Of choices and destiny

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    Si sentiva vuota dentro. Venuta meno l'adrenalina della battaglia, tutto ciò che era rimasto era un freddo che le sgretolava le ossa. L'incontro della sera prima poi, aveva avuto esiti che si aspettava sì, ma che l'avevano comunque colpita. E' mai possibile che dopo quanto accaduto, le persone continuano ad essere così maledettamente cieche? Si. Lo erano, e Asa King lo aveva dimostrato pienamente. Non era la sua diretta reazione a preoccuparla, quanto il numero dei tanti Asa King che probabilmente erano presenti persino tra le mura di quelle case che si era conquistata a un prezzo altissimo. Per arrivare lì, Beatrice aveva dovuto uccidere, spaventare bambini, mettere in pericolo proprio quel luogo che aveva sempre bramato di liberare. Hogwarts. La sua casa lontana da casa, dove aveva trascorso la notte appena passata, tra scartoffie, planimetrie e strategie per il futuro. Assicurare una logistica per lo meno gestibile, era il primo grande obiettivo di quelle prime settimane. Nulla poteva muoversi sotto il loro naso senza che ne fossero a conoscenza; per questa ragione, Beatrice e i suoi avevano passato gran parte della notte a Hogwarts, assicurando le prime importanti mosse per la ripartenza, a partire da una serie di accordi con i centauri, i fantasmi e gli elfi domestici. Nulla poteva essere lasciato al caso. Si era premurata di seguire da vicino anche le mosse ai cancelli; da lì, in gran fretta, in molti avevano abbandonato i territori di Hogsmeade trascinandosi dietro qualche valigia sotto incanto espandibile. Scene tristi e logoranti, di fronte alle quali, Tris non aveva potuto fare a meno di provare un palese senso di colpa. Era l'usurpatrice che aveva occupato un territorio non suo, che costringeva intere famiglie a lasciare una casa in cui avevano vissuto per una vita intera, solo perché completamente in disaccordo con quanto accaduto, o peggio ancora perché spaventati. Alcuni maledicevano i lycan, sputavano ai piedi dei suoi compagni d'armi, promettevano che quella non sarebbe stata l'ultima. No. Non sarà l'ultima. Questo, Tris, lo sapeva, e sapeva anche che delle mosse sarebbero state fatte; da parte di Inverness e da parte del Progetto Minerva. Erano in guerra; anche la più vana speranza di vivere in un periodo di pace, era stata completamente spazzata via. Ormai stanca ma anche soddisfatta di quanto messo appunto durante la notte, congedò la maggior parte dei suoi più fidati, chiedendo loro di andare a riposare. Anche lei ne aveva bisogno, seppur fosse certa che non sarebbe stata in grado di chiudere occhio. Passò così le ore successive con qualche tazza di té in mano, a osservare gli scuri domini di Hogwarts dalla privilegiata posizione della balconata dell'ufficio del preside. Lì era rimasta, prendendo sonno per un po', stesa sul pavimento di pietra, sotto il cielo grigiastro, in attesa di un'alba che in parte si perse.
    Fu un improvvisa presenza in proiezione a farla trasalire. Si strofinò energicamente gli occhi, guardandosi attorno un po' spaesata, prima di realizzare che si era effettivamente addormentata sulla balconata. In piedi di fronte a sé Darren Gale, uno dei lycan giunti dall'America che si era preso la responsabilità delle pattuglie schierate a nord lungo il perimetro di Hogsmeade. Durante la notte, le mura di Hogsmeade erano state rialzate, come ai tempi del governo Zabini, e adesso l'accesso nel villaggio, avveniva attraverso poche vie di accesso sorvegliate da diversi lycan e ribelli. « Non volevo svegliarti, ma abbiamo una situazione per le mani.. » Tris annuì tra se e se prima di alzarsi in piedi e versarsi un bicchiere d'acqua fresca in attesa che Darren le raccontasse qualunque imprevisto si fosse presentato. « Fa niente.. dovevo comunque alzarmi. Ho dormito troppo. Dimmi tutto. » Qualche ora. Un pisolino talmente scomodo che ora aveva i muscoli più intorpiditi di prima. In tutta risposta, Darren la osservò con un'espressione abbastanza combattuta. « Mi hanno detto che forse avresti voluto vedere di persona. » Non ci volle molto prima di trovarsi sulle mura, accanto al cancello ovest. Là sotto c'era niente meno che Malia che stava discutendo allegramente con alcuni ribelli. Gente che conosceva. Gente che ora si trovava dall'altra parte rispetto a lei. « E' un caso anomalo. Ha il tatuaggio ma non è attivo. Le è stato detto che se entra non può più uscire senza un Oblivion. Continua a chiedere dei suoi amici. Chiede anche di te. Ma non possiamo.. » Non potete dirle chi si trova all'interno. Certo. Lo so. Osservò la migliore amica con un'espressione leggermente nostalgica. Sin da quando i nuovi obiettivi si erano definiti, Beatrice avrebbe voluto che la sua migliore fosse al suo fianco. Malia era una delle persone a cui avrebbe affidato la propria vita senza battere ciglio. Eppure, quando aveva ricevuto la risposta alla lettera che le aveva mandato poco prima della riunione coi ribelli avvenuta lo scorso gennaio, qualcosa si era incrinato. Non voleva meno bene a Malia, né si sarebbe mai sognata di metterla da parte; eppure, la sua reazione l'aveva lasciata leggermente di sasso. Non si aspettava che la giovane Stone decidesse di lavarsene le mani. Forse era spaventata, forse semplicemente aveva preso le sue parole sotto gamba. Forse nemmeno tu ti aspettavi che decidessi di puntare a questo. A Hogwarts. O forse pensavi che avrei fatto anche di peggio. O forse per te tutto ciò è già il peggio. Non lo sapeva, ma a quel punto non aveva neanche una grande importanza. Malia era lì. Non sapeva però a quale scopo. Sospirò quindi e scosse la testa. « Non fatela entrare. Ci penso io. Ditele che sto arrivando. »
    E così si era diretta verso il cancello di fronte al quale Malia si era presentata. L'ordine dato non aveva lo scopo di tenere Malia fuori dai giochi; dal punto di vista della giovane Morgenstern, quello era il gesto più gentile che potesse concedere in quelle circostanze alla migliore amica. Al contrario, sperava che quest'ultima decidesse di tornare tra le persone che le volevano bene. Era tuttavia innegabile che Malia avesse deciso di darci un taglio. Tris, dal canto suo, aveva deciso di rispettare la sua volontà e non aveva insistito. Non lo avrebbe fatto neanche in questa circostanza. Io non ho più la forza di urlare. Di giustificarmi. Non ho nulla di cui giustificarmi. Non devo nulla a nessuno. Se si fidano di me mi seguiranno, altrimenti è giusto che scelgano diversamente. Sapere Malia altrove le avrebbe comunque fatto male e, intimamente non l'avrebbe vissuta bene. Allo stato attuale, tuttavia, Tris aveva sin troppe responsabilità per poter rincorrere troppo a lungo ciascuna delle persone a cui teneva. Qui dentro le persone contano su di me. Si aspettano una guida. Non possono più permettermi di essere una ragazzina. Non posso più permettermi di litigare per ogni sciocchezza, di battermi col pugno sul petto per cose che tutto sommato sono alla luce del sole.
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    Giunta quindi al cancello un quarto d'ora più tardi, la trovò lì, appoggiata contro la solida muraglia, intenta a osservare chissà cosa. Si fermò a qualche metro di distanza osservandola con attenzione. Le mancava così tanto la sua presenza e al contempo le mancava la sicurezza di saperla al sicuro. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, prima di alzare la mano a mo di tiepido saluto. Che fosse stanca e abbastanza provata da non riuscire neanche a darle un bentornato più caloroso, era abbastanza evidente anche e soprattutto dalle profonde occhiaie. « Non pensavo di vederti.. a questo punto credevo che avessi.. preso una strada differente. » Disse quindi, volgendo lo sguardo all'orizzonte. « Ho chiesto io che non ti facessero entrare. » Una confessione che fece nella più trasparente delle maniere, con un tono tranquillo e pacato. Non intendeva dirle una bugia o indorarle la pillola. Malia doveva essere consapevole di come funzionassero le cose a quel punto. « Da qui dentro entrano ed escono liberamente soltanto i nostri. Tutti gli altri possono scegliere. O dentro o fuori. » Si stringe nelle spalle arricciando appena il naso. « Stiamo ancora organizzando la logistica. » Pausa. « Non volevo che entrassi per poi sentirti obbligata a farti riattivare il tatuaggio. Ma questa è l'unica maniera in cui posso permetterti di tornare a Londra quando preferisci.. e sai cosa significa e comporta quel tatuaggio - a meno che tu non voglia essere obliviata. » Tornò a guardarla con occhi eloquenti e un leggero velo di tristezza. « Non posso permettermi nessuna eccezione, Malia. » La scelta è tua. Non posso farla io per te, né intendo forzarti a farne una qualunque. « La posta in gioco è troppo alta. »



     
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    « Per l'estate i Troll migrano verso Snowdon: un reportegé. »
    « Si legge reportàge. È francese. »
    « E tu che ne sai? Mica parli francese. »
    « No, ma reportage lo so dire. Non sono mica ignorante. »
    « E intanto di mestiere fai la cameriera. » Malia alzò gli occhi al cielo, trattenendo uno sbuffo esasperato. Evitò di rispondere, preferendo piuttosto concentrarsi a scrostare dal piatto i resti dello sformato di zucchine sotto l'acqua del lavandino. Roxy, seduta con le gambe a penzoloni sul tavolo da pranzo, forbici alla mano, era intenta a distruggere l'ultima edizione della Gazzetta del Profeta per il suo ultimo progetto di decoupage. Di tanto in tanto si soffermava nella lettura spassionata di qualcuno dei titoli della testata. « Io dico che a scuola non eri per niente brava. »
    La mora le lanciò un'occhiata da oltre la spalla, senza nascondere il proprio fastidio. « Ti giuro, Roxy, se dopo non pulisci tutto te lo faccio mangiare, quel giornale. » Era bastato uno sguardo fugace per accorgersi del caos che la sorellastra (ci teneva sempre ad aggiungere quel suffisso finale) aveva creato sul tavolo, nel giro di... quanto? Dieci minuti dalla fine della cena? Forse cinque? Malia sbuffò. Nemmeno i mesi di convivenza con una bambina di dieci anni l'avevano abituata a quel trambusto quotidiano. Ma se qualcuno le avesse chiesto, Malia avrebbe ben volentieri fatto notare come quella che le era malauguratamente capitata non era una bambina normale: Roxy era rumorosa, imprevedibile, dispettosa e pungente fino allo sfinimento. Un occhio esterno non ci avrebbe messo troppo a notare le numerose somiglianze tra le due; in fin dei conti, quelle stesse caratteristiche che tanto odiava in Roxy erano le stesse con cui, i primi anni di Hogwarts tormentava insegnanti e compagni. Era impossibile però farlo notare alla Stone: il povero Robert ci aveva provato solo una volta, a elencare tutte le somiglianze notate tra la figlia e la bambina, e gli era bastato uno sguardo agli occhi scuri della ragazza per intendere la pericolosità di quell'azzardo.
    « Padrone chiede di stirare le tende di casa e lui ci confeziona un vestito: elfo si libera con l'inganno.» Roxy nel frattempo continuava a ritagliare forme varie dal giornale, e a leggere titoli a caso. Malia non poté che sorridere a quella notizia. « Perché non prendiamo anche noi un elfo domestico? »
    Aggrottò la fronte, contrariata. « Perché... siamo povere? E questa non è nemmeno la prima motivazione. La prima è che sarebbe immorale. Lo sai che vengono schiavizzati? »
    La bambina si strinse nelle spalle, mentre ritagliava un cuore da una foto del castello di Hogwarts. « E che problema c'è? Noi a casa ne avevamo cinque. Mamma diceva che gli elfi sono nati per essere schiavizzati. E che a loro piace la sofferenza. »
    « Chissà perché più mi parli di lei e più sono contenta di non averla mai conosciuta » borbottò a bassa voce Malia, tra sé e sé, sfregando con più forza la spugna contro un bicchiere di vetro.
    « La presa di Hogwarts: l'ultimo atto atroce e disperato dei ribelli. » Stava ancora borbottando tra sé e sé, quando quel titolo le giunse alle orecchie. Dovette ripeterlo qualche volta nella propria testa, per comprenderne il significato.
    Con una calma che non le apparteneva, poggiò il bicchiere sul fondo del lavandino e interruppe il flusso d'acqua del rubinetto, per poi voltarsi verso la bambina. Stava ancora ritagliando un enorme cuore dall'immagine di un castello di Hogwarts... in fiamme. « Dammi quel giornale, subito. »

    Derek è un deficiente. In quei minuti di attesa snervante è l'unica cosa a cui riusciva a pensare. A quanto fosse coglione Derek. « Ma hai battuto la testa? Cioè, letteralmente, mi conosci! Giocavamo a Quidditch insieme! Lo vedi questo?! È il cazzo di fottuto tatuaggio dei ribelli, lo riconosci? Guardami in faccia! IO. DEVO. ENTRARE. Te lo giuro Derek, qui e ora, se qualcuno dei miei amici è morto in tutta questa faccenda, e tu adesso non mi stai lasciando entrare... Ti ci mando io con loro dall'altra parte!!! No, GUARDA. NON ME NE FREGA NIENTE DELLA SICUREZZA. CHIAMA TRIS! Voglio parlare con lei. Io di stare a discutere con voi che fate da guardiola all'entrata non ho proprio voglia. No Derek, tu non stai capendo, guarda che metto su un casino. »
    Alla fine gli urli e gli sbraiti a qualcosa erano serviti, aveva capito di essere stata ascoltata: si era allora appostata un po' in disparte, lungo il perimetro delle mura del villaggio, ben lontana da Derek e Simon, che nel frattempo bisbigliavano e ridacchiavano tra loro - riusciva a carpire qualche pazza e fuori di testa qua e là, ma nessuna frase compiuta. E quindi se ne stava a pensare a quanto deficiente fosse Derek, sin dal primo anno di Hogwarts, quando si era offeso a morte per quella Mou Mollelingua che gli aveva rifilato per scherzo. Un idiota, davvero. E infatti uno così lo puoi solo mettere a fare il portinaio, perché lo sanno tutti che altrove combina stronzate! Ma guarda tu! Mentre in sottofondo riecheggiavano solo il rumore del vento tra le foglie di alcuni alberi e dei grilli in lontananza, Malia teneva la fronte corrucciata e s'impegnava con tutta se stessa, nei suoi pensieri, nella sua personalissima arringa contro Derek l'Incompetente. Una forzatura che si costrinse a portare avanti, perché l'idea di soffermarsi su altro era troppo spaventosa.
    No, non poteva pensare a quello che era successo. Non prima di sapere chi c'era. Non prima di sapere come stavano. E se non avesse più rivisto alcuni di loro? Quelle, pensò istintivamente serrando forte i pugni lungo i fianchi, quelle erano le sue persone. E se, veramente, come aveva detto a Derek in preda alla furia, qualcuna delle sue persone non ce l'avesse fatta in quell'attacco? Avrebbe potuto facilmente pensare che fosse stato a causa di una carenza, o meglio di un'assenza. Egocentrico, da parte sua, pensare che la sua presenza avrebbe potuto cambiare certe sorti, ma è così che funzionano i rimorsi. Si cibano anche dell'impossibile pur di distruggerci. Ecco, adesso ci stai pensando.
    Quell'attesa si stava prolungando troppo a lungo perché Malia potesse farsi bastare l'odio verso Derek come unico protagonista dei suoi pensieri. Presto arrivò tutto il resto, che aveva temuto ma che iniziò presto a pensare di meritare: li aveva abbandonati tutti, e quindi si meritava quell'agonia, quell'incertezza devastante. Ebbe il tempo di immaginarseli tutti nel braccio della morte, uno a uno: Tris stesa per terra in una pozza di sangue, Olympia esanime, lo sguardo fisso nel vuoto. Per quanto non fosse una persona particolarmente fantasiosa, in quel momento le immagini fioccavano nella testa come in un supercut cinematografico. Li vide tutti, ognuno con una fine diversa, e più tragica: Tris, Olympia, Sam, Albus, James, Mun, Lily, Peter. E quanti altri ancora? E lei non c'era.
    Quei minuti in solitudine, appoggiata alle mura della città, le furono utili a realizzare una verità tanto banale quanto nascosta: le cose brutte succedono, anche se scegliamo di chiudere gli occhi. La sua codardia pesava ora come un macigno, e l'idea che potesse aver avuto delle conseguenze irreversisbili la fece rabbrividire nonostante la temperatura mite di quella notte.
    « Non pensavo di vederti.. a questo punto credevo che avessi.. preso una strada differente. » « E io non pensavo ti saresti venuta a prendere Hogwarts. Un pezzo di terra in più, magari. Ma non tutto - il fottuto - villaggio. » Ripetè, incredula, pur rincuorata dalla visione della migliore amica. « Direi quindi che siamo pari. » Non lo erano per niente, e Malia lo sapeva, ma mascherava bene il terrore ed il nervosismo con l'ironia. « Ho chiesto io che non ti facessero entrare. » « Ah. » Quindi non è colpa di quel deficiente di Derek. Quindi ogni tanto è in grado di seguire gli ordini che gli vengono dati. Ma vedi un po' tu.
    « Da qui dentro entrano ed escono liberamente soltanto i nostri. Tutti gli altri possono scegliere. O dentro o fuori. Stiamo ancora organizzando la logistica. Non volevo che entrassi per poi sentirti obbligata a farti riattivare il tatuaggio. Ma questa è l'unica maniera in cui posso permetterti di tornare a Londra quando preferisci.. e sai cosa significa e comporta quel tatuaggio - a meno che tu non voglia essere obliviata. Non posso permettermi nessuna eccezione, Malia. La posta in gioco è troppo alta. »
    L'ascoltò in silenzio, ancora appoggiata con le spalle al muro di cinta, quasi richiedesse un supporto anche da quest'ultimo. « Avete riattivato i tatuaggi, quindi » ripeté, dopo qualche momento. Faceva tuttavia fatica a interessarsi davvero a quella parte del discorso, per ora la sua mente ronzava altrove. Incrociò le braccia al petto, quasi a proteggersi preventivamente dall'informazione che stava per richiedere. Spostò il peso da una gamba all'altra, nervosamente. « Non preoccuparti, lo capisco. Hai fatto bene. Immagino che tu non possa dimi chi c'era » osservò, abbassando lo sguardo. Era quello il punto, no? « Puoi dirmi almeno se... se stanno bene, gli altri? Se abbiamo avuto, ecco... » "abbiamo", Malia? Davvero? « Ci sono state perdite? » Inspirò, in attesa di quella che, per lei, era l'informazione cruciale. Solo quando Tris l'ebbe rassicurata sullo stato di salute dei suoi compagni, Malia riuscì a distrarsi da quel pensiero.
    Vagò con gli occhi nell'oscurità alle spalle della ragazza, per qualche secondo. Sapeva esattamente quale sarebbe stata la sua seconda domanda, ma necessitava del coraggio di pronunciare quelle parole. Il coraggio, quello era venuto a mancarle nell'ultimo periodo. Proprio lei che era la Grifondoro più tipica, convinta di non temere nulla, le era bastato mettere un piede in fallo per farsi trascinare giù dalle sabbie mobili. Era davvero stato sufficiente un fallimento per spogliarla di tutta la sua tempra morale? Si meritava davvero ancora quel rispetto che le stava venendo concesso? Perché Tris non era uscita dalle mura del villaggio semplicemente per sputarle in faccia? Coraggio. « Allora è vero. » Si morse il labbro, distogliendo per un secondo lo sguardo dagli occhi chiari della Morgernstern, e lasciandolo vagare in lontananza. Lì dove non si riusciva più a distinguere le fronde degli alberi dall'orizzonte. « Sta ricominciando... Tutto quanto. » Le logge. L'oscurità. Nella sua mente si mischiavano ricordi del passato, dai mesi di reclusione nel castello a Inverness, alla nube scura e infinita che aveva avvolto ogni cosa per quella che le era parsa un'eternità. Aveva collezionato i suoi ricordi più terribili in quelle circostanze; e, paradossalmente, forse anche i più belli. Malia aveva avvertito gli indizi di quel ritorno, eppure aveva preferito non crederci: rintanarsi nella sua casina babbana di China Town e convincersi che, se avesse chiuso gli occhi, tutto sarebbe andato bene. Come una bambina. Ma era evidente che non fosse così. Era evidente che, se un gesto estremo come la presa di Hogwarts da parte dei ribelli si era reso necessario, qualcosa di terribile stava per accadere. E sarebbe accaduto con o senza di lei dall'altra parte di quel muro. « Avrei dovuto esserci » si ritrovò a dire, staccandosi dal muro e lanciando un'occhiata all'entrata del villaggio. « E so che non vale niente, ma mi dispiace. Che cosa - No, lascia perdere. Che cosa avete intenzione di fare non puoi mica dirmelo. Che scema. Quanto... » Inspirò, puntando questa volta gli occhi in quella di Tris. « Quanto sarà brutta questa volta? » Cosa dobbiamo aspettarci?
     
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    Faceva strano trovarsi in quella posizione; quasi come se a dividerle ci fosse una linea sottile eppure estremamente evidente. A Beatrice non piaceva nasconderle le cose, e ogni qual volta lo avesse fatto in passo, si era sentita in un certo qual modo in colpa. Di Malia, Tris, si era sempre fidata. Però tu vuoi essere libera. Immagino che è il tuo modo di comunicarmi che non sei disposta a sporcarti le mani. Oppure semplice non sai come farlo. Non so.. In fondo, non lo sapeva, né aveva mai avuto il coraggio di affrontare quel discorso fino in fondo con la migliore amica. Forse perché in fondo, quando Malia si era trovata al centro dei giochi, non aveva avuto fino in fondo scelta. Ora invece una scelta ce l'aveva, e l'aveva avuta anche in passato, quando su molte questioni non era necessario prendere per forza una posizione. « Avete riattivato i tatuaggi, quindi » Annuì Tris, portandosi istintivamente le dita all'altezza dell'avambraccio. Avrebbe voluto lasciare le cose come stanno, eppure, sentiva che qualcosa doveva pur dargliela. Io non ti devo nessuna spiegazione, però vorrei comunque dartela. Avrei voluto che ci fossi. Vorrei comunque che ci fossi. Però non posso obbligarti. Devo rispettare la tua volontà. Ed era questo ciò che aveva fatto sin da quando aveva ricevuto la risposta della migliore amica. « No.. io li ho riattivati. » Un modo come un altro per segnalarle il fatto che questa volta Tris si stava prendendo le responsabilità di tutto. Era stata lei a guidare i lycan lì dentro, lei ad aver riunito nuovamente i ribelli. Era lei a rispondere dell'attacco. Quando leggerai i giornali, la prima criminale di guerra sarò io. E di ciò non me ne pento. Sto facendo ciò che penso sia giusto. Per la mia gente e per chiunque ne avrà bisogno. Però sono stanca di farlo per pura bontà di cuore. Non sono Gesù; non porgo l'altra guancia. Ed ora, io ho una famiglia, qualcuno a cui pensare. Non posso permettermi di crescerli in un mondo che continuerà a tentare di metterli costantemente in pericolo. « Non preoccuparti, lo capisco. Hai fatto bene. Immagino che tu non possa dimi chi c'era. Puoi dirmi almeno se... se stanno bene, gli altri? Se abbiamo avuto, ecco... Ci sono state perdite? » Beatrice abbassò lo sguardo. Ci sono sempre perdite. Da una parte e dall'altra. Feriti. Persone confuse. Persone spaesate. E' così che funziona. E per quanto su un livello personale, umano, quella condizione riusciva a smuovere i suoi sensi di colpa e la sua umanità, Tris non poteva permettersi di abbandonarvisi. Così, gettò lo sguardo negli occhi dell'amica, riservandole un'espressione colma di eloquenza. « E' una guerra. Le persone sanno cosa rischiano quando decidono di prendere una parte. » Ora sanno anche cosa succede quando non si prende una posizione. Una risposta criptica che tuttavia lasciava intendere a sufficienza. « Avevamo un piano molto solido però. E' andata meglio di come ci aspettassimo. Fuori dalla porte Est e Ovest abbiamo affisso delle liste. Feriti trasportati al San Mungo e.. dalle nostre parti. E anche di chi non ce l'ha fatta. » Perché una partita ad alto rischio, era stata effettivamente giocata. Il minimo che potessero fare era dare a modo a chi non c'era e non voleva averci nulla a che fare di sapere cosa stesse accadendo ai propri cari. « Se vuoi sapere di persone specifiche, puoi chiedere. » Non siamo dei barbari. Io, di certo non lo sono. Ma non posso essere io a farti i nomi.
    « Allora è vero. Sta ricominciando... Tutto quanto. » A quella domanda Tris avrebbe voluto rispondere di no. Avrebbe voluto dirle che non era così, che in realtà lei stava facendo tutto quanto per puro egoismo. Perché quel potere, il controllo, il potere, la rivincita, le aveva volute solo ed esclusivamente per puro soddisfacimento personale. Tutto ciò c'era. Il fascino della rivalsa scorreva potente nelle sue vene. Ma non era questo il sentimento dominante, né l'obiettivo principale per cui aveva rischiato le vite delle tante persone che avevano deciso di affidarsi alla sua guida. Anche in quel frangete avrebbe voluto esercitare nei confronti della giovane Stone una gentilezza che non le apparteneva, ma che effettivamente la mora le suscitava. Avrebbe voluto chiederle di girare i tacchi e andarsene, fare finta che nulla di tutto ciò che ha sentito è effettivamente accaduto. In fondo tu hai fatto una scelta. Perché adesso io dovrei convincerti del contrario? Forse è questo ciò che vuoi. Forse qualunque cosa io dica non farà altro che costringerti a fare una scelta che non vuoi fare. « Onestamente, non credo sia mai finita. » Asserisce di colpo appoggiando la spalla contro la muraglia, studiando con attenzione le reazioni di lei. « In tutti questi anni, dopo quel lampo bianco.. sono successe tante cose. Il più delle volte avevano azioni mirate. Tentavano di screditare chi poteva ipoteticamente fronteggiare tutto quanto » Siamo stati screditati in ogni maniera possibile. Dall'alto e dal basso. E noi non abbiamo reagito. Io non ho reagito. Avevo paura. Forse volevo solo vivere una vita normale. Volevo illudermi che le mie responsabilità sarebbero cambiate. Che per un po', anche solo per qualche mese, sarei stata una ragazza di vent'anni. « Nell'ultimo periodo però i giochi sono cambiati. Le vittime stanno cambiando. » Nessuno è al sicuro. E tutto ciò che Tris aveva utile fare è stato radunare tutti quanti, Malia compresa. L'idea di saperti lì fuori non mi piace. Non mi piace sapere che non sei circondata dalle persone che ti vogliono bene. Però io non posso costringerti e non ho più la forza di vendere a nessuno i miei ideali come se fossi un venditore porta a porta. Non lo sono - un venditore. Sono alla guida di una comunità, di un esercito. E a loro che devo pensare. Alla mia famiglia. Indipendentemente da chi decide di farne parte. « Avrei dovuto esserci. E so che non vale niente, ma mi dispiace. Che cosa - No, lascia perdere. Che cosa avete intenzione di fare non puoi mica dirmelo. Che scema. Quanto... Quanto sarà brutta questa volta? » Le risultò abbastanza spontaneo sorride. C'era ancora qualcosa di estremamente famigliare nella loro dinamica. Su quelle questioni, Malia andava a Tris come se si trattasse di un dottore che aveva già il rimedio pronto. La questione tuttavia, rispetto a quanto proveniva da altre campane, non la disturbava. Piuttosto le riportava alla memoria altri momenti; momenti che avevano condiviso insieme, in cui ciascuno ci aveva messo il proprio per giungere a un obiettivo comune. Il Lockdown. La guerra civile. La guerra santa. Tu ci sei sempre stata. Mi fa quasi strano non poter parlare con te come se fossi già con noi. « Ho cercato un accordo con gli warlock. Ecco quanto brutta sarà. » Lo è già. « Ora è più subdola. Ha avuto modo di mettere radici sotto il nostro naso. Quelle cose sono arrivate nel cuore di Inverness, Mals. » Si stringe nelle spalle e scuote la testa. « Di una cosa sono certa - non sarà come l'ultima volta. In tutta onestà, ci sono momenti in cui sono quasi certa che ci hanno lasciati vincere quattro anni fa. Voglio dire.. nessuno ricorda nulla, nessuno sa com'è accaduto. » Non ha il minimo senso. Eravamo stremati. Avevamo perso tantissimi soldati. E poi di colpo le nostre vite ci sono state restituite quasi come se niente fosse. « Siamo tornati al punto di partenza ma senza sapere cosa abbiamo combinato nel mentre. Quali danni. Quali scelte sbagliate. Non sappiamo ancora troppe cose. » Sospira, a quel punto Tris, e osserva la migliore amica con un'espressione colma di amarezza. « La verità è che abbiamo solo noi stessi. E il massimo che faremo adesso è prepararci. » Pausa. « Ciò che è successo qui era necessario affinché potessimo prepararci. Però, in tutta onestà.. so cosa si dice là fuori, so cosa si pensa, so come in molti la vedono. Probabilmente anche tu la vedi un po' così.. però.. » Adottò un tono calmo e rassicurante, un po' stanco, ma non per questo seccato o spazientito. Le stava parlando con la massima sincerità, perché a quel punto non poteva fare altro. « ..io non ho più voglia o le forze per giustificarmi. E se tutto ciò che Inverness ha fatto fino a questo momento non è sufficiente.. immagino che vada bene così. Per tutto il resto.. io non ti biasimo e non hai nulla per cui chiedere scusa. Hai fatto solo quello che ti sentivi di fare. E' giusto che tu continui a farlo. Questo porte non si chiuderanno mai per te, semmai dovessi cambiare idea. »



     
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    Non a molto servirono le rassicurazioni di Tris sullo stato d'incolumità dei loro amici: le due si ritrovarono a passare in rassegna, per più di cinque minuti, buona parte dei residenti del villaggio. E mentre la mora li elencava uno ad uno, con tanto di voce strozzata ad ogni nome pronunciato, la giovane Morgernstern tentava di fare un breve riassunto del loro stato di salute. E per quanto quelle notizie potessero rassicurare la Stone, non riuscì a lasciare Hogsmeade, poco più tardi, veramente a cuor leggero. Non era capace di togliersi dalla testa il pensiero che avrebbe dovuto trovarsi lì, insieme ai suoi amici, a prendersi cura di loro. A proteggerli.
    Ascoltò il resoconto dell'amica, meditabonda. Era evidente, ai suoi occhi, che la posta in gioco fosse cambiata. L'aveva capito già dal contesto, da quella mossa imprevedibile ed estrema dei ribelli, e le fu palesata ulteriormente dalle parole di Tris. « Nell'ultimo periodo però i giochi sono cambiati. Le vittime stanno cambiando. » Aggrottò la fronte. « In che senso stanno cambiando? » Quella, forse, era la prima volta da mesi in cui Malia si interessava davvero a quanto succedesse in quel di Inverness. Dal suo ritorno, le poche volte che aveva visto Tris si era ritrovata (più volontariamente di quanto le sarebbe piaciuto ammettere) a cercare di evitare il discorso. Ogni qualvolta l'argomento sembrava dietro l'angolo, Malia era riuscita a sviarlo, giustificando con se stessa quell'atteggiamento come una necessità primaria, più che un modo di lavarsene le mani. Aveva fatto una scelta, ricordava a se stessa, e quella vita che le aveva portato così tanto dolore adesso non le apparteneva più. E per mesi aveva sinceramente creduto che la vita potesse essere così facile, così arbitraria. Il tempo trascorso a sviscerare le ragioni per cui avesse preso quella decisione era stato irrisorio, se non nullo: in fondo al proprio animo sapeva già che, se si fosse sforzata di capirsi, qualsiasi scoperta l'avrebbe spaventata. Certe volte, si sa, è preferibile chiudere gli occhi e convincersi che il problema non esista, piuttosto che accettare di doverlo affrontare. Di nuovo.
    « Ho cercato un accordo con gli warlock. Ecco quanto brutta sarà. Ora è più subdola. Ha avuto modo di mettere radici sotto il nostro naso. Quelle cose sono arrivate nel cuore di Inverness, Mals. » Fu difficile ascoltare quelle parole senza mostrare alcuna reazione. Quelle notizie non erano certo una sorpresa inaspettata: per quanto uno possa sforzarsi di tenere la testa sotto la sabbia, anche lì è inevitabile sentire la vibrazione delle bombe in arrivo. E quel momento, per tutti loro, era in effetti come una specie di disastro annunciato. Quando avevano avuto la meglio sulla loggia, molti avevano pensato che fosse avvenuto tutto troppo in fretta e con troppa facilità, e che le conseguenze fossero state troppo poche. Era come se da un paio d’anni a quella parte tutti loro stessero pazientemente aspettando il giorno del giudizio. I più giudiziosi, come Tris, l’avevano fatto preparandosi a dovere, consci del pericolo in arrivo. Sull'orlo di un precipizio. Malia, dal suo canto, aveva scelto la via apparentemente meno dolorosa, quella del menefreghismo. Ma la realtà, si sa, trova sempre un modo per ripresentarsi alla porta e premiarti con un paio di schiaffi inaspettati.
    « Siamo tornati al punto di partenza ma senza sapere cosa abbiamo combinato nel mentre. Quali danni. Quali scelte sbagliate. Non sappiamo ancora troppe cose. » Rimase ad ascoltare Beatrice in silenzio, a corto di repliche o commenti. « La verità è che abbiamo solo noi stessi. E il massimo che faremo adesso è prepararci. Ciò che è successo qui era necessario affinché potessimo prepararci. Però, in tutta onestà.. so cosa si dice là fuori, so cosa si pensa, so come in molti la vedono. Probabilmente anche tu la vedi un po' così.. però.. » Si strinse nelle spalle, scuotendo la testa con convinzione. Lei, delle opinioni diffuse per il mondo magico, non ne sapeva proprio niente; certo, poteva immaginare quali potessero essere state le reazioni più popolari a seguito di quell'attacco, ma non ne era davvero al corrente. Per sua decisione, non frequentava i luoghi magici ormai da tempo. Di tanto in tanto riceveva in casa la Gazzetta del Profeta, ma il tempo (e la voglia) per leggerlo era sempre meno. E così si era ritrovata a scoprire dell'attacco niente meno che da Roxy, assolutamente per caso. « Lo sai che me ne è sempre fregato molto poco di quello che pensa la gente. » O, per lo meno, questa era una cosa che aveva imparato a fare con il tempo. « ..io non ho più voglia o le forze per giustificarmi. E se tutto ciò che Inverness ha fatto fino a questo momento non è sufficiente.. immagino che vada bene così. Per tutto il resto.. io non ti biasimo e non hai nulla per cui chiedere scusa. Hai fatto solo quello che ti sentivi di fare. E' giusto che tu continui a farlo. Questo porte non si chiuderanno mai per te, semmai dovessi cambiare idea. »
    Malia guardò l'amica, lasciando che quelle sue ultime parole penetrassero il silenzio notturno per diversi secondi. Le sue iridi vagarono poi alle sue spalle, alla cinta muraria di Hogsmeade: quella che per tanto tempo aveva riconosciuto come casa. Lì, dove adesso si rifugiavano - o si nascondevano? - proprio quelle persone che avevano reso possibile tutto ciò. La sua famiglia. Sospirò.
    « Io non posso far finta di non aver sentito quello che mi hai detto, Tris. » Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra. Ai suoi occhi era quasi ironico come l'amica le avesse lasciato le porte aperte, dandole, a suo modo, libertà di scegliere cosa fare. Ai fatti, però, le informazioni che aveva condiviso con lei le parvero più che sufficienti per sentirsi, in qualche modo, obbligata a prendere una decisione. E non perché questo fosse nelle intenzioni di Tris: Malia, dati alla mano, semplicemente non sentiva come corretta la decisione di starsene in disparte. Forse per questo aveva preferito rifugiarsi nella codardia dell'ignoranza, dove non esistevano implicazioni morali. Adesso veniva il difficile. « Io voglio dare una mano. Sento che ve lo devo. » Per quello che rappresentate tutti voi per me e per quello che abbiamo vissuto insieme. « E poi, diciamocela tutta, non mi piace sapervi tutti qui senza di me. Sento che mi sto perdendo tutto il divertimento, sai. » L'ombra di una risata apparve sulle sue labbra piene, prima che tornasse, qualche secondo più tardi, a farsi seria. « Devo però capire come fare, ecco. Non sono più da sola. » Che la cosa giusta da fare per sé fosse rientrare tra le fila dei Ribelli era indubbio, ma come si incastrava il fattore Roxy in questa nuova equazione? Avrebbe potuto portarla con sé ad Hogsmeade? E se ciò fosse stato possibile, avrebbe dovuto? Era sicuro lì? E se anche avesse deciso di tenerla fuori da quella situazione, a chi l'avrebbe affidata? Non poteva certo chiedere a suo padre un sacrificio del genere. Ormai la ragazzina era sua responsabilità, e il giudice era stato chiaro. Sospirò, tornando dunque con lo sguardo su Tris. « Ho solo bisogno di un po' di tempo, Tris. Ma per il resto puoi contare su di me. Te lo prometto. » Anche se potrai non crederci più come una volta.
     
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    Non sapeva come Malia avrebbe reagito a tutte quelle cose. In fondo se si era staccata da tutte quelle circostanze un motivo c'era. Non aveva la pretesa, Tris, di sapere cosa si celasse nel cuore della migliore amica. In quell'ultimo periodo, non averla costantemente sotto gli occhi, le aveva fatto perdere in parte la connessione che aveva con lei. E' strano.. come puoi vedere una persona dopo tutto questo tempo e sentire come se nulla fosse cambiato, realizzando contemporaneamente che nulla è più come prima. Tra Malia e Tris ciò era accaduto più di una volta, ma avevano sempre trovato la propria strada. Succederà anche questa volta? Mi darai fiducia? Non poteva saperlo. Ciò che poteva però, era essere del tutto onesta con lei. « Io non posso far finta di non aver sentito quello che mi hai detto, Tris. » Annuì abbassando lo sguardo. Lo so che non sono notizie rincuoranti, ma non posso raccontarti bugie. Se scegli di andartene non posso fare nulla. Non posso proteggerti, non posso aiutarti, non posso essere dalla tua parte. E nemmeno tu potrai essere dalla mia. Non si può più vivere a metà. E' qui, o lì. Una scelta che Tris sapeva avrebbe allontanato diverse persone. Succedeva ovunque nel mondo. Le forze si stavano polarizzando ovunque. Ovunque la società dei maghi tentava di negare l'esistenza di attività della loggia; provavano a mantenere la loro linea, lo status quo, mettendo sotto torchio e inimicandosi chiunque la pensasse diversamente. Ovunque, gli amici di Invenerss, gli amici del branco, vivono una condizione sempre più difficile. Stavamo diventando una società sotterranea, costretti a nasconderci, bracati come animali semplicemente perché siamo stanchi di subire e basta. Ovunque, dei sostenitori del Branco si ha paura, perché potrebbero riproporre quanto accaduto a Hogsmeade. E forse accadrà. Non abbiamo finito. Abbiamo appena cominciato. « Io voglio dare una mano. Sento che ve lo devo. E poi, diciamocela tutta, non mi piace sapervi tutti qui senza di me. Sento che mi sto perdendo tutto il divertimento, sai. Devo però capire come fare, ecco. Non sono più da sola. » In tutta risposta Tris annuì; un lieve sorriso comparve automaticamente sul volto di lei mentre tornava a ricercare lo sguardo dell'amica. Ma in fondo, non sei cambiata più di tanto. E forse, nessuna delle due era davvero cambiata. Nonostante le tante responsabilità e la consapevolezza di non essere più da sola, nonostante sapesse che su di lei contassero ben due anime neonate, Tris aveva ancora voglia di fare spazio a quella ragazza in grado di sedersi su una panchina insieme alla migliore amica per dividersi una bottiglia di limoncello. Sembra essere passata un'eternità da quella volta, e da tutte le altre in cui quel le due hanno deciso di osservare quel rito religiosamente. Erano bei momenti. Ne avremmo altri? Chissà! Sapeva d'altronde che le responsabilità non avevano colpito soltanto la Morgenstern. « Ho solo bisogno di un po' di tempo, Tris. Ma per il resto puoi contare su di me. Te lo prometto. » E ci credeva, Tris. Era una delle persone di cui maggiormente si fidava. Non avrebbe neanche avuto bisogno della parola di Malia per sapere che avrebbe fatto la cosa giusta, perché, per quanto la giovane Stone fosse reticente all'idea di tornare a vivere una vita all'insegna del pericolo e dell'incertezza, sopportava ancora meno l'idea di essere messa da parte e l'idea di sapere i suoi amici in difficoltà. « Non ti preoccupare. Fai quello che devi fare. Non sarà semplice, ma cercheremo di resistere senza di te.. finché sarà necessario. » E così chiuse la questione con una nota scherzosa, rivolgendole un tiepido sorriso e stringendosi nelle spalle. In fondo Tris e Malia erano pur sempre le stesse persone di sempre, e Tris non riusciva a ignorarlo. Quella era la sua migliore amica, la persona che più di tutte considerava al pari di una sorella. Le fece cenno di seguirla dirigendosi verso i cancelli. « Se acconsenti a farti riattivare il tatuaggio, possiamo farci un giro. » Hogsmeade d'altronde, non era cambiata più di tanto. Se si ignoravano i posti di blocco dove diversi maghi e lycan controllavano chiunque entrasse e uscisse assicurandosi che le bacchette dei singoli possessori non fossero tracciate o che non tentassero di introdurre merci sospette, la vita nel villaggio scorreva come sempre. Dopo le prime rappresaglie da parte di qualche abitante indisciplinato e la foga di qualche collegiale e studente convinti che quella occupazione fosse simbolo di assenza di regole, le cose erano ricominciate a scorrere pressoché come sempre. Attese che Malia le desse il suo consenso, dopo di che la lasciò nelle mano dei lycan presenti al posto di blocco che controllarono la sua bacchetta e i suoi documenti, augurandole un caloroso bentornato. In fondo, Malia era sempre stata una di loro e non c'erano vere motivazioni per cui le persone dovessero tenerla a distanza. Tris d'altronde, non aveva detto nulla in merito all'assenza di Malia; se qualcuno gliel'ha chiesto, lei ha risposto che non l'ha chiamata, e non certo che l'assenza della ragazza fosse dovuta a un rifiuto di adesione alla causa. Era troppo sentimentale? Forse. Non era oggettiva? E' probabilmente. Ma Tris si era sentita di fare così, e non si sarebbe tirata indietro dalla sua decisione. Conclusi i controlli, s'incamminò dunque lungo una delle stradine parallele e un po' meno trafficate, per dirigersi verso una delle colline da cui la privilegiata vista sul castello avrebbe maggiormente conciliato la loro conversazione. « Con il tatuaggio attivo potrai andartene quando vuoi. Però sappi che non è saggio andare e venire. Ti consiglio quindi di evitare i contatti con Inverness una volta uscita da qui. Concludi ciò che devi a Londra, e passa il confine.. » Altrimenti non so se potrà aiutarti. E parlava per esperienza, Tris. Percy non se la passava così bene. Era costantemente sorvegliato e seppur fosse libero, era ormai evidente che tornare a Inverness non sarebbe stato così semplice. « La situazione è estremamente tesa. Ci sono state diverse perdite - da una parte e dall'altra. I nostri amici stanno bene.. ma.. » Deglutì abbassando lo sguardo. « ..altri non sono stati altrettanto fortunati. » Di scatto osservò il castello in lontananza. Tutti quei sacrifici erano stati portati avanti per occupare quel punto strategico. Tra le mura di Hogwarts si nascondevano tanti segreti. Ogni cosa era iniziata e finita lì. Seppur quello non fosse l'obiettivo ultimo, Tris non aveva potuto fare a meno di pensare che avendo sotto controllo il castello, avrebbe potuto scoprire qualcosa sulle logge che ancora le sfuggiva. Spostò gli occhi color nocciola più a destra, là dove il Campo di Quidditch era stato bruciato fino alle fondamenta. Diversi maghi si stavano già occupando della ricostruzione, ma prima, ogni centimetro quadro veniva ulteriormente perlustrato.
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    « Il campo è caduto sotto un Ardemonio. La squadra che combatteva sulla tenuta ha detto che uno degli Auror ha perso il controllo di un Ardemonio.. Holden è scomparso lì mentre cercava superstiti. » Sospirò profondamente stringendosi nelle spalle. « Non lo trovano. Né vivo, né.. » ..morto. La questione complica parecchio il suo stato d'animo. Non avere alcuna certezza sul destino del fratello non la sta affatto aiutando. E' stato disorientato e si è perso nella foresta? E' stato preso ostaggio? E' bruciato al punto da non ritrovare nemmeno le ceneri? Di fronte a quella perdita, l'ennesima, Tris si sentiva triste e arrabbiata, ma era talmente concentrata sull'obiettivo da non potersi permettere in alcun modo di crollare. « Mio fratello è svanito. Il padre dei miei figli è a Londra, ed io sono il nemico pubblico di almeno una decina di governi. Puoi prenderti tutto il tempo del mondo, Mals, ma quando torni, ti prego reperisci la bottiglia di limoncello più costosa che trovi nella capitale e portala. Potrei seriamente averne bisogno. » Provava a sdrammatizzare, ma non ci riusciva. Aveva l'animo pesante e la sensazione di essere completamente sola. Forse lo era. It's lonely at the top « Hai sentito qualcosa a Londra? Dico.. non a livello di notizie. So già cosa dicono i giornali.. però - non so. Ogni tanto vorrei essere una mosca e trovarmi a Diagon Alley per sentire cosa dice la gente comune. » Sono spaventati? Sono arrabbiati? Mi odiano? Ci odiano? Erano domande più che lecite considerando che la percezione delle persone era quella che nessuno aveva mai. « Qui dipende dai giorni.. a volte sono vagamente simpatica, il più delle volte faccio paura, a volte probabilmente vorrebbero scuoiarmi viva. » Stirò appena un lieve sorriso. « Alcuni non sanno proprio quando stare muti.. non hai idea! Mi sembra la parabola della Caposcuola all over again - solo che ora la verifica di DCAO è la Loggia, e le ore in punizione sono un nuovo decreto del Ministero. Ovviamente in questa equazione i coglioni che fanno sempre i coglioni ci sono ancora. Tipo.. quel tuo ex - il tale.. coso. Non ricordo come si chiamava. Va beh lui - ha protestato dicendo che lui non voleva andare ad aiutare alla costruzione della nuova zona abitata attorno a Hogsmeade. Lui è un Auror mica un muratore. » Letteralmente una Recluta ripentente che in quattro anni ha dato tre esami. Si. Proprio un Auror. « Ora spalla la merda di Thestral. » Che dire. Ho deciso di accettare il fatto che si tratti di braccia tolte all'agricoltura.



     
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    « Se acconsenti a farti riattivare il tatuaggio, possiamo farci un giro. » Malia scostò lo sguardo dall'amica, portandolo alle mura alle sue spalle. Beatrice Morgernstern non aveva mai modo di smentirsi: Malia le aveva appena promesso fedeltà, e lei non aveva perso tempo a trovare il modo perché lo dimostrasse. Farsi riattivare il tatuaggio significava confermare di essere dalla parte dei ribelli, prendere una decisione definitiva e per lo più irreversibile: chiaro, era certa che nessuno lì l'avrebbe comunque mai costretta a rimanere tra quelle mura, ma Malia aveva sempre obbedito alla logica del tutto o niente. Non esitò, tuttavia, a rispondere: aveva già preso la sua decisione e rimandare quel momento, a quel punto, era inutile. « Va bene » disse, qualche istante più tardi, accompagnando le parole con un breve cenno del capo.
    Una volta all'interno del villaggio, la mora non potè fare a meno di guardarsi intorno con curiosità: Hogsmeade era apparentemente immutata, ma un occhio familiare e affezionato come il suo non mancò di notare alcuni evidenti cambiamenti. Alcuni edifici erano danneggiati; ne notò un paio, in lontananza, completamente distrutti. Mentre si arrampicava accanto a Tris su un'altura che godeva di un ampio panorama sul villaggio, avvertì una folata di vento gelido ed un brivido le percorse la schiena. Hogsmeade era buia e silenziosa come poche volte: notò solo qualche luce accesa qua e là, probabilmente lanterne appartenenti a Ribelli che facevano il turno di notte. Nessuno schiamazzo di studenti rimasti fuori dal castello per festeggiare, nessun rumore di passi in lontananza. Da quel punto si riusciva a vedere anche il castello.
    « La situazione è estremamente tesa. Ci sono state diverse perdite - da una parte e dall'altra. I nostri amici stanno bene.. ma... altri non sono stati altrettanto fortunati. » Notò il cambio nel tono di voce di Tris, a quelle parole. Chi?, pensò di scatto, facendo un passo nella sua direzione. I nostri amici, a quel punto, le sembrava un insieme di persone non troppo ben definito. E il tono di voce di Beatrice - la conosceva fin troppo bene per non notarlo - lasciava intendere che anche lei in prima persona aveva subito delle perdite importanti. Chi avevano perso, in quell'attacco? « Il campo è caduto sotto un Ardemonio. La squadra che combatteva sulla tenuta ha detto che uno degli Auror ha perso il controllo di un Ardemonio.. » L'occhio cadde nuovamente sui resti del campo da Quidditch, in lontananza. L'assenza della grande struttura di legno ovale era stata la prima cosa che aveva notato, una volta giunta su quella collina. Così abituata al profilo degli spalti, dei sei anelli e delle grandi torri, si era sentita subito disorientata nello scorgere, al suo posto, un mucchio di cenere e detriti. « Holden è scomparso lì mentre cercava superstiti. Non lo trovano. Né vivo, né.. » Trattenne il respiro, mentre si voltava di scatto a guardare l'amica. Non la lasciò completare la frase, conscia del peso che doveva essere per lei quella consapevolezza. D'istinto si avvicinò per avvolgerla in un abbraccio: la strinse forte a sé, sperando che il calore del proprio corpo e quella vicinanza potessero bastare per trasmetterle tutto l'affetto e la sicurezza che poteva. Gli occhi tormentati di Tris lasciavano intendere come la mente della ragazza fosse un posto pieno di battaglie, e Malia sapeva bene quanto fosse complicato provare ad infondere in quello sguardo un po' di tranquillità, anche in momenti più rosei. Negli anni di Hogwarts aveva cercato di assumere quel ruolo, provando a regalare all'amica quel poco di empatia e leggerezza di cui disponeva. « Scommetto che sta bene » tentò di rassicurarla, mentre con calma le accarezzava i capelli scuri. Non era certa di quello che diceva, ma l'ipotesi che Holden fosse scomparso così, in un modo tanto atroce, era troppo orribile da tenere in considerazione. « Holden è un mago esperto. Aspettiamo ancora qualche giorno... » Fu tutto quello che riuscì a dire, sforzandosi di mantenere un tono calmo e inflessibile.
    « Mio fratello è svanito. Il padre dei miei figli è a Londra, ed io sono il nemico pubblico di almeno una decina di governi. Puoi prenderti tutto il tempo del mondo, Mals, ma quando torni, ti prego reperisci la bottiglia di limoncello più costosa che trovi nella capitale e portala. Potrei seriamente averne bisogno. » Sorrise mestamente, liberando Tris da quell'abbraccio per guardarla di nuovo negli occhi. « Perché, vuoi dirmi che qui di limoncello non ne avete? Non lo so se mi piace più tanto questa storia di tornare tra i Ribelli, sai... » scherzò, nel tentativo di alleggerire la tensione. Non poté tuttavia esimersi dal fare una domanda, avendo l'amica per prima menzionato l'argomento: « I bambini sono al sicuro? Sono qui al villaggio? » chiese, con fare apprensiva. Non sapeva quali potessero essere le disposizioni scelte da parte dell'amica per i figli, se avesse preferito portarli con sé a Hogsmeade o affidarli piuttosto a qualcuno a Inverness.
    « Hai sentito qualcosa a Londra? Dico.. non a livello di notizie. So già cosa dicono i giornali.. però - non so. Ogni tanto vorrei essere una mosca e trovarmi a Diagon Alley per sentire cosa dice la gente comune. » Scosse ripetutamente il capo. « Non ho frequentato molto i luoghi magici, negli ultimi mesi. Non vado a Diagon Alley da Natale. Avevo in mente di starmene tra i babbani per un po'. Ma... » ma evidentemente non è proprio fattibile. « Ma ultimamente cominciavo a pensare che fosse una soluzione stupida. Non mi ha aiutato per niente. » Anzi, mi ha solo fatto deprimere ancora di più. « Ho soltanto letto l'ultimo articolo della Gazzetta del Profeta. Ma a questo punto dovrò per forza tornare a Diagon Alley almeno una volta, quindi ti porterò un paio di ritagli di giornale con le tue caricature delle vignette satiriche. Scommetto che incollano la tua faccia su quella del diavolo. » Ridacchiò, figurandosi quell'immagine.
    « Qui dipende dai giorni.. a volte sono vagamente simpatica, il più delle volte faccio paura, a volte probabilmente vorrebbero scuoiarmi viva. » Malia rise, sollevando gli occhi al cielo. « Chissà perché non mi sorprende. » « Alcuni non sanno proprio quando stare muti.. non hai idea! Mi sembra la parabola della Caposcuola all over again - solo che ora la verifica di DCAO è la Loggia, e le ore in punizione sono un nuovo decreto del Ministero. Ovviamente in questa equazione i coglioni che fanno sempre i coglioni ci sono ancora. Tipo.. quel tuo ex - il tale.. » « ...Clay? » provò ad aiutarla, incerta. « Coso. No ricordo come si chiamava. » « Chan? » « Va beh lui - ha protestato dicendo che lui non voleva andare ad aiutare alla costruzione della nuova zona abitata attorno a Hogsmeade. Lui è un Auror mica un muratore. » « Ah, ma allora è Joshua! » esclamò, finalmente aiutata dalle parole dell'amica nell'identificare l'identità del genio in questione. « Ora spala la merda di Thestral. » Rise, scuotendo rapidamente il capo. Una giusta punizione. « Posto che per un coglione del genere spalare la merda dei Thestral è quasi nobilitante, a mio parere » osservò, l'espressione schifata nel rimembrare la sua iconica storia di due settimane e mezzo con il Corvonero. « Detto questo, uno che ti risponde così non ha ancora capito con chi ha a che fare. Non se li ricorda i tempi di te Caposcuola? Se proprio deve disobbedire, deve farlo di nascosto. » Insomma, un po' di maturità! « Scherzi a parte: visto che torno a Londra, puoi contare su di me. E' vero che eviterò di tenere i contatti con voi in questo periodo, però, se ti serve qualcosa o hai qualche faccenda di qualsiasi tipo da sbrigare lì, e hai bisogno di qualcuno di fiducia... Ti basta parlare. » Annuì, convinta. Per come la vedeva lei, quella situazione poteva anche tramutarsi in un vantaggio: fino a che non avesse oltrepassato il confine ufficialmente, Malia restava una cittadina dello Stato Inglese, con tutti i vantaggi e le libertà del caso.
     
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