Through the wire

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    «No, grazie. Non fumo.», non dice niente, Caél, in risposta. Si limita a fissare un punto imprecisato della promessa di orizzonte che si scorge attraverso la finestra. "Promessa" poiché, senza troppi giri di parole, al momento i due ragazzi sono impossibilitati a raggiungerla, quella lontanissima linea in cui terra e cielo finalmente si sfiorano. Dalle quattro mura del San Mungo, che attualmente li ospita entrambi, l'orizzonte resta incastonato in delle fotografie scattate con gli occhi, impalpabile ed effimero. Ma pur sempre esistente. Reale. Una promessa che li aspetta una volta dimessi dall'ospedale. Non resta che attendere. Fare i bravi. Recitare la parte. Accettare di buon grado il processo di guarigione e fingere che il segreto stia lì, in quelle sfuse medicine che vengono loro somministrate, nella chimica e nelle reazioni che innescano all'interno dell'organismo. Quando in realtà è ben più complesso. Ma questa opinione, Caél, si riserva di non condividerla - soprattutto col Guaritore che l'ha preso in cura. Né tanto meno con Simon. Li convincerebbe che non l'ho superata. Anche se, in fondo, come si supera la perdita di una mano? Il fatto che sia stata rattoppata come una pezza per ripulire una superficie? Il fatto che ci sia stata un'esplosione? Il fatto che sia in corso una guerra tra poveri - a prescindere da chi abbia torto o ragione -, quando nel giro di poco una minaccia ben più grande potrebbe abbattersi sull'intera popolazione magica? «Hai detto.. Artemis?», si ridesta dai propri ragionamenti, il Serpeverde, rivolgendo un'occhiata distratta a Dory. Il nome che ha pronunciato poc'anzi sembra averla in qualche modo attivata. «Bionda, longilinea, con gli occhi chiari? ... Sta bene?», inarca le sopracciglia, il signor Cousland. Non è affatto il momento di scherzare, ma il sarcasmo che ha in corpo protesta per venir fuori. «Credo di non aver fatto in tempo ad osservarla, con la Buiopesto in azione.», se ne pente quasi subito. Probabilmente la Weasley non merita questo trattamento, a maggior ragione in un momento di fragilità come quello. Ma Caél è il principe delle mancanze di rispetto. E' una lama che sprofonda nella carne proprio , dove già c'è una ferita. E' un veleno che uccide lentamente, mozzando il respiro proprio quando si crede che il pericolo sia cessato. E' un Cousland. «Sì. Sta bene. Ha Reinnervato alcuni di noi. Forse anche me.», prende un tiro dalla sigaretta. Lascia scivolare la cenere sul davanzale, osservando il vento spargerla via l'istante successivo. «S..», quando si volta, Dory è rannicchiata sugli scalini, la testa sprofondata tra le ginocchia. L'immagine di lei si sovrappone subito a quella di Maeve, nel bagno di casa di Cay, a Hogsmeade. Il suo pensiero vola a loro due, quel giorno, quell'ultimo giorno, dopo esser stati torturati dal Vecchio. La sofferenza, il dolore... E' troppo. Si mette a sedere anche lui, la sigaretta tra le labbra. Non sfiora la ragazza. Non una parola di conforto. Non ne possiede, Caél Cousland. E' partecipe della stessa forma di sentimento, identica, solo... Con una manifestazione diversa. E' tutto all'interno, in Cay. Il petto di Dory si alza e si abbassa alla velocità della luce, il suo, invece, resta di marmo. Ma sperimenta lo stesso turbinare di aria. Lo stesso sconvolgimento. «Io credo.. Immagino che mi trovassi già qui quando è successo, perché.. Perché la notizia di tutti gli attacchi mi è stata riportata da mio padre solo dopo che mi sono risvegliata.. Io non.. Non ero al Ministero.. L’ultima cosa che ricordo è che mi trovavo nel mio ufficio.. Quella ragazza... Sarah.. Deve avermi per forza confusa con qualcun altro..», gli occhi di ghiaccio di Caél rimangono fissi su una crepa del muro in procinto di allargarsi. Non vede più l'orizzonte, non da quella posizione, seduto sugli scalini al fianco della Grifondoro. Comincia a rimuginare sulle parole di lei, sul fatto che sembrino così vere e al contempo così... False. «Probabilmente è come dici tu.»,
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    si limita a risponderle. C'è comunque qualcosa che non lo convince, ma non è ancora convinto di volerla condividere con Dory. Forse la ragazza si sentirebbe soltanto peggio, dunque perché infierire? Però... A Caél sembra quasi di non essere corretto, nel tenersi dentro ciò che pensa. Come se la stesse privando di un tassello d'informazione magari banale, magari superfluo, ma pur sempre in possesso del Serpeverde. «Però..», inizia, fronteggiandola con lo sguardo. Legge un fremito in quello di lei. E' ancora in tempo per rimangiarsi tutto. Eppure sente di non doverlo fare. «Il gruppo di sostegno psicologico di Simon ha un orientamento a scopo preventivo e terapeutico del disturbo post-traumatico da stress. Hai sentito le storie degli altri, no?», perché credi che ci abbiano inseriti nella stessa seduta, Ninfadora Weasley?, «Chi in un modo, chi in un altro, abbiamo tutti vissuto... Direttamente, ed ha premura di sottolineare proprio quella parola, Caél, «- il... Trauma.», cerca di usare un tono conciliante, non accusatorio, non didattico, non insistente. E' semplicemente neutrale. Asettico. Gli riesce così bene, quando vuole... «Sicuramente, come hai detto tu stessa -», continua Cay, «- non ti trovavi al Ministero. Ma... Già qui? Possibile... Ma, forse..», spegne il mozzicone della sigaretta su uno dei gradini. «- è solo un'ipotesi, chiaramente. Però... Forse semplicemente non ricordi.», magari devi ancora elaborare il trauma. Dicono siano piuttosto frequenti le perdite di memoria associate. A volte sono solo transitorie, a volte... Più durature. «Potresti esser svenuta ed aver battuto la testa.», per quanto ne sappiamo, potresti esserti trovata persino ad Hogsmeade, in quella stessa esplosione in cui ho perso la mano. A meno che non sia vero ciò che dici: ti trovavi nel tuo ufficio, per un motivo che ancora non ricordi sei... svenuta? - e ti hanno poi inserita nello stesso gruppo di sostegno dei "superstiti" alla battaglia, snodatasi in diversi punti focali tra cui, appunto, Hogsmeade e il Ministero, per... Pura casualità. «Tua.. Tua sorella sta bene?», è in quell'istante che Cay rimane come pietrificato. Sua sorella. Maeve. Come spiegare ciò che prova? Non ha sue notizie da giorni. Dopo... Dopo quell'incontro con suo nonno... I Guaritori hanno ritenuto fosse meglio, per lui, non ricevere visite. E interrompere i contatti col resto del mondo per un po'. Non c'è stato bisogno di sequestrare il suo cellulare, l'hanno semplicemente smagnetizzato. Solo per un po', Caél, è meglio così. E' meglio se ti riprendi gradualmente, senza ricevere troppi stimoli dal mondo esterno... Temiamo un sovraccarico. Hanno giustificato la loro scelta in questo modo. E Caél, troppo debole per ribattere, ancora chiuso nel proprio mutismo ostinato, non ha fiatato. Fondamentalmente: che sua zia o Maeve abbiano provato a visitarlo, che abbiano provato a contattarlo... questo, il giovane Cousland, non può saperlo. «Sta bene.», taglia corto, ripetendo le parole di Sarah. E così mente. Si aggrappa ad una speranza. Ad una consapevolezza che non ha.
     
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8 replies since 3/4/2022, 17:15   213 views
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