Fortuna che ti voglio bene

Cygnus x Betty

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    A svegliarlo non erano stati i multipli e forsennati colpi contro la porta del suo alloggio. Non era stato il vento freddo della mattinata invernale. A svegliarlo era stata la luce del sole divenuta tanto alta da colpirlo direttamente in faccia. Cygnus era tornato di soppiatto, facendo attenzione di non fare troppo rumore -nonostante l'alcol e l'erballegra che gli circolavano nel sangue- e si era gettato sul letto con ancora l'abito di scena addosso. La maschera doveva essersela tolta nel sonno visto che giaceva a terra, sotto la sua mano destra. Dire che non era stata proprio una buona idea rimanere al locale dopo la fine del turno era una vera e propria iperbole. Sapeva benissimo che il giorno dopo avrebbe dovuto passare tutto il tempo a lezione così come sapeva che una frizzante biondina si sarebbe palesata davanti al suo alloggio di prima mattina per andare insieme a lezione. Certe volte aveva pensato di trasferirsi in una struttura fuori dal campus e non dire a Betty dove si trovava così da non ricevere quel tipo di sveglie fin troppo energiche. Si chiedeva come potesse una persona avere tuta quell'energia alle otto e mezza del mattino...
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    Grugnì come se fare versi potesse paralizzare la ragazza per qualche secondo ma i suoi sforzi non servirono a nulla, i colpi non volevano accennare a cessare. Dopo cinque minuti alzò lo sguardo al cielo, roteando gli occhi al cielo ed avvolgendosi una coperta attorno al corpo ancora addormentato e leggermente intirizzito per la temperatura che la stanza aveva raggiunto dopo che si era dimenticato -di nuovo- il vetro spalancato per lasciare arieggiare la stanza dopo che aveva fumato un'ultima sigaretta della buonanotte. Recuperò la bacchetta, con un occhio ancora chiuso ed una mano che andava pigramente a grattare la natica ancora avvolta nella finta pelle del suo costume da Lussuria. Aveva ancora l'hardness sul petto, fortunatamente coperto dalla coperta. Mise la mano sul pomello, respirando a fondo e pensando di essere ancora in tempo per farle pensare di essersi preso una misteriosa malattia infettiva che non gli avrebbe permesso di seguirla a lezione ma il suo senso del dovere era troppo forte, la sua pigrizia post-lavoro non aveva speranze. Girò il pomello ricevendo un colpo sul petto, colpo non troppo forte ma che comunque lo fece arretrare di mezzo passo mentre la luce del giorno gli penetrava l'occhio aperto portandolo ad alzare la mano libera per coprirsi il volto. «Elizabeth Branwell» Quando usava il suo nome per intero voleva dire guai «Sei fortunata ad avere il mio affetto» La vedeva come una sorella. Una di quelle insopportabili sorelle minori che non facevano altro che disturbare il maggiore -o i maggiori- per il puro gusto di farlo. Non aveva aperto del tutto la porta, si era giusto sporto per metterla a fuoco ed accertarsi che fosse lei ma i suoi occhi diedero un breve sguardo anche alle spalle della ragazza dove i ragazzi vestiti a puntino si affrettavano a raggiungere le aule dei vari corsi di studio. Notò qualche suo compagno in lontananza che ridacchiava con persone di cui era troppo pigro per ricordare il nome. La sua attenzione si focalizzò nuovamente sulla ragazza con un sopracciglio alzato. Era ancora li... Era tenace, glielo doveva riconoscere «Entra, dammi qualche minuto per rendermi presentabile» si voltò e stava per aprire del tutto la porta quando la maschera -fin troppo riconoscibile grazie ai volantini che pubblicizzavano il nuovo ballerino misterioso del Le rouge et le noire- attrasse la sua attenzione come avesse una scritta al neon al di sopra e stesse producendo il tipico suono di pericolo di una centrale nucleare. La mano armata di catalizzatore si mosse quasi autonomamente mentre gli occhi del ragazzo si spalancavano entrambi e fissavano il casino in cui quel posto vertiva al momento. Una rotazione del polso e gli oggetti iniziarono a muoversi autonomamente rimettendosi al proprio posto. La maschera schizzò sotto il letto e Cygnus si spostò dall'uscio per permettere alla ragazza di entrare liberamente mentre lui si andava a cambiare. Una volta in bagno notò che aveva ancora addosso gli abiti di scena e per poco non imprecò ad alta voce. Doveva smetterla di rimanere a divertirsi o la sua copertura da bravo ragazzo sarebbe crollata come un castello di carte in una tromba d'aria. Si svestì velocemente, si lavò a pezzi come meglio riuscì cercando di darsi una sistemata e tornò dalla ragazza con l'aspetto del perfetto studente. Gli mancavano solo gli occhiali. Se questa volta non ha nessun sospetto vuol dire che qualcuno la su ti sta parando le chiappe La sua coscienza arrivò a redarguirlo da bravo grillo parlante, con tutta la saccenza possibile ed immaginabile. Infilò il computer nella borsa tracolla assieme alla bacchetta ed indossò il cappotto prima di guardare la ragazza in attesa che fosse lei a fare la prima mossa.
     
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