This is war

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    Non erano stati in molti a decidere di fidarsi e arruolare altri nelle fila di quella nuova organizzazione sotterranea. Tris aveva trovato quella scelta da una parte saggia; dall'altra la portava a dubitare di tante, troppe cose. Se non c'è nessuno su cui pensi di poter contare al cento per cento, meglio non dare credito a una persona sbagliata. Però a noi le persone servono. Ci servono però le persone giuste. E allora qual è il modo giusto di agire? Prima o poi tutti loro avrebbero dovuto dare credito a qualcuno, affidarsi a persone nelle mani di cui poter riporre la propria vita. Se non avete nemmeno una persona di cui fidarvi, due sono le cose: o siete estremamente cauti, o siete estremamente malfidati. E' triste non saper contare su nessuno; bisogna lavorare di gioco di squadra, ricompattare queste fila, dare un senso a ciò che facciamo. Abbiamo bisogno di un obiettivo. E l'obiettivo non può essere solo mettiamo a ferro e fuoco Azkaban. Quelle ipotesi Tris le teneva ben a mente mentre pensava ai suoi compagni di armi - quelli naturali e quelli acquisiti; li stava studiando uno ad uno cercando di capire su chi contare maggiormente, specie quando Inverness avrebbe finalmente fatto la propria mossa. E sarebbe successo. A breve. E' solo questione di tempo. La campagna di arruolamento dei ribelli era solo un microtest rispetto al disegno più grande, ma era pur sempre un ottimo esperimento per capire di che pasta fossero fatti tutti coloro che erano stati allo stato attuale marchiati. A tutti quanti, Tris aveva fatto pervenire pochi giorni dopo l'incontro al Burlesque una lettera con cui aveva chiesto loro di mandarle - qualora se la sentissero - i ricordi concernenti la prova che avrebbero eventualmente svolto nei confronti di chiunque avessero scelto. Non doveva nemmeno essere un'estrazione particolarmente accurata. Le interessavano però le dinamiche con cui le persone prescelte erano state testate; in fondo, i termini della prova cambiavano i loro esito, e seppur Tris fosse convinta che ciascuno doveva prendersi al pari le responsabilità di quel movimento, era innegabile il fatto che a metterci la faccia sarebbe sempre stata lei. Si sentiva responsabile per ciascuno di loro, per la loro sicurezza, per il loro benessere. Qualunque errore ci potrebbe bollare come una massa di terroristi riottosi. Non intendo fare gli stessi errori di tre anni fa. Questa volta non solo è personale, ma ne va della nostra sopravvivenza, della nostra integrità.. e ne va della nostra missione. Io non voglio lottare per distruggere. Voglio lottare per ricostruire, per ricompattare. Per portare a galla qualcosa di migliore. Voglio pensare che questa nostra generazione sarà davvero migliore delle precedenti. Non mi basta fermare la ruota; voglio spezzarla. Una missione che Beatrice Morgenstern aveva abbracciato in tutto e per tutto, fino al punto di abbandonare i sogni di gloria di una vita normale. Aveva lasciato il college e lentamente si stava sbarazzando di tutte quelle attività futili che coloravano la sua vita di una parvenza di normalità.
    Era una sera di inizio giugno quando decise di recarsi all'Alveare. Vestita in maniera adatta per una sudata di tutto rispetto, si era piazzata di fronte a una sacca da boxe e aveva iniziato a sferrare colpi fino allo sfinimento. Si sentiva fiacca; per un istante, dopo tutta quell'agitarsi, ebbe l'impressione di essere sul punto di rigettare tutta la cena. Un pasto frugale e di corsa, in verità, consumato in compagnia di Sebastian Morgenstern, diretto di corsa al Quartier Generale dei Custodi della Città Santa. Ultimamente le capitava spesso di sentirsi stanca, fiacca, oltremodo stressata; sentiva il peso che ricadeva lentamente sulle sue spalle e il suo corpo ne accusava più del solito gli effetti. Si lavorava intensamente da quelle parti negli ultimi tempi e Tris era la prima a lavorare il doppio di molti altri. Prima di uscire di casa, aveva mandato un biglietto ai due fratelli Herondale e a Lily Scamander, chiedendo loro di vedersi appunto all'Alveare attorno alle undici di sera. Non si curò di secretare in alcun modo quella breve comunicazione, consapevole com'era che tutti e tre vivevano in pianta stabile all'interno delle mura. Non appena i tre giunsero, Tris si asciugò il sudore dalla fronte, cercando un punto di appoggio, afferrando la borraccia d'acqua. Si sedette a terra col fiato corto, sfiancata dall'intensa attività fisica, osservandoli uno ad uno, prima di far loro cenno di accomodarsi a loro volta ovunque preferissero.

    Non è una cosa così formale. Non come l'ultima volta. Siamo tra pochi intimi. E in fondo, Tris non era una tipa da ritualità, specie con due suoi compagni d'armi, nonché persone che reputava suoi amici. « Dovrete scusarmi per il poco preavviso. Di questi tempi le cose vorticano piuttosto velocemente. Speravo di potervi vedere tutti e tre, e sono contenta che sia accaduto. » Detta così, il messaggio sembrava essere sono una donna impegnata, e a dirla tutta non voleva far passare quel messaggio; nessuno di loro aveva poche responsabilità. Tuttavia, che i suoi impegni si fossero paradossalmente moltiplicati era evidente. C'erano molte cose a brulicare nella Città Santa, altrettante accadevano nelle varie roccaforti del Credo in giro per il mondo. Ovunque i lycan si confrontavano con problemi differenti che tuttavia sembravano avere una matrice molto simile. E immagino che sia sempre stato così. Le cose contro cui siamo destinati a combattere non ci hanno mai lasciati veramente. Solo che noi eravamo ciechi. Abbiamo vissuto con dei paraocchi per diverso tempo. Forse ci serviva, una pausa. Ma potevamo davvero permettercela? Quante cose avremmo potuto fare se solo non ci fossimo lasciati andare? « Volevo vedervi perché siete stati gli unici a comunicare dei nomi per adesso. » Fece una leggera pausa tempo in cui sospirò portandosi la mano all'altezza del petto, ancora parecchio scossa dalla violenza con cui si era scagliata contro la sacca in precedenza. « Nei giorni scorsi ho visto quello che mi avete mandato in merito alle prove e vorrei parlarne più nel dettaglio con ciascuno di voi. Sia chiaro: questo non è un esame.. » Disse quindi accennando un leggero sorriso. D'altronde abbiamo appurato che la scuola non fa più per me. « ..però mi aiuterebbe capire quale è la vostra percezione su ciò che è successo con queste persone. Perché le avete scelte e soprattutto.. » Si inumidì le labbra osservando ciascuno di loro. « ..alla luce di ciò che avete visto, pensate ancora che siano persone valide? » Aveva bisogno di più elementi, Tris, per capire come avevano ragionato e soprattutto perché avevano agito nel modo in cui era effettivamente successo. Lasciò quindi loro la parola, continuando a bere di tanto in tanto dalla borraccia, massaggiandosi i muscoli indolenziti mantenendo un'espressione serena e pacata.

    red sparrow. good grief golden snitch
    Per adesso ruoliamocela con Bobbie - Noah - Lily. Decidete voi se hanno mandato il ricordo della prova a Tris o meno. Andiamo col flow e vediamo dove ci porta il vento. Ovviamente l'idea sarebbe anche coinvolgere i tre da loro scelti, ma siccome mi piacerebbe vedere come vanno le cose in on, mi lascio sorprendere da cosa accade



     
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    E' difficile vivere con la consapevolezza di aver quasi messo qualcuno nei guai. In pericolo, ad esser precisi. A tal proposito, nell'ultimo periodo, le giornate di Lily alternano momenti di speranza ad attimi di puro disagio: avrei dovuto essere più protettiva? Oppure avrei dovuto lanciarmi di più? - la realtà è che non c'è una risposta definita alla domanda che tormenta di continuo il suo sonno. Sotto un certo punto di vista ha effettivamente combinato un casino, arrogandosi la facoltà di coinvolgere nella causa dei Ribelli una persona che, alla fine dei conti, avrebbe potuto anche non essere contenta della chiamata alle armi. Dall'altro lato, però, Lilac Scamander conosce Karma Paciock come le proprie tasche. Dovessi rischiare di morire domani, vorrei te al mio fianco. Forse pecco di superbia, ma so che anche tu sceglieresti me. E' questa la convinzione della Serpeverde, che supera di netto ogni dubbio esistente. La parte difficile del gioco, tuttavia, arriva quando è costretta ad agire in modo totalmente irrazionale, a non rispondere al telefono, ai messaggi - probabilmente, se avesse conosciuto l'esatta ubicazione della nuova dimora di Lily, anche agli appostamenti sotto casa - della propria migliore amica. Tutto questo mi distrugge. Si ravvia i capelli, la Scamander, i gomiti poggiati sulle ginocchia e le dita a sorreggere le tempie. Tutto questo ci distrugge. Sa che Karma la sta vivendo allo stesso modo - forse ancora più rabbiosa di lei, ostinata com'è a non arrendersi mai: soprattutto visto e considerato l'atteggiamento sconclusionato di Lily. Sta per finire. Saprai. La punta della bacchetta in direzione del cuore della propria mente, Lilac Scamander estrae il ricordo prezioso della prova cui la Grifondoro è stata sottoposta, superandola a pieno titolo. Comportandosi esattamente come previsto. Con un sospiro, la fiammella liquida azzurro chiaro viene riposta in una semplice fiala trasparente. Il ricordo al suo interno sembra quasi dimenarsi, desideroso di guizzare fuori, di uscire allo scoperto, di... Agire. Proprio come Karma. L'immagine della ragazza vitale - nonostante le sofferenze affrontate in passato - riesce a far sorridere Lily, regalandole un attimo di pace e un pizzico di coraggio in più. Spedisce la provetta a Tris, come da lei richiesto, in attesa di essere ricontattata. Presto saprai - l'ennesima promessa rivolta a Karma si perde nella luce rossa del tramonto. Le prime stelle della sera appaiono lampeggiare come puntini luminosi. Le stai guardando anche tu, lo so. Un altro sorriso e un sottile pizzicorio agli occhi. Ti prego, non incazzarti. Quella non ricordo davvero come si chiama. [...]
    Sono le undici di sera in punto. La strada verso l'Alveare si stende rapida e spaziosa, quasi fosse l'unica strada possibile da percorrere quella sera. Quasi come se la chiamasse. Lily supera alcuni visi che ha ormai imparato a conoscere, rivolgendo loro un gentile cenno di saluto. Un brivido di elettricità corre lungo la sua schiena: forse quel senso di appartenenza che non sentiva da tanto. Un po' come giocare a Quidditch; anzi, a dirla tutta, ancora più in grande. Nello sport, se sbagli, prima o poi se ne fanno una ragione. In questa situazione decisamente no. Ci si misura col rischio: chi non è in grado di affrontarlo resta in panchina. « Dovrete scusarmi per il poco preavviso. Di questi tempi le cose vorticano piuttosto velocemente. Speravo di potervi vedere tutti e tre, e sono contenta che sia accaduto. », non risponde, Lily, limitandosi ad osservare gli altri due presenti. Sono i fratelli Herondale. La Serpeverde ricorda di averli già visti nella Città Santa - o forse a qualche riunione indetta da Tris. Di certo erano presenti al Burlesque, quando le acque dei Ribelli hanno iniziato a risorgere dall'entroterra. In particolare, sua zia Erin è la sin eater di Barbara. Il motivo per cui la Morgenstern abbia scelto di creare quella particolare combinazione - vale a dire di invitarli insieme a lei -, tuttavia, è poco chiaro. Quasi dopo aver letto il suo pensiero, Tris interviene ancora: « Volevo vedervi perché siete stati gli unici a comunicare dei nomi per adesso. », è una notizia che lascia Lily di stucco.
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    Solo noi? - sembra uno scherzo, non fosse estremamente certa della serietà di Tris. Di colpo, la Scamander inizia a credere non sia stata una mossa astuta spingersi così tanto verso la causa dei Ribelli: l'abbiamo fatto solo noi tre. Su una cospicua quantità di presenti. Forse hanno ragione gli altri, forse stiamo rischiando troppo coinvolgendo persone a noi care. Coinvolta dai propri pensieri, Lilac perde qualche parola del discorso della lycan. Riconnette subito, scossa dall'entità della rivelazione. « ..però mi aiuterebbe capire quale è la vostra percezione su ciò che è successo con queste persone. Perché le avete scelte e soprattutto.. alla luce di ciò che avete visto, pensate ancora che siano persone valide? », il silenzio dopo l'intervento di Tris le consente di far di nuovo il punto della situazione. Non devo focalizzarmi sulle scelte degli altri. Non devo pensare con la loro testa - questo uno dei primi insegnamenti impartitale da Rolf Scamander, sin dalla più tenera età. Una linea guida che la giovane Lilac ha sempre seguito - non può esser da meno, dunque, adesso. «Ho scelto Karma perché mi fido di lei più che di me stessa.», non voglio impostare un'orazione in suo favore. E' semplicemente un dato di fatto. «Non mi ha mai voltato le spalle, in nessun contesto. Neanche in casi critici.», e ce ne sono stati un'infinità. Nel Lockdown abbiamo rischiato di morire entrambe, ma ci siamo sempre guidate l'un l'altra. Siamo sopravvissute per questo. «Nella prova che ho realizzato, ho cercato di creare una situazione del genere. Volevo testare la sua lealtà, a me in particolare - e più in generale alla causa.. Questo perché, quando crede in qualcosa, la tenacia di Karma è incrollabile.», l'ombra di un sorriso giunge a increspare le labbra di Lilac. Viene travolta da altri ricordi, tutti incentrati sull'amica di sempre. Cerca di concentrarsi sul presente, per concludere il discorso e non tediare gli altri con le emozioni adolescenziali che, tuttavia, la Paciock è in grado di rievocare in lei. «Ho ipotizzato due possibili scenari: quello in cui si rendeva conto della gravità delle mie azioni, acconsentendo a denunciarmi, e quello in cui, pur credendomi, sceglieva di proteggermi e di.. Stare al mio fianco. Si è verificato il secondo.», Karma ha accettato il rischio del favoreggiamento piuttosto che salvare se stessa. Ha messo me e ciò in cui crede davanti a tutto il resto. Persino davanti a sé. «Ci sono molte persone di cui mi fido.», la mia famiglia. Sam. Joy. I miei compagni di squadra.. «Ma Karma è una delle più coraggiose.», più di me. Più di chiunque io conosca. «Per cui sì.. La ritengo una persona valida.»
     
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    Quando Beatrice le ha chiesto se le andasse di condividere il ricordo della prova di Erin, per un istante, Bobbie ha tentennato. Un po' per senso di protezione nei confronti di Erin, un po' per se stessa, per l'esposizione a cui si è sottoposta non appena sono uscite dalla simulazione. Lì dove ha tirato fuori qualsiasi cosa, dove ha comunicato ogni stilla della rabbia, del dolore, della mortificazione che ha provato. Dell'odio che Erin le ha fatto provare per se stessa, lasciandola a rimuginare nel proprio senso di colpa corrosivo. Lei e quel suo puntare il dito a cazzo di cane. Lei e il suo ergersi a giudice. Lei e il suo essere un mulo in quanto a testardaggine. Alla fine ha deciso semplicemente di estrarre il ricordo, di lasciarlo scivolare nella fialetta trasparente e di fissarlo per dei buoni minuti prima di decidere di portarlo alla ragazza. Decisa a fidarsi nuovamente della giovane Morgenstern, lei unica custode del suo dolore dopo l'accaduto di quel 16 Luglio 2018. L'unica che davvero è riuscita a trovare la chiave per starle vicino senza pressarla, aiutandola senza però farsi mai giudicante. Ed è con quel pensiero fisso che alla fine si presenta all'alveare, nella sua tenuta solita, fatta di jeans e canotta color pece raffigurante lo stemma dell'ennesimo gruppo metal di cui solo lei, probabilmente, conosce l'esistenza. Il ritrovarsi lì in quattro - compreso il suo gemello - la lascia interdetta interiormente per quanto esteriormente non lasci trapelare alcuna emozione. « Volevo vedervi perché siete stati gli unici a comunicare dei nomi per adesso. » L'affermazione di Beatrice non la stupisce più di tanto. Lei in primis, non appena si è smaterializzata via dal Burlesque, ha pensato più e più volte di non voler testare nessuno, fin quando non ha preso la ferma decisione di voler provare a fare giusto un ultimo passo nei confronti della propria sin eater. Con il senno di poi, forse avrei fatto meglio a seguire il primo istinto. Ha continuato poi a ripetersi una volta che la bionda chioma di Erin ha lasciato il Centro. Perché la prova della Scamander, le sue parole, le hanno regalato un senso di amaro in bocca indescrivibile. Forse perché, oltre a metterla effettivamente nei suoi panni, donando a Bobbie l'impagabile sensazione di vittoria nell'aver avuto sempre ragione ed Erin sempre torto, quella prova ha soltanto rimarcato e ricordato ad entrambe quanto siano obbligate a guardarsi le spalle da un qualcosa al di fuori di loro. E' solo il legame o c'è anche altro da parte nostra? Una domanda, quella, a cui la Herondale tuttora non ha una risposta. Lei in prima persona non riesce ancora a mettere da parte le ferite che la bionda le ha inferto, domandandosi se al di sotto vi sia altro. Se vi sia ancora autentica fiducia. Sa per certo che è un elemento valido alla causa, questo è indiscutibile. Il suo rapporto con lei, in fondo, non è il vero focus della questione, perlomeno non per i presenti a quella riunione. « Nei giorni scorsi ho visto quello che mi avete mandato in merito alle prove e vorrei parlarne più nel dettaglio con ciascuno di voi. Sia chiaro: questo non è un esame....però mi aiuterebbe capire quale è la vostra percezione su ciò che è successo con queste persone. Perché le avete scelte e soprattutto...alla luce di ciò che avete visto, pensate ancora che siano persone valide? » Rimugina sopra le parole della mora, mentre a prendere parola è Lilac. Una dei settordici nipoti di Erin, registra mentalmente mentre si siede a terra, con le gambe incrociate e la mano a coppa sotto il mento a sorreggerle il viso. Ascolta e non ascolta ciò che ha da dire, non per disinteresse quanto più perché è concentrata sulla propria risposta. Lancia un'occhiata al fratello, domandandosi a chi abbia deciso di dare fiducia a tal punto da testarlo. Spero soltanto tu abbia avuto più sale in zucca da non aver scelto la bionda. Un commento mentale che accompagna con un sorriso criptico prima di tornare a fissare Beatrice, rimettendosi improvvisamente in piedi, come ad aver bisogno di tale mossa per pensare meglio, per
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    formulare meglio ciò che pensa. « Erin non è soltanto una persona che si è già esposta in favore della causa dei Ribelli, rinnovandone la fedeltà pubblica nelle sue intenzioni -» prende a dire, con le mani che affondano automaticamente nelle tasche nel momento in cui si appoggia con una spalla al muro di fondo della stanza «- non è soltanto la mia sin eater, con tutto ciò che comporta tale legame - » prosegue, senza stare a rimarcare l'ovvio agli occhi dell'alfa, facendo poco caso al fatto che Lilac possa sapere o meno cose riguardanti quello strano legame «- ma oltre tutto questo, è una donna che sarebbe pronta a tutto per difendere i propri ideali e i propri cari. » Si stringe nelle spalle, decisa ad evitare di parlare della prova esplicitamente, volendo eludere di sana pianta la possibile idea di potersi ritrovare in uno scacco emotivo nei confronti di una sconosciuta, principalmente, e in secondo luogo nei confronti del fratello. « Crescendo mi è stato insegnato che l'affetto e l'amore sono debolezze, sono punti ciechi sui quali il nemico può battere sonoramente per farti piegare. » Continua con le braccia che si legano sotto il petto, rivolgendo la sua più totale attenzione alla Morgenstern. Decisa a farle capire il suo punto di vista, quello che le è stato inculcato all'Accademia, lo stesso che si è andato smorzando una volta dovuta riprendere la strada di casa. Perché seppur prima fosse stato facile non sentirsi legata mai a nessuno, salvo rare eccezioni momentanee, l'essere tornata ad Inverness, con i suoi fratelli vicini a sé aveva cambiato di molto la sua prospettiva, con riluttanza dapprima, sentendosi debole e vulnerabile, e poi sempre più con una dose maggiore di accettazione razionale. « Ed Erin è una donna terribilmente emozionale e attaccata all'amore, a tratti fin troppo irrefrenabile per i miei gusti. Ma se c'è una cosa che ho potuto capire dalla sua prova è quanto lei sia l'eccezione e non la regola. Il bisogno di proteggere le persone che ama non la rende più volubile, ma più forte. L'accende, la rafforza, la rende più tenace, più decisa. Più decisiva. » Accenna giusto un piccolo sorriso al ricordo di come l'ha provocata. Forse, per la causa, davvero arriverebbe anche uccidere. « In tutta onestà, ho ancora le mie riserve sulla sua esplosiva impulsività, cosa che mi spingerebbe a consigliare di adoperarla nel reparto prettamente tecnico e operativo, essendo non solo una brava meccanica, ma avendo anche una mente brillante le cui invenzioni sarebbero estremamente utili sul campo. » Scioglie solo allora la presa delle braccia. « E' un elemento che, per quanto mi riguarda, sarebbe eccessivamente stupido lasciarsi alle spalle. »
     
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    Noah aveva preso davvero a cuore l’incarico affidatogli da Beatrice. Quando lei gli aveva chiesto di trovare la persona di cui si fidava maggiormente e di testare dove fosse la sua realtà, la prima persona che gli era venuto in mente era stata Bobbie. Nonostante tutto, per quanto in realtà fossero diversi e per quanto le loro strade fossero state divise, sapeva che era lei la persona che avrebbe voluto al suo fianco, a lottare con lui. Non solo per la sua bravura nei combattimenti e neanche per la sua intelligenza, ma proprio perché si fidava così tanto di Bobbie che non avrebbe esitato nemmeno un momento a bendarsi e lasciarsi guidare da lei, in un combattimento. Lei era sempre stata la mente, mentre lui si lasciava guidare dal cuore, il più delle volte. Ma non quella volta, non per il compito che gli aveva dato Beatrice. Aveva pensato bene a chi poter testare, di chi si fidasse ciecamente, così come si fidava di sua sorella e gli era venuto del tutto naturale scegliere Adam come suo compagno, così come era avvenuto in passato. Era stato proprio durante il periodo della Ribellione che si erano conosciuti, sia sul campo di battaglia, sia davanti a un tavolo a bere litri e litri di Whisky. E Adam, si era rivelato fedele a lui e a Beatrice, al branco, durante quella piccola prova piena di falle che gli aveva proposto. Quella era stata una prova di fiducia non solo nei suoi confronti ma di tutti i loro fratelli, dal momento che non aveva perso tempo a insultarlo non appena aveva capito che le sue azioni potevano avere conseguenze su tutti loro. Non aveva esitato a estrapolare il ricordo, infilarlo in una provetta e farlo recapitare a Beatrice. Adam si era dimostrato maturo, attento e leale, tutte doti che voleva nelle persone al suo fianco per combattere quella battaglia che già incombeva su di loro.
    Quando arrivò il messaggio di Tris, in realtà Noah lo stava aspettando. Sapeva che prima o poi ci sarebbe stata quella convocazione e che avrebbero scambiato due chiacchiere in un posto più appartato e non di corsa per le strade della città. Era uscito di casa mezz’ora prima dell’appuntamento, facendo un giro molto più lungo per raggiungere l’Alveare, in modo da scaricare un po’ i nervi che ultimamente sembravano fin troppo scoperti, soprattutto dopo una lunga giornata di “lavoro”. Arrivò per ultimo, ma a giudicare dalle espressione delle altre, erano arrivate anche loro da poco. Si tolse il cappuccio della felpa, facendo loro un piccolo cenno a mo’ di saluto. Erano uno strano quartetto. Non si aspettava di trovare la giovane Scamander lì. « Volevo vedervi perché siete stati gli unici a comunicare dei nomi per adesso. » Beatrice rispose subito alla sua silenziosa domanda per capire cosa accumunasse loro tre, a parte un ovvio legame di sangue tra lui e la sua gemella. Le sue parole non lo stupirono più di tanto. Non si aspettava che ci fosse un grande giro di parola, soprattutto in questa fase. Alla fin dei conti, Beatrice aveva chiesto loro anche di prendersi una sorta di responsabilità nei confronti di coloro che avrebbero scelto per lottare al loro fianco. Designare una persona significava fidarsi di lei, di invitarla a combattere, ma anche di mettere a rischio la propria vita. Era pur sempre una battaglia, non un invito a giocare a Quidditch. Era per
    questo che non aveva testato la fiducia di Delilah o Benji e nemmeno quella di Pervinca. Non voleva metterli in pericolo. La scelta di Adam poteva essere scontata, in quanto era stato un Ribelle anche in passato, ma chi meglio di lui poteva unirsi nuovamente in quella battaglia? « ..Però mi aiuterebbe capire quale è la vostra percezione su ciò che è successo con queste persone. Perché le avete scelte e soprattutto… alla luce di ciò che avete visto, pensate ancora che siano persone valide? » Rimase in silenzio, rimanendo in piedi, a braccia conserte, ascoltando ciò che la giovane Scamander avesse da dire. Non poteva dire di conoscerla sul serio, non avevano mai parlato, sebbene si fossero incontrati diverse volte. Non conosceva personalmente nemmeno Karma Paciock, sebbene sapesse che fosse la compagna di Arthur. Percepì l’occhiataccia di sua sorella mentre la bionda parlava, ritrovandosi a chiedere anche lui chi avesse scelto e di chi si fidasse realmente. Bobbie era sempre stata piuttosto criptica quando si parlava di sentimenti… Una parte di lui realmente pensava che avesse testato la lealtà di Dragomir… Si ritrovò a sorridere quando lei espresse apertamente ciò che pensava della sua sin eater. Da un certo punto di vista, si sentiva quasi orgoglioso del cambiamento di sua sorella. Appena tornata dall’Accademia era riluttante perfino nei confronti dei suoi fratelli, mentre ora si sentiva a suo agio a dire cosa pensava e che si fidasse davvero di una persona. « Non è un segreto che la persona della quale mi fidi maggiormente sia Bobbie. » Il suo sguardo si fermò sulla giovane Morgenstern mentre iniziava a parlare. « Ma più di una volta, Adam mi ha dimostrato che mi posso fidare di lui come mi fido di mia sorella. La causa dei Ribelli l’ho aiutato molto in passato e con la mia prova mi ha dimostrato non solo lealtà nei miei confronti, ma anche e soprattutto a te e al branco. » Sapeva di potersi fidare del suo migliore amico e sperava che Tris se ne fosse accorta anche lei quando aveva visto il suo ricordo. Sapeva di aver scelto bene e se avesse potuto rifarlo, non avrebbe esitato a fare nuovamente la stessa scelta. « Adam è una persona responsabile e razionale e, che per alcuni aspetti, mi ha aiutato a maturare. » Aveva sempre visto Adam come la parte razionale, come colui che lo aiutava a contare fino a tre prima di tuffarsi di testa in qualsiasi situazione. Anche in passato lo aveva considerato come una sorta di sua parte complementare, Noah il braccio, lui la mente, e nel corso del tempo questo binomio non aveva fatto altro che rafforzarsi. Non era soltanto un rapporto di amicizia che li univa, ma proprio quello di stima e rispetto reciproco. « Non ho alcun dubbio su di lui. »

     
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    Ascoltò a braccia conserte e sguardo basso gli interventi dei tre, annuendo di tanto in tanto alle parole di ciascuno di loro. Nonostante ciò, per lo più, non disse niente, annotandosi mentalmente le parole più significative, tentando di mettere ordine nei suoi stessi pensieri. Il più delle volte si sentiva come se non avesse la più pallida idea di cosa stesse facendo. Byron era decisamente più bravo a dare fiducia, a muoversi in quel mondo sotterraneo. Era stato in grado di costruire una società florida da zero; Tris dal canto suo, faceva fatica persino a metterne le basi. Voglio una cosa solida, pulita; io non voglio farmi rinfacciare niente, né rinfacciarlo a me stessa. Sognava un posto che potesse rappresentare davvero un futuro sereno per molti; un luogo in cui restare non solo perché non si aveva scelta di fare altrimenti, perché altrove le cose andavano peggio, bensì un posto in cui restare perché ne valeva la pena. Sognava ormai un mondo in cui quel Ministero della Magia che tanto l'aveva bersagliata in passato, potesse effettivamente offrire opportunità a tutti quei maghi e quelle streghe sparse in giro per le isole britanniche, e in cui Inverness e il Credo potesse essere libera di esercitare la sua missione non a discapito delle istituzioni ma assieme a loro. Sì. Ora capisco cosa voglio. Voglio un mondo in cui essere libera, ma non un mondo senza leggi. Voglio un mondo che smetta di favoreggiare forze altre per il puro tornaconto personale. Un mondo giusto forse non esisterà mai, forse non sono io la persona adatta a immaginarlo; ciò che, sì, posso immaginare, tuttavia, è un mondo in cui il libero arbitrio esiste davvero. Sospirò profondamente, Tris, quando Noah concluse il proprio discorso. E fu proprio da lui che cominciò. Posò le iridi smeraldine sul volto del giovane, osservandolo con una disincantata attenzione. Che lo sguardo della giovane Morgenstern fosse cambiato molto in quegli ultimi anni era abbastanza evidente. Lentamente aveva perso la scintilla dell'innocenza, e il brio della gioventù. Ormai, aveva tutta l'aria di portare sulle spalle molti più anni di quante ne dimostrasse. « Adam è dei nostri. » A dirla tutta non capisco perché nessuno lo ha contattato sin dal principio. « Però sei stato comunque avventato. Hai scoperto il fianco senza sapere fino in fondo come Adam avrebbe reagito. Avevi dalla tua la sicurezza che fosse uno di noi e che probabilmente non ti avrebbe tradito. » No. Noi non ci tradiamo tra di noi. Va contro il nostro istinto. Va contro la nostra natura. « Ricordati però che Ribelli e Branco non sono la stessa cosa e se molti dei nostri compagni quel tatuaggio ancora non ce l'hanno, una ragione c'è. Tra la nostra gente non tutti vedono di buon occhio ciò che Byron ha fatto. Avranno bisogno di più dell'arresto del Governatore dei Ribelli o di James Potter per convincersi a scendere in campo al fianco di una manica di terroristi. » In fondo, i Ribelli erano in parte anche questo: dei terroristi, degli anarchici, persone incapaci di adattarsi al tessuto della società così come costruito dalle ultime amministrazioni. « Vorrei che tenessi ben a mente questa cosa la prossima volta che decidi di arrivare al punto di rischiare la tua copertura. In questo momento rappresenti, tanto quanto tutti i lycan invischiati all'interno di questa faccenda, due realtà ben distinte. Nessuna delle due deve crollare, affinché entrambe sopravvivano. » Stringe i denti e sospira. « Specie se il prezzo è portare dalla nostra un solo uomo. » Il gioco non valeva la candela. Sono contenta che dall'altra parte ci sia stato Adam. Ma cosa sarebbe successo se ci fosse stato qualcun altro? Le idee e le lealtà di molti sono cambiate negli ultimi anni. E' evidente e anche piuttosto naturale.
    Cadde il silenzio all'interno nella stanza, ma non durò molto. Beatrice spostò lo sguardo su Bobbie, a quel punto, osservandolo con un'espressione pensierosa. Tra i suoi vecchi compagni d'armi, era una delle persone di cui maggiormente si fidava. Era una guerriera scelta, conosceva tanto i ribelli quanto il branco come le sue stesse tasche, e nel corso del tempo si era dimostrata estremamente ponderata nelle sue scelte. « Erin non ci tradirà. Non solo metà della sua famiglia è già tra noi, ma è anche.. una di noi. » Una sin eater. « Temo solo per la sua emotività. In questo momento abbiamo bisogno di sangue freddo. Ogni mossa potrebbe portarci fuori strada. Però.. » E un però c'era effettivamente. « Mi hai convinta. A questo punto credo che tanto Adam quanto Erin debbano solo scegliere.. » Scegliere se essere dei nostri o meno.
    Restava solo la questione più spinosa. Lily e Karma. Assistere ai ricordi della prova messa in atto dalla giovane Scamander l'aveva fatta sentire a disagio, tanto quanto invadere gli spazi di quanto preparato da Noah e da Bobbie. Era in ogni caso entrata in questioni personali, cose che, in circostanze diverse, avrebbe preferito non invadere. La prova della giovane Paciock era stata decisamente diversa dalle altre due. In primis si basava su elementi del tutto personali. Ma potevano bastare quegli elementi a Tris per decidere? Probabilmente no; era consapevole che persino la giovane Scamander, che con il precedente gruppo ribelle non si era invischiata, non si sarebbe trovata lì se non avesse manifestato la sua voglia di mettersi in gioco in tempi non sospetti. Io di te avrei pensato che fossi solo disperata. Ti hanno arrestato il ragazzo davanti agli occhi; di conseguenza avrei pensato che la tua insistenza sarebbe stata unicamente relegata al desiderio di aggrapparti a qualunque cosa pur di trovare una strada alternativa per farlo uscire. Probabilmente quelle motivazioni, nella testa di Lily, c'erano comunque. Ma ormai, sapeva Tris, che c'era di più. Fece un passo avanti in direzione di Lily. « Hai detto che ti fidi di Karma, giusto? » Era certa che fosse così, allo stesso modo in cui Tris si fidava di molti suoi amici. Per un istante il pensiero corse a Malia e venne investita da un velo di nostalgia opprimente. Vorrei che fossi qua. Vorrei che mi aiutassi a capire certe cose che da sola non riesco proprio a gestire. « Però Karma era pronta a lasciar marcire un innocente ad Azkaban per proteggere te. Noi qui però non lottiamo per l'omertà o per proteggere un torto a tutti i costi. E per quanto ammirevole il gesto della tua amica nei tuoi confronti, converrai con me sul fatto che ha dimostrato solo quanto possa essere impulsiva. » Scommetto che farebbe carte false per te. Ti vuole tanto bene, su questo non ci sono dubbi. Ma è imprevedibile. « Ciò significa che se - potenzialmente - tu o qualcuno dei suoi cari dovesse voltare le spalle a questa cosa, lei farebbe altrettanto, indipendentemente da quale potrebbe essere la cosa giusta da fare. » Pausa. « Dal mio punto di vista, la tua prova ha solo dimostrato che allo stato attuale Karma Paciock sarebbe solo un'altra mina vagante. Ed è umano ciò che ha fatto.. molto! In questo momento però ci servono persone più equilibrante - essere qui è un sacrificio.. e potrebbe costarci tante decisioni delicate. Alcune delle quale potrebbero anche entrare in conflitto col nostro tornaconto personale. » E poi, abbiamo già diverse mine vaganti tra gli ex ribelli. E' già difficile tenere a bada loro. Non possiamo permettercene delle altre. « In questa fase ci servono persone lucide » Disse indicando Noah, che rappresentava Adam. « ..oppure estremamente competenti in qualcosa che ci manca. » E quindi indicò di conseguenza Bobbie, che a sua volta rappresentava Erin. « Nonostante ciò, non voglio certo mettere in dubbio la tua capacità di giudizio, quindi chiederò ad Arthur di tenerla d'occhio. In fondo vivono insieme, se non ricordo male. » Perché no, forse saprà dirmi cose che potrebbero farmi cambiare idea.
    Infine sospirò e poggiò la tempia contro la colonna alla quale era rimasta appoggiata per tutto quel tempo. « Credo sia tutto. A meno che non pensate ci siano altre cose di cui parlare.» Si inumidì le labbra, passandosi una mano tra i folti capelli scuri. « Devo ringraziarvi, comunque. Quando ho visto i vostri ricordi non sapevo esattamente che idea farmi. Stasera non avevo ancora preso una decisione in merito a nessuno di loro. » Perché stava confessando loro tutto ciò? Forse perché voleva che sapessero che il loro giudizio era fondamentale, così come tutto ciò che facevano ogni giorno. Senza il contributo di ognuno i ribelli non esistevano, né era possibile giungere a una conclusione. La responsabilità della tenuta dei ribelli sostava nelle mani di ognuno di coloro che venivano piano piano marchiati. « Per ora dobbiamo essere molto cauti. Non possiamo coinvolgere chiunque. Verrà il giorno in cui questa cosa non potrà più essere contenuta; verremmo scoperti, sbugiardati ed etichettati come terroristi e anarchici » Esattamente come l'ultima volta. No. Forse peggio. Ora è uno stato estero a opporsi contro lo stato inglese. « E allora - esattamente come l'ultima volta - chi vorrà bussare alle nostre porte, potrà farlo alla luce del sole. » Potranno scegliere. Esattamente come l'ultima volta. « Finché non saremmo in una posizione privilegiata però, dobbiamo agire affidandoci a una rete estremamente limitata, solida e soprattutto equilibrata. » Una che, per quanto mi duole ammetterlo, deve escludere anche gran parte di Inverness.


     
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4 replies since 18/6/2021, 19:03   144 views
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