favourite worst nightmare

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    Dapprima, l'aveva odiata. Stipato in quella brandina fin troppo piccola per la sua stazza, presso l'infermeria del castello, Asa non ne aveva voluto sapere nulla di Brunhilde, la sua ragazza. Era convinto, il Grifondoro, fermamente convinto, che quanto la Corvonero gli avesse fatto, mai sarebbe riuscito a perdonarlo. Da che pulpito vien la predica, direste voi, ed ammettiamolo: anche a buon motivo. Di corna, Asa gliene aveva sempre fatte tante, forse pure troppe, spingendosi -oltretutto- ben oltre un semplice bacetto. Ma Asa King è malato, di una malattia che non si resce a comprendere ad occhio nudo, nè tanto meno può esser misurata con chissà quale strumento, ma che agisce costantemente, celata nell'ombra di un'ottima salute. Chi lo direbbe mai, infatti, a vederlo così: atletico, imponente, carico di una vitalità a dir poco esplosiva, che il capitano della squadra di Grifondoro -o ex, ormai- sia gravemente malato. E la sua piaga, non ha un nome ben preciso. Non è ben identificabile, nè ricollegabile ad una sola fonte. Tanti sono gli appellativi che le vengono attribuiti, da quelli di stampo medico -ad esempio- come bipolarismo, schizofrenia, disturbo borderline della personalità, o chissà cos'altro. Ma di una cosa sola, alla fine dei conti, si tratta: tossicità. Asa Enoch King è tossico. Niente di più, niente di meno. E' tossico nelle amicizie. E' tossico nelle inimicizie. E' tossico nelle relazioni. Hilde, Asa, l'ha conosciuta un po' di tempo fa. Dopo il lockdown, quella ragazzetta poco più che adolescente, era stata rinchiusa tra le mura del Centro Igiene Mentale. Da lì, da quella visita ogni tanto, svolta un po' per curiosità, un po' per passatempo, aveva avuto inizio ogni cosa. Aveva avuto inizio quel loop dal quale, nè lei, nè specialmente lui -nonostante tutto- eran mai riusciti a scamparne fino ad ora. Perchè per Asa, Hilde, era qualcuno da salvare. Per Asa, Hilde, era una seconda possibilità. Una nuova chance, per uscirne da eroe. Dopo la morte della sorella, King non era stato più lo stesso. Sarah Annie King era morta per colpa sua, ed il suo fantasma continuava a perseguitarlo ogni notte. Vero o frutto d'immaginazione, lo spettro della sorella, Asa lo vedeva sempre lì, a fissarlo con sguardo vitreo, seminascosto nell'ombra. Quando dunque Brunhilde Zabini era entrata a far parte della sua vita, piccola ed indifesa così come si mostrava -o come lui voleva vederla- Asa aveva trovato una via di fuga. Una via di fuga che mai, avrebbe lasciato andare.
    « Avete sentito? » Si trovava in uno dei localetti di Hogsmeade, la mattina di Capodanno. Erano passati alcuni giorni da quella sera. Giorni in cui era rimasto abbastanza isolato, da tutto e da tutti. D'altra parte, dopo aver perso il cellulare, a parte quei tre o quattro coglioni -che si definivano suoi amici solo perchè gli passava la roba a buon prezzo- visti di persona, Asa non aveva sentito più nessuno. Nè tanto meno lei. « La Zabini » La stessa Zabini di cui, fino ad ora, non ne aveva voluto sapere niente. « A parte il limone con Carrow che vabeh, queste innocentine tutte studio e chiesa lo sappiamo tutti come sono veramente.. » La stessa Zabini che è, in vero, ancora la sua ragazza. « Non vorrei sbagliarmi, ma io una volta l'ho vista uscire dalla biblioteca con le ginocchia arrossate, così, per dire! » « Ma non ti sbagli sicuro, te lo dico io. Quella secondo me ne cala almeno dieci al giorno. Per stare con King, poi! Quello se le scopa tutte, le puttane. Se la faceva pure con la Kane, o sbaglio? » « Oh sì. Che secondo me..Scopano ancora. Lo sai, no? La Kane l'ha morsa, quella sera! » « Ah sì? Questa mi mancava. Io sapevo abbia quasi schiodato una. La stava soffocando, capite? E' finita pure in infermeria, la poverina! » « Ma quella è matta, si sapeva. Sbaglio o è stata al CIM per tipo un botto di tempo? » Si alza. « Jack? Metti tutto sul mio conto » « Sìsì. Ma che matta, quella è proprio psicopatica. In fondo, è pur sempre figlia di..- » Ma non completa la frase, il ragazzo, che la sua faccia è già bella che sfracellata sul bancone.
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    [..] Mentre spegne i fari della macchina, dà un'ultima occhiata alla sua immagine riflessa sullo specchietto. Si passa le mani sopra le guance fresche di dopobarba, per poi soffermarsi qualche istante in più sui tagli sopra la fronte. Gliene sono rimasti alcuni dalla sera della vigilia, ai quali se ne sono aggiunti poi degli altri, nuovi. Non ci fa tanto caso, ed alla fine scende, non prima di aver agguantato quell'imponente mazzo di fiori riposto sul sedile posteriore. Trentatre rose rosse, per la precisione. Si schiarisce la gola e, preso un respiro profondo, si avvia verso l'abitazione. Si guarda un po' intorno -esitante-, prima di premere il dito sul campanello. D'altra parte, non sa cosa aspettarsi, Asa. Forse nemmeno la troverà in casa. Forse sarà da qualche amica. Forse sarà da qualche amico. Storce il muso, in una smorfia infastidita. Poi, finalmente, qualcuno arriva alla porta. « E tu sei? » Un'anziana signora lo scruta, sull'uscio di casa, la mano ancora riposta sulla maniglia, probabilmente pronta a sbattergli la porta in faccia. Asa tossicchia, visibilmente a disagio. « Ahm..- » Non è abituato, a queste cose. « Buonasera, sono Asa King. Un..amico di sua..- Nipote? » Annuisce, come a volersi autoconvincere. La donna, dal canto suo, lo fissa tremendamente silenziosa per minuti che gli sembrano ore, prima che un sorriso divertito le tinga le labbra. « Un amico di mia nipote che le porta trenta rose. Mh. » Cazzo. Si passa una mano fra i capelli, sempre più imbarazzato « Vabene, accomodati ed aspetta qui, Asa King. » ed Asa annuisce, passivo come non mai, balzando dentro in una grossa falcata. « Non rompermi i lampadari, grazie. Vado a chiamare mia nipote. La tua amica » « La ringrazio, signora » Farfuglia solo, odiando quel suo tono di voce da completo ebete, e, mentre si richiude la porta alle spalle, qualcosa gli dice che -nonostante tutto- il peggio deve ancora venire.
     
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