Through the wire

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  1. indesiderabile n.1
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    «Dory? Vuoi condividere qualcosa con noi?», la osserva in silenzio, Cay. E' a due poltroncine di distanza dalla sua. Prima che Simon la interpellasse senza via di scampo, la bruna stava guardando un punto imprecisato del pavimento. D'altro canto si imparano davvero tante informazioni da un semplice parquet - riflette sarcasticamente il Serpeverde. «Oh, no.. Grazie. Sto.. Sto bene così...», la Weasley risponde in fretta e furia, tirandosi subito indietro dalla proposta che le è stata fatta. Non sono qui per giudicarti - ho declinato i vari inviti a "condividere" io stesso - ma quanto a recitazione stai proprio messa male, Ninfadora. «Prenditi il tuo tempo. Non abbiamo fretta. Vogliamo passare la parola a Carole - che ne dici, cara?», una timida ragazza dai capelli rossi tira su col naso. Tossisce una, due, tre volte - forse per schiarirsi la voce. Infine, parla: « Sì. Va bene. Come tutti voi... », si volta a guardare in faccia i presenti. Cay ha imparato tutti i loro nomi a memoria, pur non avendo mai conversato con loro. Carole è una persona riservata, sì, ma sembra aver preso sul serio il compito che le è stato assegnato per casa: metabolizzare il trauma. Poi c'è Vincent, un uomo sulla cinquantina, proprietario di uno dei negozietti di Hogsmeade. La mente di Caél corre subito, per associazione, all'immagine di zia Penelope. Anche lei ha... Aveva un negozio. Non sa in che tempo coniugare quel verbo, il primogenito Cousland, perché della situazione politica attuale si è capito ben poco. Che zia Penny sia autorizzata o meno a tornare entro i confini del villaggio, riappropriandosi di ciò che ha conquistato con grande fatica e sudore - un po' come lui stesso con la Cousland Express - non è dato saperlo. Ci sono ancora Kevin e Sarah, due gemelli, studenti di Magisprudenza. Sarah è decisamente spigliata e non tollera, non tollera affatto!, ciò che è accaduto. Kevin è ben più pacato, si avvicenda in ipotesi circa la possibilità che "i lycan abbiano la loro fetta di ragione". Sarah, quando il fratello si azzarda a pronunciare frasi del genere, lo fulmina con lo sguardo. Infine, c'è Matthew, un barista di Starbucks. Ha già ripetuto più e più volte che si è nascosto sotto il bancone, castando degli incantesimi di Disillusione tutto intorno per mimetizzarsi con... La tapezzeria. E niente, è rimasto lì finché non è cessato il fuoco. « Ero ad Hogsmeade quando è successo. Stavo passeggiando... Poi è iniziato quel corteo. Sono stata un po' spintonata - mi è caduto il frullato per terra... L'avevo preso per colazione... », Cay osserva Carole asetticamente. E' proprio mentre la ragazza parla che lui, di soppiatto, inaspettatamente - persino a se stesso, dato che fino a quel momento non ha aperto bocca - si rivolge a Dory. «Bhé, poiché le mie scelte non mi hanno portata molto lontano, ho pensato che dando retta a qualcun altro forse sarebbe andata meglio.», la risposta della Grifondoro gli fa inarcare un sopracciglio. «... Urlavano in continuazione, sventolando cartelloni... », nel frattempo, il racconto di Carole continua. Nulla che Cay già non sappia, ad ogni modo. Continua ad osservare Dory. Le chiede: «Di che scelte parli?», è un discorso ambiguo, quello della Weasley. Potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa: scelte di vita, scelte lavorative... Scelte politiche. E' proprio all'ultimo ambito che il Serpeverde è particolarmente interessato. D'altronde, potrebbe perfettamente ricollegarsi al contesto attuale. Che, per altro, è l'argomento di conversazione che si sta tenendo presso il gruppo di supporto psicologico per disturbo post traumatico da stress: l'occupazione dei territori di Hogwarts e Hogsmeade. «Ho ancora troppe poche informazioni per stabilire se sia stata o no una stupidaggine.», viene catturato dall'ultimo appunto, Caél. Mantiene il contatto visivo. Sorride flebilmente. «Vuoi la mia opinione a riguardo?», probabilmente no. Le opinioni di Cay sono sempre troppo dirette, pericolose, antipatiche. Anche se, bisogna dirlo, quanto meno sono sincere. Non ha peli sulla lingua, il giovane di casa Cousland. E quando si mette qualcosa in testa - come appunto dare un'opinione - è davvero complesso dissuaderlo. «Credo nella seconda.», commenta, senza null'altro aggiungere. In fondo, il presunto trauma si è verificato soltanto tre giorni fa: di cosa dovrebbero parlare, in quel gruppo, di preciso? Non hanno neanche avuto il tempo di leccarsi le ferite, di piangere gli eventuali morti, di capire cosa diavolo stia succedendo - per chi fosse rimasto un po' fuori dal contesto politico - e i Guaritori già insistono su robe come prevenire il crollo emotivo e la psicosi da stress? «Credi che ci lasceranno mai in pace o finché saremo qui cercheranno in ogni modo di tirarci fuori qualche racconto strappalacrime per ritenersi finalmente soddisfatti del loro lavoro? Perché se così fosse potrei mettere a prova la mia fantasia e dar loro qualcosa che li faccia dormire sereni stanotte..», questa volta, Cay sorride apertamente. Non impiega neanche tanto tempo a risponderle: «Direi che hai tutte le carte in regola per comprendere tu stessa se sia stata una stupidaggine o meno, dopo questa lucida disamina. Ed anche le azioni direttamente consequenziali.», è a quel punto che il racconto di Carole volge al termine, con una frase ad effetto della serie: « ... E questo è quanto. », c'è poi un momento di raccoglimento, con Simon che si strofina le tempie e pare metabolizzare fisicamente e partecipatamente le parole della rossa. La ringrazia, invitando i presenti a trarre spunti di riflessione dal suo coraggioso discorso. «Signor Cousland, è il suo turno. Vuole condividere qualcosa con noi?», Caél assume un'espressione rammaricata. Come la stessa Dory ha suggerito, bisogna dar loro qualcosa che li faccia dormire sereni di notte per uscirne il più presto possibile. «Credo che Carole abbia sintetizzato alla perfezione.», la rossa gli rivolge un sorriso timido. «Tuttavia...», la rossa spalanca gli occhioni. Ha lo sguardo di chi ha perso la terra sotto ai piedi. Tranquilla, Carole, non sto per dire nulla contro di te.
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    «Suppongo che il motivo per cui siamo qui riuniti -», amen, neanche fosse un rituale religioso, «- sia parlare di come ci si è sentiti a riguardo.», aggiunge, fronteggiando uno stupito Simon. Lo psicologo fa cenno di proseguire, lo incoraggia vivamente. «Ero chiaramente spaventato, come tutti.», bisogna metterci del dramma, nei racconti, perché senza quello non si va da nessuna parte. «Non capivo come mai un corteo fosse degenerato a tal punto. Non sapevo da chi guardarmi le spalle, verso chi alzare la bacchetta...», confusione, caos, panico. Smarrimento. Sono le ceneri che devo disseminare per poi mostrare come "riuscirò psicologicamente a risalire dal fondo". « Io ti ho vista. » «Prego?», Caél si volta in direzione della voce. E' Sarah a parlare. Ma non è a lui che si sta rivolgendo. «Sarah, cara, è ancora il turno del signor Cousland, facciamolo finir-» « Me ne fotto del signor Cousland. », Cay osserva passivamente lo scambio di battute tra Simon e Sarah. Bene, passo il testimone a Sarah, che sicuramente saprà deliziarci con una quota di dramma ben più succulenta di quella offerta da me. « Tu. Weasley. Ero al Ministero, quel giorno. Seguivo la pratica con la dottoressa Rejikiavich. E c'eri anche tu al Ministero. Ti ho vista. Eri con sua sorella. », è allora che punta il dito verso il signor Cousland. Stavolta è Cay a spalancare gli occhi, non più Carole. « Cosa avete combinato? Io lo so che c'entri qualcosa, Weasley. Non sarebbe neanche la prima volta che uno di voi combina porcate. »
     
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