Through the wire

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  1. indesiderabile n.1
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    «Immagino che tutto questo voglia dire che è arrivato il momento di scendere dal piedistallo e accettare l’aiuto di qualcuno.», Cay si sofferma a riflettere sulle parole di Dory. Accettare non gli è mai riuscito troppo bene, poiché ha il sapore di accontentarsi - quasi di arrendersi. Né tanto meno l'idea di "aiuto", poiché sottintende l'esser fragili, feriti, deboli. Accettare l'aiuto di qualcuno è una strategia del tutto antitetica a quella che è l'essenza del signor Cousland. Ad ogni modo, lui stesso si rende conto di quanto la situazione in cui si trova sia letteralmente immodificabile. Se vuole venirne fuori, se vuole firmare al più presto le dimissioni dal San Mungo, se vuole vedere le dita della mano destra muoversi come dovrebbe essere naturale, bisogna quanto meno collaborare con l'équipe di Guaritori che si è gentilmente occupata dei superstiti alla guerriglia del campus. Si limita ad inarcare le sopracciglia, Caél, non proferendo alcuna frase in risposta. A cosa servirebbe, dato che la seduta sta per iniziare e i due ragazzi, volenti o nolenti, vi sono già invischiati? - Come previsto, Simon apre il dibattito e lascia che i presenti si esprimano, chi con totale partecipazione, chi più riservato e distaccato. Arriva persino il turno del primogenito Cousland, che si arma di buona pazienza, si focalizza nel non sbroccare e recita il discorso più bilanciato e misurato che le sue labbra pallide, al limite del diafano, siano in grado di proferire. E' con sua grande sorpresa che viene interrotto da una ragazza, tale Sarah qualcosa. Caél sta per ribattere che "sì, in effetti, Sarah, non è educato invadere gli spazi altrui con tale inaudito egocentrismo", ma le sue parole catturano l'attenzione del biondo. Una formula in particolare - tua sorella - gli fa drizzare i capelli biondi sulla nuca. «Cosa c'entra mia sorella?», è così che interrompe a sua volta Sarah nella furiosa piazzata da lei montata davanti all'intero pubblico della seduta psicoterapeutica. «IO NON ERO AL MINISTERO.» «Eri tu, ne sono sicur...» «Bhè, è evidente che tu ti stia sbagliando, no?», Cay osserva il rapido scambio tra le due ragazze, più confuso che altro. Cosa sta succedendo? Perché Sarah ce l'ha così tanto con lei? E soprattutto, cosa diavolo c'entra Maeve? «Non mi sto sbagliando. Tu eri lì.» «Ti ripeto che io non c’ero.», il dibattito si fa sempre più infuocato, finché Sarah non dà a Dory della bugiarda e Dory... Minaccia di far partire una rissa che, tuttavia, non ha mai luogo. Simon è ancora in piedi quando la Grifondoro gira i tacchi e abbandona la seduta, sbattendosi la porta alle spalle in un gesto che tanto ricorda quello di un film, con l'eccezione che è tutto vero. Così come quella mattina al campus, così come la scissione tra Inverness e lo Stato Inglese, così come il ritorno delle Logge e così come quella seduta psicoterapeutica. E' tutto vero. L'unico dubbio riguarda soltanto le accuse di Sarah, perché se lei sostiene che Dory fosse al San Mungo e quest'ultima no, è chiaro che solo una delle due possa necessariamente aver ragione. E sebbene questi non siano affari di Caél, un piccolo dettaglio del discorso della sconosciuta, tuttavia, lo è. Maeve. «Sarah.» «Che vuoi.», ha le ginocchia strette al petto, Sarah, ed è rannicchiata sulla poltroncina del salotto. Sembra quasi tremare. Non ha nulla della ragazza spavalda che, neanche due minuti prima, stava accusando la Weasley di esser complice di chissà quale strampalato piano. Sembra quasi... La vittima, adesso. «Lasciami in pace, okay?», riesce persino a scorgere delle lacrime che le rigano le guance, Caél. Non è mai stato bravo in queste situazioni, ma in qualche modo dovrà pur provarci. Deve avere più informazioni. «Mia sorella era al Ministero. Non so Ninfadora, ma lei sì.», non ne è certo, il Serpeverde, ma ci prova. Sarah solleva la testa. Nei suoi occhi un barlume di speranza. Qualcuno che finalmente le crede. «Sta bene? Puoi dirmi di più?» «C-c-c'era anche lei. La Weasley. Io... Io l'ho vista.. C'era la Weasley, loro.. Combinano sempre casini, e adesso...», Cay deve sforzarsi di recitare bene la propria parte. Queste accuse prive di fondamento lo lasciano a metà tra il disgusto e la pena, ma si costringe ad indossare una maschera d'imperturbabilità. «Tua sorella stava bene..», non serve altro, a Caél. L'informazione che Coriolanus gli aveva taciuto durante la visita, ben consapevole fosse l'unica cosa che a Cay importasse, adesso è in suo possesso. «Grazie.», risponde soltanto, convincendosi che sia così, che Maeve fosse effettivamente al San Mungo e che stesse bene - pur non avendone la certezza assoluta -, per poi abbandonare anche lui il salotto ormai completamente svuotato. E' proprio nell'anticamera dello stesso che viene travolto da un infermiere trafelato, al quale si rivolge dicendo, piccato: «Sta' un po' più attento..», corrugando la fronte in un'espressione di disappunto. Soltanto dopo, nota la porta di una scala antincendio sbattere sonoramente, richiudendosi. Cay si chiede perché mai l'infermiere stesse fuggendo da lì - anzi, perché mai ne sia fuggito con tanta fretta. Sicuramente potrebbe evitare di impicciarsi nell'ennesima faccenda altrui, soprattutto nelle condizioni fisiche in cui si trova, ma questo in un universo alternativo in cui Caél Cousland preferisce percorrere la via della beata ignoranza. Scende dunque le scale con passo felpato, finché non si rende conto del motivo di tanto trambusto. Dory Weasley si trova in fondo alla scala antincendio, affacciata ad una delle finestre. Cay valuta il da farsi. Non ritiene d'essere il candidato migliore a empatizzare con qualsivoglia individuo, ma qualcosa lo spinge ad affrontare ugualmente la sfida, forse proprio perché, in qualche modo, sono stati coinvolti gli stessi Cousland nel discorso di poc'anzi. Maeve, tanto per cominciare, e quindi indirettamente anche lui. Cos'avete combinato? - aveva detto Sarah. E' proprio su questo punto che il Serpeverde ha intenzione di indagare.
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    «Se lo vuoi sapere, è scappato a gambe levate.», commenta Caél ad alta voce, richiamando l'attenzione della ragazza. «Devi aver scagliato una gran bella fattura.», ipotizza, per poi domandare: «Ti va?», mostrandole un pacco di sigarette, dal quale ne sfila una, portandosela alle labbra e accendendola con la punta della bacchetta. Trascorrono secondi, minuti, un tempo indefinito di tempo. Solo alla fine, quando la tempesta sembra ormai acqua passata, Cay si azzarda a richiamarla nuovamente alla memoria, domandando: «Tu dov'eri, quando è successo?», la pone così, senza insinuare nulla, al contrario di Sarah qualcosa, che ha invece affermato: "la Weasley era al Ministero, insieme a tua sorella!". Resta semplicemente in attesa, Cay - in attesa che Dory faccia chiarezza. «Logicamente non sei obbligata a rispondere. E' giusto per ammazzare il tempo, per capire un po' di più quello che sta succedendo. Io, come dicevo prima, ero al campus. Con me c'era una ragazza del corso di Erbologia e Pozionistica - Sunday Mortimer. Credo lavori da Magie Sinister.», aspira la sigaretta, riducendola a un piccolo mozzicone. «Questo prima che si spargesse la Buiopesto.», e prima che perdessi la mano. «Del resto ricordo ben poco, perché a un certo punto sono svenuto. Le ultime persone che ho visto prima di chiudere gli occhi sono state mia zia e due ragazze: Zelda Kane e... L'altra mi pare si chiami Artemis. Non la conosco, però, potrei sbagliarmi.»
     
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