Friendship between women are built of a thousand small... kindnesses

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    L'indipendenza, è risaputo, è un tassello fondamentale per conquistare la propria libertà individuale. L'autonomia e l'autodeterminazione d'altronde, sono due delle basi principali per la messa in atto del principio primo fondante il nostro stesso codice etico-comportamentale: il libero arbitrio. In quegli ultimi mesi, era proprio secondo questi criteri che Maeve aveva cercato di vivere - o cominciare finalmente a farlo in piena libertà. Per una giovane esponente dell'alta società come lei, cresciuta sotto dei rigidi principi, con l'avvenire già deciso e un percorso prestabilito dalla famiglia imponente che si ritrovava, aveva rappresentato più di una manovra di liberazione quella di poter andare a vivere con chi voleva - e dove voleva. Per la prima volta, la piccola di casa, aveva davvero preso una decisione facendo appello soltanto al proprio volere, contrastando le opinioni dei Cousland. A conti fatti, non aveva fatto altro che iniziare semplicemente a vivere nella "normalità", un concetto che considerato il mondo in cui era nata, era del tutto al di fuori delle sue precedenti esperienze. Normalità, per Maeve aveva iniziato ad assumere una moltitudine di significati, perlopiù talmente semplici e spontanei che ad altri avrebbero potuto apparire perfino banali: restare a casa propria, per seguire una serie tv col proprio compagno, anziché partecipare alle vecchie cene imposte da Coriolanus; studiare in totale libertà nel suo salotto; allenarsi nel giardino, senza la costante presenza di esterni alla sua bolla personale; dimenticarsi di innaffiare le piante, che lei stessa aveva piantato in giro per il villino. E, non da meno, badare ad una casa intera. Sebbene potessero permettersi ben più di una còlf o governante, la rossa aveva espressamente richiesto a Derek di voler pensarci in prima persona - e le riusciva tutto fin troppo bene, fin quando non provava a destreggiarsi in ambito culinario. In quel caso, oltre ad avere più volte rischiato di incendiare il forno, aveva pensato di implementare un bonus in medaglie per il servizio d'asporto di Hogsmeade, che le aveva salvato la cena in più di un'occasione all'ultimo minuto. Ma forse bastavano soltanto le generose mance. Indipendenza, voleva dire anche doversi occupare di altre faccende che prima Maeve non aveva mai preso in considerazione: spese, bollette, gli affari della Cousland Express che andavano ad unirsi con le lezioni del College... Tutta quella regolare routine, che per diciott'anni le era stata negata, ma che da qualche mese l'aveva assorbita facendola sentire una persona normale. E, finalmente, felice. Che ci fossero ancora gli incubi sulla Loggia Nera, o la situazione precaria con Inverness, poco importava quando si concentrava su quei frammenti di vita che aveva iniziato ad assemblare. In un modo o nell'altro, si ripeteva, avrebbe risolto ogni faccenda in cui erano finiti involontariamente invischiati lei e Derek. Non fingeva, mai, che quella situazione non fosse importante... ma aveva anche deciso che doveva, e poteva, dedicarsi anche alla sua vita privata. Durante i periodi di festività poi, i ricordi agghiaccianti e le minacce di morte, assumevano un retrogusto molto meno inquietante se ci si focalizzava su tutt'altro. Con le vacanze da organizzare in un'altra delle sue mete estere, in una qualche baita immersa in una candida distesa di neve, perfino preparare la cena per passare finalmente una ricorrenza senza la pomposità dei Cousland, diventava divertente. O far la spesa, proprio per quell'evento così usuale per la maggior parte delle persone, ma una novità intima che a lei scaldava il cuore. Ovviamente, non si sarebbe trattato di Maeve, se non avesse organizzato al millimetro anche un'azione basilare come comprare tutto l'occorrente per una cenetta. Con lista alla mano - o più precisamente sullo Smartphone -, si aggirava nel Market più vicino a casa, il più esclusivo che era riuscita a trovare rispetto alla moltitudine di pubblici esercizi del villaggio, che vendeva beni di consumo in grandi quantità a prezzi scontati. Non le era servito nemmeno far appello alle lezioni di Economia che seguiva ed aveva implementato nel suo percorso di studi, per comprendere all'istante la regola del: "prezzi scontati uguale a scarsa qualità". I discount non l'avrebbero mai avuta; avrebbe piuttosto aperto un altro Store col suo nome, anziché cedere agli acquisti di bassa categoria. Per fortuna il Wiztnum & Mason, aveva assunto il ruolo di compromesso perfetto. Si trattava di un negozio al dettaglio, fondato come negozio di alimentari, costruitosi poi un'ottima reputazione sulla fornitura di cibo di qualità grazie alla quale aveva visto una rapida crescita durante gli ultimi anni. Si era infine specializzato nella vendita di articoli di lusso, continuando a concentrarsi sullo stoccaggio di una varietà di provviste esotiche, speciali e anche di base. Da allora il proprietario aveva aperto diversi altri reparti, come la sede di un negozio di tè e di diverse enoteche. I prezzi, perlopiù eccessivi anche per una semplice bottiglia di vino, non erano di certo un problema per la giovane Cousland. Aggirandosi fra i vari scaffali da svariati minuti, riempiendo il proprio cestello con una varietà di prodotti che avrebbero richiesto un'esorbitante pagamento, la rossa si soffermò infine nel reparto Pet. Con aria perplessa, si portò le mani sui fianchi, continuando a parlottare al telefono tramite le AirPods come aveva fatto per tutta la durata della "spesa". « Non è vero che uno vale l'altro! Anche l'ultima volta, mi hai detto "prendine uno a caso"... e sappiamo benissimo entrambi com'è finita. » Con un tono di voce basso, ma estremamente divertito, si rivolse al moro all'altro capo cercando di non ridere. A qualsiasi altro evento si stesse riferendo, perfino il ragazzo ridacchiò per la menzione, scatenando un borbottio incomprensibile della Corvonero. « E poi Cleo è terribilmente schizzinosa. Anche se ora ci ho indirizzato tutto il mio affetto materno in mancanza di un altro cucciolo, dovresti essere tu a sapere cosa preferisce mangiare. » continuò ironica, riferendosi al gatto che, in mancanza d'altro, aveva finito col diventare vittima delle attenzioni della Cousland. « Maeve.. prendine uno a caso. » Sollevò gli occhi verso il soffitto, sempre più divertita che infastidita da quell'ennesima provocazione, percependo fin troppo bene la risata trattenuta dell'Hamilton. « Dillo, che lo fai di proposito. Lo sai che non mi serve vederti in faccia, per capire che stai cercando di non ridere, stronzetto? » Anche lei, d'altro canto, finì con l'esserne subito contagiata e dovette trattenersi mordicchiandosi il labbro inferiore. « La prossima volta mi accompagni di nuovo, non esistono scuse come riunioni importanti in smart working da casa. Se continui la serie senza di me, scatta un'altra diffida ad adempiere dalla quale non scappi stavolta. Uomo avvisato... » Concludendo la conversazione con altri scambi di battute scherzose e minacce non propriamente innocenti, alla fine la rossa prese dei pacchetti di crocchette, cibo umido e snack - rigorosamente a caso - per gatti, tentando poi di riprendere il controllo del carrello. Ebbe a malapena il tempo di aggiungere le scatolette, che questo prese a sfuggirle via, avanzando in avanti a velocità sempre più smodata. Ma che diamine? Non lo rincorse, di certo Maeve Cousland non si sarebbe messa a precipitarsi dietro un carrello impazzito nella corsia del cibo in scatola per gli animali... Tirò semplicemente fuori la bacchetta, lanciando un incantesimo affinché il telaio su ruote arrestasse la corsa sregolata. Riuscì a fermarlo, andandogli dietro con calma, ma non prima che andasse a scontrarsi col cesto di qualcun altro. Ugualmente in preda ad un'andatura sfrenata. Mh, questi scherzetti non mi giungono nuovi. « Scusa, sembrava impazzito e non sono riuscita a fermarlo in tempo. Qualche burlone si starà divertendo tantissimo. » Proferì, prim'ancora di sollevare lo sguardo smeraldino dal misfatto dei due carrelli scontrati, e riconoscere così un volto familiare. Maxime. Cambiò all'istante espressione: da conciliante, ma al contempo infastidita per il contrattempo, si fece all'istante molto più seria. In un altro tempo, in un altro luogo, quella coincidenza avrebbe incuriosito entrambe. Si sarebbero divertite, minacciando a loro modo il responsabile, perché a giudicare dalla risata soffocata proveniente da dietro uno scaffale, era indubbio che il loro giovane stalker Tassorosso aveva deciso di colpire ancora. Cosa ci facesse lì, alla Cousland non importava poi granché. Magari fa il commesso... Perché l'ipotesi che ci segua, è abbastanza creepy. Corio non aveva tutti i torti, quando parlava di guardie personali. Doveva proprio odiarle, per continuare con quei dispetti a loro carico. Ma il rapporto fra le due ragazze non era più lo stesso di qualche mese prima. Non c'era più alcun tipo di rapporto, in verità. « Ti aiuto. » Furono le uniche parole che la rossa aggiunse, priva di inflessione nella voce cristallina, quanto irremovibile nel chinarsi per aiutare la mora a raccogliere tutta la roba finita sparpagliata sul pvc del market. « Maxime. Parliamo? » Quelle parole successive invece, le vennero fuori senza un vero e proprio controllo, mentre raccattava e rimetteva al proprio posto tutto ciò l'altra aveva intenzione di comprare. Si trattò più che altro di una richiesta, una rivendicazione legittima e priva di astio od ostilità per quanto riguardava Maeve. Erano mesi, che quello scontro ed incontro veniva rimandato. Non perché non fosse pronta, lo era sin dal primo giorno che quella lotta interna era nata... Semplicemente, aveva avuto bisogno di metabolizzare. E di capire, che per quanto si fosse ostinata nel volere apparire distaccata ed insensibile alla faccenda, quell'allontanamento forzato l'aveva segnata più di quanto volesse ancora dare a vedere. Ciò non voleva dire che sarebbe stata accondiscendente e comprensiva come sempre con Max. No, semmai era il contrario. Stavolta, non intendeva fare la parte della razionale e giudiziosa, trattando gli altri con studiata malleabilità per metterli in comfort zone. Quel trattamento le era stato negato, da chi aveva reputato sue amiche, con tutte le riserve e differenze del caso. Ma avrebbe avuto modo di esporre ogni cosa alla Serpeverde, se avesse accettato quella prima iniziativa. E stranamente lo fece, senza urlarle contro o snobbarla come aveva deciso di fare in combutta con Domiziana. Il semplice fatto che ormai si riferisse a loro coi nomi per intero, era un segno tangibile di quanto delusa fosse. Come aveva detto a qualcun altro: la verità in ogni situazione stava nel mezzo. Anche se continuava a comprendere, il motivo principale per cui Max fosse così arrabbiata con lei da eliminarla dalla sua vita, dall'altro lato c'erano le ragioni che avevano spinto la rossa a tenerla all'oscuro di tutto. Nulla di così eclatante, ma non le era stato concesso il tempo ed il modo di capire come giustificare la faccenda. Era stato quel distacco fulmineo, ad assumere il ruolo di deterrente finale per Maeve. Delle amiche, avrebbero cercato di comprenderla; infuriandosi sì, ma anche tentando di capire il motivo per cui non le avesse parlato della Loggia Nera. Non voleva neanche discolparsi agli occhi di Maxime, ma quel confronto le era necessario per tentare di andare avanti e chiudere la storia - in un modo, o nell'altro.
    [...] Aspettò pazientemente al di fuori dell'edificio che anche Maxime terminasse le proprie compere, facendo recapitare la spesa direttamente a casa sua e nel frattempo avvertendo del ritardo. Andrà bene sì, come no. Se non vomita anche a me sulle scarpe. O se non vomito di nuovo anch'io, cosa piuttosto frequente di recente. « Dove preferisci andare? Vuoi venire a casa mia? È vicina e Derek è occupato in una riunione nello studio, ne avrà ancora per un po'. » Buttò lì la prima idea che le venne in mente, non avendo alcuna intenzione di restare a parlare lì al freddo e col cielo che minacciava l'ennesima nevicata della stagione. Si mise per un attimo nei panni dell'altra, però: lei, a casa di Max e Nana, non ci sarebbe andata neanche sotto tortura. Non sapeva neanche se l'altra era a conoscenza del fatto che ormai convivesse con l'Hamilton da mesi; ma era assai probabile che l'avesse letto da qualche parte, se non era stata Savannah stessa a parlargliene. Meglio un posto neutrale, forse. « O ai Tre Manici di Scopa, che dici? Hanno ancora il nostro salottino al piano di sopra, prenotato e pagato a vita. » Quello, parve un buon compromesso per entrambe. Silenziose, si lasciarono il negozio alle spalle e si diressero più a nord nel villaggio, attraverso i vari viottoli ghiacciati a volte popolati dai più temerari. C'era ormai un freddo pungente, ma Maeve era troppo distratta dalla tensione interiore per badarci più del dovuto. Mise in pratica uno degli stratagemmi fisico mentali che l'avevano sempre aiutata: inspirare profondamente, per poi espirare sempre più lentamente, allontanando dalla mente ogni processo di pensiero non focalizzato. Non disse una parola, neanche quando superarono un gruppetto di uomini che fischiò subito al loro passaggio. Uno di loro in particolare, un biondo alto al quale la rossa non degnò uno sguardo, non si limitò neanche al catcalling velato andando loro dietro per qualche metro. « Ehi, bellezze! Vi va di divertirvi? » Ma il commento cadde nel vuoto, perché Maeve non si sarebbe soffermata neanche un istante ad ascoltare quelle volgarità. Proseguì a passo spedito, lanciando soltanto un'occhiata di traverso verso Maxime. « È ironico, in un certo senso. Ci sono membri del corpo Auror e sentinelle ad ogni angolo del villaggio ormai, per precauzione e cautela, quasi fossimo tutti dei piccoli criminali... ma nessuno si premura di metterci nella condizione di farci sentire davvero al sicuro. » Non si aspettava una vera e propria risposta della mora, sapeva quanto poco fosse interessata alla politica e le pratiche del governo, ma quella frase che la rossa pronunciò col solito tono perentorio fu più una critica neutrale che un tentativo di far conversazione con lei. Forse avrebbero fatto prima con la Smaterializzazione, ma con tutti quei controlli degli ultimi tempi, voleva evitare qualsiasi voglia imprevisto con qualche Auror che avrebbe potuto fermarle per un controllo. Ci mancano le perquisizioni a campione. Ah, no. Quelle ad Hogwarts quasi ci sono all'ordine del giorno, ormai. Se il Progetto Minerva voleva perdere sempre più consensi, lo sta facendo proprio egregiamente. Limita la libertà dei loro figli, e questi saranno sempre più insoddisfatti. Poco varranno le giustificazioni sulla sicurezza generale. La gente vuole entrambe le cose: sentirsi libera, facendo ciò che le pare, ed essere al contempo tutelata. « L'hai preso poi? » buttò lì così, all'improvviso, con uno sbuffo d'aria condensata dal gelo. « Il patentino per la Materializzazione, intendo. Sei riuscita a prenderlo, alla fine? » Una domanda stupida forse, ma che le balenò in mente in totale innocenza. Max si era rotta più di una volta una gamba, e chissà cos'altro, nel tentativo di prendere dimestichezza con quel metodo rapido di spostamento. Perché le interessasse comunque, a tal punto da chiederglielo con apparente indifferenza, non sapeva spiegarlo neanche lei. In un tempo imprecisato, qualche mese prima, se la Picquery fosse riuscita nell'impresa, era sicura che l'avrebbe subissata di chiamate ed urletti entusiasti. Adesso, tutto assumeva un sapore più che dolceamaro, soltanto... acre. Giunte finalmente al Pub, chi c'era al di là del bancone le conosceva talmente tanto bene ormai, che anche a distanza di settimane le lasciò proseguire lungo le scale senza porgere alcuna domanda. Il salotto più esclusivo che quella locanda possedeva, era diventato uno dei tanti luoghi di ritrovo delle Mean Girl, prima che... Beh, prima che si spaccassero. Non aveva idea di ciò che Savannah aveva intenzione di fare con le altre, ma per Lei era arrivato ormai il momento dei confronti. Aveva aspettato fin troppo. Il salotto, non era comunque nulla di troppo eclatante, considerati i loro standard - ma era il meglio che si poteva trovare, nell'intera Hogsmeade, se non si contavano i tanti nuovi ritrovi che avevano aperto i battenti dopo la Restaurazione. Sedendosi al suo solito posto, la poltroncina singola dal colore indefinibile fra ceruleo ed azzurro, Maeve era intenta a sfilarsi il cappotto quando comparve una delle cameriere. Pur dopo aver preso le ordinazioni, la ragazzetta sconosciuta non parve tuttavia intenzionata a schiodarsi da lì. La Corvonero sollevò il viso in direzione della biondina col grembiule stampato, esortandola a parlare con un'occhiata cordiale, quando questa passò a più riprese su entrambe - per poi focalizzarsi su di lei. « T-u... tu sei Maeve Cousland, ve-ro? Ti seguo sempre, sulla r-ete e su Wiztagram... e mi chi-edevo... » Per un momento, il balbettio della giovane dalla chioma biondo paglierino, le ricordò l'indole insicura ed imbranata di Elladora. Un'altra che ha preferito scomparire. « Io, io mi chiede-vo se per caso a-vessi tempo, e voglia sia chia-ro, di seguire una campagna che a noi sta mo-lto a cuore. Conosci il rif-ugio di Qua la Zampa? Ec-co se ci aiutas-si a sponsori-zzarlo, la gente forse si sensibilizzerebbe di più... In genere ti ascoltano, hai un grande seguito e... » Ma cos'è un complotto contro di me? Più cerco di convincere lo stronzetto che mi ritrovo come fidanzato a prendere un cane, più vengo coinvolta in queste cose? Questo si chiama infierire, karma. « Oh, scusa sono sta-ta davvero inopportuna. Non dovevo, Renton mi licenzie-rà sicuro, se continuo ad infastidire i clienti. » Probabilmente, qualcosa nell'espressione perplessa della rossa, mise sull'attenti la cameriera, tant'è che zompettò sul posto in procinto di ritirarsi. « Non preoccuparti. Sì, conosco il rifugio. In realtà sono riuscita anche a fare ottenere un banchetto ai volontari l'estate scorsa, durante la festa dei diplomi ad Hogwarts. Siete ancora piantati e fermi? Vedrò cosa posso fare, coinvolgerò anche la mia Social Media Manager per darvi più spazio e seguito possibile sulla rete. » Rispose infine mostrandole uno di quei sorrisi carismatici - ed artificiosi - che soltanto chi la conosceva veramente a fondo, avrebbe saputo tradurre come "arma di seduzione per conquistare le masse". Li usava in maniera strategica, per aumentare il suo seguito e all'occorrenza quando parlava in pubblico. A giudicare dai numeri in crescita dei suoi sostenitori e richieste come quella della cameriera, in continuo aumento, la sua ascesa in campo mediatico era ormai completamente avviata. Se l'anno prossimo non vengo eletta Senior, è una vera e propria pagliacciata questa storia delle elezioni democratiche. « Grazie! Grazie, sapevo di dover credere a chi dice che sei una brava persona. E che le voci su di voi non sono per niente vere. » Su di voi? Probabilmente si riferiva alle Mean, ma poco le interessava indagare. Odiava anche quei commenti bonari, perché molte delle cose che diceva e gran parte delle azioni sociali - e politiche - che la vedevano coinvolta, erano perlopiù al cinquanta per cento frutto di sincerità limpida. Ma non importava in quel momento, aveva altro a cui badare. Max non era mai stata una tipa paziente, e le fu grata almeno del fatto che in quell'occasione si stesse comportando meglio di quanto la Cousland si fosse aspettata. Fino a quel momento. Una volta che Cosmary - che nome è? - fu finalmente sgattaiolata via di nuovo, dopo aver portato le loro ordinazioni, la rossa si premunì di rendere quella conversazione inascoltabile ad orecchie indiscrete con un Muffliatio. Lo faceva sempre ormai, quando si ritrovava a parlare della Loggia Nera ed annessi, al di fuori di casa sua dove c'erano eretti talmente tanti incantesimi di protezione d'averne perso il conto. tumblr_inline_p7t4q5hIcK1shkurx_250 « È stato facile, Maxime? » Esordì, mutando del tutto atteggiamento, ricalandosi nella persona fredda e distaccata che forse soprattutto con Max non era mai coesistita davvero. « Quanto è stato semplice, cancellarmi e far finta che io non sia mai esistita? Ammetto che col vostro allontanamento iniziale mi avete ferita, ma ho voluto darvi del tempo, che mi sono presa anch'io per riflettere e prendermi le mie responsabilità e colpe. » Proseguì, col stesso tono di voce formale che avrebbe usato con un'estranea. Accomodandosi meglio sulla poltrona imbottita, incrociò le braccia sotto il seno, non staccando gli occhi dalla mora ed ignorando la propria tazza di tè fumante sul tavolino. Non era lì per far salotto. « Sai però qual è la cosa che mi ha fatto incazzare maggiormente? Che a me, questa possibilità non è mai stata data da voi. Né di spiegarvi, né di prendermi il mio tempo per fare chiarezza sulla faccenda. Perché io sono Vee, giusto? Quella rigorosa e superiore, quella che non può permettersi di sbagliare. A Savannah può essere perdonato tutto e concesso tutto il tempo del mondo, anche quando mi ha tolto la parola perché ho deciso di stare con suo fratello e a nessuna è venuto in mente di farla ragionare. A Domiziana, non elenco nemmeno la mole di concessioni che sono sempre state ammesse perché è Domiziana. Elladora non la prendo neanche in considerazione, lei è quella buona ed innocente. Ma se sbaglia Maeve: oh no! Tagliamola fuori, è il comportamento più giusto, perché lei non conta nulla. Non ho mai contato nulla. Non come le altre. » mantenne un atteggiamento freddo per tutta la durata di quelle prime battute, per quanto la scintilla negli occhi smeraldini che provava il suo livore fosse visibile, per chi la conosceva bene. Quella non era una messa in scena, né la Cousland che concedeva al pubblico: quella era la Maeve algida e distante, senza filtri bonari. « Lasciami finire. » Sollevò una mano, ancor prima che l'altra potesse interromperla o potesse provare a controbattere. « Mi sono fatta un esame di coscienza e sì, ho compreso da subito il tuo astio per non essere stata messa al corrente di tutto: del perché dell'aggiunta della Wallace al nostro gruppo, di ciò che è successo al rave l'anno scorso, della Loggia Nera. » E anziché stare al mio fianco, dopo aver capito che casino ci fosse alla base, mi avete continuato a voltare le spalle. « Ma tu avresti saputo gestirla meglio, Max? È facile, sentenziare e parlare quando ci si ritrova dall'altra parte. Anch'io, adesso, a mente lucida comprendo gli sbagli. Da tutte e due le parti, però. Da ogni fottuta parte coinvolta in questa faccenda. » Scosse la testa lentamente, distogliendo per la prima volta lo sguardo dalla mora e socchiuse gli occhi. Si sentiva frustrata e al tempo stesso stanca, di dover ritornare ancora una volta sull'argomento. « All'inizio volevamo soltanto dimenticarlo. Abbiamo deciso su fronte comune di non ingigantire la faccenda, di provare a capire e studiare la vicenda, di non creare allarmismi inutili finché non avessimo avuto prove tangibili del ritorno della Loggia. Sono passate settimane, e poi mesi. Abbiamo finito col convincerci che si fosse trattato di un caso isolato, perché era più facile... perché era l'unico modo per non vivere costantemente nell'angoscia e il terrore. » Ebbe l'impulso di alzarsi, ma lo controllò e soppesò ogni parola, riacquisendo un suono meno distaccato per farsi più ammorbidito. « Questo, mi ha spinta a non dirvi nulla. Stavate riacquisendo finalmente un equilibrio: tu, Nana, Saw... E poi ci sono stati gli esami, lo stress e l'ansia dei M.A.G.O. seguiti da Cassandra e dalle domande del college... Un momento mi sembrava quello giusto per parlarvene, quello dopo non volevo portarvi con me nell'abisso della consapevolezza che non fossimo poi tanto al sicuro. » Forse non lo siamo mai davvero stati. « Non era una decisione che spettava a me, è vero. Ma mettiti per un momento, uno solo, nella mia posizione... e prova a capire quanto difficile possa essere stato convivere con tutto questo. E come se non bastasse, a ciò ci si aggiunge la Wallace. Oh, devo riconoscerglielo: la parte della vittima le riesce perfettamente. È stato semplice anche credere ad ogni sua parola, vero? Non aggiungerò nient'altro su di lei, è stato già detto abbastanza ed io so com'è andata realmente e quanto ci abbia provato a far funzionare le cose anche quando ci ha derisi, presi in giro, addossandoci la colpa di ciò che è accaduto e riempiendoci di battutine e cattiverie. Ero disposta anche a quello, perché sapevo che se Inverness aveva iniziato a muoversi, allora la situazione non era così rosea come pensavamo. Ma non è mai stata lei, il vero problema fra di noi. » Non abbiamo avuto poi molta scelta su niente, Maxime. Ci ha proposto degli allenamenti, un'alleanza che non aveva intenzione di usare come un invito alla pace dopo la guerra - una guerra che lei ha iniziato e portato avanti da sola, per mesi. E l'unica cosa che abbiamo fatto, che ho fatto, sai qual è stata? Non cedere a queste cazzate e darle ciò che voleva. L'ho perfino ringraziata, quando l'unica cosa che voleva ottenere con quella proposta, era mostrarci che per una fottutissima volta in vita sua fosse lei ad avere il coltello dalla parte del manico. E di fronte alla resa lei che fa? Scompare di nuovo, per poi dare di matto e mettere su lo show con Elladora. Io sarò anche una stronza classista, che non guarda in faccia a nessuno, prendendosi ciò che vuole; ma lei non è di certo meglio di me, di noi... Non lo è e l'ha dimostrato nell'attimo in cui non è riuscita a mettere da parte queste cazzate adolescenziali di fronte a qualcosa di così grande. « Quindi sì, scusa Maxime, se mentre cercavo di ottenere il risultato e metterci al sicuro, io non vi abbia rese partecipi di questo disastro. Tu che avresti fatto? Saresti venuta da me, fidandoti ciecamente di qualsiasi reazione avrei potuto avere? » Tornò a fissare la Serpeverde negli occhi, guardandola con intensità pari alla ferita causata da quella storia, e per la prima volta vacillò. « Saresti subito venuta da me, per raccontarmi di quanto difficile sia diventato dormire? O di come, improvvisamente, sembrava essere tornati indietro di tre anni? Perché è così, che è stato durante i primi mesi, mentre cercavo di godermi le uniche cose belle che sono riuscita a conquistarmi per la prima volta nella vita. È da questo, che volevo risparmiarvi finché non fossi stata certa di potervi dare qualcosa di più, di parole di gente che prima ci da un briciolo di speranza e dopo ti lascia in pasto ai demogorgoni. » Balzò in piedi con calma, ma sempre più accalorata nel tono di voce e l'espressione del viso, non più la maschera apatica mantenuta fino a poco prima, gesticolando anche fin troppo con dei fendenti della mano sinistra in aria. « Anche questo non stava a me deciderlo, sì. Avrei dovuto dirvi tutto sin dall'inizio ed ognuno avrebbe agito come meglio credeva, ma sono giunta ad un'amara conclusione: non mi sono fidata. E ti prego, risparmiami commenti edulcorati su quanto scorretto sia non riporre piena fiducia nelle proprie migliori amiche. Mi avete dimostrato fin troppo, tu più di tutte considerato il rapporto che avevamo e la miriade di cose che mi hai sempre tenuto nascoste, quanto io abbia avuto ragione... Per quanto sbagliato sia stato il mio approccio, c'era già una mancanza di fiducia generale alla base fra tutte noi. Non mi sono fidata neanche di chi ha il mio stesso sangue, se la cosa può consolarti. » A cosa, di preciso di stesse riferendo la rossa per la sua mancanza di fiducia, a Max stabilirlo. Poteva trattarsi dei problemi della Picquery con la droga e le varie dipendenze; del suo periodo passato in riabilitazione, quando Maeve era a conoscenza di tutt'altra dinamica; dei suoi sentimenti e la relazione con Domiziana, della quale era venuta a conoscenza soltanto a scoppio ritardato. Maeve, comunque, non ne fece menzione. Non aveva intenzione di rinfacciarle questioni così personali, che per quanto potessero aver minato sempre più il concetto di fiducia fra di loro ed aver ferito la Corvonero, non avevano il benché minimo paragone coi segreti legati alla Loggia Nera. « Avere avuto mancanza di fiducia in voi però, nella reazione imprevedibile che avreste potuto avere peggiorando la nostra posizione, non sta a significare che vi abbia messe da parte. Qualsiasi accordo stessimo tentando di stipulare, a qualsiasi strategia stavo e sto lavorando con Derek, non ci sono mai stati soltanto i nostri nomi. Da amiche o meno, voi sareste state sempre una parte dell'accordo. Non vi avrei mai... » lasciate fuori. Come invece avete fatto voi, pur dopo aver saputo cosa ho vissuto in questo anno. Fece una pausa, per tentare di ricomporsi e non far prevalere il marasma di sensazioni spiacevoli che le accarezzarono la pelle, facendola rabbrividire. « Tu te lo ricordi? Ti ricordi com'è stato, vivere durante il Lockdown, Max? » Non erano ancora amiche, durante quella terribile esperienza. Si conoscevano a malapena, ma Maeve sapeva perfettamente quanto il Lockdown fosse stato difficile per chiunque. Reprimendo un primo singhiozzo, che si premunì di ricacciare indietro con tutte le sue forze, la piccola Cousland portò una mano al petto. Lo risentì ancora una volta, quel peso incorporeo che la schiacciava ogniqualvolta ripensava agli orrori del passato. « A quello, aggiungici un terrore maggiore, perché quella dannata sera del rave siamo finiti noi nel loro mondo. Ed è stato brutale e terribile, riviverlo con la consapevolezza di non essere minimamente pronti ad affrontarlo da soli - di nuovo. Sono quasi morta, lì dentro. » E questo, soltanto perché ho voluto aiutare una persona. Scelta altruistica che ci è stata perfino sbattuta in faccia come una colpa. « Per un attimo, ho quasi perso Derek. Ci sono andata vicina tanto così, dal vederlo morire sotto i miei occhi, senza riusci-re... senza... » Fu arrivata a quel punto del discorso, che la voce finì con l'incrinarsi drasticamente, mentre la rossa mimava con le dita per enfatizzare ogni singola parola che le morì in gola. Soltanto nominare il ragazzo e ritornando con la mente a quella nottata, fece comparire sul viso della rossa un fugace lampo di paura: era quello, il maggiore incubo vissuto quella notte, che continuava a tormentarla. Era su quella debolezza, che il suo doppelgänger aveva fatto leva per tentare di farla cedere. Represse ancora a fatica un altro singhiozzo, ma stavolta con scarsi risultati: una lacrima fin troppo prevedibile le solcò la guancia. Se la asciugò subito, con un gesto deciso del dorso della mano, riacquisendo un minimo di fermezza. E respirando, riseguendo quel meccanismo automatico che avrebbe dovuto allontanare una qualsiasi crisi di panico imminente. Inspira ed espira, Maevey. Respira... Tu sei una Cousland, sei più forte di tutto questo e tutti loro. « E sai di cosa avevo bisogno, quando tutta questa merda ci è esplosa contro, dopo? Quando tutto è venuto a galla, nel peggior modo possibile? Che voi capiste, o che almeno per un attimo vi soffermaste a chiedervi come mai Maeve si sia comportata in questa maniera. Avrei voluto che vi incazzaste, che veniste da me a chiedere spiegazioni, sbattendomi in faccia ogni sbaglio. Tutto, sarebbe stato meglio dell'essere trattata come un'estranea. Io avevo bisogno di voi, in questi mesi, che mi difendeste per poi urlarmi contro tutti gli errori quando saremmo state da sole... E voi invece non ci siete state, tu non ci sei stata perché avevi l'orgoglio troppo ferito per tentare di comprendere. » Decidere che fosse Derek a spiattellarvi tutto, almeno ha portato a qualcosa. Visto che a me non avreste mai dato modo di spiegare ciò che Savannah almeno mi ha dato modo di fare. Quelle che avrebbero dovuto risuonare come accuse infuriate e risentite, apparvero tuttavia sofferte e sofferenti più che indignate, ed alla fine le espose con un sussurro soffocato, per via della sensazione di panico che tentò di continuo di prendere il sopravvento. Le sentì, altre lacrime che minacciavano di abbandonare gli occhi arrossati, ma non se ne preoccupò più dopo aver cercato di ridurre i danni. Probabilmente, era la prima volta che versava anche una sola lacrima di fronte a qualcuno che non fosse Caél o Derek. Avvenimenti fin troppo recenti, per il suo gusto personale. « E non ci sto provando neanche, a fare la vittima in questa storia Maxime. Nessuno è una vera vittima qui. Abbiamo semplicemente commesso una marea immensa di sbagli, che alla fine ci ha sommersi. Tutti quanti. » si sforzò per ricomporsi e darsi un contegno, inclinando in avanti il petto che gli si alzava e abbassava dalla rabbia, stringendo nuovamente la presa delle braccia attorno al busto. « Dimmelo Maxime, illuminami: tu hai idee per fare di meglio? Saresti stata così brava da tenere tutto sotto controllo? Perché io sono stanca... ed ho paura. Sono sfinita e massacrata su talmente tanti fronti... » Terminò con un roco mormorio, tirando leggermente su col naso e voltandosi verso l'unica finestra che si affacciava verso il cielo serale di Hogsmeade. Dei problemi aggiuntivi con la sua famiglia, non ne avrebbe mai parlato. Non erano rilevanti, non lo erano mai stati ed alla sua ex-migliore amica neanche interessavano. Era anche ridicolo che minacciasse di scoppiare in lacrime come una ragazzina. Coriolanus l'avrebbe Cruciata di nuovo anche soltanto per quella dimostrazione di debolezza, ai suoi occhi così insensibili. « Nulla potrà probabilmente tornare come un tempo e neanche sono sicura di volerlo. Quando qualcosa si incrina così tanto, si creano delle crepe che cambiano l'aspetto generale delle cose... A volte, distruggendole pian piano fino alla rottura, altre generando un nuovo equilibrio per quanto fragile. Ma non posso farlo da sola Max, non posso aggiustare quello che vuole rimanere rotto. » Sì, mi sa tanto che sto per rivomitare.



    Edited by ~Zireael - 9/2/2022, 01:31
     
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