Senza chiedere permesso

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    705
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Il minivan proseguiva spedito lungo il tragitto di strada privo di sovrastrutture. Dopo quasi cinquecento miglia di viaggio, arrivare finalmente nel territorio più libero dal traffico, selvaggio e pittoresco delle Highlands, aiutò la giovane Cousland ad entrare in uno stato di quiete sempre maggiore. Se qualche mese prima qualcuno le avesse predetto che, di punto in bianco, una sera di Marzo avrebbe messo in atto quella fuga con Derek, quasi certamente anziché scoppiare in una di quelle risate colme d'ilarità e sarcasmo, Maeve avrebbe ideato con maggiore cura quel piano di evasione repentina. Aveva sempre pensato di avere più tempo e invece, nel giro di nemmeno due giorni, il mondo aveva subito un brusco arresto; senza nessun tipo di preavviso o segnale, tutto ciò che fino a quel momento per lei veniva considerata normalità, sarebbe stata sottoposta a dei cambiamenti che per la prima volta esulavano dal suo pieno controllo. Con l'occupazione da parte di Inverness e l'inevitabile controffensiva che presto il Ministero della Magia avrebbe attuato, tutto ciò sul quale le era stata lasciata scelta era decidere da che parte schierarsi. Ma, anche sotto quel punto di vista, la conclusione di quegli eventi era stata dettata più dal fatto di quanto lei e l'Hamilton conoscessero della situazione attuale con le Logge, rispetto ad un vero e proprio volere. Di sostenere i Ribelli ed i Lycan, a Maeve non era mai interessato personalmente. Poteva anche condividerne alcune ideologie e reputare alla stregua delle persecuzioni razziali tutto ciò che avevano dovuto subire negli anni... ma, dalle notizie che avevano iniziato a trapelare alla radio, approvava ancor meno l'approccio utilizzato dai lupi per giungere a quel punto di non ritorno contro il Progetto Minerva. Non si soffermò ad etichettare quelle azioni come giuste o sbagliate, né la Corvonero si perdeva in preconcetti convenzionali di chi rappresentasse la parte buona o cattiva in quella guerra; esistevano diversi punti di vista e sfumature, sfaccettature che rendevano quegli argomenti molto più complessi, con un distinguo sottile e mai netto. Ed ecco spiegato uno dei motivi principali per cui, Maeve e Derek, avevano tirato su quel piano criminale di diserzione dai doveri familiari: non gli avrebbero mai permesso, di fare quel passo azzardato in direzione di Inverness, mandando in fumo tutto l'operato pubblico di quegli ultimi anni. I due ragazzi avevano studiato i movimenti quasi al millimetro, nel poco tempo che avevano avuto, partendo dalla fuga dalla residenza degli Hamilton Senior senza destare sospetti. In quello erano ormai piuttosto bravi. Dopodiché, era toccato raggiungere con non poche difficoltà Diagon Alley, per recarsi alla Gringott e prelevare quanto fosse stato possibile in vista della partenza imminente. Fino a quel punto, mantenere il programma senza grossi stravolgimenti, si era rivelato semplice. Una volta giunti in banca prima della chiusura, apprendere come già pronosticato da Derek che non fossero gli unici ad avere avuto la brillante idea di correre a salvaguardare i propri risparmi, aveva quasi fatto perdere la pazienza alla rossa - soprattutto per l'assurda fila che aveva dovuto rispettare, prima di poter aver accesso alla propria camera blindata. Il suo cognome non l'aveva resa granché sospetta agli occhi dei folletti e, per una volta, era stata grata ai Cousland ed il loro essere apertamente dalla parte del Ministero. Ciò aveva reso lei e il moro come dei normali rampolli che correvano ai ripari, prelevando una parte del proprio fondo fiduciario, in preda all'isteria generale ed il timore di un imminente blocco monetario in vista di una possibile guerra. Un movente che aveva perseguito senza grossi problemi e che aveva fatto proseguire il piano verso la fase successiva: noleggiare un'automobile babbana, per arrivare ad Hogsmeade con l'unico mezzo insospettabile che potevano permettersi. Londra era troppo distante, per poter provare anche solo a smaterializzarsi a più riprese, fino al villaggio; le Passaporte, ministeriali o meno, non erano state neanche prese in considerazione dai due; lo stesso poteva dirsi della Metropolvere. Il traffico magico era sicuramente finito sotto stretto controllo e la scelta di un veicolo non magico sicuro, per non attirare l'attenzione, era ricaduta su un comodo camper compatto. Compatto, perché nonostante Maeve fosse stata attirata dall'idea di affittarne uno più accessoriato, era già entrata nell'ottica del risparmio - ma soprattutto era consapevole che, da neopatentata, sarebbe stato troppo complesso per lei guidare un mezzo del genere. Una volta in strada, si era più volte data il cambio con Derek, per poi cedere almeno un minimo alla stanchezza di quella giornata interminabile. Si era raggomitolata nel posto del passeggero, cercando di tenere compagnia al ragazzo e non addormentarsi, riempiendo a volte gli spazi vuoti col suo essere propositiva ed altre semplicemente lasciando regnare il silenzio necessario ad entrambi. Col buio, non aveva voluto lasciarlo comunque solo al volante, anche se una volta imboccata la lunghissima autostrada aveva spesso socchiuso le palpebre smettendo di parlare. « Non sto dormendo, sto solo riposando gli occhi. » Aveva di continuo pungolato l'Hamilton, ridacchiando e sdrammatizzando a più riprese com'era solita fare per stemperare la tensione. Per qualche ora, era perfino riuscita a far sembrare quel viaggio come una vera e propria avventura On the Road, inventandosi giochetti leggeri per far passare il tempo più facilmente e canticchiando canzoni anni '80 - coinvolgendo suo malgrado il moro. Questo, prima che l'atmosfera si facesse più pesante di quanto già non fosse. Mentre erano fermi ad una zona di servizio immersa nel nulla, per evitare d'essere rintracciata da chicchessia aveva acceso soltanto per pochi minuti il cellulare, esclusivamente per controllare se Caél si fosse deciso a farsi vivo. La comunicazione le era invece arrivata da dei messaggi di zia Penelope, che non era riuscita a rintracciarla fino a notte fonda. Erano entrambi finiti al San Mungo, Caél e Penny, dopo essere rimasti coinvolti in una rappresaglia al campus. Non erano gravi, né in pericolo di vita, ma nonostante la preoccupazione la rossa aveva all'istante escluso dalle ipotesi quella di recarsi all'Ospedale e gettare al vento l'intero programma mentre era a metà percorso. Che avesse accusato il colpo, non cercò neanche di nasconderlo, né tuttavia si perse in pianti melodrammatici. D'altronde, esistono diversi modi con i quali si affrontano le emozioni negative. Ci sono strategie di gestione decisamente grezze, come il reagire agli eventi in maniera pressoché automatica e inconsapevole, tramite pianti isterici e crisi senza controllo; e altre più raffinate, ad esempio rivalutando gli avvenimenti negativi e rispondendo ad essi in maniera più consapevole e funzionale. Se molti facevano parte della categoria di reazioni semplici ed istintive, tendendo ad agire come reazione a ciò che viene provato, Maeve apparteneva al gruppo opposto: sostanzialmente, riconosceva l’emozione negativa, ma cercava in tutti i modi di inibirla. Anziché reagire acriticamente, rivalutava quello che le stava succedendo, provando di per sé a ridurre l’intensità stessa dell’emozione, imparando a gestirla al meglio per non mostrarsi debole. E funzionava anche, nella maggior parte delle occasioni. C'era solo un difetto, alla base di quell'approccio: prima o poi, a furia di sopprimere e rivalutare con maturità, sarebbe esplosa.
    ezgif-1-79e9a8ec55
    Non era questo il caso, forse. Si convinse che Caél fosse in gamba, se la sarebbe cavata e l'avrebbe raggiunta dopo quei pochi giorni di convalescenza. Se l'era ripetuto più volte, che fosse stata la scelta più saggia e che il fratello avrebbe compreso le sue decisioni. Se uno qualsiasi dei Cousland fosse stato presente al San Mungo, le avrebbe per di più impedito di scappare nuovamente con Derek. Erano andati via senza chiedere il permesso a nessuno, e così avevano proseguito lungo quel percorso. Da un lato però, quella scelta mise Maeve di fronte all'evidenza dei fatti: nell'ottica generale, per quanto volesse bene a Cay, quella fuga con Derek aveva avuto la priorità assoluta su tutto. Non serve neanche pormi la domanda. Se ci fosse stato Derek al suo posto... Oltre a non riuscire neanche ad immaginarlo, so che sarebbe stato diverso. È una consapevolezza orribile da prendere, Maevey. Ma Caél... capirà. Esattamente come Saw. Anche se fossi corsa al San Mungo, cosa avrei potuto fare, senza nemmeno poterlo vedere? Starmene lì a crucciarmi?
    Soltanto dopo più di cinquecentosessanta miglia, con l'alba superata da un paio d'ore, giunsero finalmente in prossimità del villaggio. Riconoscere a distanza, la sagoma di Hogsmeade nel chiarore mattutino, fece ridestare del tutto la rossa che stiracchiandosi sul sedile e strofinandosi gli occhi, si portò seduta composta mentre tiracchiava la cintura di sicurezza fastidiosa. « Questa sarà una di quelle avventure che, quando la racconteremo nelle nostre biografie, renderemo incredibilmente avventurosa e pericolosa, soprattutto per la mia intensissima guida da pilota professionista. Omettiamo i dettagli hot, chiaramente. Quelli teniamoceli sempre e solo per noi. » con la voce venata da un certo sarcasmo, allungò una mano per stuzzicare Derek accarezzandogli un braccio, poggiando la testa contro la sua spalla senza distrarlo troppo dalla guida. Il motivo del loro viaggio, faceva perdere di reale frivolezza a ognuna di quelle battutine, ma lei voleva lo stesso tentare d'alleggerire gli stati d'animo. Che la situazione fosse ancora tesa, non serviva esporlo ad alta voce o continuare a rimarcarlo all'infinito. Ne ebbero una prova evidente, dall'intervento di alcune guardie appostate proprio al limitare del paese, non appena imboccarono la strada. L'aveva preventivato, Maeve. Era tanto scontato, quanto fondamentale per gli occupanti, tenere sotto controllo gli ingressi e le uscite. L'auto fu intercettata subito e, quando rallentarono fino a fermarsi, Maeve abbassò il finestrino stampandosi sul viso un'espressione più mite possibile. « A partire da ieri Hogwarts e Hogsmeade sono sotto la giurisdizione di Inverness. Se decidete di restare, entrate nell'ottica che da ora in poi su questi territori non vigerà più la legge dei maghi, bensì quella dei lycan. Siete liberi di rimanere finché rispetterete le nostre regole e i nostri principi. Ma, almeno durante questo periodo di transizione, non potrete uscire a vostro piacimento dal villaggio. Vi chiediamo soltanto pazienza e comprensione. » Uno dei due di guardia, soffermatosi dal lato del conducente, prese a ripetere meccanicamente una serie di frasi e regole che la rossa aveva già sentito - in maniera più frammentaria e sconnessa - alla radio. Come al solito, le notizie erano state discordanti e con versioni dei fatti differenti, in base a chi raccontava la storia. C'era stato chi aveva giustificato le azioni dei Ribelli; chi viceversa, aveva prediletto una reazione più indignata, condannando la violenza utilizzata dai dissidenti. Soltanto poche voci fuori dal coro erano riuscite a distinguersi, mantenendosi neutrali e soffermandosi ad esaminare le motivazioni che li avevano portati all'attacco. Alla fine, presa dall'esasperazione, aveva spento la radio. « Abbiamo già deciso e se serve collaboreremo. Questa è anche casa nostra. » si limitò a pronunciare quelle parole con fermezza e ad annuire una volta, spostando in seguito lo sguardo verso l'altra sentinella che, dopo aver controllato i documenti, prese a girare attorno alla vettura bacchetta alla mano. Non la sentì castare alcun incantesimo, ma quasi certamente era un mezzo cautelativo per assicurarsi di non far rientrare nella cittadina possibili minacce. Non avendo nulla da nascondere (se non un quantitativo imbarazzante di galeoni), portandosi dietro soltanto lo stretto necessario con tutte le loro cose già a casa giù in città, Maeve la lasciò fare concentrandosi piuttosto sul discorso dell'altro. « Perfetto. Basta chiacchiere, se sono arrivati fin qui, l'avranno già preso in considerazione. Restate? Buon per voi. Comportatevi bene e via dicendo. Niente scherzi, ragazzi, sul serio. » La brunetta, che non poteva avere poi molti anni più di loro, finita la perlustrazione si piantò dal lato del passeggero per scrutarla, mostrandosi molto più sbrigativa e brusca del compagno. « Bentornati a casa. » Il grazie col quale controbatté Maeve, le sfuggì dalle labbra con una semplicità e naturalezza privi di filtri. Si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo, soltanto quando li lasciarono ripartire e poterono addentrarsi fra le strade di Hogsmeade, senza la necessità di avventurarsi nel centro cittadino vista la posizione più isolata della villetta. Poggiando una mano sulla gamba di Derek, la rossa strinse leggermente la presa, guardandosi intorno attraverso i finestrini ed il parabrezza. Probabilmente proprio per via della locazione esterna di casa loro, non si imbatterono in chissà quale visione distopica. C'erano calcinacci sparsi qua e là, polvere e spazzatura abbandonata fra le vie, come se molti si fossero dati alla fuga lasciandosi dietro bagagli ed oggetti superflui, rispetto allo stretto indispensabile. Non intravide nulla di così catastrofico od irreparabile. Al tempo stesso, c'era qualcosa di anomalo nell'aria. C'era puzza di bruciato e regnava un silenzio che, anche a quell'ora, suonava comunque come... strano. Era un bene, che la situazione fosse così tranquilla. Sarebbe stato più facile, prendersi del tempo per capire come muoversi. In fondo, pur avendo raggiunto la tappa finale, Maeve era perfettamente consapevole che l'operazione "fuitina" non terminasse soltanto perché erano riusciti in quel primo intento. Da quel momento in poi, avrebbero dovuto lavorare per farsi accettare per davvero. Non voleva pensarci ancora, almeno per quelle ore, procedendo un passo alla volta. « È cenere quella? » mormorò sottovoce, sporgendosi maggiormente in avanti, per scrutare con più attenzione la sottile polvere cinerea depositata su molti dei giardini, i tetti e la strada che li portò dritti nel loro quartiere più privilegiato. Hanno davvero appiccato l'Ardemonio? Le si dipinse un'espressione di pura consolazione sul viso, nel riconoscere alcune delle case dei vicini ancora intatte, sebbene sorpassando quelle abitazioni ormai familiari fu immediato immaginare che molte di esse fossero probabilmente vuote. Per quale ragione, la gente più agiata, avrebbe dovuto decidere di restare perdendo i propri privilegi? Tutte quelle persone, come gli anziani Anderson o i Miller coi loro tre bambini piccoli, non li avrebbero rivisti per un pezzo. Forse mai... In compenso, Maeve riconobbe una figura fin troppo conosciuta, nel giardino della facciata principale di casa Hamilton-Cousland. La villa era ancora intera, ma la gioia di essere nella propria viuzza venne soppiantata dalla vista dell'anziana donna, intenta a trafficare di spalle con qualcosa. « È la Hoffman? Ma che fa? » Inarcò un sopracciglio ramato, mentre Derek parcheggiava il minivan lungo il marciapiede, slacciandosi la cintura di sicurezza per non perdere d'occhio la vecchia vicina. Fra le varie famiglie adiacenti, la vedova Hoffman era quella che le stava meno simpatica. Si trattava di una di quelle vecchie signorotte con la puzza sotto il naso, appartenente ad un ceto medio dopo essersi arricchita per una qualche invenzione stupida della famiglia, ritiratasi nel villaggio dov'era nata per sperperare l'eredità ed atteggiarsi a borghesotta. Era anche talmente tanto bigotta e pregna di pregiudizi verso chiunque, d'aver più volte rischiato di far perdere la pazienza alla Corvonero, che non le aveva mai concesso granché confidenza. L'anziana non era mai stata diretta, nelle offese ed i commenti stizziti riguardanti i due giovani, ma non aveva mai neanche nascosto il fatto che non tollerasse la loro convivenza in così giovane età e mal sopportasse tutte quelle faccende progressiste di cui si facevano portavoce. « Per favore, possiamo andare dritti in casa? Non so se ce la faccio a sopportarla oggi. » Quasi implorò il moro con lo sguardo, prima di scendere dall'auto e dirigersi verso l'ingresso. La puzza di bruciato, per quanto avesse iniziato ad alleggerirsi, era perfino più fastidiosa all'aria aperta. La donna, che oltre ad essere decrepita era ormai anche abbastanza sorda, si accorse del loro arrivo soltanto quando le furono alle spalle. Scattò, pur sempre a rilento, colta sul fatto a far qualcosa di imprecisato con la cassetta della posta dei ragazzi. Ma che sta facendo questa pazza? Ci ruba la posta? « Rampolletti! Ma che ci fate qui? Prendete le vostre cose e fate come me, scappate da questo branco di bestie selvagge. » L'anziana che si ritrovarono dinanzi, con indosso una gonna d'alta sartoria, sopra una serie di altre gonne e un avvolgente scialle scuro, osservò i due ragazzi con una certa nota d'urgenza sul volto. La coriacea maschera rugosa, di solito contornata da un'espressione di saccenteria, era più indignata del solito. « Mh... Tutto okay? Sta bene? Le serve aiuto? » come primo approccio, Maeve si sforzò di comportarsi come una persona a modo e mantenere come sempre le apparenze, schiarendosi la voce e lanciando un'occhiata rapida verso Derek. Dietro la vecchia, scorse una serie di valigie e bauli, colmi di vestiti, bigiotteria e gingilli infilati dentro alla rinfusa. Come minimo ora prenderà ad imprecare contro i Ribelli. « Bene? Come possiamo stare bene, dopo quello che è successo?! Sono dei pazzi, dei violenti! Sapete che hanno fatto al povero signor Porter della rivendita? Gli hanno fatto saltare la testa, soltanto perché si trovava lì nel posto sbagliato, a cercare suo nipote. Folli e sanguinari! » La donna espresse il suo sdegno per l'occupazione senza neanche dare il tempo alla rossa di avvicinarsi del tutto alla porta. Sollevando le dita nodose, prese a inveire contro qualcuno a casaccio, fra i lycan e Ribelli, portando la ragazza a stringere la mano di Derek per ricercarne l'appoggio. Un brivido gelido le percorse la schiena e sentì una stretta allo stomaco. Fu in quel preciso momento, che Maeve entrò del tutto nella consapevolezza che lì, in quella cittadina, fra quelle stesse strade ricoperte di polvere e cenere, appena qualche ora prima alcune persone fossero morte. Per quella stessa battaglia, nella quale si stava per schierare. Avrebbe dovuto forse empatizzare, con chi aveva perso qualcuno e chi, per degli ideali e delle ragioni imprescindibili - o per semplice sfortuna - aveva perso la vita. Ciò che riuscì a darle subito sollievo invece, fu capire che per una mera casualità, lei e Derek erano lontani ed al sicuro quando l'attacco vero e proprio era stato sferrato. Per destino, fato o... il disegno del karma. Sei una stronza, Maevey. « Capisco sia scossa, ha perfettamente ragione. Può andarsene, non la costringeranno a restare contro la sua volontà. Ha avvisato i suoi figli? Noi vorremmo entrare in casa adesso, ci scusi ma siamo davvero stanchi. » ci provò sul serio, a replicare ancora con un tono di voce pacato, quasi gentile nonostante la spossatezza. La Hoffman, al contrario, li guardò assottigliando gli occhietti vitrei colmi di disappunto. « Siete tornati per restare? Cosa vi hanno insegnato i vostri genitori? Vi hanno permesso questa assurdità? Eppure appartenete a delle famiglie rispettabili. Non mi siete mai piaciuti, già solo perché vivete nel peccato nella mia stessa strada! Se foste miei nipoti... » In qualche maniera, Maeve comprese che non sarebbe stata né la prima, né l'ultima volta che qualcuno le avrebbe rivolto delle accuse del genere dopo aver voltato le spalle al Progetto Minerva. Se pensava ad Hamilton Senior, suo padre o Coriolanus, le montava soltanto più rabbia in corpo per la poca considerazione che avrebbero avuto nei loro riguardi. Non che le importasse poi molto, a livello attuale, del parere delle persone. Anzi, era anche abbastanza stufa d'essere continuamente giudicata - da entrambe le parti - soltanto per il cognome che si portava dietro come un fardello. Figurarsi poi, se venivano sputate sentenze da una perfetta estranea, su questioni personali come la sua vita con l'Hamilton. « Senta, sono sempre stata gentile per educazione, ma con tutto il dovuto rispetto dovrebbe imparare a farsi un po' gli affari suoi. Non ci conosce e non sa nulla, di noi. Le auguro buon viaggio. » rispose con voce piatta, non ammettendo replica o discussione. La signora, ancora più irritata e torva in volto, richiamò semplicemente i propri bagagli con la bacchetta e prese ad allontanarsi continuando a borbottare offese decisamente poco carine... sotto il braccio, qualcosa che Maeve riconobbe soltanto con un'ultima occhiata indifferente. « Ci ha davvero appena rubato la statuetta dell'albatros segnaposta dalla cassetta? » chiese con una certa perplessità, arcuando le sopracciglia. Anche se era infastidita, a quella scena quasi comica, un sorriso appena accennato le distese le labbra. « Comunque, è qualcosa di positivo. Ora che si è data, non l'avremo più come vicina impicciona e bigotta, che ci scruta dall'altro lato della strada per farci la morale se stiamo anche soltanto abbracciati in giardino. » Ruotò gli occhi, ritornando ad ironizzare e ridacchiare nonostante tutto, conscia che avessero grattacapi ben più gravi rispetto alla Hoffman.
    tumblr_p1a71u2sL61t3gxyzo8_1280
    Il peso, delle scelte prese ed il lungo viaggio, venne come sempre alleggerito quando Maeve riuscì una buona volta ad entrare in casa. Prese l'ennesimo lungo sospiro profondo, socchiudendo gli occhi e poggiandosi con la schiena alla porta che si chiuse subito alle spalle, sentendosi al sicuro nell'unico posto nel quale avrebbe voluto essere. Sapeva, che non fosse la villa di per sé, a farle quell'effetto. Era piuttosto il concetto, di luogo protetto e riservato, a permetterle di risalassarsi e lasciarsi andare alla stanchezza. « Diamo un'occhiata in giro? Anche se sembra tutto a posto. » scrollò le spalle ed il collo indolenzito, spogliandosi del giubbottino e lasciando la borsa su una poltrona, prendendo subito dopo a fare un rapido controllo al pianterreno, spostandosi lungo il corridoio della zona giorno. « Cleo? Avanti, piccola gatta stronza, lo so che adesso sarai offesa perché ti abbiamo lasciata sola tutte queste ore. Ora mi faccio perdonare, vieni qui. » Cercando al contempo il gatto, proseguì con una certa cautela verso l'open space, sebbene fosse quasi sicura che a nessuno sarebbe venuto in mente di assaltare casa loro o darsi allo sciacallaggio con le guardie ribelli in giro. Pensiero del quale si pentì all'istante, quando giunta nel soggiorno, si ritrovò a calpestare dei vetri. « Derek. » Chiamò il moro rapidamente, tirando fuori la bacchetta, mentre cercava di capire cosa o chi avesse ridotto in mille frammenti la vetrata principale della portafinestra che si affacciava sul giardino sul retro. Si sporse verso l'esterno, studiando l'angolazione e il modo in cui erano sparpagliati verso l'interno della stanza i pezzi di cristallo, il telaio ancora intatto e senza segni di scasso o forzatura. « Non credo sia entrato qualcuno, l'allarme non è scattato e con le protezioni magiche tutt'attorno al perimetro l'avremmo capito. Forse qualche esplosione più forte, nelle vicinanze. » Giunse a quella conclusione stringendosi nelle spalle, affiancando l'Hamilton e poggiandogli una mano contro il petto con delicatezza. « Me ne occupo io. Tu devi riposare. Hai guidato più tempo di me, sarai stremato. Prendiamoci il resto di questa giornata, domani penseremo a come muoverci. La situazione sembra tranquilla, per adesso. » Era il suo modo, l'unico che conosceva, per prendersi cura di lui. Maeve non sapeva essere smielata, né si reputava abbastanza brava, nell'esporre a voce ciò che sentiva per il giovane Hamilton. Non ci era abituata, considerato il modo in cui era stata cresciuta, eppure aveva pian piano iniziato a cambiare il suo approccio a quelle manifestazioni d'amore. Avere Derek lì, di fronte a sé, in casa loro nonostante tutto e dopo aver temuto di poter finire coinvolti in un qualche attacco o intromissione delle famiglie, fece crollare momentaneamente le sue barriere emotive. Sentendo pizzicare gli occhi, si avvicinò ancora di più al moro senza aggiungere altro, sfogando l'ansia e la paura di quelle ore passando le braccia attorno alla sua vita e stringendolo in un abbraccio con tutte le forze che aveva in corpo. Esausta, soprattutto per la pressione psicologica, chiuse gli occhi e poggiò il viso contro il petto di lui, restando in quella posizione per un po'. Il tempo necessario, per poi sollevare gli occhi alla ricerca dei pozzi scuri di lui e fissarlo attraverso le ciglia dal basso. Non aveva avuto dubbi, sulla riuscita della loro impresa e la fuga. Quand'erano insieme, tutto le appariva più fattibile e facile. « Siamo a casa. » sussurrò, allungando le braccia al collo di lui e ricercando qualche piccolo bacio, nulla di troppo compromettente o provocatorio. Nel brevissimo lasso di tempo in cui sentì il contatto delle labbra di lui sulle sue, grazie al calore che le scaturì dalla gola e la sensazione provocatale dalle dita che arruffavano i ricci sul collo del giovane, ebbe l'impressione di dimenticare finalmente il resto del mondo. « Non serve una laurea in Incantesimologia per le costruzioni per riparare qualche vetro rotto, non provare a sfottermi. Per favore, va' a riposarti. » sussurrò con dolcezza ed un pizzico di ironia contro le labbra di lui, con un sorriso vero e sentito sulla bocca mentre strofinava il nasino contro quello del ragazzo. Sciolse quindi la presa, spingendolo indietro verso i divani per fare effettivamente ciò che si era ripromessa: ripulire e sistemare quei vetri e tutta la cenere depositata lì attorno. Tirò fuori la bacchetta, pronta a castare qualche incantesimo che l'avrebbe facilitata nell'operazione rispetto ai mezzi alla babbana ma, evidentemente, doveva trattarsi della giornata dei contrattempi. Dalle scale e subito dopo il corridoio, si levò un zampettìo rapido ed irruento, che al principio attribuì al gatto, ma al quale si aggiunse qualcosa che pareva pesare di più. Un ringhio profondo, accompagnò l'avanzata tempestosa del... cane? Prontamente inseguito da Cleo, che soffiando contro l'ospite indesiderato, lo scacciò da vera belva verso la stessa apertura dalla quale doveva essere entrato. Non riuscì a distinguere se si trattasse di una bestia massiccia o un cucciolo, accadde tutto così rapidamente che Maeve si spaventò a tal punto da inciampare all'indietro e quasi finire sui vetri, quando l'ombra scura la spinse durante il passaggio. È un cane, soltanto un cane. Non ci stanno attaccando, non è altro di più spaventoso, non sono... loro. « Ma che diamine? Oggi è la giornata internazionale del fare le cose senza chiedere il permesso? Qualcos'altro? » Portandosi la mano sul petto, la rossa inspirò ed espirò a fondo, per provare a calmare i battiti del cuore che andavano all'impazzata ed allontanare quella paura irragionevole. Sì, beh giusto: gli incantesimi e l'allarme tengono lontani i malintenzionati, non gli animali spaventati. Altrimenti Cleo non potrebbe muoversi liberamente. « Sarà scappato da qualche casa del vicinato, o il rifugio degli animali. Non importa, uscirà dal giardino così come è entrato. O dopo ci penso io. Brava Cleo, da oggi ti ribattezzo come il Mastino. » Con l'invasore fuori dal proprio territorio, il gatto dal pelo grigio si calmò, drizzando le sensibilissime orecchie e trotterellando fino ai piedi della giovane Cousland, dove vi si accucciò. Maeve però, fissò il felino sbattendo lentamente le palpebre mentre si rimetteva in piedi, con la vista leggermente sfocata. Pensò fosse un effetto della stanchezza e lo spavento appena preso, se non riuscisse a mettere a fuoco né respirare con facilità all'improvviso. Accadde tutto nell'istante successivo: trasse un respiro profondo, mentre il cuore prese a rimbombarle nelle orecchie ed il mondo iniziò a vorticarle intorno in maniera impressionante. Strinse le palpebre, pensando di migliore la situazione estranea, ma servì soltanto a peggiorarla, aggiungendo al capogiro una sensazione di dondolio. « È tutto okay. Sto bene. Mi sono solo... spaventata. » Riaprì all'istante gli occhi, poggiando una mano al muro mentre la testa continuava a girarle, sentendo perfino lo stomaco che ondeggiava. In qualche modo si ritrovò seduta sul divano, non ricordando di essersi mai sentita tanto spossata, essendo sempre stata in buona salute - Lockdown, incubi e parasonnie a parte. È tutta la tensione di queste ore, la preoccupazione per Caél, il viaggio, l'ansia per me e Derek... Andiamo, Maevey. Siamo arrivati dove volevamo e saremo al sicuro qui. « Questo è chiaramente il malocchio della Hoffman. » riuscì a bisbigliare per non far preoccupare Derek, con un abbozzo di sorriso divertito sulle labbra che si morse l'attimo dopo. Scosse piano la testa e si spostò i capelli dal viso, piegandosi in avanti per poggiare le braccia sulle cosce. « Troppe emozioni tutte insieme. Non abbiamo mangiato neanche granché. Non è nulla, davvero. È già passato. » gracchiò poi facendosi più seria, facendo appello a tutta la forza di volontà per sopprimere quel malessere fastidioso. Il proseguo che non si era per nulla immaginata, per quella giornata.


    Edited by ~Zireael - 25/4/2022, 21:08
     
    .
0 replies since 20/4/2022, 00:57   54 views
  Share  
.