Hey little trouble!

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    « Ti ho portato un regalo » A cavalcioni sulla propria Firebolt, Émile volava a mezz'aria a qualche metro dalla testa della bionda, un ghigno contento ben visibile sul suo viso da ragazzo. Attese che Zelda si accorgesse della sua presenza, e levasse lo sguardo nella sua direzione, per sfilarsi dalla tasca dei pantaloni un pacchetto rettangolare colorato. Lo sventolò con una certa fierezza, lasciandolo scintillare sotto i raggi del sole pomeridiano. Immaginò che non fosse necessario proferir parola, perché la Grifondoro riconoscesse a colpo d'occhio il pacchetto da venti figurine della collezione premium dei Kenmare Kestrels, rilasciata nelle migliore edicole magiche da poco meno di qualche settimana. Era il suo personale modo di ringraziarla per la sua presenza, e per l'aiuto che gli aveva offerto a ritornare sulla scopa.
    Per quanto Émile si fosse impegnato, cercando di mantenersi in forma, non era affatto facile, dopo un anno, riprendere gli allenamenti di Quidditch, e in qualità di giocatore ufficiale (e aspirante capitano, se tutto fosse andato per il meglio) della squadra di casata, sentiva addosso una responsabilità non indifferente verso i suoi compagni.
    Zelda, che per anni era stata la sua avversaria in campo - ma vera compagna in tanti altri contesti, si era offerta a dargli una mano con l'impresa. E lui di certo non trovava quell'aiuto scontato, soprattutto considerato che Zelda era ormai una collegiale, e stava attivamente togliendo tempo allo studio del corso Auror per dargli una mano. Lanciò in aria il pacchetto, per riprenderlo con la stessa mano. « Ti sfido. Pluffa al centro e stiamo uno contro uno: facciamo che per ogni pluffa messa negli anelli uno di noi vince una figurina. » Le lanciò il pacchetto dall'alto, prima di iniziare a planare sugli spalti del campo dove lei era seduta, deciso ad ostentare una certa disinvoltura. Dal suo ritorno ad Hogwarts, si notava in lui qualche cambiamento, specie nel modo di relazionarsi con i propri coetanei: Émile pareva più sicuro di sé, quasi più adulto. In parte questa percezione era dovuta a cambiamenti fisiologici, come ad una voce più profonda, al fatto che nell'ultimo anno avesse guadagnato più di una spanna in altezza, e anche a quei primi peletti scuri che iniziavano a spuntargli sotto al naso, e di cui andava tanto fiero; nell'equazione non era poi irrilevante l'effettivo e costante sforzo del ragazzo, che teneva sempre bene a mente la propria immagine; e, in ultima analisi, col tempo era davvero maturato, spogliandosi (almeno in parte) della veste di ragazzino goffo e imbranato, imparando a interagire col mondo in maniera più sincera. In particolare, l'esperienza a Beauxbatons gli aveva regalato una certa spontaneità nell'interagire con l'altro sesso, una scioltezza che prima non sentiva di possedere.
    Perfino in quel breve quanto insignificante scambio con Zelda, Émile si sentì padrone di sé, della sua immagine, in qualche modo capace. Molte di quelle dinamiche sociali che prima di partire gli avrebbero provocato difficoltà, intimidendolo, adesso le ricercava con entusiasmo, addirittura con curiosità. Atterrò sugli spalti tenendo una sola mano sulla scopa e lo sguardo fisso sulla ragazza, perché in quel momento gli pareva la cosa più facile del mondo: peccato che il controllo sul manico di scopa non era lo stesso che aveva un anno prima, e dare un'occhiata a dove si mette piede è sempre la cosa più prudente da fare - ma questa era una lezione che il Tassorosso non aveva ancora imparato. Nell'atterrare, mise un piede in fallo, col risultato che quest'ultimo affossò nel vuoto tra le panchine degli spalti. Fu un attimo: la scopa volò in avanti, e lui precipitò in basso, verso la panchina di legno. Inutile dire che, con la gamba sinistra incastrata tra gli spalti, a penzoloni nel vuoto sottostante, il primo punto d'impatto fu proprio , nel punto più delicato. E tutto sotto gli occhi di Zelda. « Aahhhhhh cazzo! » Aveva anche cominciato a dire le parolacce con più disinvoltura, negli ultimi tempi. « Sto bene... Sto bene. » Mentì spudoratamente, mentre si sollevava a fatica da quella posizione, pervaso da un dolore atroce. Si mise a sedere con una serie di grugniti, guidato forse più dalla vergogna che dal male fisico. « Okay, diciamo che sono una pippa, è evidente » sdrammatizzò, lanciando un'occhiata imbarazzata alla compagna. « Vabbè, facciamo finta di niente, ok? Non è successo niente e tu non hai visto niente. Io sono arrivato a piedi. Okay. » sospirò, chiudendo gli occhi per qualche momento, concentrandosi sul dolore che lentamente iniziava a scemare. Ricominciamo da capo. « Tu come stai? Che mi racconti di nuovo? Che hai fatto di bello per Natale? » tentò, cercando di introdurre un diversivo che distogliesse l'attenzione dalla sua magra, anzi magrissima figura. È inutile che ci provi tanto, alla fine resti sempre uno sfigato. Chissà perché, si ritrovò a pensare mentre se ne stava dolorante e piegato in avanti, ogni volta che faceva certi pensieri la realtà aveva sempre il modo di ricordargli come stavano davvero le cose.
     
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    L'aver scoperto del ritorno di Emi in Inghilterra, per Zelda, è andato di pari passo con il vederlo fare a botte con quell'imbufalito - coglione - di King. Per questo non è apparsa troppo stupita nel veder comparire la notifica di un suo messaggio ma anzi, l'ha fatta sorridere il pensiero di rivederlo in un contesto tanto rilassante per lei com'è il campo da Quidditch. Che nell'ultimo periodo le ha portato non poche gioie, sul campo lavorativo, ma anche altrettante grane che non sa bene come arginare. Santo cielo ma non ce l'avete una vita vostra? Pensa la bionda, con la scopa in spalla e il cellulare in mano, mentre scorre gli interessanti e piacevoli commenti che un'orda di impazziti invasati ha preso a lasciarle sotto ogni singola foto postata su Wiztagram fino a quel momento. Ce ne sono di ogni tipo: da quelli che si chiedono chi sia "questa qui" ai morti di patata con tanto di emoticon abbastanza eloquenti, da quelli che body shaming scansati proprio passando per tutte le indinniate che si domandano, taggandosi vicendevolmente a profusione, "quale sarà il filtro che questa troietta ha rifilato al nostro principe?" No vabbè, qua stiamo esagerando. I lineamenti le si irrigidiscono nel leggere il commento di Utente304, che afferma con una certa sicurezza che sa benissimo quanto siano rosse le sue ginocchia per essere riuscita a diventare il testimonial, arrivando direttamente dal nulla, della nuova scopa della CE. Forse dovevo proporgli di andare a boxare al Polis, per riscaldare le braccia e spaccare di botte il saccone. Si dice mentre con un sospiro blocca lo schermo, decidendo che no, col cazzo che mi rovinate questo pomeriggio. E' allora che sale sugli spalti occidentali del maestoso campo di Hogwarts, poggiando la sua nuova e fiammante Jacobs - avuta gratis, uno dei pochi risvolti buoni di quella faccenda, a ben vedere - contro una seduta, mentre si abbassa ad allacciarsi una delle scarpe. Uno, due, passo sotto e voilà le orecchie del coniglietto.« Ti ho portato un regalo » Si alza di scatto, gli occhi puntati verso il cielo, una mano che corre a farle da scudo sopra la fronte per intercettarlo. « Aww vuoi ingraziarti così il mio buon cuore, per non andarci giù troppo pesante? » Sciabola le sopracciglia per poi focalizzarsi sul pacchetto che il ragazzo tiene tra le dita. Quando connette per bene, schiude appena le labbra in un sorriso da Grinch. « Ma allora giochi pesante, mi piace. » Perché quell'edizione premium è decisamente saltata agli occhi della bionda nel correre trafelata, come al solito in ritardo al lavoro, davanti all'edicola di Diagon Alley. E ci ha fatto un pensierino, più di una volta. E ora eccola qua, in tutto il suo splendore. « Ti sfido. Pluffa al centro e stiamo uno contro uno: facciamo che per ogni pluffa messa negli anelli uno di noi vince una figurina. » « Me lo ricordavo differente il significato di "regalo". » Borbotta sì ma sorridendo, effettivamente contenta nel maneggiarsi il mazzo tra le dita. « No vabbè, c'è anche Rachel Doyle in formazione Triscele. » Sbotta ammirando la figurina della sua crush più crush di sempre. La Cacciatrice attualmente in testa alla classifica per più punti andati a segno. La Cacciatrice che ha inventato la formazione Triscele, attuandola insieme a Caleb Palmer e Tahani Namid, una delle formazioni più complicate da mettere in atto, per via della velocità che va guadagnata per formare i mini tornado che servono a liberarsi dalla pressa degli avversari. Una formazione da usare, quindi, con estrema cautela ed è proprio per questo che agli occhi ambrati della Kane è una figata pazzesca. « Oddio, quel figo di Paxton ha la figurina oleografica. Questa me la dai senza troppe storie. E' mia, di diritto, perché sto trascurando il carico esorbitante di studio per la sessione invernale. Che ho lasciato sulla scrivania. Per te. » Gli lancia un'occhiata, arricciando le labbra per nascondere un sorriso sapendo alla perfezione che, se non fosse stato per Emi, avrebbe comunque trovato il modo di sviare la sua concentrazione dal libro di Teoria del Combattimento. Dai, pure un capoccione come Einstein si addormenterebbe leggendo i fondamenti, in gradi e numeri, di ogni movimento. Dalla difesa all'attacco. Ne sorregge lo sguardo, aspettando di averlo vicino per poter commentare con lui qualche figurina, se non fosse che qualcosa va storto e lui si ritrova a terra. Da un secondo all'altro. Con una gamba che penzola nel vuoto. Non ha tempo nemmeno di ridere, istinto naturale per Zelda in certi casi, perché l'idea del dolore che sta provando le fa corrugare il volto mentre si butta in avanti. « Oddio..Emi..stai bene? » Si ferma dal dire altro, certa che risulterebbe terribilmente fuori luogo se chiedesse come stanno le sue parti basse. Lo guarda dall'alto, con le mani protese in avanti, come a voler far qualcosa ma senza sapere cosa fare effettivamente. « Sto bene... Sto bene. Okay, diciamo che sono una pippa, è evidente. » Vorrebbe partirsene con un "Ma no, che ti frega!" ma lui è più veloce. « Vabbè, facciamo finta di niente, ok? Non è successo niente e tu non hai visto niente. Io sono arrivato a piedi. Okay. » Lo fissa mentre si siede e sembra prendersi del tempo per meditare. « Ma ti pare che ti fai questi problemi con me? » Un risolino cristallino le esce dalle labbra mentre poggia la schiena contro la balaustra in ferro, ritrovandosi quindi di fronte a lui. « Non mi sarai tornato damerino dalla scuola francese, mh? » Cerca di sdrammatizzare stringendosi nelle spalle fin quando non rincontra il suo sguardo. « Tu come stai? Che mi racconti di nuovo? Che hai fatto di bello per Natale? » E' piuttosto dolorante, è evidente dalla posizione piegata che assume, però non vuole metterlo ancora più a disagio. Così segue il suo filo mentale. Anche se..brutto screanzato, dovresti saperla da solo cosa c'è di nuovo. « Sono stata dai Mortimer. » Risponde di getto, un sorriso sincero a solcarle il viso. « Ed è stato davvero figo. Cioè nella mia famiglia si festeggia più lo Yule, sai, sull'andante celtico, quindi non ho mai avuto un vero termine di paragone se non la rappresentazione televisiva e cinematografica. Però è stato davvero interessante, mi sono divertita un sacco. » Racconta, con
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    evidente felicità ad ornarle gli occhi al pensiero della nonna fantasma di Tux, che ha passato il tempo a tessere le lodi dei suoi capelli "biondi come una delle mie pozioni più riuscite, un veleno sublime!" «..il tuo Natale? » Lo chiede con titubanza, vista la scazzottata del ventitré. Mia mamma mi avrebbe fatto probabilmente i complimenti ma non sono tutti come lei, i genitori. E in fondo, Andromache le ha davvero fatto i complimenti quando, il ventiquattro sera, si è presentata a cena con la mano bendata e le ha raccontato di come ha morso una ragazza per salvarne un'altra dall'asfissia. « Okay, io faccio finta di nulla, giuro, anche perché faccio schifo con gli incanti curativi. Però se ti senti davvero davvero male, male da infermeria, me lo puoi dire un po' prima? Farei comunque finta di nulla eh, però lo farei portandoti di corsa al Castello. » Gonfia le guance in un'espressione che, secondo il suo modesto parere, è pienamente rassicurante e super confortante. Stra ottimista. Poi, con un piccolo calcetto, gli indica la sua nuova scopa e sciabola le sopracciglia. « Il mio racconto nuovo c'entra con la nuova Jacobs. Stento ancora a crederci ma ora anche noi Thunderbirds ne abbiamo tutti una. Come i fottuti Cannoni. Non sai che figata sentirla settarsi in completa autonomia sotto il tuo peso, agevolandoti l'impatto con l'aria e il suo attrito. » Ridacchia nel lanciarsi in avanti per sederglisi di fianco, il piede sinistro poggiato sulla panchina per potersi girare con il busto verso di lui. « Io invece voglio sapere tutto della Francia. » Alza un sopracciglio dorato con fare eloquente. Non mi frega niente della scuola, voglio i particolari, quelli più torbidi. Tanto ne abbiamo di tempo prima di metterci in volo mi sa. « E poi, giusto per darti qualche spunto di conversazione magari mi puoi raccontare di quello che è successo alla festa al Toyland. Il titolo del tema può essere "Dalla pomiciata con la Zabini alla rissa con King: manuale per le gesta di un eroico rientro in patria senza pari". » Lo fissa con un'espressione estremamente complice. « E' giusto un'idea, ovviamente, sai per far proseguire la conversazione e non farla cadere nell'oblio del silenzioso disagio. Sarebbe oltremodo fuori luogo ad un primo appuntamento, non credi? » Arriccia le labbra in una smorfia divertita mentre continua a fissarlo nel tentativo di farlo distrarre abbastanza da non pensare più al dolore. « Oh tranquillo, non sono minimamente una da gelosia per le ex conquiste. Puoi benissimo parlarmene, per conoscerci meglio. » Che poi non è propriamente vero, però tanto stiamo scherzando quindi prendiamolo per buono. Gli fa l'occhiolino prima di scoppiare a ridere. E quando si placa, gli fa cenno di cominciare a spillare il tè.
     
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