the killing joke

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    Perché Max Picquery ha deciso, volontariamente, di sottoporsi ad una tortura estiva tale da vederla, per tutto il mese di Luglio, a Portland? Sinceramente? Non ne è sicura nemmeno lei. Una volta passati i MAGO che le interessavano, superando di gran lunga le proprie aspettative, sapendo bene di essersi fatta una mangiata finale non indifferente per riuscire a chiudere il tutto senza sentirsi troppo il fiato sul collo di Cassandra, si era detta comunque soddisfatta. Il mio l'ho fatto, ora ciao per tutta l'estate, ci si rivede a Settembre, forse. Un forse detto a parole, davanti alle altre, con un tono di voce che le è sempre apparso disinteressato, menefreghista, così come ha sempre voluto far passare la cosa. Perché il suo istinto di sopravvivenza si è risvegliato tardi e lo riconosce lei stessa. Mentre le altre si spaccavano la schiena a studiare, lei passava da una festa all'altra, da una striscia ad un ago in vena, dal brancolare nel buio, in piena chimica, ad un pigiama di seta, con gli occhialoni neri in una clinica di riabilitazione in America. I cinque mesi più noiosi della sua vita, con i tutor e i leccapiedi ben pagati da Cassandra affinché la sua primogenita potesse disintossicarsi sì, ma anche passare i GUFO. Non sa nemmeno come li ha passati, prendendo il minimo sindacale mentre la pagella di Nana era costellata di E e giusto qualche O, questo lo ricorda bene. Si era sentita felice per lei, incondizionatamente, soprattutto per la conseguente carica di Caposcuola, ma si era sentita anche una merda. Ma poi, tempo una lezione di yoga, un po' di incenso e uno di quei smoothie iperproteici, il pensiero di inadeguatezza le era scivolato addosso, accompagnato da quello che la vedeva comunque stecchita nel giro di qualche anno. Perché mi devo preoccupare del futuro quando non ce ne sarà uno? Un ragionamento che sentiva essere estremamente logico, ai tempi in cui era certa che, appena messo il naso fuori dalla clinica, tempo qualche festa e il calore di qualche sostanza avrebbe ripreso a scorrerle piacevolmente nelle vene. Ma sono due anni che non si fa di nulla, c'è ancora qualche bicchiere di alcol qua e là, a coronare i festeggiamenti di questo e l'altro avvenimento, ma niente di più. E quindi, quando il futuro non è più apparso nero come ciò che avrebbe visto da dentro una bara, sotto qualche buon metro di terra e vermi, l'unica cosa che ha potuto fare è cominciare a correre, arrancando, visti i risultati, dietro ad un qualcosa di completamente incerto. Lo sa bene che, senza il supporto di Nana e sua sorella, il pensiero di poter partecipare a qualche corso estivo per colmare le sue lacune non le sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello. Ma eccola lì, con il suo abbigliamento decisamente improbabile e fuori luogo, visto il contesto comunque scolastico, fatto di un top nero simil reggiseno, dei calzoncini di jeans, occhialoni scuri e gli immancabili anfibi anche con duecento gradi all'ombra. Più passa il tempo, più si accorge che la testa diventa più pesante, poggiata com'è sul palmo della sua mano mentre ascolta parzialmente la spiegazione della gentilissima signora Lawrence, che prova a far rimanere almeno qualche concetto basilare nelle teste di quella classe di una ventina di teste. E mentre lei spiega gli ingredienti della Pozione Comparaurica, Max poggia le spalle all'indietro, capendo che altrimenti cadrebbe a terra dormiente e comincia a guardarsi intorno. Riconosce un paio di volti, di qualcun altro si chiede se effettivamente abbiano frequentato Hogwarts insieme e poi si sofferma sulla criniera scura di una figura che conosce bene. E' la terza o la quarta volta che le fissa la schiena con insistenza, come se volesse controllare che non abbia le doppie punte. Ma non è per questo che la guarda, mentre si rigira la penna tra le dita, fremente. Sì, perché più si avvicina la fine della lezione, più Max sente di dover immettere nicotina nel proprio organismo. Perché non sa assolutamente cosa le sia passato per la testa nel momento in cui ha deciso di iscriversi al corso di Pozioni. Che cazzo ci devo fare poi con Pozioni? Tanto non ci capirò un cazzo né ora né mai con tutti questi bilanciamenti. Asseconda l'improvvisa onda di malumore, cavalcando e alimentando la sua vena disfattista, abbandonandosi così contro la sedia singola, aspettando con sofferenza la fine dell'ora. Tira fuori il cellulare, manda un messaggio a Nana. Vuole scriverle che c'è Mia lì con lei, che di colpo vuole parlarle perché stanno sulla stessa barca di merda, a ben vedere dall'iscrizione fatta a quel corso. Alla fine le scrive solo che tarda e il pranzo salta. "Mangia anche per me che qua mi sa che il cibo glielo passano dalle cucine di Azkaban. Che delizia faccina sorridente" e la mora ci spera davvero che lei mangi. Perché quando non c'è, ha sempre quell'insensata paura che possa passare i minuti del pasto a fissare il cibo, sentendosi alla fine sazia con gli occhi, lasciando che il cibo finisca nel cestino. Forse dovrei tornare pensa allora, riversandosi fuori di corsa non appena la signora Lawrence li saluta con un sorriso affranto, forse abbastanza certa che nessuno avrà ascoltato una mazza di ciò che ha detto nelle due ore e mezza passate insieme. Tira fuori la bacchetta dai pantaloni, la sigaretta già pronta tra le labbra perché ha rinunciato alla droga, ma la nicotina non me la togliete, cazzo, se non volete che vi faccia saltare la testa ogni mattina, ancor prima di potermi dire "buongiorno". Fa un primo tiro e sospira immediatamente dopo, il fumo che fuoriesce dalle narici. Si sta sistemando gli occhiali in testa per tenere fermi i capelli, che si sono decisamente allungati per i suoi standard, ma stranamente si piace, quando la vede con la coda dell'occhio. E ancora una
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    volta, l'impazienza e l'istinto hanno la meglio. « Ehi! » La saluta con un sorriso, andando a sedersi sopra uno dei tavolini in legno immersi nel verde fuori dall'aula, i piedi che si portano sopra la seduta. La fissa per qualche secondo, dandosi immediatamente della cretina per quel silenzio. Alla fine allunga il pacchetto verso di lei. Un'offerta di pace forse? « Vuoi? » Domanda, lasciando che la mora si possa, in caso, servire, prima di lasciare andare il contenitore di carta e plastica sopra il tavolo. « Dimmi che pure tu non hai capito un cazzo di questa roba Camparica, please. » In un attimo le sembra essere tornata alle chiacchiere, un po' di circostanze, che si sono sempre scambiate prima di cominciare con il programma giornaliero alla radio. Anche se avrebbero di cose da dirsi. Perché Inverness da poco ha fatto un mezzo casino al nord, l'ha sentito dire da Clarissa Terrance qualche giorno prima. E lei è una lycan come Rudy. Ah, Ella, cazzo, forse le dovrei scrivere? Ma forse non c'era manco ad Inverness quei giorni..credo. Dura appena un po' più del solito il senso di colpa che prova nei confronti della cugina, ma basta un battito di ciglia per ripristinare il contatto visivo con la Wallace. O forse è Yagami ora? « Che poi, non so te, ma io non so nemmeno perché sto frequentando questo corso, tipo. Cioè no, sì, lo so perché lo sto frequentando, ma è anche vero che sono una causa persa e nemmeno la Lawrence mi salverà dall'ennesima S in questa materia. » Sorride e fa un tiro, mentre il pensiero di Inverness che fa cose di cui non capisce assolutamente l'utilità vista la sua scarsa competenza - e la voglia di starci dietro - in materia politica, si affianca a quello di Maeve, Il pensare alla rossa la fa irrigidire all'istante, infastidita dal suo comportamento nell'ultimo periodo, tanto da averla portata ad uscire dal gruppo senza dare troppe spiegazioni. Così come non le ha date lei in tutti questi giorni e ne ha avuto di tempo, o eccome se ne ha avuto, ma le questioni scomode meglio lasciarle lì, sperando che passino o perlomeno si risolvano da sole. Pensa in un moto di ipocrisia, essendo stato questo, per del tempo, un pattern tipico nell'affrontare cose che, nel momento, le apparivano troppo grandi. E la BPD, dopotutto, è sempre stata una buona scusa. Si passa la lingua tra le labbra dopo aver espirato fuori una nuvola densa. « Senti, tanto che ci siamo, posso farti una domanda? » La prende abbastanza di petto, senza soffermarsi su convenevoli scuse che, allo stato attuale, solo Maeve dovrebbe farle. Lei e quel suo teatrino stranissimo di cui non ha capito minimamente il senso. « Che è successo tra te e Maeve? » Il toro per le corna, per l'appunto. « No perché quando ti sei tolta dal gruppo - tra parentesi uscita davvero da manuale - » ridacchia, ciondolando i piedi «- si è giustificata raccontando la storia di te che volevi fare l'influencer e di lei che voleva farti capire che siamo proprio delle ragazze d'oro, sotto sotto. Una cosa del genere. » Aggrotta le sopracciglia, ancora interdetta per quella svolta inaspettata che, ancora oggi nel dirla ad alta voce, le appare totalmente assurda. « Ma le storie hanno sempre due campane e, dato che non ho ben capito la sua versione, mi aiuteresti a chiarirmi le idee su che cazzo sia successo veramente? » E' tutto troppo campato per aria, tutto strano. Si stringe nelle spalle. « Sono curiosa. »


    Edited by namacissi; - 10/9/2021, 00:38
     
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    Continuava a osservare il proprio cellulare con una certa insistenza. Era evidente che restare da sola a casa le dava più tempo del solito per pensare. Nella testa di Mia convivevano ormai gli script ipotetici di un'intera saga cinematografica divisa in cinque atti. Forse addirittura un'intera serie televisiva. La prima stagione da ventiquattro puntate con possibilità di rinnovo per una seconda e terza stagione. Che non fosse nel periodo migliore della sua esistenza era evidente, tant'è che quando la matita con cui scarabocchiava distrattamente il libro di pozioni si ruppe sotto la pressione del pollice, scosse di colpo la testa colta completamente alla sprovvista, mordendosi di conseguenza il labbro inferiore. Era frustrata e destabilizzata da quanto stesse accadendo e da quanto poco fosse preparata ad affrontare gli input che la vita le stava dando. Non c'era un solo aspetto della sua esistenza che riuscisse a controllare. Sua madre era diventata incredibilmente soffocante e fastidiosa, specie da quando Raiden era partito per Londra; la cercava di continuo e tentava di mandare sempre qualcuno a controllare che andasse tutto bene. Inutile era stato il buon proposito di dare un senso di quotidianità alle sue giornate; dopo la fiaccolata chiunque la conoscesse, e conoscesse soprattutto i suoi trascorsi più infelici, aveva iniziato a trattarla coi guanti di velluto, quasi come se la sua salute mentale potesse crollare da un momento all'altro. Mia, dal canto suo, stava bene. Provava in tutti i modi di concentrarsi sulle cose pratiche, su ciò che seppur non potesse controllare, le dava quanto meno la parvenza di poter essere aggiustato. Aveva ripreso ad allenarsi regolarmente, metteva in ordine le sue cose, studiava per quanto possibile e si offriva per qualunque piccola missione che Inverness le affidava. Per lo più si trattava di ricognizioni sommarie e qualche turno sulle mura - un dettaglio quello che temeva potesse avere a che fare con l'impegno ostinato di Gillian Wallace a mantenere Mia nelle più ottime condizioni necessarie a guarire da qualunque cosa la affliggesse. Non c'era nulla che andasse veramente male, ma non c'era nemmeno cosa alcuna che potesse aspirare ad elevarsi a una parvenza di normalità. Il veleno che le scorreva dentro sin da quando il massacro dei lycan giapponesi era avvenuto, aveva condizionato tutta la sua esistenza. Ecco, succede sempre così. Le cose vanno alla grandissima e poi di colpo tutto svanisce in un attimo. Io però un po' di felicità me la meritavo. È l'estate del mio diploma. Mi sono trasferita col ragazzo che ho sposato da neanche un mese, eppure abbiamo passato più tempo insieme quando vivevamo separati. Odiava se stessa per il modo in cui si sentiva, per quello che pensava e soprattutto per l'apprensione che dimostrava. La giovane Serpeverde non era mai stata un tipo che soffocasse il prossimo, né sentiva di chiedere attenzioni o di mostrarsi bisognosa. Le piaceva la sua dimensione prima che tutto quel giro di macumbe si abbattesse lungo il suo cammino. Aveva il suo spazio, il suo percorso, aveva tanti piani, ambizioni e aveva una voglia matta di riscattarsi, di diventare una versione migliore di se stessa. Ecco, adesso faccio fatica a concentrarmi anche sulle cose più basilari. Alla fine la sua attenzione viene nuovamente catturata quando, Miss Lawrence, scocca le dita di fronte al suo viso durante una delle sue solite passeggiate in lungo e in largo all'interno della classe. Sbuffa tra se e se scuotendo la testa, prima di tornare a prendere appunti disordinatamente; ovviamente quella spiegazione si può già dire persa, non avendo ascoltato neanche una parola della parte introduttiva. Riprendere il filo del discorso risulta impossibile, e nonostante si costringa a prendere appunti, quelle righe le appaiono scollegate. Ciò che viene spiegato le sembra arabo, tant'è che vorrebbe alzarsi in piedi e protestare contro Miss Lawrence facendole notare che la Pozione Comparaurica, a Hogwarts, era stata a malapena accennata. Non è neanche finita nel programma d'esame. È un cazzo di corso di recupero. Ma evidentemente, Miss Lawrence ci provava, nonostante tre quarti della classe si stesse facendo gli affari propri. Provò un profondo senso di sollievo quando la classe venne congedata, tant'è che raccolse in fretta e furia il suo materiale, pronta a mettere la maggior distanza possibile tra se stessa e il resto del gruppo il prima possibile. Oggi pomeriggio volevo stare un po' tranquilla, e invece avrebbe dovuto decifrare la spiegazione incompleta di quella lezione. Si rassegna quindi all'idea di restare ancora per qualche ora a Portland prima di tornare a casa. Potrei addirittura passarci la notte. Non è come se qualcuno mi stesse aspettando a casa. E poi il mare è bello. E soprattutto qui non c'è Gillian Wallace. Mica male. Per molti il campo estivo poteva essere in parte un brutto ricordo; per Mia, tuttavia, che quella esperienza non l'aveva vissuta, quel luogo sembrava una specie di sfizio a cui non tutte le scuole potevano aspirare. Persa com'era nella difficile decisione resto-non resto della giornata, trasalì appena quando si senti interpellare direttamente. « Ehi! » La perplessità negli occhi della mora fu evidente. Non parlava con Max Picquery da prima del diploma; a quel punto aveva dato per scontato che tutte quelle ragazze - le amiche della Cousland - avessero semplicemente cancellato Mia dalla vita, più di quanto non avessero fatto già precedentemente. Parli con me? Guardarsi alle spalle fu naturale, quasi a volersi accertare che non stesse chiamando qualcun altro. A quel punto sospirò con un'espressione neutra, avanzando qualche passo verso il tavolo su cui Max si era seduta. « Ehi! » Ripeté con un tono leggermente più sarcastico prima di stirare un leggero sorriso, abbandonando la tracolla sul tavolo. « Quanto tempo.. » Praticamente ci incrociamo qui dentro da quasi due settimane, ma probabilmente sì.. "quanto tempo" è un giusto saluto. Accettò l'offerta di pace di Max di buon grado sedendosi sulla panca di legno con un improvviso tuffo svogliato. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini lo zip e lasciò che una nuvoletta di fumo si liberasse nell'aria. « Dimmi che pure tu non hai capito un cazzo di questa roba Camparica, please. Che poi, non so te, ma io non so nemmeno perché sto frequentando questo corso, tipo. Cioè no, sì, lo so perché lo sto frequentando, ma è anche vero che sono una causa persa e nemmeno la Lawrence mi salverà dall'ennesima S in questa materia. » Lo sguardo sgranato dell'americana, completamente perso nel vuoto davanti a sé, venne accompagnato da un secondo tiro dalla sigaretta. « Preferisco l'Aperol.. » Ok, battuta di merda. Unì le labbra in una linea sottile di rassegnazione prima di sospirare. « Va beh, cazzate a parte, ad essere del tutto onesta, io facevo schifo prima e faccio ancora più schifo adesso. Per i MAGO ho avuto un sacco di aiuto.. e adesso.. ce l'ho un po' di meno, quindi non so proprio dove mettere le mani. » Oppure le mani non voleva proprio mettercele. La sua capacità di concentrazione, nonostante tutto il suo impegno e il tentare a tutti i costi di mantenere la testa sui libri, era giunta ai minimi storici. « Ma ehi, se non ci fosse gente come me e te, i geni sarebbero mediocri non credi? Sento di contribuire all'economia classista del sistema capitalistico. Praticamente un'eroina dei tempi moderni. » Si strinse nelle spalle con noncuranza. A quel punto non poteva farci poi molto. Non sarebbe mai stata la prima della classe. « Il nostro sacrificio verrà ricordato. Contaci! » Non era di buon umore; ogni qual volta avesse qualcosa per la testa, la lingua biforcuta la portava a sparare a zero un po' su tutto. D'altronde era molto più semplice prendersela coi massimi sistemi quando di base, erano l'unica cosa meno controllabile della sua vita personale. Vorrebbe chiederle che cosa intende studiare al college; sente di non avere una conversazione normale, di ordine scolastico da troppo tempo. Tuttavia, l'idea di sbilanciarsi troppo nei suoi confronti la trattiene. Mia non è mai stata una persona particolarmente orgogliosa, né si offende facilmente; tuttavia, quanto accaduto durante la festa del diploma e nelle settimane immediatamente precedenti resta comunque un caso diplomatico sopra al quale non intende passarci sopra. Mi farò gli affari miei, ma questo non significa che lascerò che degli emeriti stronzi mi trattino come una pezzente. E questo includeva anche gli amici degli emeriti stronzi. Perché in fondo, per Mia, chi va con lo zoppo, impara a zoppicare. « Va beh comunque, non ci pensare più di tanto. In questa classe nessuno può giudicarti. Tommy Osborne vuole fare il Corso Auror e neanche l'ha preso il MAGO di Pozioni. » Tenta di riempire i silenzi, Mia, ma evidentemente non è necessario, poiché Max cambia sorprendentemente argomento. Non pensava sarebbe andata a parare lì, né tanto meno fu facile digerire per la giovane Yagami ciò che dovette sentire in merito. « Senti, tanto che ci siamo, posso farti una domanda? » Immagino di non poterti fermare, quindi.. « Spara. » « Che è successo tra te e Maeve? No perché quando ti sei tolta dal gruppo - tra parentesi uscita davvero da manuale - si è giustificata raccontando la storia di te che volevi fare l'influencer e di lei che voleva farti capire che siamo proprio delle ragazze d'oro, sotto sotto. Una cosa del genere. » Cos? Sembra cascare dal pero, tant'è che per la prima volta osserva Max con un'espressione confusa e al contempo stupita. Non so se ridere o piangere, sinceramente. « Ma le storie hanno sempre due campane e, dato che non ho ben capito la sua versione, mi aiuteresti a chiarirmi le idee su che cazzo sia successo veramente? Sono curiosa. »
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    Corruga la fronte Mia, e aspira dalla propria sigaretta decisamente innervosita. Il fatto che quella storia continuasse a riproporsi e ripresentarsi stava iniziando a seccarla. « Certo che la tua amica ha la faccia come il culo. » Parole che getta sulla scia dell'irruenza, senza nemmeno preoccuparsi del fatto che Max è una delle migliori amiche di Maeve. Non le interessa. Non siete comunque mai state mie amiche. Non mi aspetto che succeda il contrario d'ora in avanti. Sto bene così, grazie. « Anzi no! Ho visto culi decisamente più puliti. » E addio alla parvenza di educazione e diplomazia che aveva tentato di mantenere fino a quel momento. Vede quel momento quasi come una scappatoia. Ecco qualcosa che posso controllare. « Il suo problema, e del suo ragazzo, è che non accettano il fatto che nella vita non tutti sono disposti a leccare il loro di culo. » Si stringe nelle spalle Mia, scuotendo la testa. « Al di là di tutto, non fraintendermi.. non ho niente contro di te.. il tuo branco però.. » Volge infine lo sguardo verso la ragazza sbattendo un paio di volte le palpebre. Le ha fatto una domanda e intende risponderle con tutta l'onestà del mondo. « ..mi sta sul cazzo. » Praticamente gli stavo facendo un favore, ma a quanto pare questo non mi dava comunque il diritto di essere girata di culo con loro. Che Mia non vedesse di buon occhio nessuno dei due era evidente sin dal banchetto d'inizio anno. Odiava ciò che era successo al rave. Odiava essere stata costretta a entrare lì dentro per portarli fuori. Era il mio dovere, ma non deve piacermi. E non c'è scritto da nessuna parte che devono piacermi loro. Io non ci volevo entrare lì dentro. Ci sono stata a sufficienza. « Volevo parlare con loro di alcune cose che riguardano un po' tutti.. riguarda anche voi a dirla tutta. Ma visto che non ho detto per favore e grazie vostra altezza, sono finita in quel gruppo per punizione. A me di cosa si è raccontata Maeve dopo, frega un cazzo. Quando questa cosa è accaduta non c'erano minimamente i presupposti per tutta questa confidenza. Non era un gesto magnanimo, fidati. » Ma poi magnanimo de cosa! A me l'elemosina di Maeve Cousland e Derek Hamilton non servirà mai. Fanno proprio schifo. « Volevano solo farmi sentire a disagio. Insegnarmi a stare buona. Ricordarmi chi comanda. » S'inumidisce le labbra a quel punto, Mia, e scuote la testa. « Sicuramente dopo questa l'ho capito. » Scoppiò a ridere a quel punto; una risata amara, mentre aspirava nuovamente dalla sigaretta. Sembrava quasi rincuorante stare dietro a quelle cose. Una parte di sé era seriamente infastidita dall'idea di occuparsi di faccende talmente stupide e insignificanti. Dall'altra tuttavia, avrebbe voluto davvero vedere il mondo bruciare. Si, io vorrei seriamente che questa gente perdesse la faccia. Fanno gli splendidi per anni, trattano tutti a pesci in faccia, e dopo tutto non accettano neanche che qualcuno tenga loro testa. « Io non mi fido di loro. » A pelle. Non mi piacciono, non mi vanno giù, se potessi non vorrei averci niente a che fare. Mai. E a quanto pare ho anche ragione a non fidarmi. « E lo ammetto: ho detto loro tra le righe che mi fanno schifo. » E meno male che l'ho fatto! Altrimenti col cazzo che avrebbero tirato fuori il loro essere due vipere di primo ordine. Può dire che è stato un test? Certo che no. Mia non è mai stata sufficientemente infame da inventarsi piani così elaborati. Ha detto loro esattamente ciò che pensava, in maniera abbastanza trasparente, senza girarci intorno. Non mi vanno giù, ma non sono comunque disposta a lasciarli morire. Farei più schifo di loro. « Le persone presenti in quel gruppo - te compresa - non sono state nemmeno lontanamente nominate nella nostra.. discussione - almeno non inizialmente. Quindi che cosa doveva dimostrarmi sul vostro conto se neanche vi avevo messo in mezzo? » Volevo darle fastidio - verissimo.. ma se volessi dare fastidio a te o a qualcuna delle tue amiche, non lo vado a fare certo tramite Maeve. Non è proprio nel mio stile. Che cazzo di senso ha che vada dire a un'altra persona quanto odio le borsette di Prada di Savannah Middleton? Se non posso guardarla negli occhi, se non posso prendermi il gusto di vedere la sua reazione, qual è il senso? Dal suo punto di vista, quella dimostrazione su quanto tutte loro fossero ragazze d'oro, non aveva alcun senso, perché all'interno della conversazione non era stata minimamente messa in discussione sin dal principio. « Speravo comunque di poter parlare con voi delle stesse cose di cui ho parlato con loro; ma, a quanto pare le tue amiche non si ricordano neanche chi sono. » Deglutisce a quel punto Mia, colta da un'immane forma di frustrazione che non riesce a trattenere. Eppure, siamo nella stessa classe dal terzo anno. Se ciò non bastasse, io invece le ricordo molto bene. Le ricordo spaventate; con gli occhi arrossati. Le ricordo in preda alla confusione. Lo eravamo tutti.. in fondo, eravamo solo dei fottuti bambini. Ma nonostante anche io fossi una bambina, quando i cancelli si sono chiusi e siamo rimasti chiusi nel castello, ho dovuto smettere di esserlo perché avevo più possibilità di sopravvivenza di tanti altri. Non mi aspetto certo una medaglia al valore, ma non accetto neanche di essere tratta come l'ultima pezzente. L'orgoglio dei lycan ardeva nelle sue vene. Inverness ha ragione a fare ciò che fa. Anzi. Spero vivamente che facciano anche peggio. Si meritano di vedersi togliere la terra da sotto i piedi un pezzo alla volta. Se le Logge esistono, è perché un manipolo di pezzenti ambiziosi come loro non sanno giocare pulito. Ed è proprio atteggiamenti del genere che generano simili minacce. « Detto tra noi, non ho tempo di farne una questione di stato. Ho altre cose a cui pensare. Però, tanto che ci siamo, a te sembra corretto? » Perché se io vengo offesa da qualcuno al massimo gli attacco un pippone. Non la butto - metaforicamente parlando - dalla torre più alta di Hogwarts. « Sai, io pensavo veramente che ciò che abbiamo passato tutti quanti insieme ci avrebbe resi delle persone migliori. Più uniti. Ma non appena il cielo si è rischiarito - e bisogna chiedersi se si è rischiarito veramente -, ogni cosa è tornata come prima, come se niente fosse successo. Questo include anche le gerarchie dentro Hogwarts. Chi sta in alto e chi sta in basso. » Si stringe nelle spalle e sorride posando il mento sui palmi di entrambe le mani, assottigliando il viso, con un lieve senso di soddisfazione intrinseco. « Devo dedurre che, in tutto ciò, ho colpito il suo orgoglio a tal punto che ha avuto il tempo di dirti che volevo fare l'influencer, ma non il vero motivo per cui ho ferito i suoi fragilissimi sentimenti in primo luogo? » Interessante. Molto interessante. Cazzo, sono più iena di quanto pensassi. « Non mi stupisce il fatto che nessuno ha pensato di farmi un colpo di telefono. » Onesto! O questo, o non ci credete, o non ve ne frega niente. Le alternative sono poche, e sono abbastanza pronta ad accettarne una qualunque. A questo punto mi è indifferente.





     
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    « Preferisco l'Aperol.. » Si inumidisce il labbro inferiore con la lingua, camuffando il sorriso che prova a tendersi sulla sua bocca nel sentire quella battuta. « Va beh, cazzate a parte, ad essere del tutto onesta, io facevo schifo prima e faccio ancora più schifo adesso. Per i MAGO ho avuto un sacco di aiuto.. e adesso.. ce l'ho un po' di meno, quindi non so proprio dove mettere le mani. » Annuisce, senza intromettersi, sapendo bene che, con ogni probabilità, anche avesse trovato qualcosa da dire non sarebbe stato nulla di brillante, stimolante o utile alla progressione di quella che, a tutti gli effetti, sembra essere un perfetto pianto congiunto rispetto alla propria misera vita scolastica. « Ma ehi, se non ci fosse gente come me e te, i geni sarebbero mediocri non credi? Sento di contribuire all'economia classista del sistema capitalistico. Praticamente un'eroina dei tempi moderni. Il nostro sacrificio verrà ricordato. Contaci! » Inarca un sopracciglio, stendendo un sorriso sulle labbra dopo aver espirato fuori una nuvola rada di fumo chiaro. « Che culo! Quindi mi stai dicendo che il fatiscente mondo gerarchico della scuola si regge sulle nostre spalle? » Accoglie quella constatazione con una smorfia che le corruccia i lineamenti del volto candido. « A saperlo prima, mi sarei spostata di lato per vederlo crollare almeno un po' su se stesso. » Commenta con noncuranza, lasciando che quel pensiero molto alla "Se stessero andando a fuoco e io avessi dell'acqua, stai pur certa che me la berrei tutta piuttosto che dargliela" fluisca tra di loro, lasciando piuttosto sul vago il soggetto di quel suo distaccato dissapore. Perché forse nemmeno Max sa bene con chi ce l'ha, in quel preciso istante, ha talmente tanta rabbia dentro da indirizzare che chiunque va bene. Anche quella cretina della Trambley che avesse passato mezza volta il compito di Pozioni, con tutta la droga che le ho comprato, sta stronza. « Va beh comunque, non ci pensare più di tanto. In questa classe nessuno può giudicarti. Tommy Osborne vuole fare il Corso Auror e neanche l'ha preso il MAGO di Pozioni. » Ah vedi? Non sono l'unica, ma almeno lui c'ha le idee chiare, io non so nemmeno perché mi sono impuntata tanto per venire a fare questo corso. Pensa. Eppure lo sa bene perché si è impuntata tanto: perché c'è una parte di lei che vorrebbe avere più scelta, c'è quella parte che ha cominciato a correre troppo tardi, rispetto al resto del gruppo, che ora, smaniosa, cerca di aprirsi più porte possibili per non sentirsi da meno a nessun altro. Per avere la parvenza di avere più possibilità. Un pensiero tanto ridicolo quanto patetico, se ne rende conto ed è per questo che non dice più altro a riguardo, cambia improvvisamente discorso, pronta a fuggire dalla pena che le provoca quel suo comportamento. Però, ancora una volta, si rende conto solo dopo che sarebbe stato meglio pensare un po' prima di andare a finire, a piedi pari, nella tana del lupo. « Certo che la tua amica ha la faccia come il culo. » Inclina la testa di lato, un sorriso divertito che si apre sulle labbra appena scaldate da un burro cacao rosato. Al momento, amareggiata e soprattutto incazzata com'è dal comportamento della rossa, soprattutto dopo il suo ultimo messaggio, non può che dirsi d'accordo con la mora. « Al di là di tutto, non fraintendermi.. non ho niente contro di te.. il tuo branco però....mi sta sul cazzo. » Il mio branco, si ripete mentalmente, più per sentire che effetto le faccia sentirlo da se stessa che per altro. Le fa strano, non si è mai sentita parte di qualcosa, più un cane sciolto, di quelli che solitamente rimangono a dormire fuori, sotto la pioggia, perché è più liberatorio. Eppure Mia ha ragione. Loro sono le sue persone. Prende un altro tiro di sigaretta, aspettando che Mia continui. « Volevo parlare con loro di alcune cose che riguardano un po' tutti.. riguarda anche voi a dirla tutta. Ma visto che non ho detto per favore e grazie vostra altezza, sono finita in quel gruppo per punizione. A me di cosa si è raccontata Maeve dopo, frega un cazzo. Quando questa cosa è accaduta non c'erano minimamente i presupposti per tutta questa confidenza. Non era un gesto magnanimo, fidati. » Assottiglia lo sguardo, facendo un altro tiro. "Alcune cose che riguardano anche voi". Che dovevi dirci? Fa per aprire bocca, ma Mia continua e lei allora richiude le labbra, rimanendo in silenzio, ad ascoltarla. E più l'ascolta, più avverte l'amaro di ciò che le sta raccontando, in maniera quasi disincantata. La sua versione, com'è la storia vista dai suoi occhi. Non avverte nemmeno la voglia di scivolare dentro di lei, per ascoltarne i pensieri quando l'onesta che sente nelle sue parole è sconcertante, tagliente. « Detto tra noi, non ho tempo di farne una questione di stato. Ho altre cose a cui pensare. Però, tanto che ci siamo, a te sembra corretto? Sai, io pensavo veramente che ciò che abbiamo passato tutti quanti insieme ci avrebbe resi delle persone migliori. Più uniti. Ma non appena il cielo si è rischiarito - e bisogna chiedersi se si è rischiarito veramente -, ogni cosa è tornata come prima, come se niente fosse successo. Questo include anche le gerarchie dentro Hogwarts. Chi sta in alto e chi sta in basso. » Ma perché non mi sto mai zitta? O perlomeno, perché non penso mai prima di entrare in un territorio impervio? Perché ora la situazione è piuttosto squilibrata, Max si sente improvvisamente con le spalle al muro e quello che fa generalmente, in contesti del genere, dove serve parlare, è scappare. Max è un'anima forse contorta all'esterno per quanto lei si senta essenzialmente semplice: vive placidamente nella sua incoerenza, fregandosene del mondo al di fuori delle sue persone. « Devo dedurre che, in tutto ciò, ho colpito il suo orgoglio a tal punto che ha avuto il tempo di dirti che volevo fare l'influencer, ma non il vero motivo per cui ho ferito i suoi fragilissimi sentimenti in primo luogo? Non mi stupisce il fatto che nessuno ha pensato di farmi un colpo di telefono. » Fa un ultimo tiro, poi fa cadere il mozzicone a terra, allungandosi in avanti quel tanto con le gambe per arrivare a pestarlo con un piede. Poi torna a sedere, voltandosi verso di lei per fissarla per qualche
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    secondo. « Se mi sembra giusto? Ho accusato Maeve della stessa cosa che hai detto tu, del volerti dare una lezione, quindi.. » Si stringe nelle spalle, decisa ad essere quanto più sincera possibile, prendendola un po' ad esempio. « Non so di cosa tu stia parlando, delle "cose di cui ci volevi parlare" non ne ho la più pallida idea. » Continua, stringendosi nelle spalle. « Maeve non ci ha detto nulla. Ti ha messa sul gruppo senza spiegare il perché, senza permettere a nessuno di dire nulla, totalmente a caso, un fulmine a ciel sereno. Io ti conosco, mai avuti problemi con te, ma le altre..sono diffidenti verso chi non fa parte del gruppo. » Diffidenti è quasi un eufemismo quando si tratta di Domiziana soprattutto, ma andiamo avanti. « Non so cosa ti aspetti che faccia, se l'avvocato del diavolo delle mie amichette perfette o quella che ti dà ragione a spada tratta perché le stronze ti hanno trattato di merda. Però seguimi un attimo nel ragionamento. Vediamola dal di fuori, imparzialmente. Immagina che una persona, che conosci solo di vista, niente di più, che non sai nemmeno perché si ritrova nel gruppo chat delle tue amiche più care, se ne esce dopo un po' prendendo palesemente per il culo tutte, indistintamente, come se non foste persone differenti, con menti e caratteri differenti, ma un'unica entità malvagia da perculare. Che avresti fatto tu? Avresti steso i tappeti rossi o avresti risposto al fuoco col fuoco? » Metterei la mano sul fuoco che avresti fatto la stronza anche tu. « Fermo restando che poi, al fuoco, io avrei risposto a cazzo di cane proprio come te. Ci stavano tutte le granate, da entrambi i lati. » E per una volta non si sente ignava nel dar ragione ad entrambi i fronti, perché è piuttosto decisa su chi non ha minimamente ragione nell'essersi comportata come ha fatto. « Per quanto riguarda Maeve, se ora sto chiedendo a te la tua versione è perché lei, praticamente, non ce l'ha data se non qualche cazzata qua e là incomprensibile, come la storia dell'influencer e di quanto volesse solo farti ricredere sui pregiudizi che hai su di noi, che non spiegano minimamente il casino che c'è dietro tutto questa storia, evidentemente. » Prende a giocherellare con un fronzolo sfilacciato dei pantaloncini, i polpastrelli che prendono a sfrangiarlo ancora di più, per il gusto di farlo. « Però su una cosa avevo ragione: voleva fartela pagare davvero per qualcosa e oltretutto ha aspettato che fosse qualcun altro a mettersi in mezzo, per far partire la guerra, dato che ti ha visualizzato senza rispondere. » Sorride, sarcasticamente. « E io che mi sono sempre vantata di essere quella con la faccia più da culo tra di noi, devo passare lo scettro mi sa. A malincuore. » Ridacchia, questa volta evidentemente divertita. Passano alcuni secondi e ritorna seria, gli occhi azzurri che si fermano in quelli altrettanto chiari di Mia. « A me non frega un cazzo dei problemi che avete tu e lei, tu e Derek o tu e chiunque altro. Volevo solo capire se fossimo a posto io e te, insomma, quest'anno abbiamo passato un sacco di tempo insieme, non saremo amiche ma boh, mi andava di farlo, non so nemmeno a che pro, ma mi andava e basta. » Fa spallucce, volendo minimizzare di molto ciò che ha appena detto, e sente l'impellente bisogno di fumare di nuovo, così tira fuori un'altra sigaretta, l'accende e fa un tiro nel quale si crogiola, socchiudendo gli occhi. « Quindi lo siamo..okay? »
     
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    « Se mi sembra giusto? Ho accusato Maeve della stessa cosa che hai detto tu, del volerti dare una lezione, quindi.. Non so di cosa tu stia parlando, delle "cose di cui ci volevi parlare" non ne ho la più pallida idea. Maeve non ci ha detto nulla. Ti ha messa sul gruppo senza spiegare il perché, senza permettere a nessuno di dire nulla, totalmente a caso, un fulmine a ciel sereno. Io ti conosco, mai avuti problemi con te, ma le altre..sono diffidenti verso chi non fa parte del gruppo. » Lo sguardo caleidoscopico della mora prese a vagare verso l'alto, tra le fronde degli alberi. Portland era un bel posto; tranquillo. Il cinguettio degli uccellini e il canto delle cicale le ricordavano casa; l'arsura estiva al Sud, pur in un clima molto più temperato, rendeva l'estate ciò che maggiormente di quella stagione le piaceva. La calma piatta, l'immobilismo, il letargo generale dovuto all'evasione verso mete turistiche che svuotavano le città. In quella totale assenza di movimento, Mia sospirò, annuendo tra se e se. Non sai niente. Non ti ha detto niente. E a quel punto non si stupiva neanche che le cose fossero andate così. Conclusasi la guerra, e soprattutto dopo l'uscita dal Lockdown, ciascuno era andato per la propria strada e di ciò che li aveva portati a lottare per un obiettivo comune, la maggior parte di loro se ne erano scordati. Anche loro, il Credo, se ne erano dimenticati, e per un po' avevano tentato di assopire quel costante incubo in cui erano stati costretti a vivere. Mia non aveva avuto la stessa fortuna. Uscita dalla selva oscura, si è resa conto che nulla era cambiato; aveva solo mutato prerogative, modalità, ma non si era mai fermata. Dopo un po', tornò a osservare Max con un'aria pacata, pacifica; seppur tentasse di mantenersi su una linea quanto mai neutra, la verità è che provava tenerezza nei suoi confronti. Un po' ti invidio. Maeve, Maeve, Maeve. La tua massima preoccupazione nella vita è Maeve. Le tue amiche. Cazzo, vorrei davvero che un battibecco tra amiche fosse anche la mia massima preoccupazione. E lo voleva davvero, Mia; forse a quella faccenda ci si era aggrappata così tanto, perché a tratti era più semplice. Era bello stare dietro a questioni così semplici. Litigare fino a non sapere per quale motivo lo si facesse, ingrandire una questione piccole, la cui risoluzione poteva giungere nel giro di qualche minuto, rendendola una questione di stato. Per un istante si chiese se non avesse sbagliato. Doveva davvero parlare con Maeve e Derek? Quell'iniziativa di Inverness era davvero giusta? Potevano questi ragazzi fare qualcosa semmai le cose sarebbero peggiorate? Non sappiamo se siamo pronti neanche noi. No. Non lo siamo. Sono morte persone molto più esperte e preparate. Noi.. noi non siamo minimamente in grado di affrontarla. Neanche se dovessimo allenarci giorno e notte. Non siamo pronti pur essendo stati addestrati sin da quando abbiamo memoria. Sospirò. Erano cose così complicate, così difficili da gestire. E Mia, dal canto suo era una persona troppo indecisa e troppo altalenante per riuscire a prendere una decisione giusta. Se da una parte era certa che tutti avesse la possibilità quanto meno di provare ad avere difendersi, dall'altra era certa che non importava quanto si sarebbero allenati, da soli non ce l'avrebbero fatta. Però se io dovessi trovarmi assieme a Max in una situazione difficile, preferirei che sapesse come impugnarlo un coltello, piuttosto che il contrario. Si. « Non so cosa ti aspetti che faccia, se l'avvocato del diavolo delle mie amichette perfette o quella che ti dà ragione a spada tratta perché le stronze ti hanno trattato di merda. Però seguimi un attimo nel ragionamento. Vediamola dal di fuori, imparzialmente. Immagina che una persona, che conosci solo di vista, niente di più, che non sai nemmeno perché si ritrova nel gruppo chat delle tue amiche più care, se ne esce dopo un po' prendendo palesemente per il culo tutte, indistintamente, come se non foste persone differenti, con menti e caratteri differenti, ma un'unica entità malvagia da perculare. Che avresti fatto tu? Avresti steso i tappeti rossi o avresti risposto al fuoco col fuoco? Fermo restando che poi, al fuoco, io avrei risposto a cazzo di cane proprio come te. Ci stavano tutte le granate, da entrambi i lati. » Scosse la testa Mia e si strinse nelle spalle, osservandola con un che di genuinamente divertito.
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    « Beh, mi sembra però una grossa pretesa volerla vedere in modo imparziale quando nessuna di noi è esterna ai fatti. Il cerchiobottismo non serve in questo caso, davvero.. tanto non ne verremmo mai a capo. » Vuoi iscriverti a Magisprudenza, Max? Pozioni lì non serve. Just saying. Capiva le intenzioni della mora, ma a dirla tutta, all'idea di discutere ancora su quella situazione, la spazientiva. Non c'era un solo punto di quella storia che le andasse giù, e a quel punto non voleva nemmeno farsela andare giù a forza. Non sono andata a trattare con Maeve Cousland perché volevo essere sua amica, tanto meno voglio essere amica di Savannah Hamilton e Domiziana Dragomir, quindi per quanto mi riguarda la questione è chiusa. Una cosa era certa: Mia non sentiva il bisogno di vederla in maniera oggettiva, oltre a non averne la pretesa. Avrebbe ascoltato cosa avesse da dire, ma in fin dei conti sarebbe comunque rimasta convinta della sua linea, specie perché, la posizione di Max, appunto, non le permetteva di fare da mediatrice. E poi io non voglio mediare. Non c'è nulla da mediare. Non m'interessa scendere a patti con nessuno, dopo aver tentato di fare un favore a degli ingrati. « Boh guarda Max, sinceramente di chiedermi cosa avrei fatto io al posto loro non me ne frega nulla. Non l'ho fatto io, quindi le ragioni per cui l'hanno fatto le tue amiche, Maeve compresa, sono affari loro. » Non sta a me cercare scuse o spiegazioni ai loro comportamenti. « Mi hai chiesto quello che penso e io ti ho risposto. » Tutto qua. E va bene così. « Per quanto riguarda Maeve, se ora sto chiedendo a te la tua versione è perché lei, praticamente, non ce l'ha data se non qualche cazzata qua e là incomprensibile, come la storia dell'influencer e di quanto volesse solo farti ricredere sui pregiudizi che hai su di noi, che non spiegano minimamente il casino che c'è dietro tutto questa storia, evidentemente. Però su una cosa avevo ragione: voleva fartela pagare davvero per qualcosa e oltretutto ha aspettato che fosse qualcun altro a mettersi in mezzo, per far partire la guerra, dato che ti ha visualizzato senza rispondere. E io che mi sono sempre vantata di essere quella con la faccia più da culo tra di noi, devo passare lo scettro mi sa. A malincuore. » Stirò un sorriso, Mia, di fronte a quelle parole. Trovava ammirevole la temerarietà di Max nello stare dietro a quella storia. Lei, l'aveva archiviata non appena il gruppo era stato chiuso. Certo, avrebbe cercato ogni scusa buona per ritornare sull'argomento, ma di certo non è che non ci dormiva la notte. « A me non frega un cazzo dei problemi che avete tu e lei, tu e Derek o tu e chiunque altro. Volevo solo capire se fossimo a posto io e te, insomma, quest'anno abbiamo passato un sacco di tempo insieme, non saremo amiche ma boh, mi andava di farlo, non so nemmeno a che pro, ma mi andava e basta. Quindi lo siamo..okay? » Si.. personalmente neanche a me frega molto dei problemi che ho con loro o dei problemi che loro hanno con me. Forse in momento differenti l'avrebbe percepita diversamente. Ma non ora. La sua mente correva altrove. A Londra, sempre che Raiden si trovasse effettivamente a Londra. A questo punto non lo so. Non so più niente. Non ci capisco proprio nulla. E questa roba di Maeve mi fa solo innervosire ulteriormente. Non capisco per quale ragione deve avere una tale portata nella mia vita. Che cazzo, però Max. Non hai altro da fare? Non puoi chiedermi altro? Non so.. Annuì, la ragazza e si strinse nelle spalle con noncuranza. « Si.. te l'ho detto. Stiamo apposto. Dico davvero. Sticazzi.. » Tagliò corto la questione, pronta a raccogliere le sue cose e lasciare quella conversazione in fretta e furia. Emotivamente non sentiva di andare oltre, di sbilanciarsi ulteriormente, di stare ancora a parlare di una cosa che fondamentalmente non aveva alcun significato e che per lo più faceva perdere tempo tanto a lei quanto a Max. Una cosa però non la capiva, e quindi, nonostante stesse raccogliendo la sua tracolla si fermò per un istante osservandola con più attenzione. « Non capisco però perché ne fai questa questione di stato. Una tua amica ha trattato a cazzo di cane una tipa a caso. E quindi? » Allargò le braccia mostrandosi apertamente perplessa sulla questione. Non voleva essere faziosa. Era sinceramente incuriosita dalla questione. Non conosceva Max abbastanza da poter dire di quale pasta fosse fatta, ma in quel momento, sentì comunque di voler testare la questione. « Se anche il comportamento della tua amica si fosse infranto anche su di te.. se anche io ce l'avessi anche con te, farebbe davvero questa grande differenza? Non mi sembri una a cui frega poi tanto di cosa pensa la gente, quindi mi trovo seriamente in difficoltà a capire perché questa cosa ti sta turbando così tanto a te e a quanto pare anche alle tue amiche. Fa davvero così tanta differenza la versione che ha dato della questione lei? È successo, sono stata sgradevole, le tue amiche lo sono state a maggior ragione. Fine della storia. » Non ci prendiamo. Non è la fine del mondo. E Mia, che del non piacere alla gente sembra voler fare un'arte, con la questione sembrava essere abbastanza a posto. « Detto tra noi, ciò che mi preoccupa di più non è certo il fatto che la Cousland ha detto solo quello che le faceva più comodo. » Quello me lo aspetto. Avrebbe smentito la mia opinione di lei se fosse andata diversamente, e questo mi avrebbe dato davvero fastidio. Confermato il personaggio paraculo. Tutto apposto. Amiche-manco-per-niente come prima. « Sono due le cose che mi preoccupano in tutta questa faccenda. La prima cosa preoccupante è che lei non vi ha detto il fatto che se l'ho pizzicata in primo luogo è perché le stavo offrendo l'occasione di smettere di fare la ridicola sui social e mettere un po' il naso fuori dalla Casa Barbie Malibu. » Fece una leggera pausa incrociando le braccia al petto. Corrugò appena la fronte osservandola con una punta di confusione e anche genuina curiosità. Il fatto che Max parlasse male di Maeve, le risvegliava una punta di profonda soddisfazione. Si semina ciò che si raccoglie, immagino. Evidentemente non costruiscono le vostre amicizie su una base di onestà, ma di borsette Prada e scarpine edizione limitata. Di onestà, Max, qui però ne trovi quanta ne vuoi. Di fare colpo mi frega zero. Al di là di tutto, però, si supponeva comunque che le due fossero amiche; aveva sempre visto quel gruppetto come estremamente compatto, così come Mia a sua volta ne aveva di amici propri con cui viveva in un rapporto quasi simbiotico. Una cosa però le faceva strano: sentir parlare Max in quella maniera, proprio con la persona che in primo luogo aveva pizzicato Maeve. Io mi incazzerei da morire se Veronica parlasse male di me con qualcuno anche quando siamo incazzate. Specialmente se quella persona mi sta sul cazzo. Mettiamo che io litigo con Veronica e lei va parlare male di me con Maeve. Io la sbranerei malissimo. Ma che mi significa, dai! Minimo non le parlo fino alla laurea. « L'altra è questa: tu la stai buttando sotto a un tram per chi o per cosa, di preciso? Per me? Per la giustizia universale? Non fraintendermi, non sono affari miei, e per quanto mi riguarda, fai quello che ti pare - lo rispetto! Ma se devo riempire i buchi di quello che Maeve ha lasciato in sospeso - e sinceramente mi farebbe comodo, e farebbe comodo anche a te -, vorrei quanto meno sapere che non sto facendo lo stesso errore di valutazione che ho fatto con lei. Eravate super amiche fino all'altro giorno. È bastato veramente un battibecco con una qualunque perché tutto il resto venga meno? » Perché insomma, io non rischio il culo per gente che butta sotto un tram per la minima cazzata un altro, specialmente un amico. « Te lo sto chiedendo perché di gente che si vende il culo per una copertina o per fare la bella ne ho abbastanza. » Insomma.. mi sono rotta il cazzo di gente finta. Quindi riesci a rispondermi? Vuoi rispondermi? In maniera sincera. Mi va bene una qualunque risposta. Nonostante la durezza delle sue parole, Mia sperava che potesse accadere. Forse non era la persona più adatta a trattare questioni diplomatiche, ma in quanto a sincerità, di certo non mancava e nei confronti di Max era stata quanto mai trasparente.


     
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    « Non capisco però perché ne fai questa questione di stato. Una tua amica ha trattato a cazzo di cane una tipa a caso. E quindi? » Max, che in testa sua sta ancora pensando a "cerchiobo-che"?, tentando di dare alla parola un significato, evidentemente a lei sconosciuto fino a quel momento, accoglie quella domanda con una totale assenza di emozioni sul volto. Perché non capisce decisamente quello che per lei è un vero e proprio attacco. Una tipa a caso? Si rende conto, forse, di aver sopravvalutato il rapporto intercorso tra lei e la mora in quell'anno precedente. Certo non si potrebbe definire amica di Mia, non hanno mai davvero esplorato le profondità l'una dell'altra, non sa praticamente niente di lei. Non sa nemmeno se davvero si è sposata come dicono. Anche perché, dai, perché dovresti mai sposarti a diciotto anni? Non sa niente di lei oltre le poche briciole che si è lasciata dietro, durante i pomeriggi passati, spalla contro spalla, alla radio. Si rende conto, Max, di aver idealizzato la cosa. Lei che di amici, all'infuori della sua cerchia, non ne ha, ha fatto decisamente un errore di calcolo. Boh, sarà, ma una tipa a caso non lo eri. Di certo, lì su due piedi, la Picquery pensa che non sarà difficile accontentarla sulla definizione da affibbiarle da quel momento in avanti. Mannaggia a me e alle volte in cui penso di voler fare qualcosa. Mi devo fare i cazzi miei sempre, okay, ricevuto universo. « Sono due le cose che mi preoccupano in tutta questa faccenda. La prima cosa preoccupante è che lei non vi ha detto il fatto che se l'ho pizzicata in primo luogo è perché le stavo offrendo l'occasione di smettere di fare la ridicola sui social e mettere un po' il naso fuori dalla Casa Barbie Malibu. » Fa un paio di tiri ravvicinati, come se avesse incredibile fame di riempirsi i polmoni di catrame, come se fosse il miglior diversivo del mondo per i suoi nervi. Già, i miei nervi. Guarda l'orologio e non ha mai desiderato così tanto che l'appuntamento con il signor Palmer fosse dietro l'angolo e non alle cinque di pomeriggio. « L'altra è questa: tu la stai buttando sotto a un tram per chi o per cosa, di preciso? Per me? Per la giustizia universale? Non fraintendermi, non sono affari miei, e per quanto mi riguarda, fai quello che ti pare - lo rispetto! Ma se devo riempire i buchi di quello che Maeve ha lasciato in sospeso - e sinceramente mi farebbe comodo, e farebbe comodo anche a te -, vorrei quanto meno sapere che non sto facendo lo stesso errore di valutazione che ho fatto con lei. Eravate super amiche fino all'altro giorno. È bastato veramente un battibecco con una qualunque perché tutto il resto venga meno? Te lo sto chiedendo perché di gente che si vende il culo per una copertina o per fare la bella ne ho abbastanza. » Nell'essere investita da quelle parole le va di traverso la saliva e si ritrova a tossire per riprendere fiato e pulire le via aeree. Poi la guarda, stringendo le labbra per trattenere una risata ma è più forte di lei e così ridacchia, scuotendo la testa. « Buttare sotto ad un treno? Non sarai un po' melodrammatica Mia? » Inarca un sopracciglio, sullo sfumare di quell'attacco di ilarità improvviso che si conclude con un'altra boccata di fumo che le scende lungo la gola. Improvvisamente si sente vulnerabile di fronte alla Serpeverde. Le ha mostrato il fianco, senza nemmeno accorgersene, e lei vi sta affondando la lama, aspettando un suo segnale per continuare o smetterla. Si sente punta sul vivo. Perché ha fatto qualcosa seguendo l'istinto, credendo di fare bene e la sua mossa ora viene soppesata e passata a giudizio. E quando questo succede, Maxime Picquery si mette in posizione di difesa. « Ti ho forse offerto i suoi più grandi segreti su un piatto d'argento? Ti ho forse detto qual è il suo punto debole invitandoti ad usare un coltello che ti ho appena portato in dono? »
    Non ti parlerei di certe cose nemmeno sotto tortura. Mi è stato sul cazzo il suo comportamento, continua a starmi sul cazzo e aspetto sue espresse spiegazioni e scuse con il sigillo imperiale dei Cousland, ma non la tradirei mai. Non è questo che sto facendo qui, con te. « Se ti sei fatta l'idea che sono una a cui non frega un cazzo di quelli che pensano gli altri, è vero, hai ragione. Ma dovresti sapere anche che sono una che parla con franchezza e le cose che ho detto a te, che mi ha dato sul culo il suo comportamento generale, le ho dette anche a lei, senza problemi o filtri. » Si stringe nelle spalle, con fare indifferente. « E quando rinsavirà, si spera, non avrò problemi a dirle che sono venuta a parlare con te perché la principessina non si è fatta più sentire e mi sembrava il minimo avere una mezza spiegazione da qualcuno di ciò in cui sono finita in mezzo, di certo non per mio volere. » Ultimo tiro prima di spegnere l'ennesimo mozzicone sotto il tacco delle scarpe scure. « Non si tratta di giustizia universale. Ci credo poco, come a tutte le stronzate affini. Volevo semplicemente parlarti, così come abbiamo fatto per un anno e passa. Se ti ha infastidita così tanto, ricevuto, non lo farò più, ma non c'è nessun big plan dietro, nessuna congettura, nessuna strategia di vendetta che ti vedrebbe come mia arma contro Maeve, non sono così intelligente. » Sono una modella, non ho un cervello così sviluppato, è risaputo no? « I miei problemi con Maeve, puoi starne certa, li risolverò con Maeve. Quando avrò voglia, perché ora mi gira ancora il cazzo e non ho decisamente voglia di fare nuovamente il primo passo per parlarci. » Scende allora dal tavolo, con un balzo che la porta con i piedi che affondano nell'erba decisamente rinsecchita dal caldo estivo. « Abbiamo diciotto anni, Mia. Me lo ricordo bene e proprio per questo non mi trafiggo con una spada in pancia ogni volta che faccio qualcosa che mi va per davvero che però gli altri non riescono a capire o che faccio qualcosa d'incredibilmente stupido. » La fissa, mentre recupera anche la borsa che si passa sul braccio. « Sono immatura? Fin troppe volte, mai eretta ad essere la migliore e la più saggia del mondo. Ma come non vado ad elemosinare il suo tempo affinché mi faccia capire qualcosa di quello che sta succedendo, non lo farò nemmeno con te. Volevo solo parlare, non mi sembrava così assurdo dopotutto, ma sbagliavo, okay. » Deglutisce, un sorriso bonario compare sulle sue labbra poco dopo. « It's not a big deal. Siamo a posto così. »
     
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    « Buttare sotto ad un treno? Non sarai un po' melodrammatica Mia? Ti ho forse offerto i suoi più grandi segreti su un piatto d'argento? Ti ho forse detto qual è il suo punto debole invitandoti ad usare un coltello che ti ho appena portato in dono? » Per un istante corruga la fronte, scuotendo la testa con veemenza. È confusa, e non in maniera ironica. Nella sua testa tende a mettere in fila tutte quelle parole e dar loro un senso. Ricostruire qualunque cosa deve aver capito Max di tutto ciò che le ha detto. Che cazzo ti aspettavi? Non le è stato detto niente. Non ha gli strumenti per capire per quale ragione Mia le ha chiesto quelle cose. Eppure, la giovane Yagami è comunque spazientita. Si sente ancora una volta impotente, come se le fosse stato eretto dinanzi l'ennesimo muro. Non è un bel periodo; qualunque cosa stia accadendo a casa sua, sembra riflettersi su tutto il resto, sul mondo esterno, sulla sua capacità di comunicare e farsi comprendere. Vittima di fraintendimenti lo è sempre stata; Mia tende a confondere le acque, a dare troppe cose per scontate. Come la capacità altrui di comprendere cose non dette. A volte parla troppo, e a sproposito e pur dicendo un sacco di cose, non ne dice neanche una. « Non ho mai detto questo Max.. » Asserisce con un'espressione arrendevole, mentre scuote la testa sollevando un sopracciglio con fare stanco. Si gratta la testa per un istante e sospira. Non so nemmeno io cosa mi aspettavo. Lascia stare.. Ma Max ne ha di cose da dire. È sulla difensiva. Mia l'ha più che sicuramente offesa. Ma io non volevo. Vorrei solo sapere di avere persone su cui contare, cazzo! È davvero così tanto chiedere di avere gli strumenti per potermi fidare di una persona? « Se ti sei fatta l'idea che sono una a cui non frega un cazzo di quello che pensano gli altri, è vero, hai ragione. Ma dovresti sapere anche che sono una che parla con franchezza e le cose che ho detto a te, che mi ha dato sul culo il suo comportamento generale, le ho dette anche a lei, senza problemi o filtri. » Maeve, Maeve, Maeve e ancora Maeve. Sto cominciando a essere davvero stanca. Sta iniziando a pentirsi di aver coinvolto la Cousland e Hamilton in primo luogo. Lo ha fatto per un motivo ben specifico: loro c'erano a settembre. Sperava che avrebbero reso la comunicazione con certe persone più semplice. E invece tocca comunque a me parlare con persone che non conosco e con cui non ho la più pallida idea di come rapportarmi. Si sentiva in difficoltà. Fraintesa. Incompresa. « Non si tratta di giustizia universale. Ci credo poco, come a tutte le stronzate affini. Volevo semplicemente parlarti, così come abbiamo fatto per un anno e passa. Se ti ha infastidita così tanto, ricevuto, non lo farò più, ma non c'è nessun big plan dietro, nessuna congettura, nessuna strategia di vendetta che ti vedrebbe come mia arma contro Maeve, non sono così intelligente. I miei problemi con Maeve, puoi starne certa, li risolverò con Maeve. Quando avrò voglia, perché ora mi gira ancora il cazzo e non ho decisamente voglia di fare nuovamente il primo passo per parlarci. » E lì, la mora annuì, rigirandosi tra le dita l'orlo della maglietta a sguardo basso. Per un istante si sentì come se si trovasse tra le mura di casa sua. Stessa condizione. Stesso stato d'animo. Stessa tensione. Stessa incapacità di comunicare. Tutto ciò sembrava rattristarla oltre misura. Non avere la soluzione giusta, non avere la risposta pronta, non avere la capacità di dire esattamente ciò che andava detto affinché quella discussione prendesse una piega differente. « Sono immatura? Fin troppe volte, mai eretta ad essere la migliore e la più saggia del mondo. Ma come non vado ad elemosinare il suo tempo affinché mi faccia capire qualcosa di quello che sta succedendo, non lo farò nemmeno con te. Volevo solo parlare, non mi sembrava così assurdo dopotutto, ma sbagliavo, okay. It's not a big deal. Siamo a posto così. » Si morse il labbro inferiore, Mia, e osservò la mora con un'espressione che esprimeva tutta la pacata frustrazione che provava.
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    SI gettò la tracolla su una spalla e si strinse nelle spalle. « Max, a me.. dei cazzi tuoi con Maeve non interessa proprio nulla. Per me tra voi potete anche ammazzarvi di botte. Non mi cambia nulla. » Non poteva essere più sincera di così. A quel punto di mediare non ne aveva neanche voglia, né intendeva tenersi per sé ciò che pensava. « Ok. Sincerità per sincerità: ti ho chiesto quelle cose perché il motivo per cui ho anche solo considerato la possibilità di parlare con quei due richiede tanta fiducia. Ed è vero.. un po' io so come sei fatta ma.. » Si stringe nelle spalle e la osserva con uno sguardo che tenta di porgerle delle silenziose scuse. « - non mi fido di te. » E se fosse la stessa cosa per te non ti biasimerei. Ci sta. È saggio. Non ho neanche la migliore reputazione al mondo. « Io mi sto sporcando le mani per una cosa che non mi porta alcun guadagno, e nonostante ciò a loro sono bastate due paroline per gettarmi in pasto al loro gruppo di amiche. Mi hanno buttato sotto un fottuto tram per affermare la loro cazzo di superiorità. » Pausa. Non fare lo stesso errore in circostanze differenti, Max. Non ti fa onore. « A te basta un battibecco per venire a parlare con me - una tipa che anche se fa la superiore a Maeve sta altamente sul culo. E non fraintendere, lo apprezzo, e sono contenta per me. Però, resta che tu non sai cosa potrei fare io di questa cosa.. del fatto che sei venuta a parlarne con me. » Capisci dove voglio arrivare? « Ciò di cui ho parlato a Derek e Maeve necessita di fedeltà, lo capisci? Una fedeltà e fiducia reciproca che già loro hanno dimostrato di non avere. E questa fedeltà deve restare salda indipendentemente dalle girate di culo, dai battibecchi, e da altre ottocento mila stronzate che potrebbero sorgere lungo la strada. Indipendentemente da quanto ci stiamo simpatici o meno. » E scommetto che a questo punto nulla avrà senso. « Ho proposto loro di allenarli. Allenarci. Insieme. Off records. All'insaputa dei piani alti. » Pausa. « Perché credo che potrebbe far comodo. In un futuro.. forse non tanto lontano. » E questo è tutto ciò che posso dire per ora. « Non hanno passato il messaggio. Benissimo. » Farò diversamente. Farò a modo mio. Come avrei dovuto fare sin dal principio. « Ora però è estate ed io.. - ho.. un po' di cose.. per le mani. Parlarne sarebbe abbastanza inutile. » Non so neanche dove cazzo sarò domani. « Se a settembre tornerò a Hogwarts, mi farebbe piacere riparlarne - se non io, qualcun altro vi contatterà sicuro. Per adesso però, mi faresti un gran favore se non ne facessi parola con nessuno. Confonderebbe solo le acque.. ed io non credo di avere proprio il tempo e le risorse necessarie per tenere a bada questa roba. » E lì stira un leggero sorriso. « Sto facendo un atto di fede. Usa ciò che ti ho detto come preferisci. Sta a te decidere cosa farne. » Spero tu decida di fare la scelta giusta e darmi un motivo per dire di essermi sbagliata a non fidarmi di te.


     
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5 replies since 27/8/2021, 21:24   179 views
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