this never-ending road to calvary

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    Nella quiete più assoluta della piccola stanzetta della biblioteca, tra studenti con il naso sprofondato tra i libri e altri che avevano tutta l'aria di far finta, riecheggiò il tonfo dei pesanti tomi di Storia della Magia che venivano sbattuti con forza sul tavolo. La proprietaria era una quindicenne dall'aria un po' nevrotica, con due lunghe trecce a raccogliere i capelli castani e sul visto i segni di chi non ha chiuso occhio tutta la notte.
    Alena si accorse solo qualche istante più tardi del rumore provocato con i propri manuali, e di qualche paio d'occhi infastidito rivolto nella sua direzione. Abbassò d'istinto lo sguardo verso il pavimento, improvvisamente intimidita da un ragazzo in fondo all'aula che aveva una folta barba scura. Sebbene la differenza d'età con gli studenti del College non fosse poi tanta, alcuni di loro le sembravano enormemente più maturi di lei - con le loro barbe lunghe, gli orologi al polso per essere puntuali a chissà quanti incontri, e i loro zaini monocolore in pelle senza nemmeno una spilletta colorata ad adornarli. Così adulti. « Benjamin, ho bisogno del tuo aiuto. »
    Il giovane, seduto al proprio tavolo intento a studiare da un manuale universitario, doveva averla già notata a partire dalla sua entrata rumorosa e un po' impacciata nella stanza, e ora la guardava incuriosito con i suoi grandi occhioni azzurri. Anche Benjamin aveva la barba, ma fortunatamente non sembrava intimidirla altrettanto. Era pressoché corta, e accompagnata da uno sguardo e da movenze giovanili, dunque Alena raramente si sentiva a disagio in sua presenza. E poi aveva trascorso quasi tutta l'estate in sua compagnia, a imparare incantesimi avanzati, nuove pozioni e altre nozioni spendibili nel corso dell'anno. Gli si sedette accanto, aprendo poi il manuale alla pagina esatta del proprio dilemma, che ricordava a memoria. « Ho un bel problema. Ma sono convinta che non ti ci vorrà niente ad aiutarmi. » Rivolse al ragazzo un sorriso di scuse, quasi volesse promettergli che non avrebbe rubato troppo tempo al suo prezioso studio. Scorse con l'indice tra i paragrafi, fino a raggiungere quello interessato. « Ecco... Proprio qui. Qui dice che l'ultima rivolta dei Goblin ebbe inizio nel 1629. Ora, questa cosa non mi sembra abbia molto senso, perché quest'estate abbiamo studiato nell'altro libro che iniziò nel '31, che è tutt'altra cosa; anche perché la motivazione principale della rivolta dovrebbero essere i decreti ministeriali del 1631 che regolavano l'uso e il possesso delle bacchette magiche per soli maghi e streghe, escludendo le altre creature... Ho ragione? E allora, questa data come si spiega? Non capisco proprio questa frase qui: "Le rivolte ebbero origine a partire dal 1629, quando Bongi il Maligno lanciò un petardo nella fontana del Ministero..." Ma come è possibile, questa cosa? » Lanciò una rapida occhiata a Benji, per verificare che la stesse ancora seguendo. « Significherebbe che la rivolta covava tra le fila dei folletti da più tempo, e che quindi aveva una matrice diversa e più profonda rispetto alla mera reazione ad un decreto ministeriale... Mi sbaglio? Oppure è un errore di stampa e volevano scrivere che questa cosa è successa nel '31? » Appoggiò i gomiti sul tavolo, stanca, per poi passarsi le mani tra i capelli. « Sono disperata, devo preparare una relazione per lunedì e il prof questa parte non l'ha proprio spiegata... Come dovrei capirlo da sola? Non ho la scienza infusa. »
     
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    « Benjamin, ho bisogno del tuo aiuto. », solleva lo sguardo dal volume di Principi e Metodologia della Difesa Contro le Arti Oscure, volume primo. Individua Alena che bisbiglia nella sua direzione. Cerca di ignorare le ripetute raccomandazioni di far silenzio da parte della popolazione della Biblioteca - principalmente composta da secchioni -, accompagnate da continui "shh, shh", e attende che la Corvonero lo raggiunga al tavolo. «Ehi Al -», Aly? Lenny? Al? Come ci si rivolge ad una persona con la quale si ha abbastanza confidenza da non dover utilizzare il nome per intero, ma non così tanta da optare per un diminutivo ridicolo?, «-enaciaodimmitutto - ehm, ehm.», dissimula il proprio disagio attraverso qualche colpetto di tosse, che tuttavia attira occhiatacce perfide da parte degli "infallibili" di Magisprudenza. Mi ricordo di te, una volta mi hai tirato un pugno! Stronzo! Ma adesso basta, mi sono iscritto a DCAO, io!, te la faccio vedere la prossima volta che provi a - «Cazzo, Bellow, la smetti di tossire? - Che cognome ridicolo, poi», ridacchia uno dei mitici, rivolto ai propri mastodontici compagni di corso, che rispondono subito al succulente invito a prendere in giro i più... Insicuri. Benji aggrotta la fronte, infastidito dal solito contesto che gli si è creato intorno. Quello in cui svolge il ruolo di valvola di sfogo delle insoddisfazioni degli altri, troppo concentrati a prendersela con lui perché, se dovessero invece andare a sbattere la testa sulle proprie situazioni, probabilmente inizierebbero a strapparsi i capelli uno ad uno. Stronzi repressi - pensa il giovane Tassorosso, senza muovere un muscolo facciale. A guardarlo, sembrerebbe paralizzato. E in effetti non ha intenzione di rispondere - o non trova il coraggio di farlo?, sta di fatto che cala lo sguardo sul libro di Alena e domanda, sbrigativo: «...Stavamo dicendo?» « Ho un bel problema. Ma sono convinta che non ti ci vorrà niente ad aiutarmi. », Benji inizia a leggere a caso, stregato dalle pagine del manuale - oppure, più probabilmente, intestardito a non sollevare lo sguardo per non dare alcuna soddisfazione ai Magisprustronzi: comportati come se non li avessi neanche sentiti! «Ehm - ehm», forte di una spavalderia che non gli è mai appartenuta, continua a tossire a dimostrazione di non aver realmente udito alcunché. « Ecco... Proprio qui. [...] Non capisco proprio questa frase qui: "Le rivolte ebbero origine a partire dal 1629, quando Bongi il Maligno lanciò un petardo nella fontana del Ministero..." Ma come è possibile, questa cosa? », Benji il Maligno... - si ritrova a sogghignare, il Tassorosso, prendendo Bongi per Benji e Benji per Bongi. Concentrati, Bellow! Alena ti paga più di tutti i milkshake che prepari da Starbucks: non - fare - assolutamente - questa - battuta - pietosa. Si tira dritto sullo schienale, dandosi un tono che palesemente non ha. Si finge concentratissimo, grattandosi la nuca con la mano sinistra mentre, con la destra, avvolge il mento in un'espressione da intellettuale. « Sono disperata, devo preparare una relazione per lunedì e il prof questa parte non l'ha proprio spiegata... Come dovrei capirlo da sola? Non ho la scienza infusa. », inizia a scarabocchiare le due date su un foglio bianco di appunti. Cerchia i numeri: 1629 e 1631, il primo in nero e il secondo in rosso. «In... In realtà hai già capito..», commenta, un accenno di insicurezza insito tra le parole appena formulate. Perché va bene che è lui il "professore" della situazione, va bene che ha appena tenuto testa ai Magisprustronzi tossendo di proposito, va bene tutto, ma è pur sempre quel timidone di Benjamin Bellow. «Il 1631, questa data che ho segnato in rosso, è stata un po' la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Però, per intenderci, il vaso era già bello pieno, bello pieno - pieno -», ma sì, dai, di' un'altra volta "pieno", non l'ha mica capito!, «- ehm, sì insommahaicapito. Il 1629 è stato l'inizio della famosa "ultima rivolta". Il nocciolo della questione sta nel fatto che, per "rivolta",
    non intendiamo una singola battaglia... E' più come se fosse una guerra, composta da tante battaglie. La primissima battaglia si è svolta nel 1629 - anche se, volendo scavare più a fondo, di certo qualcosa covava già da prima. Sai perché Benj - Bongi. Bongi il Maligno ha lanciato un petardo nella fontana del Ministero?»
    , e qui il Tassorosso stira un sorriso complice. «Perché avevano arrestato Ponsi, il suo migliore amico.», sospira, alzando gli occhi al cielo. «I Goblin non avevano molti diritti, all'epoca... Non che ne abbiano molti anche adesso, però vabbè, questo è un altro discorso...» «Qui stiamo cercando di studiare! Per favore, fate silenzio!», Benji ignora le proteste di una collega di corso - Benji "il Temerario" Bellow, prossimamente su tutti i canali Wiznet -, continuando il proprio sermone: «Sta di fatto che Bongi doveva farsi... Giustizia da solo, ecco. Ovviamente ha sbagliato in pieno a scagliare quel petardo - voglio dire, con tutte le reazioni a catena che ha scatenato dopo...», rotea gli occhi, Benji il Temerario, per poi aggiungere: «Però possiamo davvero biasimarlo? Lui voleva soltanto che fossero ascoltate le ragioni del suo amico Ponsi. Che, tra l'altro, è stato arrestato ingiustamente, se proprio dobbiamo dirla tutta... E' stato un equivoco bello e buono. Però figuriamoci: Ponsi era il capro espiatorio perfetto di una società che se ne frega altamente delle "minoranze". E Bongi non aveva modo di farsi "sentire" da nessuno. Per questo ha lanciato quel petardo: per far capire agli altri Goblin che "lui non ci stava". Diciamo che, gira e rigira, il succo è questo.», sottolinea alcune frasi nel volume di Alena, per aiutarla a fare il punto della situazione. «E niente, dopo il petardo c'è stato il Dicembre del '29, come dice qui -», indica la frase precisa nel paragrafo successivo, «- poi la primavera del '30... Per arrivare al decreto ministeriale del '31. Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la data "simbolica" della rivolta dei Goblin. Ma come hai già capito da sola, è vero, il sentimento di ribellione covava da più tempo. Ciò non toglie che la data dell'ultima rivolta sia comunque il 1631 - e infatti, se il professore dovesse uscirsene con dei quiz a risposta multipla, devi rispondere così -, perché è col decreto ministeriale che i Goblin hanno iniziato a fare ferro e fuoco nel vero senso della parola. Ma se parliamo di "motivazioni" dei disagi, beh... Di certo la faida Goblin-Maghi è iniziata prima. Per concludere: è giusto quello che abbiamo studiato in estate, "l'ultima rivolta risale al 1631". Ma è anche giusto dire che "il seme della rivolta si sviluppa qualche anno prima, con avvisaglie eclatanti già dal 1629". Mi... Mi... Mi segui?», domanda infine, assorto dal proprio argomento preferito di Storia della Magia. «Sono stato c-chiaro?», ripete, nel timore di aver cannato qualcosa. «Comunque se vuoi correggo la relazione... Prima... Sì, insomma, prima di mandarla al prof...»

     
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    Alena non si riteneva un'esperta nella lettura delle persone: era una ragazza analitica, certo, amava osservare il comportamento altrui e trarne conclusioni (le più svariate); ma spesso le sue deduzioni risultavano fallaci, se non altro perché era particolarmente incline a ricamare sulle sue stesse osservazioni, aggiungendo dettagli ed interpretazioni che finivano per esulare dai fatti concreti. Eppure, seduta in pizzo alla propria sedia e con le braccia sottili allungate sul tavolo della biblioteca, le parve di notare qualcosa. Come una tensione improvvisa. I suoi grandi occhioni scuri saettarono da Benjamin a un altro ragazzo in fondo all'aula, che stava sussurrandogli qualcosa. La piccola Gauthier, improvvisamente conscia di essere entrata - inaspettatamente e senza preavviso - nel campo visivo di un ragazzo del college, arrossì di colpo. Si voltò subito, ritornando a posare lo sguardo su Benji, l'aria agitata. Oddio, ci guarda ancora? Inspirò ed espirò, una e due volte, nel tentativo di calmarsi: ma continuava a sentirsi sulla schiena come due punte di fuoco gli occhi del ragazzo. Non aveva fatto caso allo scambio di battute tra lui e Benji, presa com'era dalla propria arringa: forse avrebbe dovuto, perché d'improvviso le pareva importante.
    « ...Stavamo dicendo? » Eh, già. Appunto.
    « Stavamo dicendo! » riprese, tutta impettita, richiamata all'attenzione dal ragazzo. Solo qualche istante più tardi, però, fu distratta da un suo ennesimo colpo di tosse. Inarcò un sopracciglio, spiandolo sottecchi, per poi continuare. Al colpo di tosse successivo, però, si fermò, e iniziò a frugare dentro alla propria borsa. Estrasse un pacchetto argentato, che posò sul tavolo proprio di fronte a lui. « Sono caramelle al miele. Fanno benissimo, sai? Hai preso freddo in questi giorni? Sta cominciando a far freddo in effetti. » Si fece scuotere da un brivido di freddo, provocato più dalla conversazione che da una effettiva sensazione corporea. Sapeva essere esageratamente teatrale, Alena. « Forse dovresti portare una sciarpa. O un lupetto. Ti starebbe bene un lupetto, sai? Hai la faccia da lupetto. » Ma offrirgli le caramelle e basta? Con Benjamin, Alena tendeva sempre a straparlare. Forse perché era più grande di lei, e si sentiva in dovere d'intrattenere con lui una conversazione che fosse matura abbastanza, alla sua altezza, o piuttosto erano quegli enormi occhioni azzurri a metterla in imbarazzo.
    Quando Benjamin iniziò il proprio chiarimento, Alena non si lasciò scappare nessun istante prezioso. Acchiappò il proprio quaderno e cominciò a prendere appunti con zelo, attenta ad annotare ogni dettaglio interessante e inedito suggeritole dal ragazzo. « I Goblin non avevano molti diritti, all'epoca... Non che ne abbiano molti anche adesso, però vabbè, questo è un altro discorso... » « Che poi, non è un po' una scemenza questa cosa che non possono usare le bacchette? Sono comunque creature magiche, e sono intelligenti. Non stiamo parlando di un Mooncalf. Non me lo spiego. » Aggrottò la fronte, infastidita da quella che riconosceva come una palese ingiustizia; o, se non altro, una scelta priva di senso, a suo vedere. « Qui stiamo cercando di studiare! Per favore, fate silenzio! » A quelle parole Alena saltò sulla propria sedia, pronta a raccogliere tutto il proprio materiale e scappare da quella biblioteca il più in fretta possibile. L'ultima cosa che voleva fare era disturbare dei collegiali in pieno studio. Insomma, non era poi una grande idea inimicarsi tutto il college ancor prima di avervi messo piede per davvero.
    Si fece piccola piccola sulla propria sedia, e strinse il manico del proprio zaino, in procinto di suggerire la fuga: ma Benjamin, al contrario, non parve scalfito da quella lamentela, e continuò la propria lezione improvvisata senza altri intoppi. Alena, le gote ancora rosse ed il senso d'imbarazzo alle stelle, annotò tutto quello che diceva, ponendo i dovuti segni di interpunzione alle pause del ragazzo, e portando a capo all'inizio di ogni nuovo concetto. « Per concludere: è giusto quello che abbiamo studiato in estate, "l'ultima rivolta risale al 1631". Ma è anche giusto dire che "il seme della rivolta si sviluppa qualche anno prima, con avvisaglie eclatanti già dal 1629". Mi... Mi... Mi segui? » Annuì a testa bassa, la piccola Alena, intenta a scribacchiare le ultimi frasi. Sollevò il capo, come riemersa da una trance, solo quando si accorse che Benjamin aveva smesso di parlare. « Sono stato c-chiaro? » Annuì, con convinzione. « Sei stato chiarissimo. Alla fine, le motivazioni sono molteplici e più profonde di quello che dice il libro; che, per inciso, secondo me non è poi così chiaro. » Fa una piccola smorfia, tuttavia soddisfatta di quanto ha imparato, come del fatto che, in qualche misura, fosse riuscita a raggiungere la risposta (o quasi) anche in autonomia, come Benjamin stesso le aveva confermato. Una piccola vittoria personale, che però evita di dire ad alta voce, quasi per pudore. « Comunque se vuoi correggo la relazione... Prima... Sì, insomma, prima di mandarla al prof... » Il volto della ragazza s'illuminò d'improvviso. « Lo faresti davvero? Mi salveresti la vita! » Si portò entrambe le mani sul cuore, a sottolineare la propria gratitudine. Poi parve riflettere per qualche secondo, il labbro inferiore stretto tra i denti. « Ti va un gelato? » ...Ma se ci sono dieci gradi fuori, Alena! « O una cioccolata calda... » Ridacchiò, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio, in imbarazzo. « O una burrobirra, quello che vuoi. Devo farmi perdonare in qualche modo, per aver disturbato tutta la biblioteca. Cioè, non con la biblioteca, ma con te, ecco. E ti ho anche fatto perdere tempo dallo studio. » E ora gliene vuoi togliere dell'altro con una cioccolata. Sei proprio acuta, Len. « Insomma, se ti va. Se non hai altro da fare. » ...Tipo studiare? Ma no, ma che. Era qui per contare i nargilli, è evidente.

     
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    «Stai... Cioè... Stai, s-stai - va tutto bene, Benji osserva Alena accelerare il respiro. Riconosce quei sintomi perché li ha vissuti sulla propria stessa pelle: il più delle volte si sono verificati nelle fasi di riattivazione del potere - o meglio, del fardello - sin eater. Gli attacchi di panico. Respiro che accelera, petto che fa su e giù, sguardo perso nel vuoto, rossore delle guance. « Stavamo dicendo! », Alena sembra ridestarsi da un sogno. Oh, allora mi sono sbagliato - si rincuora frattanto il Tassorosso, rilassando i muscoli sulla sedia della Biblioteca. Continua poi il proprio spettacolo di colpi di tosse, in parte per il disagio, in parte per provocazione di un certo collegiale antipatico, al punto che la Gauthier esclama: « Sono caramelle al miele. Fanno benissimo, sai? Hai preso freddo in questi giorni? Sta cominciando a far freddo in effetti. », il Tassorosso agguanta il pacchettino che Alena gli consegna, accennando un sorriso timido. « Forse dovresti portare una sciarpa. O un lupetto. Ti starebbe bene un lupetto, sai? Hai la faccia da lupetto. », dopo questa frase, le orecchie di Benjamin diventano di fuoco. Hai la faccia da lupetto. Inizia ad interrogarsi, all'incirca per quella che sarà l'ora successiva, sulle implicazioni del concetto "faccia da lupetto". Sarà una cosa buona? Il lupo è un animale possente nell'immaginario collettivo: questo di certo è un bene. Essere associato ad un animale così può voler dire solo una cosa: Benjamin Bellow è davvero "il Temerario", come prima si è divertito a chiamarsi - benché soltanto nella propria testa. Tuttavia, per essere precisi, Alena ha specificato "lupetto". Una sorta di cucciolo di lupo. Dunque andrebbe riformulata così la domanda: per un ragazzo prossimo al compimento dei venti anni - manca solo qualche settimana, in fondo, al trenta di Novembre - essere definito cucciolo di un animale possente, è una buona cosa oppure una presa per il culo? Dall'espressione serena della Gauthier, Benji si sente di propendere per la prima opzione. Anche perché, dovesse effettivamente rivelarsi vera la seconda, trascorrerebbe il resto del pomeriggio nel più totale avvilimento: bullizzato da una sedicenne. «Oh - ehm -», ulteriore colpetto di tosse, questo relativo al disagio provato, «- g-grazie. Ne prendo subito una. E... Magari...», cosa?, «Magari anche un lupetto... Cioè, non un cucciolo di lupo -», infatti lei non ha mai specificato questo, deficiente! «- intendo proprio... Il lupetto, sì, quello che si indossa - ilmaglioncinochiamatolupetto, ecco.», pronuncia le ultime parole alla velocità della luce, roteando gli occhi in direzione del libro di Alena e sprofondando tra le parole vergate nero su bianco. Più figura di cacca di così non si può - riflette, facendo scorrere il dito indice sulle frasi sottolineate dalla ragazza, dando l'impressione di starle leggendo per davvero. Al contrario, sta solo rimuginando sulla frase terribilmente stupida che ha appena detto. "Non un cucciolo di lupo, proprio il maglioncino, il lupetto, sì!" - ma dai, neanche avessi due anni. «Urca comunque sono buonissime, dove le hai comprate? Da Mielandia?», cerca di spostare l'attenzione sulle caramelle, in modo da cancellare gli ultimi cinquanta secondi trascorsi. Fortuna che tornano a concentrarsi sullo studio, sui Goblin, sui Folletti e chi più ne ha più ne metta: un campo, quello, sul quale Benji sente di poter disquisire in modo più tranquillo - in fondo sono argomenti che conosce, mica public relationship, un terreno a lui totalmente oscuro! Tutta la vita meglio lo studio! « Che poi, non è un po' una scemenza questa cosa che non possono usare le bacchette? Sono comunque creature magiche, e sono intelligenti. Non stiamo parlando di un Mooncalf. Non me lo spiego. », piega la testa di lato, Benji, annuendo prima di rispondere: «Sì, sono d'accordo. E' che i maghi battono sul fatto che loro - i Goblin - utilizzano la magia in modo diverso rispetto ai maghi stessi, un po' come le Sirene, le Veela... Capisci che intendo?», a quel punto Benjamin riporta lo sguardo sul libro, non riuscendo a sostenere quello di Alena - e se lei pensasse che sta dicendo solo scemenze? Un conto è quando dà ripetizioni a Mia: loro sono amici, lei lo prende per il culo due volte sì e un'altra pure, Benji non se la prende perché quello è il loro rapporto. Ma con Alena... Perdinci, ha una specie di contratto di lavoro: deve assolutamente essere professionale, dato che si fa pagare. Ed anche se in quel momento si trovano in Biblioteca, fuori dal presunto orario lavorativo, il signorino Bellow deve comunque mantenere un certo tipo di profilo. O penserà che sono un cretino! - solleva dunque gli occhi azzurrissimi in quelli grandi di Alena, per poi esclamare: «I maghi sono sempre stati molto gelosi delle loro tradizioni, sino a farne quasi delle prerogative. Della serie "questo è mio e tu non puoi averlo". Molto egoistico, lo so...», fa spallucce, Benji, ticchettando sul legno della propria bacchetta mentre riflette sulla Storia della Magia e sulle leggi che hanno portato i maghi ad ergersi unici detentori del privilegio di possederle. « Sei stato chiarissimo. Alla fine, le motivazioni sono molteplici e più profonde di quello che dice il libro; che, per inciso, secondo me non è poi così chiaro. », trattiene il respiro, Benjamin Bellow. Non pensa che sono un cretino. Non ci posso credere. Strabuzza gli occhi, in parte fiero e in parte ancora sbalordito. Sorride di sbieco, accennando una risatina. «Sì esatto - che poi l'avevi già capito da sola, appunto, ecco...», si premura di ribadire, perché non è in grado di accettare un complimento: no, se anche una cosa la fa bene, per Benji è comunque merito degli altri. Vabbè che è la verità: l'aveva già capito. E' a quel punto che Benji accenna alla proposta di correggere la relazione di Alena prima che venga inviata al professore. « Lo faresti davvero? Mi salveresti la vita! », fa su e giù con la testa, il Tassorosso, senza dare troppa importanza alla cosa. Non è davvero nulla di che... « Ti va un gelato? O una cioccolata calda... O una burrobirra, quello che vuoi. Devo farmi perdonare in qualche modo, per aver disturbato tutta la biblioteca. Cioè, non con la biblioteca, ma con te, ecco. E ti ho anche fatto perdere tempo dallo studio. », riflette sulle opzioni che ha, Benjamin Bellow. Continuare a studiare il volume di DCAO oppure andare a mangiare un gelato, o una cioccolata calda, o una Burrobirra. Cibo batte decisamente studio. «Sìcerto - ehm - sì, certo.», risponde di botto, per poi ripetere la stessa frase scandendo meglio le parole. «Dove - dove ti va di andare? Qui al campus ci sono millemila posti - l'altro giorno c'era un'offerta in quel bar all'angolo, tipo cioccolata calda con panna, biscotti e Cioccorane a due Galeoni...», si interrompe, perché in effetti è più un posto che si addice ad uno come lui. Ma una come Alena sarà della stessa idea? Oh, Morgana, ecco l'ennesima figura di merda, proporre localetti da quattro soldi... In evidente disagio, Benji alla fine decide di cambiare completamente idea.
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    «Senti, ma... Se cenassimo? Perché è quasi ora di cena, no...?», controlla lo schermo del cellulare. Sono le diciotto e trenta. Dai, più o meno... «Hamburger e patatine?», propone. Poi diventa color rosso fuoco. Oddio, e se è vegetariana? Roba che ora tipo tutti, t-u-t-t-i sono vegetariani, prendi Luxanna ad esempio! Oddio, oddio, oddio, Miseriaccissimaaaaa... «Ocomunquequellochevuoi. Andiamo... Andiamo qui - sì, qui fanno tutto -», dice, indicando il localino di Hogsmeade che hanno proprio sotto il naso, «- puoiordinarequellochevuoi.», detto questo, si getta all'interno del pub, pregando internamente che ci sia un tavolo disponibile per loro due. Sennò sai che altra figura di cacca! «Buonaserascusicipossiamosedere?» «Certo, prego!», e per fortuna vengono indirizzati in un tavolino in disparte. Benji prende posizione con le spalle al muro. Così, giusto per avere sotto controllo l'intero locale e tutte le persone presenti... «Ehm. Ecco. Sì. Il menù.», inizia a sfogliarlo rapidamente, individuando il piatto che ordinerà. Hamburger e patatine. Che monotonia, Benjamin Bellow! «Ehm. Ecco. Sì. Allora? Come sono andate queste vacanze?», domanda normalissima da fare, d'altro canto l'estate è appena finita: siamo solo a Novembre... «Non dirmi che... Che hai studiato e basta, eh? Ti sarai... Ti sarai almeno un po' divertita, g-giusto?»

     
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