[Ginecofobia]

"innaturale ed ingiustificata fobia della donna"

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    « MA SEI IMPAZZITO? » La voce squillante di un Tarrant Crouch particolarmente sconvolto esplode nel bel mezzo della piazza. « Oh no no no, scusate uccellin- » Uno stormo di piccioni, ai quali stava spizzicando qualche mollica di pane, si leva alto, spaventato dalle urla improvvise. Sospira, imbronciato. « Andiamo Crouch, sarà divertente! » Dall'altro lato dello schermo, la voce divertita di Marc Thompson, uno dei suoi più cari -e rari, diciamocelo- amici, lo incalza senza pietà. « Non ho bisogno di una ragazza! » « Dimmi un po': parli ancora con le piante? » « Il suo nome è Mrs Pooh. » « E sei al parco a dare da mangiare ai piccioni e prendere il tea coi gatti? » « E' latte. Latte. Lo sai che la teina li fa agitare, specie dopo le sei di pomeriggio.. » « Devo continuare o lo capisci da solo? » « ...- E - e comunque non vedo cosa ci sia di male nell'avere qualche piantina e dei gatti » « Nulla, fin quando non inizi a parlarci. » Sospira, sconfitto. « E come si chiamerebbe, la signora? » « Freya Thysen. Ha ventun'anni e - » « MI VUOI FARE ARRESTARE? - ...Oh no, no! » Un nuovo gruppetto di piccioni, da poco accorsi ai suoi piedi, svolazza via terrorizzato. « Restate qu- » Si lamenta, in un inutile tentativo di farli restare. Allora respira a fondo, demoralizzato « Potrei essere suo padre! » e squittisce infine, adesso visibilmente agitato. « Quanto sei antico. Non sai che alle ragazze piace, l'uomo maturo? » « Già. Alla questura piace un po' meno però.. » Ribatte, sconsolato, mentre due o tre passerotti si poggiano sulla spalliera della panchina dove è seduto. Sorride, tranquillizzandosi appena, mentre spezza dell'altro pane. « E poi ha insistito così tanto per vederti, andiamo, non puoi certo dirle di no. Dov'è finita tutta la tua cavalleria? » « E vabene, vabene! - Quando sarebbe, l'appuntamento? » « Questa sera! » « QUESTA SERA? ... -No no no, tornate qui!! »

    Si guarda allo specchio, mentre sospira. Il nodo della cravatta è storto, ma ha provato così tante volte ad aggiustarlo senza ottenere alcun risultato, ormai, che ci ha perso le speranze. Sta indossando il vestito buono, Terry. Anche se con vestito buono intendiamo una camicia a quadri fin troppo anni novanta ed un paio di pantaloni a costine color cachi. Beh, insomma, ci ha provato, e questo è l'importante. In fondo a quell'appuntamento, inutile specificarlo, non ci vorrebbe proprio andare. Non che abbia nulla contro Freya Thysen -per carità, è sicuramente una signorina assai per bene!- semplicemente.. Non si trova poi tanto nelle condizione adatte per un appuntamento. Non che lo sia mai stato, in realtà, ma questi son dettagli. E' da un po' di tempo a questa parte, che Terry non è più lo stesso. Di essere strano, lo è sempre stato, ma negli ultimi mesi, è uno strano..diverso, ad accompagnare i suoi atteggiamenti. Dopo la discussione con Pervinca, poi, le cose sembran essere di gran lunga peggiorate. « Lei sì che mi avrebbe aiutato a sistemare questa dannata cravatta » La sua voce si leva nel silenzio di un ufficio completamente desolato. Ma se pensate che stia parlando da solo, è ovvio che vi sbagliate. Terry, d'altra parte, ha sempre qualcuno con cui parlare. Mrs Pooh, infatti, così come chiama quella piantina grassa un po' deforme riposta sulla scrivania, lo sta ascoltando con attenzione. O almeno questo è ciò che crede lui. D'altra parte, per quanto riguarda il signor Scrooge, forse l'unico tra le sue piante col quale sarebbe più o meno -più o meno- normale aprire un dialogo, in questi giorni è proprio impossibile anche solo avvicinarlo. L'asticello, infatti, dopo la sua discussione con Pervinca, sembra proprio essersi offerto a morte. « Fortuna che ci sei tu, Mrs Pooh.. » Borbotta, in un sospiro, lo sguardo che per qualche momento si posa sulla porta d'ingresso. L'istinto di correre dall'amica a raccontarle di quell'appuntamento -con una ragazza più giovane di me. Ci credi? Senza neanche averla costretta!!- è stato forte sin dal primo momento. Ed in un contesto differente, infatti, Terry non ci avrebbe pensato due volte a sgattaiolare nel suo ufficio per raccontarle ogni cosa. Non condividere con Pervinca ogni momento della sua giornata, come ormai accade da un po' di tempo a questa parte, è.. Strano. E fa schifo. Decisamente schifo. « Forse è ancora troppo presto per fare qualcosa, Mrs Pooh.. » Mormora. O forse non faremo pace mai più, pensa poi, di colpo rattristato. Marc potrebbe avere ragione, dopotutto. Ha proprio bisogno di uscire con una ragazza. « Ok Terry. Coraggio. Facciamolo »
    Che a dirla tutta, le sue intenzioni per quell'appuntamento, non sono neanche delle migliori. E non nel senso che state sicuramente pensando perchè insomma..Avete capito di chi stiamo parlando? Terry infatti, è più che deciso di porre fine a quel..qualcosa ancor prima che possa effettivamente esistere. « Non ti starai facendo un po' troppi film mentali? » Un Tarrant altro, riflesso su una delle porte in vetro del locale, lo osserva con fare scettico. « Fa' silenzio » Borbotta a denti stretti. Lo so che sei un maniaco e ti piacciono le ragazzine. Ma io certe cose non le faccio. Nono. E' per questo, infatti, che ha portato i cioccolatini. Una grossa scatola a forma di cuore, piena zeppa di puro cioccolato belga. Le dirò che tra noi non può funzionare e poi le darò i cioccolatini. Nessuna brutta notizia si rivela poi così brutta notizia di fronte a dei cioccolatini. Annuisce, convinto. « Andrà malissimo, okay. » « Non ho bisogno del tuo pessimismo cosmico. La moda emo è passata da un pezzo, sai? » E poi io con te non ci voglio parlare. Dopo quello che hai combinato. Scuote la testa allora, deciso ad entrare. Ed entra davvero, senza nemmeno guardarsi intorno, tanto è concentrato sul suo obiettivo. Respira Terry, respira. Andrà tutto bene. In fondo i consigli di Pervy me li ricordo ancora. Devo evitare di essere..Troppo me. Facile no? Sì, facilissimo. E poi ho anche messo il vestito buono, andiamo! - Vero signora che la mia camicia è fighissima? ..Mh, no, nessun complimento. Andava sicuramente di fretta. Sìsì. Vabeh. Allora, ragazza bionda. Ragazza bionda. Che palle, dovevo mettere gli occhiali. Stringe la scatola di cioccolatini al petto, mentre continua ad avanzare tra la folla. E se dovesse scoppiare a piangere, dopo il mio rifiuto? Non lo so come funzionano le ragazze, quando piangono.
    cc51sGJ
    L'ultima volta che ho provato a consolare Bethany Lenz del secondo anno non è andata bene. Cioè che poi non ho mica capito perchè. Piangeva perchè Jeremy Hamilton del terzo non voleva farle assaggiare la panna del suo gelato. Io le ho solo chiesto se voleva leccare la mia, di panna. E mi sono ritrovato una lettera di diffida da parte dei signori Lenz il giorno dopo. Boh. Strane forte le ragazze. Vabeh, niente panico. Ho pur sempre i cioccolatini. Senza zuccheri aggiunti, perchè sia mai che magari è diabetica. E' una brutta malattia quella, non si scherza.
    Annuisce ..E se la prende come un modo per dirle che è grassa? Cavolo, cavolo, cav- « Uaa! » Distratto per com'è, si ritrova d'improvviso scaraventato per terra. La scatola di cioccolatini sotto le chiappe. « E sta' un po' attento quando cammini, coglione! » « Oh, m-m-mi perdoni io n-non.. » Farfuglia, ma è quando si rialza -barcollante- che arriva la parte difficile. Freya Thysen è lì; si paralizza. Andiamo Terry, respira. « M-mi scusi è lei la signorina F-Freya Thysen? » Dannato, dannatissimo Marc. Non mi avevi mica detto fosse così carina. Ahhhhhh non ci voglio finire ad Azkaban! Scommetto che i bagni lì non li igienizza nessuno!! « P-piacere, Tarrant Crouch » Mormora ancora, prima di sobbalzare. I cioccolatini! Si guarda attorno, prima di individuare la scatola -ormai ammaccata- riversa sul pavimento. La afferra, osservandola un po'. Beh, meglio di niente... « Q-questa è per lei. -..Non era così ammaccata, prima che ci cadessi addosso. Ma in fondo nello stomaco si mischia tutto, no? Ah ah ah! » Okay, adesso sei cringe. « ..Ah-ah. Uhm.. E' cioccolato belga, senza zuccheri aggiunti, ma non perchè penso sia grassa. -..C-cioè la trovo in formissima, davvero. » Annuisce vigorosamente « Scommetto che le sue analisi cliniche saranno proprio un gioiellino! » ..Che c'è? Pervy dice sempre che con le ragazze bisogna fare tanti complimenti. .. - No?
     
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    Se dall'esterno poteva apparire una benedizione, per Freya Thysen l'essere mezza-veela aveva sempre rappresentato una consistente dose di guai e attenzioni non richieste. A partire dall'adolescenza, quando il suo corpo smilzo aveva abbozzato le prime curve, si era resa conto che lo sguardo maschile la seguiva con particolare insistenza. Dai coetanei, un fermento di ormoni pronti a prendere il sopravvento da un momento all'altro, agli adulti - indecenti - che in più occasioni le si erano rivolti in maniera assai poco elegante o educata. Serbava un ricordo specifico di una volta in cui, appena quindicenne, un uomo che avrebbe potuto essere suo nonno le si era schiacciato contro sull'affollata metropolitana londinese, approfittando del traffico della capitale inglese per allungare una mano in direzione della pelle pallida lasciata scoperta dagli shorts di jeans. All'epoca, Freya si era fatta largo tra i pendolari con spintoni e gomitate sino a quando, gettatasi tra due le porte in procinto di chiudersi, era riuscita a lasciarselo alle spalle. Col passare del tempo non lo aveva dimenticato, ma si era assicurata di riprendere possesso del proprio corpo - e di non permettere a chicchessia di ritorcerle contro la sua femminilità. La serata che le si prospettava dinnanzi rappresentava un’altra piccola vittoria, in quel senso: la possibilità di fare soldi facili intrattenendosi qualche ora con uomini più o meno facoltosi, per fornire loro un po’ di compagnia o, semplicemente, una serata diversa dal solito. Non è prostituzione se vai a letto solo con quelli che ti piacciono davvero. Si tratta solo di unire l’utile al dilettevole. Una considerazione che aveva condiviso con Sol, in un pomeriggio di qualche settimana prima, davanti a una tazza di caffè bollente. Non che la morale di Miss Thysen fosse poi divisa in bianco e nero: al contrario, si stagliava una grande varietà di grigi, in cui il suo giudizio su (quasi) ogni cosa appariva sospeso, mutabile ed interpretabile a seconda del contesto. Afferrò il rossetto rosso scuro e lo passò con precisione sulle labbra, prima di fare un passo indietro ed osservare l’immagine riflessa nello specchio del minuscolo bagno nel suo appartamento sopra alla Testa di Porco. Un sorriso spuntò sull’angolo delle labbra carnose. E poi dicono che l’abito non fa il monaco.

    […] Quella sera, il Suspiria era più affollato del solito; il cambiamento che aveva scombussolato Hosgmeade e Hogwarts, così come la palpabile tensione che regnava nel mondo magico era stata una benedizione per certi giri di affari. Dopotutto, all’interno delle pareti del locale, la vita non era poi diversa da quella di prima: musica, luci soffuse e vari tipi di perdizione – fisica o mentale, a seconda dei desideri e delle disponibilità economiche. Il luogo perfetto in cui rifugiarsi per dimenticarsi di ciò che accadeva all’esterno o per concedersi qualche vizio lontano da occhi indiscreti. Sul suo appuntamento di quella sera, Freya non sapeva molto. Il ricordo che serbava di Tarrant Crouch risaliva a diversi anni prima, quando l’uomo aveva da poco iniziato ad insegnare ad Hogwarts. All’epoca le era parso buffo, timido ed impacciato, ben lontano dal prototipo di uomo che trascorre la propria sera libera in compagnia di un’escort. In effetti, sono sempre quelli più insospettabili a riservare le maggiori sorprese. Eppure, aveva il sentore che Crouch non fosse avvezzo ad organizzare una simile serata. In primis, non le era mai capitato di vederlo varcare la soglia del Suspiria – e, nelle poche settimane trascorse nel locale, aveva notato come la maggior parte dei clienti fosse abitudinaria; secondariamente, l’intero appuntamento era stato organizzato da un altro uomo, un tale Marc, che si era premurato di pagarla in anticipo – un atteggiamento bizzarro, ma non così strano da destare grossi sospetti. Forse Crouch è più il tipo da ‘girlfriend experience’ e una simile transazione lo metterebbe a disagio. Puntuale come concordato, si fece largo nel locale fino al bancone del bar, per definizione il posto più semplice per un incontro apparentemente naturale. Appoggiò la borsetta sulla superficie liscia e si accomodò sullo sgabello, dondolando un piede nel vuoto mentre, vagamente assorta, ripescava la chat con i dettagli dell’incontro e la foto del suo nuovo cliente. « Qualcosa da bere, signorina? » Quella domanda la riportò bruscamente alla realtà, spingendola a sollevare i grandi occhi chiari sul ragazzo che sostava dall’altra parte del bancone: era alto e dai lineamenti regolari, i colori scuri e l’aria sicura di sé – sicuramente un ottimo barista, ma pur sempre umano, tanto che Freya notò come lo sguardo scuro fosse scivolato dalle sue labbra alla profonda scollatura del vestito di seta rosso scuro. Gli sorrise, più divertita che infastidita. « No, grazie. Sto aspettando una pers– » Non fece in tempo a finire la frase che una voce alterata alle sue spalle attirò l’attenzione degli avventori che sostavano nelle vicinanze. « E sta' un po' attento quando cammini, coglione! » « Oh, m-m-mi perdoni io n-non.. » Il primo uomo si allontanò palesemente seccato, senza curarsi di aiutare il secondo a rialzarsi. Che testa di cazzo. A causa della luce soffusa, Freya impiegò qualche istante in più a riconoscerlo. Scivolò giù dallo sgabello e lo raggiunse per aiutarlo, ma nel frattempo Terry si era già alzato, visibilmente frastornato. Come la vide si congelò sul posto, gli occhi sbarrati e l’aria quasi spaventata – la copia sputata di un coniglietto abbagliato dai fari di un’auto in corsa. « M-mi scusi è lei la signorina F-Freya Thysen? » Freya annuì e, in tutta risposta, Crouch anticipò qualunque tipo di presentazione. Era evidente che fosse nervoso, un vero e proprio fascio di nervi ma non solo – uno di quegli uomini che, quando si sentiva in imbarazzo, iniziava a parlare senza più riuscire a fermarsi. « Dei cioccolatini? Per me? » Attonita, abbassò lo sguardo sulla scatola ammaccata. Era un pensiero decisamente innocente, fin troppo dolce per un appuntamento che, in realtà, era una vera e propria transazione. Questa sì che è una novità. Le era capitato di ricevere regali da qualche cliente ma, per lo più, si trattava di gioielli o di qualche oggetto costoso il cui fine ultime era quello di compiacere l’ego di chi li aveva acquistati e, talvolta, un tentativo di invitarla a concedere più di una semplice cena. « Ti ringrazio, è stato un pensiero molto carino. E poi adoro il cioccolato. » Gli rivolse un sorriso e allungò la mano libera ad afferrare quella di lui, intrecciandovi le dita e guidandolo in direzione del bancone. « Che poi, lo sapevi che uno degli alcolici con cui si sposa meglio è il rum? Qui ne hanno una varietà ottima. » Si sedette sullo sgabello e sollevò appena la mano in direzione del barista, per attirarne l’attenzione. « Due bicchieri di Diplòmatico, per favore. » Notando che Tarrant era rimasto in piedi, gli fece cenno di accomodarsi al suo fianco. Scoppiò in una risatina, nel vedere la sua esitazione. « Giuro che non mordo, Signor Crouch – non prima di un paio di bicchieri, almeno. Perciò per il momento sei al sicuro, Terry. » Gli fece un occhiolino, liberandosi ben presto di titoli formali e convenevoli. « Anche se non posso dire lo stesso dei cioccolatini, in effetti. » Sollevò il coperchio della scatola, rivelando il contenuto leggermente ammaccato ma tutto sommato intatto. Le praline erano piccole e ben decorate, apparentemente di ottima qualità. Il barista spinse due bicchieri nella loro direzione e Freya afferrò il proprio, sollevandolo in direzione di Terry per un brindisi. « Alla serata! » Cinguettò, facendo tintinnare il bicchiere contro quello di lui e portandolo alle labbra. Il sapore intenso del rum le inondò la bocca, lasciandole un piacevole retrogusto aromatico e caldo. Accavallò le gambe e ruotò appena sullo sgabello, ritrovandosi a sfiorare le gambe di Tarrant con le proprie. In un movimento casuale, appoggiò la mano sinistra sul suo ginocchio. « Allora, Terry – posso chiamarti Terry, vero? – che ne dici di fare un gioco? È molto semplice, giusto per chiacchierare e conoscerci un po’. Io farò una domanda a te e, una volta risposto, tu ne farai una a me. E non ci si può rifiutare di rispondere, altrimenti c’è una penitenza. » Altrimenti, il gusto dov’è? « Inizio io. Ti piace viaggiare? » Una domanda innocente, posta appositamente per smorzare la tensione. Non era certa che Crouch fosse avvezzo a simili appuntamenti; aveva bisogno di qualche informazione in più per farsene un’idea e comportarsi di conseguenza. Le opzioni sono due, Terry: o sei davvero ingenuo come sembra, oppure qualcosa bolle in pentola.
     
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