L'atteso non si compie, all'inatteso un Dio apre la via

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    «O Diónysos eínai ypérochos. O Diónysos eínai ypérochos. O Diónysos eínai ypérochos», Dionisio è grande. Conosce perfettamente la traduzione di quella cantilena, Artemis. Sa anche ciò che Hector si aspetta da lei a riguardo. Che non trascuri l'evento. Che vi partecipi attivamente, portando alto il nome della famiglia Ayres. Sei una Consacrata, Artemis. Ho intenzione di renderti l'unica Prescelta tra le gynaíkes, ma devi meritartelo. Stringe le mani a pugno, la Corvonero, al ricordo della conversazione avuta col Padre la sera prima. Piuttosto mi conficco una lama nel petto. Atteggiamento restio a parte - che non sarà di certo sfuggito all'occhio vispo e attento di Hector - Artemis sa che non deve calcare troppo la presa. I Fedeli potrebbero insospettirsi. Theana le starebbe ancor di più col fiato sul collo - e lei, questo, non può assolutamente permetterselo. «Lo farò.», porterò qualcuno alla festa. Lo farà sul serio, perché non ha altra scelta. Perché il Voto Infrangibile prude sul suo avambraccio e, benché il Patto riguardi ben altro, ha comunque giurato, alla veneranda età di dieci anni, che avrebbe rispettato il culto e vi avrebbe partecipato con serietà e passione. «O chrónos eínai mikrós; ópoios epidiókei to apéranto chánei tin paroúsa stigmí. », il tempo è breve; chi insegue l'immenso perde l'attimo presente. Stira un sorriso di circostanza, Artemis, per far buon viso a cattivo gioco. Se non altro, le Dionisie sono la festività che preferisce - se proprio è costretta a sceglierne una. In fondo si tratta di ubriacarsi, stordirsi, dimenticare tutto, disinibirsi, lasciarsi andare. E' una cosa che non le capita mai - sempre troppo rigida, sempre sul chi vive. Sempre ossessionata dall'idea di esser scoperta, di poter morire. Non voglio morire. Se lo ripete ogni giorno, attaccata alla vita, ad ogni briciola di esistenza che le si prospetta davanti. Ma non voglio neanche vivere a metà. Benché sia esattamente ciò che sta facendo, perché ogni legame, ogni intreccio, qualunque relazione è destinata a sfumare, a perdersi nel nulla: tutto questo solo per proteggere il proprio segreto. Quanto meno, le Dionisie consentono di dimenticare tutto il resto e di vivere solo di passione. «Oi theoí mas dimiourgoún pollés ekplíxeis: to anamenómeno den ekplirónetai kai to aprosdókito énas theós anoígei to drómo.», gli dei ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via. Sì, le Dionisie sono decisamente l'unica festività che valga la pena di celebrare. Quell'anno - per pura casualità: le Baccanti sono state scelte come rappresentazione teatrale nei luoghi babbani di culto! - si canterà al dio Bacco due volte: a Marzo, come di consueto, e ad Ottobre, per suggellare con la magia ciò che i babbani hanno iniziato servendosi del solo teatro. «Buon weekend! Ci vediamo lunedì!», Misty saluta la collega che la sostituirà in quei giorni - ha chiesto ferie per poter presenziare alle celebrazioni - e si avvolge in una giacca di pelle sintetica con alcune borchie all'estremità dei polsi. Si smaterializza con un sonoro cloc di fronte al cancello della propria dimora, in attesa che arrivi Portia - una ragazza che ha conosciuto al bar, alla quale ha esteso l'invito per quella sera, essendovi stata letteralmente "obbligata" da Hector - ma si accorge subito sia andata storta qualcosa. Perché si sente afferrare proprio nell'istante in cui la magia consente di sgretolare il proprio corpo in piccole particelle, per poi ricomporlo nel luogo da lei prescelto... «SAMUEL!», sbotta, allibita. Ricollega subito dopo. Cazzo, dovevo cucirgli un abito. Cazzo, cazzo, cazzo! Respira. Cazzo. «Io... Scusa, mi ero completamente dimenticata. Torniamo indietro, chiederò a Clemen -» «Ti sei davvero superata, questa volta, Artemis.», Theana. Fanculo. «Non mi presenti il tuo amico?», no. Decisamente no. «Stavamo andando via -» «Non vedo perché mai. Piacere, Theana.», ci pensa lei a sbrigare i convenevoli, da sola. Artemis serra le labbra.
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    «Misty non ti ha detto della festa esclusiva a casa sua? E' una tale stronza, a volte..», sciabola le sopracciglia, Theana, fingendosi amica di Artemis e, in quanto tale, potendosi arrogare la confidenza di definirla stronza. «Non puoi assolutamente perdertela.», Theana avvolge le proprie dita a quelle di Sam. Artemis la fulmina con lo sguardo. Lei non sembra accorgersene. «Allora? Misty, ci fai strada?», impossibilitata a contraddire Theana, la giovane Ayres rivolge un'occhiata eloquente a Sam. Sembra voler dire "tirati indietro". Ma lui non può comprendere. Allora volta le spalle e prende la via del cancello, seguita a ruota dai due ragazzi. Uno stuolo di gente accompagna il loro cammino con la solita frase rituale: «O Diónysos eínai ypérochos. O Diónysos eínai ypérochos. O Diónysos eínai ypérochos», ed Artemis non può che domandarsi cosa Sam stia pensando. Che siamo un branco di pazzi, forse. E non potrei affatto contraddirlo: lo penso anch'io. Il trio male assortito raggiunge il cortile interno, con le vasche calde che profumano di rose e le tavolate colme di calici di vino. Con l'eccezione che non si tratta "solo" di vino. Alla prima distrazione di Theana, Artemis si avvicina all'orecchio di Sam e sussurra, scandendo bene le parole: «Non. Bere. Niente, io sarò costretta, mille occhi saranno puntati su di me. Ma non su di te. Non bere niente, Sam, ti scongiuro. «As archísei i giortí!», la voce glaciale di Hector frantuma l'aria, il tempo, il pensiero, l'anima. Dà il via alla festa, e all'unisono i calici iniziano a tintinnare gli uni con gli altri: gli Hikesioi si preparano a lasciarsi pervadere dall'ebbrezza. Le loro lingue bruciano appena assaporano il vino misto all'Amorentia. Non bere niente. Artemis chiude gli occhi. Quando li riapre, non è più la stessa.
     
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    Ha deciso di raccogliere l'invito di Artemis ad andare al Moulin Rouge perché è stato invitato ad un gala di beneficenza la sera di Halloween ed ha effettivo bisogno di aiuto nell'immaginare prima e creare l'outfit poi, seguendo il rigoroso dettaglio di dover essere tassativamente travestito. Ha nient'altro che qualche idea sparsa, tutto poco definito e di poco impatto, a detta sua, tanto che si ritrova a rimuginarci sopra mentre cammina lentamente su uno dei marciapiedi della Corte dei Miracoli, una mano nel giacchetto verde militare e l'altra che tiene il cellulare in bella vista sotto gli occhi, con l'app di Pinterest aperta, smossa su e giù, a destra e sinistra dal pollice del ragazzo, alla febbrile ricerca dell'inspirazione quella vera, quella che spacca. Perché che il suo travestimento debba spiccare, essere originale e anticonformista gli è piuttosto chiaro, non sarebbe altrimenti suo. E conoscendo l'estro di Artemis, è piuttosto convinto del fatto che insieme, le loro teste, non potranno che partorire una bomba rara. Altro che le corna da diavolo e l'aureola da angioletto, insomma le classiche stronzate che si vedono in giro per Halloween. No, se lui ha una cosa ben chiara in testa è che i travestimenti del Met Gala gli dovranno spicciare casa e soprattutto nessuno si potrà dimenticare della sua audace scelta di stile. Sente il bisogno spasmodico di riappropriarsi del proprio spazio, dove, se si deve parlare, si parla di lui e di nessun altro. Sta ancora fantasticando sul possibile colore da proporre ad Artemis - un blu notte, di certo, per farle roteare vistosamente gli occhi al cielo - quando entra con curiosità dalla porta principale del locale in cui la bionda lavora. E' stato a volte alla Corte, non così tanto spesso però da aver notato quel teatro, probabilmente perché è un qualcosa che gli appare piuttosto lontano dal gusto personale sul come passare una serata di divertimenti. Di certo non a teatro a frantumarmi le palle ad ascoltare la gara di chi fa l'acuto più acuto e di chi lo regge per più tempo. Piuttosto affilato nel giudizio di quel posto, blocca il cellulare e lo infila in tasca per poi togliersi gli occhiali neri da davanti gli occhi per cominciare a cercare la ragazza. Gironzola un po' nell'atrio, incuriosito da uno strano canto che arriva da dietro delle pesanti tende. Ne scosta una pacca per rimanere incantato, qualche istante, a guardare i cantanti che stanno provando sul palco principale. Quel posto è diverso da come se lo immaginava Sam dai racconti di Artemis. Lo immaginava forse più istituzionale, più dalle nuances passate. Invece ci sono dei richiami piuttosto innovativi, anche nell'architettura. Se non fosse che non capisco nemmeno una parola di questa cantilena.. comincia a a pensare il moro, per poi bloccarsi di colpo quando avverte la voglia pulsante di registrare una parte di quella cantilena, immaginandosela già nelle orecchie come possibile base per una nuova canzone. E così sta per fare, con il cellulare nuovamente alla mano prima di accorgersi della presenza della giovane Ayres poco distante. Che sembra pronta ad andarsene all'istante. « We » non fa in tempo a fare altro se non agguantarle il braccio sinistro che sente perdersi nel vortice da vomito della smaterializzazione. «Io... Scusa, mi ero completamente dimenticata. Torniamo indietro, chiederò a Clemen -» Sbatte gli occhi con forza, cercando di fissarsi su un punto ben preciso per riprendersi dallo stordimento di quella magia che l'ha preso di sorpresa. Si accorge poco dopo che sta fissando la porta di un'imponente casa dal gusto retrò. « Oh, ti sei dimenticata, capisco.. e io che mi sono pure impegnato a scriverti una lettera via gufo, come si faceva in passato. » La deride un po', riacquistato finalmente tutto il suo colorito tipico, sia esteriormente che nella sua consueta verve. Certo, avrei potuto sempre scrivere a Melancholia, ma che gusto ci sarebbe stato poi? « Insomma, dov'è che siamo? Non mi dire che questo museo è casa tua. » Commenta scherzosamente prima di essere interrotto dall'incedere di una rossa. «Ti sei davvero superata, questa volta, Artemis. Non mi presenti il tuo amico?» Non sai chi sono? Veramente? Non si accorge nemmeno di aver sgranato gli occhi per la sorpresa, nell'accezione più positiva possibile. Non gli capita più tanto spesso di passare inosservato, soprattutto non dopo il famoso Golden Match, data che l'ha consacrato, più che mai, come il cugino di Lilac, la fidanzatina di James Potter, tanto che più di una volta si è ritrovato a fare battute alla stampa su quanto dovesse sbagliarsi nel pensare di essere ancora un giocatore di Quidditch, che dovrebbe parlare di questo e nient'altro nelle sue dichiarazioni. Ora, trovarsi di fronte qualcuno che genuinamente non lo conosce lo fa sentire effettivamente libero come non mai. Per questo sorride, pronto a presentarsi, ma nota poi la vena rigida che attraversa le parole di Artemis e i movimenti che l'accompagnano nel rapportarsi con la rossa. Okay, perché vuoi scappare via? E' una sensazione fin troppo ricorrente con te. «Misty non ti ha detto della festa esclusiva a casa sua? E' una tale stronza, a volte..Non puoi assolutamente perdertela.» Inarca un sopracciglio, il ragazzo non scomponendosi affatto quando lei si prende tutta la confidenza stringendogli la mano per entrare in quella che sì, sembra essere effettivamente la casa di Artemis. Seppur la finalità dell'incontro con la ragazza fosse decisamente differente, l'idea di andare ad una festa su due piedi non gli dispiace affatto. In un modo o nell'altro ha bisogno di evadere da quella che è diventata la sua normalità, quella che comincia a stargli ormai stretta. « Certo che me l'ha detto, ma stavamo aspettando una sua amica un sacco simpatica. Non puoi che essere tu. » Le sorride con fare sornione, divertito ancora di più dal fatto che lei creda davvero a quella innocente burla con la quale spera di far sciogliere almeno un po' Artemis. « Sono Sam. » Fa in tempo a dire prima di cogliere un'occhiata della bionda che non riesce a decifrare. Qual è il problema? Sono abbastanza certo che le feste ti siano sempre piaciute. Pensa aggrottando le sopracciglia nel passare di fianco a numerose statue greche che adornano gli esterni della casa, illuminate da fiaccole fluttuanti. « Che gusto particolare per gli arredi. » Commenta, domandandosi chi è così fissato con l'Antica Grecia nella famiglia di Artemis. Com'è che non avevo mai messo piede a casa tua prima? Il pensiero curioso che segue subito dopo, prima che la cantilena, udita poc'anzi al Moulin, lo accolga in piena faccia. La cantano all'unisono gli uomini e le donne che partecipano alla festa. Loro vi passano attraverso e la folla non sembra nemmeno notarli, presi come sono dal canto. « Ma è una canzone famosa che la cantano anche qui? » Si allunga verso la bionda per proporle la domanda all'orecchio, effettivamente stranito da quella coincidenza. Se già non gli apparisse tutto abbastanza inusuale, si ritrovano nel cortile interno, lì dove vi sono vasche dall'acqua rosata e tavoli di da bere ovunque, qua e là, in mezzo a persone che continuano a cantare, i volti illuminati dalle fiammelle delle torce. Sembrano tutti mezzi fatti. Un pensiero che non lo scompone più di tanto, preso com'è a guardarsi intorno, girando su se stesso. « Certo Misty che potevi pure avvertirmi che sarebbe stata una festa a tema. » Indica con il mento alcuni che indossano una toga rossa. « Se vuoi, ci mettiamo due secondi a salire in camera sua per recuperarti un lenzuolo con il quale vestirti a tema. » E' quella che ha capito chiamarsi Theana a rispondergli, nuovamente con quello sguardo da vedova nera che un po' lo stuzzica e un po' lo inquieta da morire, pensando a possibili finali letali. « Però ti devo dire un segreto. » La fissa avvicinarsi a lui e salire sulle punte per essere più vicina possibile al suo orecchio. « Sotto non si può indossare niente. E' peccato. » Sente distintamente la punta della sua lingua lungo il collo e non può non sorridere nell'udirla ridacchiare gioiosamente. «Non. Bere. Niente La voce fredda, dal tono piatto, di Artemis gli arriva come una doccia fredda, tanto da fargli distogliere l'attenzione dalla rossa per fissare le sue iridi blu. « Che sta succedendo? Perché non dovrei bere ad una festa? » Chiede, piuttosto scioccato da quell'ordine perentorio. Poi un signore prende parola e tutti smettono di cantare all'unisono, facendo calare l'atrio in un macabro silenzio, spezzato soltanto dal discorso incomprensibile dell'uomo. « Ma che lingua è? Siete tipo quei nerd che parlano tra di loro in Dothraki ed Elfico? » Butta lì per scherzo prima di sgranare gli occhi nel vedere la ragazza bere. « Com'è che tu puoi bere e io no? » Le dice cercando una sua qualche reazione. La fissa mentre chiude gli occhi e poi li riapre. Non sa perché ma c'è qualcosa di diverso, avverte come una vibrazione che si propaga tra i festanti, mentre una musica antica si muove, facendo aprire le danze ai primi. C'è qualcosa che lo attrae in quelle danze, i corpi si muovono sulle note tribali come fossero una sola persona. C'è chi ride e chi urla mentre le figure si strusciano le une contro le altre. E' certo di aver visto qualcuno infilare mani sotto i vestiti altrui, tra i sorrisi melliflui generali, che gli fanno pensare, ancora una volta, che siano tutti fatti. « Oh, ma quindi è uno di quei festini. » La bocca dischiusa in un'espressione sorpresa quando una coppia che danza poco distante da loro, prende a baciarsi e a spogliarsi subito dopo. Dopo essere stato al Torture Garden con gli amici, quella situazione non lo sconvolge più di tanto, anzi piuttosto è divertito, un divertimento che gli illumina gli occhi mentre osserva il dipanarsi di eventi intorno a loro. « Il vino è drogato, vero? » Si abbassa verso l'orecchio di Artemis per non farsi sentire da Theana. La stessa però che non perde tempo e si mette tra i due con un calice bello colmo tra le mani. E glielo sta offrendo. « Vuoi offendere il padrone di casa per caso? » Inarca un sopracciglio prima di stringersi a lui, le mani che vagano sul giacchetto fino a che non lo costringe a toglierlo, buttandolo a terra a caso. Poi le offre nuovamente il calice, mettendoglielo sotto gli occhi. « Sarebbe terribilmente sbagliato. » E' per caso una minaccia? Si ritrova a pensare accettando la sua offerta. La fissa negli occhi mentre beve un sorso, come un bravo giocatore di poker che sta bluffando durante la sua mano di gioco. Poi fissa inorridito Artemis alle sue spalle, sperando di essere abbastanza convincente da portarla a seguire lo sguardo giusto qualche istante, per lasciargli una finestra di tempo. E lei lo fa, si gira e lui non aspetta neanche un secondo prima di sputare il vino nella pianta di fianco. La fissa per qualche istante, aspettandosi quasi che perisse nel giro di poco, ma non succede niente. E' sempre la stessa pianta. « Che c'è qua dentro? » Chiede poi, con voce traballante. Cazzo ho sempre sbagliato tutto nella vita, l'attore dovevo fare, l'attore. « Vino, cosa dovrebbe essere? Direttamente da Olimpia. » Ma quindi è davvero una fissa comune questa per la Grecia. « Vieni con me. » « Sì, arrivo. Prima però dobbiamo fare quella cosa, ti ricordi? » Eh Misty, fai un bello sforzo di creatività e ricordatela. La prende per mano e si dilegua in quattro e quattr'otto, passando in mezzo a sempre più persone nude che si strusciano tra di loro. « Ma dimmi un po', è una di quelle feste che serve a ripopolare il mondo? » Scherza mentre le lancia un'occhiata, scuotendole la mano che tiene stretta solo per accertarsi che i suoi riflessi siano ancora vivi e vegeti. « Tutto davvero interessante, non pensavo fossero il tuo genere. » Commenta mentre è alla palese ricerca di un bicchiere d'acqua per la bionda. Ma ovviamente non ce n'è nemmeno la parvenza sui tavoli a cui riesce ad arrivare, tra uno sballottamento e qualche mano che ha cercato di agguantarlo. Non ti facevo decisamente tipa da orge, per di più a casa tua. Ma tuo padre in tutto questo? « Artemis. » Il signore, che tutti sembrano rispettare lì dentro, li blocca e Sam viene pervaso da una scarica d'adrenalina nel ritrovarselo davanti, neanche fosse un Dio sceso in terra. Emana però qualcosa, di potente, di effettivamente rispettabile tanto che sente quasi il bisogno di fargli un inchino. Cazzo ho le allucinazioni, forse ho assorbito la droga nel vino. « Hai un accompagnatore, brava. » Guarda la bionda con effettivo orgoglio, tanto che Sam prende a domandarsi se non sia effettivamente il padre. Non si somigliano però. « Signor Scamander, che piacere averla nella mia umile dimora. » Ora gli occhi passionali dell'uomo sono puntati su di lui e allora si scioglie in un sorriso, non sapendo bene come comportarsi. « Il piacere è tutto mio, ha una casa davvero magnifica e la festa, beh, è davvero peculiare. » La scelta di quelle parole fa ridere l'uomo, risata a cui si unisce anche lui, lanciando un'occhiata di sottecchi ad Artemis. Improvvisamente, non sa perché si sente sotto esame e la cosa lo mette a disagio. « Sono felice che sia di suo gradimento e giusto per rassicurarla, tutto ciò che accade durante le Dionisie, rimane tra queste quattro mura. » Lo sguardo enigmatico con cui lo fissa lo accalappia. « Prima di lasciarvi alla vostra serata, vorrei augurarvi buon divertimento brindando con voi. » Merda. Un ragazzo ha già pronti tre calici, pronti per essere loro offerti su un vassoio dorato. Qualcosa gli dice che non può rifiutarsi, che sarebbe un vero oltraggio a quell'uomo e sa che non può rifare lo stesso giochetto messo in atto con Theana. Devo bere. E beve, stringendo gli occhi, beve tutto e rimane ad occhi chiusi per qualche istante per godersi appieno il sapore corposo di quel vino. Se fosse stato bravo in Pozioni, forse avrebbe riconosciuto l'aroma di Amortentia, ma non è questo il caso e quando riapre gli occhi avverte un senso di stordimento istantaneo. E l'odore del lucido per la mazza da battitore, così forte e inebriante tanto da portarlo a guardarsi intorno, a cercare chi lo stia usando in quel momento. « Buon proseguimento. » L'uomo scivola via lasciandosi dietro un sorriso che tanto ricorda a Sam quello dello Stregatto di Alice. Ma non fa in tempo ad esplicitare quel pensiero ad Artemis che viene inebriato da un forte profumo di biscotti appena sfornati. Quelli di nonna.« Ma c'è anche da mangiare qui? » Chiede alla bionda guardandola nuovamente negli occhi e ora le
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    appare più luminosa e via, più bella. Stringe le palpebre, assorto nell'irrefrenabile voglia che ha di carezzare quella luce. Allunga la mano destra verso il suo viso e con il dorso delle dita tratteggia il profilo della mandibola fino al mento. La fissa incantato, gli occhi grigi spalancati che non accennano a distogliere lo sguardo, neanche per sbattere le ciglia. « Non mi guardare così. » La voce gli esce fuori rauca, così deglutisce. Le dice di non guardarlo eppure, improvvisamente, sente il bisogno di volerseli addosso, quegli occhi enormi. Si avvicina di un passo, assecondando la forza d'attrazione che sembra emanare la ragazza. « Sai di..» « Eccovi, cominciavo a pensare vi voleste divertire senza di me. Per fortuna non è così. » Theana compare e li prende entrambi per mano trascinandoli in mezzo alla calca. « Ho una cosina per entrambi. » E così dicendo, lascia cadere sul palmo della mano tre sfere concentriche, verdi. Sembrano caramelle. La guarda avvicinarsi ad Artemis, rallentata, mentre le si struscia contro e l'aiuta a togliersi la giacca prima che sia lei a spogliarsi della maglia. Si mette una delle caramelle sulla lingua e gliela passa chiudendo la bocca sopra quella di lei. Sam si accorge di starle fissando a labbra schiuse, con le palpebre appesantite dalle spire di incenso profumato che ballano sopra le loro teste. Sento caldo. « Tranquillo, non ti succederà niente che non vorrai. » Gli dice la rossa facendo la stessa cosa con lui. Rimane per qualche secondo impalato nel momento di contatto con le sue labbra ma quando quello scambio diventa un bacio vero e proprio, con le mani di lei che si stringono intorno alla sua maglia, lui allunga il braccio dietro la sua schiena per avvicinarla ancora di più a sé. E dopo qualche istante spalanca gli occhi e li fissa in quelli di Artemis. Bacia una e guarda con smania l'altra. Allunga le dita verso di lei, nello staccarsi da Theana ma qualcuno alle sue spalle lo afferra. Una mano, no due, o forse quattro. Le sente muoversi lungo il suo addome, lo aiutano a togliersi la maglia che gli faceva sentire così caldo. Un "ahhhh" di puro piacere abbandona le sue labbra nel momento in cui si sente finalmente libero. E sorride, come un ebete, mentre si lascia guidare dai corpi che gli stanno intorno, balla con gli occhi rivolti verso il cielo, tutt'uno con gli altri. « Vieni qui. » Alla fine riesce ad afferrarle un braccio, lasciando che il proprio petto si modelli contro la sua schiena. Abbassa il viso verso la spalla di lei, con il naso la segue fino al collo, infilandosi tra i suoi capelli. « Com'è che sai di popcorn? » Una domanda che, se fosse in condizioni di lucidità, gli apparrebbe così stupida, ma sul momento è perfetta così com'è. Risale il suo collo con le labbra per poi fermarsi al lobo dell'orecchio, lì dove indugia qualche istante trattenendolo tra esse. « Non pensavo che la malinconia potesse avere un simile profumo. »




    Edited by scamander¸ - 18/11/2021, 15:10
     
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    « Insomma, dov'è che siamo? Non mi dire che questo museo è casa tua. », un battito di ciglia sin troppo lungo, quello di Artemis. Trattiene il respiro. Vorrebbe urlargli che non è casa sua, non nel vero senso del termine, quanto meno. E' solo la dimora dov'è costretta ad abitare. Non fa in tempo a rispondere, comunque, che la figura di Theana ne anticipa ogni mossa. Levati quel sorrisetto del cazzo dalla faccia - vorrebbe dirglielo, Artemis, vorrebbe prenderla a parole, possibilmente persino scoccarle una freccia al centro della fronte. Ma non può. Deve recitare la propria parte. Come sempre. « Certo che me l'ha detto, ma stavamo aspettando una sua amica un sacco simpatica. Non puoi che essere tu. », una nota di fastidio, che Artemis non riesce a comprendere se sia legata all'appellativo che Sam ha utilizzato per descrivere Theana - un sacco simpatica - o alla bugia che ha appena raccontato, le percorre il volto traducendosi in una smorfia di disappunto. Cerca di non darlo a vedere troppo, Artemis - in fondo, la bugia che Sam ha cantato, gioca in proprio favore. Sembra quasi che io sia la più fervente dei Credenti. La più attiva dei Prescelti. Samuel Scamander è un bottino decisamente grosso, persino per uno come Hector. « Che gusto particolare per gli arredi. », all'unisono con Sam, la Corvonero perlustra con lo sguardo l'immenso salotto al cui centro si stende un ampio cortile - quello in cui si celebrano le varie attività del gruppo Hikesioi. La metà dei Fedeli ci ha già dato dentro, se così si può dire: Artemis nota Kora intenta a scambiarsi effusioni con uno dei Consacrati, mentre Ades è circondato da quelle che sembrano ninfe. «Non immagini davvero quanto.», scocca questa battuta sarcastica a Sam, in riferimento agli arredi, assicurandosi che Theana non la senta. Sia mai che lo legga come un attacco al gruppo. « Certo Misty che potevi pure avvertirmi che sarebbe stata una festa a tema. », ti avrei avvertito, fossi stato invitato - questo evita di dirlo ad alta voce. Non che non desideri la presenza di Sam - in generale, negli ultimi tempi si sta rivelando ben più alla mano di quanto ricordasse, persino cambiato rispetto al passato. Ne conservava un'immagine da emerita testa di cazzo, probabilmente condizionata dall'epilogo della vicenda con Melanie. Ti ho giudicato male, lo ammetto. Ad ogni modo, questo non significa che Artemis l'abbia ugualmente invitato alla festa. Non l'avrebbe mai fatto, per un'unica ragione: il suo bene. « Se vuoi, ci mettiamo due secondi a salire in camera sua per recuperarti un lenzuolo con il quale vestirti a tema. », conficca le unghie nel palmo dell'una e dell'altra mano. Non vuole assolutamente che Sam assista a questo. Eppure sembra non esserci via d'uscita. Theana sussurra all'orecchio di Sam qualche parolina melliflua, ed Artemis, in quello stesso frangente, potrebbe giurare di avere in atto un episodio di orticaria. Percepisce un intenso rossore a livello delle guance ed un pizzicorio alla gola. Tossisce. Ed è lì che lancia l'avvertimento a Sam - l'unico che sarà in grado di proferire per l'intera durata della festa. Non bere niente. Parallelamente, sotto lo sguardo vigile di Theana, Artemis è costretta a farlo. Manda giù il primo sorso del vino corretto con Amorentia - un dosaggio molto leggero, che avrà la durata all'incirca di una sera, ma abbastanza efficace da far degenerare piuttosto rapidamente la situazione. « Com'è che tu puoi bere e io no? », è la voce di Sam a risvegliarla. Apre gli occhi e viene completamente disarmata dal colore grigio-azzurro degli occhi del Serpeverde. « Il vino è drogato, vero? », le sussurra all'orecchio, provocandole un brivido di piacere. Artemis continua ad osservarlo incantata. Schiude le labbra in un sorriso complice. Sta per piazzarsi di fronte a lui, cingendogli il collo con le braccia, ma Theana la anticipa per la seconda volta quella sera. « Vuoi offendere il padrone di casa per caso? Sarebbe terribilmente sbagliato. », il termine padrone di casa sembra far riacquistare ad Artemis un attimo di lucidità. Sam ha bevuto un sorso di vino. Sputalo, cazzo. Non sa cosa fare, deve distrarre Theana. Le stringe il polso con le dita, ma non basta per catturare la sua attenzione più di tanto. Allora decide. La strattona verso di sé, si solleva in punta di piedi e si getta tra le sue braccia. La bacia. Prima teneramente, poi con più passione. E' ancora terribilmente attratta dal profumo di Sam - dall'odore della sua pelle -, ma deve necessariamente dissimulare. La sua lingua si intreccia a quella di Theana in un attimo d'inebriante passione. Fin quando entrambe non si ricordano chi è stata la prima persona che hanno visto dopo aver bevuto il vino. « Vieni con me. » « Sì, arrivo. Prima però dobbiamo fare quella cosa, ti ricordi? », per Morgana, cos'era? A parte scopare, perché sei terribilmente bello. Bello da far male... Bello che - «Sì. Dobbiamo. Io e te. Dobbiamo andare a fare quella cosa. Andiamo.», intreccia le dita alle sue, conducendolo al di là della caotica confusione del cortile. Non riesce ancora a formulare un discorso che sia sensato, Artemis, perché la presenza al suo fianco la confonde. « Ma dimmi un po', è una di quelle feste che serve a ripopolare il mondo? Tutto davvero interessante, non pensavo fossero il tuo genere. » «Mi conosci davvero così tanto da poter scommettere su cosa sia il mio genere e cosa no?», domanda, con fare misterioso. Gli si piazza davanti e continua dicendo: «Allora. Dovevamo fare quella cosa..», arriccia le labbra, spalanca gli occhi. Con quell'espressione in viso, dice tutto. Lo vuole. Lo desidera. « Artemis. Hai un accompagnatore, brava. », la voce di Hector la fredda. Hector, vorrebbe dirgli. «Padre.», risponde invece, memore di quella volta in cui venne punita per aver utilizzato il Suo nome. Sono tuo Padre, Artemis. Ti ho dato tutto. E tu devi tutto a me - questa la cantilena trita e ritrita, ripetuta dal decimo anno di età di Artemis sino al giorno d'oggi. Mi hai dato tutto, è vero. Tranne la vita. Quella no. « Prima di lasciarvi alla vostra serata, vorrei augurarvi buon divertimento brindando con voi. », ed è lì che il famoso ultimo ed unico avvertimento di Artemis va in fumo. Pur essendo completamente inebriata dall'Amorentia, riesce a comprendere che l'imposizione di Hector vanificherà ogni suo sforzo: Sam berrà lo stesso vino che ha introdotto lei. Potrebbe succedere di tutto.. Il Serpeverde manda giù il contenuto di un calice. In quello stesso istante, le punte dei capelli di Artemis si tingono di un azzurro intenso. « Ma c'è anche da mangiare qui? », la voce cristallina di Sam la riporta alla realtà. O meglio, a quella che momentaneamente risulta essere la realtà di Artemis. Si inumidisce le labbra prima di rispondere che.. « Non mi guardare così. », così come? - chiedono gli occhi della Corvonero. Tuttavia, senza dire niente, si avvicina sempre di più. « Eccovi, cominciavo a pensare vi voleste divertire senza di me. Per fortuna non è così. », è la terza volta, quella sera, che Theana interrompe Artemis. E' però la prima volta che ha qualcosa di interessante da proporre. Artemis ne segue i movimenti sino al centro della pista. Theana le passa una caramella sulla lingua. Artemis chiude gli occhi. Avverte delle mani su di sé. Qualcuno la sta spogliando. Ne percepisce l'odore, il sudore. Ayrton le fa scivolare una mano all'altezza dell'inguine. Theana si piega davanti a sé, e insieme alla mano di Ayrton inizia a leccarla. Artemis continua a tenere gli occhi chiusi - dietro le palpebre vede solo l'immagine di Sam. « Andiamo a prendercelo. », Theana la stuzzica con voce melliflua. Andiamo a prendercelo. Sam... « Dove scappi? », Ayrton la trattiene dalle spalle, la mano che continua a massaggiarla tra le gambe, strappandole dei gridolini di piacere. « Smettila di fuggire, Artemis. », la bionda arretra di un passo. Ha ragione. Dovrei smetterla... La lingua di Ayrton si abbassa sino a raggiungerla nel punto del piacere. Artemis sta per abbandonarsi tra le sue braccia. « Vieni qui. », Sam la trova. Le avvolge le spalle con il petto. Artemis riesce a percepire il calore del suo corpo, essendo completamente nuda. E bagnata. Un brivido di piacere le percorre la schiena quando la lingua di Sam si insinua all'altezza del proprio lobo. « Com'è che sai di popcorn? Non pensavo che la malinconia potesse avere un simile profumo. » E' con uno scatto che si volta e lo sorprende, leccandolo nello stesso punto dove ha indugiato lui. Il suo seno sfiora i pettorali di Sam, facendole inturgidire i capezzoli. Ha la bocca ancora semi-aperta quando lo bacia sulle labbra, alzandosi in punta di piedi per compensare la differenza d'altezza tra loro. Con le dita ricerca il contatto col suo membro. Cristo, Sam.. Gli occhi azzurro ghiaccio si puntano in quelli grigi dello Scamander, comunicando l'estremo bisogno di essere sua. In quel preciso istante. Si lascia sfuggire un sospiro dalle labbra, mentre con l'inguine va a sfiorare la sua punta, rabbrividendo per il piacere che quel contatto le provoca. Non ha davvero bisogno di nulla che la lubrifichi, essendo già naturalmente bagnata. Fa qualche passo indietro, andando a ricercare il muro del quale conosce l'esatta posizione. Continua a baciare Sam durante il percorso, stuzzicandolo senza, tuttavia, concedersi. Solo un assaggio. Solo lo strusciarsi sul suo membro che le spalanca le gambe a metà, per quanto è duro al contatto con lei. Malinconia. Chissà perché mi ha chiamata così. Riflette sulle sue parole di poc'anzi, incuriosita all'ennesima potenza - forse anche perché la pasticca che Theana le ha consegnato esalta ogni sua emozione. Deve tuttavia combattere col piacere che prova al contempo - cosa che le impedisce di ragionare in maniera lucida. Scopami, Sam - gli sussurra all'orecchio, chiamandolo per nome, a fargli intendere che non desideri altro che quello. E forse una parte di lei, indipendentemente dall'Amorentia che la inebria senza se e senza ma, anela realmente quel contatto. Con quel ragazzo. Che ha giudicato male, che la fa divertire... Che adesso le sta tra le gambe. E' schiacciata tra il muro ed il suo corpo, Artemis, e l'unica cosa che desidera fare è ridurre ulteriormente lo spazio tra loro. Scopami - continua a stuzzicarlo, quasi una preghiera come quella che gli Hikesioi recitavano poco prima. Ha la voce spezzata dal piacere. Lo senti? - nel dirlo, avvolge una gamba intorno a quelle di lui. Lo senti quanto mi hai fatta bagnare? - curva l'angolo delle labbra verso l'alto, per poi compiere lo stesso movimento anche con l'altra gamba. Adesso è lui che la tiene sospesa contro il muro. Scopami forte. Lo stimola così, le labbra fameliche che vanno a ricercare il suo collo, le parole pericolose che confermano il proprio assoluto desiderio. Quello di essere scopata da lui. Da Sam. Con le labbra all'altezza del suo orecchio, inizia a renderlo partecipe della propria assuefazione: fammi godere, gli dice. Subito dopo, è pronta ad essere aperta da lui. E per un po' si lascia penetrare, finché non recupera la lucidità. Ha appena avuto una brillante idea, Artemis «Vieni.», gli impone, staccandosi da lui e muovendo alcuni passi, a piedi nudi, verso un piccolo corridoio laterale. Si volta giusto un istante per assicurarsi che la stia seguendo - e che la stia altresì osservando. Continua ad ancheggiare facendosi desiderare.
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    Non sa perché, ma nei suoi occhi legge quanto sia stuzzicante, per lui, guardare il corpo di una donna da quella prospettiva. Quella del loro primo contatto nudi: da dietro. Porta Sam nelle stanze di Poseidone, immediatamente adiacenti al salotto centrale. Non è stata la prima ad avere quella idea, ma è di certo ancora in tempo per assicurarsi una delle vasche. Ne saggia la temperatura con le dita dei piedi. Vi si immerge dentro, bagnata, adesso, sia dentro che fuori. «Vieni qui.», lo invita, lasciandogli intravedere dalla superficie dell'acqua quanto stia aprendo le gambe. Quando la raggiunge, Artemis gli si siede sopra. Hai visto? - gli domanda, piegando la testa di lato e lasciando affiorare i seni dalla superficie. Ricerca ancora una volta il contatto col suo membro. E' per te - gli comunica, tra un sospiro ed un altro, in una chiara allusione alle proprie gambe aperte su di lui. Inizia a dondolarvisi sopra. L'acqua è incredibilmente calda, così come i loro corpi. Quando si lascia penetrare ancora, le scappa un gridolino di piacere, che culmina in un'espressione provocante sul volto. Quella dell'orgasmo. Sono tua - ne fa una questione di possesso, Artemis. Vuole possederlo ed essere posseduta da lui, in quel momento. Non esiste nient'altro, se non la loro passione. Mi stai facendo impazzire, Sam - gli comunica, deve farlo. Deve renderlo partecipe di quanto il cervello si sia disconnesso dalle terminazioni nervose, di cosa Sam sia in grado di provocarle. Dopo averglielo espressamente detto, mordicchia il suo orecchio e respira all'altezza del lobo, avvolgendolo anche del calore del fiato. E' in quell'istante che ripensa alle parole di prima. La malinconia sa di pop corn. Sam, invece, sa di stoffa appena stirata, pronta per essere cucita nel più morbido dei tessuti... Chissà se anche Black Moon sa di stoffa... Black Moon. Quel nome le fa spalancare gli occhi. Malinconia. E' quasi come il suo nickname. Melancholia. Come può saperlo, Samuel Scamander, se non ne ha fatto parola con nessuno? Non è vero che non l'hai detto a nessuno, Misty. Cioè, non hai parlato di te, è vero, ma di Black Moon... Lui l'hai citato. E l'hai fatto proprio davanti a Sam. Quello stesso Sam con cui sta raggiungendo il secondo orgasmo. E per un attimo, un attimo soltanto, immagina che lui e Black Moon possano essere la stessa persona. Quante probabilità esistono sul pianeta Terra? - forse sono incalcolabili. «Sam.», tuttavia deve chiederglielo, tra un gridolino ed il successivo. Mentre fa su e giù, dandosi la spinta per assaporare meglio la sua durezza ed il suo calore inebriante. «Sei Black Moon?»
     
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    Socchiude gli occhi, stordito dalla musica, dai fumi, da quel vino di cui vorrebbe prendere un'altra sorsata in quel momento. Dal calore del corpo ormai nudo di Artemis che va a cozzare contro la sua pelle. Lo sorprende quando si alza per baciarlo ma, dopo qualche istante di esitazione, le mani si vanno a serrare sopra i suoi fianchi per avvicinarla ancora di più a sé. Ne saggia la bocca con la lingua, seguendone il contorno con negli occhi la cupa e famelica voglia di farla sua in quello istante, entrando dentro di lei lentamente, nella maniera più masochista possibile. E lo farebbe, sta per farla scivolare a terra, ormai completamente estraniato dal resto della festa, non ricordandosi minimamente di essere in mezzo ad altre persone. Lei però lo tocca, portandolo ad esalare un gemito smorzato. Vorrebbe godersi quel tocco ad occhi chiusi però è il divertimento ad accendere le sue iridi grigie quando la sente mormorare e allora, con aria strafottente, la fissa mentre la testa si svuota completamente. Non c'è più spazio per eventuali ripensamenti, sul ricordarsi che lei è Artemis, quell'Artemis, una delle sue più care amiche un tempo, l'amica di Margery. O era Melanie? Non c'è spazio per nient'altro quando lo sguardo si abbassa per fissarle i seni, gli stessi su cui ha fantasticato ben più di una volta. Ma ora sono lì, sotto i suoi polpastrelli, sodi, che sembrano chiamarlo come il canto di una sirena. « Smettila di scappare. » Le sussurra con un tono di voce che sembra arrivare da lontano tanto è roca. Continua a stuzzicarlo e poi a scappare e lui, predatore per natura, si ritrova a costringerla poco dopo tra il proprio corpo e il muro. « E ora? Non hai più vie di fuga. » Soffia divertito sulla sua bocca prima di tornare a baciarla, le dita che scendono ad incastonarne il seno e poi sempre più un basso. Una va ad artigliare il suo sedere, l'altra finisce tra le sue gambe. Non ha nemmeno bisogno di bagnarsi le dita prima di entrare in lei, così calda e bagnata da farlo indurire ancora di più. Un sorriso si piega sulle sue labbra mentre la stuzzica quel tanto che basta a farlo divertire e allo stesso coinvolgerlo ancora di più. Cazzo ma cosa sei? Le parole bramose di lei non fanno altro che accenderlo ancora di più, tanto da non farselo ripetere un'altra volta. Libera le dita e se le passa sulla lunghezza, lubrificandole con un cipiglio malizioso prima di aiutarla a risalire il proprio corpo con le gambe, attorcigliandole all'altezza dei fianchi. E non è ancora niente, malinconia. Entra in lei senza preavviso, rimanendo con lo sguardo incastrato in quello di lei. Guardami è quasi un'imposizione mentre procede, centimetro dopo centimetro, nella prima spinta. Arrivato in fondo, comincia a prendere un ritmo costante, cadenzato ma non troppo veloce. Ti farò godere così tanto che mi chiederai di scoparti ancora. Spinge. E ancora. Spinge più forte portando le mani a proteggere la schiena di lei dal contatto diretto con la colonna sulla quale sta poggiata. Continua per qualche altro minuto, tentando con tutto se stesso di rimanere abbastanza presente a se stesso tanto da non venire. «Vieni.» Come un genio della lampada, obbedisce seguendola, la mano stretta in quella di lei mentre si bea della sua visione posteriore. Un sorriso sornione gli si dipinge sulle labbra mentre viene scoperto nel farlo. « Sei un diavolo. » Non ti facevo così. Quasi un pensiero lucido quello, che arriva chissà da dove. Dove andiamo? Voglio scoparti ora. L'ammonisce all'orecchio, spalmandoglisi dietro per poi bloccarla con una mano che le accarezza il ventre per correre all'inguine. Senti quanto me l'hai fatto venire duro. Ringhia come un animale prima di capire che il loro viaggio si conclude in una vasca riscaldata. In quel momento, a Sam andrebbe bene comunque qualsiasi posto, anche il pavimento per quanto lo riguarda. La fissa con occhi avidi mentre continua in quel suo gioco perverso di tentazione. «Vieni qui.» Lo sguardo di lui sembra volerle domandare "E se non volessi?" ma le gambe aperte di lei sono un palese incentivo a scendere quei pochi scalini per immergersi a sua volta. E si siede su uno di essi prima di agguantare una delle sue braccia, intente a sguazzare sott'acqua, per farla avvicinare e infine sedersi su di sé. Cazzo quanto sei bella. Si ritrova a dire prima di prendere possesso, finalmente, dei suoi seni. Mentre solletica il capezzolo di uno con i polpastrelli, stringendolo poi con tutta la mano, la bocca si fionda sull'altro, succhiando e stuzzicandolo con la punta della lingua. E quando passa all'altro, il gioco prosegue fin quando non può più farcela, arrivato ad un punto d'eccitazione tale che solo penetrarla nuovamente può essere la risposta alla sua sete. Le dita si arpionano sui suoi glutei mentre affonda i denti sulla sua spalla per soffocarvi contro un gemito, nella rappresentazione più estasiata e libera della sua vera essenza. Quella di un animale. Sono tuo e di nessun altro. Non sa nemmeno cosa sta dicendo, risponde al minimo impulso con l'istinto mentre le risale la schiena con le unghie, lasciandosi sfiorare dalle punte dei suoi capelli ormai bagnate mentre la stringe a sé quando viene colta dagli spasmi di un orgasmo. L'acqua calda lambisce i loro colpi, provocando un buffo rumore ad ogni movimento che lui asseconda con delle spinte più serrate, pronto a farla arrivare all'apice di nuovo. E subito. «Sam.» « Mh? » Porta la testa all'indietro per incontrarne gli occhi terribilmente azzurri. Ma sono sempre stati così grandi? «Sei Black Moon?» Un sorriso, che va dal machiavellico al divertito per finire allo stordito, si dipana sulle sue labbra. « Chi? » Prova all'inizio, fingendosi sorpreso, stringendole i fianchi in una morsa per intensificare gli affondi dal basso. « Sì.. -» dice poi «- cioè no...cioè ma veramente ne vuoi parlare ora? » Il tono è disorientato mentre spinge con ancora più forza, come a volerla fare concentrare su altro. Sei sicura che vuoi parlare ora? Alza un sopracciglio sarcasticamente mentre si ferma di colpo e la blocca con la presa sul suo corpo così che non possa proseguire oltre. Mi vengono in mente un sacco di modi per impegnarti la bocca diversamente. La lingua guizza tra i denti per scontrarsi contro il suo lobo. Uno più appagante dell'altro. Questa volta ride contro il suo orecchio prima di invertire velocemente le posizioni. Ne
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    avvolge i fianchi con il braccio e la costringe a sedersi sul bordo della piscina. Si tira allora su, con il busto grondante d'acqua. La fissa mentre ne risale le gambe con le mani, baciandole mentre le apre, un centimetro alla volta. Magari posso provare a farti mancare il fiato. Continua a giocare con lei, con le dita che si insinuano dentro di lei prima di usarle per aiutare la lingua a prendere il loro posto. La stuzzica così, per qualche istante prima di staccarsi per fissarla nuovamente. Guardami. Glielo ripete di nuovo prima di perdersi in quel suo desiderio di darle piacere. Tutto quello che riesce a dargli. Tutto se stesso, se deve. Attirato com'è dai suoi occhi grandi che lo pregano di continuare. Quanto mi vuoi? Si lecca le labbra, con un ghigno vizioso a piegargliele, per poi continuare a stimolarla lì dove si accentra il piacere di una donna. Dimmelo. Continua a comandare, impegnato con la bocca e con una mano su di lei, l'altra che scivola sotto il pelo dell'acqua per accompagnare il divertimento di lei con il proprio. La lingua scivola, dall'alto verso il basso, lasciando una scia di calore sulla pelle di lei. E poi, giusto per qualche istante, scende più in basso, ancora di più. E' quando immagina che sia piuttosto vicina al venire che si blocca, di scatto. Sorride dopo essersi umettato le labbra, già decisamente bagnate, e scuote la testa. Non è ancora il momento. Girati. L'aiuta a riscivolare nell'acqua per poi allegarle i glutei. Con la punta fa su e giù tra di essi, ridacchiando tra un bacio e l'altro che le deposita sul collo. Alla fine sceglie la seconda apertura, affondandoci dentro con estrema calma, lasciando a lei e se stesso il tempo per abituarsi a quell'intrusione. E ad ogni minima resistenza di lei, lui non può che goderne, volendone sempre di più. Una mano si fissa sul suo fianco mentre l'altra scivola sulla sua schiena, accompagnandola nel piegarsi in avanti, stesa contro il bordo della vasca. Poi comincia a muoversi, dapprima lentamente e poi sempre con più forza, gemendo contro la sua pelle senza trattenersi. Cazzo Misty da quanto ti volevo. Le confessa tra un grugnito e l'altro, con le dita della mano destra che si affusolano attorno al suo collo, in una presa leggera atta soltanto a farle inarcare la schiena e portare la testa all'indietro, per poter incastrare il volto nell'incavo della sua spalla. Inspira forte constatando che non sa più di popcorn. No, ora sa erba appena tagliata. Sa di quella particolare frenesia che prova nel sentire il proprio nome acclamato, urlato dagli spalti dopo che ha messo a segno un colpo fortunato che ha messo fuori gioco un avversario. Sa di quanto di più buono ha sperimentato in vita sua. E' in quel turbinio di emozioni che si ritrova a toccarla, carezzarla, desiderarla. La stuzzica da davanti con le dita avvertendo la tipica sensazione di calore sedimentarsi sul basso ventre. Non riesce nemmeno ad avvertirla mentre viene scosso dall'orgasmo che lo porta ad emettere un suono basso, di gola. Scivola via, poggia le mani contro il bordo della piscina e respira profondamente per riprendere fiato da quella che, ne è abbastanza convinto, è stata una delle migliori scopate della sua vita. Talmente coinvolgente ed impetuosa da averlo lasciato senza parole. Alla fine semplicemente si risiede su uno scalino, poggia la testa sul bordo e rimane ad occhi chiusi, beandosi di quel momento. « Che per caso hai anche una canna nel tuo cilindro delle sorprese? » E' divertito, le sorride anche se continua a tenere gli occhi chiusi. Si riprende lentamente, rilassandosi sotto il calore dell'acqua calda. Allunga una mano lì dove sa che si trova lei, per poterla carezzare ma delle mani, che non riconosce come sue e che gli risalgono le cosce fino a toccarlo, gli fa spalancare gli occhi. Theana, un'altra ragazza e un ragazzo stanno formando un semicerchio intorno a loro. « Round due, tesorini. »

     
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