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    Chiunque conoscesse Ava Davis poteva dire con una certa sicurezza che non fosse il tipo di persona che si lasciava spaventare dalla fatica. Non importava quanto grande forse il carico di lavoro che le si prospettava - era esattamente il genere di persona che preferiva rimboccarsi le maniche alle lamentele sterili. Era sempre stato così. Era sempre stata così. Ancor prima della storia di Kendra, prima di dover indossare i panni troppo stretti di Ava Davis, quando ad Ilvermorny tutti la conoscevano come Cordelia Silente. Ebbene, se nelle vicinanze c'era un problema che richiedeva una soluzione e necessitava di una buona dose di olio di gomito, l'idea di metterci di mezzo proprio lei veniva spontanea a chiunque ci avesse avuto un minimo di rapporto. Non ci aveva messo molto a farsi la stessa identica nomea in terra britannica. Dopotutto, l'ex Wampus, nel farsi cucire addosso con reticenza quella nuova identità, aveva anche fatto intendere piuttosto chiaramente alle prozie che non avrebbe fatto carte false per inventarsi anche una personalità nuova. Questo genere di pantomime non fanno per me - aveva detto con decisione. E non aveva voluto discutere oltre. La sua famiglia, d'altra parte, aveva accettato quella sua tacita condizione per due ragioni. Per prima cosa, era inutile cercare di costringere Cordelia a fare qualcosa che non voleva, dato che il risultato sarebbe con ogni probabilità stato solo un enorme pasticcio; in secondo luogo, non ce n'era stato bisogno. Avevano concordato all'unanimità che cambiare continente fosse sufficiente a seminare il pericolo. In più, questo l'avrebbe capito chiunque, complicare il tutto con delle bugie troppo estrose e costruite, avrebbe soltanto reso la vita delle due gemelle un inferno. Perciò, come dicevamo, l'americana non ci aveva messo poi molto a riprendere lo stesso filone narrativo che aveva portato avanti in patria. In poche parole, se serviva una mano, che spesso consisteva in una buona dose di lavoro fisico, Ava Davis non impiegava troppo tempo a scoprirlo. E così era successo anche quella mattina. Il che, invero, non fu nemmeno una sorpresa. Aveva avuto modo di vederlo coi suoi occhi già subito dopo la battaglia che il villaggio avesse riportato diversi danni. Per non parlare della tenuta, ridotta a poco più di una distesa di cenere da quello che aveva successivamente scoperto essere Ardemonio.
    Quella mattina, ad ogni modo, era stata letteralmente prelevata, di peso, da alcuni compagni di College, rimasti anch'essi nei territori occupati, le cui abitazioni erano state colpite nel corso della battaglia, non si sapeva bene da chi. Non importava nemmeno, non a Natalie e William, i quali si erano piazzati all'interno dell'appartamento che Ava condivideva con la sorella e Dory Weasley, che la nostra protagonista era ancora in pigiama.
    « Giuro che non siamo qui per scroccarvi la colazione, ragazze. Anche se, voglio dire, non rifiuteremmo qualora voleste offrircela. » Will, che era un ragazzone dalla fitta chioma rossiccia, stava usando ogni mezzo a sua disposizione per impietosire le presenti. E non risparmiava colpi dato che, nel dare prova di quelli che secondo lui dovevano essere occhioni da cerbiatto, non mancò di mostrare casualmente il braccio ingessato. La gomitata di Natalie che l'aveva accompagnato fu puntualissima: « Ma sempre a mangiare pensi?! Che sei, un hobbit?! » Gli aveva lanciato un'occhiata torva, una luce minacciosa nei grandi occhi scuri. « Non fateci caso, ragazze. È veramente imbarazzante a volte. Questa è la sua seconda colazione. » Cami non aveva voluto sentire ragioni però - la sua seconda colazione gliela stava già servendo, Ava invece si limitò a fare spallucce: « Io vado a cambiarmi. Cami, per favore - se resta del caffè, mettilo in un thermos. Se avanza qualcosa, chiaro, visto l'appetito di un certo qualcuno. »
    E così aveva passato una buona parte della mattinata in giro per appartamenti più o meno pericolanti del villaggio, ad aiutare gente che conosceva più o meno bene a raccogliere la propria roba, e trasportare la suddetta in quelle che sarebbero poi state le loro abitazioni provvisorie. Sebbene l'idea originaria fosse quella di aiutare Natalie e Will, il gruppo aveva finito per ampliarsi per forza di cose, cosa piuttosto ovvia in una situazione come quella, dove due mani libere non restavano tali troppo a lungo.
    Erano le undici e mezza, quando Ava riuscì finalmente a ritagliarsi un momento di pausa. Aveva trovato una panchina, miracolosamente sopravvissuta allo scontro, e vi si era seduta a gambe incrociate, il suo fido zainetto contenente il thermos accanto a lei. Si stava allungando per estrarlo quando, in mezzo a quelle di altri passanti, riconobbe una figura decisamente familiare.
    « Raiden! » Non aveva sentito la necessità di fare molto altro, se non alzare leggermente la voce per attirare l'attenzione dell'amico ed agitare la mano per salutarlo; dopotutto di sbracciarsi come fosse al mercato o di urlare parimenti, non c'era bisogno. Era ancora piuttosto certa che lo Yagami non avesse problemi di udito. Gli sorrise comunque, genuinamente contenta di vederlo. In mezzo alla calca dell'assemblea non l'aveva visto, ed era un sollievo constatare che fosse tutto intero. « Non mi dire niente - ho portato scatoloni finora. » Esordì, commentando la sua mise che non soltanto era la tuta più slargata e vecchia su cui fosse riuscita a mettere mano, ma che adesso doveva anche aver riportato tutti i segni dei trascorsi della sua proprietaria - una mattinata in mezzo a case tutte polvere e detriti. « Dovrebbero venire a schiavizzarmi di nuovo nel giro di una ventina di minuti, ma se ti va di farmi compagnia nel frattempo, mi fa solo piacere. » Batté il palmo sulla panchina che l'ospitava, a sottolineare il concetto. Nel frattempo gli rivolse una rapida occhiata valutativa - sembrava tutto intero. A livello fisico, almeno. « Io e mia sorella abbiamo deciso di restare. » Lo disse con un tono che di rivelatore aveva davvero poco, anzi, fece pure spallucce, quasi la sua informazione fosse un'ovvia constatazione dei fatti. « Tu come te la stai cavando? » E, per evitare l'imbarazzo di farlo sentire sotto pressione, recuperò due bicchierini di carta dallo zainetto, nei quali verso un po' del caffè che la gemella le aveva fatto trovare pronto. Ovviamente, neanche a dirlo, l'aveva rifatto. Poi ne allungò uno a Raiden, tanto perché se proprio si erano seduti a parlare, tanto valeva colorare quella pausa.


    Edited by no pressure‚ - 14/4/2022, 02:50
     
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    dauntless

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    « Allora, Raiden, dicci un po'.. è sempre stata una tua passione, collezionare scuole, oppure è qualcosa che semplicemente ti capita? » Alzò gli occhi al cielo, trattenendo il naturale incurvamento delle labbra alla battuta di Jeff. Tra tutto ciò che era successo, davvero non riusciva a capire come all'amico venisse tanto facile sdrammatizzare. Quanto meno, però, non faceva parte di quella cerchia nemmeno troppo ristretta che sembrava essere caduta dal pero, come se fino al giorno prima la vita fosse stata tutta rose e fiori. Ma immagino che per alcuni lo fosse. Sospirò, roteando la bacchetta per spostare l'armadio crollato nel mezzo della stanza. « Immagino la seconda. Non so.. ai posteri l'ardua sentenza. » Si volse in direzione dell'amico, stirandogli un mezzo sorriso mentre si faceva largo nella camera da letto fatiscente. Il compito della giornata era quello di controllare gli edifici pericolanti, assicurandosi che nessuno vi fosse rimasto intrappolato all'interno. La lista di dispersi non era lunga, e per lo più i feriti erano già stati presi in cura dal primo giorno, ma una seconda occhiata prima di mettersi a castare incantesimi sugli edifici era d'obbligo. Chiaramente non era rimasto stupito quando Jeff e altri ex compagni o studenti del Corso Auror si erano proposti di aiutare nelle ricerche. Aveva dunque diviso i volontari in squadre di massimo tre persone, portando con sé l'amico. « Tu pensa! Il massimo della mia sorpresa è svegliarmi la mattina e trovare Delilah tranquilla. Tu invece inciampi e "ops, ho conquistato una scuola!". » « Conoscendo Lilah, la tua impresa è decisamente più eroica. » Ridacchiò, Jeff, scavalcando un baule per raggiungere la porticina che immetteva nel bagno. La aprì per darci un'occhiata veloce dentro, assicurandosi che nessuno fosse al suo interno, mentre Raiden dal canto suo si chinava per dare uno sguardo sotto il letto per metà affossato. « Pulito. » « Anche qua. » Si rialzò, passandosi le mani sulla divisa scusa per pulirla dalla polvere e dai calcinacci. « Come stanno Lilah e la piccola? » « Bene. Lilah è un po' stressata per la situazione e mi scrive ogni cinque minuti. Ma ci raggiungeranno non appena sarà tutto agibile e sicuro. » Sorrise, Raiden, annuendo appena. Quando tutto quel piano aveva cominciato a formarsi, Raiden non aveva potuto dire niente a nessuno. Non si trattava nemmeno del vincolo costituito dal tatuaggio, quanto piuttosto della sicurezza dell'intera operazione. Pur potendosi fidare di Jeff, il rischio di affidare certe informazioni a un esterno era troppo grande. Così aveva deciso di agire diversamente. Per tenere al sicuro i due amici e la loro bimba appena nata, Raiden aveva incluso nel regalo di nozze un soggiorno per quelle date in un cottage tranquillo a qualche chilometro da Galway. Si era assicurato che la cosa fosse studiata a puntino in modo da non sollevare alcuna obiezione da parte di Lilah: doveva essere un luogo sereno ma non troppo isolato né troppo rurale, doveva essere a prova di neonato ma godibile anche per una coppia, e doveva avere ogni confort. Ci aveva messo un po', ma alla fine lo aveva trovato: era bravo in queste cose. « Fammi sapere se avete bisogno di qualcosa. Nei primi giorni potrebbe essere un po' difficile arrangiarsi per le necessità della piccolina, ma posso farvi trovare tutto quello che vi serve. » Mentre uscivano dalla casa, Jeff scoppiò a ridere. « Ah guarda, su quello stai proprio tranquillo. Lilah aveva già fatto le scorte per l'inverno nucleare prima ancora che Inverness potesse anche solo concepire di scendere dal cucuzzolo. » Effettivamente è molto da lei come cosa. Sciocco da parte mia non averlo considerato. « Non mi stupirei se a mia insaputa avesse costruito un bunker antiatomico pieno di latte in polvere. » L'idea riuscì a strappargli una risata, forse perché per quanto assurda riusciva comunque a vederla ben calzante sulla figura dell'amica. « Se qualcuno lo troverà in pattuglia, sapremo a chi appartiene allora. » « Sicuro! Noi invece come siamo messi? Abbiamo altre case da controllare? » Mise mano alla lista, scorrendola per tirare una riga su quella appena perlustrata. Accanto al numero civico scrisse un simbolo per indicare che fosse vuota, apponendolo poi identico con la bacchetta sul portone di legno. « Mh.. no, siamo a posto. Puoi fare una pausa se vuoi. Dopo pranzo ti avviserò se ci sono altri compiti. » Detto ciò si divisero con una pacca amichevole, prendendo ciascuno la propria strada. Quella di Raiden lo condusse al centro in cui era stata allestita una mensa di fortuna disponibile agli abitanti del villaggio per quei giorni di transizione. Quando fu il suo turno prese qualche sandwich e una bottiglia d'acqua, maledicendosi internamente per non essersi portato un pranzo più saporito da casa. Il cibo inglese è più insipido di quella merda che ci davano durante l'addestramento. Quella realtà non cambiava né in tempo di pace né in tempo di guerra, evidentemente. « Raiden! » Stava cercando una panchina in cui sedersi a consumare il proprio pasto quando una voce familiare lo portò a voltarsi nella direzione della sua provenienza, individuando la figura di Ava che lo salutava da non troppo lontano. Ricambiò il suo sorriso, raggiungendola mentre rivolgeva qualche cenno di saluto ai compagni di passaggio. « Il riposo del guerriero? » chiese con una nota di bonaria ironia nel vederla un po' più stanca rispetto al solito. Non che la cosa lo sorprendesse - anzi, date le circostanze sarebbe stato più strano il contrario. « Non mi dire niente - ho portato scatoloni finora. » Il fatto che l'amica si rivolgesse a lui con la stessa naturalezza di sempre riuscì in qualche modo a confortarlo. Fino a quel momento, il giovane Yagami aveva messo in conto di poter contare solo ed esclusivamente sulla comprensione dei propri compagni. Consapevole di non poter controllare le reazioni altrui, aveva fatto pace a suo modo con l'idea che avrebbe potuto perdere degli amici per strada, persino tra i più fidati. D'altronde non era mai stato il tipo di persona da dare nulla per scontato, e sapeva bene quanto l'affetto personale fosse scisso da questioni di altra natura. Una parte di sé, forse, era ancora talmente abituata all'idea di poter fare affidamento solo su stesso che ogni altra prova del contrario sembrava prenderlo un po' in contropiede. « Posso sedermi? » chiese, indicando con un cenno il posto vuoto accanto a lei sulla panchina. « Dovrebbero venire a schiavizzarmi di nuovo nel giro di una ventina di minuti, ma se ti va di farmi compagnia nel frattempo, mi fa solo piacere. » Sorrise in risposta, prendendo quindi posto accanto a lei e iniziando a scartare l'involucro di cartone in cui teneva i sandwich. « Favorisci pure. » disse, mostrandole il contenuto della scatola e invitandola con un cenno del capo a prendere qualcosa per smorzare un po' la fame. Solo dopo aver fatto questo mise mano ad uno dei sandwich, prendendone qualche morso. Per qualche istante rifletté su cosa dire. Aveva paura che chiederle delle sue intenzioni potesse risultare una mancanza di tatto. D'altronde, sebbene la presenza di Ava e il trattamento che gli stava riservando facessero intuire una permanenza, non poteva comunque tirare le somme da sé. Per quel che ne sapeva, l'amica poteva semplicemente essere brava a scindere tra gli affari personali e quelli politici. Non voleva urtarla, né farle pensare che le stesse mettendo alcun tipo di pressione. Ma la risposta arrivò prima ancora che Raiden potesse formulare una qualunque altra frase di circostanza. « Io e mia sorella abbiamo deciso di restare. » Lo disse come se fosse un'ovvietà, facendo spallucce. La cosa, in qualche modo, riuscì a farlo sorridere, alleggerendolo da un peso che sapeva sarebbe altrimenti gravato almeno un po' sulla conversazione. Raiden non era il tipo di persona a cui piaceva trovarsi su un terreno accidentato all'interno delle proprie amicizie; era genuino, e con le persone a cui si legava tendeva sempre a riservare il massimo grado di onestà. Ritrarsi dal fare una domanda per via dell'incertezza riguardo la sua ricezione era un tipo di sentimento con cui, all'interno di quei rapporti, non si trovava a suo agio. Per questo fu mutamente grato ad Ava per averlo sollevato dall'imbarazzo. « Ufficialmente non dovrei esprimere pareri personali. Ma detto tra noi.. » lasciò una breve pausa, scoccandole uno sguardo con la coda dell'occhio. « ..sono contento. » Non conosceva bene Camila, ma con Ava erano ormai amici da diverso tempo - sin da quando era arrivato in Inghilterra - e indubbiamente gli sarebbe dispiaciuto perderla in seguito a quel conflitto. « Tu come te la stai cavando? » Sospirò,
    accettando il bicchierino di caffè che la mora gli porse e abbassando lo sguardo sul liquido scuro, che fece roteare nel piccolo contenitore di carta prima di buttarlo giù in un sorso. « Me la cavo. » Come sempre. A cavarsela, in fin dei conti, era sempre stato bravo. Non importava quanto difficile fosse la situazione, Raiden sopravviveva, sempre. Tirava dritto per la propria strada e non si guardava mai indietro né lasciava che nulla lo fermasse: le esatte qualità che lo avevano portato fino a quel punto nella vita. « C'è un sacco di lavoro da fare, ma pian piano riusciremo a ridare a questo posto la dignità che si merita. » E a ridarla anche a chi sceglierà di rimanere. Volse lo sguardo in direzione dell'area del villaggio che durante l'attacco era caduta preda della buiopesto, portando a più vittime e problemi di quanti ne avessero inizialmente calcolati. « Pensavamo che sarebbe andata meglio, qui al villaggio, ma tra la reazione degli Auror alla protesta e l'incidente con la buiopesto.. » Scosse leggermente il capo. « ..è sfuggita di mano. » Sapeva ammetterlo, senza per questo venirne schiacciato dal peso. Il giovane Yagami, in guerra, c'era stato molto più a lungo di chiunque altro. Conosceva bene il corso di queste cose e aveva imparato a fare i conti con ciò che sapeva di non poter controllare. Questo, chiaramente, non significa che non ne fosse comunque dispiaciuto. Scosse le spalle, come ad allontanare il discorso, prima di voltarsi a guardare Ava con un'espressione più serena. « Spero che tu e tua sorella foste al sicuro in quel momento. » Fece una breve pausa. « Dalla mia posso impegnarmi a garantire che lo sarete d'ora in avanti. » Su questo non ci pioveva. Detto ciò, prese un altro morso di sandwich, aggrottando leggermente la fronte nel deglutire. « Puah! Non dal cibo, però. Su quello non posso garantirvi nulla. Insipido era e insipido rimane. » Un sorriso divertito increspò le sue labbra mentre le indicava il tramezzino che le aveva offerto. « Giuro di non avertelo dato con cattiveria. È quello che passa il convento, Davis. » Si concesse una breve risata, scuotendo il capo tra sé e sé mentre si metteva in bocca l'ultimo pezzo. Stasera salmone grigliato. Ne ho bisogno psicologico. « Tu piuttosto perché stai a spostare scatoloni? Con le competenze del Corso Auror, mi sembri un po' sprecata. » Se adesso mettiamo pure la gente utile a spostare pacchi, non la finiremo mai questa ricostruzione. « A meno che tu non abbia una genuina passione per questo compito - che è tanto umile quanto nobile, sia chiaro. In quel caso mi faccio i fatti miei e non ti propongo nient'altro. » Sorrise, tra l'ironico e il genuino, dandole un leggero colpetto col gomito per sottolineare la leggerezza delle proprie parole. Lasciò qualche istanti di silenzio per far sedimentare un po' quel tono goliardico che aveva sempre contraddistinto la loro amicizia, passando poi a uno più serio. « Come te la stai passando, Ava? » Fece una pausa. « Lo sai che se hai dei dubbi puoi parlarmene. » Non sono tutto divisa e katana. Ma d'altronde poteva comprendere come la percezione di sé agli occhi altrui - anche di chi lo conosceva bene - potesse risultare confusa. Quelle persone, nel giro di poco più di un anno, lo avevano visto prima come studente che usciva tutte le sere, poi come docente e poi ancora come soldato. Il suo passato non era mai stato nascosto, ma nemmeno così tanto vicino alla realtà di chi aveva conosciuto in Inghilterra. Sapeva quanto la visione di sé fosse cambiata in seguito agli avvenimenti che lo avevano coinvolto in Giappone a Settembre, ma adesso era diverso - adesso quel Raiden era lì, e non dall'altra parte del mondo. Come le persone attorno a lui percepissero la cosa, e come i suoi rapporti si sarebbero dispiegati in seguito ad essa, il moro non poteva saperlo.

     
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    «Ufficialmente non dovrei esprimere pareri personali. Ma detto tra noi...sono contento. » Il sorriso che seguì le parole di Raiden nacque spontaneo, esattamente come le venne naturale rispondere con un ironico: « Strappare queste braccia alla manovalanza, d'altra parte, sarebbe stato un vero e proprio crimine, sempre detto tra noi. » Considerata la maniera in cui l'americana aveva trascorso le ore mattutine, dopotutto, quella battuta poteva considerarsi tale solo fino ad un certo punto. Tuttavia, nonostante avesse faticato, non poteva davvero dire che la cosa le dispiacesse - era sempre stata della non troppo modesta opinione che il lavoro, soprattutto quello che presupponeva una certa dose di sudore, nobilitasse l'uomo. E non soltanto quello. Pensava sinceramente che fosse necessario anche a disciplinarlo, in un certo senso, perché a suo avviso il sudore della fronte insegnasse, tra le altre, anche il rispetto per il valore delle cose. Forse alcuni avrebbero potuto considerare il suo un ragionamento piuttosto semplicistico, ma la mora non aveva alcuna intenzione di cambiare idea in merito. In fondo, se c'era una cosa che poteva dire con certezza, era che si fosse conquistata tutto ciò di cui andava fiera proprio in quel modo - con pazienza e fatica. Addentò il tramezzino offertole da Raiden - un po' insipido, ad onor del vero - e restò ad ascoltare la risposta di lui alla propria domanda. Sebbene lei per prima non fosse mai stata una persona particolarmente emotiva - del duo Davis, quel ruolo spettava certamente a Camila - la sua domanda era comunque stata genuina. A Raiden si era affezionata e, com'era naturale che fosse, era davvero interessata a conoscere il suo stato d'animo. « Me la cavo. C'è un sacco di lavoro da fare, ma pian piano riusciremo a ridare a questo posto la dignità che si merita. » Il suo sguardo, che aveva seguito la traiettoria di quello del giovane Yagami, tornò a posarsi sul viso dell'amico mentre annuiva brevemente, comprensiva. Non lo interruppe ancora però, un po' perché aveva appena dato un altro generoso morso al panino, ed un po' perché qualcosa le diceva che il giapponese non avesse ancora finito di esporre quanto aveva da dire. E a lei non era mai piaciuto invadere lo spazio riservato al prossimo in una conversazione. « Pensavamo che sarebbe andata meglio, qui al villaggio, ma tra la reazione degli Auror alla protesta e l'incidente con la buiopesto...è sfuggita di mano. » Si trovò ad annuire nuovamente dopo aver mandato giù il boccone. « Diciamo che non l'hanno presa benissimo. Inoltre al Corso non ci insegnano esattamente a deporre le bacchette in situazioni di crisi. » Sebbene il suo commento, preso da solo, potesse apparire piuttosto cinico, l'amarezza nel tono di voce suggeriva l'esatto contrario. « Sinceramente, se c'era una cosa che non mi sarei aspettata, quello era l'Ardemonio in Tenuta... » Strinse le labbra in una linea contrariata poi, quasi inconsciamente, andò a cercare lo sguardo di Raiden col proprio. « Ti dirò - da un lato penso che il fattore umano non possa essere sottovalutato. Nel senso che purtroppo, in situazioni di grosso shock, le reazioni di questo tipo non sono nemmeno questa gran rarità. Ma è stata una delusione enorme lo stesso. » C'era poco altro che potesse dire circa quella situazione. Razionalmente lo sapeva bene, quanto pericoloso potesse essere, specialmente in prima linea, qualcuno che perdeva la testa. Non bisognava andare troppo lontano per averne conferma - nei libri di storia babbani aveva più volte letto che durante la guerra, i soggetti a rischio, ovvero coloro i quali non erano momentaneamente in grado di rispondere delle proprie azioni, venissero portati via dalle zone più calde dai propri stessi compagni. E loro, di certo, non hanno mai avuto gli strumenti per incendiare tutto con del fuoco maledetto. Nonostante questo, per quanto potesse comprendere quella reazione ad un livello prettamente razionale, non riusciva a non sentirsi un po' delusa da una cosa del genere. Le pareva inconcepibile che, in qualunque stato si trovasse l'artefice del fatto, non avesse considerato le conseguenze del fare una mossa così azzardata. E, suo malgrado, non aveva potuto fare a meno di provare della vergogna nello scoprire che ad appiccare fuoco a tutto fosse stato proprio un Auror. Certo, sapeva bene che il mondo non si dividesse in Auror e criminali, né credeva che aver imboccato una certa carriera ti rendesse automaticamente infallibile. Un po' di lungimiranza però, quella me la sarei aspettata. Forse non ho il diritto di pensare che avrei fatto meglio al posto suo perché non ne ho la certezza matematica, ma mi risulta comunque difficile figurarmi una situazione dove avrei considerato papabile una mossa del genere. Nella personale visione dell'ex Wampus non esisteva un contesto nel quale potesse essere accettabile condannare indistintamente a morte certa un così largo numero di persone. Dopotutto, la certezza che il suo fuoco avrebbe falciato vite solo nelle linee nemiche, quella persona non poteva averla. E questo senza nemmeno mettere in conto la natura dell'incantesimo. Era risaputo che tra le caratteristiche dell'Ardemonio ci fosse la sua imprevedibilità, cosa che ne rendeva difficile il controllo anche ai maghi più esperti. Ricordava, ai tempi di Ilvermorny, che le sembravano ormai piuttosto distanti, che nell'affrontare l'argomento, il suo insegnante di Magia Elementale - il quale comunque l'aveva comprensibilmente toccato soltanto in linea teorica, aveva intavolato tutta una conversazione su quanto poco etico fosse l'uso di quel tipo di incanto. « Non so se te l'ho mai detto, ma io agli esami avevo portato Magia Elementale. » Disse, esplicitando parte dei pensieri che popolavano la sua testa in quel momento. La sua attenzione tornò quindi sul cibo. Non era cattivissimo, certo, e non era nemmeno il caso di sputarci sopra dal momento che era pur sempre gratis, tuttavia le venne spontaneo domandarsi se mangiarlo in bocconi più grandi avrebbe ridotto la sua sofferenza come immaginava o se, anzi, l'avrebbe portata a prolungarla, magari soffocandosi. Certo è che sarebbe un'uscita di scena clamorosa. Sopravvissuta ad una battaglia che conta chissà quante vittime, uccisa da un panino. Prese dunque un sorso di caffè per lavarsi la bocca quel tanto che bastava. Di fronte alla preoccupazione espressa dall'amico fece un cenno di assenso. « Stiamo bene entrambe, che è quello che conta. » Si sciolse in un piccolo sorriso: « E se lo dice Raiden Yagami, allora ci fidiamo. » Gli diede un leggero colpetto col gomito, una luce divertita che attraversava lo sguardo nocciola. E sulla fiducia non mentiva - i recenti avvenimenti non avevano alterato la sua considerazione di Raiden, né avevano in qualche maniera minato la fiducia che provava nei suoi confronti. Certo, trovarsi nel bel mezzo del caos non era stato propriamente piacevole, ma avrebbe mentito in primo luogo a sé stessa nel dire che non comprendeva la ragione dietro la segretezza di un'operazione di quelle dimensioni. In un contesto del genere, dubito sia plausibile avvertire tutti coloro che ci sono simpatici senza metterne a rischio la riuscita. Lui poteva anche avvertirmi, ma nulla gli assicurava che io non avessi dalla mia altre persone che avrei sentito il bisogno di avvertire. E di lì, dal telefono senza fili al non riuscire nell'impresa, sarebbe stato un passo molto breve. Chiaramente, la giovane non poteva sapere fino a che punto avesse ragione nel pensarla così, ma le veniva comunque più semplice considerare il compagno una brava persona anziché puntargli il dito contro considerato il loro rapporto. Inoltre, il suo percorso accademico, per forza di cose, la portava a non prendere certe cose sul personale. « E comunque come sarebbe a dire che dal cibo no? » Si sciolse in una risata sonora. « Se proprio tocca riorganizzare, non credo questo campo possa restare intonso! Le basi, Yagami! Le basi! » Detto questo però finì il suo tramezzino, anche per non pensarci più. Via il dente, via il dolore. Qualche attimo dopo in ogni caso mise nuovamente mano al proprio zainetto, dal quale estrasse due barrette di cioccolato. Ne porse una al Grifondoro con una certa naturalezza - era nella sua indole condividere, e poi aveva come il vago sospetto che il giapponese avrebbe colto l'occasione di poter mangiare qualcosa di più gustoso, se gli si fosse presentata davanti. « Tu piuttosto perché stai a spostare scatoloni? Con le competenze del Corso Auror, mi sembri un po' sprecata. A meno che tu non abbia una genuina passione per questo compito - che è tanto umile quanto nobile, sia chiaro. In quel caso mi faccio i fatti miei e non ti propongo nient'altro. » Ridacchiò sommesamente tornando con la mente alla scena che si era dispiegata a casa sua quella mattina - Will che si presentava casualmente all'ora del pasto, la sua ragazza che, per poco, non rendeva lui, il pasto, vista la sua presunta sfacciataggine. Tutto sommato, aveva passato delle ore divertenti, nonostante sapesse bene quanto Raiden che quella non fosse proprio l'attività alla quale intendeva consacrare la propria intera esistenza. « Will Lewis si è rotto un braccio e, visto che casa loro è tra quelle colpite, non se l'è sentita di lasciare campo libero a Natalie. Cioè, lo sai com'è. » Probabilmente nemmeno lei se l'è sentita, dopo un esamino di coscienza. Natalie Johnson era una delle menti più geniali del loro corso, questo c'era da dirlo, ma aveva una spiccata tendenza a scivolare anche sulle superfici piane, figurarsi se la si collocava all'interno di un contesto già accidentato di suo. Aveva sempre affrontato quel suo particolare tratto con una buona dose di autoironia, ma Ava aveva un po' il sospetto che se si fosse casualmente rotta una gamba nelle condizioni attuali, a conti fatti ci sarebbe stato davvero poco da ridere. Alla Davis, invece, non mancavano né la resistenza né il senso dell'equilibrio necessari per affrontare quel pericolo senza grossi intoppi. « Immagino comunque che purtroppo fare la mover non sia proprio nelle mie corde. Se te la devo dire tutta, dopo abbiamo aiutato anche una signora che mi ha fatto fare due magiche scoperte: la prima che a quanto pare esiste un modo sbagliato di mettere la roba negli scatoli. La seconda è che il mio sistema nervoso potrebbe non reggere un'altra giornata così. Mi ha fatto impilare le stesse cose quattro volte. Quattro! » Scosse la testa con bonario disappunto. Era certa che il comportamento della donna fosse dovuto ad un connubio di nervi ed età, ma questo non toglieva che le avesse fatto passare cinque minuti alquanto opinabili a dir poco. « Perciò se hai proposte per me, io sono tutta orecchi. Ne ho un bisogno psicofisico, anzi. » E non aveva solo bisogno di cambiare occupazione. Per la verità, se l'alternativa fosse stata quella di girarsi i pollici fino a data da destinarsi, avrebbe preferito continuare a spostare scatoloni. Era fatta così - stare con le mani in mano in un'atmosfera tesa, quando sapeva che il suo aiuto fosse necessario, le creava un profondo disagio. E poi il lavoro l'aiutava a metabolizzare meglio le cose, per paradossale che fosse. Alla domanda circa il suo stato d'animo non rispose subito. Non perché non volesse farlo, quanto perché voleva ma non era mai stata chissà quanto capace in questo genere di cose. « Urli al plagio se ti dico che me la cavo? » Incurvò le labbra in un sorriso, abbassando lo sguardo sulla barretta di cioccolato che prese a scartare. « Chiaro, non mi aspettavo quello che è successo nella maniera in cui è successo, ma ce n'era davvero una diversa sul piatto delle opzioni? » Si trovò a ripensare alle parole volate al Parco della Liberazione, a come alcuni studenti avessero reputato gratuita quella violenza. Qualcuno aveva addirittura utilizzato il verbo trucidare. Storse appena il naso al ricordo. Si strinse nelle spalle, come a sottolineare che la sua fosse una domanda di carattere retorico. « Quest'estate anche io e mia sorella abbiamo perso degli amici. » Abbassò lo sguardo sul terriccio. Si era irrigidita senza nemmeno farlo apposta, ma il tono era rimasto fermo e lucido. « Eravamo a Torridon. » Gli diede una collocazione geografica specifica unicamente per una questione di contesto non solo fisico, ma anche temporale - si riferiva alle Highlands. Ed era piuttosto certa che non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro perché Raiden potesse fare due più due. « Loro si chiamavano Paul e Matt. Erano americani. » Non disse altro - le parve superfluo soffermarsi troppo sul fatto che si trattasse di due lycan, era abbastanza sicura che lo sguardo lanciato a Raiden, per quanto la sua espressione in generale fosse forzatamente neutra, bastasse a dare tutte le spiegazioni del caso. « Non l'ho detto prima perché a dire il vero non so come si parla di queste cose. » Soprattutto quando certe cose non puoi cambiarle, o le hai scoperte troppo tardi per poterne fare qualunque cosa. « E poi non sono certamente la prima persona a dover fare i conti con una perdita. » Si riferiva, ovviamente, ai numeri che erano stati citati al Parco della Liberazione da diversi membri del Branco. Scosse appena la testa, come per imporsi di cambiare argomento, o quantomeno di non trasformare quella conversazione in un piagnisteo inutile. « Perciò vorrei soltanto capire se posso rendermi utile in qualche modo. Perché insomma, alla fine capirai bene che personalmente sono qui per restare. » Prese un morso della barretta e lo masticò per qualche tempo, mandando giù il cioccolato. « Per il resto sono piuttosto tranquilla. » La mia concezione di te non è cambiata, come non è cambiato il pensiero secondo il quale ciò che è giusto non sempre è legittimo, e viceversa. « Pensi contrattaccheranno? » Gli domandò infine, schietta. In realtà nella sua domanda pareva mancare un a breve, ma era certa che l'altro avrebbe saputo intuirlo. In fondo, per quanto potesse essere bello immaginare una situazione di idilliaca stasi, non poteva dire che trovasse quel prospetto del tutto realistico.


    Edited by no pressure‚ - 20/4/2022, 03:12
     
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    « Sinceramente, se c'era una cosa che non mi sarei aspettata, quello era l'Ardemonio in Tenuta... » Inclinò il capo di lato, prendendo un respiro profondo e scuotendo leggermente la testa. Chi se lo sarebbe aspettato quello? Una vera e propria follia. Quando era stato messo al corrente dell'accaduto, per un istante Raiden non era riuscito a crederci. Non fosse stato per quella spianata arida, probabilmente avrebbe detto che si fosse trattato di un'esagerazione. D'altronde è sempre così. Succede una cosa, ma poi quello che viene raccontato è tre volte più grande. In quel caso, tuttavia, l'Ardemonio c'era stato realmente, tanto da aver necessitato l'intervento degli warlock per domarlo e guarirne i danni. « Ti dirò - da un lato penso che il fattore umano non possa essere sottovalutato. Nel senso che purtroppo, in situazioni di grosso shock, le reazioni di questo tipo non sono nemmeno questa gran rarità. Ma è stata una delusione enorme lo stesso. » Annuì, consapevole del peso psicologico che uno scontro potesse portare. Idealmente parlando, un Auror avrebbe dovuto avere da addestramento le capacità necessarie a sopportarlo, ma il giovane Yagami sapeva bene quanto ciò fosse lontano dalla realtà. Pur con tutta la preparazione del mondo, quando in gioco c'era la vita, le reazioni non erano mai del tutto logiche. « Diciamo che da un Auror mi sarei aspettato un controllo maggiore. Insomma, è pur sempre il loro lavoro. Tra tutti gli incantesimi possibili, castare un Ardemonio mi fa pensare che alla base ci siano problemi molto più profondi di un imprevedibile attacco di panico. » Problemi relativi non solo alla preparazione di queste persone, ma anche al modo in cui vengono scelte per ricoprire ruoli di una tale responsabilità. Scosse il capo, come a voler allontanare quel discorso che sapeva non avrebbe comunque trovato soluzione in quella sede se non quella di realizzare quanto lavoro ci fosse da fare nel mondo magico. « Non so se te l'ho mai detto, ma io agli esami avevo portato Magia Elementale. » Le rivolse uno sguardo curioso, come a chiederle retoricamente conferma di quanto detto. « Io neanche mi ricordo, sai? » Ridacchiò, prendendo successivamente un sorso d'acqua. « I miei esami sono stati molto.. mmh.. di proforma?! Cioè, li abbiamo dati dopo l'addestramento, quindi servivano solo a prendere il pezzo di carta per formalizzare il tutto. » Sospirò, stendendo un piccolo sorriso privo di una vera e propria emozione. Ripensarci non lo intristiva particolarmente: le cose erano semplicemente andate in quel modo, e di certo, all'epoca, la sua preoccupazione principale non era quella di vivere il rito di passaggio di ogni adolescente. « È stato abbastanza dimenticabile. » Quell'esperienza, Raiden l'aveva vissuta al pari di un qualsiasi altro test scolastico di verifica. Non c'era stata ansia, né anticipazione. Non avevano fatto una festa in seguito, ma il giorno successivo erano semplicemente tornati a lavorare come se nulla fosse - perché in fondo era così. « E comunque come sarebbe a dire che dal cibo no? Se proprio tocca riorganizzare, non credo questo campo possa restare intonso! Le basi, Yagami! Le basi! » Le parole di Ava gli strapparono una risata, portandolo a sollevare le mani a mo' di discolpa, come a voler ammettere la propria superficialità nell'aver sottovalutato una parte così importante. « Perdonami. Farò presente a chi di dovere di mettere il cibo all'ordine del giorno. » Fece una pausa. « Magari proporrò mio fratello. Lui è un asso in cucina. Di certo potrebbe insegnare una cosa o due a questa gente. » Quante volte con Hiro avevano criticato e preso in giro quella a cui avevano dato il nome di "cucina bianca"? Da quando era arrivato in Inghilterra, più di quante potesse effettivamente contare. Per Raiden il cibo inglese non aveva sapore, in primis perché privo di qualunque tipo di spezia o condimento degno di essere chiamato tale. In questo senso, chiamarla "cucina bianca" aveva una simpatica doppia ambivalenza. Dalle questioni di stomaco, però, cambiò presto discorso per interrogarla riguardo quell'occupazione da facchina che, almeno agli occhi di lui, la vedeva alquanto sprecata. « Will Lewis si è rotto un braccio e, visto che casa loro è tra quelle colpite, non se l'è sentita di lasciare campo libero a Natalie. Cioè, lo sai com'è. » Annuì, ben consapevole di quanto Natalie fosse capace di inciampare anche da ferma. Sulla cosa l'avevano sempre presa in giro in maniera bonaria, ma in quel caso era chiaro che la sua mancanza di coordinazione potesse causare dei problemi facilmente evitabili solo con un po' di aiuto da parte degli altri amici. « Immagino comunque che purtroppo fare la mover non sia proprio nelle mie corde. Se te la devo dire tutta, dopo abbiamo aiutato anche una signora che mi ha fatto fare due magiche scoperte: la prima che a quanto pare esiste un modo sbagliato di mettere la roba negli scatoli. La seconda è che il mio sistema nervoso potrebbe non reggere un'altra giornata così. Mi ha fatto impilare le stesse cose quattro volte. Quattro! Perciò se hai proposte per me, io sono tutta orecchi. Ne ho un bisogno psicofisico, anzi. » Ci pensò un attimo, aggrottando leggermente le fronte come se stesse tentando di ricordarsi qualcosa. « Mh.. è per caso bassina, coi capelli ricci e gli occhiali con la montatura piena di perline? Perché se è lei, te lo dico, scappa! » Sgranò appena le palpebre, fissando le iridi in quelle di Ava come a suggerirle l'importanza di quel consiglio. « Le fai un favore una volta e verrà da te per il resto della vita. Io sono riuscito ad evadere da lei solo quando sono andato a vivere ad Inverness, ma finché stavo qui mi contattava letteralmente per ogni cosa. » Le ho dovuto inventare una marea di balle per evitarmi le sue grane. E di certo non mi ha mai fatto passare liscia una sola assenza al suo cospetto, anzi! Ridacchiò, scuotendo leggermente il capo al ricordo della signora - nemmeno troppo anziana - che più e più volte lo aveva messo sotto torchio per questa o quell'altra commissione di cui per qualche ragione lei non poteva occuparsi ma su cui aveva comunque qualcosa da ridire ogni volta. « Beh, comunque se dovessi sentire di poter delegare a qualcun altro lo spostamento di scatoloni, oggi pomeriggio io dovrei finire di controllare le case poco agibili. Ne abbiamo ancora qualcuna in lista, e per lo più vogliamo accertarci dello stato per capire come intervenire - oltre a controllare che non ci sia rimasto dentro nessuno, chiaramente. Quindi ecco, se ti va, per oggi posso offrirti questo. » Fece una pausa, stringendosi nelle spalle. « Per il resto, se ti andrà, potrai anche sentire giorno dopo giorno al Municipio. E da lì che al momento stanno organizzando tutti gli incarichi e le cose da fare, ma sono certo che questi giorni ci sarà un grosso lavoro da fare, e delle mani in più fanno sempre comodo. » Detto ciò, dopo aver atteso qualunque fosse la risposta da parte di Ava, Raiden passò a chiederle di come stessero lei e sua sorella. Durante l'attacco non le aveva viste e la sera, quando era arrivato al parco della liberazione, la sua testa viaggiava a una frequenza talmente diversa da impedirgli di notare pressoché qualsiasi cosa o persona intorno a sé. « Urli al plagio se ti dico che me la cavo? » Stirò un piccolo sorriso. « Mi sa che è un po' la risposta di tutti, vero? » Come poteva essere altrimenti? Qualunque fossero le posizioni o le esperienze, tutti avevano i propri conti da fare in seguito a quanto successo. Erano tanti e diversi gli umori che Raiden aveva visto già all'indomani di quella battaglio, e ognuno - almeno per come la vedeva lui - era legittimo nel suo piccolo. Molti stavano riflettendo, altri sapevano già in cuor proprio come sentirsi, e tanti altri ancora si erano visti catapultare in una realtà che fino a quel momento avevano preferito ignorare per un motivo o per un altro. Il giovane Yagami aveva sentito diversi compagni esprimere biasimo nei confronti di chi ancora, dopo tutto quel tempo, non sembrava capire la situazione, ma lui in realtà non ne era affatto stupito né tanto meno offeso. Dopo un anno e mezzo a contatto con gli studenti di quell'accademia, non si sarebbe aspettato nulla di diverso. Ormai li conosceva - quanto meno nella loro dimensione collettiva - e sapeva benissimo quale fosse il sentimento maggioritario, quanta volontà ci fosse nel convincersi che tutto andasse bene e che si stesse vivendo una forma di normalità. Quello che abbiamo fatto è stato un po' come svegliare un sonnambulo. Una cosa che notoriamente viene sconsigliata in virtù della maniera brusca in cui egli potrebbe reagire nel trovarsi di fronte a uno stato confusionale. Ma se a un sonnambulo puoi stare vicino, controllarlo, far sì che non si faccia del male e allontanarlo da ogni pericolo - qui questo non è possibile. Non possiamo controllare tutti, non possiamo proteggere tutti, non se loro in primis non prendono coscienza del fatto che ad essere in pericolo non è solo un limitato gruppo di persone, ma tutti. E per quel che riguarda coloro che ancora vorranno ostentarsi a non svegliarsi.. beh, lì c'è poco che chiunque possa fare. « Chiaro, non mi aspettavo quello che è successo nella maniera in cui è successo, ma ce n'era davvero una diversa sul piatto delle opzioni? » Sospirò, inarcando leggermente un sopracciglio come a lasciar intendere che no, almeno a vista sua, non c'erano altre opzioni e che quella mossa drastica si era resa ad un certo punto semplicemente inevitabile. « Forse avrebbero potuto esserci. Anni fa. O fino a qualche mese fa. A detta di molti, le cose potevano essere fatte in maniera diversa. » Scoccò uno sguardo ad Ava, come a sottolineare il sarcasmo di fondo a quelle sue parole e a quelle che seguivano. « E probabilmente ci avrei creduto anche io, se questi molti avessero fatto seguire le azioni alle loro parole. » Ma così non è stato, e come sempre capita, la patata bollente è stata passata in giro fino allo scadere del tempo massimo. Dal suo arrivo in Inghilterra, Raiden aveva avuto modo di vedere più volte con i propri occhi la gestione di Inverness. Quando era stato invitato all'assemblea del Marzo scorso, il giovane Yagami si era trovato di fronte a una forma con cui non andava molto d'accordo: un'esagerazione di democrazia, dove alla voce di chiunque si voleva dare lo stesso peso anche su tematiche di cui non tutti erano esperti. Lui, che alla disciplina e al rispetto della gerarchia era ben abituato, si era trovato non poco in difficoltà all'interno di un contesto tanto dispersivo e caotico. C'è un motivo se esiste il detto "quando sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno" - e alla luce di ciò non era rimasto affatto stupito dal constatare che in tutto quel tempo non si fosse fatto assolutamente nulla per arginare una situazione drammatica che poi, ovviamente, era giunta alla saturazione. « Quest'estate anche io e mia sorella abbiamo perso degli amici. Eravamo a Torridon. Loro si chiamavano Paul e Matt. Erano americani. Non l'ho detto prima perché a dire il vero non so come si parla di queste cose. E poi non sono certamente la prima persona a dover fare i conti con una perdita. » Abbassò lo sguardo, annuendo serio a quelle parole. Capiva come si sentisse. Lui stesso non amava parlare di certe situazioni e men che meno di come si sentisse a riguardo. La perdita di qualcuno non può essere quantificata a parole, e sempre le parole non aiuteranno a renderla meno dolorosa. Quando i suoi simili connazionali erano stati uccisi a sangue freddo nella notte, senza risparmiare nemmeno gli infanti, Raiden si era sentito come se gli avessero strappato il cuore dal petto. Il dolore fisico del percepire le loro morti su di sé non era stato nulla in confronto a quello che aveva sentito dopo, quando ormai la tempesta era passata. Un'intera etnia del branco sterminata dal giorno alla notte: i suoi amici, i suoi compagni, i suoi fratelli, le persone al fianco delle quali aveva combattuto nel periodo più buglio della storia magica.. avevano semplicemente cessato di esistere nella più cruda e ignobile delle maniere. In seguito a quell'evento, Raiden si era trincerato in se stesso, chiudendo anche il contatto lycan per evitare di condividere quella parte di sé che sanguinava ogni istante. Non c'era attimo in cui non pensasse a quelle perdite, ma quel dolore lo aveva comunque utilizzato per vendicarle e ridargli onore - per far sì che il loro sacrificio non fosse del tutto insensato. Il Giappone è risorto sulle ceneri delle loro morti, ma ciò non pone alcun rimedio a quanto accaduto. L'avamposto dei cacciatori nel mio paese è vuoto, dimora solo del vento. « Perciò vorrei soltanto capire se posso rendermi utile in qualche modo. Perché insomma, alla fine capirai bene che personalmente sono qui per restare. Per il resto sono piuttosto tranquilla. » Sollevò lo sguardo negli occhi dell'amica, stendendole un tenue sorriso che sperava potesse in qualche modo esprimerle la sua comprensione - questo era tutto ciò che poteva darle, per quel che valeva. « Mi dispiace che tu abbia perso degli amici. » Sospirò, spostando lo sguardo di fronte a sé per osservare il via vai di gente indaffarata sulla strada. « Tutto ciò che possiamo fare è impegnarci affinché le persone che abbiamo perso non siano morte invano. » Affinché questi orrori possano in qualche modo essere almeno in parte ripagati da un futuro in cui nessuno dovrà più affrontarli. Con un figlio in arrivo, questa era la priorità di Raiden: combattere affinché il mondo che gli avrebbe un giorno lasciato potesse essere più giusto, più tollerante, e soprattutto più sicuro. « Pensi contrattaccheranno? » La domanda di lei lo sollevò dai propri pensieri, portandolo a voltarsi nuovamente nella sua direzione. « Nel breve termine? » Abbassò leggermente il capo, come a chiederle conferma del fatto che fosse proprio quella l'intenzione della sua domanda. « Non credo. » disse, arricciando appena il naso e sottolineando così quanto improbabile fosse la cosa. « Lo Stato inglese ha comunque subito un grosso colpo, quindi avranno
    bisogno di tempo per riorganizzarsi e dare risposte ai propri cittadini. Senza contare che questo è il momento in cui tutti abbiamo la guardia più alta, quindi sarebbe davvero poco saggio da parte loro. »
    Specialmente considerando che questi territori pullulano ormai di cacciatori da ogni parte. Numericamente parlando, siamo in netta superiorità. Il rischio supera il guadagno. Sospirò. « Ma non mi aspetto di certo che questa sorta di tregua duri troppo a lungo. Che si tratti di un attacco vero o proprio o di qualcosa di diverso, prima o poi il Ministero si muoverà - anche solo per non dare un'impressione di debolezza. » E quella è risaputamente la cosa peggiore che uno Stato possa fare. Ma è altrettanto pericoloso il nervosismo che una situazione del genere può comportare: quando hai fretta di dimostrare qualcosa, tendi a fare errori, e noi dovremo essere intelligenti nello sfruttare questa loro debolezza. « Per ora ci affidiamo al lavoro delle diplomazie, quanto meno per assicurare a tutti quanti la propria fetta di normalità. Ma ecco, ovviamente nessuno si aspetta che la cosa finisca qui. » Sospirò, appoggiando entrambi i palmi sul bordo posteriore di pietra della panchina. « In generale è comunque importante rimanere vigili.. un po' su tutti i fronti. Non sappiamo come il Ministero potrebbe muoversi, e allo stesso tempo la minaccia delle Logge è una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere quando meno ce l'aspettiamo. Su quest'ultima, per quel che ne sappiamo, potrebbe già essere troppo tardi. » A giudicare da tutti gli episodi di cui siamo stati testimoni, dire diversamente sarebbe nient'altro che una sciocca illusione. « Dobbiamo seriamente prepararci a questa eventualità. Molti hanno preso sottogamba la riattivazione del branco e dei sin eater, e questo atteggiamento sconsiderato mette primariamente in pericolo quella maggioranza che non ha strumenti per difendersi. » Fece una pausa, lanciando uno sguardo eloquente all'amica. « Alle guerre umane potrà pure pensarci chi vuole e chi ne ha le capacità, ma per il resto c'è bisogno di tutti se vogliamo evitare la carneficina del passato. È per questo che siamo qui, è questo il vero obiettivo. E onestamente non so dire per quale ragione il Ministero abbia fatto di tutto per non proteggere i propri cittadini dalla minaccia più terribile che ci sia. » Lasciò un'altra pausa, aggrottando leggermente la fronte. « E lo sapevo. Loro lo sanno, che gli Strumenti Mortali non sono più nell'Ufficio Misteri. » E allora perché non hanno paura? Perché non hanno fatto nulla per mettere i propri cittadini nelle condizioni di essere preparati a ciò che veramente li minaccia? Perché, anche quando ce ne stavamo semplicemente per gli affari nostri, hanno fatto di tutto pur di andare contro ad Inverness e alla gente che li ha accolti e protetti nel momento del bisogno? Ma soprattutto, perché nessuno si fa queste domande? È come se gli stessimo indicando la luna e loro guardassero il dito.

     
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    « Io neanche mi ricordo, sai? I miei esami sono stati molto.. mmh.. di proforma?! Cioè, li abbiamo dati dopo l'addestramento, quindi servivano solo a prendere il pezzo di carta per formalizzare il tutto. È stato abbastanza dimenticabile. » A quelle parole, di nuovo, la giovane Davis si trovò ad annuire. La sua esperienza era stata, per ragioni piuttosto ovvie, molto diversa da quella di Raiden. Era stata la giusta conclusione per un percorso che aveva affrontato sì col suo consueto pragmatismo e criterio, ma che non aveva mancato di mostrare le tinte prettamente giovanili di una persona che sta impostando il suo futuro. Un futuro nel quale all'epoca sperava fortemente, e che voleva realizzare con tutta sé stessa. Le facoltative che aveva preso a scuola, ad esempio, erano un riflesso diretto delle sue ambizioni. Aveva portato Magia Elementale ed Aritmanzia e, per quanto la seconda potesse sembrare una scelta azzardata, il motivo per cui lei l'aveva fatto era ben preciso, incasellato nei piani a lungo termine che l'allora Cordelia Silente aveva. Il corso che si era formato al suo terzo anno, che era poi stato il momento di scelta per eccellenza, aveva una sua particolarità - era stato annunciato che la materia non sarebbe stata approcciata solo dal punto di vista più classico dello strumento divinatorio, ma che il signor Weiss avesse deciso di improntarlo in modo da poter successivamente approfondire il legame che intercorreva tra Incantesimi ed i numeri, l'argomento, nonché strumento per eccellenza, delle Arti Aritmantiche. E così aveva fatto, in effetti. Se nei primi due anni, quelli che portavano ai primi esami, si era trattato di una semplice infarinatura, una volta che la quantità di partecipanti al corso si era ridotta, la questione si era fatta più articolata e complessa, ed il professore aveva preso a richiedere una precisione ed uno sforzo sempre maggiori ai propri allievi, non risparmiando loro le specificità del caso. E, sebbene questo percorso si fosse dimostrato a tratti ostico, Ava non si era mai pentita di aver scelto di imboccare proprio quella strada, non solo perché raramente ritrattava un qualcosa una volta presa una decisione, ma anche perché proprio non se l'era sentita di sputare sulle competenze che uno studio così approfondito le aveva dato, nonostante avesse sudato non poco per ottenerle. « Perdonami. Farò presente a chi di dovere di mettere il cibo all'ordine del giorno. Magari proporrò mio fratello. Lui è un asso in cucina. Di certo potrebbe insegnare una cosa o due a questa gente. » Sebbene la reazione iniziale della mora fosse stata quella di sciogliersi in una sonora risata - dopotutto sapevano bene entrambi che il cibo fosse un problema personale delle loro papille gustative e non certamente una questione di Stato in quel preciso momento - dopo un po' nel suo sguardo parve accendersi qualcosa di molto simile alla miccia di un'idea.
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    « Sai che? » Esordì dunque, guardando l'amico con tanto di indice che scattava in alto come a richiedere la sua attenzione. « Questa cosa di tuo fratello che insegna un po' a cucinare alla gente secondo me non è tutta da buttar via. » Si morse l'interno guancia con aria pensosa, quasi stesse riordinando ciò che aveva in testa proprio in quel momento, prima di esporlo. « Più in avanti, quando la situazione si sarà un attimo assestata, intendo. » La gente rincorre la normalità anche in situazioni critiche; nel quotidiano serve a mantenere i nervi saldi. Un corso di cucina potrebbe essere utile a tenere tranquille quella gente che non butta fuori le proprie frustrazioni contro un sacco da boxe. « Potrebbe dare la possibilità alle persone di fare gruppo in un ambiente più tranquillo. Questo senza contare che credo sia anche ora di far scoprire le spezie a questi inglesi.» E poi, secondo l'americana, un'iniziativa di questo tipo avrebbe anche promosso la demistificazione non soltanto dei Ribelli nella loro totalità, ma anche dei lycan dello specifico. In fondo non era un mistero per nessuno che coloro i quali volevano gettare fango su Inverness e sul Branco nello specifico, ne attaccassero, tra le altre cose, la predisposizione alle armi. Però mangiare piaceva a tutti - lycan o no, ribelli o meno. « Insomma, se a lui non manca la pazienza per fare una cosa del genere, credo possa avere le premesse per risultare utile. E se non sarà la cucina, allora si potrebbe pensare ad altro. » Annuì tra sé, fermamente convinta del fatto che, sebbene non l'avesse esplicitato del tutto, il Grifondoro non avrebbe faticato a seguire il ragionamento che stava alla base di quanto aveva appena esposto. La giovane Davis, infatti, credeva fosse necessario creare ed alimentare uno spirito il più coeso possibile all'interno di coloro i quali avevano deciso di restare ad Hogsmeade. Non soltanto per le ragioni già esposte - ovvero la tanto ricercata normalità - ma anche per convincere quelli che al villaggio o al Castello erano restati per necessità di non essere finiti sotto il controllo di persone capaci di violenza e nulla più. Ed era qui che entrava in gioco l'idea di un'attività ricreativa che potesse unire quanti più individui possibile senza per questo ricadere in ambiti che queste persone rifiutassero in maniera categorica. Potrebbe funzionare come no, ma in queste situazioni importa la volontà di fare. Sta poi a chi si trova dall'altra parte cogliere la palla al balzo. « Mh.. è per caso bassina, coi capelli ricci e gli occhiali con la montatura piena di perline? Perché se è lei, te lo dico, scappa! » Di fronte ad una descrizione tanto accurata, seguita peraltro da un monito così categorico, l'ex Wampus non poté far altro che drizzare metaforicamente le antennine, sporgendosi appena in direzione del giapponese con la fronte aggrottata. « Sophie Whitwick. Montatura di perline - check. Capelli ricci - check. Ha anche un chihuahua, Riddle, e precisa ogni tot che » E qui mimò le virgolette con le dita in un gesto piuttosto rapido, essendo quello un elemento essenziale a tracciarne l'identikit, da brava futura Auror « si chiama Riddle nel senso di indovinello e non Tom Riddle. » Anche se non escludo che quel canide nello specifico sia la reincarnazione di Lord Voldemort in persona, considerate tutte le volte che mi è finito tra i piedi in quella mezz'ora. Chi è che si porta dietro il cane in una casa pericolante, poi? « Le fai un favore una volta e verrà da te per il resto della vita. Io sono riuscito ad evadere da lei solo quando sono andato a vivere ad Inverness, ma finché stavo qui mi contattava letteralmente per ogni cosa. » Ecco, nel momento in cui Raiden completò il quadro per lei, la ragazza si trovò a deglutire rumorosamente. E ti pareva che non me la beccavo io questa!, pensò, mentre da qualche parte nella sua testa cominciavano a suonare metaforici violini. « E quindi mi stai dicendo che sarebbe saggio adottare la tattica dell'opossum e fingermi morta fino a data da destinarsi. Benissimo. Sennò quali altre opzioni abbiamo? Rifarmi i connotati, tipo? » Scosse appena la testa, sbuffando una risata dal naso. « Beh, comunque se dovessi sentire di poter delegare a qualcun altro lo spostamento di scatoloni, oggi pomeriggio io dovrei finire di controllare le case poco agibili. Ne abbiamo ancora qualcuna in lista, e per lo più vogliamo accertarci dello stato per capire come intervenire - oltre a controllare che non ci sia rimasto dentro nessuno, chiaramente. Quindi ecco, se ti va, per oggi posso offrirti questo. Per il resto, se ti andrà, potrai anche sentire giorno dopo giorno al Municipio. E da lì che al momento stanno organizzando tutti gli incarichi e le cose da fare, ma sono certo che questi giorni ci sarà un grosso lavoro da fare, e delle mani in più fanno sempre comodo. » Annuì vigorosamente a quella proposta. In primo luogo perché, come già detto, non aveva intenzione di starsene con le mani in mano; secondo poi, aveva la sensazione che la signora Whitwick non avesse ancora finito di usarli per il suo trasloco, ed Ava non voleva certamente fare la fine toccata allo Yagami tempo addietro. Anche perché dubito di potermi imbucare improvvisamente ad Inverness solo per scappare alle sue grinfie. Per quanto mi piacerebbe. « Dovranno cavarsela anche senza di me. Dopotutto, io di salvare Natalie da morte certa o gambe rotte, l'ho fatto. E come si dice - il mio lavoro qui è finito. » Ava Davis novella Milord. E non per mancanza di volontà di rendersi utile quanto perché fare da facchina ad una signora con un cane che era un pericolo pubblico, non era nella lista delle sue priorità. Tuttavia i toni di quello scambio non potevano restare goliardici per sempre e, quando l'amico rispose a quella sua domanda di fatto retorica, si trovò ad osservarne il profilo con aria pensosa. « Forse avrebbero potuto esserci. Anni fa. O fino a qualche mese fa. A detta di molti, le cose potevano essere fatte in maniera diversa. » Però non mi pare che sia stato fatto nulla finora, no? « E probabilmente ci avrei creduto anche io, se questi molti avessero fatto seguire le azioni alle loro parole. » Fece un basso versetto di assenso, come a dire che non ci fosse poi molto da aggiungere a quell'affermazione. Perché non c'era, a suo avviso. A nessuno piace la violenza. Una generalizzazione, quella, forse, ma la sentiva comunque vera. Se si escludevano le singole eccezioni, che poi non erano altro che casi clinici nonché individui pericolosi per la società, era naturale che nessuno volesse realmente una guerra. « Mi dispiace che tu abbia perso degli amici. Tutto ciò che possiamo fare è impegnarci affinché le persone che abbiamo perso non siano morte invano.» Emise un lungo sospiro. Sulle labbra aveva un sorriso gemello di quello dell'amico. In un certo senso era sollevata che l'approccio di Raiden alla questione fosse in qualche modo compatibile col proprio - Ava non sapeva davvero come affrontare quel discorso. Da un lato le sembrava superfluo scavare in quella ferita, dall'altro le pareva irrispettoso nei confronti della tragedia nella quale il giapponese in particolare e gli altri lycan in generale si erano trovati coinvolti. Non pensava che lui non l'avrebbe capita, tutt'altro, ma le risultava comunque come un'enorme mancanza di rispetto nei suoi confronti, soprattutto considerato che nessuno dei due avrebbe realmente saputo aiutare l'altro. Forse, un giorno, mi sentirò abbastanza coraggiosa da poterli ricordare senza essere sopraffatta dalla consapevolezza che non ci siano più - ma, chiaramente, non è questo il giorno. Perciò gli scoccò semplicemente uno sguardo grato. Si era sentita compresa e quella conversazione non era stata adornata di parole inutili. « Esatto. » Disse con semplicità. Possiamo solo rimboccarci le maniche; dobbiamo farlo. Glielo dobbiamo. « Nel breve termine? » A quella domanda rispose con un cenno affermativo del capo. Era tornata a guardare Raiden, in viso un'espressione nettamente più seria. Lei personalmente non credeva che il Ministero avrebbe attaccato il villaggio dal giorno alla notte, ma riteneva importante un confronto, in special modo se e quando questo avveniva con qualcuno come Raiden, del quale non soltanto si fidava a livello umano, ma che aveva molta più esperienza diretta di lei in materia. « Non credo. Lo Stato inglese ha comunque subito un grosso colpo, quindi avranno bisogno di tempo per riorganizzarsi e dare risposte ai propri cittadini. Senza contare che questo è il momento in cui tutti abbiamo la guardia più alta, quindi sarebbe davvero poco saggio da parte loro. Ma non mi aspetto di certo che questa sorta di tregua duri troppo a lungo. Che si tratti di un attacco vero o proprio o di qualcosa di diverso, prima o poi il Ministero si muoverà - anche solo per non dare un'impressione di debolezza.» Immagazzinò quelle informazioni a schiena dritta. Forse ad un occhio esterno sarebbe potuta apparire distratta - stava giocherellando con l'involucro della barretta mangiata precedentemente, ancora in silenzio. In realtà era solo impegnata a digerire quanto appena ascoltato. « Suppongo non ci sia nulla di giusto che possono fare, ora come ora. Non agli occhi dell'opinione pubblica. E devono comunque tentare di non perderne il consenso in toto. » Questa era un'ovvietà. Non tanto perché una mossa tattica intelligente non fosse possibile, ma perché come poteva, il Ministero, giustificare l'aver perso nientemeno che Hogwarts ed i territori circostanti? O meglio - potrebbero anche giustificarlo, il problema sta nel fatto che la gente, in queste situazioni, pensa col cuore. Praticamente devono trovare il modo di uscirne non tanto puliti, quanto almeno non sporchi da capo a piedi. « Per ora ci affidiamo al lavoro delle diplomazie, quanto meno per assicurare a tutti quanti la propria fetta di normalità. Ma ecco, ovviamente nessuno si aspetta che la cosa finisca qui. » Ricacciata una ciocca sfuggita alla coda di cavallo dietro l'orecchio con la mano libera, rifletté anche su quelle parole del giapponese. Di ragione aveva ragione, almeno secondo il suo modesto parere. E, forse perché di base non era una di quelle persone che parlavano tanto per farlo, evitò di commentare. Non aveva un vero contributo da dare su quel fronte che non fosse, per l'appunto, dire di trovarsi d'accordo, ma era sicura di trovarsi di fronte ad un qualcuno perfettamente in grado di capirlo anche senza che lei facesse niente. « In generale è comunque importante rimanere vigili.. un po' su tutti i fronti. Non sappiamo come il Ministero potrebbe muoversi, e allo stesso tempo la minaccia delle Logge è una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere quando meno ce l'aspettiamo. Su quest'ultima, per quel che ne sappiamo, potrebbe già essere troppo tardi. » La soglia dell'attenzione della mora si alzò di nuovo ai suoi picchi mentre il ricordo tornava all'assemblea che aveva seguito la presa del Castello. Di nuovo, storse il naso al pensiero, rendendosi conto che chi aveva sentito il bisogno di esprimere la propria opinione con toni accesi quella sera, probabilmente non si era neppure preso il tempo di pensare a quanto quella fosse in contrasto con le intenzioni reali delle persone che quella stessa assemblea l'avevano indetta. E forse, se invece di partire in quarta e puntare il dito ci si fosse preoccupati di intavolare una discussione un minimo civile, queste cose sarebbero state chiarite. Tuttavia era inutile fossilizzarcisi - non aveva a disposizione una Giratempo, e nemmeno le capacità di evocare dal nulla un desiderio di collaborazione in chi non ne aveva di suo. « Dobbiamo seriamente prepararci a questa eventualità. Molti hanno preso sottogamba la riattivazione del branco e dei sin eater, e questo atteggiamento sconsiderato mette primariamente in pericolo quella maggioranza che non ha strumenti per difendersi. Alle guerre umane potrà pure pensarci chi vuole e chi ne ha le capacità, ma per il resto c'è bisogno di tutti se vogliamo evitare la carneficina del passato. È per questo che siamo qui, è questo il vero obiettivo. E onestamente non so dire per quale ragione il Ministero abbia fatto di tutto per non proteggere i propri cittadini dalla minaccia più terribile che ci sia. E lo sapevo. Loro lo sanno, che gli Strumenti Mortali non sono più nell'Ufficio Misteri.» A quelle parole inspirò rumorosamente, chiaro segno che le parole di lui le avessero dato su che riflettere. Tamburellò le dita sulle ginocchia ad un ritmo rapido e regolare, nel tentativo, forse, di fare ordine tra i concetti per non esprimere un'opinione del tutto sterile. « Non lo so. » Vorrei davvero averle anche io certe risposte, ma non ne ho neppure mezza. « Interesse personale? Paura di perdere la poltrona? Volontà di far finta di nulla finché non ci si trova qualche mostro infernale attaccato nuovamente al culo nel senso stretto del termine? » Si strinse nelle spalle, sottolineando quanto ai suoi occhi tutte quelle opzioni, che aveva espresso in tono teso ma non polemico, fossero comunque una più assurda dell'altra. Eppure le pareva inutile quanto frustrante soffermarsi a riflettere sulle ragioni che muovevano persone che non avrebbe mai compreso comunque. « Trovo comunque paradossali tante cose fatte dai Minerva, non sarebbe nemmeno la prima volta che mi trovo confusa. » Il Club di Corpo a Corpo era un esempio nel piccolo, eppure l'americana non aveva potuto fare a meno di notare il controsenso - ci hanno difesi dalle minacce di noi stessi come se un livido o un occhio nero potessero fare più danni di un Demogorgone. Nella pratica sembrava avessero contato la fiaba della buonanotte al bambino di turno dopo aver tirato le tende, ben consapevoli che fuori dalla finestra ci fosse un drago, ma senza farne parola con nessuno per non creare allarmismi. È solo che a volte dare l'allarme è utile. Se anche non si fosse voluta divulgare la notizia per dubbio sulla sua veridicità, sarebbe stato sufficiente tentare di collaborare con Inverness e permettere a chi di dovere di preparare la gente un po' alla volta. « Quindi l'obiettivo è dare la possibilità a tutti di difendersi da questa minaccia. Immagino non si tratti solo di picchiare duro i demogorgoni. » Sorrise, forse per stemperare un po' i toni cupi del loro discorso, senza che il suo sguardo perdesse tuttavia nemmeno un briciolo della serietà che lo caratterizzava. « Mi dispiace molto. » Disse quindi con la sua caratteristica sincerità, inclinando appena la testa di lato nel ricercare lo sguardo dell'amico. « Che si sia arrivati a questo punto non semplifica le cose per nessuno. Senza contare che, come dicevi, non si capisce quanto tempo ci sia effettivamente. » Le venne spontaneo alzare gli occhi al cielo all'assurdità di tutta quella situazione, non ci mise molto tuttavia a riprendere la parola. « Mmmh.. immagino che alla maggioranza » E qui si indicò con un mezzo sorriso divertito « toccherà rimboccarsi le maniche in più di un senso. » Le venne comunque piuttosto naturale aggiungere: « Il lato positivo è che stavolta si conosce almeno un po' il nemico, no? » Magari brancoliamo ancora nel buio, ma con una torcia. Nel mondo ideale della Davis, di fronte ad una minaccia così grossa, si creava il gruppo coeso di cui prima, almeno di fronte ad un pericolo tanto palese. Eppure, ad occhio e croce, anche solo per come il Progetto Minerva si era mosso, questa cosa del mondo e delle persone migliori, si reggeva in piedi come un tavolo a tre gambe. « Anche per questo proprio Hogwarts, vero? » Inarcò le sopracciglia, scoccando all'amico un'occhiata carica di significato - se gli adulti possono rispondere della propria ignavia, non è altrettanto giusto che lo facciano anche coloro i quali ancora non hanno gli strumenti per avere un pensiero proprio. Loro vanno protetti. Educati. « Sai, sono rimasta perché c'è una convinzione che non mi leverà mai nessuno. » Disse ad un certo punto, allungandosi a prendere la bottiglietta d'acqua. La stappò e ne prese un piccolo sorso. « Se non ti sporchi mai le mani, poi è inutile lamentarti che questa o quell'altra cosa non sia andata come vuoi tu. » Perché tu, di fatto, le mani non le hai messe da nessuna parte. In quel contesto in particolare, dopo aver toccato anche l'argomento della perdita di Matt e Paul, si trovava ancora più convinta che la scelta più giusta non sempre fosse quella popolare, e non sempre era quella più semplice. Però è importante fare la cosa che si crede giusta perché altrimenti si contribuisce passivamente al suo esatto contrario. « Non ti nascondo di avere paura. » Per mia sorella, i miei genitori, un po' anche per me stessa. « Però preferisco avere paura qui che non di là. In mezzo a persone in cui credo, che scelgono di dirmi la verità in faccia perché io mi mobiliti affinché altri, dopo di me, non ne abbiano. » Fece una piccola pausa che impiegò per rimettere il tappo alla bottiglietta. « In generale come vedi la situazione? » Si riferiva alla gente, a quei più sovracitati, e all'umore generale nell'aria. Stava cercando di captare lo spirito attraverso Raiden, il quale forse aveva avuto più contatti di lei con gli altri. Siamo un insieme affiatato o folli allo sbando?


    Edited by no pressure‚ - 30/4/2022, 04:38
     
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4 replies since 10/4/2022, 02:14   506 views
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