Stormborn

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    La pietra di luna scivola tra le sue dita mentre sfoglia con attenzione il rapporto definitivo su quanto successo nel cuore del santuario giapponese. Quella era stata la prima domanda che si era posta: perché nessuno era riuscito a utilizzare la loro rete di salvataggio per scampare a quel terribile genocidio? Ogni civiltà le aveva; i cacciatori le avevano sviluppate sul modello della Smaterializzazione dei maghi, vincolandone tuttavia l'utilizzo a luoghi specifici e una necessità molto più basilare del semplice spostarsi da un posto all'altro. Ce ne erano di diversi tipi, ed ogni santuario del Credo era rifornito di una scorta atta a trasportare il più ampio numero di persone possibile. La giovane Morgesntern ne sorvola le diverse dimensioni con uno sguardo rapito, prima di tornare a scorrere il testo consegnatole dal Centro di Comando nel cuore sotterraneo della città. Nel Regno Unito, come altrove, i maghi scovavano sempre più informazioni circa la loro civiltà; un effetto piuttosto naturale, considerato l'altissimo numero di persone che si sono rifugiate tra le loro mura durante gli ultimi anni. Solleva quindi le sopracciglia, mentre volge lo sguardo all'orizzonte, osservando pensierosa la linea dell'orizzonte che separa il mare dal cielo stellato. È stata una lunga serata, e nonostante festeggiare quella piccola vittoria è naturale, continuare a studiare la situazione da ogni angolazione possibile, appare quanto mai necessario. Sa che altrove in molti si godono un momento di respiro; brindano e rammentano storie di vecchie avventure, con un boccale di birra davanti. C'è anche chi quella notte non se l'è passata altrettanto bene. Ma non se la sono passata bene neanche tra le schiere di Collins. Con la coda dell'occhio, volge lo sguardo verso la casa alle sue spalle; la luce nell'ufficio di Sebastian Matthews è ancora accesa; probabilmente sta studiando i metodi migliori per rendere quella convivenza il più adeguata possibile. Sa che mettere insieme così tante culture non sarà facile, ma sa anche che quelli come loro sanno capirsi. Questo non significa che non ci saranno screzi, o che tutti si staranno simpatici. Ma ho la certezza che nonostante le nostre differenze, abbiamo un obiettivo comune. Rendere uno alla volta sicuri i luoghi in cui sono nati e cresciuti, appare oggi più necessario che mai. Non possiamo vivere separati. Non possiamo permetterci un altro massacro. Non possiamo permetterci altre interferenze. Che il loro lavoro volgesse lo sguardo in una direzione completamente differente da quella politica, era abbastanza evidente a tutti quanti; non erano però in grado di svolgerlo finché le stesse istituzioni che avrebbero dovuto agevolarli, non facevano altro che remare loro contro. Beatrice era stanca e a quel punto la sua tolleranza nei confronti della società magica, così ottusa e deliberatamente presuntuosa, si era esaurita. Non ho più guance da porgere. E se anche le avessi, non voglio più farlo. Il fatto che non avesse riscontrato opposizioni evidenti in merito, le lasciava intendere che una mossa era attesa, così come era attesa una decisione in merito a quella dislocazione del Credo che ledeva soprattutto le comunità più piccole. Di scatto chiuse la cartella che stava leggendo, volgendo lo sguardo in direzione di Percy. Avevano deciso di piazzarsi in giardino, prima prima che l'interrogatorio degli Auror avesse inizio. Si erano quindi concessi una cenetta frugale, continuando a lavorare e studiare tutto ciò che quelle mosse avrebbero comportato. « A volte forse è meglio non fare domande, se non sei pronto a sentire la risposta. » Incrocia le braccia al petto, giocherellando pensierosamente con le frange della tovaglia, scuotendo la testa. « Come immaginavo, qualcosa di strano c'è. Nessuno ha usato le passaporte perché erano state disattivate. » Che la rete di salvataggio ultima per il Credo fosse il ritorno a Inverness non era certo cosa nuova. Col tempo ciascuna comunità ne aveva sviluppato delle proprie, verso il santuario più vicino, così come verso diversi luoghi di culto vicini ai singoli gruppi. « Hanno utilizzato una sorta di controincantesimo molto potente per prosciugare la loro energia magica. » In pratica, se anche qualcuno fosse stato sveglio e in grado di utilizzarle, non sarebbero stati in grado di farlo. « Hanno letteralmente annichilito l'energia dei fuochi fatui che le alimentavano. Magia oscura.. » Sospirò. Sapeva quanto parsimoniosi fossero tutti loro con l'utilizzo di quei particolari marchingegni; tra paesi, specie così lontani, venivano utilizzate di rado e solo per occasioni estremamente particolari. La magia e lo stile di vita dei lycan non si basava su fonti inesauribili di energia. Avevano imparato a gestire i flussi magici, le materie prime e in generale ogni risorsa in modo tale da rimanere sempre una società sostenibile. Ma tra la morte e la sostenibilità, non si può scegliere comunque la morte. Sono stati letteralmente chiusi in una gabbia. E chissà da quanto tempo andava avanti. « Hanno iniziato a capire come viviamo. » E lo stanno usando contro di noi. « Ci sono possibilità che il Giappone non sia l'unica nazione ad aver capito - sempre che non decidano in ogni caso di condividere certe informazioni.. con paesi talmente neutrali da sorvolare sbrigativamente su un genocidio mentre.. » E dicendo ciò alzò il volume della radiolina alla sua sinistra, lasciando che lo speciale del notiziario si diffondesse nella quiete del giardino. Parlavano di screzi tra Inverness e il Ministero da diverse ore, sollevando ipotesi circa quanto accaduto quella stessa sera. - insomma, mentre riempiono intere serate con speciali su qualche Auror messo in fugga. Ovviamente la squadra di Philip Collins era stata descritta come eroica, e le azioni di Inverness come minacciose e il segnale di un'agitazione che avrebbe leso il benessere della comunità magica inglese. Spense la radiolina, alzando gli occhi al cielo.
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    E infine, posò le dita sulla mano di lui facendosi leggermente più vicina. Strinse di colpo le sue dita facendogli cenno di alzarsi. Aveva bisogno di muoversi, forse perché stava iniziando a sentire la stanchezza di quella sera. Non poteva però andare a dormire prima di aver parlato con lui. Senza contare che con un interrogatorio in programma, non potrei in ogni caso. Lo osservò quindi con la coda dell'occhio mentre prendeva le distanze rispetto al tavolo, chiudendo ermeticamente il contatto. A quel punto gli occhi della mora furono piuttosto eloquenti. Non voleva chiederglielo apertamente, ma era certa che Percy avrebbe capito. Dovevano parlare in privato, senza la costante presenza di tutto il branco al seguito. C'erano cose che avevano bisogno della giusta privacy, non solo perché erano delicate e personali, ma perché nel loro specifico caso potevano potenzialmente prevedere delle mosse del tutto imprevedibili. Prese a inoltrarsi nel frutteto dietro casa, camminando pazientemente tra gli alberi, studiandone di tanto in tanto lo stadio di maturazione, tentando di riflettere su cosa dire e su come giungere a quella questione senza risultare brusca o insensibile. Relegare l'arrivo di un nascituro a piani di rivolte e sistemi da ribaltare era in ogni caso così fottutamente sbagliato. Eppure non poteva fare diversamente. Sono diventata così insensibile? È questo il prezzo da pagare? La mia felicità, la mia vita, è davvero arrivata a occupare un posto così marginale nel disegno generale? « Sei ancora disposto ad andare fino in fondo con il piano? » Ne avevano parlato a lungo. Avevano bisogno di un infiltrato. Più infiltrati. Persone di cui potessero fidarsi ciecamente e che al contempo destassero meno sospetti possibili, almeno col tempo. Percy aveva un curriculum strabiliante in merito, oltre ad essere, nonostante tutto la persona di cui Tris si fidava maggiormente. A maggior ragione ora. A maggior ragione ora che saremo una.. famiglia. Deglutì passandosi una mano tra i capelli mentre posava la spalla contro uno degli alberi, abbassando lo sguardo. Infine, individuato un grosso tronco d'albero, all'ombra di un grosso albero secolare, si sedette, invitandolo a fare altrettanto. Sì. Forse è meglio se ti siedi. « Perché se vuoi proseguire, devi prima tenere in conto un'altra cosa. » Forse stava iniziando a realizzare cosa stava succedendo solo in quel momento. Stava per diventare una cosa tangibile. Da lì, tutti l'avrebbero saputo, sarebbe diventata una cosa grossa, e ogni cosa sarebbe cambiata, indipendentemente dalle scelte che Percy avrebbe compiuto. « Uhm.. la mattina prima del massacro è successa una cosa. Quella sera ero venuta da te per parlartene. Poi insomma.. sai cos'è successo. » Mi serviva tempo. Non ci ho neanche pensato. Per un po' Tris sembrava essersi persino scordata di non essere più da sola. Si è chiusa in se stessa, elaborando quel lutto nell'unica maniera che conoscesse; dormendoci su, rimuginandoci fino a giungere a una decisione che potesse liberarla di quel moto ossessivo almeno in parte. « Ho incontrato Pervinca e.. mi ha detto delle cose. A dirla tutta, all'inizio l'ho pesa molto sul ridere. Sai cosa penso delle profezie.. » Si schiarì la voce e gettò lo sguardo nel suo. « ..poi però mi è venuto un piccolo dubbio, nonostante non avessi dato molto credito a quelle cose. E poi.. beh.. » A quanto pare ogni tanto i veggenti ci azzeccano anche. Se non fosse stato per lei probabilmente a quest'ora le decisioni le staremo prendendo, forse, senza averne la più pallida idea. « Io.. non so neanche come possa essere successo, davvero. Cioè posso immaginarlo. Sono stati mesi pieni di confusione. I ribelli, questi preparativi - » Non è da me dimenticare. Io non ho mai sbagliato su queste cose. Ma posso capire perché potrebbe essere successo. Era una scusa? No. E a dirla tutta, Tris non intendeva cercane una, indipendentemente da quale potesse essere la reazione dall'altra parte. « Ho fatto un test.. in realtà diversi.. » Non volevo crederci nemmeno dopo il terzo, accidenti! Non era il momento. Ma forse con Tris e Percy non ci sarebbe mai stato un momento giusto, e allora ogni momento valeva un altro. « Sono incinta. » Pausa. Si ecco.. l'ho detto. E nonostante stranamente avesse accolto l'intera faccenda con una calma quasi insolita, in quell'istante si sentì comunque colta dal panico. E se non avesse reagito nella maniera giusta? Se fosse stato troppo presto? « Si ecco.. io lo so che non ne abbiamo mai seriamente parlato e so pure che non è un momento adatto.. però.. » Deglutisce, Tris, colta da un'improvvisa pattina di commozione. È la prima volta da giorni che penso lucidamente a te, piccolino. Non riesco neanche a realizzare coscientemente cosa tutto ciò comporterà, ma una parte di lei, seppur non del tutto cosciente, era a modo suo felice. Nonostante il terribile tempismo, nonostante non fosse quello il modo e le circostanze in cui si prospettava di accogliere un simile evento. « Avremo un bambino, Percy. »


     
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    Gradualmente. Era questa la linea che Percy si era dato quando aveva deciso di intraprendere quella strada accidentata che lo avrebbe inevitabilmente portato a distaccarsi dai propri simili. Sparire dal giorno alla notte sarebbe stato strano, oltre che poco credibile da entrambi i lati della barricata. Da bravo cervellotico quale era, il giovane Watson era sempre stato bravo in quel tipo di cose: prevedere ogni possibile imprevisto, calarsi nella mente altrui e prepararsi già una soluzione ad eventuali problemi. Eppure in quel caso si andava ad aggiungere un ulteriore livello di complessità, perché non si trattava di un canonico doppio gioco, ma di un vero e proprio triplo gioco in cui le maschere da indossare e le menzogne da vendere erano più di quante una qualunque persona potesse sostenere. La posizione in cui si trovava e il rapporto che lo legava ad Inverness, specialmente per vie personali, rendeva alquanto complesso il compito di rendere plausibile un suo drastico allontanamento, e dunque prendersi tempo era stato necessario. Un po' alla volta, Percy metteva sempre più le distanze tra sé e quella realtà, a volte attuando una voluta politica del semplice non fare nulla. Sulla questione dei compagni morti in Giappone, l'ex Serpeverde non si era espresso. Alla ripresa delle Highlands, beh.. lì ovviamente non aveva partecipato. Condannare i propri simili dal giorno alla notte sarebbe risultato assurdo, oltre che immotivato, e agli occhi dei propri compagni sarebbe apparso anche stupido. Io devo dar loro l'impressione di starmi allontanando, sì, ma intelligentemente. Non posso scoprire le mie carte. Devono avere sospetti, ma non posso fornirglieli su un piatto d'argento perché stonerebbe col mio normale comportamento. D'altronde, un traditore non sbandiera ai quattro venti il proprio misfatto, no? Quindi devo farglielo capire, facendogli comunque credere che io non voglia farglielo capire. Insomma, una situazione ben poco ingarbugliata che era diventata piuttosto in fretta un impegno a tempo pieno per Percy, togliendogli il tempo di fare qualunque altra cosa o anche solo pensare a se stesso. « A volte forse è meglio non fare domande, se non sei pronto a sentire la risposta. » Persino mentre trascriveva i propri appunti, la testa di Percy continuava a ruotare attorno a quei pensieri, tessendo costantemente la propria ragnatela. Quelle parole lo riportarono di colpo alla realtà, facendolo rendere conto del fatto che avesse ricopiato per ben tre volte la stessa riga. Sospirò, togliendosi gli occhiali da vista e poggiandogli sulla pergamena per stropicciarsi un po' gli occhi stanchi e portarli poi al viso di Tris. « Come immaginavo, qualcosa di strano c'è. Nessuno ha usato le passaporte perché erano state disattivate. » Aggrottò leggermente la fronte a quelle parole, indietreggiando di poco per appoggiarsi contro lo schienale della sedia. « Hanno utilizzato una sorta di controincantesimo molto potente per prosciugare la loro energia magica. Hanno letteralmente annichilito l'energia dei fuochi fatui che le alimentavano. Magia oscura.. » Una magia molto vasta, quella oscura, ma che per lo più era stata utilizzata in un certo modo all'interno della storia magica. Inverness e la sua società erano note ai maghi solo da pochissimo tempo, non abbastanza da poter giustificare un'azione così approfondita e puntuale contro dei sistemi che era chiaro non potessero conoscere poi così bene. « Sfiora l'assurdo, se ci pensi. » Puntualizzò, sollevando un sopracciglio mentre spostava lo sguardo pensoso verso l'orizzonte, tamburellando le dita sul tavolo. « Per organizzare un colpo del genere, considerata la portata dei nemici e le conoscenze poco approfondite sui loro mezzi, di norma ci vorrebbero anni. Ma va da sé che così non può essere stato. » Fece una pausa. « È stata fatta frettolosamente, ma in maniera meticolosa.. e a colpo sicuro. » E queste cose di norma non si sposano molto bene tra loro. Percy, poi, nei colpi di fortuna, specialmente di questa portata, non credeva affatto. « Hanno iniziato a capire come viviamo. Ci sono possibilità che il Giappone non sia l'unica nazione ad aver capito - sempre che non decidano in ogni caso di condividere certe informazioni.. con paesi talmente neutrali da sorvolare sbrigativamente su un genocidio mentre.. » Le notizie alla radio parlarono da sé, portando Percy a rivolgere nuovamente lo sguardo a Tris, questa volta con un'occhiata tra l'eloquente e lo sconfortato. Il Ministero aveva fatto la più grande opera da Ponzio Pilato della storia magica: all'indomani del genocidio, non parlare della situazione era impossibile, così come impossibile era non condannarla. E lo avevano fatto, ma in un modo così blando da lasciar quasi ad intendere che si fosse trattata di una rissa di quartiere. Atti orribili bla bla bla Prendiamo le distanze dalla barbarie giapponese bla bla bla Però le loro guerre interne non sono affare nostro e non sappiamo cosa sia davvero avvenuto. In soldoni: una grande e grossa presa il culo per indorare la pillola reale, ovvero che nulla sarebbe stato fatto e nessuna posizione sarebbe stata presa. Il tutto, ovviamente, chiosato dalla condanna ben più severa delle azioni mosse da Inverness quella stessa sera. Così, quando Tris spense la radio e posò le dita sulle sue, facendogli cenno di alzarsi, Percy pensò immediatamente che qualunque cosa avesse da dirgli fosse relativa a quel discorso. D'altronde, in simili circostanze, di cose da fare ce ne stavano a bizzeffe. Il fatto che lei avesse chiuso il contatto, neanche quello lo insospettì troppo; in fin dei conti, tenerlo aperto lasciava pur sempre la possibilità di intrusioni, e non tutto poteva essere condiviso. Così la seguì, camminando adagio di fianco a lei, con la testa e l'umore ancora fermi a ciò che si erano detti fino a poco prima. « Sei ancora disposto ad andare fino in fondo con il piano? » Annuì con convinzione. « Sì. A maggior ragione dopo tutto ciò che è successo. È chiaro che abbiano delle risorse a noi sconosciute, e sapere con chi abbiamo a che fare è indispensabile. Non possiamo continuare a brancolare nel buio. » Era frustrante, eppure era sempre così. Sembrava quasi che a loro non fossero mai concesse risposte, ma solo domande su domande che si accavallavano l'una sull'altra, entrando in conflitto tra di loro e rendendo impossibile avere il polso della situazione. Forse contano proprio su questo. « Perché se vuoi proseguire, devi prima tenere in conto un'altra cosa. » Nel sedersi accanto a lei, le rivolse uno sguardo attento, pronto a cogliere qualunque elemento lei fosse sul punto di fornirgli. « Uhm.. la mattina prima del massacro è successa una cosa. Quella sera ero venuta da te per parlartene. Poi insomma.. sai cos'è successo. Ho incontrato Pervinca e.. mi ha detto delle cose. A dirla tutta, all'inizio l'ho pesa molto sul ridere. Sai cosa penso delle profezie.. » Inclinò di poco il capo di lato, stirando un piccolo sorriso a quelle parole - un sorriso che tuttavia malcelava una certa preoccupazione a simili premesse. « ..poi però mi è venuto un piccolo dubbio, nonostante non avessi dato molto credito a quelle cose. E poi.. beh.. Io.. non so neanche come possa essere successo, davvero. Cioè posso immaginarlo. Sono stati mesi pieni di confusione. I ribelli, questi preparativi - Ho fatto un test.. in realtà diversi.. » Pian piano, che la situazione stesse prendendo una rotta da lui non calcolata si rese piuttosto evidente. Un test. Che test? La risposta era piuttosto ovvia, ma la mente di Percy sembrava voler impegnarsi attivamente a sottrarre quell'opzione lampante dal tavolo delle possibilità. Perché come poteva mai essere possibile? Comunque, durò poco. « Sono incinta. » Ah. Cogliere Percy di sorpresa non era esattamente una delle cose più semplici al mondo, ma quelle due semplici parole riuscirono a lasciarlo completamente di sasso, come se stesse tranquillamente passeggiando lungo una piccola stradina sterrata tra i boschi e di colpo si fosse schiantato un elicottero tra la vegetazione. Insomma.. non il tipo di cosa che puoi prevedere. Eppure una gravidanza, quella è una cosa che si prevede, non tanto dalle profezie quanto dai fatti. Come potesse essere capitata a loro, che erano le due persone più attente del mondo, era quanto di più incredibile ci fosse. « Si ecco.. io lo so che non ne abbiamo mai seriamente parlato e so pure che non è un momento adatto.. però.. Avremo un bambino, Percy. » Rimase in silenzio per diversi istanti, con la sguardo vacuo fisso di fronte a sé mentre cercava di metabolizzare quella notizia che ancora la sua mente non sembrava riuscire a realizzare del tutto. Un bambino era qualcosa di estremamente concreto, eppure in quel momento gli appariva astratto, come se le parole di Tris fossero solo quello.. parole. Parole grosse, con un significato enorme, ma che comunque non si correlavano ad un qualcosa di materiale. Piuttosto normale, dato che la notizia non gli era arrivata che da pochi secondi. Non c'era bisogno del legame lycan per capire quanto Percy fosse scioccato dalla cosa; eppure il suo non era lo shock del terrore. Insomma, il giovane Watson di certo non aveva ancora mai pensato seriamente all'idea di avere figli, però il concetto era entrato nella sua vita anche per via delle innumerevoli pressioni da parte della popolazione di Inverness. L'idea in sé non gli metteva paura. Era una responsabilità, e come tale aveva il suo carico di preoccupazione su chi la riceveva, ma non faceva scaturire in lui l'istinto di allontanarsene. Percy sapeva di poterla reggere, e sapeva anche che Tris fosse in grado di fare altrettanto, ma rimaneva pur sempre un fulmine a ciel sereno che avrebbe drasticamente cambiato le loro vite. Così, dopo un po', si ritrovò semplicemente ad annuire con un movimento lento e continuo del capo. « Ok..
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    mh. Beh.. immagino che forse non esista un momento adatto. »
    A queste cose ci si può preparare fino ad un certo punto, ma impreparato ti ci coglieranno sempre. « È capitato ora e allora vuol dire che è questo il momento. » Prese un lungo respiro, passandosi una mano sul volto per poi volgersi guardare Tris. « Un bambino. » Disse, più a se stesso che a lei, come se stesse cercando di ripeterselo per comprendere quel concetto. Un altro istante di silenzio, e poi annuì di nuovo, questa volta con più convinzione, più presente a se stesso - per quanto possibile. « Ok ok.. questo rende le cose un po' più difficili, ma ce la possiamo fare. Un passo alla volta. » Stirò un piccolo sorriso, muovendo la mano per appoggiarla su quella di lei e stringerla leggermente. Lo sguardo che le rivolse forse non era dei più sereni, ma era pacato, e per quanto ancora colpito da quello shock improvviso, comunicava comunque il suo impegno ad affrontare quella situazione assieme a lei. Avere un figlio in quel momento non era qualcosa che Percy aveva calcolato o desiderato, eppure non lo rendeva infelice. Un pochino, per quanto l'idea fosse ancora piuttosto astratta al momento, sembrava quasi scaldargli il cuore. « Siamo Watson e la Morgenstern, no? Ci troverà pronti. » sentenziò con una nota ironica nella voce, stringendole la mano in un moto di quel pacato affatto che li aveva sempre contraddistinti. Percy e Tris non erano mai stati i tipi teatrali da dimostrazioni eclatanti, ma avevano la loro dimensione, e per quanti incidenti di percorso avessero trovato, alla fine erano riusciti a superarli e trovare la propria stabilità - a capirsi. Di questo Percy ne era certo, ed era proprio quella sicurezza a dargli modo di affrontare una simile situazione senza andare nel panico. Sì. È improvviso. Ma possiamo farcela, noi due. Ce la faremo. Su questo non ho alcun dubbio. Prese quindi un lungo sospiro. « Con tutto ciò che dobbiamo fare non sarà semplice trovare il giusto equilibrio, e io voglio continuare a lavorare per Inverness nel modo in cui so di essere più utile. Però ci sarò lo stesso.. per tutto quanto. » Si morse il labbro inferiore, preparandosi già a dire ciò che aveva in mente. « Gestirla in questo senso ci richiederà di stare molto attenti. Però.. forse questo evento potrebbe essere quello giusto per creare lo strappo. » È così orribile che nessuno potrebbe mai sospettare che si abbia il cuore di fingerla. Disse quelle parole con un nodo allo stomaco, consapevole di quanto orribile sarebbe stato anche solo lasciar credere una cosa del genere. Eppure non era proprio quella la cosa che più lo avrebbe reso inviso ai suoi simili? Lo avrebbero odiato, ne era certo, e anche nella peggiore delle maniere. Ai loro occhi, Percy sarebbe stato molto peggio che un traditore: una persona il cui nome doveva essere dimenticato. E per quanto Percy sapesse di dover lavorare proprio verso quel risultato, accettare su di sé una simile cosa non era comunque semplice, e il sapore che gli lasciava sulle labbra - pur essendo ancora niente più che un'idea - era quanto mai amaro. « Ma ora abbiamo un motivo in più per farlo. »


     
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