Paciencia y fe

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    Entrare a casa dei nonni di Veronica era più o meno come varcare le soglie di un portale spazio-temporale affacciato direttamente sul millenovecentosessantanove. Il forte odore di incenso misto ad un inconfondibile nota di marijuana era la prima travolgente sensazione che investiva chiunque mettesse piede nell'appartamento, accolto puntualmente da Diana con una sigaretta in bilico tra le labbra. Poi c'era la musica: quel vecchio giradischi che suonava tutto il giorno con vinili di qualche band semisconosciuta. E poi c'era tutto il resto.. che non era assolutamente da meno. Tra gli arredamenti patchwork, i pezzi d'arte sicuramente frutto di trip allucinogeni e le mille fotografie in bianco e nero appese alle pareti che attestavano tutte le avventure di Francis e Dee, gli stimoli sensoriali davvero non mancavano. I due coniugi avevano preso Mia in simpatia sin dal primo momento, un po' perché era americana e in America avevano molti dei loro ricordi più cari, un po' perché era una ragazza molto alla mano e un po' perché forse gli ricordava una parte di loro stessi. Non appena avevano saputo del suo matrimonio si erano immediatamente affrettati a farle le congratulazioni più entusiastiche che ci fossero, preparandole un regalo di nozze che con ogni probabilità aveva qualche strana proprietà afrodisiaca. Erano fatti così, e Ronnie gli voleva bene anche per questo. « Voi due. Ora che vi becco insieme posso finalmente cantarvene quattro. Ma che vi passa per la testa? » « Dee, lasciale in pace, dai. Non voglio sentirmi le paranoie di Arlo e Vanessa. » Fu quella l'accoglienza che ricevettero non appena Diana aprì la porta, puntandogli contro la sigaretta accesa con fare accusatorio. « No no, mi devono sentire. Con tutte queste nuove regole a scuola e i lycan sotto scrutinio! Francis, io e te abbiamo protestato per molto meno. Pacificamente, sia chiaro! Da voi mi aspettavo.. non so.. la guerriglia! » Uscite del genere non lasciavano affatto stupita Veronica, che ridacchiò divertita, scuotendo la testa mentre lanciava un'occhiata eloquente a Mia. Si fece quindi più vicina alla nonna per stamparle un bacio sulla guancia, facendo poi lo stesso col nonno. « Ma ciao anche a voi. Sì, tutto bene. Sto studiando, sto mangiando, sto pure tenendo la casa abbastanza in ordine. » Proferì ironica, scalciando via le scarpe e buttandosi a sedere su un grosso puff. Intimò Mia a fare lo stesso con un cenno della mano, scuotendo il capo come a ribadire di non formalizzarsi troppo. Ormai sapeva quale fosse il regime in quella casa: a nessuno fregava un cazzo dell'etichetta, e semmai ci si offendeva se la gente si comportava in maniera troppo composta. « Mia, devi sapere che Dee è la leonessa delle riunioni di
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    condominio. L'amministratore si caga sotto solo a sentire il suo nome. Forse dovreste mandarla dal vostro preside.. così anche l'amministratore avrebbe un giorno di pace. »
    L'anziano signore sghignazzò divertito a quelle parole, rivolgendo un occhiolino giocoso all'americana mentre si allungava verso il tavolino da caffè per prendere l'astuccio in cui teneva l'occorrente per rollare le sue famose sigarette speciali. « Certo che si deve cagare sotto! Con tutti i soldi che ci scuce per questo condominio, ci manca pure che mi tratti come una vecchia rimbambita. » E no, Diana non lo era affatto. Al pari del figlio e della nuora, sia lei che Francis erano stati tra i primi ad unirsi alla ribellione di Byron Cooper, e tra i primi a tornarvi quanto era stata rimessa insieme da Beatrice Morgenstern. I due anziani avevano combattuto strenuamente per convincere Arlo e Vanesse a coinvolgere Veronica, ma questi non avevano voluto saperne, adducendo al fatto che fosse ancora troppo giovane per complicarsi la vita dietro alle rivolte di popolo. Ronnie doveva studiare e costruirsi il proprio futuro mentre loro avrebbero pensato a proteggere il suo presente e combattere per farle avere le opportunità che meritava; un'ottica, quella, con cui i due anziani non erano affatto d'accordo, ma che avevano dovuto loro malgrado accettare. « Coooomunque.. » riprese Veronica, facendo schioccare la lingua contro il palato nel palese intento di cambiare discorso. « Io e Mia stiamo organizzando un festino di Natale ad Hogsmeade. E niente, dato che siamo venute qui a Londra a fare shopping per le decorazioni e qualche regalo, abbiamo deciso di passare a farvi un saluto. » No, non li aveva avvertiti in precedenza. Un po' perché non ce n'era bisogno, e un po' perché se ne sarebbero comunque dimenticati. « Che dici, Mia? Magari commissioniamo a nonna un po' dei suoi ottimi brownies con l'ingrediente speciale. » Le diede di gomito, ridacchiando mentre accettava lo spinello che il nonno gli porse, prendendone un tiro bello consistente. « Questa la facciamo noi in casa. È tutta roba pulita. Se dovete fumare o fare i brownies, ditelo a noi: non comprate quella merda che ci sta in giro di questi giorni. » A quelle parole, Diana annuì seria, aspirando l'ultimo tiro di sigaretta prima di spegnerla sul posacenere di terracotta - anche quello opera loro. A ben vedere, tre quarti della roba in quella casa era opera di Diana e Francis. « Basta dirlo e ve li faccio, ci mancherebbe. Nel frattempo che vi porto? Ho degli zuccotti di zucca freschi di stamattina. » « Mh.. sì, anche. Noi in realtà pensavamo a un tè dei tuoi. » Nel dirlo, lanciò un'occhiata a Mia, come a sondare se fosse ancora di quella disposizione o preferisse altro. Prese un tiro veloce, e passò quindi lo spinello all'amica. « Io questi giorni sono un sacco stressata con gli esami: dormo poco e male, e mi viene spesso il mal di testa concentrato soprattutto su questa parte davanti. » Si picchiettò il palmo sulla fronte, non sapendo quali fossero le parole specifiche per descrivere quel sintomo e il punto in cui si manifestava. « Qualcosa che possa aiutare? » Come se le avesse detto la cosa più lapalissiana del mondo, la donna annuì. « Cefalea tensiva. Non prendere antidolorifici, innanzitutto cerca di regolare lo stile di vita. Adesso ti faccio un bel tè e ti do la ricetta così te lo fai tutte le sere prima di andare a dormire. Vedrai che è un toccasana. » Sorrise, la giovane Rigby, annuendo con vigore in piena fiducia verso quei rimedi naturali da cui aveva sempre tratto giovamento. Sua nonna ci sapeva fare con quegli intrugli, e forse una parte di quell'intuito e di quell'abilità era stata passata proprio a Veronica. « Tu Mia? Come stai con il ciclo? Hai i crampi? »




     
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    Quell'uscita a Hogsmeade era stata tutto fuorché rilassate. Nonostante Mia non si stesse impegnando già da tempo a nascondere il suo matrimonio, o quanto meno a ignorarne l'esistenza, come molti lo stessero affrontando adesso che faceva veramente ciò che le pareva era tutto un altro paio di maniche. Sin da quando aveva postato un paio di giorni prima una foto piuttosto innocente di Raiden - una cosa a cui non aveva minimamente pensato e che aveva fatto coi soliti toni scherzosi, continuando a prenderlo in giro sulla sua reazione a un commento di un compagno - le cose erano malamente precipitate. Solitamente teneva le sue cose personali in condivisione con gli amici più stretti. Quella volta non aveva sentito il bisogno di farlo, né pensava che avrebbe generato tutto quel scalpore. Improvvisamente tutti avevano capito che Mia e Raiden erano sposati per davvero e quella che per mesi era stata una semplice mera questione-qualunque, si era trasformata grazie alle sue colleghe del corso di Strategia, in un vero e proprio affare di stato. Tutti guardavano a come si comportassero e se quella loro relazione trasparisse negli ambienti universitari. Qualcuna di loro aveva anche pensato di lasciare commenti scioccati in merito, accusandola in privato di aver assistito a conversazioni sul professor Yagami spingendo le colleghe a parlarne in maniera sfacciata e inadeguata. Insomma, per alcune di loro, Mia era ormai un'infame, che non solo si era sposata il professore, ma rischiava anche di essere un pericolo contro le loro strategia di conquista del benestare di Raiden. Diatribe accademiche che la lasciavano perplessa e a tratti anche avvilita. Di tutto questo aveva continuato a lamentarsi per tutto il tempo con la migliore amica, sottolineando punto per punto tutte le cose inopportune che quelle ragazze tentavano di fare di continuo. Disperate e ridicole, ma anche intimamente cattive e invidiose. Così le definiva a più riprese, tentando tuttavia si alleggerire la conversazione con innumerevoli a me non frega niente però, eh! Mai bugia fu più evidente. Non appena giunsero a casa dei nonni di Veronica, l'atmosfera cambiò completamente. Cariche di diverse buste della spesa, vennero immediatamente investite da un'atmosfera multicolore e un'energia che solo a casa di due nostalgici hippie potesse respirarsi. Con i due anziani signori, Mia si era trovata bene sin dal primo momento; un po' perché erano estremamente alla mano, e un po' perché invogliavano proprio alla socialità. Ogni qual volta Veronica proponesse una capatina a casa loro, la Serpeverde si mostrava palesemente entusiasta. Un po' perché da lì dentro non uscivi mai con tutte le rotelle apposto, e un po' perché la famiglia della migliore amica le ricordava molto la sua. Erano uniti, e si volevano davvero tanto bene. « Voi due. Ora che vi becco insieme posso finalmente cantarvene quattro. Ma che vi passa per la testa? [...] Con tutte queste nuove regole a scuola e i lycan sotto scrutinio! Francis, io e te abbiamo protestato per molto meno. Pacificamente, sia chiaro! Da voi mi aspettavo.. non so.. la guerriglia! » Nonostante il sarcasmo di Veronica, Mia venne colpita in maniera piuttosto evidente dalle parole di Diana Rigby. Ha ragione però. Noi cosa stiamo facendo di preciso? Io.. cosa sto facendo? Non lo sapeva di preciso, Mia. Certo, aveva partecipato con una gran convinzione alle vicende giapponesi, ma in cuor suo, sapeva in primo luogo che da sola non sarebbe stata in grado di ottenere nemmeno la metà di ciò che Raiden aveva ottenuto solo grazie alla sua determinazione, e sapeva anche che la signora Rigby aveva ragione a scandalizzarsi di fronte a quel palese immobilismo. « Coooomunque.. Io e Mia stiamo organizzando un festino di Natale ad Hogsmeade. E niente, dato che siamo venute qui a Londra a fare shopping per le decorazioni e qualche regalo, abbiamo deciso di passare a farvi un saluto. Che dici, Mia? Magari commissioniamo a nonna un po' dei suoi ottimi brownies con l'ingrediente speciale. » Le scoccò uno sguardo di intesa, sorridendo con un'aria luciferina, prima di annuire convintamente. « E infatti, cosa sarebbe il Natale, senza i brownies giusti.. » Specie se devi affrontare un esercito di parenti. Magari ne posso conservare qualcuno per la Vigilia. Io e Raiden ne avremo bisogno. Quest'anno un botto. Ma vogliamo parlare di Gabriel, Eriko e Logan attorno allo stesso tavolo? Già così fa ridere. « Questa la facciamo noi in casa. È tutta roba pulita. Se dovete fumare o fare i brownies, ditelo a noi: non comprate quella merda che ci sta in giro di questi giorni. » Di fronte all'offerta della signora Rigby in merito alle prelibatezze da portare, Mia vorrebbe rifiutare tutto, ma lascia comunque che sia l'amica a contrattare sulla questione non intromettendosi troppo. Ultimamente si è ripromessa di mangiare meglio, specie perché a intervalli regolari, ultimamente sembra storcere il naso davanti a diverse cose. Lo stress sta prendendo il sopravvento anche su di lei, specialmente ora che ci tiene davvero a studiare a andare bene agli esami.
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    « Mh.. sì, anche. Noi in realtà pensavamo a un tè dei tuoi. Io questi giorni sono un sacco stressata con gli esami: dormo poco e male, e mi viene spesso il mal di testa concentrato soprattutto su questa parte davanti. [...] Tu Mia? Come stai con il ciclo? Hai i crampi? » Ma quando ti ho detto che ho il ciclo? Ora io capisco che tutte quelle lamentele potevano sembrare da donna ciclata, ma insomma. Effettivamente nervosa e abbastanza irritata lo è spesso ultimamente. Una sorta di insofferenza latente, che prova un po' nei confronti di troppe cose e soprattutto persone. « No guarda, ancora niente. Piuttosto qualcosa per lo stress. Ultimamente sto parecchio in ansia per un sacco di cose. » Una cosa tutto fuorché falsa. Seppur a casa le cose andassero per il verso giusto, Mia doveva ammettere che tutto il resto era semplicemente nel caos più totale. Tra le questioni irrisolte in seguito alla notte di Halloween e tutte le implicazioni del periodo immediatamente precedente, non c'era da stupirsi se la sua vita fosse decisamente sregolata. « Al solito fa come cazzo gli pare. Starò in preciclo per minimo una settimana, trattando la gente a cazzo di cane e poi boom buongiornissimo. Per quanto sono fortunella, minimo succede a Natale, meglio ancora a Capodanno, giusto per cominciare l'anno nuovo col mainagioia. » Alza gli occhi al cielo e sospira. « Ah ma a me non frega niente. Quest'anno bevo come una spugna e soprattutto scegliamo una roba seria. Basta con le casette fighette in sVizZeRa » Si stringe nelle spalle e sospira. « Ecco, signora Rigby, ma tipo qualcosa per ritardare ancora un po' questo ciclo? Boh se non mi ammazzo e non ammazzo qualcuno per le feste, non è che mi dispiace. » Si stringe nelle spalle e sospira. Mamma mia, qualche mese senza questa rottura, mica sarebbe tanto male. Non capisco proprio perché i maghi non hanno ancora inventato qualcosa di questo tipo. « Comunque, ha proprio ragione.. dovremmo fare casino per tutta questa roba. Ma casino sul serio. Boh.. mi pare proprio che ci siamo rammolliti. »


     
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    « No guarda, ancora niente. Piuttosto qualcosa per lo stress. Ultimamente sto parecchio in ansia per un sacco di cose. » Sorrise all'amica, tentando di infonderle un po' di allegria. Che Mia fosse stressata era piuttosto evidente, e le ragioni di esserlo le aveva tutte. Non solo portava sulle spalle le pressioni di una qualunque altra matricola universitaria, ma era anche uno dei bersagli più diretti di quelle nuove regole assurde introdotte da Bauldry, e come se non bastasse ci si mettevano le studentesse oche del marito. Quando l'americana le aveva raccontato dei comportamenti tenuti da alcune compagne di corso nei confronti di Raiden, le guance di Veronica si erano accese di rosso vermiglio, indignandola nel profondo come se c'entrasse davvero qualcosa in tutta quella situazione. Veronica era così: sceglieva poche persone a cui legarsi in maniera profonda, ma verso quelle persone provava una lealtà e un coinvolgimento disarmanti. Ciò che toccava loro, toccava anche lei, e a volte sembrava quasi come se se la prendesse più del diretto interessato per un'offesa. In quel caso non era andata diversamente, e la giovane Rigby si era proposta di togliersi gli orecchini e tirare qualche chioma alla necessità. Se non la vuoi fare tu la psicopatica, la faccio io - non me ne frega niente. L'uomo della mia migliore amica non lo tocca nessuno. NESSUNO. « Al solito fa come cazzo gli pare. Starò in preciclo per minimo una settimana, trattando la gente a cazzo di cane e poi boom buongiornissimo. Per quanto sono fortunella, minimo succede a Natale, meglio ancora a Capodanno, giusto per cominciare l'anno nuovo col mainagioia. » Ridacchiò, Ronnie, riuscendo a empatizzare a sufficienza con quella descrizione piuttosto accurata. Il suo, di ciclo, non era da meno, e ormai la Grifondoro si era abituata a quella perenne irregolarità. « Non dirmi niente. Il mio ha fatto il latitante per un mese e mezzo e adesso mi ritrovo col ciclo da due settimane. Guarda qua - guarda questo sfogo del cazzo! Neanche mangiassi McDonald's tutti i giorni! » Si avvicinò col viso all'amica, piegando il capo di lato per indicarle meglio quella costellazione di bollicine tra la guancia e la mascella. « Ah ma a me non frega niente. Quest'anno bevo come una spugna e soprattutto scegliamo una roba seria. Basta con le casette fighette in sVizZeRa. » « Eh.. ecco! Bisogna pure cominciare ad organizzarci per quello, che è tipo alle porte e ancora non sappiamo che cazzo fare. » Perché è sempre così? Perché non appena finisce un Capodanno chiudi gli occhi due secondi e ti ritrovi già con l'acqua alla gola per il successivo? « Ecco, signora Rigby, ma tipo qualcosa per ritardare ancora un po' questo ciclo? Boh se non mi ammazzo e non ammazzo qualcuno per le feste, non è che mi dispiace. » « Anche qualcosa per arrivare direttamente alla menopausa, tanto che ci siamo. » Aggiunse ironica, voltandosi in direzione della nonna che se la stava decisamente ridendo per quei tipici problemi femminili che lei ormai si era lasciata alle spalle da diversi anni. « Vorrei dirvi che un giorno rimpiangerete questi problemi, ma non è vero. Non li rimpiangerete mai. Però in compenso vi ritroverete a lamentarvi delle vampate. » Fece quindi cenno alle due di seguirla verso la cucina. « Su, venite di là, così vi trovo qualcosa di adatto. » « Comunque, ha proprio ragione.. dovremmo fare casino per tutta questa roba. Ma casino sul serio. Boh.. mi pare proprio che ci siamo rammolliti. » Mentre Mia diceva quelle parole, Veronica passò nuovamente lo spinello al nonno, alzandosi dal pouf e lisciandosi sulle gambe mentre scavalcava alcune cianfrusaglie sul pavimento per seguire la nonna in cucina. « Il punto è che attualmente siamo un po' due stronzi in croce. Di nostro potremmo giusto occupare l'aula di Divinazione per come stiamo messi. » Perché ovviamente, come sempre succedeva, il popolo di Hogwarts si era lamentato per un paio di giorni delle regole che più lo toccavano, e poi le aveva semplicemente accettate. Tutta l'indignazione iniziale era scemata nel giro di un attimo, ingurgitata dal gorgo del qualunquismo. Sono tanto veloci a indignarsi quanto lo sono a farsela passare. Sospirò, balzando a sedere sul bancone della cucina e dando un morso a uno zuccotto di zucca afferrato al volo. Con la bocca piena, indicò Mia con un cenno del mento. « A Inverness che dicono?
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    Stanno organizzando qualcosa per questa situazione? »
    Se pure fosse stato così, non era detto che Mia lo sapesse, o che potesse condividerlo con lei, ma tentare non nuoceva. « Beh comunque non è che avete bisogno di marciare sul castello. Anche in pochi, qualcosa si può sempre fare. Sembreranno cose sciocche a confronto di tutto il resto, ma un sit-in o una piccola occupazione non sono mai tempo sprecato. Innanzitutto dareste voce al vostro dissenso, e poi potreste dar coraggio a quegli studenti che magari la pensano come voi ma non hanno il coraggio o il carisma di prendere iniziativa. » Diana si strinse nelle spalle con semplicità, rivolgendo un sorriso ad entrambe mentre passava lo sguardo dall'una all'altra. Lei era sempre stata così: non le importava di quanto sfavorevole fosse la situazione, se aveva modo di fare qualcosa lo avrebbe fatto in ogni caso. « Magari non cambierà assolutamente nulla, ma se nemmeno ci provate non lo saprete mai. » Ci pensò per un attimo, Ronnie, rimanendo a fissare la nonna in silenzio mentre masticava con cura l'impasto soffice dello zuccotto. Poi rivolse lo sguardo a Mia. « Effettivamente tutti i torti non li ha. » Si sentiva un po' sciocca a realizzare una cosa talmente semplice così in ritardo, eppure era vero che nei mesi precedenti non aveva fatto altro che lamentarsi con le persone di fiducia senza tuttavia far nulla di pratico. Nel suo piccolo forse credeva che l'iniziativa non dovesse venire da lei, e che qualcun altro sarebbe stato più qualificato e più efficace nel fare qualcosa di simile. Ma c'era davvero una graduatoria di qualifiche quando si trattava di manifestare un dissenso? « Comunque non è che ci dovete necessariamente pensare in questo istante. Insomma, volevo spronarvi ad agire, non mettervi più ansia di quanta già non ne abbiate. » Diana ridacchiò, cercando di sciogliere la tensione mettendo una mano sulla spalla di Mia e strizzandola appena mentre le rivolgeva un occhiolino rassicurante. Fatto ciò, la donna congiunse i palmi in uno schiocco, facendo successivamente cenno alla nipote di farsi più vicina. « Dai fammi vedere un po' questo sfogo. » Alla richiesta, Veronica si sbilanciò un po' più verso la nonna, mostrandole la parte incriminata per fargliela analizzare con occhio clinico. Dopo qualche momento di silenzio, la signora annuì e fece schioccare la lingua contro il palato. « Eh sì, questi sono tutti sbalzi ormonali. È normale che il ciclo ti faccia questi scherzi quando sei sotto stress e dormi poco. Hai bisogno di riposarti, tesoro. Però posso farti qualcosa per stendere i nervi, e magari ti do anche la ricetta di qualche impacco per guarire i brufolini più velocemente. » Le sorrise, cominciando a trafficare con la dispensa per prendere possesso di alcuni barattoli su cui delle etichette leggermente sbiadite mostravano i nomi scritti a mano di erbe e ingredienti magici vari. « Devo proprio passare dal pozionista a far rifornimento. Con questi esami sto finendo tutti gli ingredienti alla velocità della luce. » commentò Veronica dopo aver tirato un sospiro, con gli occhi che vagavano tra quegli scaffali pieni di roba - a differenza dei suoi che ogni giorno erano sempre più vuoti. Gettati gli ingredienti nel pentolino, Diana diede una mescolata al tutto, poggiando poi il mestolo di legno in bilico sugli orli del contenitore. Si voltò quindi a guardare Mia, sorridendole gentile. « Allora, tesoro, dimmi un po' con precisione cosa ti senti, così ti faccio qualcosina ad hoc. Se vuoi poi ti lascio il mix e la ricetta per rifartelo anche a casa questi giorni. » Sbuffò ironica, alzando gli occhi al cielo. « Sai, il mio di ciclo era sempre puntuale, ma ogni volta che tornava mi venivano dei crampi assurdi. Ognuna di noi è diversa, anche se certi pozionisti e medici da strapazzo vogliono farci credere che ci sia una soluzione uguale per tutte - che guarda caso è sempre quella dannatissima pozione contraccettiva! Dovrebbero davvero mettere quella robaccia al bando: ha più effetti collaterali che benefici eppure viene trattata come se fosse una panacea universale per tutti i problemi ginecologici! » A quelle parole, Ronnie balzò giù dal bancone, trangugiando velocemente l'ultimo boccone di zuccotto di zucca. « Ecco, PARLIAMONE! Io ho smesso di prenderla perché mi dava le cazzo di emicranie almeno una volta a settimana. Senza contare gli sfoghi - quelli sempre presenti - e gli sbalzi d'umore. Diavolo, per la fine di questo ciclo di studi vorrei fare la tesi proprio su questo tipo di trattamenti. Non è possibile che la ricerca non sia riuscita a trovare delle alternative più valide! » In seguito a quell'impeto di indignazione, Veronica si rese conto di aver probabilmente interrotto Mia dal rispondere a sua nonna. E si sa: quando Ronnie cominciava a lamentarsi, era molto difficile fermarla. « Scusa, ti ho interrotta. Me ne sto zitta, giuro. » disse ridacchiando, mentre con le dita mimava una zip che andava a chiuderle la bocca per prevenire ulteriori sproloqui.





     
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    In quella casa, Mia si è sempre sentita accolta e ancora di più succede adesso, in un momento in cui prova con tutta se stessa di essere superiore, di mostrarsi matura e di non fare scenate di gelosia. Le sembra stupido pensare troppo a quanto sta accadendo nel campus, specie perché sa che non ci sono vere e proprie soluzioni alla cattiveria delle persone, né lei sente di avere le forza per iniziare un'altra crociata. Ma poi contro cosa? Contro le oche giulive che ci stanno provando palesemente con mio marito? Non posso neanche lamentarmi del fatto che sta dando loro corda, perché so che non è così. Lo vedo. Non posso mica dirgli, we resta a casa, basta, non puoi farti vedere in giro. Insomma, si sente messa con le spalle al muro, e stare in compagnia della signora Rigby e della nipote l'aiuta a distaccarsi un po'. « A Inverness che dicono? Stanno organizzando qualcosa per questa situazione? » Si stringe nelle spalle, Mia. Non sa cose specifiche, e seppur gli ultimi avvenimenti l'hanno inserita un po' di più all'interno delle dinamiche interne, resta il fatto che la giovane Yagami è un pesce piccolo. Le viene dato il giusto spazio - anche troppo, perché in fondo, nonostante la chiamata alle armi, ai suoi coetanei viene ancora data la possibilità di scegliere, di godersi quel poco di normalità che possono permettersi. Finché potremmo permettercela. « A Inverness dicono sempre un sacco di cose, figurati. Secondo me qualcosa bolle in pentola, specie dopo tutta questa roba delle regole a Hogwarts. Sarò molto sincera.. ai piani alti ultimamente mi sembrano molto incattiviti. Credo che abbiano raggiunto la saturazione. Sai.. tipo quando non te ne frega più niente se sei nel giusto o nel torto.. » Scuote la testa, Mia. È piuttosto preoccupata e anche abbattuta da quanto sta accadendo. Non può dare torto ai suoi simili, ma teme altrettanto che diventerà sempre più facile renderli i bersagli preferiti del Ministero. « Non credo che stiano giocando più in difesa da parecchio.. anche al di là dell'occupazione. » Ed io non mi sono fatta un'idea del tutto chiara in merito. Sarò sempre dalla parte dei miei simili, ma temo che siamo destinati a perdere sempre più consenso. Non che ne avessimo poi molto. « Beh comunque non è che avete bisogno di marciare sul castello. Anche in pochi, qualcosa si può sempre fare. Sembreranno cose sciocche a confronto di tutto il resto, ma un sit-in o una piccola occupazione non sono mai tempo sprecato. Innanzitutto dareste voce al vostro dissenso, e poi potreste dar coraggio a quegli studenti che magari la pensano come voi ma non hanno il coraggio o il carisma di prendere iniziativa. Magari non cambierà assolutamente nulla, ma se nemmeno ci provate non lo saprete mai. » Di cose piccole mi sono proprio rotta il cazzo. Non funziona. La gente ti ride in faccia o ti tratta come se fossi una poveraccia. E Mia lo sapeva bene, che alle proteste aveva sempre partecipato. Era l'avvocato delle cause perse per eccellenza, e spesso si batteva sul pugno anche per questioni di principio lontane dal suo vissuto quotidiano. A volte ripeteva solo a pappagallo ciò che sentiva da persone più in vista di lei, un po' come fanno tutti i ragazzini quando si fomentano. Col tempo aveva iniziato a vedere quelle manifestazioni sotto una luce diversa. Un po' alla volta aveva capito che il punto non era semplicemente dissentire. Lamentare e basta non serve a nulla. Tanto non ci ascolta nessuno. « E invece è proprio ciò che dovremmo fare. Buttarglielo giù quel castello di merda! Ma con chi vuoi farlo, dai! È assurdo che di fronte a tutte quelle regole tutti quanti si sono stati zitti e muti. Cazzo, la verità è che non abbiamo proprio le palle.. è così! Al banchetto tutti indignati, sOlIdArIeTà ai lycan e poi tutti a farsi i cazzi loro, mentre io vengo perquisita ogni cazzo di giorno prima di andare a lezione. È una scuola di merda, piena di debosciati e gente con la puzza sotto il naso. Il povero Raiden viene trattato o come il professore figo o come il ragazzo asiatico che tu non capile cosa io volio dile. Per farsi rispettare deve fare il quadruplo di tutti gli altri. Ed è bravo.. accidenti! È bravissimo. Ma non viene proprio preso sul serio. Vaffanculo ai sit in! Vaffanculo agli striscioni! I coglioni con la puzza sotto il naso ci trattano con sufficienza, succedono le peggio cose, ma il vero problema sono io che mi porto dietro una cazzo di arma, che per la cronaca, non uso per autodifesa, ma per difendere gli altri. Perché questo mi è stato insegnato: che devo mettere il culo sulla graticola per gli altri, affinché le loro patetiche vite di merda vadano avanti indisturbatamente. Il tutto per poi sentirmi smerdata da un gruppo di deficienti che ci provano palesemente col tipo che mi sono sposata! Sta gente se la merita davvero la Loggia cazzo. Ma guardate si merita anche di crepare male. E io mi merito di stare lì a guardare come una stronza a braccia conserte. » Si rende conto solo allora di aver parlato senza prendere fiato. È rossa in viso come un peperone, e si sente talmente arrabbiata e frustrata da non riuscire nemmeno a sentirsi in imbarazzo per quello sfogo improvviso. Guarda prima la signora Rigby, poi Ronnie. « ..scusate.. sto per aria. » Dopo un certo silenzio che permette a Mia di mettersi ad armeggiare con un barattolo qualunque, cercando di scrollarsi di dosso tutta quella rabbia, il discorso passa oltre, e la Serpeverde è lieta che quel discorso cada nel dimenticatoio, almeno per ora. Tornano a questioni più terrene, forse perché è anche abbastanza evidente che Mia in primis ha bisogno di qualcosa che le distenda i nervi e la faccia ragionare in maniera più lucida. Non le pensa davvero quelle cose - almeno in parte. E se anche fosse del tutto sincera, quelle cose non le farebbe mai. Non è nella sua natura. « Allora, tesoro, dimmi un po' con precisione cosa ti senti, così ti faccio qualcosina ad hoc. Se vuoi poi ti lascio il mix e la ricetta per rifartelo anche a casa questi giorni. Sai, il mio di ciclo era sempre puntuale, ma ogni volta che tornava mi venivano dei crampi assurdi. Ognuna di noi è diversa, anche se certi pozionisti e medici da strapazzo vogliono farci credere che ci sia una soluzione uguale per tutte - che guarda caso è sempre quella dannatissima pozione contraccettiva! Dovrebbero davvero mettere quella robaccia al bando: ha più effetti collaterali che benefici eppure viene trattata come se fosse una panacea universale per tutti i problemi ginecologici! » « Boh in realtà io.. » « Ecco, PARLIAMONE! Io ho smesso di prenderla perché mi dava le cazzo di emicranie almeno una volta a settimana. Senza contare gli sfoghi - quelli sempre presenti - e gli sbalzi d'umore. Diavolo, per la fine di questo ciclo di studi vorrei fare la tesi proprio su questo tipo di trattamenti. Non è possibile che la ricerca non sia riuscita a trovare delle alternative più valide! » Su quanto in realtà la pozione non fosse congeniale, Mia e Ronnie ne avevano parlato tante volte. Prima di avere una relazione stabile, Mia non l'aveva mai presa. D'altronde non si poteva certo considerare una virtuosa della contraccezione. Tuttavia, non si era mai sognata di farne seriamente a meno, specialmente da quando Raiden aveva espresso determinati desideri a cui Mia non sapeva come rispondere nello specifico, e soprattutto da quando si era scordata di prendere quella del giorno dopo prima di partire per New Orleans. Lì era diventata più o meno diligente, seppur qualche volta, il suo atteggiamento virtuoso era venuto un po' meno. « Va beh, sarò sincera.. io non sono così contro tutta questa roba della pozioncina. Cioè a volte dà problemi, però mi sembra tipo super affidabile. Anzi.. sono certa che funziona anche più di quanto dicono. Cioè per dire a me è successo qualche volta che mi sia scordata o di prenderla all'ora giusta, o proprio di dimenticarmela. Secondo me però l'effetto dura di più, perché non è mai successo niente. Affidabilità al top proprio. » Si strinse nelle spalle annuendo tra se e se. La signora Rigby dal canto suo sbuffò scuotendo la testa. « Affidabilità al top un par di palle! Botta di fortuna piuttosto. Ogni giorno in cui non si assume, le probabilità di concepire aumentano esponenzialmente. Praticamente tanto vale non prenderla proprio, se non la prendi regolarmente. » Ma Mia di ciò che diceva sembrava molto convinta, motivo per cui non diede molto peso alle parole che le vennero rivolte, scuotendo la testa mentre affiancava la migliore amica. « Boh, forse però hai ragione. Te l'avevo detto che anche io avevo mal di testa ogni tanto. E poi a volte sono irritabile, ma tipo senza senso proprio. Magari pure tutte queste cose sono dovute sempre a quello.. boh combinate allo stress. Altrimenti non me lo so spiegare. Sono sempre stanca, e poi certa roba da mangiare mi fa proprio schifo, però ho comunque preso qualche chilo perché a volte mi viene una voglia matta di schifezze e mi metto a mangiare alle tre di notte senza motivo. E infatti questa cosa mi pesa un botto sugli allenamenti. L'altro giorno ho faticato un po' per finire il circuito tant'è che alla fine mi girava proprio la testa di brutto e sono crollata a letto malissimo. Però la cosa che mi dà davvero sui nervi è che ormai ho lo stomaco sottosopra spesso. Tipo che l'altra sera abbiamo mangiato il fritto - sono stata male tutto il giorno dopo. Ok che poi abbiamo pure fatto una colazione da schifo.. però boh, io e Raiden mangiamo sempre un sacco. Mai avuto questi problemi. È proprio frustrante. » Come due morti di fame, a dirla tutta. Si stringe nelle spalle e sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Non si accorge neanche del fatto che la signora Rigby la sta osservando con la coda dell'occhio in maniera un po' differente. Più attenta. « Mia.. tesoro bello.. ascolta. Posso farti una domanda e ti prego di rispondermi molto sinceramente. » Mia annuisce sgranando appena gli occhi. Perché la situazione è diventata improvvisamente così seria. Non a caso getta uno sguardo un po' ignaro in direzione della migliore amica. « Hai per caso dimenticato di prendere la tua pozione ultimamente? » Quella domanda le giunge come una doccia fredda. Quando ha iniziato a elencare i suoi sintomi, tutto si aspettava tranne che la situazione andasse in quella direzione. Perché in fondo, determinate ipotesi in quel momento non erano neanche minimamente contemplate. Io e Raiden ne abbiamo parlato. Li avremo, ma non ora. Cioè dai, non è proprio il momento. Non abbiamo neanche una casa nostra. Viviamo in quella casa di merda che cade a pezzi, non abbiamo sistemato anche nulla, io non ho neanche iniziato a dare esami. Boh. Ma che fretta c'è? Magari l'anno prossimo, o insomma.. giù di lì. Con calma insomma. Stiamo lavorando su di noi adesso. E stiamo così bene in due.
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    « NO. Certo che no. Cioè io parlavo di prima.. tanto tempo fa.. » « Allora credo di sapere cosa fa al caso vostro. » E così continuano a parlare del più e del meno. Ridono e scherzano. Ogni tanto tornano a parlare di cose serie, altre volte commentano questo e quello. Mentre nipote e nonna continuano a scambiarsi su svariati argomenti, Mia sblocca il telefono. Una sbirciatina. Giusto per sicurezza. Non lo dimenticata. Ne sono quasi certa. Tuttavia, da quando aveva cominciato a comprendere quanto fosse importante non mancare quegli appuntamenti giornalieri, Mia aveva costantemente un promemoria sul cellulare. Ogni qual volta la prendesse, metteva una spunta sul calendario con l'ora. Era l'unico modo in cui poteva stare certa di fare il suo dovere. Scorre i giorni uno ad uno finché non arriva alla seconda settimana di novembre. Quel giorno si era addormentata prima di cena dopo aver passato tutta la nottata prima a studiare per un esonero. Nessuna spunta. Poi c'era la notte di Halloween. Nessuna spunta. Bloccò nuovamente il cellulare facendo finta di niente, prima di tornare a partecipare come se niente fosse alla conversazione. « .. no ma infatti ormai pure io leggo solo la roba del Gruppo Peverell. Tutti gli altri sono vendutissimi.. » Il suo umore tuttavia, cadde di colpo sotto scarpe e la preoccupazione prese a scuoterla dalle fondamenta. Perché ho un presentimento? Sono solo paranoica? Queste cose una se le sente? E ora che devo fare? Che cazzo faccio? Ma lo voglio sapere? Diventa sempre più taciturna, finché ad un certo punto, mentre il nonno di Ronnie si è ritirato nello studiolo e la nonna continua a darsi alla preparazione dei loro rimedi naturali, Mia, con gli occhi appena arrossati per la canna che ha fumato precedentemente insieme agli altri, scuote il braccio di Ronnie e la osserva con un'improvviso panico. « Io voglio sotterrarmi. Ma tipo sotto otto quintali di terra e lerciume. Non è vero, Ronnie. Ho detto una cazzata. Me la sono scordata, porco Merlino. Me la sono scordata da poco.. due volte porco cazzo. Sono una grandissima deficiente. »


     
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    « [..] Mai avuto questi problemi. È proprio frustrante. » « Mado' che periodo di merda, Mia! » Fu quello il commento con cui Veronica se ne uscì così su due piedi, ridacchiando nel tentativo di sdrammatizzare quella serie di malesseri. Per loro era normale: erano ragazze, problemi di stress, ciclo e sbalzi ormonali li avevano più o meno sempre, e prenderli sul ridere era anche un modo come un altro per cacciar via il malumore. Questo, ad esempio, Mia lo aveva da vendere. La lunga invettiva in cui l'americana si era lanciata poco prima aveva lasciato Ronnie piuttosto perplessa, rendendole evidente la necessità di cambiare argomento per passare a qualcosa di più leggero. Cavolo, in preciclo è vero che diventiamo un po' delle belve, ma questo mese ti vedo proprio assetata di sangue, bella di casa. « Mia.. tesoro bello.. ascolta. Posso farti una domanda e ti prego di rispondermi molto sinceramente. Hai per caso dimenticato di prendere la tua pozione ultimamente? » La domanda posta dalla nonna, tuttavia, le tolse presto il sorriso dalle labbra, portandola a puntare lo sguardo su Mia con un'aria piuttosto allarmata. No dai, l'hai presa, vero? Cioè ti ho vista più volte. Ormai ti è entrato proprio nella routine. « NO. Certo che no. Cioè io parlavo di prima.. tanto tempo fa.. » Quei brevi istanti di tensione si sciolsero presto, portando le spalle e i lineamenti di Veronica a rilassarsi, e una risata cristallina ad uscire dalle sue labbra. « Allora credo di sapere cosa fa al caso vostro. » E così, la breve crisi fu scampata, e tutto tornò alla normalità. Le tre comari parlarono del più e del meno, scambiandosi su argomenti triviali e raccontando a Diana della loro vita al college. Ronnie si espresse sui progressi del proprio studio e si lamentò del fatto che tutti i suoi compagni di corso fossero dei cessi, o dei cretini, o entrambe le cose. Ogni tanto si sentiva stupida a parlare di quelle cose - una sensazione che aveva cominciato a prendere piede nel suo cuore a partire da quell'estate. Senza la compagnia di Shai e con pochi amici che potesse definire davvero tali, condividere quelle stupidaggini con Mia la faceva sentire come se in qualche maniera la stesse infastidendo. L'amica ormai aveva trovato la propria dimensione, e Ronnie era profondamente felice nel vederla così presa da Raiden. Eppure aveva sempre paura di apparire frivola e superficiale ai suoi occhi, come se non fosse del tutto in grado di comprendere la profondità della situazione che lei stava vivendo, e dal canto suo potesse solo mettere sul piatto una serie di cazzate e cotte passeggere verso cui probabilmente Mia non provava interesse. Però ne parlava lo stesso, perché in fin dei conti l'americana era pur sempre la sua migliore amica, e comportarsi in maniera diversa l'avrebbe fatta sentire come se fosse tagliata fuori in virtù del suo stato civile - cosa che non era assolutamente vera. Non era Mia il problema - Mia stava facendo ciò che si sentiva e ciò che la faceva felice - piuttosto era Ronnie a sentirsi inadeguata. Sapeva di non aver bisogno di un ragazzo, ed era abbastanza matura da comprendere che non ci fosse nulla di male a non averne uno. Perché dovrei trovarmene per forza uno? Non ne voglio uno. Lo vorrò quando arriverà la persona che me lo farà desiderare. Il punto non era quello, quanto piuttosto la sensazione di non avere una stabilità sufficiente nella propria vita per comprendere del tutto Mia. E questo la spaventava, perché in sostanza a spaventarla era l'idea che la migliore amica potesse stancarsi di lei.
    Quando si sentì scuotere leggermente il braccio, la mora si voltò in direzione di Mia con sguardo serenamente interrogativo, senza aspettarsi nulla in particolare. Forse voleva solo che la accompagnasse al bagno o qualcosa del genere - in tutta onestà non ci pensò a quale potesse essere il motivo di quel volerla prendere un po' da parte. Tuttavia nel vedere gli occhi pieni di panico di Mia, la sua espressione si fece immediatamente più grave. I bulbi della ragazza erano belli arrossati - un effetto piuttosto normale, contando che si era appena fumata una canna. « Amo che c'è, ti senti male? » le chiese istintivamente, pensando che solo quello potesse essere il problema. « Io voglio sotterrarmi. Ma tipo sotto otto quintali di terra e lerciume. Non è vero, Ronnie. Ho detto una cazzata. Me la sono scordata, porco Merlino. Me la sono scordata da poco.. due volte porco cazzo. Sono una grandissima deficiente. » Per qualche istante, Ronnie la fissò senza dire nulla, inespressiva, come se non avesse del tutto recepito quelle parole. Poi realizzò. Ah. Ah. Ah cazzo. Forse era anche colpa dell'erba, ma il cuore cominciò a batterle nel petto come un tamburo, rimbombando contro la sua cassa toracica. Rimettere velocemente insieme i sintomi che Mia aveva elencato poco prima fu piuttosto controproducente rispetto all'obiettivo di calmarsi. Ma la calma, Ronnie non voleva perderla. Non quando era evidente che Mia fosse piuttosto impanicata. Così, pur se dentro di sé sentiva i rumori delle sirene e la sua pelle aveva preso un colore decisamente più pallido, cercò di non darle a vedere quel suo stato d'animo. Mise su il suo miglior sorriso rassicurante e scosse leggermente il capo, poggiandole una mano sul braccio. « Facciamo così: adesso ci beviamo questo tè e poi scendiamo giù in
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    farmacia a prendere un test, ok? Se ti vergogni o non te la senti ci vado io, non preoccuparti. Però stai tranquilla, va bene? »
    Alzò lo sguardo, stringendosi leggermente nelle spalle come ad ostentare una spensieratezza che decisamente non aveva. « Sicuro è un falso allarme. Dai, ti ricordi quando l'estate scorsa ero convinta che Jack Hannigan mi avesse impagnottata? » Una breve risata, questa volta un po' più genuina al ricordo di quella storia, fuoriuscì dalle sue labbra. Sul momento aveva vissuto l'intera faccenda come un dramma di proporzioni cosmiche, producendo nella propria mente i peggiori scenari immaginabili - e poi, dopo l'iniziale sollievo, ci avevano semplicemente riso sopra insieme. Mia l'aveva accompagnata in ogni momento, tenendole la porta del bagno mentre Ronnie pisciava scompostamente su quello stecco e ripeteva in continuazione le stesse preoccupazioni. Erano rimaste lì insieme a fissare il test per tutto il tempo necessario, come se il loro sguardo avesse la magica dote di far comparire la risposta. Quei pochi minuti gli erano sembrati anni interi, e proprio all'ultimo, Ronnie si era voltata con un "No, non voglio vedere. Guardalo tu e poi dimmi il risultato.". Insomma, esperienze del genere erano capitate un po' a tutte le ragazze, e in cuor suo Ronnie credeva che anche quella volta potesse trattarsi di semplice suggestione dovuta a una sbadataggine. « Mio Dio, avrò perso minimo trent'anni di vita con quel coccolone! Però poi ci siamo fatte un sacco di risate su tutti quei succhi di mirtillo che mi sono bevuta. Vedrai che andrà così. » E in fin dei conti anche Mia non era da meno. Era capitato che pure l'americana fosse passata per simili esperienze, trovandosi poi sempre a ridersela su tutte le stramberie che ne erano uscite fuori. « Ragazze! I vostri tè sono pronti! » Rivolse uno sguardo di intesa ed incoraggiamento a Mia, strizzandole leggermente il braccio mentre cercava di inghiottire quel groppo che sentiva in gola. Delle parole che le aveva appena rivolto non era affatto sicura, ma sprofondare nell'allarmismo non avrebbe giovato a nessuna delle due. Così prese le due tazze e ne porse una a Mia. « Bevi. Ti distenderà un pochino i nervi e ti farà venire più pipì. » Forse il lieve tremore alle mani la tradì un po', ma cercò comunque di rimanere più calma possibile mentre si portava la tazza alle labbra. Magari ti calmi un po' pure te, Ronnie, eh, che dici?!




     
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    Voglio morire. Io voglio essere sotterrata sotto una tonnellata di terra, andare a dormire e non svegliarmi mai più. Così si sentiva. Come se morire fosse l'unica via di fugga che avesse. E di scappare, Mia ne aveva tanta voglia. Era terrorizzata all'idea di scoprire che quella volta, la cieca fortuna che dimostrava di avere spesso e volentieri, si fosse esaurita, ed era altrettanto spaventata all'idea di come avrebbero potuto reagire gli altri. Si stava fasciando la testa prima di rompersela? Possibile. Oppure in cuor suo aveva capito. Lo aveva capito sin da quando la domanda della signora Rigby le aveva messo la pulce nell'orecchio. Lo capiva perché era diverso rispetto alle altre volte. Rispetto agli altri ritardi, rispetto a quei momenti in cui aveva avuto sì, un po' di paura, ma in fondo aveva lasciato correre semplicemente perché oltre a quel leggero ritardo non si era sentita in alcun modo strana. Nell'ultimo periodo si era sentita strana. Nulla di preoccupante o di invalidante. La salute, tuttavia, le aveva dato più di qualche problema. Era costantemente irritabile, si svegliava nel bel mezzo della notte perché aveva fame, poi di colpo non voleva più niente e anzi, il cibo sembrava disgustarla oltremisura. Si sentiva stanca, affaticata. A tratti voleva solo dormire. Era costantemente in un turbinio di emozioni contrastanti, che la scaraventavano in ogni direzione possibile e immaginabile. Emotivamente instabile e insicura, Mia non lo era mai stata, e anche quando delle insicurezze le mostrava, riusciva a riassorbire tutto e tenerselo per se stessa. In quelle ultime settimane non ci era riuscita; semmai sembrava impazzire all'idea di non tenersi le cose per sé, tanto quanto impazziva all'idea di mostrarsi così fragile. Insomma, era difficile vincere con lei. Si teneva molte cose dentro. Cercava un punto di inerzia che non pesasse sugli altri, e il più delle volte ci riusciva anche. Con molta probabilità, di quel profondo cambiamento non si era accorto quasi nessuno. Mia era brava a tenersi tutto dentro, a manifestare soltanto ciò che le faceva comodo e soprattutto ciò che più poteva toglierla dall'imbarazzo di dover dare troppe spiegazioni circa i suoi stati d'animo più controversi. L'instabilità emotiva si era tradotta anche in un forte senso di gelosia e possessività; non ci rideva più sopra al comportamento delle sue compagne di corso, nonostante in precedenza lo avesse fatto addirittura assieme a Raiden. Sentiva un bisogno spasmodico di affetto. Non le piaceva stare da sola e il più delle volte si sentiva come un essere appiccicoso. Era estremamente bisognosa di attenzioni; in una maniera in cui non si era mai sognata di essere. A ciò si aggiungeva la perenne stanchezza e l'incapacità fisica di fare cose che prima le risultavano estremamente facile. Doveva accorgersene che qualcosa stava andando storto nel momento in cui le era venuta il fiatone più e più volte, fino al punto di sentirsi girare la testa, a forza di eseguire l'abituale circuito che eseguiva per allenamento ogni maledetto giorno. Insomma. Avrebbe potuto raccontarsi che non stava succedendo niente. Che andava tutto bene. Che non c'era assolutamente nulla di anormale in ciò che le stava accadendo, o nella naturalissima domanda che la signora Rigby le aveva posto. La verità però era che Mia conosceva bene il suo organismo. Sapeva di potersi porre ben pochi limiti in circostanze normali. Aveva energie da vendere e non c'era condizione di stress che potesse reggere. Di cose ben più pesanti le aveva vissute, e di certo il suo organismo non aveva reagito così. Quindi le cose sono due: o questa roba delle Logge sta iniziando ad avere effetti anche a livello fisico, oppure non sono più da sola. Quell'unico pensiero istillò nel suo animo un terrore inaudito. Non riusciva neanche a concepire cosa ciò significasse. Cosa significa questa cosa? Che cosa vuol dire? Come mi comporto? « Facciamo così: adesso ci beviamo questo tè e poi scendiamo giù in farmacia a prendere un test, ok? Se ti vergogni o non te la senti ci vado io, non preoccuparti. Però stai tranquilla, va bene? Sicuro è un falso allarme. Dai, ti ricordi quando l'estate scorsa ero convinta che Jack Hannigan mi avesse impagnottata? » Con sguardo vacuo dalle iridi appannate, scosse appena la testa tentando di allontanare quel pensiero. Per quella trafila, Mia e Ronnie ci erano già passate. Eppure, non le era mai sembrato così pesante da affrontare. Certo, quel terrore, l'aveva già provato - ma in fondo lo aveva già provato persino quando Raiden l'aveva posto di fronte alla consapevolezza che lui volesse una famiglia e neanche poi tra troppo tempo. No io lo so che questa volta è così. Te lo senti vero? Lo sai già. E anche se non fosse stato così, a quel punto la paranoia era tale, che Mia sarebbe comunque stata convinta di essere incinta. « Mio Dio, avrò perso minimo trent'anni di vita con quel coccolone! Però poi ci siamo fatte un sacco di risate su tutti quei succhi di mirtillo che mi sono bevuta. Vedrai che andrà così. » Ma Mia scosse la testa; le bruciavano gli occhi e provava una frustrazione accomunabile a quella dei bambini. Teneva lo sguardo basso, il broncio e sembrava compiere uno sforzo non indifferente per non abbandonarsi a uno sfogo inutile. Era evidente da come le vene sul collo presero a dilatarsi che era sul punto di scoppiare, con le guance paonazze e l'evidente mutismo selettivo che nascondeva mille pensieri. Non appena i tè giunsero, Mia osservò la migliore amica con un'espressione leggermente persa, intenta a ricercare una forma di sicurezza che la migliore amica non sapeva mostrarle. Cazzo è evidente che stai spanicando. E vorrei vedere. Probabilmente stai pensando che potrei essermi rovinata la vita. Il mio destino dipende da un bastoncino. Una lineetta su un fottuto stecchino di merda. « Bevi. Ti distenderà un pochino i nervi e ti farà venire più pipì. » Osservò la tazzina con un'espressione contrariata. Non voglio pisciare su quello stecco, Ronnie! Che cazzo dico a Raiden? Che cazzo faccio? Io ho appena compiuto diciotto anni porca puttana! Per legge in America non posso neanche bere ancora. Il che di certo non rendeva impossibile avere un bambino. Anzi, a onoro del vero bisognerebbe dire che è un miracolo il fatto che l'americana ci abbia messo così tanto. Stavo pure studiando! Ho passato l'esonero di Costituzionale. Io e Raiden stavamo bene. E dio solo sa quanto tempo ci abbiamo messo per trovare un po' di equilibrio. « Puoi andarci tu? » Una domanda che le fece con un filo di voce tremante, cercando di mostrarsi il più calma possibile. Non lo era. Non era per niente calma. « Prendine di più tipi.. tipo quello che ti dice tutto.. e quello semplice. E boh.. vedi un po' tu. » Ricercò velocemente la borsa mettendole tra le mani il portafoglio. La ragazza vi avrebbe trovato tutto l'occorrente. Di andarci in prima persona non ci riusciva. Aveva paura di cosa avrebbe letto negli occhi del farmacista di turno. Penserà "guarda tu questa poverina. Mi dispiace un sacco per lei." Grazie tante signò. [...] Era rimasta in bagno per diverso tempo da sola. Dopo che lei e Veronica avevano letto con attenzione tutte le istruzioni, Mia aveva deciso di prendersi il cuore in mano, facendo ciò che doveva fare. Voleva davvero avere la certezza di quanto stesse accadendo? Probabilmente no. Ma a quel punto se anche avesse voluto tenersi le cose per sé, ormai anche i nonni di Veronica erano al corrente, e probabilmente l'avrebbero convinta comunque di non tornare a casa con quel dubbio. Certo, avrebbe potuto dire loro che preferiva farlo con Raiden. Una parte di lei l'avrebbe preferito. Se deve essere così vorrei farlo con lui.Ma la verità era che non l'avrebbe mai fatto. Non avrebbe avuto neanche il coraggio di parlargliene. Non dopo che parte dei loro litigi erano partiti proprio della quella questione. Non sapeva neanche come avrebbe reagito. E a quel punto, a dirla tutta, non lo sapeva nemmeno lei. Aprì la porta solo quando ebbe finito, ricercando lo sguardo della migliore amica con un'espressione bastonata e altamente preoccupata. Non ci volle molto. Scoprire se qualcosa ci sta davvero lì dentro, dura addirittura meno che mettercelo in primo luogo. Un pensiero che la portò a vagare con la mente su tutta una serie di aneddoti che vedevano lei e Raiden come protagonisti. « Ronnie.. mi sa che non servivano neanche. » Annuisce, abbassando lo sguardo. « Non è come Jack Hannigan. Tu stavi bene. Io sto di merda da settimane. » E infatti, se sulle stanghette che compaiono o meno c'è sempre spazio per l'interpretazione, la dicitura Incinta - 3+ è ben poco fraintendibile. Dei quattro stecchini che ora giacciono uno accanto all'altro sul lavandino, allineati in maniera maniacale, nemmeno uno sembra vacillare in merito al risultato. Mia se ne sta seduta sul bordo della vasca con la testa leggermente penzolante, osservando quei quattro stupidi stecchini da una prospettiva decisamente bislacca. Vorrebbe piangere, ma non ci riesce. Vorrebbe dire qualcosa. Fare qualunque cosa. Probabilmente dovrebbe chiamare Raiden, chiedergli di venire a prenderla, parlarci. Sì. Dovrebbe stare con lui. E invece non ci riesce. Non ha la più pallida idea di cosa dirgli. We, ciao. Volevo dirti che ci abbiamo girato un botto intorno a sta cosa, e niente, sorpresa! Ho fatto un casino. « Ho fatto.. un casino. » Soffia pesantemente, mentre abbassa lo sguardo sul proprio ventre, osservandolo con un'espressione addolorata. Non sa nemmeno cosa pensare riguardo quanto sta accadendo lì dentro. Può già sentirla? È già lì? Quanto è grosso di preciso quel cosetto a 3+ settimane? Scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero. Non voleva pensarci. Così allungò appena la mano alla ricerca di quella della giovane Rigby. Non ebbe tuttavia il coraggio di guardarla dritta negli occhi. Deglutì, corrugando la fronte. « Possiamo finire il giro di compere? Voglio comunque concludere questa cosa del Secret Santa. E dei regali. » Annuisce con convinzione, osservando la mora con un muto senso di preghiera. Ti prego fammi questo piacere. « E poi vorrei.. io.. voglio stare un po' con te, ok? » Gli occhi le si riempiono di lacrime mentre la guarda con un'espressione evidentemente sovraccarica di emozioni che non riesce a tarare del tutto. « Mi prometti che staremo di più insieme? » Ti prego non lasciarmi da sola. Io sono un po' scema quando non ci stai tu a darmi i giusti consigli. M'incarto di continuo. Guarda tu che cazzo di casino ho combinato. « Non abbiamo ancora finito di guardare le Kardashian. Che cazzo, ci siamo fermate sul più bello.. » Ed è tutta colpa mia. Lo so. Tu ci sei sempre stata. Io invece sono andata di qua e di là. La verità era però, che per quanto potesse andare in Giappone, e altrove, non c'era posto in cui potesse immaginarsi senza Ronnie. Restò in silenzio per diverso tempo, tirando su col naso. « Non so proprio cosa dire. » Pausa. « Non so proprio come dirglielo. Ci abbiamo discusso un sacco su questa roba.. » E Ronnie ne era al corrente. Mia si era sfogata in merito con Ronnie, continuando a ribadire il suo punto di vista difendendolo con convinzione. Voleva sì dei figli, ma prima voleva mettere in ordine tutto il resto. Brava cogliona! Adesso hai proprio tutto in ordine. « Non so proprio cosa dirgli. Non so neanche in che modo mettergliela. Che cazzo faccio? »


     
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    Anonymes!

    « Puoi andarci tu? Prendine di più tipi.. tipo quello che ti dice tutto.. e quello semplice. E boh.. vedi un po' tu. » Annuì, Veronica, rivolgendo all’amica un sorriso tranquillizzante che tuttavia non cancellava l’espressione seria presa dal suo volto. Mia era palesemente scossa, e in tutta onestà, la Grifondoro non poteva dire di averla mai vista davvero in un simile stato. Forse Ronnie in fondo aveva ragione, forse si trattava davvero di un falso allarme e di uno stato d’animo spinto da stress e suggestione, ma se le avessero chiesto di giurare sull’assoluta sincerità delle parole che aveva rivolto all’americana in precedenza, non se la sarebbe sentita. La verità era che anche Ronnie aveva paura. Mia era la sua migliore amica, e qualunque cosa la turbasse o la rendesse felice aveva effetto anche su di lei. In quel frangente, poi, rientravano così tante variabili da rendere ancor più giustificato il nervosismo di Veronica. Di quella possibilità – quella di Mia e Raiden di avere bambini in futuro – ne avevano già parlato, e la Grifondoro sapeva bene quante incomprensioni e malumori ciò avesse portato nelle vite dei due. In cuor suo capiva i punti di vista di entrambi, ma era evidente che empatizzasse molto di più con quello di Mia. Siamo delle ragazzine. Ancora non sappiamo neanche prenderci veramente cura di noi stesse, Cristo santissimo! Un bambino è.. tanto.. tantissimo. A differenza dei loro genitori, la generazione di Ronnie e Mia era cresciuta con tempi più dilatati, e con la consapevolezza che solo pochi eletti sarebbero riusciti a raggiungere la stabilità economica prima dei trent’anni. Senza quella, che senso aveva mettere al mondo dei figli? Per Raiden però le cose erano diverse: in Giappone i ragazzi della sua età avevano tutti un lavoro, una famiglia e una vita bella che avviata. In questo non c’era nulla di male agli occhi di Ronnie.. ma neanche nel contrario. Cazzo, piacerebbe anche a me avere tutte quelle certezze e la sicurezza che una volta uscita da Hogwarts tutti mi avrebbero considerata come un’adulta, trattata come tale e offerto un lavoro di tutto rispetto con una paga adeguata. Ma qui non è così. Questo rimuginare ossessivo l’accompagnò lungo tutto il tragitto per la farmacia, l’attesa in coda e il ritorno a casa. Come c’era da aspettarsi, l’anziano signore dietro il bancone le rivolse uno sguardo che dire giudicante era dir poco, ma Ronnie non se ne curò affatto. La giovane Grifondoro aveva abbastanza faccia tosta da sbattergli sul bancone quella pila di test e guardarlo dritto negli occhi per chiedergli quanto gli dovesse. Forse ce l’aveva perché l’utero in ballo non era il suo, ma ciò non toglieva che quell’uomo e i clienti più vicini fossero convinti proprio di ciò. Secondo me se ci veniva Raiden a comprarli non lo guardavano mica così. Ma in quel momento poco importava di cosa pensassero gli altri; piuttosto Veronica era impaziente di tornare a casa per non lasciare Mia da sola troppo a lungo.
    [..] Dopo aver letto assieme a Mia le istruzioni di ciascun test, facendo attenzione a tutto quanto, la giovane Rigby lasciò la scelta all’amica sul da farsi. Non sapeva se volesse compagnia o preferisse rimanere da sola, e quando la Serpeverde optò per la seconda, lei non protestò. Ognuno affrontava quelle situazioni in maniera diversa, e se Mia si sentiva più tranquilla così, era giusto lasciarla fare. « Io rimango qua dietro la porta, ok? Non me ne vado. » Le lasciò dunque quello spazio, rimanendo con la schiena appoggiata al muro adiacente la porta del bagno, attendendo in silenzio. Non fece nulla in quell’attesa: rimase a fissare il quadro astratto appeso di fronte ai suoi occhi, memorizzandone ogni schizzo di colore e sfumatura come se farlo fosse di fondamentale importanza. Nonostante sentisse l’ansia montarle in petto ogni minuto che passava, cercò di pensarci il meno possibile, scacciando via quei pensieri intrusivi non appena si facevano troppo presenti nella sua mente. Quando Mia la richiamò, le sembrò come se fossero passate ore intere. Entrò nella stanza come se stesse varcando la soglia dell'ignoto, richiudendosi la porta alle spalle con un sorriso tremulo di nervosismo e gli occhi puntati sul viso di Mia per decifrarne una reazione che già di per sé la diceva lunga. Le parole che l'americana pronunciò, tuttavia, non lasciarono alcuno spazio all'interpretazione. « Ronnie.. mi sa che non servivano neanche. Non è come Jack Hannigan. Tu stavi bene. Io sto di merda da settimane. » Le iridi della Rigby guizzarono istintivamente ai test poggiati sul lavandino. Tutti e quattro positivi. Incinta. Quella parola risaltò ai suoi occhi prima di tutto il resto, stringendole un nodo allo stomaco che non sapeva come sciogliere. Per la prima volta, Veronica si ritrovò priva di parole. Cosa avrebbe dovuto dirle? "Andrà tutto bene"? Che cazzata. Pare la frase fatta uscita da un biglietto stampato in milioni di copie. Non sapeva nemmeno quali fossero le disposizioni di Mia, cosa intendesse fare o come si sentisse veramente a riguardo. Certo, l'aveva scoperto solo da un paio di minuti, quindi non c'era da aspettarsi che avesse già in testa un piano - anzi, conoscendo l'amica, probabilmente stava spanicando proprio perché non ne aveva uno. Ciò che Veronica non voleva fare, tuttavia, era trattarla con condiscendenza. Non voleva che Mia leggesse nei suoi occhi un sentimento di pietà - perché non era questo ciò che provava. Lentamente scivolò a sedere accanto all'americana, vicina, ma non abbastanza da invadere troppo il suo spazio. Si abbracciò le ginocchia, poggiando il mento su di esse mentre rimaneva in silenzio ad ascoltarla, dandole il tempo di elaborare quella bomba che era appena caduta sulla sua vita. « Ho fatto.. un casino. » La toccò solo quando fu lei per prima a ricercare la sua mano, e a quel punto non si trattenne dallo stringere le sue dita in una presa affettuosa, come a volerle mutamente esprimere che lei c'era - era lì, tanto fisicamente quanto emotivamente. « Non hai fatto un casino, Mia. È capitato. Forse sarebbe capitato lo stesso, non puoi saperlo. Ma non fartene una colpa.. perché non è davvero una questione di colpe. » Le parole pacate di Veronica erano sincere. Non credeva che Mia dovesse crocifiggersi per una sbadatezza che sarebbe potuta capitare a chiunque. Di una situazione del genere, la giovane Yagami era la prima a risentirne, perché alla fine dei conti era il suo di corpo ad ospitare una nuova vita.
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    Aveva davvero senso, era davvero umano, bastonarla in una simile situazione? « Possiamo finire il giro di compere? Voglio comunque concludere questa cosa del Secret Santa. E dei regali. E poi vorrei.. io.. voglio stare un po' con te, ok? Mi prometti che staremo di più insieme? Non abbiamo ancora finito di guardare le Kardashian. Che cazzo, ci siamo fermate sul più bello.. » Annuì vigorosamente, con gli occhi appannati di lacrime in risposta alle stesse che vedeva in quelli di Mia. Tirò su col naso, continuando ad annuire come se non fosse in grado di fare altro - e forse non lo era davvero. « Certo.. certo che possiamo. Possiamo fare quello che vuoi e stare insieme tutto il tempo del mondo. » Pronunciò quelle parole con la voce appena incrinata da tutte le emozioni contrastanti che la stavano contrastando, e subito dopo gettò le braccia al collo dell'amica, stringendola nell'abbraccio più stretto possibile. « Non so proprio cosa dire. Non so proprio come dirglielo. Ci abbiamo discusso un sacco su questa roba.. Non so proprio cosa dirgli. Non so neanche in che modo mettergliela. Che cazzo faccio? » A quel punto, Ronnie sapeva non fosse la sua posizione quella di dare consigli, ma sapeva anche di avere il dovere e il bisogno di supportare la propria migliore amica. Così tirò su col naso, tentando di darsi un contegno mentre scioglieva pian piano quell'abbraccio. Quando fu abbastanza distante da poter guardare Mia negli occhi, le passò entrambi i palmi sulle guance per raccogliere quelle lacrime che erano scese dai suoi occhi, scendendo poi a poggiare le mani sulle sue spalle in una presa abbastanza salda. « Non ci sono molti modi per dire una cosa del genere, Mia. Ma se sono sicura di una cosa, è che Raiden capirà e ti sarà vicino in ogni caso. » Scosse leggermente il capo, umettandosi le labbra. « In questo momento non devi decidere nulla, ok? Sei confusa.. e spaventata.. ed è assolutamente normale. Tutto ciò che provi è valido. Ma non devi affrontarlo da sola, e soprattutto non devi aver paura delle persone che ti sono vicine. » Fece una breve pausa, tentando di trovare le parole migliore per esprimere tutte le miriadi di pensieri che sfrecciavano nella sua testa alla velocità della luce. « Io, Raiden, la tua famiglia.. ti vogliamo tutti un sacco bene e saremo sempre dalla tua parte, ok? » Ovviamente non poteva sapere come il giapponese avrebbe reagito ad una simile notizia, e forse una piccola parte di lei temeva di rimanere delusa dalle aspettative che vi aveva proiettato, eppure quella vocina non riusciva a scacciare dal suo cuore la più fondata sicurezza che lui avrebbe comunque fatto del proprio meglio per affrontare la faccenda assieme a Mia. Forse avrebbe voluto dirle che pure se le cose fossero andate male, lei sarebbe stata sempre lì a supportarla, ma non lo fece. Non lo fece perché non se la sentiva di ammettere una simile ipotesi - almeno non lì, in quel momento così delicato. « Facciamo così. Adesso ti bagni un po' il viso con l'acqua fredda, ci prendiamo un attimo per ricomporci e poi usciamo, ok? Se ne vorrai parlare, ne parleremo. Se non lo vorrai, faremo finta di niente. Poi a mente più lucida deciderai cosa fare. Ma per ora hai solo bisogno di un po' di calma e normalità.. per quanto possibile. » Aggiunse quelle ultime parole con un piccolo sorriso a incurvarle flebilmente le labbra nel tentativo di rassicurare l'amica e farla sentire protetta, qualunque cosa ciò significasse per lei in quel momento. « Alzati, dai, che qui accanto ci sta un'ottima pasticceria e abbiamo proprio bisogno di zuccheri. » Rise, catturandosi una piccola lacrima all'angolo dell'occhio mentre tentava di sdrammatizzare un po' la situazione. « Ci manca solo che adesso ci prenda un calo di pressione e bo.. cadiamo a faccia per terra sul marciapiede. Sarebbe indignitoso, non credi? »



     
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6 replies since 14/12/2021, 03:16   75 views
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