« No, no, no! Ma dai! » Alza il capo di scatto, Asa, lo sguardo che ricade sul volto esasperato del compagno.
« Oh che c’è stavolta? » Sbuffa, poggiando a sua volta le carte sul tavolo, i pugni che cozzano contro il legno, in un tonfo secco. C’ha provato, davvero, ad imparare quella roba. Un gioco di carte da nerd di cui non ricorda neanche il nome, ma del quale ad Emile Carrow, il suo nuovo..
Amico? -fa un po’ ridere, è vero- sembra importargliene davvero un sacco. Se doveste chiedergli secondo quale legge divina lui, Asa King, si sia ritrovato a giocare a carte con niente poco di meno che Emile Carrow, sicuramente non otterreste risposta. Un pugno in faccia forse sì, ma una risposta decisamente no. E’ da un po’ di tempo a questa parte, che le cose non sono più andate secondo i piani. Con una guerra alle porte ed un’Hogwarts che non era effettivamente più
casa, sembrava quasi che ogni cosa, in quel suo mondo -che faceva un po’ schifo già di suo, in verità- si fosse ribaltata. Amici erano divenuti nemici, e nemici erano divenuti..Beh, amici.
« Questo qui è il Camaleonte! Non puoi scartarlo così, è la carta più potente di tutto il mazzo! » « E che palle però! Ogni carta ne ha una! » Sbotta il Grifondoro, che però non sembra davvero arrabbiato -non da far paura come suo solito, per lo meno-. Forse più…Esasperato, sì. In fondo, non ha mai brillato in intelligenza. E quel gioco, evidentemente, è fin troppo strategico per uno come lui.
« E’ colpa di quel.. coso - » Urla dunque, indicando con risentimento lo spiritello riposto sulla spalla di Emile
« Continua a fissarmi. Mi mette ansia. - Ecco vedi? Ora sta ridendo! Giuro che.. - » « Ugh, lasciamo perdere. Tanto è inutile » Incrocia le braccia e si lascia cadere, offeso, con le spalle contro la sedia.
Questo gioco fa schifo, pensa, imbronciato, ma non lo dice. Emile sembra tenerci davvero, ed in fondo, è stata un’idea carina -da parte sua- cercare di coinvolgerlo, per spiegarglielo. A dire la verità, da qualche tempo a questa parte, Emile ha sempre delle idee carine nei suoi confronti. Atteggiamenti futili, di poco conto, che però per una bestiolina in cattività come Asa, assumono al contrario un grosso valore. Per questo dunque decide di mordersi la lingua, persino quando quel dannato Leprecauno inizia ad imprecare, per la maggiore contro di lui.
« Possiamo fare qualche altra cosa, se ti va. » Annuisce, lo sguardo rivolto altrove, prima di agguantare il suo calice di burrobirra e trangugiarne praticamente metà. Il gusto dolce della bevanda, sembra mitigare un po’ quel suo malumore. E allora sospira, poggiandola nuovamente sul tavolo. Si guarda un po’ attorno, cercando un qualsiasi appiglio per intraprendere un discorso, ma non ci riesce. Vorrebbe farlo, davvero, ma non ci sa fare, con queste cose. Se aggiungiamo poi il fatto che, aldilà di quel tavolo, la vita là fuori ha iniziato a fare -nuovamente- ancora più schifo del solito, con una guerra alle porte…Beh, diciamo che per un tipo non già particolarmente loquace come lui, non è proprio una situazione semplicissima.
« Tu hai sentito qualcuno, questa settimana? » Per fortuna, è Emile a rompere il ghiaccio.
« Nessuno. » Risponde il Grifondoro, brusco. Poi alza lo sguardo, per guardare l’amico, e allora si mordicchia l’interno della guancia.
« No..Non ho sentito nessuno, purtroppo » Aggiunge, tentando di mitigare. D’altra parte, se è arrabbiato, non è certo colpa di Emile. Anzi, il Tassorosso è forse uno dei pochi volti familiari che sta riuscendo a vedere, per il momento. E’ contento, in fondo, che lui sia lì.
« E tu, invece? » Domanda dunque, attento a captare una qualsiasi reazione sul volto di lui. In fondo, gli dispiace. Per Emile, intendo. Lui, di amici ad Hogwarts, a differenza sua, che si è sempre fatto terra bruciata attorno, deve averne lasciati parecchi. Può solo immaginare, come possa sentirsi al momento. L’angoscia di non poter fare nulla e la paura di non avere alcuna notizia dall’altro lato.
« Io pensavo che Otis mi avrebbe scritto, e invece... Ancora niente. » « Mh » Borbotta, non sapendo -un po’ orso per com’è- effettivamente come rispondere.
« Sta’ tranquillo » Dice allora, con tutto il suo impegno
« Otis starà bene. Sua madre è Pervinca Branwell.. Insomma, impossibile attaccarlo » Cerca di sorridere.
« Com'è possibile che non ci sia modo di sapere quello che succede da quella parte? Non è giusto. » Annuisce
« Già.. » Borbotta.
« Roba di lycan, credo. Sai quanto sanno essere.. Teatrali » Sbuffa, stringendosi nelle spalle e buttando giù altri due sorsi.
« Immagino si staranno organizzando in qualche modo. O almeno spero.. - Non possono tenere tutti barricati lì dentro per sempre » Lo guarda
« No? » Aggiunge, titubante. Odia mostrarsi così incerto. Odia mostrarsi
così debole. Eppure, quella è una cosa troppo più grande di loro. E lui si sente inutile, lì in mezzo.
« Mi dispiace tu ed Otis abbiate litigato, comunque… » Sospira. Poi lo guarda, una domanda spontanea a scuotergli i pensieri
« Ma siete soltanto amici, tu e lui? » Gliela butta lì, senza pensarci poi troppo, con quella solita spontaneità fuori luogo -ed a tratti anche alquanto imbarazzante..- che lo caratterizza.