See with new sight into the night

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    a curse of asphalt

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    Sotto il pesante lampadario di cristallo e la coltre di opulenza nella suite di un albergo fin troppo costoso di Londra, nessuno dei presenti avrebbe mai potuto immaginare che qualcosa in quella giornata avrebbe preso una direzione talmente radicale da ribaltare le loro vite per sempre. Forse Seojoon avrebbe dovuto intuirlo proprio dal tintinnio del lampadario, o dai piccoli cerchi concentrici che incresparono il tè nella tazza. Troppo tardi comunque, ma pur sempre con un istante d'anticipo rispetto allo spalancarsi delle porte. Un rumore forte e secco, che fece sbattere le due ante di legno lavorato rivelando la presenza concitata di uomini in giacca e cravatta. Che succede? « Hogwarts e il Ministero sono sotto attacco. Dobbiamo muovervi in un posto sicuro. » Era successo tutto troppo velocemente. Gli uomini della sicurezza li avevano divisi e scortati in case diverse, ciascuna delle quali aveva una collocazione ignota persino agli stessi interessati. Era lì, in quella villetta fuori città, che Seojoon era rimasto per tutto il tempo - camminando in su e in giù per la stessa stanza fredda che non vedeva la presenza umana da sin troppo tempo. Aveva contato ogni singola crepa, più e più volte, assecondando la compulsione naturalmente scaturita dall'attacco ossessivo. Lo aveva fatto fin quando il secondo rumore di porta che si spalancava non lo aveva costretto a fermarsi sull'attenti, rivolgendo un inchino alla figura paterna. Ci aveva messo poco ad arrivare, ma d'altronde non si aspettava diversamente. Sapeva che sarebbe stato lì, non tanto per lui o per suo fratello, quanto per il fatto che quella alzata di cresta dei Ribelli gli avrebbe scombinato i piani. E conosceva bene il modo in cui suo padre reagiva quando cose del genere accadevano. « L'hanno presa. » « E il Ministero? » « Pensano che fosse un diversivo. » Annuì, muto. Ma comunque hanno preso il castello. E Hogsmeade. Il lavoro di anni.. spazzato via. Chiuse i pugni dietro la schiena, trattenendosi dal mostrare la propria frustrazione di fronte all'uomo. Avrebbe solo peggiorato le cose. Ma ho lavorato così tanto. Passo dopo passo. Giorno dopo giorno. Dall'istante in cui ho messo piede in questo paese dimenticato da Dio. « E tu che cazzo hai fatto, Seojoon? » Le dita del padre si strinsero sul colletto della sua camicia, strattonandolo con forza. « GUARDAMI IN FACCIA QUANDO TI PARLO! » Obbedì al comando, tuffando lo sguardo in quello paterno, incapace di rispondere a una domanda che non sapeva nemmeno cosa volesse dire. Che dovevo fare? Fermare una guerra con le mie sole mani? « Io non potevo prevederlo. » Capì che era la risposta sbagliata prima ancora di sentire il bruciore dello schiaffo sulla guancia. « Bugiardo! Sapevamo che sarebbe successo. Era solo questione di quando e di come. » Lo strattonò ancora una volta, portandolo così vicino al suo viso da percepire il suo pesante sguardo adirato come se fosse un'entità fisica che gli si appiccicava addosso. « I tuoi occhi e le tue orecchie dov'erano quando servivano? » sibilò, soffiandogli sul viso. « Non sei qui per spendere i miei soldi in puttane, Seojoon. » « Contrasteremo questa minaccia da fuori. Gli Stati democratici saranno dalla nostra e molte persone non vorranno stare ai termini di que- » Non riuscì a finire la frase che un altro schiaffo gli planò dritto sulla guancia opposta. « ALLORA NON CI SIAMO CAPITI! TU NON HAI PIU' DIRITTO DI PAROLA! » Lo rilasciò con forza, spingendolo all'indietro. « Ho già parlato con chi di dovere. Cosa che avresti dovuto fare tu tempo fa. Ci servi dentro. » Sentì il cuore sprofondargli nello stomaco. « Non si fideranno mai di me. » « È un tuo problema. Qualcuno deve stare lì dentro e tu.. hai il tuo piccolo segreto, non ricordi? » Lo sguardo eloquente del padre lasciava poco spazio all'interpretazione. Poche persone sapevano della sua natura - del fatto che fosse un sin eater. Ma anche lì, l'ostacolo era evidente. « Non sono attivo da anni. Non mi crederanno mai. » lo disse a bassa voce, guardandosi intorno con aria circospetta nel timore che qualcuno potesse sentirlo. « Non so cosa non ti sia chiaro di "è un tuo problema", Seojoon. Trova il modo. » « Padre.. » « E per l'amor di Dio tieni a bada quel cretino di tuo fratello prima che ci rovini ulteriormente. » Furono quelle le ultime parole che l'uomo gli rivolse prima di uscire di gran carriera dalla stanza, lasciandolo solo con se stesso e con il peso di una situazione che non sapeva come risolvere. Quindi adesso cosa? Dovrei trovare il modo di piegare persino la Loggia ai miei scopi? È questo che ci si aspetta da me? Che abbia il potere di ingannare una realtà superiore alla mia? Il suo sguardo cadde sulle mani tremanti di rabbia, frustrazione e paura. Lo avrebbero isolato - per forza di cose. Un Moon che sceglieva volontariamente di stare ad Inverness non era esattamente il tipo di cosa che potesse passare inosservata, sotto la coltre di silenzio. Il suo non era solo un incarico, ma anche una delle più squisite e raffinate punizioni paterne. Mosse un paio di passi lenti verso il caminetto, avvolgendo le dita intorno a un ferro. Il sibilo accompagnò il movimento di tirarlo fuori dall'appoggio, seguito dal rumore dei suoi passi lenti a cui solo il crepitio del fuoco faceva da sottofondo. Un attimo di stasi che ebbe giusto il tempo di un respiro prima di sfociare in un urlo. Il ferro stretto in entrambe le mani andò ad abbattersi violentemente contro il tavolo, più e più volte, sfogando la rabbia sul legno inerme. Nessuno della sicurezza osò entrare nella stanza. Lo lasciarono lì fin quando non fu lui ad uscire e chiedere con tono calmo di scortarlo a casa del fratello.
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    Nascose i palmi feriti dal ferro stretto troppo forte, affondandoli nelle tasche della giacca. Aveva accettato il proprio dovere, come sempre, consapevole del fatto che pure se avesse voluto fare altrimenti, lo scenario sarebbe stato di gran lunga peggiore. Ormai doveva andare fino in fondo. Ne andava della sua famiglia, del suo mondo, di tutto ciò che conosceva. Tutte cose che suo fratello non avrebbe mai potuto capire. Non lo ha capito in una vita intera, non sarà oggi il giorno in cui l'illuminazione lo colpirà sulla via di Damasco. Sotto un certo punto di vista lo invidiava. Se anche lui fosse nato per secondo, certe responsabilità e aspettative non sarebbero mai state calate su di lui. Avrebbe potuto fare quello che gli pareva, a patto che non fosse d'intralcio. Comoda la vita quando nessuno si aspetta un cazzo da te. Seonu era la faccia del menefreghismo - una posizione che Seojoon non conosceva affatto. Prese un respiro, bussando alla porta dell'appartamento in cui il fratello viveva e attendendo che questo aprisse. Ormai il sole era già calato sugli avvenimenti del giorno, lasciando la Londra magica ricoperta dalla nebbia e dal silenzio tombale di chi stava ancora cercando di dare un senso a quanto successo. Dalle luci accese oltre le finestre si intravedevano solo ombre simili a spettri. Ogni tanto qualcuno scostava le tendine per buttare un occhio guardingo alla strada, ma si ritraeva presto al primo sentore di vita. « Avrai sentito, immagino. » Fu così che esordì quando vide spuntare la figura del fratello dalla porta, attendendo sull'uscio l'invito ad entrare prima di varcare la soglia. Non avevano mai avuto un rapporto stretto, ma Seojoon poteva comunque dirsi sollevato dal fatto che Seonu non si fosse trovato nel campus al momento della battaglia. Coglione come sei, nel migliore dei casi avrei dovuto farti visita al San Mungo. « Nostro padre è in città. Non è contento. » Riteneva che fosse forse proprio quella, l'informazione più importante da dargli. L'effetto sorpresa non piace a nessuno quando si tratta di lui. Mosse alcuni passi nell'ambiente, osservando inespressivo il decoro prima di ruotare sui tacchi per puntare lo sguardo in quello del fratello. « Tornerò ad Hogsmeade nei prossimi giorni. Ho molti affari lì dentro e non intendo regalarli a nessuno. Forse si può trovare un modo per appianare la situazione, almeno in parte. Nessuno vuole o può permettersi una guerra. » Era la verità? Forse. In parte. Di certo Seojoon voleva che quell'intera situazione finisse il prima possibile per tornare alla propria vita. Si avvicinò alla finestra, estraendo il pacchetto di sigarette dalla tasca per accendersene una e sbuffare il primo tiro nell'aria fredda e umida della sera inglese. « Tu cosa hai intenzione di fare? »

     
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    L’ultima cosa che si ricordava tra tutto quello che era successo la sera prima erano le luci stroboscopiche della discoteca ed i visi delle persone accanto a lui che andavano in giù e in sù a ritmo della musica dei black eyed peas. Poi il vuoto, tranne che per qualche flash di un suo amico che lo caricava all’interno di un taxi per farlo tornare a casa. L'unico ah ah ah problema era che non c’era nessuno tra i suoi compagni che avesse così tanta resistenza all’alcool da restare lucido, ma soprattutto nessuno che sapesse dove abitasse a Londra, visto che Seonu aveva fatto il modo di tenere tutta la sua vita il più segreta possibile.
    Perciò, la mattina o il pomeriggio, a seconda dei punti di vista da cui una persona guardava l'orario, il ragazzo si svegliò con un mal di testa allucinante e confuso al punto da chiedersi dove fosse e come ci fosse arrivato, ma soprattutto chi doveva ringraziare per non essersi ritrovato svenuto per strada. Infatti, nonostante tutto, Seonu si era risvegliato nel suo amato letto, anche se completamente vestito, tranne che per le scarpe. Per essere più sicuro, inoltre, Ha-jun si tastò addosso, come per cercare di capire se gli mancasse un arto o se fosse ancora vivo e non avvolto tra le fiamme dell’inferno a bruciare per tutti i suoi peccati. Però, anche questa volta, il suo turno non era ancora arrivato, tanto che non aveva altro addosso se non un fiato pesante e la puzza di alcool misto a fumo, che lo tormentava e si espandeva per tutta la stanza. Per quanto riguarda il vomito, aveva un ricordo vago di un secchio accanto al letto. Infatti, era proprio lì, che aspettava di essere svuotato, o riempito nel caso in cui Ha-jun avesse deciso di dargli un'occhiata. Però, per alzarsi, decise il lato giusto del letto, per cui i suoi tanto amati calzini non finirono a contatto con nessuna sostanza molliccia, tanto che, senza sforzarsi troppo, diede una rapida occhiata alla sveglia, per capire che ore fossero. La risposta era: “davvero troppo tardi”, ma almeno quella mattina non aveva lezione ed aveva tutto il tempo del mondo per riprendersi dalla sbornia ed abituarsi alla luce del sole per non sembrare un vampiro.
    Quindi, tra grugniti e grattamenti di chiappa, Ha-jun si avviò verso il bagno e buttò giù una pillola magica, che aveva gli stessi effetti del moment, per cercare di farsi passare quel terribile mal di testa, prima di tuffarsi sotto la doccia e restarci almeno quaranta minuti, giusto per cercare di riprendersi e cominciare a pensare a quello che avrebbe dovuto fare quel pomeriggio. Sorrise, perché la risposta era la più perfetta che poteva aspettarsi: “un cazzo”. Seonu non aveva altro da fare se non restare in casa e rilassarsi a vedere un film, anche se avrebbe preferito andare a casa di così da raccontargli delle avventure della sera prima.
    Quindi, con queste prospettive, il ragazzo si avvolse nell’accappatoio più pacchiano esistente al mondo: tigrato e con le iniziali sul taschino sul petto, per poi flexare i muscoli davanti allo specchio, come se fosse l’uomo più bello del mondo. Peccato che ci mise poco per capire che il post sbornia non faceva bene neanche ai più fighi del pianeta, tanto che con sguardo imbronciato, si affrettò a farsi la barba e l’adorata skincare, per depurarsi da tutte le scorie del giorno prima, che sperava lasciassero il suo corpo il più velocemente possibile. Infatti, lasciò sul viso i dischetti per le occhiaie e la maschera all’argilla per poi avviarsi verso la cucina, in cui aveva l'idea di prendere degli integratori e farsi una sana colazione.
    “Alexis, playlist rap” (No, i maghi non hanno una gran fantasia)
    Affermò Seonu, prima di uscire dalla stanza, facendo partire una di quelle canzoni coreane che tanto andavano in voga al momento.
    Gli mise così tanta allegria che cominciò a ballare come uno scemo perché non si poteva definire in altri modi, tanto che, ancora in accappatoio, si slacciò la cintura per farla roteare a ritmo di musica.
    Come disse Julia Roberts in Pretty Woman, quando entrò nel negozio di vestiti per la seconda volta, dopo essere stata a far compere : "HUGE MISTAKE". Ma proprio gigantesco, il più grande mai fatto nella storia. Infatti, Ha-jun non appena sollevò la testa da terra si ritrovò davanti due energumeni e il solito damerino del padre, che ormai aveva visto un migliaio di volte.
    Il suo sorriso in tempo zero si trasformò in una smorfia, il sangue cominciò a scorrergli più velocemente nelle vene e le rughe di espressione del viso si fecero più marcate, tanto che Seonu cominciò ad essere dignitosamente incazzato ed anche piuttosto imbarazzato, il che lo rendeva ancora più furioso. Achille spostati proprio. “Alexis stop.”
    "Che ci fate in casa mia ?"
    Chiese il ragazzo con un tono di voce basso e minaccioso, che gli riusciva solo quando davvero c'era qualcosa che lo infastidiva. Proprio non capiva, che ci facevano i damerini di suo padre in casa sua? Non avevano fatto un accordo? Nessuno si sarebbe fatto presente fino alla fine del college, non doveva essere così ?
    "Dovete avere una bella spiegazione per tutto questo"
    Affermò Seonu, mentre chiudeva l’accappatoio con un nodo ben stretto, in modo che potesse sentirsi meno in imbarazzo e procedere col prendere le vitamine post sbornia che di sicuro l’avrebbero salvato da un pomeriggio di stanchezza e giramenti di testa. Inoltre, non poteva affrontare la sua maledettissima guardia del corpo, senza essere almeno un po’ lucido. Però, ormai, aveva fatto le sue domande e le risposte sicuramente sarebbero state più difficili da assimilare, visto che Ha-jun era ancora ad occhi semichiusi, per la troppa luce che stava illuminando la stanza.
    “Il mondo magico dell’Inghilterra sta subendo un attacco ad Hogsmeade ed ad Hogwarts, tanto che, ormai, a quest’ora dovrebbero essere già state prese.” proferì l’uomo in giacca e cravatta seduto sulla poltrona, mentre puliva le lenti dei suoi occhiali con il fazzoletto da taschino, senza degnare d'uno sguardo Seonu. Ormai, il ragazzo era abituato a quel modo di fare totalmente apatico e distaccato nei suoi confronti. Non che si comportassero differentemente con gli altri componenti della famiglia, ma con lui avevano sempre un tono più seccato e freddo adatto solo alla vera pecora nera della famiglia Moon.
    “Il Signor Moon” ah, ero convinto che c’entrasse quel vecchio maledetto. “ha deciso che, per la sua sicurezza, dobbiamo rimanere qui finché le acque non si calmeranno.”
    Come se a voi fregasse qualcosa di cosa potrebbe succedermi. Pensò, sfoderando un sorriso sarcastico, mentre con la sua velocità da bradipo andò a prendere il cellulare in carica nel salotto per vedere le ultime notizie. L’ansia cominciò a prendere il sopravvento, vedendo tutti i messaggi delle ultime tre ore delle persone che gli stavano chiedendo se stesse bene, ed il solo pensiero che degli studenti, e quindi anche i suoi amici, fossero rimasti intrappolati in quella guerra, gli diede una di quelle botte di vita, che le vitamine ormai non gli sarebbero più servite a niente.
    A quel punto Seonu capì perfettamente perché suo padre volesse davvero avere i suoi tirapiedi accanto a lui: per non fargli fare cose avventate e fin troppo stupide, che mettessero a repentaglio gli affari di famiglia. Se avesse potuto disfarsi di quel cognome, Ha-jun in quel momento lo avrebbe di certo preferito. Però, sembrava dovesse occuparsi di ben altro, visto che sentì una presenza farsi spazio all'interno della sua mente. Per Merlino, quanto lo odiava. Seonu provò a respingere quella sensazione, ma la sua mente era troppo debole in quel momento e, anche se continuò a far arretrare il suo visitatore, di sicuro era entrato a conoscenza dei suoi pensieri.
    “Ok, ora mi avete rotto i coglioni. Chi è stato?”
    Chiese furioso il ragazzo, andando a prendere la bacchetta, ma nessuno si mosse o proferì parola, se non per l’uomo seduto sulla poltrona, che gli disse “Non so di cosa lei stia parlando, signorino Moon”.
    Il che lo rese ancora più furibondo, visto che evidentemente lo credevano uno scemo che non sapeva riconoscere i giochetti di suo padre, o quando qualcuno stava palesemente cercando di controllarlo a distanza. Se avessero lanciato una maledizione imperius, forse avrebbero fatto meglio, perché almeno non avrebbe potuto interferire. Perciò, proprio nel momento in cui stava per scatenare tutta la sua furia su di loro, per fortuna, qualcuno bussò alla porta, interrompendolo, perché, ammettiamolo, non avrebbe potuto vincere contro tre persone che probabilmente erano anche auror ben addestrati.
    Quindi, l’uomo, profumatamente pagato da suo padre, andò ad aprire la porta ed anche quando capì che era di fronte al fratello maggiore dei Moon non si scompose, ma cominciò a fargli domande personali per essere certo che fosse davvero lui, o se fosse qualcuno sotto pozione polisucco. Almeno questa parte è divertente.
    “Cosa ti diede tua madre quando partisti per la prima volta verso l’America?”
    “Tuo padre cosa ti disse prima di venire in Inghilterra?”

    Ma a cosa sto assistendo di preciso? Si chiese tra sé Seonu, mentre prendeva posizione sul divano, aspettando che il fratello potesse entrare dopo aver risposto correttamente alle domande. Però, doveva ammettere, che questa cosa di essere in un posto in cui Seojoon non poteva entrare lo faceva sentire stranamente bene.
    “Mi hanno informato.” Affermò Seonu serio, guardandosi intorno come per chiedergli se lui invece fosse informato dei due energumeni e di mister simpatia alla porta, mentre, che lui si trovasse o meno al campus non era esattamente un suo problema, perché tanto era sicuro che sarebbero accorsi tutti i tirapiedi di suo padre a salvargli la pelle. Inoltre, Ha-jun era dell’idea che gli avrebbe fatto bene un po’ di cambiamenti nella sua vita noiosa e monotona da manichino in cui era intrappolato.
    “Ah, allora c’è anche il vecchio, non mi aspettavo che si sarebbe fatto vivo, devo essere sincero.” Commentò sarcasticamente Seonu con una punta di disprezzo, per poi aggiungere. “Beh… effettivamente in una situazione del genere, però, deve essere preoccupato per i suoi affari. Deve essere dura, quanto mi dispiace.”
    “E te fratello, non mi dire che l’hai deluso…ooooh, mannaggia, deve essere un bel problema, non sei più perfetto? Ti hanno tolto la carica?”
    Continuò a stuzzicarlo, cercando allo stesso tempo di non superare la linea di sicurezza, anche se, visto come reagiva, non avrebbe avuto problemi a continuare. Per Seonu era sempre un piacere vederlo in difficoltà, cosa che accadeva davvero raramente purtroppo, e provare ad offenderlo ormai era diventata quasi una sfida, visto che non voleva essere banale. Forse, avrebbe dovuto scrivere il libro: “Offese fantastiche e dove trovarle”, altro che Newt Scamander.
    “Sinceramente ancora non c’ho pensato, ma credo di andare anche io ad Hogsmeade, nella speranza che questi ragazzoni siano discreti e che si tengano a distanza. Vero, soldati?”
    La situazione era davvero sul filo del rasoio, ma soprattutto la sua copertura ed il patto con suo padre sembravano sul punto di crollare come un castello di carte. Se anche solo si fossero avvicinati, probabilmente, tutti avrebbero capito che alla fine non era una persona qualunque e questo non poteva davvero permetterlo, non ora che era riuscito a farsi degli amici con le sue sole forze e trovare una ragazza che stava cercando di respingerlo solo per i suoi modi di fare. E se avessero cambiato idea solo perché era un Chaebol? Alcuni si sarebbero potuti allontanare, magari proprio i suoi grandi amici. Non poteva permetterlo. Però, Seonu non avrebbe escogitato un piano per andarsene proprio in quel preciso momento, sarebbe stato fin troppo da stupidi, visto che il legilimens, che era nella stanza, avrebbe potuto ricominciare a fare i suoi giochetti e leggergli la mente. Per cui, Ha-jun si sarebbe limitato a fare una delle domande più ovvie, anche se davvero non aveva idea del perché il fratello fosse venuto a fargli visita, visto che di solito si vedevano solo qualche volta all’interno dei corridoi del castello e nulla di più.
    “Insomma, dimmi, perché sei davvero qui, Hyung? Almeno tu una spiegazione puoi darmela, non è vero? Loro non parlano troppo.”
    Chiese il ragazzo, mentre si alzava dalla poltrona per andare almeno a togliersi la maschera, così da sembrare leggermente più presentabile. Non che cambiasse molto, visto l’accappatoio tigrato, ma di sicuro non si sarebbe andato a cambiare per mettersi uno smoking, come i presenti.
    Solo dopo, Seonu, cominciò a rispondere ai messaggi, cercando di capire dove fossero finiti i suoi amici ma soprattutto Ava, visto che era sicuro si trovasse in mezzo alla mischia a farsi tirare incantesimi addosso. Quell’incosciente, non pensa mai a sé stessa. Dove sarà finita?.

     
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    « Ah, allora c’è anche il vecchio, non mi aspettavo che si sarebbe fatto vivo, devo essere sincero. Beh… effettivamente in una situazione del genere, però, deve essere preoccupato per i suoi affari. Deve essere dura, quanto mi dispiace. » Non commentò il sarcasmo di Seonu, verso cui aveva imparato ad essere insofferente ormai da tempo. Per te è tutto un gioco, non è vero? Fai quello che ti pare, dici quello che ti pare, vivi tranquillo nel tuo appartamentino a Londra come se nulla di tutto questo ti riguardasse. E la cosa più assurda è che sei davvero convinto che non ti riguardi - che in ogni caso te la caveresti. Ma la verità, caro fratello, è che né io né te siamo nulla senza il cognome che abbiamo e ciò che esso ci porta. Prese un tiro di sigaretta, osservando fuori dalla finestra la nebbia che si addensava sulla strada deserta. « E te fratello, non mi dire che l’hai deluso…ooooh, mannaggia, deve essere un bel problema, non sei più perfetto? Ti hanno tolto la carica? » Alzò gli occhi al cielo, senza neanche prendersi il disturbo di voltarsi per vedere l'espressione del fratello - che già sapeva essere tanto insolente quanto lui. « Sei proprio un Moon, in fin dei conti, se pensi alla famiglia anche alla luce di uno sconvolgimento di questa portata. » Sbuffò una nuvoletta di fumo fuori dalla finestra, puntellandovisi con i gomiti per voltarsi appena in direzione del fratello e scrutarlo con un sopracciglio inarcato. « Essere il tuo primo pensiero mi lusinga, ma forse mi lusingherebbe di più se prendessi una birra dal frigo. » Fece una pausa, stringendosi leggermente nelle spalle. « Non ti chiedo nulla di più sofisticato. Non mi aspetto di trovarlo qui dentro. » In realtà il fatto che Seonu si dedicasse ad uscite di spirito non lo sorprendeva più di tanto. Seojoon aveva sempre pensato che la ribellione del fratello fosse dovuta più al suo ego che ad altro e dunque non trovava affatto innaturale una simile reazione da parte sua. Tu hai sempre spalato tanta merda sulla nostra famiglia, ma in realtà non sei molto diverso da noi. Tutte queste scelte.. cosa sono se non un capriccio che ti è stato permesso in virtù del privilegio di cui godi? L'unica differenza tra me e te, è che papà non ha mai calato su di te le stesse aspettative, e dunque ti asseconda.. perché fai meno danni così. Se Seonu fosse veramente libero, questo era però tutta un'altra storia. La sua libertà, agli occhi di Seojoon, altro non era se non una questione di prospettiva e, per gran parte, un illusione. Spezzare quell'incantesimo, però, non era un suo interesse.
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    « Sinceramente ancora non c’ho pensato, ma credo di andare anche io ad Hogsmeade, nella speranza che questi ragazzoni siano discreti e che si tengano a distanza. Vero, soldati? » Scoccò un'occhiata veloce e inespressiva alle guardie del corpo, che prevedibilmente non dissero né fecero nulla. A volte Seojoon si ritrovava addirittura a chiedersi se fossero o meno esseri senzienti. Ma d'altronde non venivano pagati per chiacchierare o intrattenerlo. Si voltò quindi nuovamente in direzione del fratello, annuendo piano. In realtà non sapeva se quella sua decisione fosse un bene o un male; di certo gli dava la possibilità di averlo vicino - e dunque di poterlo tenere d'occhio - ma allo stesso tempo non poteva prevedere quali fossero le motivazioni di Seonu per tornare al villaggio. Aveva intenzione di prendere le parti di quella banda di terroristi? Oppure, semplicemente, stava cercando un modo per tenersi alla larga dal raggio d'azione paterno? Come se fosse possibile - si ritrovò ad aggiungere mentalmente mentre prendeva un altro tiro di sigaretta. « Insomma, dimmi, perché sei davvero qui, Hyung? Almeno tu una spiegazione puoi darmela, non è vero? Loro non parlano troppo. » Aspirò un ultimo tiro, gettando poi il mozzicone fuori dal davanzale e chiudendo la finestra per non far entrare troppa umidità. Raggiunse dunque una delle poltrone, lisciandosi i pantaloni sulle gambe mentre prendeva posto a sedere, in attesa che il fratello tornasse dal completamento della sua skincare. Quando incrociò nuovamente lo sguardo, si strinse semplicemente nelle spalle, stendendo le labbra in un sorriso senz'anima. « Penso che sia piuttosto normale, accertarmi delle tue condizioni. Non trovi? Per quel che ne sapevo potevi tranquillamente essere morto sotto uno dei crolli di Hogsmeade o aver fatto qualche stronzata. » Inarcò un sopracciglio, scoccandogli uno sguardo eloquente. Non sarebbe la prima volta, vero? Non vedendo la birra richiesta da nessuna parte, Seojoon decise di alzarsi, tirando un sospiro per raggiungere da sé il frigo del fratello e tirarne fuori due bottiglie. Le stappò velocemente, senza neanche curarsi di versarle in due bicchieri. Tornato dunque alla propria postazione allungò una delle bottiglie al fratello, prendendo immediatamente dopo un sorso della propria. « Insomma, che ti piaccia o meno sei pur sempre un Moon. Quello che scegli di fare potrebbe avere conseguenze anche sul resto di noi. Per questo volevo sapere quali intenzioni avessi. » Fissò il fratello negli occhi per diversi istanti, lanciando poi un'occhiata veloce agli scagnozzi presenti nella stanza, che indicò con un cenno noncurante della mano. « Di loro non ti devi preoccupare. Dubito fortemente che ci seguiranno. » D'altronde, portarsi dietro delle guardie del corpo era un rischio troppo grosso da correre se il compito a lui affidato era quello di ottenere la fiducia di Inverness. È un po' difficile fidarsi di qualcuno che si porta sempre i picchiatori appresso. Specialmente uno con il mio passato. Prese un sorso di birra, tornando con lo sguardo al fratello. « Non dovrai preoccuparti neanche di me, se è per questo. Tra di noi le cose rimarranno esattamente come sono state fino ad ora. » Fece una pausa, sciabolando le sopracciglia ironicamente. « Non ti farò fare brutta figura con i tuoi amichetti, tranquillo. » Sia mai che scoprano che stai solo fingendo di fare l'uomo del popolo. « Però mi sembra lecito chiederti lo stesso. Io ho comunque degli affari ad Hogsmeade, e gradirei se ne rimanessi fuori come hai fatto fino ad ora. Io non infastidisco te e tu non infastidisci me. Mi sembra un buon compromesso, no? » Non c'era nulla di diverso rispetto al mondo in cui si erano comportati fino ad ora - come due estranei, appunto. Eppure, in circostanze come quella, gli sembrava giusto rimarcare il concetto. Portandosi la bottiglia alle labbra, tamburellò le dita sul bracciolo della poltrona, schioccando poi la lingua sul palato per rivolgersi nuovamente al fratello. « In quanto a cose più pratiche: sai già quando tornare e, soprattutto, hai un posto in cui stare? » Perché in fin dei conti, Seojoon sapeva davvero poco della vita del fratello. Conosceva quella sua casa a Londra, ma non aveva la minima idea di altre sue possibili abitazioni più vicine al campus. « Se hai una casa lì, dovresti anche controllarne le condizioni, sai? Da quel che ho sentito, una buona parte del villaggio è stata severamente danneggiata. »

     
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