I remember it all too well

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    « Oh, andiamooooo! » La mora alzò gli occhi al cielo, colta da un moto di rabbia e disappunto, non appena notò l'enorme macchia cremisi sulla propria maglia chiara. Raccolse con un dito il rivolo di sangue che era scivolato lungo il profilo del suo braccio, e ne tastò il sapore amaro sulle labbra. Ci mancava solo questa. Si arrotolò rapidamente la manica per esaminare il danno. La ferita era semi-profonda: all'appello mancava un pezzetto di carne appena al di sopra del gomito, abbandonato nel vicolo di Fort Augustus da cui era partita. Tamponò con forza con un fazzoletto, mentre procedeva a passo sostenuto lungo il viale acciottolato, le gote rosse per il freddo e anche un po' per la vergogna. Spaccarsi era un errore banale, da diciassettenni inesperti alle prime prese con la smaterializzazione. Ricordava ancora quanto avesse preso per il culo Jenna Hatkins per aver lasciato indietro un orecchio, alle lezioni per la patente - ed ora eccola lì, sanguinante e mortificata.
    Inverness era silenziosa, come se la osservasse trattenendo una risata. Malia superò la piccola chiesetta, dirigendosi a passo pesante verso un'abitazione ben riconoscibile dall'esterno. Una parte di lei avrebbe voluto rimandare quel momento. Fu tentata, un paio di volte lungo il proprio tragitto, di girare i tacchi e mandare un messaggio di scuse, per poi tornarsene a Londra e buonanotte. Per quanto avesse voglia di rivedere le sue migliori amiche, dopo quasi un anno di distanza, c'era qualcosa che, almeno nella sua mente, non si incastrava più alla perfezione. Una sensazione angosciante premeva sul petto, e non sapeva se attribuirla al tempo trascorso, alle vicende che l'avevano colpita negli ultimi mesi, o alle scelte drastiche che aveva voluto prendere. Era tornata a Londra senza dire niente a nessuno, come una ladra. Aveva dovuto far fronte alla morte di sua madre, che l'aveva destabilizzata più di quanto avrebbe immaginato, e alla comparsa di Roxy, che continuava a destabilizzarla giorno dopo giorno.
    Aveva deciso di farsi viva con Tris e Olympia dopo una serata particolarmente pesante. Dopo più di due mesi trascorsi in completa solitudine, e con la sola compagnia di una ragazzina che la odiava, Malia aveva improvvisamente avvertito la necessità di rivedere le persone a cui era sufficiente uno sguardo per capire come andavano le cose. Egoisticamente, aveva bisogno di una spalla amica, per quanto difficile fosse stato ammetterlo a se stessa.
    Un sorriso genuino comparve sulle sue labbra quando incrociò, a metri di distanza, una figura dalla folta chioma di fuoco. « Scusi signorina, chi le ha dato il permesso di essere così raggiante? » La apostrofò, dal lato opposto della strada, le mani chiuse intorno alle labbra per farsi udire dalla più giovane dei Potter. Quando Olympia le fu vicina, Malia la strinse in un caloroso abbraccio. Le era mancata, e con lei il calore e la gentilezza della ragazza. Insieme attraversarono il vialetto della residenza dei Morgernstern. « Allora, come stai? Come vanno le cose a casa? Devi aggiornarmi su un sacco di cose. » E dire un sacco era proprio un eufemismo. Nel giro di poco tempo le sue amiche erano state investite da un migliaio di cambiamenti, e Malia non avrebbe risparmiato loro alcun dettaglio. D'altronde, l'avrebbe di gran lunga preferito al parlare di sé. « Oh, lascia perdere. » Volle mettere le mani avanti, quando notò gli occhi verdi di Olympia cadere, forse per caso, sulla macchia rossa sulla sua maglia. « Mi sono spaccata un pochino venendo » ammise, con una punta di vergogna. « Ma ho risolto, non ti preoccupare » aggiunse, mostrandole la medicazione improvvisata che aveva creato, conscia della natura apprensiva dell'amica. « Andiamo? »
    Quando suonarono alla porta, fu proprio Tris ad aprire. Malia, dal canto suo, rimase qualche istante interdetta. Per quanto fosse preparata e fosse già a conoscenza della grande novità in casa Morgernstern, essere messa di fronte alla concretezza dei fatti fu tutt'altra storia. « Sei... enorme. » Gli occhi spalancati, la giovane Stone non poteva fare a meno di fissare il grembo rotondo dell'amica - che di certo non era enorme, ma lo era, agli occhi della mora, specie se a paragone con il fisico sempre asciutto e atletico della Morgernstern. E se Tris era incinta, Malia non aveva grandi scuse per la propria forma non più impeccabile: non si allenava più ormai da mesi, e il cibo, specie quello spazzatura, era diventato un compagno capace di dare conforto in momenti difficili. Aveva preso qualche taglia in più sui fianchi, e perfino sul seno; sulla fronte campeggiava qualche fastidioso brufoletto e i capelli, un tempo folti e lucenti, ora erano gonfi e di un biondiccio incerto in più punti, evidentemente danneggiati dal troppo sole preso in Australia.
    Avvolse anche Tris in un abbraccio, seppur goffo, non sapendo esattamente come aggirare il pancione. Si voltò dunque verso Olympia, un braccio ancora intorno alle spalle della mora. « Ehi, l'avresti mai detto che sarebbe stata la prima tra noi tre a mettere la pagnotta nel forno? » Io proprio no. Avrei piuttosto scommesso su di me.
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Quando le è vibrato il cellulare, ha stentato a credere di leggere effettivamente il nome di Malia sullo schermo. Stupidamente si è anche stropicciata gli occhi con le dita, a voler essere assolutamente certa di aver ottenuto finalmente notizie dall'amica. La stessa che le chiedeva di vedersi insieme a Tris per un raduno improvvisato che è andato a contribuire al calderone delle forti emozioni provate dalla rossa nell'ultimo periodo. Ha cercato di incastrare e metabolizzare tutto in quei giorni, dall'euforia della notizia che James e Byron erano finalmente liberi al cercare di stare vicino al fratello senza però stargli troppo intorno con il rischio di farlo sentire altrimenti pressato, intimando i parenti a fare lo stesso, conscia che chiunque non avrebbe voluto fare altro che quello, per potergli dare una mano come potevano. Ma è stato piuttosto chiaro: vuole i suoi spazi ed è giusto rispettarli. Per questo motivo, passata la prima settimana di stallo, essendo certa che sarebbe potuta tornare da James in pochi secondi se lui ne avesse avuto bisogno, dopo mesi di reclusione alla Tana, ha semplicemente buttato baracca e burattini dentro le due valigie, le stesse con le quali era arrivata, per tornare a casa sua. Che era in condizioni abbastanza pietose, dopo l'abbandono di entrambi i suoi coinquilini. Ma non è neanche colpa loro, era invivibile qua nei mesi passati. Di certo il più felice di tornare in quella casa, ormai fredda e moribonda agli occhi della rossa, era stato Willy Wonka, che finalmente poteva godersi i suoi spazi insieme a Vincent, senza che Elvis, il piccolo gatto randagio trovato da nonno Arthur, lo rincorresse per giocare continuamente. Olympia, dal canto suo, non era certa di esserne del tutto contenta, abituatasi ormai, volente o nolente, all'avere la famiglia sempre intorno. Ma è questa casa mia, non posso tornare indietro. Il pensiero fisso di quei primi giorni di stallo, usati per risistemare i locali e riappropriarsi, esattamente come il suo gatto, dei propri spazi e della propria vita. E si accorge, abbastanza subito, di quanto quegli ultimi mesi abbia vissuto in una specie di bolla, trovandosi quasi in un universo parallelo, lontana anni luce da ciò che era ormai la sua quotidianità, lavorando nelle retrovie per far accadere qualcosa sì, ma pur sempre e solo in attesa. Perlomeno ho preso la patente. E che non si dica che la Potter non abbia effettivamente la testa dura, tanto da riuscire a risalire in macchina dopo l'incidente avuto la sera della fiaccolata. Ma questa è un'altra storia. Ed è proprio con la macchina che si è fatta prestare da sua madre che si è avventurata su, fino alle Highlands, mettendoci più ore del dovuto, sia per la sua lentezza che per quella dell'adorabile vettura sulla quale si trova, ma è partita di casa con largo anticipo proprio per questo. Ormai lì è abbastanza di casa, tanto da sapere i nomi di tutte le vedette, per poterli salutare una ad una prima di passare oltre per avventurarsi nella Città Santa, decisa a raggiungere casa Morgenstern quanto prima. Si stringe nel cappotto, man mano che si avvicina alla destinazione, cominciando a sentire il naso sempre più freddo pur avendolo ben nascosto sotto due pesanti giri della sciarpa di lana verde che ha indosso. « Scusi signorina, chi le ha dato il permesso di essere così raggiante? » La voce di Malia la coglie alla sprovvista tanto che si ritrova a saltare sul posto per poi voltarsi verso di lei, con un caldo sorriso che si va ad aprire sulle labbra nel ritrovarla lì, a farsi da amplificatore con le mani per farsi sentire meglio. Genuina come ti ho sempre nel cuore. Con un paio di falcate un po' più lunghe del suo solito ritmo la raggiunge per tuffarsi nell'abbraccio dalla mora già preparato. « Tu mi hai permesso di essere così raggiante. » Si ritrova a commentare in un moto di dolcezza gratuita mentre la stringe forte a sé, con gli occhi appena socchiusi per il piacere di sentirla veramente lì, presente, reale e non a chilometri e chilometri di distanza. « E' mancata parecchio la tua splenditudine da queste parti. » Asserisce con affetto prima di prenderla sotto braccio per arrivare insieme alla porta di casa di Tris. « Allora, come stai? Come vanno le cose a casa? Devi aggiornarmi su un sacco di cose. » Riesce a sorridere, ora veramente quando pensa a come le cose stiano andando a casa. « Sicura che non vuoi prima avere tra le mani una bella tazza di caffè? » Inarca le sopracciglia seppur sia impossibile vederle sotto il cappellino altrettanto verde che si è lasciata scivolare ben bene sulla fronte. « Magari anche un po' corretto. » Aggiunge scherzosamente, per poi abbassare lo sguardo per stringerle la mano prima di captare una macchia rossa che l'allarma all'istante tanto da farle corrugare i lineamenti del volto. « Oh, lascia perdere. Mi sono spaccata un pochino venendo. Ma ho risolto, non ti preoccupare. Andiamo? » Un flebile campanello prende a suonare nella sua mente, mentre annuisce alla sua domanda ma non aggiunge altro riguardo lo spaccamento della mora. Evento che forse ricorda essere avvenuto giusto un'altra volta, durante le prime lezioni prese assieme. Ma poi mai più. E non ha usato la magia per medicarsi. Comincia a rimuginarci sopra, tanto da avere gli occhi persi nei primi istanti in cui Tris apre la porta. « Sei... enorme. » Quella considerazione la riporta alla realtà, facendole scuotere la testa con un sorriso
    d7a0caf754d644c00e6ff59d76b4966475b585c5
    timido che fa capolino sulla bocca che ormai liberata dalla barriera della sciarpa. « C'era mancata anche per questo, dico bene? Ciao Tris. » Le si fa vicina per depositarle un bacio sulla guancia. « Ehi, l'avresti mai detto che sarebbe stata la prima tra noi tre a mettere la pagnotta nel forno? » Ci pensa un po' su, Olympia, cercando di ricordarsi se ha mai davvero pensato in passato alle loro versioni del futuro. Se l'ha fatto, per il momento non le sovviene, presa com'è a domandarsi quanto effettivamente Malia sappia della situazione attuale nella vita di Beatrice. Inclina la testa di lato e gonfia una guancia, tentando comunque di trovare qualcosa di neutro con il quale rispondere. Un qualcosa che, per quanto si sforzi, non le viene in mente niente di delicato ma lasciare che quel silenzio si prolunghi è impensabile. « Non saprei. L'unica cosa di cui sono certa è che non vedo l'ora di conoscerla o conoscerlo. » Fissa con tenerezza la pancia di Tris per poi scivolare nei suoi occhi cangianti per qualche istante. « Ma a proposito di forni, sono passata da Mielandia. » Scuote la busta che ha in mano, lì dove sono presenti dei cookies americani ai tre cioccolati. « E sto gelando, che ci facciamo ancora qui? » Spinge scherzosamente le due ragazze verso gli interni di quella casa che ha potuto conoscere sempre meglio negli anni, prima di spogliarsi rapidamente dai vestiti di troppo. Nel sedersi sul divano e ritrovarsele davanti, Olympia sente come se un tassello mancante del puzzle si fosse appena ritrovato sotto il tappeto, dato per disperso per giorni e giorni prima di tornare al suo naturale posto. Sono cambiate, è evidente in Tris ad una prima occhiata, le è piuttosto chiaro ormai anche per Malia. « Mai avrei creduto ti saresti schiarita così tanto i capelli. » Se ne esce così, dopo aver fissato per qualche istante la Stone. « Malia bionda è un mood che non avevo mai considerato. » Continua in un sorriso bonario che si estende nel momento in cui incontro gli occhi di Tris. « Allora, da dove cominciamo? » Assottiglia lo sguardo per poi sciabolare le sopracciglia ramate. « Un giro di due domande a testa? » Un ottimo modo, a suo avviso, per rompere lentamente il ghiaccio per far affiorare degli spunti da portare avanti in quello che è sempre stato un circolo sicuro per ognuna delle tre. Perché ne hanno di cose da dire, ognuna di loro, è evidente. Prende un biscotto dalla busta aperta sul tavolino e lo spezza in più parti. « Okay, apro le danze. » Si volta allora verso Tris. « Com'è andata l'ecografia? » Questa volta si è visto se è una femminuccia o un maschietto? Poi è il turno di Malia. « Da quanto sei tornata? »
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,984
    Reputation
    +1,337
    Location
    highway to hell;

    Status
    Anonymes!
    Ottobre era finito con la stessa velocità con cui era giunto. Quei mesi passavano più in fretta del solito e al contempo, Tris aveva l’impressione che non passassero mai. Si era scoperta impaziente, nonostante avesse imparato a dominare la sua ansia rispetto al trascorrere troppo lento del tempo. Gli ultimi anni le avevano dimostrato che prima o poi le cose volgono esattamente nella direzione prestabilita se si ha la lungimiranza di giocare con un obiettivo a lungo termine. Perciò tentava di dare tregua a se stessa e al tempo. Riposare più del solito e soprattutto non fare nulla di particolarmente avventato. A dirla tutta si sentiva in forze; non c'era nulla che facesse prima e che sentiva di pregiudicarsi adesso. Stava più attenta a non compiere sforzi troppo grossi e tentava di mantenere un ritmo più equilibrato e salutare. Meno cibo spazzatura, più frutta e verdura. Era più radiosa del solito; che fosse felice era evidente, e lo era nonostante il periodo non fosse uno dei migliori. Si raccontava che la sua vita trascorresse pressoché nella stessa maniera di sempre - se si toglieva l'evidente assenza di un padre, una guerra fredda con un governo straniero, massacri e un gruppo clandestino di ribelli da tenere a bada. Si proprio tutto regolare. In mezzo a tutto quel marasma, godersi del tempo in compagnia delle sue amiche aveva tutta l'aria di un'oasi in mezzo al deserto. « Sei... enorme. » Grazie tante, bella amica che sei! Nell'aprire la porta a Malia e Olympia, Beatrice Morgenstern sorrise osservandole con un'espressione quasi commossa. Una reunion in piena regola. « C'era mancata anche per questo, dico bene? Ciao Tris. » Salutò Olympia con un bacio sulla guancia, prima di gettare uno sguardo sarcastico a Malia oltre la spalla della giovane Potter.
    f91a76a9c71d455dd44f84233760786bb421c39f
    « Boh oddio.. proprio mancata non direi. Non vorrei che si montasse la testa. » Abbraccia la giovane Stone con altrettanto affetto, posando il mento sulla sua spalla. Le era mancata sì. In verità le era mancato potersi permettere del semplice tempo in compagnia delle due amiche. Tris e Olympia, in fin dei conti, si incontravano di continuo, ma il più delle volte le loro interazioni erano sempre relegate a un qualche scopo che andava al di là del semplice passare del tempo insieme. « Ehi, l'avresti mai detto che sarebbe stata la prima tra noi tre a mettere la pagnotta nel forno? » « Non saprei. L'unica cosa di cui sono certa è che non vedo l'ora di conoscerla o conoscerlo. Ma a proposito di forni, sono passata da Mielandia. E sto gelando, che ci facciamo ancora qui? » Malia e Olympia. Per un istante Tris si fermò a guardarle e sospirò. Era davvero felice di vederle, e seppur il suo manifestare i suoi sentimenti non fosse migliorato col passare dei tempi, la gioia nei suoi occhi fu evidente. « Ma infatti entriamo. » E dicendo ciò fece loro strada verso il salotto, dove sul tavolino di fronte ai divanetti aveva preparato un piccolo buffet con un po' di stuzzichini, un paio di birre e sfortunatamente solo del succo di frutta per lei. « Lo sai che a dare dell'enorme a una donna incinta ti esponi facilmente a una crisi isterica in piena regola? Sei seriamente sopravvissuta attorno alla Carrow dicendo queste cose mentre era incinta? » Un dubbio più che lecito che in verità scanso poco dopo assestandole una gomitata sul fianco, alzando gli occhi al cielo. « Scherzo. Tornerò un figurino, promesso. Anche perché mi hanno messo pressioni sul tirar su un marmocchio. Ora minimo inizieranno a rompermi le palle sul fatto che suddetto marmocchio avrà bisogno di un padre. » I vecchi di Inverness sempre un'assicurazione. A dirla tutta a quel punto si aspettava letteralmente di tutto. Le dicerie rispetto alla scomparsa di Percy erano ormai molte, e nemmeno un luogo come la Città Santa era al sicuro dalle vecchie pettegole che davano già Tris come la nuova sedotta e abbandonata di turno. Lei dal canto suo non se ne preoccupata. L'idea di crescere un figlio da sola non l'avrebbe spaventata nemmeno se fosse stato vero. Non le manca nulla, se non la compagnia e la presenza del diretto interessato. Una volta accomodate, Tris si tuffò immediatamente sulle cibarie che Olympia aveva portato, mandando giù il tutto con un po' di succo di frutta, non provando alcuna vergogna in merito. Se già prima quelli non era problemi con cui si dava troppi tormenti, non lo faceva a maggior ragione adesso. « Mai avrei creduto ti saresti schiarita così tanto i capelli. Malia bionda è un mood che non avevo mai considerato. » Erano diverse, tutte e tre; il tempo le aveva cambiate. Per questa ragione, Tris sembrò poco stupita da quel cambiamento. Tra le tre, Malia era di certo la più propensa a cambiare. Ricorda ancora quando aveva deciso di accorciarsi i capelli per darci un taglio. Rifletté per qualche istante sulla questione; i cambiamenti drastici della giovane Stone si legavano a doppio filo a ciò che accadeva in generale nella sua vita. Che non fosse stato un periodo semplice per Malia, Tris lo sapeva. Quando e semmai avrai voglia di parlarne, io - noi, ti ascolteremo. « Aspetta che lo venga a scoprire Dean. Ti prenderà in giro a vita per questa tua parentesi. Però.. secondo me stai bene. Ti illumina il viso. » Era certa che Malia nel suo pieno splendore era mora, ma un cambiamento ogni tanto fa bene. Come quella volta che mi era preso il colpo di testa e mi ero fatta le ciocche rosa. Orribile. Più che orribile, era completamente out of character. Non riusciva proprio a vedercisi con quei capelli, Tris, e infatti aveva chiesto alla stessa Malia di tingerle i capelli qualche mese più tardi, per tornare al suo naturale mogano scuro. Tra una chiacchiera e un'altra arriva la fatidica domanda. « Com'è andata l'ecografia? » A domanda diretta, Tris sospira, sfoderando uno smagliate sorriso a trentadue denti, mentre si alza in piedi, un po' appesantita, estraendo da uno dei cassetti della di uno dei mobili presenti in salotto, alcune fotografie che in movimento, che porge alle due ragazze. « Cinque mesi di pura salute. Sta andando bene e.. » Rullo di tamburi per favore, è una notizia super importante e bisogna dare alla questione il giorno peso: « ..è maschio. » Gli occhi di Tris brillano di eccitazione. Quando aveva scoperto della gravidanza, il sesso del bambino non aveva ancora alcuna importanza. Non ci aveva pensato, né si era chiesta se fosse meglio un maschio o una femmina. Sperava solo che tutto andasse per il meglio. « Praticamente sto contribuendo al proseguo del patriarcato. » Alzò gli occhi al cielo e sospirò, prima di accarezzarsi con gentilezza il pancione. « Prometto però di crescerlo in modo tale da essere meno basic rispetto agli esemplari che sono toccati a noi a più riprese. » Ma chissà. Per quel che ne so potrebbe diventare un grandissimo disgraziato o un pezzo di cuore. Solo il tempo saprà dircelo. Attese che Malia raccontasse loro circa le novità nella propria di vita, prima di voltarsi verso Olympia. « E la tua famiglia? Come se la passa? I giornali hanno smesso di darvi la caccia? » Si inumidisce appena le labbra per poi rivolgersi ad entrambe con un che di leggermente infastidito. « Diversi giornalisti hanno chiesto anche a Byron dichiarazioni.. non sono molto contenti del suo silenzio stampa. Ma d'altronde, ancora non riescono a fare i conti neanche col mio.. pensano che sia una qualche forma di strategia politica. » Beh.. che dire. E' un attimo che si inizia a scrivere di complotti. « Chiusa parentesi complotti di stato. Voglio sapere dei vostri piani. E di come sta andando fuori da qui.. non posso uscire molto ultimamente. » La città è l'unico posto dove sono al sicuro. E adesso, a quanto pare, devo giocare sul sicuro. Almeno per qualche altro mese.


     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    C'era qualcosa di incredibilmente familiare, avvertì Malia, nello stare sedute comodamente nei divani di casa Morgernstern, addentare senza ritegno i biscotti di Mielandia, e farsi domande a ruota libera. Quello scenario le riportava in mente in maniera quasi immediata le lunghe nottate in bianco trascorse sedute in cerchio sul pavimento della loro stanzetta nella torre di Grifondoro, avvolte da una nuvola di fumo dall'odore invitante, tra risate e giochini stupidi. Quelle stesse serate che cominciavano quasi per scherzo, per passare il tempo quando non avevano il permesso di uscire dal castello, e finivano sempre allo stesso modo: tutte quante bivaccate sul letto di una delle tre, confuse dai fumi dell'alcol, a biascicare massime sull'etica e sul senso della vita. E di norma, tutti i grandi exploit esistenziali a cui le tre Grifondoro si lasciavano andare nel corso degli anni avevano origine da osservazioni banali, prese in giro, giochi idioti inventati sul momento.
    I presupposti parevano gli stessi, con qualche differenza fondamentale: non erano più tre sedicenni ubriache e annoiate nel cuore della notte, bensì delle ultraventenni più che sobrie in pieno pomeriggio, delle quali una più che incinta, l'altra sposata e già divorziata, e Malia... Era Malia. Per un istante si ritrovò a pensare, guardando le sue migliori amiche davanti a sé, che forse la sua vita non aveva fatto grandi passi avanti dai tempi di Hogwarts. Aveva vissuto le sue esperienze, certo, ma aveva ancora la sensazione di brancolare nel buio, senza direttive chiare. Olympia e Tris in quel momento le parvero così compite, così rifinite, come un bel disegno pronto per essere colorato. Di fronte a loro si dipanava un futuro certo, o quanto meno ben delineato, seppur a grandi linee; Malia sentiva di non avere niente di tutto ciò. Barcollava da una parte all'altra, imboccava una strada nuova e poi se ne pentiva, tornando sui propri passi; ci riprovava, e tutto finiva per aria. In quel piano di lavoro lei si sentiva un bozzetto a matita un po' bruttino, pieno di errori e scarabocchi, accartocciato più volte e lasciato in un angolo, incompiuto. E per quanto per indole non fosse solita costruire paragoni tra se stessa e gli altri, quei pensieri la coglievano in un momento particolare, tale che perfino la temeraria e cocciuta Malia Stone ogni tanto era capace di farsi vincere dalle insicurezze.
    Piegò le labbra in una smorfia poco convinta, nell'udire i complimenti delle amiche sulla sua chioma. « Grazie per i complimenti, ma non è necessario addolcire la pillola. » Ti illumina il viso. Come no. Raccolse tra il medio e l'indice una delle tante ciocche sfibrate e piene di doppie punte che rendevano i suoi capelli un informe ammasso bicolore. « Lo so che fanno cacare. Devo tagliarli, è che non ho avuto la testa di pensarci. » Si strinse nelle spalle, liquidando così l'argomento. C'erano cose più interessanti su cui soffermarsi, come l'ultima ecografia della Morgernstern.
    « ..è maschio. Praticamente sto contribuendo al proseguo del patriarcato. » Sgranò gli occhi, colta di sorpresa da quella informazione. « Prometto però di crescerlo in modo tale da essere meno basic rispetto agli esemplari che sono toccati a noi a più riprese. » Un enorme sorriso le illuminò il volto, mentre si allungava sul divano per stringere l'amica in un abbraccio caloroso. « Mamma mia Tris, non ci credo. Che bello! » esclamò, sinceramente commossa, le parole quasi soffocate da quell'abbraccio. Le sembrava tutto incredibilmente surreale, e, sebbene a tratti provasse una strana nostalgia, quella notizia la riempì di gioia. « Secondo me un maschio è sempre meglio, sai? Metti che poi era femmina, e finiva per crescerti tipo principessa fru fru, come la mettiamo? » Non dimentichiamoci che il padre è pur sempre Watson. Questa battuta, però, decise di lasciarla inespressa, se non altro perché non le era ancora chiara la questione tra Tris e Percy, e, almeno per quel pomeriggio, non aveva nessuna intenzione di riportare a galla l'argomento, malgrado l'ovvia curiosità. « Meglio così, te lo dico io. »
    « Da quanto sei tornata? » La Stone spostò lo sguardo su Olympia, ritrovandosi ad esitare per un momento. « Da Settembre » rispose brevemente, stringendosi nelle spalle. Non voleva mostrarsi nervosa. Era certa che, prese com'erano state dalle loro vite, né Tris né Olympia si sarebbero risentite per quella risposta, ma le dispiacque comunque dover ammettere che si trovava a Londra da più di due mesi, e se ne era rimasta tutto il tempo per i fatti propri senza farsi sentire.
    « E la tua famiglia? Come se la passa? I giornali hanno smesso di darvi la caccia? » Fu contenta di quella curiosità di Tris, in primis perché si trattava di informazioni che desiderava conoscere, e un po' anche perché, almeno per il momento, preferiva di gran lunga ascoltare delle vite delle amiche piuttosto che parlare della propria. « Come stanno tutti quanti? Albus? James? » domandò di seguito, ancor prima che la rossa rispondesse, ponendo un'enfasi particolare sul nome del maggiore dei fratelli Potter. Se con Albus aveva avuto modo di comunicare ampiamente, nei mesi precedenti, di James aveva avuto notizie sporadiche, poco chiare e sinceramente preoccupanti. Aveva capito, col tempo, che le informazioni che i suoi amici potevano condividere con lei per via telematica erano più che limitate; ed essere consapevole di conoscere solo una parte della verità, mentre una persona a lei cara se ne stava chiusa in una cella ad Azkaban, era stato più che frustrante.
    « Diversi giornalisti hanno chiesto anche a Byron dichiarazioni.. non sono molto contenti del suo silenzio stampa. Ma d'altronde, ancora non riescono a fare i conti neanche col mio.. pensano che sia una qualche forma di strategia politica. » Di questioni come quelle di cui parlava la Morgernstern, Malia c'aveva sempre capito ben poco. Il suo ruolo, in tutti i conflitti che negli anni si erano creati tra la sua cerchia e altre entità, che fossero la stampa, l'opinione pubblica, un governo despota o un castello infestato, era il medesimo: il soldato. Malia faceva quello che le veniva detto, con zelo e dedizione, combatteva fino allo sfinimento, ma non era capace di visione strategica - motivo per cui rimetteva tutto nelle mani di Olympia e Beatrice, le quali, su questo fronte, erano più che ferrate. « Prima o poi dovrete spiegarmi che diavolo è successo. » Aveva letto qualcosa dai giornali, ma ci aveva capito meno di niente. Malfoy era morto e - chissà per qualche astruso motivo - qualcuno aveva deciso di puntare il dito, in maniera del tutto arbitraria, contro due persone che palesemente non potevano c'entrare niente con la questione. E le aveva sbattute nel carcere di sicurezza massima del mondo magico. Così. A caso. Questo era tutto ciò che la Stone aveva inteso della faccenda, ed era evidente le mancasse qualche pezzo. Si strinse nelle spalle. « Anche se, onestamente, un po' me lo immagino. Alla fine è sempre la stessa storia del cazzo. Se la prendono col primo che capita e non gliene frega un accidenti del vero colpevole, no? » Era sempre stato così, d'altronde. Così Edmund Kingsley aveva potuto fare ciò che voleva, e la colpa era ricaduta sui ribelli; lo stesso era avvenuto con la faccenda dello Shame, che aveva agito impunemente per mesi, mentre qualcun altro al potere si preoccupava di bandire l'uso dei cellulari. Col tempo Malia aveva maturato la convinzione che non esistesse giustizia in quel mondo, e con essa era nata in lei anche una sorta di rassegnazione in merito. È sempre stato così e non cambierà mai nulla. L'unica cosa intelligente che si può fare è andarsene.
    E così aveva scelto di fare, la giovane Stone: e più il tempo passava, più informazioni raccoglieva, più si convinceva che la scelta di voltare le spalle a quel mondo tanto attraente ma altrettanto malato fosse quella giusta. In fondo, si diceva, lei una via d'uscita ce l'aveva sempre avuta. Lei aveva la fortuna di conoscere altro, e la vita al di fuori della dimensione magica non le era mai dispiaciuta in fondo. Quando Tris chiese dei loro piani futuri, non esitò nel dire: « Io sto lavorando da Whittard's. » Guardò entrambe per qualche istante, poco sorpresa di vedere un filo di confusione nei loro sguardi. « È una caffetteria babbana. A Covent Garden. È molto carina, dovreste venire qualche volta. Magari quando tu puoi ricominciare a muoverti » accennò verso Tris, addentando poi il cookie che aveva tra le mani, nervosamente. « Non voglio più giocare a Quidditch » confessò poi, con una stretta di spalle, senza poter trattenere un sospiro compunto. Ed era convinta di crederci davvero, in quello che diceva, la giovane Stone. Appendere al chiodo i guanti e il manico di scopa era stato quasi liberatorio, per quanto doloroso. « Non lo so cosa voglio fare. Devo pensarci. Forse provo a prendere il diploma babbano. Una mia collega ha detto che senza non vado da nessuna parte. E poi magari posso trovarmi uno di quei lavori in ufficio, sapete, che pagano un po' meglio. Tipo la segretaria. Ho visto che ci sono dei corsi serali, vicino casa mia. Magari provo con quello. » Si strinse nelle spalle, con finta naturalezza. Si voltò poi verso Olympia, in attesa che la rossa esponesse i suoi piani futuri.
    « Bene! E' il mio turno » esclamò infine, con grande energia. « Voglio sapere da te » indicò Tris « come mai non puoi uscire da qui? È successo qualcosa? E da te, invece... » Si fermò un attimo, pensierosa, posando lo sguardo su Olympia. « Come va con Peter? Anzi, riformulo: va ancora con Peter? Nei dettagli, grazie. » E così dicendo le rivolse un sorriso birichino, perché fino a quel punto si era trattenuta, e aveva ovviamente prediletto notizie più importanti, come lo stato di salute di Olympia e dei suoi cari - ma entrambe sapevano bene quanto la Stone fosse, prima di tutto, una gran comare.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]scusate, ci ho provato a essere sintetica.
    i'm a weak bitch
     
    .
  5.     +2    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Lo so che fanno cacare. Devo tagliarli, è che non ho avuto la testa di pensarci. » Piega le labbra in un sorriso mesto. « Quando vuoi, lo sai che queste signorine sono ad una chiamata di distanza. » Alza indice e medio della mano sinistra, avvicinandoli e allontanandoli in un'eloquente sforbiciata. In fondo quello è un talento che nonna Molly ci ha sempre tenuto un sacco a passarle. "Avere qualcuno in casa che sa tagliare i capelli fa sempre comodo. Metti caso che un giorno arriva una pandemia globale che ci costringe a casa per mesi e mesi...Chi lo sente poi tuo padre con quel cespuglio che si ritrova in testa? Ginny cara, vieni qui che insegno pure a te." Di certo, comunque, non sarebbe la prima volta che mette mano ai capelli dell'amica, la stessa a cui rivolge un'occhiata piena di trepidazione nell'attendere che Tris risponda alla sua domanda. « ..è maschio. Praticamente sto contribuendo al proseguo del patriarcato. Prometto però di crescerlo in modo tale da essere meno basic rispetto agli esemplari che sono toccati a noi a più riprese. » Si ritrova a sorridere estasiata, batterebbe le mani felicemente se non ne avesse allungata una a stringere quella della ragazza, lasciando che la sua contentezza fluisca in quel piccolo gesto d'affetto. « Secondo me un maschio è sempre meglio, sai? Metti che poi era femmina, e finiva per crescerti tipo principessa fru fru, come la mettiamo? » Ci pensa un po' su, la rossa, mentre prende un sorso di succo di frutta. Lei non sa se avrebbe una preferenza specifica, non dopo aver il costante esempio sotto gli occhi dei suoi nipoti, così diversi nei gusti quanto speciali nelle osservazioni che a turno sembrano captare dal mondo che li circonda. « Cielo ma ve li immaginate, lui e Jay a scorrazzare per le foreste delle Highlands? Con Lily che corre loro dietro perché non c'è santo che tenga, deve giocare anche lei. » Il pensiero le fa illuminare gli occhi di emozione, come succede sempre quando pensa al futuro dei piccoli marmocchi. « Inverness deve prepararsi all'uragano che l'aspetta. » Dice senza rendersene conto, deglutendo non appena si accorge di quanto quella frase possa essere interpretata in vari modi allo stato attuale. Incontra gli occhi chiari della Morgenstern e le sorride, scrollando la testa. Non ti preoccupare, non sei sola. In quel momento, sotto tutti gli aspetti possibili, quella non è una promessa ma una garanzia.
    « Da Settembre » Oh. Che ci fosse sotto qualcosa, quando di punto in bianco le loro comunicazioni si sono interrotte, Olympia se l'è immaginato, ma una volta capita la volontà dell'amica di rimanere entro i propri spazi, senza troppe interferenze esterne, farsi da parte è stato naturale. Aspettando. Ultimamente non ho fatto altro che aspettare. Pensa fissando gli occhi su un quadro dietro le loro spalle. Vorrebbe chiederle cosa sia successo, perché è tornata senza dire nulla ma all'istante chiederle dove vive è forse la cosa che più le interessa. Però arriva il turno di Tris e la sua attenzione viene richiamata dal suo tono di voce. Piega la testa di lato, con un'espressione quasi sarcastica a piegarle le labbra. « Ti pare che la stampa ci lascia in pace? Se prima era più o meno facile scappare dal gruppetto di giornalisti appostato per avere una dichiarazione dalla famiglia di James Potter, ora l'assedio fuori dalla Tana, a Godric's Hollow, a Hogsmeade, davanti al Ministero è continuo. Ieri mia nonna è uscita con il manico della scopa pronto a darlo in testa ad un tizio che stava nascosto tra i cespugli, oltre il perimetro. » Il pensiero, per quanto critico il contesto, le fa sbuffare fuori una risata. « Ce ne fosse uno che avesse chiesto come sta veramente James. No, a tutti interessa solo com'è stato, cosa farà ora. » Se accetterà il risarcimento e soprattutto, "a quanto ammonta, signorina Potter? Cosa ci può dire a riguardo?" Non si accorge nemmeno di aver serrato i denti fino a quando non si rilassa e piega la testa di lato nel guardare Malia. « Albus sta bene, è completamente sommerso di lavoro in questo periodo, anche solo per bilanciare con la verità le cavolate che altri giornali stanno scrivendo, giusto per vendere qualche copia in più. » Si umetta appena le labbra prima di proseguire nella parte più dura. « James sta. Vuole riconquistarsi i suoi spazi, vuole farlo giustamente da solo, ma non è sempre semplice non stringerglisi intorno anche per la minima cosa. » Noi siamo abituati a fare fronte compatto, agli abbracci di gruppo, quelli asfissianti come quelli della zia dal profumo forte al pranzo di Natale. « Sta reagendo meglio di quanto mi aspettassi comunque. Avevo paura si potesse perdere, in qualche modo. » Non so, credo che io mi sarei persa nella mia testa. Si ritrova a torturarsi le dita. « Ora ha bisogno di un po' di aria ma sono certa che sarebbe felice di rivederti, un giorno o l'altro. » E' piuttosto vaga ma sorride alla mora - non più tanto mora - sapendo bene quanto fossero legati un tempo. « Diversi giornalisti hanno chiesto anche a Byron dichiarazioni.. non sono molto contenti del suo silenzio stampa. Ma d'altronde, ancora non riescono a fare i conti neanche col mio.. pensano che sia una qualche forma di strategia politica. » Annuisce, l'angolo destro si tende leggermente verso l'alto in un sorriso quasi sibillino. « Il silenzio è quasi più spaventoso di una spada. » Pausa. « A proposito, come sta Byron? Ho pensato di scrivergli per non piombargli a casa.. » ma ancora non l'ho mai fatto. Il motivo, vuoi o non vuoi, è lo stesso che la porta spesso a scappare dallo sguardo scuro del fratello. Un non trovare le parole adatte misto ad un particolare senso di colpa nel non essere riuscita ad agire in alcun modo al di là dell'attesa. « Prima o poi dovrete spiegarmi che diavolo è successo. Anche se, onestamente, un po' me lo immagino. Alla fine è sempre la stessa storia del cazzo. Se la prendono col primo che capita e non gliene frega un accidenti del vero colpevole, no? » La rossa non può che lanciare un'occhiata lunga ma discreta a Tris. « Un po' difficile da credere che siano stati i primi che gli siano capitati sotto. » Si ritrova a commentare aggiungendo al suo tono una sfumatura leggera, del tutto derisoria mentre alza le sopracciglia in direzione di Malia. Non prova alcuna ansia nell'esprimere i suoi veri pensieri di fronte a lei, sentendosi pienamente al sicuro in quel triangolo. « Di certo la seconda parte sembrerebbe corrispondere anche se, stando agli atti, hanno seguito tutte le procedure del caso. "Ma sono stati plagiati" -» virgoletta con le dita l'ultima frase «- a quanto pare qualcuno si è messo in mezzo. » Parecchio contorto vero?
    La conversazione scivola lentamente, grazie all'intervento di Tris, su un terreno che ad Olympia appare più tranquillo prima di sentire la risposta di Malia. Una risposta che dapprima la rende euforica di vedere il suo nuovo posto di lavoro per poi portarla a corrugare le sopracciglia dalla confusione nell'ultima parte. « Non lo so cosa voglio fare. Devo pensarci. Forse provo a prendere il diploma babbano. Una mia collega ha detto che senza non vado da nessuna parte. E poi magari posso trovarmi uno di quei lavori in ufficio, sapete, che pagano un po' meglio. Tipo la segretaria. Ho visto che ci sono dei corsi serali, vicino casa mia. Magari provo con quello. » Non può non avvertire un'ondata di decisamente poca naturalezza mista a qualcosa di più doloroso fluire da Malia. Tenta di chiudere il canale che permette di accedere direttamente alla sua mente mentre la mente prende a macchinare, processando i pensieri che le parole di lei le hanno suscitato. Dopo quanto le è parso di capire sia successo in Australia, è quasi naturale che Malia non voglia tornare a giocare a Quidditch. Non nell'immediato certamente. Era questo ciò che era stata portata a credere Olympia ma il proseguimento naturale che la mora aveva dato a quell'affermazione la lascia di stucco. Perché sì, Malia adora cambiare, è forse quella più incline tra le tre a farlo con maggior predisposizione, senza farsi venire un colpo ogni qualvolta le si presenta l'occasione di saltare a fare qualcosa di diverso, più entusiasmante, più stimolante. Ma questo è uno strappo netto. Decide comunque di starsene zitta, per il momento, ligia così alle regole del gioco. « Io ho trovato un lavoretto al Ghirigoro. Avete davanti ai vostri occhi la vostra commessa di fiducia, pronta a prenotarvi o mettervi da parte qualsiasi libro voi vogliate. » Apre le mani all'infuori, facendole danzare come se quello non fosse altro che uno stacchetto di cabaret. « E Caroline, la responsabile del rifugio di Hogsmeade, mi ha chiesto se le do una mano in più sotto Natale. » Prosegue, conscia del fatto che stia riempiendo ogni istante della propria vita, quasi a non volerne lasciare nemmeno mezzo nel quale poter respirare. « Ovviamente l'invito è esteso. » Guarda fisso Malia per qualche istante prima di voltarsi verso Tris. « Posso comunque riempirti di foto di cuccioli, sempre che gli ormoni ti assistano. » Io pure senza quelli piango ogni volta che vedo un cucciolo di qualcosa fare cose a caso. Si stringe nelle spalle ridacchiante, cercando poi con gli occhi il
    fbd6b3a5a07e2fbcddd88a831f3c7d6b7ae864c3
    gatto di Tris, lì da qualche parte. « Come va con Peter? Anzi, riformulo: va ancora con Peter? Nei dettagli, grazie. » La prima reazione, la più quotata, è quella che le tinge le guance di una tinta rosata, la sfumatura del piacevole imbarazzo che quella domanda le suscita. Quel saltare da un argomento importante e serio a qualcosa di più leggero, da condividere con le altre, è la cosa che più le è mancata di quei loro momenti condivisi negli anni. Prende allora un sorso di succo, poi smangiucchia nuovamente il biscotto, guardando prima l'una poi l'altra volendo creare una palese bolla di suspense, intervallata di tanto in tanto da un « Aspettate eh! » e un « Ci sono quasi, eccomi. » Alla fine scoppia a ridere, si siede meglio sulla poltrona, alla ricerca della posizione più comoda. « Per un periodo non è andata, per niente. Ma proprio male male. Dopo il Golden Match c'è stato un blocco improvviso. » Comincia a raccontare la prima parte di cui Tris è già a conoscenza. « Poi però siamo riusciti a parlarci, di tutto quello che non ci eravamo mai detti. E' stato bello, liberatorio, ho scoperto un lato di lui che non avevo ancora conosciuto e mi è piaciuto davvero tanto. Quindi ti direi che sì, ora va, decisamente bene. » Non è un tipo scaramantico, Olympia, di quelli che dicono le cose sottovoce per paura che l'idillio vada in frantumi da un momento all'altro. Guarda entrambe le amiche con le gote arrossate ma con gli occhi evidentemente brillanti. Okay, forse è troppo. « Se vuoi sapere altro, non saprai altro perché non è ancora successo quello che vuoi sapere se è successo. » La fissa con un'espressione piuttosto eloquente prima di fare su e giù con le sopracciglia. « Posso però dirti che ora stiamo insieme, ufficialmente. C'è un bigliettino a casa sua che ne attesta la validità, c'è anche la data. » Questa volta scoppia a ridere perché, nell'angoscia generale che il banchetto d'inizio anno ha rappresentato per lei, quel post it e l'imbarazzo di Peter nell'approcciarsi a tutta quella storia segnano nella sua mente uno dei più bei ricordi di sempre. La palla, in quel momento, è tornata a lei. Scivola tra lo sguardo scuro di Malia e quello cristallino di Tris per soffermarsi su quest'ultimo. « Hai già pensato al nome? » Comincia a dire. « Perché sennò, potremmo provare ad ispirarti con qualche idea, così, a caso, su due piedi. » Guarda poi Malia, facendole cenno di darle manforte. In fondo, per quanto Tris non sia assolutamente tipo dalle classiche feste pre nascita, quello potrebbe essere un bellissimo momento da ricordare in futuro. Chissà, magari una tradizione da tramandarci se e quando capiterà anche a noi. « Non lo so, butto lì: potremmo prenderci tipo un po' di tempo per scrivere tutte un tot di nomi a testa, che ci ispirano per il piccoletto, che abbiano un significato particolare, che ci piacciono e basta. Poi tu valuti e cerchi di capire se c'è qualcosa che può effettivamente piacerti per lui. » Lascia che lo sguardo smeraldino passi da una all'altra ragazza prima di prendere un altro piccolo morso del biscotto al cioccolato fondente che ha lasciato a poltrire fino a quell'istante in un tovagliolino sopra le gambe. « Tu invece perché stai scappando dal mondo magico? » Non usa mezze parole o scorciatoie mentre fissa la Stone con gli occhi verdi confusi. « Adoro il mondo babbano, sai che io per prima avevo scelto di viverci tutta la mia vita, ma perché ora? Perché così? » Cos'è successo veramente?

     
    .
4 replies since 14/11/2021, 14:27   125 views
  Share  
.