Audrey and Donna

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    “Il lavoro di squadra è una decisione strategica”. Maeve continuava a ripetersi quella frase da tutto il pomeriggio, più per convincersi della veridicità di quelle parole, che per motivarsi. Fra le innumerevoli lezioni che il College aveva da offrire, perfino in periodo di sessione, alcuni Docenti non risparmiavano agli studenti lavori extra o progetti del tutto opzionali da seguire. Strategia era un corso al quale la Corvonero si era iscritta pienamente consapevole della difficoltà rappresentata dalla materia; e, proprio perché rappresentava una sfida non da poco, le era sembrato più che naturale seguire quelle lezioni interessanti. Oltretutto, era alla base di qualsiasi carriera in ambito politico-organizzativo: rispondeva perfettamente all'esigenza di approfondire la conoscenza degli aspetti tecnici, giuridici, storico-politici, sociali, economici e strategici che afferivano all'area della difesa e della sicurezza. Non le era servito neanche l'intervento di Coriolanus, dalla cui morsa era riuscita a liberarsi da settimane, per stilare il percorso accademico più affine al duro cammino nel Ministero che l'aspettava. La gavetta di certo non la spaventava, così come l'arduo lavoro. I voti pieni iniziati a collezionare in ogni materia del suo piano di studi, ne erano una prova fin troppo evidente - soprattutto per i professori, che ormai la conoscevano per la sfilza di trenta e lode accumulati, perfino in discipline detestate da chiunque come Filosofia del Diritto. Soprattutto grazie al suo criterio razionale, Maeve era tuttavia consapevole che progetti da sviluppare in coppia come quelli assegnati dallo Yagami, non fossero dei semplici compiti da svolgere per ottenere con facilità crediti formativi. Forse i più ingenui avrebbero potuto pensarlo e cadere in quella trappola insidiosa, che a turno ogni insegnante pareva voler attuare anche coi collegiali, ma la giovane Cousland era stata istruita troppo fin da bambina ad ogni "arte della vita". Poteva quasi sentire come sempre la voce altisonante del nonno risuonarle nella testa, intento a ripeterle che quello fosse un test esattamente come tutti gli altri. I Professori li mettevano alla prova, per analizzare le loro capacità di lavorare insieme verso una visione comune, e sondare così l'abilità di dirigere la realizzazione individuale verso degli obiettivi comuni. I soli voti con lode non le servivano, se voleva convincere tutti delle proprie capacità intellettuali, sociali, relazionali e comunicative. Un leader - per essere capace, era indubbio - doveva possedere una moltitudine di capacità, ma sopra ogni cosa doveva essere in grado di lavorare per la collettività e non soltanto per se stesso. Dopo essere stata messa continuamente sotto esame da Percival, non se ne stupiva poi molto, che dovesse continuamente provare d'essere una persona più capace della media. Per una giovane segretamente individualista come lei però, era quasi sempre un supplizio dover decidere con chi condividere del lavoro e far fronte comune con le idee per qualsivoglia progetto. L'unica persona con la quale sarebbe stata felice di collaborare, era ancora una volta Derek. Insieme riuscivano a coesistere in perfetta armonia, essendo sempre sulla stessa lunghezza d'onda, talmente tanto da tirare fuori una catasta di argomentazioni e tematiche che aveva più volte fatto ottenere ad entrambi il massimo dei voti ottenibili. Ma, anche se quel pomeriggio il ragazzo non fosse stato impegnato in altri corsi, iniziava a sorgere un dubbio nella testolina della Corvonero: se avesse continuato a fare squadra sempre e solo con l'Hamilton, qualche professore avrebbe potuto iniziare a storcere il naso per quell'accoppiata vincente. In un modo o nell'altro, la rossa avrebbe saputo come ribattere e riportare la situazione a proprio vantaggio, ma almeno quando si trattava di soggetti tremendamente pretenziosi come lo Yagami preferiva far tutto il possibile per ottenere il risultato senza stratagemmi. Il problema, chiaramente, stava nel trovare un compagno di progetto che fosse quantomeno decente. Non avrebbe potuto scegliere qualcuno di troppo arrendevole e cedevole, sul quale avrebbe prevaricato con la sua parlantina ed ascendente; al tempo stesso, non aveva la benché minima voglia di accomunare le idee con qualcuno di poco brillante o col quale avrebbe discusso per tutto. Terminata la lezione, si era quindi diretta nella biblioteca centrale del Campus, ed aveva raggiunto una delle tante sale interconnesse fra di loro che fungevano da angolo studio anche per quel tipo di attività. Arricciò all'istante il nasino, nel scorgere alcuni suoi colleghi fra i quali scegliere. Donnie Thompson, che l'avrebbe venerata come una Dea ed importunata a tempi alterni, lo eliminò subito dalla lista. Non l'avrebbe mai preso in considerazione, neanche fosse stato l'ultimo essere umano sulla faccia della terra, viscido - e privo di talenti intellettuali - com'era. Anzi, molto probabilmente prima o poi l'avrebbe denunciato per molestia e disturbo alla persona. Judith Lawrence la bollò immediatamente come inutile. Insieme alla sua amichetta del cuore, una certa Jane che aveva più extension fra i capelli che capacità di analisi. Fra tutt'e due, probabilmente non ne fanno uno di cervello funzionante. C'erano poi altre facce conosciute di Strategia, ma davvero pochi erano degni di attenzione. Ethan Crain era forse il più papabile, se non altro non era stupido, ma era talmente ossessionato dalla scaramanzia che ogniqualvolta aveva un esame ripeteva per filo e per segno la prassi che considerava fortunata... In maniera talmente maniacale, da non tollerare il minimo fuori programma e dare di matto - letteralmente - se qualcosa andava storto. Tremendamente creepy. Sì, mi sa proprio che dovrò rilavorare con Derek. « Oh, avanti Mia! » Fu una voce fuori dal coro ed il brusio di gente che studiava e si organizzava, proveniente da oltre una lunga fila di scaffali colmi di libri, ad attirare all'improvviso l'attenzione della rossa prima che inviasse un messaggio di soccorso al fidanzato. « Ti ho solo chiesto se vuoi seguire il progetto con me, non vedo il perché di questo astio. Sempre così sulla difensiva. Stai calmina, eh. » Continuò con una vocina squillante la giovane dalla chioma biondissima, che la Corvonero ebbe modo di intravedere subito dopo aver svoltato l'angolo delle scaffalature, in cerca di un libro in particolare in quella sezione. « Sì infatti, in fondo abbiamo accantonato ciò che è successo al Toyland, cioè non c'eravamo nemmeno noi... è acqua passata, sono passate settimane. È proprio nella vostra natura, essere rancorosi. » Quelle che riconobbe come - probabilmente - Naomi e Riley, dello stesso corso di Strategia, si scambiarono un’occhiata divertita. « Ma a lei che serve sbattersi, ragazze? Non vorrà fare squadra con una di voi, perché non saprà nemmeno di che parlare e scopriremmo gli altarini. Scriverà due cagate e ci penserà il maritino a farle avere un bel voto, sistemando tutto ad hoc. Comodo, easy peasy, giusto Wallace? » Si aggiunse anche un'altra ragazza, seduta fino ad un attimo prima a pochi tavoli di distanza. Si lasciò sfuggire una risatina per le sue stesse provocazioni, passandosi una mano lungo la coda bionda, lisciandosi i capelli in modo quasi ossessivo. « Eh, secondo te perché mai l'avrei scelta come compagna di progetto? Siete arrivate voi ed avete rovinato tutto. Grazie mille! C'ero prima io. » Ruotò gli occhi, Maeve, smettendo d'ascoltare quelle stupidaggini da liceali che purtroppo la maggior parte delle persone non riusciva a lasciarsi alle spalle neanche al College. Riconobbe la "vittima" di tutte quelle polemiche sterili e mirate a provocare la controparte, senza nemmeno doverla cercare al posto dov'era seduta. Mia Wallace in Yagami, Lei non l'avrebbe considerata come opzione neanche per studiare insieme l'ABC dell'Economia. Non per mancanze della bruna, anzi era probabilmente la più capace da poter affiancarsi in quella sala; ma, piuttosto che vederle lavorare insieme con affiatamento, il mondo intero sarebbe potuto implodere creando un nuovo Big Bang. Nel loro dissidio, Maeve e Mia rappresentavano il perfetto esempio di dualismo: due essenze inconciliabili, una diametralmente opposta all'altra. Un po' come il Diavolo e l'Acqua Santa, agli estremi opposti, totalmente in contrasto tra loro. Chi delle due, fosse la parte "buona", era impossibile da definire. Ognuna, aveva le proprie convinzioni ed opinioni. Maeve si ritrovò in ogni caso ad inarcare un sopracciglio ramato, infastidita a livello impersonale dalla scenetta e, dando le spalle al gruppetto, riprese a cercare il libro riguardante i conflitti armati e magici fra gli scaffali. I veri nomi delle ochette del quartetto erano insignificanti per la rossa. Un po' come la situazione di per sé. Non provava vera e propria empatia per la lycan, in tutta onestà era talmente chiusa a livello emotivo e mentale anche quando si trattava di Legilimanzia, da riuscire ad entrare in perfetta sintonia solo e soltanto con Derek. I sentimenti e le emozioni provati da tutti gli altri, per lei erano soltanto di troppo, quando le capitava - purtroppo spesso - di perdere le redini della sua incredibile predisposizione da legilimens. In quel preciso contesto tuttavia, con delle "bullette" che non si limitavano a prendere in giro e denigrare una compagna di corso, Maeve non dovette neanche sforzarsi più di tanto per comprendere lo stato d'animo che molto probabilmente affliggeva la Wallace. Frustrazione, sconforto, condivisibile risentimento e... rabbia. Sì, quasi certamente chiunque in quella posizione, avrebbe finito col perdere la pazienza e sbottare. Lei, in prima persona, sapeva fin troppo bene come ci sentiva. Era bersagliata di continuo, presa di mira e vittima di costanti frecciatine e commenti cattivi, sin da quando ne aveva memoria. Era vittima di pregiudizi e gravi giudizi anticipati per la sua condizione sociale, per la famiglia dal cognome altisonante che si portava dietro, per un'infinita di motivazioni che col tempo avevano portato la Corvonero ad ergere la sua coriacea facciata difensiva che mostrava a chiunque. Niente e nessuno, riusciva ad infrangerla e toccarla nel profondo. L'indifferenza, era l'arma più efficace che aveva iniziato ad usare ancor prima di riscuotere l'impatto mediatico in continua ascesa grazie alle sue campagne sociali e non solo. Allora, Mia, com'è che ci si sente ad essere giudicata e presa di mira per delle vicende personali e dei pregiudizi completamente sbagliati? Ti fa incazzare, vero? Eppure trovavi così divertente, fare la bulletta con me e Derek, soltanto perché siamo diversi da te. Nonostante ciò, e sebbene non fosse davvero interessata alla faccenda, essere testimone di quel teatrino malsano le diede più fastidio di quanto avrebbe voluto. Non perché si trattava di Mia in particolare, e neanche perché si batteva pubblicamente ogni giorno per porre fine a quelle vicende che avevano sempre più del melodrammatico. E neppure perché in lei scorreva ancora il fattore "capetto" dettato dall'essere stata una Caposcuola. E chiaramente sarò la prossima Senior, se questa pagliacciata del voto democratico persiste. Ma in fondo che ti importa, Maevey? Peggio per lei, se la espellono se reagisce con violenza. Malgrado le premesse, anziché ignorare il contesto paragonabile ad un'età media da asilo nido, la rossa si premunì di scegliere qualche libro dallo scaffale, prima di voltarsi verso il quadretto imbarazzante. « Morgana, non starai per mordere anche me? Ho sentito che dopo essere stata azzannata come una selvaggia, Jane non è più la stessa... » Dulcis in fundo: discriminazione razziale. La Cousland fece un respiro profondo per prepararsi e attraversò silenziosamente la saletta, col suo passo leggero e cadenzato, arrivando alle spalle dell'unica tizia mora. Si schiarì la voce, così che la notasse e si facesse da parte per permetterle il passaggio. « Potreste farmi passare? Grazie, molto gentili. » 68747470733a2f2f73332e616d617a6f6e6177732e636f6d2f776174747061642d6d656469612d736572766963652f53746f7279496d6167652f6c6e57614c6d437152566b344b673d3d2d3933393439343837342e31363263623936326337396337356661373439393231383 Senza neanche degnarle di uno sguardo, le superò con una movenza fluida affinché non le sfiorasse nemmeno, poggiando i tomi sul tavolo ed accomodandosi sulla sedia vuota di fianco la Wallace. « Lo so, vi avrebbe fatto piacere studiare con Mia, ma si è già accordata con me. » Aggiunse senza particolare enfasi, né alcun tipo di inflessione nel tono di voce, accavallando le gambe con un movimento aggraziato. Si sistemò poi la gonna della pregiata stoffa scozzese sulle cosce, indifferente alla presenza di tutte. Pur senza continuare a calcolarle, percepì perfettamente il peso delle occhiate delle ragazze spostarsi fra lei e Mia. Sì, beh ora ci manca che Mia si schieri con queste ochette e bersaglino me. Tutto sempre molto divertente, già. Il karma dovrebbe ripagarmi, giusto? È così che dovrebbe funzionare, ma ogniqualvolta faccio una buona azione disinteressata, mi si ritorce sempre contro. « Quando pensi di averle viste tutte... E la cocca del professore, fa squadra con la fidanzatina del Golden boy. » Ecco, appunto. Il volto di Maeve rimase impassibile, di fronte a quelle prime frecciatine. Non prestando poi molta attenzione alle offese e gli sguardi derisori, tirò invece fuori dalla sua borsa il blocco sul quale aveva iniziato a stilare le idee e la penna stilografica personale. « Dove l'hai lasciato Barack, Michelle? È a casa? » La moretta si accodò, mentre gli occhi smeraldini della Cousland continuavano ad essere più interessati ai libri da sistemare sul piano di lavoro, che la presenza di quelle compagne di corso. Le ascoltò indifferente ed anche palesemente annoiata, come se stesse seguendo la loro opinione e attendesse che avessero finito per controbattere a dovere. « Ahw, voi piccioncini siete così teneri. La nostra Michelle Obama pezzotta, col suo Barack verso il potere. Chissà cosa la vince ed aiuta di più, nell'ottenere i voti più alti: i soldi infiniti del fidanzatino, o avere il maritino professore. Che accoppiata. » Sulla bocca di Maeve apparve quello che rappresentava uno dei suoi tratti distintivi, quando si trovava ad essere subissata di cattiverie: uno di quei sorrisi accennati, carichi di superiorità e noncuranza. « Sai cosa trovo interessante, Mia? Che pur seguendo un corso di strategia, certa gente non riesce proprio a comprendere quale sia l'approccio tattico più giusto per colpire. E cosa, in ambito giuridico, possa essere utilizzato come illecito civile per portare qualcuno in giudizio. Immagino che ciò accada quando ci si sente in difetto, rispetto alle proprie esigue capacità e limiti personali, finendo così col cercare di affossare il prossimo per alimentare il proprio ego. Dovremmo usare questo come argomento libero per il progetto: nozioni teoriche e metodologiche sulla capacità di applicare conoscenza e comprensione sulla base degli strumenti metodologici, teorico-concettuali e dei principi applicativi appresi nelle varie discipline. » Voltò leggermente il viso in direzione della bruna, non ricercandone il supporto diretto, ma rivolgendosi esclusivamente a lei per snocciolare l'argomento con calcolata flemma. In un certo senso, in un passato neanche troppo lontano, aveva attribuito anche a Mia stessa quell'atteggiamento caratteristico di chi attaccava gli altri per proprie mancanze e complessi interiori, soprattutto per via dei pregiudizi della lycan nei suoi confronti. È così ironico. « Ma che ha detto? » Una delle bionde della combriccola sbatté le palpebre, confusa. Con il lieve sorriso colmo di soddisfazione stampato sulle labbra, la rossa tamburellò con la penna sul foglio. « Grazie ragazze, siete state illuminanti. Ora, se non vi dispiace, gli adulti vorrebbero concentrarsi sul lavoro. » Quella che infine, avrebbe dovuto apparire una frase per appianare pacificamente la questione, nascondeva in realtà un'offesa molto più estrema di tutte le altre. Ma è decisamente troppo in là, per la vostra portata. « Mh, sì. Vabbé vedremo, chi avrà un voto più alto per questa storia, anche senza spintarelle. » Replicò la mora - che la Corvonero rinominò nella sua mente come Chantal e non Riley - scrollando la lunga chioma corvina sulle spalle. « La chiudiamo qui, soltanto perché è inutile perdere tempo con le raccomandate e qui non si può fare casino. Meglio l'indifferenza e far parlare i fatti. » Sì, sì. Certo. Già vi ci vedo, fra una decina d'anni, sposate con un qualche funzionario pieno di soldi a fare le mantenute e prendere psicofarmaci per la vita insulsa che vi aspetta. Mentre io sarò già talmente in là con la carriera e la mia vita con "Barack", da non ricordarmi nemmeno chi siete e che esistete. « Da te mi aspettavo di più, Cousland. Che brutte compagnie... Avvocato di cause perse. » Mh, no biondina non voglio fare il Magiavvocato. È piuttosto riduttivo. « Nah, vuole diventare Ministro o qualcosa del genere. » Fuochino. Preferisco Supremo Pezzo Grosso, con Derek come Ministro della Magia. I suoi occhi erano imperturbabili, mentre le osserva allontanarsi tutte impettite. Non c'era rabbia, astio o mortificazione nella sua espressione. Forse solo disinteresse. Erano gli occhi di una persona che aveva imparato ad esserlo, per non farsi ferire e toccare da alcunché. Almeno all'apparenza, se non altro. Si limitò soltanto a sollevare lo sguardo verso il soffitto, per una micro frazione di secondo. Ci sei abituata ormai, Maevey. E poi, hanno tutti il coraggio di chiamare me e le altre Mean Girls. Mai bullizzato e rotto le palle a nessuno, io. « Non devi fare sul serio coppia con me, se non ne hai voglia. » Disse con pacatezza, dopo qualche istante in cui calò il silenzio. Conosceva la Wallace, era molto probabile che le avrebbe dato anche il benservito per essersi intromessa in questioni che non la riguardavano. Dopo i loro trascorsi in fondo, neanche Maeve era su di giri all'idea di interagire con Mia per una qualsiasi voglia motivazione. Lei, tuttavia, riusciva a scindere gli avvenimenti personali rispetto alle vicende collegiali. Non avrebbe fatto menzione alla Loggia Nera, né alla discussione avuta con Raiden in merito; non avrebbe ribadito quanto scorretto fosse stato tenerla fuori dagli allenamenti, né che da quelle vicissitudini fosse nata una guerra interna fra le sue conoscenze più strette, che l'avevano lasciata "sola" a causa di quegli episodi stupidi. Bisogna capire se anche tu ne sei in grado, Wallace. Continuerai a dimostrarmi di non essere meglio di quelle personcine che ti diverti tanto a prendere per il culo, credendoti migliore? Chissà. « Facciamo così: io ti espongo il mio modo di lavorare e, se ti ci ritrovi e ti va bene, potremmo seguire il progetto insieme? » L'alternativa, restano comunque quelle tizie lì e Thompson.. fai un po' tu. Per quanto sia reputato sbagliato, l'opportunismo quando ti torna comodo lo ritengono tutti giusto, nel profondo. « Io in genere faccio così: innanzitutto scrivo un piano di gestione del progetto completo, così da identificare come prima cosa l'obiettivo che voglio raggiungere. Uso poi una semplice mappa mentale per categorizzare i compiti in base a questi obiettivi ed un grafico, con tutte le eventuali argomentazioni da trattare. Dopo stilo uno schema dei confini del progetto e una descrizione di come sarà suddiviso in risultati misurabili, evidenziando infine gli elementi chiave in un riassunto esecutivo. Fatto ciò e delineato lo scopo, gli obiettivi, la tempistica e i risultati, passo a fare ricerche ed approfondimenti sull'argomento centrale. » espose il suo modo di lavorare e studiare col tono esplicito ed energico della personalità che la differenziava dalle altre ochette, rigirandosi la penna fra le dita, ed indicando alla fine i libri portati con sé. « Se hai un metodo tutto tuo e qualche idea già avviata, sono aperta a qualsiasi proposta. Pensavo comunque di non andare fuori traccia e basarmi sulla richiesta di Yagami, focalizzandomi semplicemente sul Diritto internazionale dei conflitti magici: quali norme implementare e come disciplinare la conduzione delle ostilità per fornire reale protezione umanitaria alle vittime, persone e beni civili, durante i conflitti? » La leggo soltanto io, la sottile ironia, in questo argomento da trattare insieme? Chissà se Inverness la fornirebbe davvero, la protezione che ci serve contro la Loggia Nera, indipendentemente dalle fazioni politiche delle nostre famiglie. Ah, giusto! Da bravi Paladini, a detta di Raiden si pretende rispetto reciproco prima. Fece una pausa, dopo aver esposto l'intero concetto con studiata calma ed essersi sistemata una ciocca di capelli ramata dietro l'orecchio. Non c'era nient'altro da aggiungere, eppure si ritrovò a corrugare appena la fronte, dopo aver lanciato un'ulteriore occhiata di traverso verso la bruna. « Mi dispiace. » Mormorò con un filo di voce appena accennato, sistemando la postura della schiena contro la sedia. I colpi violenti di bacchetta di Coriolanus erano un monito ancora troppo vivido, affinché si ricordasse costantemente di doversi comportare come una signorina a modo anche in situazioni così delicate. « Per poco fa, intendo. Non volevo intromettermi, né è mia intenzione farti un'impressione sbagliata, per quel che può valere. Non cercavo di fare la splendida o guadagnarmi alcun consenso. È solo che... » fece spallucce, riportando lo sguardo sul proprio foglio e scribacchiando con la mancina qualche altra riga nella sua perfetta calligrafia. « So come ci si sente, ad essere prese di mira per dei pregiudizi e delle questioni personali delicate, mentre tutti gli altri attorno non intervengono ed assistono a questi torti ingiustificati... Anche chi reputavi persone amiche. » A voler essere ancora ironici, dopo essere stata attaccata in pubblico al banchetto di inizio anno, mi ha fornito più frasi incoraggianti una Amunet che conosco poco, che chi reputavo davvero mia amica... Questo dovrebbe dirla tutta. In un certo qual senso, devo riconoscerti perfino qualche merito Wallace, per aver fatto inconsciamente razzia ed allontanato da me chi non meritava fiducia. Almeno adesso so su chi posso davvero contare. « Allora, per il progetto? » E poi, con assoluta nonchalance, tergiversò subito perché... sì, le riusciva decisamente meglio mantenersi su un approccio distaccato, controllato e formale, con chiunque.

     
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