Non si ruba a casa dei ladri

Malfoy's Manor

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    « Pronto... » Era ora dannazione. « Scorp- » « -mi dispiace, ma ci siete cascati. Com'è che si dice di solito? Lasciate un messaggio dopo il bip. » Bip. Lyra sospirò esausta, sconfitta. « Sono stanca di parlare con la tua segreteria. » Sono stanca di sentirmi abbandonata ancora una volta. « Dove sei? Devi tornare stanno succedendo un sacco di cose con mamma, ma è giusto che sia lei a parlartene. L'avvocato di papà vuole leggere il testamento, ma non voglio farlo senza di te. » Lui era sempre stato l'unico a comprenderla, ad essere sempre dalla sua parte; Scorpius per lei era sempre stato una spalla su cui contare e far affidamento. Il fratello che lei conosceva non l'avrebbe mai abbandonata in un momento tanto delicato della loro vita. « Non posso perdere anche te. » La connessione si interruppe, lasciandola sola con l'intermittente tu, tu, tu della linea caduta. Lyra avrebbe voluto scagliare il proprio telefono contro la parete, ma purtroppo non le avrebbe restituito il fratello di cui tanto sentiva la mancanza. Sua madre era ancora convinta che Scorpius stesse affrontando il lutto a modo suo, e viste le sue condizioni Lyra preferiva di gran lunga così. Aspen, la sua presuntuosa gatta nera, la raggiunse sulla comoda chaise longue. Si strusciò sulle sue gambe facendo le fusa. Stava chiaramente richiamando la sua attenzione, alla ricerca di qualcosa che evidentemente non poteva procurarsi da sola. Da quando si erano trasferite al Maniero sembrava addirittura più felice, contenta di essere tornata in quella che aveva sempre considerato casa. Andava e veniva a suo piacimento, come se fosse la padrona. Quel suo strisciarsi era il suo modo per chiedere cibo. « In questa casa ci sono delle regole sai? La signora Smith ti ha chiamata per la tua razione di pappa, ma eri troppo impegnata vero? » Da brava serva di Satana molto probabilmente era impegnata a tormentare qualche altra creatura indifesa per il suo semplice diletto. Si sedette e la guardò negli occhi, prima di passarsi la zampetta nera sul muro e leccarsi gli artigli. Una sorta di minaccia velata che Lyra accolse con uno sbuffo. « Papà direbbe che mi somigli in questo momento... » Draco non era mai stato un grande amante degli animali, ma quando Lyra aveva portato a casa Aspen non aveva potuto che cedere di fronte alla sua richiesta di adottarla. « Andiamo stronza, vediamo cosa puoi mangiare di buono prima di tornare a servire Satana. » La casa era avvolta nel silenzio più totale. Da quando si era ritrasferita da quelle mura aveva deciso che nessun domestico si sarebbe fermato oltre l'orario di cena, soprattutto dopo che la loro presenza non era servita a impedire che suo padre fosse brutalmente ucciso. « Lumos... » Si fece luce con la propria bacchetta anche se conosceva quella casa come il palmo della sua mano. aveva perso il conto delle volte che si era intrufolata in casa nel bel mezzo della notte per non essere beccata brilla dai suoi genitori; aveva imparato in fretta come muoversi nel buio più totale senza fare il minimo rumore. Usò la scala secondaria per raggiungere la dispensa, solitamente utilizzata esclusivamente dal personale. All'interno di essa trovò le bustine di cibo pronto per Aspen. Ne prese una e la versò nella ciotola per poi servirla alla gatta. Mentre lei si leccava i baffi, Lyra si versò due dita di latte bollente, aggiungendo un cucchiaino di miele di castagno e un dito di cognac. Il rimedio perfetto quando non riusciva a prendere sonno. Il pasto di Aspen venne improvvisamente disturbato da un suono sordo, che catturò la sua attenzione. La gatta si voltò verso l'ingresso e cominciò a soffiare verso la porta, chiaramente infastidita da qualcosa. Si muoveva nervosa, mentre con i suoi occhi verdi sembrava in grado di penetrare la porta. Il suono si ripeté, questa volta più chiaro e distinto; come se un cassetto fosse stato aperto con forza. Impugnò la bacchetta e scivolò nell'oscurità di casa sua; decisa a capire cosa stesse succedendo. I suoni sembravano venire dallo studio di suo padre, una scoperta che la mise in allarme e che la spinse a chiedersi se tutto ciò fosse in qualche modo legato alla sua morte. Protetta dall'oscurità e dal suo silenzioso passo, la giovane Malfoy riuscì ad affacciarsi sulla porta d'ingresso dello studio. I raggi della luna filtravano attraverso la finestra, illuminando una sagoma oscura che le stava dando le spalle. Si muoveva frenetica quell'ombra, frugando tra le numerose carte che popolavano l'ufficio di Draco. Documenti di cui Lyra, nonostante il consiglio dell'avvocato, aveva deciso di non disfarsi.
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    Qualcuno era stato colto con le mani nella marmellata e la serpeverde non era particolarmente ben disposta nei confronti di chi invadeva il suo spazio. Tese la bacchetta di fronte a sé, decisa a prendere l'intruso alla sprovvista. « Non ti hanno mai insegnato che non si ruba a casa dei ladri? » Accese la luce si rivolgeva al mal capitato. « expelliarmus! » Una persona più prudente avrebbe chiamato gli auror e lasciato che fossero loro a gestire l'intruso, ma la ragazza era stanca di aver che fare con l'attuale corpo auror. Era colpa loro se l'assassinio di suo padre era ancora libero: avevano preferito incolpare qualcuno che fosse loro scomodo; piuttosto che fare giustizia. Questa era la sua occasione per indagare, per scoprire qualcosa di più riguardo a suo padre. « Sei qui per qualcosa in particolare? Perchè ti posso assicurare che mio padre non aveva un gran simpatia per i ladri; soprattutto se il bersaglio era lui. » O i suoi affari. « Cosa che non rende entusiasta nemmeno me... » Più il tempo passava e più Lyra si rendeva conto che era l'immagine speculare di suo padre. Una somiglianza che si faceva via via sempre più forte, spingendola su una strada che mai avrebbe pensato di percorrere.
     
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    Avvolto in una giacca di pelle nera, piena di graffi dalla prima all'ultima cucitura, Ignacio richiude la porta del proprio ufficio alle spalle, tenendo in mano dei documenti su un presunto caso di "Avvincini a piede libero per le strade di un quartiere magico londinese". Evento che gli fa sollevare l'angolo destro della bocca, sicuro di poterne, in qualche modo, ricavare qualcosa di utile. Prima di indirizzarsi sul luogo del misfatto, tuttavia, ha ben altro da fare. «...Los guarda en el cajón del armario...», lo sprazzo di conversazione con José Ramirez, uno del gruppo ristretto, continua a rimbombargli all'altezza della tempia. «Cuantos paquetes?», aveva domandato Ignacio, non conoscendo i dettagli dell'operazione. Non aveva svolto, infatti, in quel contesto, un ruolo esecutivo: ne era stato, al contrario, il regista. «Dos. Ambos en el armario.», aveva scosso la testa, Salamanca, infastidito da quell'informazione rivelata a cuor leggero. Siete impazziti, per caso? Avranno perlustrato tutto. Il Malfoy Manor è un luogo di delitto - queste le sue perplessità, esposte attraverso la punta della bacchetta ben piantata all'incavo tra il collo e la clavicola del suo braccio destro, José Ramirez, lì dove la pulsazione del suo cuore si fa precipitosa. «...Los cambiamos para que no contengan la información directamente. Fueron redactados mediante palabras clave. Sin magia detrás. Un Revelio no podría haber revelado nada.», un sorriso a suggellare la soddisfazione di Nacho. Ho scelto bene di chi fidarmi. Sulla base del racconto di José, infatti, avrebbe avuto la strada spianata - nessun dettaglio, né alla luce del sole, né tanto meno criptato, che potesse ricondurre quei famosi documenti a lui e alla sua organizzazione. Documenti, a detta di José, privi di qualsivoglia inferenza magica o frasi criptiche: una sorta di lista della spesa innocente - o almeno, innocente senza una chiave di lettura dietro. Chiave di lettura che - su questo Ramirez l'ha rassicurato sin da subito - è stata tramandata vocalmente a Draco Malfoy. Dunque, anche qualora i famosi plichi fossero stati trafugati, non avrebbero suscitato alcun interesse nella Squadra Speciale Auror: si tratta semplicemente di alcuni paragrafetti su notizie della Gazzetta del Profeta - rigirati affinché Draco potesse intuire il luogo degli incontri con José o il tipo di Creatura Magica cui Nacho fosse particolarmente interessato. Oppure, ancora, riferimenti a somme di denaro e possibili transazioni. «Mejor deshazte de eso.», aveva concluso Nacho, pur convinto effettivamente di non rischiare nulla. Per un lavoro pulito, meglio cancellare qualsiasi traccia, anche quelle inutili. E' per questo che, in un sonoro cloc, si smaterializza nei pressi della dimora Malfoy, dopo averne studiato perimetro - quanto meno esterno - e abitudini. Sono mesi e mesi che rimanda la visita, in attesa che il ciclone riguardo all'omicidio di Draco vada affievolendosi. Adesso, tuttavia, non può più farlo. Dal suo punto di vista ha rischiato già troppo. Avvicina la bacchetta ad un albero lì di fianco, favorito dall'oscurità della notte - ed anche dal fatto che, come ha avuto modo di constatare grazie ai suoi appostamenti, i domestici vanno via per ora di cena. Casta un Bombarda e osserva il tronco incenerirsi, mentre l'odore di legno bruciato raggiunge le sue narici pizzicandole. Il rumore che ha provocato, di certo, non lascerà imperterrita la famiglia Malfoy - o quel che ne resta. Avviato il diversivo, si dirige all'ingresso principale dell'abitazione, quasi indisturbato. Sa che deve recarsi al piano inferiore - luogo del delitto e ufficio di Draco - e sa anche che è l'unica stanza lì presente. Dunque non dovrebbe essere molto difficile trovarla. Cammina con passo felpato, silenzioso. Arriva dove desidera e inizia la ricerca, individuando il primo, il secondo ed il terzo cassetto della credenza. « Non ti hanno mai insegnato che non si ruba a casa dei ladri? », Lyra Malfoy. Ignacio lo sa prima ancora di voltarsi nella sua direzione. Lo sa perché è l'unica presenza che non aveva calcolato prima della sua piccola innocente effrazione. Deve essersi ritrasferita. Pensa più veloce di quanto non abbia mai fatto, Ignacio, perché si trova di fronte ad un bivio: o Lyra Malfoy lascia perdere, oppure non lascia perdere e fa intervenire qualcuno. Anche se, a dirla tutta, forse quest'ultima opzione neanche le conviene. «E' curioso come tu stessa ti sia definita una ladra, Lyra Malfoy.»
    , un sorriso beffardo sul suo volto di pietra. Il tatuaggio con l'aquila si muove impercettibilmente sul collo, al ritmo del suo respiro. «E' casa tua, corretto?», domanda retorica, ma pur sempre una domanda. Dopo una breve pausa, continua il discorso: «Perché la definisci casa dei ladri, allora? C'è qualcosa che vuoi dirmi tra le righe?», si avvicina alla figura della giovane, comportandosi come se la conoscesse da sempre. Come se si conoscessero entrambi da sempre. « Sei qui per qualcosa in particolare? Perchè ti posso assicurare che mio padre non aveva un gran simpatia per i ladri; soprattutto se il bersaglio era lui. Cosa che non rende entusiasta nemmeno me... », continua a farsi avanti, la bacchetta stretta in pugno nonostante l'incantesimo di disarmo scagliato da lei. Si è difeso con un Protego non-verbale. «Non conosco tuo padre.», falso. O quanto meno, falso solo a metà. Hanno stretto degli affari, ma non si sono mai visti in prima persona. «E sì, sono qui per un motivo in particolare, mi sembra chiaro.», altro sorriso beffardo. «Hai intenzione di fare qualcosa per ostacolarmi, Lyra Malfoy? Chiamare la Squadra Speciale Auror, per caso?», poggia la schiena sull'uscio della porta d'ingresso, proprio ad un palmo di distanza dalla Serpeverde. Non vuole deriderla, solo farla riflettere. «O il tuo avvocato, Lyra? Tutta gente che ti ha dato un grosso aiuto nell'ultimo periodo, mi pare di capire. Gli stessi che hanno impedito che tuo padre venisse ucciso. Gli stessi che hanno impedito che la vostra faccia finisse su tutti i giornali.», un'altra breve pausa, prima di riprendere il discorso. «Io non conosco tuo padre, ma una cosa posso impedirla - al contrario di quelli che te lo promettono in continuazione.», ed è vero, questo. Ignacio può prometterglielo veramente, per quanto sia remota la possibilità che i documenti vengano decifrati. Perché se finisce nella merda lui, lo stesso accade al suo collaboratore Malfoy - è pertanto nell'interesse di Lyra che entrambi ne escano puliti. «Che il suo nome non venga infangato. E che la vostra faccia non finisca di nuovo su tutti i giornali.», commenta, guardando Lyra dritto negli occhi. «Devo soltanto aprire quel cassetto.», lo indica con l'indice. E' l'unico in cui non ha ancora frugato.
     
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    Dopo gli avvenimenti degli ultimi mesi Lyra non era particolarmente incline ad ascoltare le giustificazioni e le illazioni di terzi. Era stata costretta a rimanere a guardare mentre gli auror raccontavano ai giornali quanto importante fosse per loro scoprire cosa si celasse dietro l'omicidio di Draco; una promessa che fino ad ora non avevano fatto altro che disattendere. « E' curioso come tu stessa ti sia definita una ladra, Lyra Malfoy. » Un sorriso amaro si aprì sulle labbra della giovane Malfoy; un sorriso che purtroppo non rispecchiava il suo animo da molto tempo. « Tutti siamo un po' ladri nella vita, a volte si tratta di qualcosa di insignificante...come una caramella. Altre volte invece di qualcosa di più... » Dubitava che il suo discreto ospite si trovasse là per una caramella, ma allo stesso tempo non aveva idea di cosa potesse cercare nello studio di suo padre. Quello era il suo regno indiscusso, il centro del suo potere; sin da bambina aveva provato una sorta di soggezione nei confronti di quella stanza. « E' casa tua, corretto? Perché la definisci casa dei ladri, allora? C'è qualcosa che vuoi dirmi tra le righe? » Quello era il luogo in cui era nata e cresciuta, in cui suo padre era nato cresciuto; in cui qualsiasi Malfoy aveva mosso i primi passi. Un luogo in cui, per quanto maledetto potesse sembrare, Lyra affondava le proprie radici. « Il semplice fatto che mio padre non ci sia più non deve essere scambiato come un invito ad entrare... » Si prese qualche secondo per osservarlo, cercando di capire cosa potesse averlo spinto ad introdursi in casa sua. Una mossa azzardata, soprattutto dopo la morte di suo padre. Aveva deliberatamente scelto di rischiare pur di recuperare l'obiettivo delle sue ricerche. « Non conosco tuo padre. » Un piccolo ghigno si aprì sulle labbra della ragazza. Bugia. « Mentirmi in casa mia non è cortese. » Per quale motivo uno sconosciuto si sarebbe ritrovato a frugare nello studio di suo padre?! Un semplice ladro avrebbe fatto a meno di scegliere una casa che ultimamente riceveva parecchie visite non annunciate da parte della squadra auror. « E sì, sono qui per un motivo in particolare, mi sembra chiaro. » Deduzione a cui era arrivata da sola, quello che le mancava era sapere il particolare per cui era tanto disposto a rischiare. Molto probabilmente aveva a che fare con i molteplici affari di suo padre. Nonostante i riflettori puntati su di lui era sempre stato in grado di tenere privati i suoi affari; o meglio era stato capace di far trapelare solamente ciò che lui voleva. « Hai intenzione di fare qualcosa per ostacolarmi, Lyra Malfoy? Chiamare la Squadra Speciale Auror, per caso? » Neanche per un secondo aveva pensato di ricorrere al loro aiuto. Aveva iniziato a provare un certo astio nei confronti della squadra auror; dalla morte di suo padre non avevano fatto altro che seguire false piste; lasciando che l'assassino di suo padre scivolasse nell'ombra indisturbato. Ogni volta che aveva detto loro che James non poteva essere il colpevole l'avevano dismessa, rammentandole che la giustizia avrebbe fatto il suo corso e che fino a prova contraria avevano catturato chi aveva ucciso suo padre.
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    « Possiamo dire che al momento non sono così ansiosa di averli nuovamente in giro per casa.» Si erano presi fin troppe libertà, con la scusa di indagare. Sua madre l'aveva pregata di non impuntarsi, inimicarseli non avrebbe portato nulla di buono e soprattutto non avrebbe permesso a suo padre di ricevere la giustizia che meritava. « O il tuo avvocato, Lyra? Tutta gente che ti ha dato un grosso aiuto nell'ultimo periodo, mi pare di capire. Gli stessi che hanno impedito che tuo padre venisse ucciso. Gli stessi che hanno impedito che la vostra faccia finisse su tutti i giornali. » Per una persona che aveva ammesso di non conoscere Draco sembrava sapere fin troppe cose; come se avesse tenuto d'occhio la sua famiglia da vicino. I giornali erano stati alquanto clementi, clemenza che molto probabilmente era stata pagata profumatamente. Clemenza che Lyra non aveva mai richiesto. Non avrebbe permesso a nessuno di infangare suo padre, ma allo stesso tempo sapeva benissimo che quel silenzio stampa avrebbe spinto l'omicidio di suo padre nel dimenticatoio. « Per uno che non conosce mio padre sembri sapere fin troppe cose... » Magari sapeva anche chi si nascondeva dietro il suo omicidio. Lyra era tentato di lasciarlo cercare liberamente; di mettere la casa a soqquadro pur di trovare ciò che stava cercando. Però quella era casa sua, ora più che mai, e non avrebbe permesso a nessuno di violarla nuovamente. « Io non conosco tuo padre, ma una cosa posso impedirla - al contrario di quelli che te lo promettono in continuazione. Che il suo nome non venga infangato. E che la vostra faccia non finisca di nuovo su tutti i giornali. » Lyra dal canto suo aveva smesso di credere alle promesse, ogni volta che aveva permesso a sé stessa di crederci non aveva fatto altro che pentirsene. Motivo per cui l'unica persona su cui poteva contare, soprattutto ora che Scorpius era scomparso, era sé stessa. L'uomo aveva però suscitato la sua curiosità, quel lato del suo carattere che aveva preso da suo padre; che per quanto si sforzasse di cambiarlo rimaneva immutato. « Più che una promessa suona come una minaccia, non credo alla prima e tanto meno mi piacciono le altre. » Era più che abituata alle copertine dei giornali, potevano essere tanto lusinghiere quanto infanganti e nessuno lo sapeva meglio di suo padre. Era passato dall'essere figlio di una delle famiglie più odiate del mondo magico a uomo d'affari talmente brillante da diventare addirittura vice ministro della magia. «Devo soltanto aprire quel cassetto.» Si sporse vero la scrivania, occhieggiando il cassetto a cui l'uomo si riferiva. Forse dopotutto non mentiva quando diceva di non conoscere suo padre. Si avvicinò alla scrivania e prese la scatola che conteneva i biglietti da visita di suo padre, aveva un doppio fondo in cui era nascosta la chiave del cassetto a cui l'uomo misterioso puntava. Con un fluido gesto la lanciò verso di lui. « Questa scrivana è un pezzo d'epoca...non vorrai mica rovinarla. » Si sedette sulla scrivania facendogli semplicemente segno di proseguire, di frugare nel tanto agognato cassetto. « Forse ti romperò le uova nel paniere, ma devi sapere che mio padre non era tanto sprovveduto da lasciare documenti compromettenti alla facile mercé di chiunque. » Lyra dubitava che in quell'ufficio ci fosse un solo documento in grado di mettere in dubbio l'immagine di uomo di affari che suo padre si era costruito negli anni. « Dopotutto se è un documento da cui il mio nome deve essere protetto, dubito che sia una banale lista della spesa. » Era ora che le persone iniziassero a smettere di sottometterla, a vedere in lei solo una ragazza ricca, con passatempi costosi e scheletri nell'armadio. Era la figlia di suo padre, e fino al ritorno di Scorpius la sua unica erede. « Gli auror hanno percepito questa stanza da cima a fondo e qualcosa mi dice che la loro ricerca non aveva niente a che fare con il suo omicidio. »Tanto più con cosa Draco potesse nascondere nel centro nevralgico del suo potere. « Inoltre se preferisci continuare sulla via della segretezza dubito che troverai mai quello che cerchi... » Lyra non aveva idea di quale tappetto usasse suo padre per nascondere la polvere, ma era certamente un passo avanti rispetto all'intruso. « Per prima cosa potresti sai...presentarti, sempre se non vuoi andare dritto al sodo e dirmi cosa stai cercando. » Per la ragazza era del tutto indifferente, non era così interessata a scoprire il suo nome; ma da qualche parte bisognava pur cominciare.
     
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    « Tutti siamo un po' ladri nella vita, a volte si tratta di qualcosa di insignificante...come una caramella. Altre volte invece di qualcosa di più... », la fissa negli occhi chiari. Quella frase lo incuriosisce oltremodo. Da quale punto di vista ti sei sentita ladra, in passato, Lyra Malfoy? - vorrebbe farle questa domanda, ma attende. « Il semplice fatto che mio padre non ci sia più non deve essere scambiato come un invito ad entrare... », la ragazza cambia discorso, andando a sottolineare l'ovvietà del rischio corso da Ignacio. Potrebbe denunciarlo, per quell'effrazione. Ne avrebbe tutto il diritto. Tuttavia, nella stessa misura in cui lei potrebbe fargli scacco matto, scagliando un Periculum che andrebbe a richiamare frotte su frotte di Auror, Nacho è convinto che non lo farà. Non prima di aver scoperto cosa stia tramando un perfetto sconosciuto in casa propria. Devo darle dei dettagli per rendere la situazione credibile. Non che non sia credibile: Nacho è lì per parare il culo alla reputazione di Malfoy, senza se e senza ma. A Malfoy e a se stesso, in un equo cinquanta e cinquanta. «Non ti sto mentendo, Lyra. Non lo conosco. Non ci siamo mai stretti la mano di persona.», le menti dietro le operazioni non scendono mai allo scoperto. C'è chi lo fa al posto loro. Sorride di sbieco - un sorriso al contempo saccente e tenebroso. «Ma conosco la sua storia, e il caso vuole sia intrecciata alla mia.», è questa la verità, nuda e cruda. Potrà piacere o no, ma il signor Draco Malfoy è entrato in affari con Ignacio Salamanca. E la sua dipartita - inattesa e sconvolgente - li mette entrambi nei casini, poiché l'ex Viceministro non potrà più occuparsi di manomettere le prove, attività di cui invece si era fatto carico in passato. Ottenendone un discreto tornaconto da parte di Ignacio, arricchitosi a sua volta. « Possiamo dire che al momento non sono così ansiosa di averli nuovamente in giro per casa.» «Mi trovo in accordo con te.», commenta Nacho, piegando la testa di lato. La sta stuzzicando, è vero, ma è in dovere di farlo, per non mostrarle di avere il coltello dalla parte del manico. Lyra potrebbe pugnalarlo - finirebbe di nuovo sulle prime pagine della Gazzetta del Profeta: "figlia di Draco Malfoy derubata in casa propria"; ma almeno non rischierebbe un duello con quello sconosciuto che si trova davanti, indiscutibilmente ladro. «Sei molto perspicace.», commenta ancora, muovendo qualche passo nella direzione della ragazza. «E' vero, so alcune cose sul conto di tuo padre. Dei dettagli che finora non sono mai arrivati ad orecchie indiscrete.», arriccia le labbra, per poi agguantare il pacco di sigarette che tiene nella tasca posteriore dei pantaloni. Ne tira fuori una, che accende con un guizzo della bacchetta. «Vuoi?», domanda, mentre una serie di nuvolette di fumo iniziano a volteggiare nello studio di Draco Malfoy. La scena del delitto.
    Si avvicina alla figlia del socio in affari. Le porge la mano, in attesa venga stretta. A quel gesto, accompagna una presentazione semi-ufficiale. «Ignacio.», non mente sul nome, ma non accenna a rivelare il cognome. La comunità sudamericana è abbastanza rappresentata in Inghilterra affinché ti risulti difficile, se anche dovessi provarci, risalire alla mia identità per esteso. «Non mi sembra ti importi poi molto di quella scrivania d'epoca, commenta, inarcando le sopracciglia: «- d'altronde ti ci sei seduta sopra.», mantenendo il contatto fisso su di lei, apre finalmente il cassetto e passa a rassegna i documenti ivi conservati. Finché un fascicolo con alcune parole curiose - le stesse che José Ramirez gli aveva elencato - non balzano all'occhio. Dev'essere questo - riflette, per poi stringerlo tra le dita, senza alcun cenno di volersene separare. «Tuo padre non era affatto uno sprovveduto -», ma in questo ci abbiamo messo anche del nostro. Il documento l'ha redatto José, l'idea di renderlo criptato è stata sua, «- ma immagino tu possa capire mi servisse un po' più di sicurezza. Qualcosa che andasse oltre la fiducia che ripongo -», riponevo. Lo stesso Ignacio non riesce ancora a rassegnarsi alla realtà delle cose: al fatto che Draco Malfoy sia stato brutalmente ucciso. «- in lui.», in poche parole: la sua garanzia di aver agito in modo scrupoloso non mi bastava. Non sarebbe bastata neanche a te, al mio posto. «Devo ammetterlo: hanno fatto tutti un ottimo lavoro.», sfoglia le pagine del fascicolo, constatando quanto apparentemente inutili e quotidiane potessero apparire quelle frasi vergate nell'inchiostro di una Piuma Prendiappunti. Il documento si presenta come un capitolo di un trattato di Magisprudenza: né più, né meno. Per chi conosce il codice di lettura, invece, si trasforma in un vero e proprio sistema per identificare luogo e orario del prossimo appuntamento, grazie alle sottolineature presenti in punti strategici. «Guarda pure.», aggiunge Nacho, prendendo un tiro di sigaretta, mentre consegna il fascicolo tra le mani di Lyra. Te lo devo. Per non aver avvertito le autorità. «Anche se... Su una cosa devo dissentire. Questa è una lista della spesa.», sciabola le sopracciglia, assumendo un'espressione divertita. Successivamente, porge il mozzicone di sigaretta alla ragazza. Prende posto accanto a lei sulla scrivania, dandole il tempo di rovistare finché ne avrà voglia. «Magari, però, potremmo continuare questa conversazione nella Londra magica. Dopotutto, è una serata magnifica.», il cielo limpido e terso - benché scuro per via dell'ora tarda - ne è la dimostrazione.
     
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3 replies since 29/8/2021, 14:34   97 views
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