Mirror of Erised

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    «E' meglio se ne bevi un po'.», commenta Arthur, consegnando a Karma la propria razione di Polisucco e un capello procuratosi nel corso di una passeggiata per le vie della Londra babbana. «Per non doverti concentrare troppo sul mantenere una forma fisica diversa attraverso la Metamorfomagia., perché, credimi, avrai ben altro su cui doverti concentrare - riflette. Beve dunque la pozione, assumendo le sembianze di un babbano incrociato al bar alcuni giorni fa. Attende che anche Karma sia pronta, anticipandole il motivo di quella scelta mentre indossano la giacca: «Ti avevo detto che non avremmo parlato del motivo, ma che avremmo semplicemente fatto delle cose insieme.», utilizza il termine cose anche se, in realtà, il marchio dei ribelli non gli impedisce di proporre ad un'altra persona di allenarsi insieme. Quello che, in fondo, i due futuri sposi si accingono a fare. «La Polisucco ci evita delle grane inutili. Siamo soltanto due amici che frequentano una palestra.», il fatto che Bobbie ne sia a conoscenza e che abbia riservato una sala per noi è un dettaglio che non c'è bisogno di divulgare. D'altro canto, se il signor Weasley ha intenzione di continuare ad indagare sui conti in tasca del Ministero, mantenendo il privilegio di Auror con la fedina penale immacolata, farsi beccare al centro di addestramento Polis, che porta il nome della lycan Barbara Herondale, non è la scelta migliore. Ciò non toglie, però, che il Polis resti comunque il sito più tecnologicamente avanzato dove trovare tutti gli strumenti per allenarsi. Ed è per questo che stanno andando lì. «Pronta, Melanie Bishop?», domanda Arthur a Karma, prima di intrecciare le dita della mano destra alle sue e smaterializzarsi nelle vie di Hogsmeade. La registrazione al Polis non impiega loro troppo tempo, motivo per cui possono subito dirigersi ai rispettivi spogliatoi per depositare gli zaini negli armadietti e portare con sé solo l'essenziale. Bacchetta compresa, chiaramente. Fatto questo, Arthur domanda ad un inserviente dove si trovi la sala ventuno. Il numero lo fa sorridere - ventuno dovrebbe diventare il "nostro" numero - riflette, in merito all'evento del matrimonio Arma che, fino a prova contraria, dovrebbe tenersi il giorno del solstizio d'estate dell'anno prossimo. « Seguitemi. », camminano un po' tra i corridoi, scendono ad un piano sotterraneo e, alla fine, eccoli lì. « Sala privata ventuno. Avete due ore. », Arthur annuisce, chiudendosi la porta alle spalle. Sono completamente soli e, ne è certo, lo saranno per le prossime due ore. Bobbie non lo tradirebbe mai. E, in ogni caso, la Polisucco reggerà il tempo che basta.
    «Quando vuoi.», rompe il ghiaccio il Corvonero, dando il tempo a Karma di realizzare dove si trovino e cosa potrebbe accadere da quel momento in poi. La stanza pare completamente vuota. In realtà, di lì a qualche secondo, si sarebbe materializzato uno schermo sottilissimo e quasi galleggiante. Anzi, più che uno schermo, uno specchio. Arthur sorride: è tecnologia davvero all'avanguardia. Non si sarebbe mai atteso una replica così fedele a ciò che solo in pochi hanno avuto la possibilità di osservare. Lo Specchio delle Brame. «Guarda dentro.», suggerisce Arthur. Tuttavia, si sente in dovere di aggiungere dell'altro, consapevole della prova cui sta per sottoporla. «Non è bello come sembra, Karma.», indipendentemente da ciò che vedrà la Paciock, deve prepararla al fatto che, nel giro di poco, lo perderà. Lo Specchio delle Brame consente di visualizzare ciò che di più caro si ha al mondo. La versione modificata appositamente per Arthur, presente al centro Polis, funziona allo stesso modo, con l'eccezione che, l'istante successivo, lo distrugge, letteralmente. Svuota di tutto ciò che si desidera. Ed è a questo che Karma deve essere preparata: ad affrontare la perdita. Le paure. A combattere quando la speranza sembra morire. «Adesso guarda me, Melanie.», le lancia quell'assist, Arthur, ricordandole che è solo una simulazione. La chiama con un nome che non è il suo, focalizzando l'attenzione su di sé. «Dobbiamo duellare.», sfodera la bacchetta, assumendo la posizione di guardia.
     
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    «E' meglio se ne bevi un po'.» Lancia un'occhiata alla fiala che gli sta porgendo Arthur e l'istinto di rispondergli che non ne ha bisogno è forte, convinta di conoscere e saper padroneggiare al meglio il suo dono naturale. «Per non doverti concentrare troppo sul mantenere una forma fisica diversa attraverso la Metamorfomagia. Quell'ulteriore informazione la lascia leggermente di stucco, come d'altronde quell'intera situazione nella quale lei brancola letteralmente nel buio. Ha accettato di non sapere eppure ogni volta che Arthur ne parla, sapendo, il fastidio non si palese all'esterno ma la punzecchia lentamente all'interno. Miseriaccia, rimanere all'oscuro delle cose non fa proprio per me. Pensa piuttosto scocciata mentre stringe i denti e annuisce senza dire nulla - di certo un comportamento non da lei -, bevendo quello schifo tutto d'un sorso. «Ti avevo detto che non avremmo parlato del motivo, ma che avremmo semplicemente fatto delle cose insieme. La Polisucco ci evita delle grane inutili. Siamo soltanto due amici che frequentano una palestra.» Karma si ritrova a piegarsi in avanti, le mani che si arpionano al piano della cucina, le stesse che stanno cambiando sotto i suoi occhi insieme al resto del corpo. Mi sto accorciando. Ha il tempo di pensare quando si ritrova a cadere dentro i propri stessi vestiti. Ottimo. « Immagino che la Polisucco non sarà sempre a portata di mano se...-» se cosa? Non ho la minima idea di cosa stiamo parlando «- le cose dovessero mettersi veramente male. » Osserva con un'alzata di sopracciglia prima di salire al piano superiore per recuperare una tuta che le stia abbastanza aderente da non sembrare una bambina nei vestiti della propria madre. Si dà giusto un'occhiata veloce allo specchio e pensa che avrebbe potuto tirare su quel trucchetto alla perfezione, senza il bisogno di una pozione. « Quindi, magari, la prossima volta potrebbe essere utile lasciarmi fare le due cose insieme. » Puntualizza con una punta di scherno mentre ridiscende le scale fissando le sue nuove sembianze. Storce leggermente il naso. No, decisamente preferisco l'originale. Gli prende comunque la mano, così diversa a contatto con la propria decisamente più piccola del normale. « In fondo non sono mica un uomo. » So fare perfettamente più cose insieme. Alza le sopracciglia sotto la frangetta bionda, allusiva. «Pronta, Melanie Bishop?» « No dai, Melanie no. Kate. Kate Bishop sì che suona alla grande. » La sua voce si perde nel turbinio della Smaterializzazione mentre pensa che sì, la vera identità di Occhio di Falco di sicuro le calzerebbe a pennello. La registrazione al Polis non riesce a stuzzicare la sua attenzione, non come lo stabile perlomeno, quello che ha sempre visto da fuori ma in cui mette piede per la prima volta in quel momento. Gli occhi scuri si poggiano ovunque ci sia qualcosa d'interessante e che vale la pena di soppesare mentre si avviano verso quello che le sembra essere il piano inferiore, capitanati da un addetto che non li fa perdere in quel labirinto. « Sala privata ventuno. Avete due ore. » Alza le sopracciglia, Karma, in una delle sue classiche espressioni da "non impressionata per niente". Faccia che cambia leggermente mentre il silenzio della stanza in cui si trovano si appropria di tutto, persino di loro. La ragazza si ritrova a girare su se stessa, il viso all'insù mentre cerca di capire cosa dovrebbero fare lì dentro. E' vuota, non c'è un minimo arnese, strumento, attrezzo che dovrebbe farle capire cosa succederà da lì a pochi minuti ma non ha intenzione di esprimere ancora una volta la sua confusione. O il suo non sapere. Il suo orgoglio intende risparmiarselo decisamente. Così incrocia semplicemente le braccia sotto il seno, voltandosi poi a fissare Arthur. « Quindi, Seth, perché ci troviamo qui? » Lo chiama con il nome con il quale si è registrato, un cipiglio divertito ma piuttosto marcato a delinearle le sopracciglia. Ma non appena chiude bocca, si materializza di fronte ai suoi occhi una lastra sottile che dapprima pensa essere uno schermo di un televisore ma poi ne riconosce la cornice, fin troppo dettagliata nei suoi intarsi. Gli occhi vagano dall'oggetto ad Arthur. E' quello che penso? «Guarda dentro.» Per un attimo ha la tentazione di scuotere il capo. Lo Specchio delle Brame rivela ciò che il cuore veramente desidera. Suo padre una volta le ha raccontato che i suoi migliori amici vi si era specchiati dentro, quando lo specchio era ancora al castello. "Io di certo avrei visto nonna Alice e nonno Frank che mi riconoscevano e finalmente mi parlavano". Quel racconto le ha lasciato una sorta di cicatrice addosso e il pensiero di poter fare quell'esperienza la turba proprio in funzione delle parole del padre. «Non è bello come sembra, Karma.» Appunto. Il pandemonio che ha in testa è tanto, quasi quanto il suo volerci capire qualcosa. Per questo, un passo alla volta, si posiziona davanti alla superficie riflettente e si guarda. All'inizio non accade nulla, è solo lei sotto mentite spoglie che si scruta con fare inquisitorio. Poi lentamente vede avvicinarsi una figura. E' Arthur che l'abbraccia da dietro e le bacia il collo, mentre due piccole nanette giocano a rincorrersi intorno a loro. Lei ha un distintivo all'altezza del petto. Fa un passo avanti giusto per leggere meglio cosa vi è scritto. Karma Weasley, astronauta. Ora che lo vede non è più tanto spaventata, non quando i suoi sogni sono sempre stati così palesi a chiunque perché lei non ne ha mai fatto mistero. La sensazione è strana ma piacevole tanto che si ritrova a sorridere, felice. Ha tutto ciò che ha sempre desiderato lì, a giusto un palmo di distanza. Ed è proprio la mano che allunga, come a voler toccare quel sogno, così tanto raggiungibile e accessibile da averle fatto dimenticare che non è altro che un'illusione. Appena tocca la superficie fredda con i polpastrelli, la visione cambia. Va in frantumi, con Arthur e le bambine che vengono colpiti da pallottole silenziose e la sua versione nello specchio si accascia e urla, strappandosi di dosso il distintivo per poi abbracciare i corpi
    esanimi. Scuote la testa, la vera Karma, facendo un passo indietro con gli occhi sbarrati. «Adesso guarda me, Melanie.» Melanie. Già, non sono lei, è tutto finto. Si racconta e si rassicura così, sbattendo le ciglia e tornando piuttosto presente a se stessa. E' tutta una finzione, è vero eppure gli occhi scuri di lei sono ancora pieni di dolore e di qualcos'altro. « Ma non ho visto i sogni di Melanie lì dentro. » Non posso essere così distaccata. Io non sono te. Non sono brava come te. Sembra un'accusa sotto mentite spoglie. Risentimento, è questo il qualcos'altro. Erano i miei sogni, non i suoi, quelli che ho visto morire. «Dobbiamo duellare.» Viene presa in contropiede dal suo mettersi in posizione offensiva, con la bacchetta in bella vista. Eppure il suo cervello risponde in automatico, con la mano che fugge ad agguantare la propria, incastrata fino a quel momento sotto la felpa. « Perché? » Poi si ritrova a commentare, abbassando la bacchetta fino a farla penzolare lungo il fianco. Scuote la testa e lo fissa, evidentemente contrariata. « Non mi puoi dire qual è il fine ultimo di tutto questo ambaradan -» scrolla le mani a mezz'aria, a voler abbracciare l'intera sala per fargli capire a cosa si sta riferendo «- okay, benissimo, non mi va a genio neanche per niente ma abbiamo già affrontato questo punto quindi okay, accantoniamo. » Per ora. Impalata, lo guarda con fare irremovibile. « Ma pretendo che tu mi spieghi il resto. Perché mi hai fatto vedere..-» fa un cenno con il capo verso lo specchio «- e ora perché dobbiamo combattere? Siamo amici, Seth, perché dovrei combatterti? » Prende un filone completamente diverso, un discorso che nella sua testa era decisamente diverso e asseconda, come sempre, i suoi primi istinti. Per quanto possano sbagliare, alle volte, ho comunque sempre da imparare anche dagli errori. Poi si blocca, interdetta per qualche istante mentre ha lo sguardo perso nel vuoto. « Se le cose si metteranno male, non avrò più un futuro? » Le sopracciglia si toccano per quanto ha la fronte corrugata. « E' questo che succederà? Qualcuno rovinerà tutto? » Deglutisce mentre si accorge di essersi messa in posizione di guardia a sua volta, la bacchetta dal colore rossastro stesa verso di lui. « Devo duellare con te perché mi hai portato via i miei sogni? » La voce è strana così come è strano il metodo di supposizioni che Karma mette in atto per cercare di tirargli fuori qualcosa. Sei intelligente, il più intelligente e criptico ma non puoi non avere una falla. Ogni sistema ben organizzato ne ha. « Obscuro! »
     
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    « Immagino che la Polisucco non sarà sempre a portata di mano se...le cose dovessero mettersi veramente male. », alza le sopracciglia, confuso. Probabilmente Karma crede che le due cose siano correlate - il travestimento e ciò che si apprestano a fare -, non avendole Arthur rivelato alcun tipo di dettaglio. Non è ancora il momento. Non è ancora estremamente e imprescindibilmente necessario - ripetendolo più volte se ne convince, portando alla bocca la fiala di Polisucco riservata a sé. Assume le sembianze di un perfetto sconosciuto, così come la futura moglie. E' sempre triste vederti sotto altre vesti -, riflette il signor Weasley, abituato alla fisionomia, per quanto mutevole, di Karma. La sua fisionomia preferita. « Quindi, magari, la prossima volta potrebbe essere utile lasciarmi fare le due cose insieme. » «La prossima volta.», taglia corto Arthur, deciso più che mai a fare in fretta. Tuttavia, non può che ammirare la tenacia della Grifondoro. Non sai neanche di cosa si tratta e già vuoi passare di livello - sorride, di sbieco, un'espressione che si cuce tanto bene addosso all'Arthur originale quanto allo sconosciuto di cui ha preso in prestito l'aspetto. Il viaggio verso il Polis è rapido, così come la registrazione. Seth e Melanie, due personalità anonime, vengono indirizzati alla sala ventuno - lì dove Arthur, dietro esplicita richiesta a Bobbie, ha fatto organizzare tutto. « Quindi, Seth, perché ci troviamo qui? », inutile dire si tratti di una domanda lecita. Benché prevista anni luce addietro, Arthur si trova ugualmente impreparato nel fornire una risposta adeguata e coerente. Alla fine, opta per la verità. Spiega il motivo per cui si trovano lì, senza però accennare al contesto. «Inizieremo una sessione di allenamento. Siamo qui per conoscere i tuoi punti deboli e per valorizzare i tuoi punti forti.», commenta, per poi farle cenno di guardare nella stessa direzione cui punta il suo indice. Trascorrono alcuni attimi. In quel frangente, Arthur osserva il graduale passaggio, in Karma, da una sensazione di pace e realizzazione ad una di totale spaesamento. Conficca le unghie nel palmo della mano sinistra, mentre con la destra sfodera la bacchetta. Non è il momento di essere sentimentali. Non adesso. Tuttavia, non riesce a mostrarsi risoluto al cento per cento - le fornisce, sente di doverlo fare, un unico aiuto. La chiama col nome che hanno utilizzato per registrarsi - Melanie -, per ricordarle che ciò che ha visto nello Specchio, per quanto allettante, meraviglioso e sublime, è solo un'immagine. Nulla di più. Non la realtà. Quella non si può prevedere, che ci si metta di mezzo la magia o meno. Richiama dunque l'attenzione di Melanie, esortandola a duellare con lui. « Perché? - perché dobbiamo combattere? Siamo amici, Seth, perché dovrei combatterti? », la bacchetta di Arthur è puntata nella sua direzione. Al centro del suo petto. E non si smuove di un millimetro. Sarebbe davvero semplice spiegarle tutto, definirla una prova e nulla più, un test da superare affinché Arthur possa preparla al meglio a ciò che potrebbe verificarsi. Ma l'Auror è convinto di poter parlare per metafore senza, per questo, necessariamente ingannarla. Quindi ammette si tratti di una prova, ma non esplicita a cosa sia preposta. «Secondo te, Melanie, perché avrei dovuto renderti consapevole di ciò che più al mondo desideri per poi privartene con uno schiocco di dita?», non arretra, in guardia per l'inizio del duello. «Perché adesso ti trovi in una posizione di svantaggio -», di stress psicofisico, di dolore, di sofferenza, «- ed è in questo tipo di posizione che mi interessa sapere cosa sei in grado di fare.», risponde, a labbra strette. «Prima dobbiamo sporcarci le mani, si parte sempre dal basso, nella vita. Dobbiamo imparare a starci, perché questo stesso contesto potrebbe verificarsi persino domani. Potrebbero lanciarmi una Maledizione Senza Perdono e potresti non vedermi mai più. Potrebbero strapparti la famiglia, potrebbero far saltare in aria il college e tutti i tuoi sogni per il futuro. Dobbiamo imparare a stare nel basso. «Poi scopriremo le tue carte migliori. Ci vorrà del tempo. Dobbiamo lavorarci sopr-» « Se le cose si metteranno male, non avrò più un futuro? E' questo che succederà? Qualcuno rovinerà tutto? Devo duellare con te perché mi hai portato via i miei sogni? », la visione di Karma lo fredda istantaneamente. In effetti, non avendo alcuna coordinata del contesto, è persino lecito pensare che sia tutta colpa di Arthur. Che si tratti di un giochetto mentale da lui orchestrato per chissà quale fine. Che lui abbia, per così dire, distrutto qualcosa - che sia questo il motivo per cui non le ha rivelato nulla. «Non stai duellando con me, le ricorda, ponendo l'accento sul me - e con questo sottintende un chiaro individuo: Arthur Weasley Junior.
    «Stai duellando con Seth.», conferma, per poi aggiungere: «Nessuno ha portato via i tuoi sogni.», non ancora. E prego non accada mai. I tuoi sogni che si infrangono coincidono col mio sogno che si infrange. Te. Sei tu il mio sogno, Karma. «Ma devi potertene distaccare.», come sto facendo io. Segui me, Karma. Puoi farcela. «Devi poter ragionare a mente fredda.», continua. « Obscuro! », nel frattempo, Karma/Melanie attua la prima mossa del duello. «Non mi aspetto tu ci riesca oggi. E' l'esatto motivo per cui ho organizzato tutto questo. Oggi devi partire in svantaggio.», è fisiologico che sia così. Nessuno è invincibile, e tu oggi devi partire da questa posizione: quella in difficoltà. Devi conoscerla e padroneggiarla. «Oggi impariamo a gestire alla meglio lo svantaggio. Quando lo padroneggerai, non sarai invincibile - ma non sarai neanche impreparata.», conclude la spiegazione, ben deciso a non fornire ulteriori appigli. Stiamo duellando. Incuriosito dalle tenebre evocate da Karma, dalla scelta di lei di renderlo cieco quando lui stesso l'ha fatto, da un altro punto di vista - quello delle informazioni -, Arthur rallenta pian piano il respiro, concentrando l'attenzione sull'udito. E' un ottimo allenamento anche questo. Mi costringi a giocare al buio e, dunque, a sfruttare maggiormente altri sensi. Karma non parla, probabilmente concentrata sullo stesso aspetto. Balleremo al buio. Arthur cammina in religioso silenzio - è in attesa di individuarla. Infine, un impercettibile rumore di suola di scarpa sul pavimento perfettamente levigato. Eccoti - silenzio, eterno silenzio. Arthur è alle sue spalle. Può sentirne l'incantevole profumo. Lo riconoscerei tra mille. Nonostante il travestimento. «Aguamenti», è un flebile sussurro alle sue spalle. Un torrente d'acqua la scaglia via lontano, quando solo l'istante prima era così vicina da poterla cingere con un braccio.
     
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    «Secondo te, Melanie, perché avrei dovuto renderti consapevole di ciò che più al mondo desideri per poi privartene con uno schiocco di dita?» Fissa negli occhi quell'estraneo di cui riconosce comunque l'atteggiamento e l'impostazione della voce. Gli occhi nocciola si posano poi sulla bacchetta di lui, puntata inequivocabilmente verso il proprio petto. Spiegami. Pensa mentre avverte il battito, fino a quel momento galoppante per la visione appena avuta e la sua conseguente reazione, rallentare al di sotto della cassa toracica. «Perché adesso ti trovi in una posizione di svantaggio ed è in questo tipo di posizione che mi interessa sapere cosa sei in grado di fare. Prima dobbiamo sporcarci le mani Cerca di stare dietro a quel ragionamento, provando a non focalizzarsi sul punto di destinazione perché ormai, l'ha capito, non è quello il punto, devo smetterla di ragionare come faccio sempre, devo entrare in questo nuovo modo di pensare. Quello in cui lei è Melanie, la Melanie che ha visto andare in frantumi per le proprie speranze ed è quindi angosciata, sofferente, instabile. Volutamente sotto stress. Per questo tasta il terreno, muovendosi attraverso quelle poche briciole che Arthur le ha lanciato per comprendere il quadro generale. E così ipotizza che la situazione di pericolo che li coinvolge entrambi, portando lui a non poterne parlare, possa portare ad uno scenario in cui veramente le speranze, i sogni, i progetti futuri si sgretolino tra le dita di chiunque. «Non stai duellando con me. Stai duellando con Seth.» Aggrotta le sopracciglia, Karma, un po' infastidita dal suo non comprendere che lei ha capito benissimo, non c'è bisogno di ribadire che lui, Arthur, non sia minimamente implicato in quella scenetta. « Lo so. Non intendevo te te. » Allora puntualizza con una vena stizzosa a modularsi nel suo tono di voce. L'ho capito benissimo e infatti parlavo in generale. Si chiama metodo Stanislavskij. «Nessuno ha portato via i tuoi sogni.» « Ma potrebbe accadere in futuro, dico bene? Fa parte del pericolo per cui mi stai allenando. » Per una persona come Karma, abituata ad arrivare al punto prima di subito, abituata a raggiungere ciò che vuole a forza di sicurezza in se stessa e tanta, troppa, testardaggine, è una gran prova quella di continuare ad ipotizzare, di tirare ad indovinare senza dare continui ed evidenti segnali di cedimento. All'interno, però, è abbastanza seccata, tanto da stringere la mano sinistra intorno alla coscia, usandolo quasi come anti stress. con le dita che vi affondano, rilasciano e ricominciano da capo. Vuole testare i miei nervi sotto pressing psicologico. Non devo dargli motivo di dubitare dei miei limiti, di poter pensare che non ce la posso fare. Così si passa la lingua tra le labbra e deglutisce, decisa a rimanere concentrata sull'obiettivo. «Ma devi potertene distaccare.» Certo, parla Mr. Ghiacciolo, facile parlare. «Devi poter ragionare a mente fredda.» Una cosa decisamente poco da lei, lei che si infuoca con una facilità inaudita. Il ghiaccio non è il mio elemento ma okay, è una sfida, come posso davvero sottrarmi? E richiamata a sé la sua vena decisamente competitiva, comincia il duello mettendo fine alle chiacchiere. Perlomeno da parte sua. «Non mi aspetto tu ci riesca oggi. E' l'esatto motivo per cui ho organizzato tutto questo. Oggi devi partire in svantaggio. Oggi impariamo a gestire alla meglio lo svantaggio. Quando lo padroneggerai, non sarai invincibile - ma non sarai neanche impreparata.» Karma si ritrova a chiedersi se lui effettivamente creda veramente che lei non si sia mai ritrovata in quella posizione, lo svantaggio. Perché dall'alto della sua superbia, la mora attualmente bionda è certa di aver affrontato parecchie situazioni del genere nella vita, figurarsi in un duello. Come quella volta che Kat Appleby, per un piccolo screzio nato per colpa del suo ragazzo, decisamente poco angelo, l'ha appesa per i piedi ad uno dei candelabri della Sala Grande e lei, dopo attimi impegnati a riprendersi dallo stupore, le ha scagliato contro un paio di fatture belle e buone. Il tutto a testa in giù, cioè, parliamone. Avevo il sangue al cervello e tanto l'ho fatta planare sul tavolo Corvonero. Il ricordarsi la sua faccia, cosparsa dai corn flakes della colazione di un suo collega di casata la fa sorridere ma non perde il focus sull'argomento principale. Lui ha detto che devono duellare e dato che sta continuando a parlare, Karma deduce che non voglia dare lui il calcio d'inizio. Così lo fa lei, invocando l'oscurità su di loro. Mettendosi in svantaggio ma almeno trascinando Arthur con sé. Lo stesso che ora non fiata più. Ah ora sì eh? Muove il volto a destra e sinistra, aspettando di percepire qualcosa attraverso le tenebre, sapendo perfettamente di non essere al livello del ragazzo a quel gioco. E lo dimostra quando sibila alle sue spalle. «Aguamenti» E lei viene scaraventata via quelle onde di acqua che cercano di intrappolarla. Il primo pensiero della mora, quando sbatte contro la porta della sala, è quanto sia pericoloso usare un simile incantesimo dentro un luogo chiuso. « Ma sei scemo? » Si ritrova a dire, furente, non appena cerca di rimettersi in piedi, intontita e dolorante, sentendo l'aria farsi più pesante, cominciando a respirare pesantemente. E' allora che si accorge che le onde hanno preso a formarle intorno una sfera. Sbatte gli occhi prima di rispondere automaticamente, ributtandosi a terra per raccattare la bacchetta persa poc'anzi. Si casta immediatamente un Testabolla e respira subito meglio, lasciandola lì a socchiudere gli occhi per la gratitudine. E mentre lo fa pensa. Pensa ad un modo per disfarsi della bolla d'acqua che la tiene prigioniera, con quel suo scrosciare che le riempie le orecchie. « Bombarda! » La sfera sembra resistere sotto la pressione dell'incantesimo. Allunga le dita verso la superficie che la intrappola. La sua mente la registra come una sensazione particolarmente strana quella del rendersi conto che effettivamente non sia altro che acqua, tanto da avere i polpastrelli bagnati, ma allo stesso tempo un muro invalicabile. Ci riprova allora, questa volta ricorre all'intensità dell'incanto non verbale e decide di alzare l'asticella. Bombarda Maxima! Il mondo intorno a lei esplode, letteralmente, in milioni di gocce che si vanno infrangendo ovunque, con un fragoroso rumore, mentre lei cade in avanti, con le mani che si allungano verso il pavimento per attutire il colpo. Le ginocchia, comunque, sbattono a terra con forza facendola mugugnare. E tossisce non appena il testabolla si
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    dissolve, con la mano sinistra portata al viso per liberarla dai capelli bagnati, divisi ormai in ciocche appiccicose. « Quindi è così che vuoi mettermi in posizione di svantaggio? » Domanda alzando lo sguardo verso di lui, ormai visibile essendosi dissolte le tenebre. E' decisamente seccata, la sua furia divampa nei suoi occhi. « Usando un incanto che non va utilizzato..non so, in stanze chiuse, per fare giusto un esempio. » La saccenteria si fa spazio nel tono della voce mentre si rimette in piedi. E deliberatamente sceglie di non asciugarsi. Devo essere in svantaggio. L'essere fradicia da capo a piedi mi rallenta i movimenti di qualche secondo. Abbassa però lo sguardo a darsi una veloce guardata, notando quanto la maglia chiara la rivesta come un fine guanto di seta, rendendosi quasi trasparente in qualche punto. E' allora che un sorriso sardonico si profila sulle labbra nel rialzare gli occhi. No, decisamente non mi asciugo. « Poi non mi è molto chiara la dinamica del nostro duello. Devo essere in svantaggio, bene. Quindi vediamo..ci sei tu che mi lanci contro incanti dai quali mi devo difendere. Ma io non posso contrattaccare perché devo imparare ad essere in svantaggio. » Si stringe nelle spalle, con un sorrisetto. « Quindi non è davvero un duello. Facevi prima a dirmi che volevi giocare a squash, con me che ti faccio da muro di battuta. » Questa volta ride, allargando le braccia con rassegnazione. E' tentata, veramente tanto, di schiantarlo seduta stante. La presa salda sulla bacchetta lo racconta per lei. « Va bene, continuiamo. » Gli fa cenno con la mano libera di farsi sotto. Sembra aver deciso di adeguarsi. Ma lo svantaggio non prevede solo la difesa. Lo svantaggio porta ad un'offensiva ancora più motivata. Per combattere ancora più forte. Per questo, con la bacchetta che si muove sinuosa in aria, sussurra a denti stretti. « Ventus! » La tua acqua per la mia aria.
     
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    « Ma potrebbe accadere in futuro, dico bene? Fa parte del pericolo per cui mi stai allenando. », precisamente. Arthur sceglie di non soffermarsi a pensare a quanto potrebbero rischiare, in quell'imprevedibile futuro che non ha volto né certezze. Sceglie di focalizzarsi sul momento presente, sul duello che sta per iniziare, sul fatto che adesso lui e Karma sono . Sono vivi. Sono uno di fronte all'altra. Stanno bene. Perché l'ipotesi che lo scenario attuale possa modificarsi, anche solo di una virgola, lo annichilisce irrigidendone l'espressione, indurendone il cuore. Non risponde a Melanie Bishop - o Kate, o qualsiasi altro nome Karma voglia attribuirsi, indipendentemente dall'identità del corpo che sta indossando -, non fiata neanche quando l'oscurità cala nella sala d'allenamento, limitandosi a familiarizzare con l'ambiente e localizzando la presenza dell'avversaria. Casta un incantesimo pericoloso, per farle capire che non stanno giocando affatto. Questo è un contesto serio, il più serio possibile che Karma riesca a immaginare. Deve vederlo come un mostro, deve immaginare di star fronteggiando il proprio peggiore incubo. Arthur, in quella sede, non è Arthur. E' il nemico. « Bombarda! », dopo un'iniziale lamentela circa l'effettiva pericolosità dell'incantesimo da lui scagliato, Karma infine risponde con un contrattacco. Sembra non avere effetto. Non subito, almeno. Infatti, poco dopo, la bolla che la intrappola si frantuma in miliardi di goccioline che, con l'intensità di schegge, sferzano il viso e il corpo di Arthur, costringendolo a ripararsi con un Protego. L'impatto quasi lo manda a sbattere contro la parete, ma fortunatamente ne esce illeso. « Quindi è così che vuoi mettermi in posizione di svantaggio? Usando un incanto che non va utilizzato..non so, in stanze chiuse, per fare giusto un esempio. », si rialza a fatica, Arthur, scrollandosi l'acqua da dosso e accennando un mezzo sorriso. «Non sarà la prima né l'ultima volta in cui ti troverai di fronte ad azioni sleali.», le rivolge una sorta di anticipazione, il Corvonero, sia in merito alle prossime mosse che scaglierà nel corso del duello, sia in merito ad eventuali possibilità circa il fantomatico futuro di cui tanto si parla, su cui tanto la Grifondoro pone congetture e al quale tanto Arthur cerca di sfuggire, di non pensare - non adesso, almeno. Ci pensa ogni singolo istante della propria vita: nel contesto di quelle quattro mura, al Polis, il suo obiettivo è concentrarsi unicamente su Karma, sulla sua preparazione, sul tastarne la responsività, l'intuizione e la prontezza. Prima in condizione di svantaggio, così che lei gli mostri cosa sia effettivamente in grado di concludere nella, per così dire, peggiore delle ipotesi. Dopo - non necessariamente quel giorno: avranno bisogno di più sedute di allenamento, chiaro - ne valuterà il massimo livello in un contesto a lei favorevole. Andranno dalla base alla vetta della montagna.
    « Poi non mi è molto chiara la dinamica del nostro duello. Devo essere in svantaggio, bene. Quindi vediamo..ci sei tu che mi lanci contro incanti dai quali mi devo difendere. Ma io non posso contrattaccare perché devo imparare ad essere in svantaggio... Quindi non è davvero un duello. Facevi prima a dirmi che volevi giocare a squash, con me che ti faccio da muro di battuta. », quando si convince di qualcosa, Karma Pomona Paciock in Weasley, è davvero impossibile farle cambiare idea. Lingua tagliente e pensiero altrettanto, Arthur non può che vedere in lei... Semplicemente ciò che ha sempre amato. Solo, amore, anche meno, proprio adesso. Vorrebbe dirglielo, ma è certo che, se lo facesse, lei rincarerebbe ulteriormente la dose. Quindi evita, roteando semplicemente gli occhi e chiedendosi quando - e soprattutto se! - Karma si deciderà a duellare senza soffermarsi in modo puntiglioso sulle regole dell'allenamento. « Va bene, continuiamo. », incredibile, ce l'abbiamo fatta. E' con quel pensiero sarcastico che Arthur assume la posizione di difesa, i muscoli che guizzano in attesa dell'offensiva della Bishop. « Ventus! », prima di essere sollevato in aria, nella morsa di un vortice che minaccia d'imprigionare senza più lasciare andare, un accenno di risata figura sulle labbra del signor Weasley. Abbiamo il tema del giorno: elementi primari. A rigor di logica, mancano solo Fuoco e Terra. «Finite Incantatem!», riesce a liberarsi dal vortice, dopo due tentativi falliti. Quando prende di nuovo contatto col pavimento, ha un forte giramento di testa. Sfido chiunque, dopo un giro su quella diabolica giostra d'aria. Si accascia, lo sguardo fisso su Karma - anzi, sulle millemila Karma che si sdoppiano senza accennare ad unificarsi. Alla fine, riesce a localizzare quella vera, al centro delle multiple Karme. Casta uno Schiantesimo per avere il tempo di rialzarsi e riprendersi. I due continuano con un micidiale botta e risposta finché un inserviente non inizia a picchiettare sulla porta della sala, confermando sia scaduto il tempo. Arthur riprende fiato, si avvicina ad una delle panchine per recuperare l'asciugamano bianca che aveva portato con sé, la presta a Karma e le cinge le spalle con un braccio. «Sei stata brava.», mormora, in un soffio, all'altezza dell'orecchio di lei. Quando tornano nella hall, scorge Bobbie a poca distanza. Le rivolge un occhiolino, avendo cura di non farsi notare da Karma - non è ancora il momento di vuotare il sacco fino alla fine. Prima o poi accadrà, ma finché può tenerla fuori, egoisticamente parlando, Arthur è convinto sia meglio agire... nella neutralità. Perché qualora le operazioni dei Ribelli venissero del tutto sventate... Karma non sarebbe accomunata al gruppo: avrebbe ancora una speranza di vita. E dato che lui stesso la sta allenando, preparandola ad un possibile scenario da Loggia Nera - pur non avendole rivelato l'effettiva probabilità che si ripresenti -, anche lì avrebbe una speranza, o quanto meno più strumenti rispetto a prima. Deve solo tenere duro. «Andiamo a casa.», la bacia sulle labbra, prima di Smaterializzarsi insieme a lei sulla porta dell'ingresso. Lì dove, grazie agli incantesimi protettivi, nessuno vedrà che hanno delle sembianze completamente diverse da quelle della vera coppia Paciock-Weasley.
     
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