Magi-Cardio

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    « Ehi Davis! », i sogni ad occhi aperti di Camila vengono interrotti da una voce cristallina. Si volta di scatto in quella direzione. Sasha Crowley, sua collega di corso, abito rosa, viso pulito, capelli del colore del sole. « Per caso hai degli appunti di MagiCardiologia? Mi sono dovuta assentare alla lezione scorsa, spero il prof non ne faccia un dramma. », pausa di riflessione. Sa davvero il mio cognome? - questo l'unico pensiero che rimbomba nella testa della ex Whampus ed ora neo-Tassorosso. «Uhm - s-sì, certo, figurati, vuoi..», le viene quasi strappato il quaderno dalle mani. « Ohhh grazie. Mi salvi la vita! Aspetta che faccio le foto alle pagine che mi servono. Allora... Scompenso cardiaco, sì... Pressione, farmaci... Cavoli, quanto hai scritto! », risata per spezzare il ghiaccio. Cami, nel frattempo, è come impietrita. Tra l'altro ho una scrittura tutta tondeggiante, proprio da bambina... Speriamo non me lo faccia notare, uffa...! « Comunque hai una grafia così... Tenera. », le guance le diventano color porpora. Quando infine le viene restituito il quaderno, è solo allora che si azzarda a respirare di nuovo. « Qualche volta dobbiamo uscire, Davis! Scrivimi il tuo numero su questo foglietto... Ohhhh, ciao Nateeeee! », ovviamente, Sasha Crowley non attende che Camila completi la sequenza di quel 3-3-3-4-5-6 eccetera - che costituisce il suo numero di cellulare. Si lancia su Nate, Magingegneria, quarto anno. Giocatore di Quidditch. Ken e Barbie. Camila deglutisce e si avviaad un chioschetto, dove è ormai solita fermarsi nella pausa pranzo. Mastica due bocconi di salmone con sesamo e insalata. Termina in un batter d'occhio. Raggiunge infine l'aula studio numero ventisei del Castello, quella dove - per fortuna! - si può ripetere a voce alta. A Cami piace sentire il suono della propria voce che parla di Medimagia, patologie e rispettive cure. La aiuta a ricordarle meglio. Inizia a creare dei discorsi tra sé e sé, inizia a figurarsi dei possibili scenari in cui deve intervenire in quanto Guaritrice, inizia a... « Ehm, scusa? » «Uh - oh - sì, cosa..» « No è che sei ferma davanti alla porta, blocchi.. il passaggio. », Cami strabuzza gli occhi. Oh, per Morgana! - si scansa, scuotendo la testa in segno di scusa. Sceglie dunque un tavolo abbastanza in disparte e tira fuori... Una caterva di volumi. Patologia Generale II e III, Pozionistica Applicata alla Medimagia e Farmacomagia. Sono le tre materie che sta preparando - contemporaneamente, chiaro. Inizia a leggere, perdendosi nel mondo che spera, un giorno, diventi il suo lavoro. Alterna letture concentrate a ripetizioni accorate. Ogni tanto si ferma a prendere un caffè alla macchinetta presente nel corridoio. Quando è necessario, mangiucchia delle mandorle per recuperare la concentrazione. Sono le sei del pomeriggio - è in quell'istante del due Marzo che la sua vita subisce un rapido, sconvolgente shock. Jae Gwon. E' entrato nella sua stessa aula. Sta camminando nella sua stessa aula. E sta letteralmente prendendo posto di fronte a lei. Ma va, solo perché l'aula comunque è piena -
    una vocina dentro di lei giunge a confermare quella spiegazione. Di' qualcosa. «..è un processo infiammatorio cronico degenerativo dei vasi sanguigni che..», qualunque cosa tranne questa, Cami, perdinci! - si rende conto di non aver interrotto la modalità-ripetizione quando Jae posa la borsa a tracolla sul tavolo. «Oh ehm. - scusa ero - ero concentrata.», si affretta a dire, affinché non la prenda per folle. Agguanta la borraccia e inizia a bere, dato che improvvisamente percepisce la gola arsa. Fa' un bel respiro, Cami, avanti, ce la puoi fare, è soltanto un collegiale che si trova in Aula Studio per ripassare in vista di un esame. «Ciao - iosonoCamila, piacere.», ottima disagiante presentazione, Davis, non c'è che dire. «Scusa, non volevo disturbarti, cioè..», lo so che sei qui per studiare, è che mi sembrava gentile presentarmi, ecco, cioè, oddio - cosa - sto - facendo. «- sì, ecco, uhm.», sorride, a metà tra l'imbarazzato e l'effettivamente divertito per la propria imbranataggine.
     
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    In giapponese esistono due termini per indicare una persona che con la terra del sol levante non ha niente a che vedere. "外国人" - gaikokujin e "外人" - gaijin. Il secondo, di uso nettamente più volgare nonché contrazione del primo, era quello più spesso associato agli stranieri che avevano scelto il Giappone come terra di residenza ed aveva un sottotesto decisamente irrispettoso. Considerati elementi alieni all'ambiente, raramente i cosiddetti gaijin arrivavano ad un punto tale da venir considerati davvero locali dalla popolazione indigena. Jae l'aveva sempre trovato un termine piuttosto curioso e, sebbene l'avesse mentalmente espropriato del suo contesto, particolarmente calzante sulla sua persona. In particolare in quel periodo della sua vita dove era effettivamente lontano da casa, in un luogo che non gli era affatto familiare e le cui usanze l'avevano sulle prime confuso. Si era interrogato, talvolta, su quale fosse la reale componente differenziale, quella che metteva le basi per l'ideogramma che separava un semplice straniero da un fastidioso immigrato, e non era mai stato in grado di darsi una risposta soddisfacente, né tantomeno una definitiva. In Giappone si trattava spesso di una questione formale - in fondo, salvo casi eccezionali, nessuno sarebbe stato definito gaijin in una discussione vis à vis - tuttavia non poteva fare a meno di riconoscere che gli step per passare da gaijin e gaikokujin e viceversa includessero tanto altro. La fibra ed i principi morali del singolo per esempio; o, ancora, quanto questo straniero potesse rappresentare un assetto per la comunità.
    Non gli risultava che gli occidentali avessero un termine equivalente, era tuttavia innegabile che si fosse sentito gaikokujin - straniero, esterno - in quei quasi due anni di permanenza al College più di quanto non gli fosse capitato prima. Quella consapevolezza stava nell'esitazione con la quale il suo nome veniva pronunciato, e nelle volte in cui si era ritrovato a farne lo spelling. Si riconfermava negli sguardi che gli venivano lanciati o nel modo in cui, finché non apriva bocca, uno sconosciuto si sentiva in dovere di parlare più lentamente o ad un volume più elevato - questo a seconda dell'intelligenza del singolo - se Jae decideva di avviare una conversazione. In realtà questa percezione della sua persona un po' lo faceva sorridere, non avrebbe nemmeno saputo dire perché. Forse la parte divertente stava nell'universalità di quel bisogno di camminare in punta di piedi, con una componente di diffidenza, di fronte a ciò che si considera estraneo. Non importava il paese di provenienza, o se effettivamente la lingua avesse un termine specifico per definirti nel contesto.
    Per quanto lo riguardava, comunque, il giovane riteneva di starsela cavando piuttosto bene in terra straniera. Tolto lo shock iniziale, si era adattato a quella nuova routine in modo piuttosto rapido. Non poteva dire di aver trovato il suo posto nel mondo, ma di certo si era ritagliato una sua dimensione e, sebbene non trovasse il proprio corso di studi propriamente esaltante, doveva dire che nel suo insieme quell'esperienza fosse...particolare.
    Di solito studiava per conto suo. Un po' perché trovava fastidioso il chiacchiericcio di sottofondo tipico delle aule studio, ed un po' perché preferiva prendersi i propri spazi e tempi, ragion per la quale il suo appartamento rappresentava la scelta ideale. Non quel giorno però. La ragione che l'aveva spinto ad attuare un repentino cambio di rotta era... beh, fondamentalmente, la necessità di sentirsi sulla stessa barca con qualcuno. In quel periodo stava preparando Diritto Commerciale, una materia che gli stava lentamente risucchiando ogni energia. La quantità di nozioni da apprendere e di concetti da memorizzare era esorbitante anche per uno come lui, che con queste cose, di solito, andava a nozze. E la parte peggiore era che non se ne fosse reso conto fin quando, nel calcolare la propria progressione settimanale, non aveva realizzato di essere indietro in un modo che avrebbe osato definire imbarazzante. La media di pagine studiate sembrava essere calata di un buon quindici percento senza ragione apparente, cosa che gli aveva fatto storcere non poco il naso. Di questo passo, l'esame lo do a fortuna., aveva pensato con un certo intrinseco orrore. Non poteva permetterselo. E così, forte del fatto di poter trovare uno spazio pubblico dove osservare altri studenti disperati quanto lui soffrire, era uscito di casa con tanto di pesante tracolla oltre la spalla.
    Una volta arrivato trovare posto era stata una sorta di fatica di Ercole. Doveva essersi svegliato troppo tardi - complice il fatto che non fosse solito usare spazi pubblici per prepararsi - perché l'aula in questione, gremita di gente, lo accolse col solito chiacchiericcio, non dissimile da quello che colorava i minuti precedenti all'inizio delle lezioni.
    Ora, nel guardarsi attorno alla ricerca di un posto, Jae Gwon aveva un criterio specifico. O una serie, a seconda. Prima di tutto voleva evitare di mettersi a sedere tra i nullafacenti, ossia coloro i quali sembravano trovare molto più stimolante un'attenta discussione dei propri affari personali che non lo studio. Secondo poi, si era prefissato di non unirsi a tavoli troppo gremiti - si creerebbe inevitabilmente confusione di cui non ho bisogno. Perciò, dopo essersi concesso qualche attimo di perlustrazione, aveva puntato un tavolo al quale sedeva una ragazza intenta a parlare fitto fitto, presumibilmente impegnata a ripassare. Il fatto che non la conoscesse, in realtà, non era un deterrente; come già rimarcato, il giovane non era lì per perder tempo. « Posso? » Glielo chiese, ma in realtà non si aspettava una risposta negativa. Come tante altre al mondo, quella non era che una formalità, e la ragazza non avrebbe certo potuto impedirgli di occupare proprio quel posto. Aveva giust'appunto poggiato la propria tracolla sul tavolo e si stava premurando di poggiare il soprabito sull'altra sedia libera, quando gli giunse all'orecchio la risposta della ragazza la cui sessione di studio aveva involontariamente interrotto. «..è un processo infiammatorio cronico degenerativo dei vasi sanguigni che..»,
    Sollevò la testa, guardandola forse per la prima volta, e con una punta di genuina curiosità. Sebbene l'espressione sul suo viso fosse rimasta piuttosto neutra, ne sostenne lo sguardo per qualche secondo, nel tentativo di capire cosa fosse appena successo. Non che il Gwon non fosse abituato alle stranezze, ma quello gli era giustamente sembrato un modo piuttosto particolare di reagire ad una domanda come quella che aveva appena posto alla castana. Di certo non è una risposta pertinente. «Oh ehm. - scusa ero - ero concentrata.» Stava appunto domandandosi se non fosse il caso di chiederle di chiarificare, ma ci pensò lei al posto suo. Lui si trovò ad annuire brevemente, stirando un sorriso gentile. « È a me che dispiace: credo di averti interrotta. Non era mia intenzione. » Le rispose, pacato. La guardò negli occhi per ancora qualche frazione di secondo, prima di aprire la tracolla ed estrarne i suoi fidi testi ed il tablet sul quale solitamente prendeva appunti. Si trattenne dall'emettere un sospiro stanco all'idea di doversi rituffare negli abissi di quella materia che malsopportava, trovandosi invece a giocherellare con lo stilo del gadget nell'attesa che questo si accendesse. Era conscio del fatto che ad attenderlo ci fossero infinite mappe concettuali ed appunti ed una parte di lui quasi sperava nel fatto che l'aggeggio, purtroppo nuovo di zecca, avesse spirato senza motivo. A quel punto avrebbe avuto una scusa per alzarsi dal tavolo e tornare a casa. Ma avrei anche il triplo di lavoro da fare domani. Pensò, sarcastico, conscio del fatto che da quelle responsabilità non potesse proprio scappare e consapevole anche di non avere troppa voglia di affrontare le conseguenze di una scelta simile. Aveva appena aperto un documento di testo zeppo di appunti, rigorosamente scritti a mano, quando la voce della studentessa di Medimagia - era Medimagia, giusto? - entrò nel suo campo uditivo. «Ciao - iosonoCamila, piacere.» Di nuovo, incrociò lo sguardo castano della giovane, che aveva appena scoperto chiamarsi Camila. Fece per dire qualcosa, forse il proprio nome, ma non ne ebbe il tempo materiale. « Scusa, non volevo disturbarti, cioè.. - sì, ecco, uhm. » La testa appena inclinata di lato e l'ombra del sorriso di prima ancora sulle labbra, il coreano si prese ancora qualche attimo per osservare in viso la sua nuova compagna di disavventure. Bisognava dire che non fosse nuovo alle presentazioni, né era poco abituato alla gente che non sapeva come prenderlo. Specialmente da quando era arrivato in Regno Unito, di scene strane ne aveva viste parecchie. Solo la prima volta che aveva fatto la spesa da solo, la cassiera si era premurata di mostrargli il totale speso sulle dita, forte della convinzione che quello sconosciuto e l'inglese fossero due linee parallele che non si sarebbero mai incrociate. Qui però c'è qualcosa di diverso. Si disse, mentre esaminava la piega del sorriso della sua interlocutrice. Lei non sembrava avere un problema col suo status di estraneo e, a ben guardare, tra la rapidità con la quale si era presentata e la reazione che aveva avuto poco prima, al suo arrivo, tutto sembrava puntare al semplice fatto che fosse... timida? Poco a suo agio nell'interagire con gli sconosciuti? « Jae. » Le disse dunque, ignorando deliberatamente la sua osservazione circa l'averlo disturbato. In circostanze differenti probabilmente non avrebbe reagito allo stesso modo, in quel momento tuttavia quell'interruzione non gli era risultata fastidiosa. Lei, in più, sembrava davvero dispiaciuta « Medimagia, immagino. Cosa stai preparando? » Evidente, ormai, che avesse deciso di sorvolare sulla tendenza di Camila a scusarsi, come doveva esserlo anche il fatto che fosse abituato a prendere le redini della situazione, specialmente quando si trattava dei rapporti interpersonali. Nell'attendere una risposta, aveva ripreso a ruotare lo stilo tra le dita della mano sinistra, senza tuttavia interrompere il contatto visivo con la giovane. « Camila, ho una proposta per te. » Asserì poco dopo aver ascoltato la risposta al proprio quesito, come colto da un'illuminazione. Ovviamente, all'esterno, era l'immagine della placidità. « Una proposta che permetterebbe ad entrambi di ottimizzare i tempi. Come lo vedresti, un ripasso incrociato? » Si poggiò allo schienale osservandola. « Prima non ho potuto fare a meno di notare che ripetessi ad alta voce. Sarà anche vero che non siamo colleghi, ma credo di potermi destreggiare tra i tuoi appunti.» Se sono in ordine. « Chiaramente ti toccherebbe estendermi la medesima gentilezza qualora decidessi di accettare. »


    Edited by orphic‚ - 21/4/2022, 01:36
     
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    « Posso? » , sobbalza, la dolce Camila. I suoi occhi nocciola assumono una forma rotondissima, tanto sono spalancati. Si costringe ad assumere un'espressione normale e che non faccia spavento, tuttavia, perché la prima impressione - lo ripetono tutti, benché lei non ne sia pienamente convinta, forse perché scevra di pregiudizi del genere - è quella che conta. «Certamente.», risponde in un soffio, pentendosene l'istante dopo. Forse avrebbe dovuto essere meno accomodante e un po' più spiritosa, buttandola sul "chiaro, è un'aula studio!", ma non riuscendo a trovare una frase al contempo intelligente e simpatica, ecco che piomba in un silenzio che la dice lunga sul suo approccio alla vita. « È a me che dispiace: credo di averti interrotta. Non era mia intenzione. », si morde il labbro inferiore, Camila, piegando la testa di lato prima di rispondere, cercando di assumere lo stesso tono sereno del ragazzo: «Oh, non preoccuparti! In realtà sto... Ripassando. E preparando degli schemi. Non è stata... Una vera interruzione.», arrossisce, sorridendo flebilmente. Fa un cenno in direzione della propria Piuma magica Prendiappunti, che verga parole su parole senza cenno di cedimento. Subito dopo, dunque, si presenta, a sua volta scusandosi circa l'eventuale disturbo arrecato dalla prosecuzione della conversazione: d'altro canto, sono lì entrambi per studiare. « Jae. » , oh beh, lo so. Tuttavia, quel pensiero si riserva di non enunciarlo ad alta voce. Decide invece di annuire, mostrando di aver registrato l'informazione. Di Jae Gwon non sa molto - non è mai stata un'abile investigatrice, Camila. Ha giusto avuto modo di individuarlo al college - e di ascoltare qualche sussurro da parte di alcune colleghe circa un "asiatico finalmente come si deve!". Frase che, davvero, Camila non ha neanche compreso. Cosa vuol dire "come si deve"? C'è forse un modo specifico in cui una persona debba essere, senza se e senza ma? Corrugando la fronte in delle rughe di disappunto, la giovane Davis, quel pomeriggio di mesi e mesi fa, aveva preferito proseguire il proprio cammino senza ribattere alle argomentazioni del club di civette della Medimagia, facendo ciò che le riesce, di solito, meglio al mondo: i fatti propri. Non interferire con la sfera altrui, finché possibile. Non creare problemi. Ascoltare e basta. Fidarsi di pochi, se non di nessuno. L'unico amletico dubbio rimastole, dopo aver captato quella strana conversazione, riguarda le implicazioni dell'essere, lei stessa, una non-britannica. E se non fossi un'americana "come si deve"? - domanda che, comunque, al giorno d'oggi pare destinata a restare senza risposta. « Medimagia, immagino. Cosa stai preparando? » , Jae Gwon continua a parlarle. Camila si ridesta come da un sogno ad occhi aperti. Le ha posto una domanda. Questo vuol dire che gli... Interessa cosa sto preparando? - si domanda, incuriosita. O forse ha sentito una di quelle storie in cui mi dipingono come sfigata del gruppo e, magari, sta soltanto cercando di farmi sentire a mio agio? - ipotizza, ancora più incuriosita di prima. Oppure è una di quelle domande che si pongono senza che ne venga udita la risposta, una specie di frase di rito prima di congedarsi e tornare ognuno a pensare ai propri impegni e al proprio studio? - continua nel girone dell'overthinking, l'ex Wampus neo-Tassorosso. Santissima Morgana, Cami, magari non c'è neanche un motivo! L'ha chiesto e basta, rispondi! «Patologia Generale II e III, Pozionistica Applicata alla Medimagia e Farmacomagia.», lo dice tutto d'un fiato, senza battere ciglio. «Voglio... Voglio dire, ci sto... Provando. Non so se riuscirò a finire il ripasso in tempo per...», beh, per il primo appello. A dirlo, però, non ci riesce. Non vuole fare la parte della secchiona. Non le va di essere etichettata alla prima occasione... E sebbene Jae non sembri il tipo che trae conclusioni affrettate, né tanto meno quello che giudica senza conoscere approfonditamente la storia, Camila decide ugualmente di non renderlo partecipe della precisazione che ha soltanto pensato. «Per sostenere l'esame, ecco.», si tiene larga, iniziando a giocherellare con le pagine del proprio manuale di Farmacomagia per spezzare la tensione. « Camila, ho una proposta per te. » «Comeprego?», sussulta, senza neanche prendere fiato tra una parola e l'altra. «Cioè... Ehm... Sì, insomma, dimmi pure.», diplomatica, si impone di trattenersi per ascoltare la fantomatica proposta di Jae Gwon, immaginando davvero di tutto. « Come lo vedresti, un ripasso incrociato? » , lo osserva, lasciando che si spieghi meglio. « Prima non ho potuto fare a meno di notare che ripetessi ad alta voce. Sarà anche vero che non siamo colleghi, ma credo di potermi destreggiare tra i tuoi appunti. Chiaramente ti toccherebbe estendermi la medesima gentilezza qualora decidessi di accettare. » , oh. Quindi intende "ascoltare ognuno la ripetizione dell'altro, correggendoci a vicenda qualora sbagliassimo a ripetere qualche concetto eccetera eccetera". Cami sembra illuminarsi in viso. In realtà, sebbene abbia studiato altre volte con colleghi o amici vari, non si è mai trovata particolarmente bene con nessuno. Di solito l'interlocutore è troppo concentrato sulla propria personale preparazione e non presta attenzione a quella dell'altro. Mentre lei cerca di aiutare il prossimo lì dove sbaglia, ripetendo lo stesso concetto nel modo corretto oppure, semplicemente, cercando di trovare insieme la soluzione - magari in qualche volume della Biblioteca o, perché no, su Wiznet -, di rimando, quando ripete lei, neanche viene ascoltata. «Io...», prima di fare l'ennesima figura di merda, tira fuori la borraccia dalla borsa e beve un lungo - estremamente lungo - sorso d'acqua.
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    «Sono d'accordissimo. Grazie... Grazie della proposta.», bisbiglia, avvicinandogli dunque, timidamente, i propri ordinatissimi appunti di Patologia Generale II - che, appunto, in quanto ad ordine rasentano la maniacalità. Frattanto, la Piuma Prendiappunti continua a completare quelli di Farmacomagia. Camila chiede dunque a Jae il suo materiale di studio, iniziando a captare qua e là qualche informazione sul Diritto Commerciale. Dell'argomento, la giovane Davis sa ben poco. Tuttavia, non si fa scoraggiare dal primo approccio. In fondo, non è lei a dover ripetere l'ostica materia di Magisprudenza. Deve solo ascoltare ciò che Jae ha da dire in merito. «Allora... Vuoi... Vuoi iniziare tu?», domanda, tenendo lo sguardo fisso sulla prima pagina del tablet di Jae. «Allora, ehm... Qui mi ritrovo la definizione di imprenditore in generale e le tre... Tipologie principali di imprenditore. Piccolo imprenditore, imprenditore commerciale e imprenditore occulto. Articolo... 2082 del Codice Civile. Signor Gwon..», ed ecco che Camila, nello stupidissimo tentativo di risultare divertente assumendo il tono di voce tipico del professore - fallendo miseramente per via delle guance rosse d'imbarazzo - si tradisce rivelando di conoscere il cognome del ragazzo che le sta di fronte. Tossisce per dissimulare. «Ehm, ecco, a te la parola.»

     
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    Che tipo di persona era Jae Gwon? Un quesito di difficile risposta, questo, e non soltanto per via del fatto che a rispondere in maniera troppo frettolosa, si rischiava di rendere bidimensionale un qualcosa come la complessità della natura umana. No. La verità era che non lo sapeva nemmeno lui, che tipo di persona fosse. Sapeva benissimo cosa ci si aspettava da lui in determinate circostanze ed a quali regole dovesse attenersi in quella o quell'altra situazione, ma non aveva mai avuto tempo da perdere su quelle domande astratte che riguardavano la sua natura. E non è che non fosse riflessivo, tutt'altro - forse, molto semplicemente, lui non voleva ottenere risposte a quelle domande così complesse; risposte che avrebbero scosso il già precario terreno su cui la sua esistenza si reggeva fino ad un punto di non ritorno. Quell'esperienza in terra straniera, tanto per cominciare. Da un lato si stava rivelando una boccata d'aria fresca, formativa a suo modo; dall'altro sembrava un continuo vivere sotto una lente d'ingrandimento, dove lui era il perenne giudice di sé stesso. Quella realtà gli piaceva e, proprio per questo, sembrava per contro acuire il suo costante malessere di fondo. Per contraddittorio che potesse suonare e per quanto si stesse lentamente integrando in territorio inglese, quello era un costante reminder della sua inadeguatezza. Poteva davvero dirsi libero se, a conti fatti, non stava facendo ciò che voleva? E come poteva risolvere quel problema, se la risposta a quel quesito, a quel ma io cosa voglio dalla vita?, sembrava non arrivare mai.
    La cosa più ovvia, in circostanze come quella, sarebbe probabilmente stata quella di allentare un minimo i propri ritmi. Di prendersi una sorta di pausa di riflessione, forse, per comprendere meglio. Ma questo, il Gwon, ovviamente non poteva permetterselo. E così tirava dritto, in una situazione di paradossale disagio dove sembrava non vivere nessuna esperienza a pieno, continuando ad osservare sé stesso e gli altri dall'esterno. «Patologia Generale II e III, Pozionistica Applicata alla Medimagia e Farmacomagia. Voglio... Voglio dire, ci sto... Provando. Non so se riuscirò a finire il ripasso in tempo per...Per sostenere l'esame, ecco.»
    Ed un bravo osservatore, quello Jae lo era sempre stato. Non soltanto per naturale predisposizione, ma anche per via dell'ambiente in cui era cresciuto - un mondo altamente competitivo, dove gli era stato insegnato sin dalla più tenera età che il confine tra nemico ed alleato non soltanto è cosa piuttosto labile, per quanto neppure mai davvero definitiva. Gli venne spontaneo perciò fare una rapida analisi della propria interlocutrice. È palesemente a disagio. Probabilmente non le piace parlare. Potrebbe essere semplice timidezza, così come la mia presenza. Pensieri, quelli, che non videro mai la luce. Anzitutto, non era necessario ai fini di quella conversazione, poi sarebbe anche stato alquanto ineducato mettere Camila di fronte a quel fatto, farla sentire in qualche maniera sotto esame. Suo malgrado, tuttavia, gli venne spontaneo sperare che si sarebbe sciolta quantomeno nell'esposizione delle materie studiate, dal momento che l'alternativa non soltanto sarebbe stata imbarazzante per entrambi, ma avrebbe compromesso la carriera accademica di lei. In fondo, il tempo di conoscerti per quello che sei, chiunque tu sia, se lo prendono in pochi. E nulla ti garantisce che, pur facendolo, quella piccola percentuale non utilizzerà le informazioni in suo possesso a tuo discapito. « Sono impressionato. » Commentò, in una linea del tutto parallela a quelli che erano i suoi pensieri del momento. Sulle labbra era apparso l'eco del sorriso gentile di poco prima. « Il sospetto di averti involontariamente interrotta diventa sempre più una certezza. E mi viene da pensare che tu sia una delle seguenti cose - una pessima bugiarda oppure fin troppo gentile. Scegli pure quella che ritieni ti calzi meglio.» Potresti anche essere entrambe, per quel che ne so io. Tuttavia, quel commento era stato pronunciato con una punta di ironia a colorare il suo altrimenti caratteristico tono pacato. Palese che il suo, più che un rimprovero, fosse un modo per stemperare la tensione. A differenza di lei, Jae sembrava completamente a proprio agio in quella situazione. E lo era, per quello che il suo stato d'animo generale poteva permettergli. Avere a che fare con la gente era per lui molto semplice, forse perché di rado gliene importava a sufficienza perché altri esseri umani potessero in qualche maniera togliere o aggiungere a quello che era il suo tormento interiore. In più, suo malgrado, sembrava essere stato dotato di una buona dose di carisma, che gli permetteva spesso e volentieri di avere un certo ascendente sul prossimo. Di certo il suo status economico aveva a che vedere con entrambi, ed andava ad impattarli positivamente. « Quando hai intenzione di darlo, questo mastodontico esame? Almeno posso farmi un'idea di quanto tempo sia ragionevole sottrarti. » Questo non era del tutto vero. O meglio - certo, se le aveva domandato quando fosse l'appello, era anche per capire quanto tempo la mora avesse a disposizione. Sulla ragionevolezza, tuttavia, aveva detto una bugia bianca. Il Corvonero era sempre stato una persona piuttosto volubile in questo senso - le scadenze avevano poco o nulla a che vedere con lo spazio che si prendeva, come non ce l'aveva la razionalità. Faceva semplicemente ciò che più gli aggradava. Attese in ogni caso con pazienza la risposta al proprio quesito, annuendo quando la nuova compagna di studi lo ringraziò. C'era qualcosa in lei, non avrebbe nemmeno saputo subito isolare cosa nello specifico, che gli ricordava un qualunque piccolo animaletto innocuo trovatosi, non per colpa sua, in una situazione più grande di lui. Non avrebbe saputo definire quale elemento generasse quell'associazione, ma proprio non riusciva a scacciarla. «Allora... Vuoi... Vuoi iniziare tu?» In realtà no perché la materia mi fa schifo, ma presumo sarebbe alquanto strano dirtelo così, a freddo, per cui fingeremo di sì. « Sì, non c'è nessun problema. » La tranquillizzò dunque, lasciando che mettesse mano alle sue cose. Fece altrettanto. Per qualche motivo ebbe tutta l'impressione che, a differenza dei propri, gli appunti dell'americana fossero nettamente meno asettici, per quanto altrettanto in ordine. Magari c'entra che a lei questa roba interessi davvero. «Allora, ehm... Qui mi ritrovo la definizione di imprenditore in generale e le tre... Tipologie principali di imprenditore. Piccolo imprenditore, imprenditore commerciale e imprenditore occulto. Articolo... 2082 del Codice Civile. Signor Gwon.. Ehm, ecco, a te la parola.» E sia. La prese, la parola, snocciolando quei concetti uno ad uno, con gelida e calcolata precisione. Era sempre stato un abile oratore, questo c'era da dirlo, ed era consapevole di non poter permettere che la sua media vacillasse. E questo, se possibile, lo portava ad applicarsi ancora di più allo studio. Era meticoloso ai limiti del maniacale. Le sue erano vere e proprie stoccate. Probabilmente ad un osservatore esterno sarebbe anche apparso come un appassionato della materia, invece ad ogni esame gli pareva di camminare sempre con ai piedi scarpe che gli stringevano troppo. Era mordace non perché l'amasse, ma perché proprio non poteva soffrirla. « E questo è quanto. » Credeva di essere stato più che esauriente, tuttavia gli occhi blu scuro si puntarono comunque in quelli nocciola della sua controparte, come in attesa di correzioni. « Credo di poter passare la palla al centro, Davis. » Disse poi. Perché no, il fatto che Camila conoscesse il suo cognome non gli era sfuggito. Al tempo stesso, tuttavia, non aveva dato alla questione troppa importanza - che un asiatico dal fondo fiduciario con un eccessivo numero di zeri fosse apparso nelle premesse del College, non era questo gran segreto. In realtà, di appartenenti a quel gruppo ce n'erano diversi. E, per quanto il Gwon nello specifico avesse fatto del proprio meglio per tenere un profilo basso, si sapeva che in un contesto come Hogsmeade anche i muri avessero le orecchie. Il cognome di lei, invece, l'aveva intravisto tra le pagine di quello stesso quaderno dal quale avrebbe ora estratto un argomento, se non a sorte, quasi. « Propongo Fisiopatologia della Circolazione e dei Vasi. » Ma complichiamo le cose. Vediamo come te la cavi sotto pressione. « Mentre do un'altra occhiata rapida qui e tu fai mente locale, dimmi... » a quel punto fece un leggero cenno verso gli appunti di lei «... perché proprio Medimagia? » Insomma, cosa ti piace di questa materia? O - ancor meglio: ti piace davvero questa materia?



    Edited by orphic‚ - 21/4/2022, 03:22
     
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