capo all’altra, dal forfait di Mia al primo messaggio di Maeve, a distanza di qualche minuto, la conversazione prende piede. Si prende un momento per leggere con attenzione i nuovi pezzi del mosaico che si va a creare nella sua testa, e risponde. «Vorrei andare a cercarle, se non è un problema», soffia, infine, rivolta al ragazzo.


    Interagito con: Mia, Raiden, Harvey, menzionate le Mean, in particolare Maeve
    #stoptheviolence!!!!
     
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    Gli occhi di Camila si fanno enormi quando scorge un pacchetto avvolto in carta lilla, un fiocco giallo che troneggia al suo centro. «Per me?!», esclama, la bocca aperta in un sorriso a trentadue denti. Con la delicatezza che la contraddistingue, scioglie il nastro e scopre il contenuto. Non prima di aver letto il biglietto, tuttavia. Mi raccomando, divertiti. Caleb Cabi. Soffoca una risata, dettata principalmente dalla sottolineatura del divertiti. Il gemello la conosce a menadito, sul serio. La spinge a cercare il lato divertente della situazione - anche se, per Camila Davis, gli eventi con triliardi di persone non coincidono, a dirla tutta, con la definizione di divertimento. Preferisce contesti più raccolti, con amici conosciuti, a festività studentesche dove urla e casino sono all'ordine del secondo. «Tu vieni, Dory?», domanda, affaccendandosi per raccogliere i capelli castani in una coda sbarazzina. Un quarto d'ora dopo, tira su la cerniera del vestito che ha ricevuto in regalo. L'intensità della gradazione di blu ha il potere di rilassarla - insieme ad una buona dose di camomilla. Ovvio, anche d'estate! «Vado!!!», informa la Grifondoro, prima di volatilizzarsi al limitare del Lago Nero, dove si terrà la festa di fine anno. Cavolo, mi sento quasi a Ilvermorny. In America, questo genere di eventi è sempre atteso con grande partecipazione, curato nei minimi dettagli ed esaltato da un'infinità di volantini. Un tuffo nel passato - riflette Cami, sorridendo qua e là ai colleghi di corso, avvicinandosi poi al bancone. «Ciao!», saluta il barista, forse con un po' troppa agitazione. Subito dopo, abbassa la voce di un tono: «Senti.. Potresti, uhm... Prepararmi qualcosa di leggero? Ehm... E' che non reggo bene e..», e non voglio fare una figura di merda davanti all'intero settore di Medimagia, tipo. «Ehm. Grazie.», la sua espressione timida si scioglie in un sorriso, nella speranza che il tipo non la prenda per il culo. Ti prego? - implora con lo sguardo, in attesa della risposta del ragazzo. «Ma certo!», dice lui, dopo quella che sembra un'eternità. «Un Pina Colada per te.» «No ma -» «Vai tranquilla.», la frena lui, facendole un occhiolino di sfuggita. «Il nostro piccolo segreto.»
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    «Oh. Ohhhhh.», è un analcolico mascherato da alcolico! -, l'espressione sorpresa di Camila sfocia in una risata fragorosa. Poggia le labbra sulla cannuccia, bisbigliando un grazie sentitissimo. Okay, credo di essermi innamorata. L'istante successivo, il cellulare vibra, portandola a controllare le notifiche. L'istante ancora dopo, è diretta in men che non si dica verso il tavolo del beer pong. «Lympy!», esclama, il finto cocktail ancora in mano che rischia di rovesciarsi sul vestitino nuovo. «Ups. Successonientetuttoregolare.», farnetica tra sé e sé, avvicinandosi poi alla rossa. «Ehi!», la guarda con gli occhi luminosi, felicissima che sia lì con lei. Non oso immaginare quanto sia difficile per te - questo il suo pensiero principale, che tuttavia non rivela per non guastare lo spirito apparentemente sereno della Grifondoro. «Allora! Come... Come si gioca?», domanda, camuffando con l'ennesimo sorriso il disorientamento dell'essere una novellina. «Oh. Ma certo. Si deve far centro. Perdinci, commenta, ben consapevole dell'essere una frana in qualsiasi tipologia di sport, magico o babbano che sia. «Va bene, dai. Togliamoci il dente.», afferra dunque la pallina, chiude gli occhi - anzi, per la precisione li strizza fortissimo, tanto non cambierebbe nulla tenerli aperti - e lancia. «NON CI CREDO! NON E' POSSIBILE! NON-E'-POSSIBILE, NON-E'-LETTERALMENTE-POSSIBILE.», prende Lympy per le spalle, sconvolta. «Ho fatto centro.»

    Interagito con Dory, il camerieredicuisièinnamorata e Lympy.
    Citati i colleghi di Medimagia <3

     
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    what would david bowie do?
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    Alyssa non avrebbe partecipato alla cerimonia dei diplomi se solo non fosse stato per Mia e Nessie, le sue compagne di stanza. Nel guardarle stringere i propri rotoli di pergamena - rigorosamente dietro a un paio di occhiali da sole con lenti viola a forma di parallelepipedo, anche a dispetto del fatto che si trovasse al chiuso - la giovane Carter non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato l'anno successivo senza di loro. Di sicuro mi appiopperanno a qualche altra stanza, con delle ragazze scialbe e prive di personalità. O comunque, per lei sarebbe stato così a prescindere, anche se le compagne in questione si fossero rivelate perfette. Anzi, più perfette sarebbero state, peggio ne avrebbe pensato. Nonostante il magone, tuttavia, aveva comunque fatto alle ragazze foto da ogni angolazione, applaudendole e congratulandosi con loro una volta finita la cerimonia. Ma alla fine che mi è rimasto? Che tutti vanno avanti e io resto indietro, come sempre. Un sentimento, quello, che in ogni caso non avrebbe condiviso né con le compagne, né tanto meno con altri, orgogliosa ed ermetica com'era.
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    Piuttosto, cambiatasi velocemente d'abito, si era diretta a passo spedito verso la festa, immergendovisi fin da subito come se non ci fosse un domani. Una festa di merda, per i suoi standard, ma pur sempre una festa - con alcool e collegiali. Da manuale, la Serpeverde non si lasciò sfuggire nessuno dei due, tracannando un bicchiere dietro l'altro di qualunque cosa le capitasse a tiro, mentre dava il meglio della propria aggressività nel provarci spudoratamente con una studentessa del secondo anno di Magingegneria. Un idillio che finì presto, spezzato dall'intromissione del gruppetto d'amici della tipa. « Ehi Alyssa! Ci stiamo dirigendo verso lo stand delle freccette. Vuoi farci compagnia? » Fissò Brunhilde Zabini da sopra le lenti dei propri occhiali, guardandola come a volerle chiedere se la stesse prendendo per il culo o meno. Automaticamente, lo sguardo si spostò su Asa, altrettanto interrogativo, prima di avvicinarsi al gruppetto senza preoccuparsi di congedarsi da quello appena lasciato. Il circolo nel quale si trovò era composto da persone che conosceva solo di nome e di vista, eccezion fatta per Hyun, alle cui feste aveva partecipato più volte e a cui rivolse quindi un cenno di saluto col capo. Tuttavia non si presentò, né si mise granché in mezzo alle loro attività, affiancandosi in disparte ad Asa mentre sorseggiava il proprio bicchiere di birra. « Hamilton e la Cousland? » chiese a bassavoce, lanciandogli un'occhiata sarcastica di sbieco. « Allora questa cosa di frequentare l'aristocrazia l'hai presa proprio sul serio. » ridacchiò, assestandogli un leggero calcio giocoso sul polpaccio per fargli capire che lo stava solo prendendo un po' in giro. « Comunque devo capire ancora se la tua tipa c'è o ci fa. Bah, questo "vuoi farci compagnia?" mi ha lasciata un po' perplessa. » Sollevò le sopracciglia, incurvando le labbra all'ingiù in una smorfia che voleva sottolineare ulteriormente quella stessa perplessità. Durante quel breve scambio col giovane King, Alyssa osservò distrattamente il gioco delle freccette e la successiva penitenza che il gruppo perdente fu costretto a svolgere. Alzò gli occhi al cielo. Niente oh, pensavo che dopo i quindici anni finisse questa storia di obbligo o verità e variazioni sul tema, ma a quanto pare la gente ci è proprio affezionata. Sbuffò leggermente, cominciando ad armeggiare con la borsa per prendere a rollarsi una canna come se niente fosse. L'accese, prendendone qualche tiro mentre batteva ritmicamente il piede in terra, spazientita. Ad Alyssa non servivano più di cinque minuti per decretare se un gruppo l'annoiasse o meno, e tale decisione era del tutto arbitraria e spesso priva di logica alcuna. Questi qui sono una sega. La big revelation del giorno è che il sesto membro sconosciuto degli NSYNC traccia le donne coi gps. Classico cishet. Sai che novità. E infatti, bollato quell'intero gruppo come noiose, Alyssa sbuffò, voltandosi di scatto verso Asa. « Vabbè, senti, vuoi scopare? »

    Interagito con Asa
    Citati Mia, Nessie, Hilde, Maeve, Caél e il gruppo delle freccette


     
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