those who rush stumble and fall

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    « E se mi svegliassi nella tomba prima dell’arrivo di Romeo? Non resterei
    soffocata nel sepolcro, in quella bocca fetida ove non entra un soffio d’aria
    pura e non morrei là prima che giunga... il mio Romeo? »

    Abbassò lo sguardo, Alena: una rapida occhiata al proprio unico spettatore, gli occhi colmi di terrore. Non conosceva la morte, la giovane Gauthier, né aveva la capacità di immaginare una disperazione talmente profonda da avvicinarsi così tanto all'ultimo respiro. Allentò lo sguardo, come se vedesse qualcosa a distanza, oltre il divano su cui era accomodato Fitzwilliam.
    « E se resto viva non può darsi che l’orribile pensiero della morte e della notte
    nell’antica cripta, dove si alzano in cumuli le ossa dei miei antenati, non può
    darsi che svegliandomi troppo presto in mezzo al nauseabondo lezzo di morte
    e a urla lamentose, io diventi pazza fra questi terrori sovrumani? »

    Nemmeno Giulietta, in fondo, poteva conoscere la morte. Anche lei non era che una ragazzina, disposta a tutto pur di amare. Alena mise una mano sul petto, quasi volesse dare una concretezza fisica al dolore che la Capuleti stava provando. In sottofondo, un gracchiante elfo domestico urlava dalla cucina per annunciare che la colazione fosse pronta. Fu capace di distrarre la giovane Gauthier, ma durò un istante appena: il tempo necessario ad ammonire il fratello maggiore con un gesto perentorio, minacciandolo di rimanere fermo al proprio posto. Finisco e poi andiamo, sembravano suggerire i suoi occhi, con una severità che quasi stonava con il suo metro e cinquantatrè scarso ed il suo pigiama di flanella rosa. Un'ultima rapida occhiata ai versi sul proprio libro, prima di proseguire a memoria:
    « E così pazza da mettermi a giocare con le ossa dei miei padri? E non strapperò dal sudario le membra di Tebaldo? » Col pugno chiuso contro il petto, Alena assunse uno sguardo più sicuro, improvvisamente risoluto. In quell'istante, ricordava il vero motivo di quel gesto folle, l'unica ragione della sua esistenza... e della sua morte. In sua compagnia, non esiste nient'altro; senza di lui, non ha senso esistere. Quanto invidiava Giulietta. « Eccomi Romeo! Bevo per te. » Mandò giù un sorso dal bicchiere d'acqua che aveva sistemato lì accanto e, dopo un ultimo sguardo disperato verso il fratello, si lasciò cadere, esanime, sul cumulo di cuscini per terra.
    Attese qualche momento, con gli occhi ancora serrati, affinché il momentum della scena da lei creato si concludesse. Dopodiché li spalancò, mettendosi a sedere, visibilmente eccitata: « Allora, che ne pensi? Ci ho lavorato un sacco. Se non mi danno la parte, è perché c'è qualche raccomandato. » Annuì, apparentemente convinta, sebbene non lo fosse davvero del tutto: le emozioni provate da Giulietta erano così importanti, così travolgenti ed esistenziali, che era davvero complesso riuscire a rappresentarle senza averle mai davvero provate, almeno in parte. Alena non era mai stata innamorata: ci si era avvicinata l'anno precedente, con la cotta micidiale che si era presa per il capitano di Quidditch Serpeverde, ma questo era quanto. E la sua principale rivale al club di teatro, Tracy Sullivan, non solo vantava dei tradizionali riccioli d'oro di Giulietta, ma era anche fidanzata da ben due mesi. La sua interpretazione non poteva che essere più veritiera di quella di Alena, perché lei di certo aveva un'idea migliore di cosa significasse amare qualcuno. Era doloroso ammetterlo, ma probabilmente Tracy conosceva Giulietta meglio di lei.
    Queste insicurezze, però, le tenne per sé, un po' perché non voleva renderle reali pronunciandole ad alta voce, e un po' perché non aveva molta voglia di monopolizzare uno dei pochi weekend con Fitz con i drammi del club di teatro della scuola.
    « A proposito... » In realtà quello che stava per dire non c'entrava proprio niente, ma sperò di cogliere il fratello in un attimo di distrazione. « Non è che ti avanzerebbero... tipo ottanta, novanta galeoni? » Non diede al moro nemmeno il tempo di elaborare quella richiesta, che gli si era sistemata già accanto sul divano, con le mani giunte a mo' di preghiera e gli occhi da cucciolo bisognoso. « C'è la festa di Halloween a scuola, la prossima settimana, e ho visto un costume stu-pen-do all'Emporio delle Streghe. Ma non voglio chiedere i soldi a mamma e papà, perché poi lo sai come fanno. » Roteò gli occhi al cielo, lasciandosi scappare uno sbuffo. I Gauthier erano sempre stati un po' rigidi con la figlia minore, e per quanto non badassero a spese normalmente, Alena non aveva molta voglia di informarli delle feste e degli eventi sociali che frequentava. Troppe domande. Grazie al cielo Alena aveva la fortuna di un fratello più che ben disposto, nei suoi confronti - e lei di certo non mancava di sfruttarlo. « Per favore? »
     
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    « [...] Eccomi Romeo! Bevo per te. » Quegli appuntamenti, Fitzwilliam non se li sarebbe mai persi. Tenere d'occhio la sorella e sincerarsi del suo benessere era un'abitudine che gli era entrata nel circolo. Nonostante non fosse più uno studente del college e nonostante avesse meno scuse per fermarsi a Hogsmeade, aveva comunque impostato quei pomeriggi come un momento in cui aggiornarsi, fermarsi per un po' a stare insieme e perché no scambiarsi sulle loro rispettive verve artistiche. a ben guardare la piccola Allie, lei, con il suo metro e cinquanta di altezza, aveva una personalità ben più lanciata rispetto a quella del maggiore dei Gauthier, che invece, preferiva restare nell'ombra, osservare da lontano i palcoscenici - di qualunque natura essi fossero. Provava un profondo orgoglio nei confronti di quel tenero scricciolo che cresceva a vista d'occhio. Una volta conclusasi la scena madre di quello spettacolo privati, Fitz stirò un leggero sorriso applaudendo con vigore mentre osservava la moretta ricomporsi e tornare in sé. Allie era un piccolo bocciolo, ancora in attesa del suo momento, ma non per questo meno meritevole di attenzione. Verrà il giorno in cui potresti avere questo mondo su un palmo. Ed io non vedo l'ora che quel momento arrivi. Dovrai solo fare le scelte giuste. E quelle, secondo il modesto parere di Fitz, doveva rivolgersi nella direzione completamente opposta a ciò che i loro genitori volevano per entrambi. Auspicava per Allie la piena consapevolezza di sé, e la libertà di fare qualunque cosa volesse. La stessa che riusciva a leggere in quei leggiadri movimenti che compiva mentre recitava uno dei momenti più tragici della storia della drammaturgia. « Allora, che ne pensi? Ci ho lavorato un sacco. Se non mi danno la parte, è perché c'è qualche raccomandato. » Il giovane Gauthier sollevò un sopracciglio, osservandola con un'occhiata divertita.
    « Sono piuttosto certo che li stenderai. » Si inumidì le labbra annuendo tra se e se. « Ed io non vedo l'ora di assistere al debutto della nuova stella nascente del club di teatro. » Era certo che quegli incoraggiamento le servissero, specie perché i loro genitori vedevano quei passatempi artistici come semplici hobby. Niente di più. Fitzwilliam dal canto suo, era certo che un'ottima istruzione di tipo umanistico potesse assumere una propria dignità senza poi sfruttarne i benefici per attività più redditizie. Nel caso di Alena, il teatro era visto in maniera positiva solo in ottica dell'acquisizione di più fiducia in se stessa. Il giovane Gauthier, tuttavia, non aveva difficoltà a vedere la sorella a svolgere un lavoro di quel tipo anche a tempo pieno, se è ciò che desiderava. Essere attori, dedicarsi al mercato dell'intrattenimento e mettersi a disposizione del magnifico quanto variopinto mondo della cultura, era un qualcosa di cui specialmente i maghi avevano bisogno molto di più. « A proposito... Non è che ti avanzerebbero... tipo ottanta, novanta galeoni? » Inclinò appena la testa di lato, il moro, assottigliando lo sguardo. Ottanta-novanta galeoni, non erano proprio una cifra da nulla. E seppur i soldi non fossero assolutamente un problema, quella richiesta destò comunque la sua curiosità. « Hai finito i soldi per le caramelle? » Chiese quindi sollevando appena il mento a mo di sfida. Prenderla bonariamente in giro lo divertiva alquanto, specie perché era certo che alla sua età tutto voleva tranne che essere trattata come una bambina. « C'è la festa di Halloween a scuola, la prossima settimana, e ho visto un costume stu-pen-do all'Emporio delle Streghe. Ma non voglio chiedere i soldi a mamma e papà, perché poi lo sai come fanno. Per favore? » Sei proprio una piccola rubacuori. Ed era sempre stato così. Sin da quando erano piccoli. Alena Rose Gauthier era sempre stata la bambina dal sorriso smagliante a cui difficilmente si poteva dire di no. Fitz di certo non ci era mai riuscito, e strategicamente, la moretta ne era perfettamente a conoscenza di ciò. E lo sfrutti bene. Benissimo. IL giovane Gauthier dal canto suo, amava giocare, e trovava stimolante coinvolgere la sorella in quel suo cercare sempre nuove sfide oppure in alternativa sfidare il prossimo. Si spostò quindi dal proprio posto, annuendo tra se e se. « E che costume sarebbe? Concorderai con me sul fatto che non posso finanziare nulla di inappropriato.. ne andrebbe della mia.. reputazione. » Faceva davvero ridere, considerando che conoscere Fitz significava essere al corrente di quanto quelle parole potessero essere lontane dalla realtà. Un angolo delle labbra del giovane rampollo si piegò all'insù mentre prendeva a osservare con fare pensieroso i dettagli dell'ampio salotto. I dettagli di quella che gli apparve come una vita passata, smossero una certa melanconia. Un tempo quel luogo era il punto di ritrovo di tante persone. Quelle mura erano costantemente abitate, rumorose, caotiche; c'era disordine anche in quel ritmo estremamente pacato seguito dai quattro giovani che ne abitavano gli spazi. Quel signorile stabile, un tempo fulcro di una florida unione tra baldi giovani ancora incoscienti, convinti del loro saperne una più del diavolo, appariva triste. Sempre pulito e ordinato grazie all'intervento degli elfi, la cui presenza Fitz sembrava continuare a tollerare ben poco, ma triste. Privo di alcun tocco di personalità. Per un istante mentre misurava il salotto con passi leggeri e aggraziati, si chiese cosa stessero facendo i suoi vecchi amici? Provavano a loro volta quella stessa melanconia che sembrava affliggere a intervalli regolari il giovane Gauthier, oppure la loro loro vita aveva semplicemente preso pieghe talmente differenti ed esaltanti da essersi completamente dimenticati della provinciale ridente Hogsmeade e il castello all'ombra del quale il villaggio si stendeva? Scosse la testa, Fitzwilliam tornando a osservare la sorella. « Papà si arrabbierebbe tantissimo se sapesse che ti passo soldi sottobanco. » E questa è un'ottima motivazione per farlo. Alena probabilmente lo sapeva bene, e se anche non lo aveva realizzato del tutto, del bonario scontro tra padre e figlio ne era a conoscenza. Era il naturale rito di passaggio. Il giovane che tenta di prevalere sul suo predecessore, discostandosene, ribellandosi, cercando alternative a ciò che trovava lontano dalle proprie corde. « Mi stai esponendo al rischio di ricevere una bella Strillettera dal vecchio. » Già se la immaginava; in francese, con un tono autoritario e una serie di velate frecciate di fronte alle quali, Fitz avrebbe alzato gli occhi al cielo ancora e ancora. E allora ecco la sfida. Alena doveva guadagnarsi quel favore. In fondo il loro mondo insegnava loro sin da piccoli che nulla è gratis. « Mettiamo il caso che io decida di farlo in ogni caso. Diciamo anche che potrei essere disposto a prendermi il rischio, con annessa delusione da parte della mamma - che ci tiene molto a che tu comunichi ogni cosa con loro. » Diciamo anche che la mamma è un po' maniaca del controllo e vorrebbe che noi parlassimo con lei di ogni cosa. Eventualmente fino a 80 anni. Ogni esigenza e problematica va comunicata, discussa e risolta. Una tortura, specie quando uno è adolescente e non ha proprio voglia di parlare coi genitori. « Cosa sei disposta a fare in cambio di questo favore? » Una domanda che lo porta a inclinare la testa di lato e osservarla con un velo di curiosità. È chiaro che Alena ci tenga a quel costume, così come al fare bella figura alla festa. Ma quanto? Sono proprio curioso di vedere cosa ti inventerai. « Specie perché, se ben ricordo, la tua paghetta dovrebbe permetterti di comprarlo senza problemi. » Fa una leggera pausa e si inumidisce le labbra. « Ti sei data alle pazze spese? Lungi da me farti i conti in tasca, però, a questo punto sono proprio curioso di sapere come hai sperperato i soldi di questo mese. » Immagino a questo punto che un bel passatempo costoso si è fatto spazio nel tuo cuore. Brava!


     
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    « Sono piuttosto certo che li stenderai. Ed io non vedo l'ora di assistere al debutto della nuova stella nascente del club di teatro. » Batté le mani soddisfatta, la piccola Gauthier. Era quasi una giovane adulta, ormai, e per quanto venisse spronata all'autodeterminazione e a dichiararsi indipendente, non poteva fare a meno che pendere dalle labbra del fratello maggiore. Era sempre stato così. Alena era sensibile ai giudizi altrui, e a quelli di Fitzwilliam in modo particolare: era sufficiente un suo complimento per renderla euforica, una critica per abbatterla. Ricercava l'approvazione di quegli occhi scuri in quasi ogni aspetto della sua giovane vita, tanto più che le opinioni del ragazzo le parevano imprevedibili: quando era convinta avrebbe approvato una sua scelta, Fitz corrugava la fronte, e le volte in cui gli balbettava le ultime vicende che la riguardavano, poco convinta, l'accoglieva con un sorriso assenziente. Delle volte si sentiva come un ombrello in balia del vento, pronta a cambiare opinione su qualunque cosa per allinearsi alle idee del fratello.
    In quegli istanti, il sollievo che avvertì al petto nell'udirlo applaudire con veemenza fu enorme. Arrossì, perfino, sotto il suo sguardo ammirato, e una volta in piedi improvvisò in maniera impacciata un inchino da chiamata alla ribalta.
    Non meno stressante del suo piccolo spettacolino privato fu, però, la richiesta successiva. Per quanto il fratello dimostrasse di gran lunga maggiore elasticità rispetto ai genitori nell'elargire fondi, Alena sapeva già che non l'avrebbe resa una partita tanto facile. Se non altro perché si trattava di Fitz, e certe situazioni parevano divertirlo più del dovuto. « E che costume sarebbe? Concorderai con me sul fatto che non posso finanziare nulla di inappropriato.. ne andrebbe della mia.. reputazione. »
    Eccola, la domanda tanto temuta. Aveva sinceramente sperato che il fratello non facesse caso a quel dettaglio, passando oltre. Si morse il labbro inferiore, vagamente nervosa, cercando un modo per tergiversare. « Perché, da quando in qua tu hai una reputazione da tenere alta? Con mamma e papà, poi? » improvvisò, roteando gli occhi al cielo con aria teatrale.
    La verità era che, se Fitz avesse visto il costume da Alice nel paese delle meraviglie che Alena aveva scelto per quell'Halloween, di certo non avrebbe approvato; se i signori Gauthier avessero avuto modo di saperlo, probabilmente l'avrebbero fatta riprendere a studiare da privatista. Ma Halloween arrivava una volta l'anno, Alena aveva ormai quindici anni, ed era arrivato il momento di passare oltre i costumi da mummia e da zucca gigante. Quello, aveva deciso, sarebbe stato l'anno della sua fioritura: era quasi una donna, praticamente, e sentiva d'improvviso l'esigenza di vestirsi e comportarsi come tale. Motivo per cui quell'anno aveva definitivamente abbandonato il glitter tra i capelli, aveva rimpiazzato il quadro di Albus Silente in camera con un poster di Sam Scamander e aveva cominciato a ridere più spesso alle battute sceme dei compagni di casata, pur continuando a ritenerle idiote. E per la stessa ragione si era innamorata di quella gonna azzurra plissettata che a stento le copriva le cosce e quel corsetto attillato che metteva in mostra le sue forme ancora acerbe. Quell'anno, Alena desiderava fare proprio ingresso alla festa di Halloween del castello e far girare un paio di teste, e nello specifico quella di Jeremy White, che continuava a ignorare la sua esistenza. Quell'anno, Alena voleva essere sexy. Appetibile. Tutte quelle cose che, insomma, sanno essere le ragazze non più bambine. Ma questo, a Fitz, non poteva certo dirlo. « È un costume da Alice nel paese delle meraviglie. Sai, ho rivisto il cartone di recente... Stiamo facendo un gruppo in costume, sai? Nessie sarà lo Stregatto. » O una sua versione più femminile. Ma dettagli. Sospirò, stringendosi dunque nelle spalle. « È un po' costoso perché è un costume che viene da una boutique di Londra... È davvero un gioiellino. » Abituata com'era agli abiti di un certo livello, difficilmente Alena era capace di rinunciare alla qualità. E quella seta azzurra, insieme a quel pizzo nero, l'avevano attratta come le sirene di Ulisse.
    « Papà si arrabbierebbe tantissimo se sapesse che ti passo soldi sottobanco. Mi stai esponendo al rischio di ricevere una bella Strillettera dal vecchio. Mettiamo il caso che io decida di farlo in ogni caso. Diciamo anche che potrei essere disposto a prendermi il rischio, con annessa delusione da parte della mamma - che ci tiene molto a che tu comunichi ogni cosa con loro. Cosa sei disposta a fare in cambio di questo favore? » Oh, beh. Bella domanda. Sbatté le ciglia un paio di volte, l'aria perplessa. Cosa avrebbe mai potuto volere Fitz da lei? Non esistevano grandi benefici che una ragazzina di quindici anni potesse concedere ad un ventenne in carriera. Si morsicò l'interno della guancia, intenta a riflettere. Pensa, pensa... Gli occhi castani le si illuminarono qualche secondo più tardi.
    « Posso riordinarti casa ogni week-end, per un mese. La farò brillare più di quanto non facciano gli elfi, prometto. » Le mani giunte a mo' di preghiera, Alena ci teneva davvero a dimostrargli quanto quell'acquisto significasse per lei. Non si trattava soltanto un costume da sexy Alice: rappresentava la sua crescita, il suo maturare e diventare una donna con nuovi desideri ed esigenze. Era certa che, anche volendoglielo spiegare, nemmeno Fitz avrebbe potuto comprendere l'importanza di quel suo personalissimo rito di passaggio. « E comunque... Non mi sono data alle pazze spese. » Incrociò le braccia al petto, mettendo su un broncio colpevole che suggeriva l'esatto opposto di quanto aveva appena ammesso. Era il primo mese a Hogwarts, l'inizio dell'autunno, e lo sapevano pure i fantasmi del castello che quel periodo portava con sé una serie di spese inevitabili. Come tanti nuovi libri di scuola, ingredienti per pozioni, una nuova sfera di cristallo per Divinazione e uno zainetto di pelle di drago nuovo di zecca firmato Giselle Cabot, acquistato in una delle boutique più chic di Diagon Alley. Come poteva rinunciare a queste spese più che necessarie? « È iniziata la scuola, lo sai quanta roba nuova avevo da comprare? Non potevo tornare a Hogwarts col mantello dell'anno scorso, era tutto sgualcito. » Trenta galeoni per il mantello nuovo, più cinque extra per aver fatto incidere le sue iniziali all'interno del cappuccio. Una spesa che aveva ritenuto più che necessaria, se non altro per scongiurare il rischio di scambiare il proprio capo con quello dei compagni. « Mamma e papà queste cose non le capiscono, lo sai benissimo. E tu, che sei mio fratello, dovresti compatirmi anziché di farmi il quarto grado. » Incrociò le braccia al petto e si alzò di scatto dal divano, per guardare il ragazzo dall'alto, nella speranza di scongiurare ulteriori domande sul suo costume di Halloween. « E tu invece, che programmi hai per questo Halloween? Te ne starai da solo a dipingere l'ennesima natura morta o ti vedi con qualcuno? »

     
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