Bonding

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    «Credo abbia un debole per te.», ridacchia Lilac, osservando l'Asticello Salt sporgersi al di sopra della propria spalla destra - le foglioline verdi del suo capo roteano vertiginosamente alla vista di Soledad. «Sai, è una cosa abbastanza rara. Di solito è timoroso di vivere, aggiunge, solleticando il busto dell'Asticello in modo scherzoso. Anche se, beh, lanciarsi in volo sulla scopa di un Auror per recuperarmi la bacchetta non è poi un'azione da codardo. «Però nell'ultimo periodo è diventato più audace, conclude, riponendolo infine al sicuro nel taschino della giacca jeans. La conversazione della Scamander volge volutamente su argomenti che ricalcano quelli di una chiacchiera tra due amiche al bar. Lo fa per distrarsi dalla vista che sta per piazzarsi al loro cospetto, una vista che già teme con ogni fibra del proprio essere. Forse per la Delgado non sarà lo stesso - questo non può saperlo né, tanto meno, immaginarlo - ma per quanto la riguarda, Lilac Scamander in quel Campo da Quidditch ridotto all'osso vi è letteralmente cresciuta. Si ricorda ancora tredicenne, alle primissime armi coi manici di scopa, mentre imparava a schizzare verso l'alto e a volare in cerchio. All'inizio erano esercizi semplici: salire di quota, percorrere qualche metro d'aria, riabbassarsi sino a poggiare i piedi per terra. Poi le operazioni sono diventate sempre più complesse, finché i Serpeverde non l'hanno giudicata idonea a far parte della loro squadra di Quidditch. Da riserva a giocatrice a pieno titolo. Ecco com'è nata la sua passione. Tra i banchi di scuola, si potrebbe quasi dire. Adesso è bruciata via, spazzata dalle fiamme di una Maledizione Oscura, di un Ardemonio evocato per eliminare l'avversario - senza alcuna preoccupazione che potesse ritorcersi verso i propri stessi compagni, o ancora sul terreno di combattimento. E' tutto cenere. Impossibile lasciare delle impronte, delle tracce o qualunque altra cosa: il nero non lo consentirebbe. Se qualcuno dovesse ancora avere dei dubbi sulla fazione con cui schierarsi, di certo un reportage fotografico sulla tenuta completamente sradicata potrebbe sensibilizzare le masse. Benché ogni elemento, indubbiamente, possa risultare un'arma a doppio taglio: i giornalisti del Daily Prophet ci starebbero davvero poco a portarla sul vittimismo, insinuando si sia trattato di una mossa evocata a scopo puramente difensivo e solo nel tentativo di arginare la minaccia ribelle. O perché no, inscenando sia stato proprio un ribelle ad evocare la Maledizione. Non mi aspetterei di meno da dei bugiardi come loro. «Iniziamo.», con la voce spezzata, Lily cerca di farsi coraggio. Sta per mettersi a raccogliere le ceneri di ciò che è andato distrutto, e la mente non può non volare al pensiero che, quelle stesse ceneri, provengano dal terreno, dagli spalti, dalla natura e dai cadaveri. Che siano di Auror, di lycan o ribelli non fa differenza. Sono comunque cadaveri. E la speranza di trovare un sopravvissuto in tutto quel nero è ormai vana. Così flebile da essersi praticamente spenta. E' trascorso troppo tempo. Superate le ventiquattr'ore dal cessato pericolo, convincersi che ci sia ancora vita è da stolti. La spilla argentata di Lilac riflette il riverbero dell'alba. Non è riuscita a dormire, la prima notte - sia per il gran da fare, sia perché le sarebbe risultato impossibile. Avrebbe avuto la necessità di un sonnifero o di un calmante, ma ha preferito evitarlo. Anche i farmaci vanno risparmiati. In fondo, nulla vieta che le scorte dell'Infermeria si esauriscano. E in quel caso... La situazione volgerebbe verso delle tinte drastiche. Formano una catena umana - lei, Soledad e gli altri. Spalano la terra sia fisicamente che attraverso l'ausilio della magia, per accelerare i tempi del doppio. Raccolgono tutto in dei sacchi di juta che qualche ecologista penserà successivamente a come poter smaltire. C'è stato anche chi ha proposto di recapitarli al Ministero - riflette Lilac, deglutendo sonoramente. Ecco, è questo che non comprende fino in fondo: l'eccesso. Spesso è solo sarcasmo - eppure quanto, dal sarcasmo, si sfocia poi verso ciò che si crede davvero? Quanto, dalla ribellione consapevole, si sfocia verso l'estremo del terrorismo? Se non ci fosse la guida di Tris, sarebbe già successo. Perché alcuni sono delle teste troppo calde. Ed è questo il vero pericolo: che l'immagine dei Ribelli passata alla collettività sia quella delle poche teste calde che, talvolta, commettono degli errori. Ogni gesto che compiamo può essere utilizzato contro di noi. Recapitare le ceneri al Ministero verrebbe strumentalizzato a loro favore: direbbero che abbiamo provocato noi ognuno degli esiti nelle varie manovre diversive. Alla tenuta, al campus, al Ministero. Che quelle ceneri sono una nostra colpa. «Facciamo una pausa, sì?», forse è l'insieme di pensieri soffocanti, forse l'aver respirato, per sbaglio, parte di quelle ceneri. Sta di fatto che Lilac chiede a Sol di seguirla al di fuori del perimetro del Campo da Quidditch. E' solo allora che si concede di respirare a pieni polmoni, di respirare davvero. Salt fuoriesce dal taschino preoccupato, attento a valutare una possibile crisi esistenziale della padroncina. Forse ha percepito le palpitazioni.
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    «Non è niente.», rassicura lei. Perché è così, è così davvero. Sa che hanno fatto la cosa giusta. Non si pente di niente, Lilac. La sua fede nel progetto supera ogni forma di incubo. E' atterrita, è terrorizzata come tutti loro, ma passerà. Col giusto coraggio che la vita impone alla popolazione umana per andare avanti, passerà. «Quando mi sono trasferita a Inverness l'anno scorso mi sentivo un pesce fuor d'acqua.», è così che inizia a raccontare di sé. Senza un motivo preciso, senza averlo premeditato. Semplicemente, viaggia. Con la mente e coi ricordi. «Innanzitutto, l'architettura è terribilmente imponente. E se possibile, le tradizioni mi spaventavano ancora di più.», commenta, sciogliendo le labbra in un sorriso a metà. «Poi ho iniziato a capire. Ho iniziato a capirvi, si riferisce alla natura lycan, quella che riteneva, all'inizio, lontana ed incompatibile col proprio mondo. Adesso, invero, è come se un po' lycan lo fosse anche lei. «Hai trovato il tuo sin eater?», domanda, di botto. E' una cosa che si può chiedere? - non lo sa, Lilac, a riprova del fatto che sì, le tradizioni lycan le conosce, ma resta pur sempre una semplice umana. «Scusa - se sono stata inopportuna, sappi che non volevo.», il suo sin eater potrebbe essere morto in battaglia. Potrebbe non esistere e questo causarle dolore. In fondo non la conosco nemmeno, magari ho esagerato. E' che volevo parlare, volevo distrarla - anzi, distrarci da tutto quello che ci circonda.
     
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    Avrebbe potuto farsi assegnare da qualsiasi altra parte. La verità però era che non aveva voluto. Quella di tornare proprio alla tenuta, di occuparsi proprio della cenere e di farlo in barba ai suoi polmoni che urlavano pietà, era stata una scelta consapevole. Una questione di principio. Il suo modo di estinguere almeno parte del debito. Non avrebbe saputo dire, Sol, a chi lo stesse ripagando - se alla scuola che l'aveva accolta per tutti quegli anni, se agli studenti, o chissà chi altro. Forse era addirittura un modo per dire addio a quelle stesse persone che nella presa di Hogwarts avevano perso la vita. Un modo contorto, che non aveva necessariamente sentito la necessità di spiegare a nessuno, ma che l'aveva comunque portata su quello che appena ventiquattro ore prima era un campo di battaglia. «Credo abbia un debole per te.» Fu un istinto, quello di sollevare appena il capo in direzione della voce di Lilac Scamander mentre realizzava di cosa stesse parlando nello specifico. Prima di quel giorno - o ancor meglio: prima della Battaglia -, l'ormai ex verde argento non aveva avuto molte occasioni di incrociare un Asticello. Le venne comunque piuttosto naturale piegarsi appena sulle ginocchia, abbassandosi quel tanto che bastava per poter incontrare gli occhietti della piccola creaturina verde. « Non posso dargli torto. » Un commento la cui leggerezza non raggiunse gli occhi o il cuore della giovane verde-argento. Tuttavia strizzò comunque l'occhio alla creaturina, allungandole il mignolo qualora volesse giocarci. Non aveva idea se quello fosse il modo giusto di approcciarsi ad un Asticello, ma tentare non avrebbe fatto male a nessuno. «Sai, è una cosa abbastanza rara. Di solito è timoroso di vivere. Però nell'ultimo periodo è diventato più audace Come biasimarlo? Ha praticamente ricevuto un battesimo di fuoco. Un pensiero, quello, al quale evitò accuratamente di dar voce. Era ancora troppo presto persino per lei; la questione dell'Ardemonio era fin troppo fresca perché riuscisse ad ironizzarci sopra. Represse un pesante sospiro, tirandosi su per lanciare un sorriso appena abbozzato in direzione della Scamander. « L'istinto di sopravvivenza ha tanti nomi. Paura è uno di questi. Questo non significa che il tuo amico qui non sia un piccolo guerriero in erba. Giusto, Salt? »
    Imbracciò la pala, pronta a catalizzare ognuna delle sue frustrazioni nello sforzo fisico. Accolse l'invito della compagna ad iniziare con un verso di assenso, un'espressione più assorta che le si dipingeva sul volto. Qui in mezzo potrebbero esserci delle persone che conosco. Anzi, ce ne sono quasi certamente. Ed era proprio per questo che, nonostante le goccioline di sudore che cominciavano ad imperlarle la fronte, o la fatica già dopo la prima mezz'ora, la Delgado non osò nemmeno pensare di potersi lamentare di ciò che stava facendo. Glielo doveva. Se era vero che non poteva chiedere perdono, allora doveva in qualche maniera fare ammenda. Dopotutto, qualunque cosa potesse dirne, si sentiva ancora immensamente responsabile di quanto accaduto. Razionalmente sapeva benissimo che certe cose non avrebbe potuto prevederle nemmeno volendo, come si rendeva conto che tutti coloro che avevano preso parte all'operazione, avevano tenuto da conto la possibilità di non tornare a casa. Però la razionalità non bastava. Semplicemente non era sufficiente a giustificare, ai suoi occhi, la maniera in cui Tiana, appena diciottenne, era stata inghiottita dalle fiamme. La consapevolezza cerebrale non giustificava la ragione per cui Lucas non sarebbe mai tornato a casa. Una casa dove la sua famiglia ed il suo cane l'avrebbero aspettato per sempre. E soprattutto, essere consapevoli dei rischi e saperseli spiegare, non bastava a lavare via il senso di colpa. Poiché anche laddove di colpe non ne hai, in situazioni come questa, ti sembrerà comunque di averne. In virtù di ciò, la giovane lycan aveva continuato a riavvolgere quel nastro in maniera ossessiva, cercando di isolare il momento prima della catastrofe. Se le fosse stato possibile tornare indietro, cosa avrebbe potuto fare per evitare il caos? Tentare di disarmarlo? Sarebbe stato sufficiente, disarmarlo? Ucciderlo? E se avesse ucciso lui anziché il suo compare, dove stava la garanzia che l'altro non avrebbe optato per il medesimo incanto?
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    «Facciamo una pausa, sì?» Come? Le ci volle qualche istante per tornare alla realtà: « Sì, una pausa. Va bene. Ci può stare. » Di solito era molto più loquace di così. Anzi, non era raro che qualcuno dei suoi innumerevoli parenti la rimproverasse per la sua personale tendenza a monopolizzare la scena. Ma non quel giorno. Quel giorno, il nodo allo stomaco surclassava, inevitabile, tutto il resto. Non aveva particolare voglia di parlare, forse perché non avrebbe saputo cosa dire. O forse sapeva benissimo cosa dire, cosa lei avesse bisogno di buttare fuori, ma non per questo era disposta a farlo. Era troppo presto. Vero che avevano vinto la battaglia, sì, ma il prezzo era stato enorme per tutti loro. Ancora non si spiegava per quale fortuito allineamento astrale, gli stessi Delgado non avessero dovuto piangere nessuno. Avevano avuto fortuna. Non sapeva però dire con certezza se di fronte a tutta quella desolazione, per quanto viva, si sentisse fortunata. Restò in silenzio per un po', lo sguardo fisso sulla linea dell'orizzonte. In un altro momento le sarebbe risultato naturale cercare una sigaretta, eppure non era riuscita a toccarne dalla battaglia. L'infastidiva l'odore di bruciato. Alla carne nemmeno riusciva a pensare, per il momento. Quando Lilac cominciò a raccontare spostò naturalmente il proprio focus su di lei, voltandosi quanto bastava per poterla osservare. [...] « Poi ho iniziato a capire. Ho iniziato a capirvi.» Si era limitata ad ascoltare, Sol, annuendo di tanto in tanto per confermare che l'altra avesse tutta la sua attenzione. Fino a quel punto. Un piccolo sorriso che iniziava a far capolino sulle labbra ed una domanda che nasceva spontanea: « E a quali conclusioni sei giunta? Su Inverness, intendo. E... beh, su di noi. » Per quanto diretta - e potenzialmente scomoda - fosse quella domanda, curiosa di comprendere quale esattamente fosse il punto di vista della giocatrice di Quidditch, lo era davvero. Per lei, d'altra parte, l'immissione in quella realtà era stata piuttosto naturale. Complice anche la sua natura, come quella di molti dei membri della sua famiglia, non si era mai davvero sentita fuori posto. Ed anche schierarsi al fianco del branco e di Tris in quella circostanza era stato piuttosto naturale, soprattutto visti gli eventi che si erano srotolati negli ultimi anni. Ma per la Scamander doveva essere stato diverso. Lei l'aveva sentito, qualcosa, sul suo conto, ma non aveva mai avuto occasione di confrontarcisi e domandarglielo direttamente, come fosse arrivata a schierarsi. Non doveva essere stata una scelta così facile. «Hai trovato il tuo sin eater?» Questa non era una domanda che mi sarei aspettata. E qualcosa nella sua espressione doveva averlo comunicato alla sua interlocutrice, perché questa aveva subito aggiunto un: «Scusa - se sono stata inopportuna, sappi che non volevo.» Si schiarì la voce, lo sguardo che tornava a vagare sul paesaggio circostante. « Non sei stata inopportuna. Almeno... non credo. Non mi hanno ancora inviato l'edizione aggiornata delle domande da non fare al tuo lycan di quartiere. » Si strinse comunque nelle spalle, prendendosi ancora qualche secondo per elaborare la propria risposta. « No, non l'ho trovato. E in tutta onestà non so nemmeno se vorrei trovarlo, ora come ora. » Tornò a piantare lo sguardo nel suo, un angolo della bocca che scattava in alto in un sorriso che di divertito non aveva niente. « In famiglia siamo davvero tanti » tutti col gene, o quasi « ed un sin eater sarebbe questo, alla fine, no? Un Parabatai. Un'altra persona di cui preoccuparmi, e che mi sarebbe irrimediabilmente legata a doppio filo. » Non so se la vorrei, una cosa del genere. O se sarei in grado di gestire un rapporto che non posso controllare ma che, qualcuno, dall'alto, ha deciso di rendere non solo intimo, ma anche una cosa piuttosto permanente. E si rendeva perfettamente conto di starne guardando volutamente gli svantaggi in quel preciso istante, ma non riusciva a fare altrimenti - dopotutto, solo il giorno prima aveva assistito a quanto reale fosse la possibilità di perdere qualcuno. E a quanto fosse definitiva come cosa. « In più, non lo so - ho come la sensazione che il mio sin eater non se la passerebbe benissimo, oggi come oggi. » L'occhiata verso gli enormi cumuli di cenere che avevano raccolto fu rapida quanto involontaria, non ci si soffermò più di tanto, ma il cuore le si strinse comunque in un moto di colpevolezza. Sorrise comunque, seppur controvoglia. « Quindi forse è meglio così. Se è da qualche parte in giro per il mondo, spero se la stia spassando. » Perché è giusto che almeno una metà di questo dinamico duo sia a sorseggiare drink su uno yacht di proprietà. « Tu, invece? Come sei arrivata fin qui? » Le iridi chiare cercarono quelle della Scamander mentre, incuriosita, chinava appena la testa di lato. « Sappi però che se mi parli di chiamate dal cielo o affini, mi giro e me ne vado. » Così, per stemperare la tensione.


    Edited by peccadillo! - 11/4/2022, 22:47
     
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    « L'istinto di sopravvivenza ha tanti nomi. Paura è uno di questi. Questo non significa che il tuo amico qui non sia un piccolo guerriero in erba. Giusto, Salt? » , il commento di Sol riesce a strapparle un piccolo sorriso. In fondo è davvero così: la paura è un movente, ed è giusto e fisiologico che lo sia. Anche l'ansia è una reazione scatenata dalla paura. Molti la esorcizzano come il peggiore dei mali, come se essere ansiosi fosse un tratto negativo della personalità dell'individuo. In realtà, finché controllata, l'ansia può esser di grande aiuto. Spinge a far di più, a farlo meglio, a farlo più in fretta. E' quando ci si fa sopraffare dalla paura e dall'ansia che sussiste un problema. Ma esserne amici, invece, è un discreto vantaggio. Ecco perché possono coesistere in una stessa frase due dati così dissonanti come "paura" e "piccolo guerriero". Annuisce, Lilac, ben consapevole che, fino a poco tempo fa, questo discorso non l'avrebbe compreso. La psicoterapia l'ha cambiata. «Nei libri di Storia della Magia verrà ricordato come "Salt, il ladro di bacchette". Rubava ai ricchi per restituire ai poveri. Una sorta di Robin Hood dei giorni nostri.», anche se in realtà la bacchetta era mia, quindi di fatto è stata riconsegnata alla legittima proprietaria. Ad ogni modo, la storiella di Salt nuovo eroe della situazione continua a farla sorridere, mitigando il pessimo umore scatenato dalla battaglia appena vissuta. Meno male che ci sei tu, piccoletto. E' allora che il pensiero corre a tutti gli altri membri della ciurma ritagliatisi un pezzo del cuore di Lilac: Pepper, Ivy, Cora, Line e Goldy. Una fattoria che poco ha da invidiare a quella del bisnonno Newt. Beh, relativamente... « Sì, una pausa. Va bene. Ci può stare. » , le due giovani interrompono l'attività. Vorrebbe prendere un respiro profondo, Lily, ma la consapevolezza della terra bruciata arde sulla propria stessa pelle. Arde come la ferita al braccio, apertasi per una fiammata ricevuta in volo. Proprio lì dove è stata colpita anche dal Rag'nak, tempo addietro. Per la guarigione - ammesso che lo sia davvero - deve ringraziare Melchiorre e il gruppo di Centauri filo-magici, che hanno assistito lei ed Olympia una volta cessato il pericolo. E i medimaghi dell'Infermeria di Hogwarts, dove è stata ricoverata subito dopo, chiaramente. Soltanto adesso il dolore è cessato, anche se un fastidioso formicolio le suggerisce di stare all'erta, di non abbassare la guardia. Di tenere i muscoli attivi, pronti al guizzo, perché non è garantito che la fatidica pace sia dietro l'angolo. Così come dopo una battaglia non è affatto terminata la guerra. Non finirà mai, forse. Un'amara consapevolezza, quella, ma non per questo tanto lontana dalla realtà. D'altro canto, lei stessa, anni fa, pensava che tutto fosse finito. Che le Logge fossero un problema risolto: che gli errori del passato sarebbero stati compresi e mai più commessi. Che la Restaurazione rispettasse le promesse fatte. Nulla di tutto questo. Il rave del trentuno Agosto di due anni fa non ha fatto altro che sbattere in faccia la realtà a tutti - o almeno, a chi era presente. Non è finita. Non lo sarà mai. « E a quali conclusioni sei giunta? Su Inverness, intendo. E... beh, su di noi. » , volge lo sguardo verso Sol. L'ha conosciuta soltanto da poco: probabilmente non bazzicava spesso nel villaggio dei sin eater - quello che ha aperto le porte a Lily e Sam. E forse... Forse a breve Lilac ne comprenderà il perché. «Che è - siete un unico cuore pulsante.», risponde, semplicemente. Non le era chiaro nessuno di quei meccanismi, prima. Come avrebbe potuto comprendere qualcosa del genere? Come avrebbe potuto cogliere l'essenza di quella che non è affatto una cultura e basta, bensì una vera e propria "unica entità", che contestualmente nulla toglie alla singolarità di ogni suo componente? «Al quale non si accede facilmente, certo. Non è stato semplice essere accettati. E' un po' come quando ad un nucleo già ben assortito di Creature Magiche se ne aggiunge un'altra, diversa.», né più né meno di quando Salt si è aggiunto agli altri. Perché chi crede che le Creature Magiche non abbiano sentimenti, o che non vivano dinamiche relazionali come quelle di maghi o babbani si sbaglia, e di grosso. «Prima c'è quella forma di diffidenza relativa al non conoscersi. Poi si diventa quell'unico cuore pulsante di cui parlavo prima e..», ed è una famiglia. E' esattamente una famiglia. «Questo senso di appartenenza mi ha dato sicurezza. Ed è per proteggerlo che sono scesa in campo. Che siamo scesi in campo.», come un unico cuore pulsante. Chi c'era davvero, fisicamente, e chi con quella forma di connessione mentale e di anime che tanto vi caratterizza. Un unico cuore pulsante. E' in quell'esatto istante che si prende la libertà di chiedere a Sol dell'eventuale ritrovamento del proprio sin eater. Perché se il meccanismo del branco, adesso, le è più chiaro, il tipo di vincolo esistente tra un lycan ed un sin eater è invece più complesso, a sua detta. « Non sei stata inopportuna. Almeno... non credo. Non mi hanno ancora inviato l'edizione aggiornata delle domande da non fare al tuo lycan di quartiere. » , le sfugge un altro sorriso. Quella piccola citazione a Spiderman - ammesso che lo sia - riesce a farla volare al di là della situazione terrena, del contesto drammatico, della stretta al cuore. E questo le fa bene. Le consente di riprendersi, pian piano.
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    « No, non l'ho trovato. E in tutta onestà non so nemmeno se vorrei trovarlo, ora come ora. » «Credevo fosse importante trovarlo, per ognuno di voi.», mi pare di aver capito che, insieme, un lycan ed il proprio sin eater riescono a... Ad essere completi dal punto di vista del legame parabatai che sussiste. Senza il proprio sin, o viceversa senza il proprio lycan... Non è come se mancasse qualcosa? Non che il senso di completezza dipenda da un'altra persona, certo... Però non ci si sente instabili? Anche soltanto in relazione al proprio potere? Forse però è più complesso o diverso da come lo immagino. « In famiglia siamo davvero tanti, ed un sin eater sarebbe questo, alla fine, no? Un Parabatai. Un'altra persona di cui preoccuparmi, e che mi sarebbe irrimediabilmente legata a doppio filo. » , sì. Questo riesco a capirlo. Sospira, Lils, mordendosi il labbro inferiore. Un pezzo di te. Come un fratello, una sorella, una madre... Un pezzo di quel cuore pulsante. « In più, non lo so - ho come la sensazione che il mio sin eater non se la passerebbe benissimo, oggi come oggi. » , segue la traiettoria dello sguardo di Sol. Comprende, Lilac. Penso che... Lo sapresti. Se lei, o lui, non ci fosse più. Lo sentiresti. Non so come, ma deve per forza essere così. « Quindi forse è meglio così. Se è da qualche parte in giro per il mondo, spero se la stia spassando. » , lo spero anch'io. Per te e per lui.. « Tu, invece? Come sei arrivata fin qui? » , la domanda non la coglie di sorpresa. Se per Sol è chiaro - lei è lì quasi per diritto di nascita -, in effetti per la Scamander la situazione è diversa. Presuppone una scelta decisa dietro. Ripercorre mentalmente i passi che l'hanno condotta ad Inverness e al gruppo dei Ribelli. Certamente il legame di Sam a Tris e al gruppo dei lycan ha giocato un ruolo importante, ma da solo non sarebbe bastato a farla... accettare. «Beh, quando c'è la vocazione... No?», ridacchia, facendo proprio quanto demonizzato da Sol, per poi ritrattare. «Credo di aver realizzato tutto al rave di due anni fa. Ancora oggi non saprei spiegarti benissimo com'è andata.», né io né Tris sapremmo farlo. Come si può spiegare il limbo tra realtà e Loggia che, fondamentalmente, si è venuto a creare? «Ho visto delle persone. Sia io che altri... E unendo i tasselli, sono arrivata a capire. Tris è stata la prima cui mi sono rivolta. Perché abbiamo avuto uno scontro -», io ho visto Eric Donovan in quel... limbo tra realtà e oscurità. Lei, sapendolo morto - non che non lo sapessi anch'io, però lo vedevo davvero, quindi non capivo -, mi ha attaccata, «- ma paradossalmente è stato proprio questo a guidarmi a Inverness. E a consentirmi di identificare il filo conduttore di questo evento e... di quelli a seguire. Perché da quel momento in poi la miccia non si è mai spenta.», stringe le labbra in un'espressione dura. Se solo il governo non facesse finta di niente, chiudendo gli occhi e dichiarando falsità, per di più discriminandoci come bestie... «Tu c'eri? Al rave intendo.», domanda poi, passando la parola a Sol. La ascolta, finché Salt non inizia a sgambettare nel taschino della giacca di pelle. Le indica una sagoma a distanza. Lily fa un cenno alla compagna. Si dirige dunque verso quella figura, sino a trovarsi a pochi passi di distanza. E' un bambino. Sicuramente uno studente di Hogwarts. E' rannicchiato lì, tra le ceneri. Sta piangendo... Oddio... Teme il peggio, Lilac. Ed in effetti, è il peggio ciò che arriva. Quando incrocia il suo sguardo, lo riconosce. E' un lycan - l'ha visto per le vie di Inverness, mano nella mano con la madre. «M-mamma...», cerca di cacciare indietro le lacrime. Ha le guance rosse - di paura, di terrore, forse anche di... Vergogna perché sta piangendo? Forse anche quello. Vorrebbe dirgli di non averne, Lilac. Che piangere è normale. Tutti dovrebbero concederselo. Piangere è liberatorio. «L-lasciate-mi d-da solo.», adesso riconosce un'altra emozione, Lilac. E' la rabbia. La rabbia di qualcuno che... Fa a pugni col dolore. Ha un'espressione terribile, il piccolo. Forse vorrebbe uccidere Lilac. Sì, forse vorrebbe ucciderla - e ne sarebbe persino capace, nonostante gli undici anni. Gli basterebbe trasformarsi - la sovrasterebbe di netto. E per un attimo è convinta accadrà, Lilac. Perché legge il fuoco negli occhi del piccolo, lo stesso fuoco dell'Ardemonio. Poi, le lacrime scorrono a fiumi. E lui la abbraccia. E singhiozza.
     
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