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    dauntless

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    « Ma io non capisco perché non la porti a Okinawa. Ci stanno delle spiagge bellissime! Io e tuo nonno ci siamo andati in luna di miele, sai? » Alzò gli occhi al cielo senza farsi vedere dalla nonna, che a riguardo lo aveva tampinato più o meno dal momento stesso in cui Raiden e Mia avevano annunciato il piano per la vacanza: loro due e il piccolo Haru avrebbero fatto ritorno in Giappone insieme ai due anziani, lasciando poi il piccolino alle cure dei nonni per farsi qualche giorno di relax al mare. Inutile dire che i nonni erano stati più che felici di quell'organizzazione - specialmente la donna, che non vedeva l'ora di mostrare a tutto il villaggio quanto perfetto fosse il suo primo pronipotino. Tuttavia il giorno di necessario stallo nel villaggio di Osaka non era stato semplice come previsto: la signora Yagami aveva invitato pressoché tutto il villaggio a portare i propri omaggi al nascituro e ai neo-genitori, immettendo tutti e tre in un circolo di visite senza fine e domande tra le più inopportune. Solo verso l'ora di cena le acque si erano calmate, e dopo aver messo a letto Haru e aver consumato un pasto che chiamare lauto sarebbe stato un eufemismo, l'anziana donna era tornata all'attacco sulla meta di vacanza scelta da Raiden. « Perché Okinawa è troppo turistica. Ovunque vai è pieno di gente, e io della gente non ne posso più. » Non che questo rendesse meno valide le isole comprese in quella prefettura, note come mete vacanziere di alto livello. Tuttavia Raiden non se la sentiva di immettersi nel circolo di spiagge troppo affollate nel periodo notoriamente più impegnato dell'anno in quanto a turisti. Per questa ragione aveva trovato un compromesso: le isole Ogasawara. Sebbene fossero anch'esse piuttosto popolari, tendevano ad avere un'affluenza minore e ad offrire una scelta più consona alla loro voglia di starsene un po' in pace. « Eh sì però la gente ci va per una ragione! » « Ho capito, ma non è che sia poi tanto diverso da Ogasawara, cioè, il mare è letteralmente lo stesso ma con meno gente che ci piscia dentro. » « Parla per bene! » Roteò nuovamente gli occhi, asciugando l'ultimo piatto prima di darsi una veloce lavata alle mani e gettarsi lo strofinaccio sulla spalla. Ruotò dunque i tacchi, appoggiandosi coi palmi al bordo del lavandino e puntando gli occhi in quelli dell'anziana. « Nonna. » cominciò, con un sospiro « Prima o poi la porterò anche ad Okinawa, ok? Siamo sposati da un anno. Ancora ne abbiamo di tempo. » Prima che la donna potesse aprire bocca, il nipote la intercettò. « E quando sarà più grandicello ci porteremo anche Haru così si divertirà con gli altri bambini. Promesso. » Un compromesso, quello, che la signora accettò con poca convinzione, ma che alla fine accettò comunque. Fosse stato per lei, il nipote e la sua famiglia avrebbero dovuto direttamente trasferirsi in Giappone e passare lì il resto delle loro vite, ma su quel punto sapeva di non poter oltrepassare troppo il limite; così si accontentava di suggerire posti su posti da far visitare alla giovane moglie, forse nella speranza di poterla così convincere a trasferirsi - come se quella fosse puramente una questione di dover convincere Mia.
    Avevano lasciato Osaka il giorno seguente, in tarda mattinata, dopo mille raccomandazioni e rassicurazioni sulla linea di "ma se volete rimanere anche un mese o due noi ce lo teniamo volentieri Haru". Insomma, classiche cose da nonni che la giovane coppietta si lasciò di buon grado alle spalle, raggiungendo appena in tempo la passaporta poco fuori dal piccolo villaggio magico. Catapultati in men che non si dica su una delle piccole isole di Ogasawara, Raiden aveva incantato i bagagli affinché li seguissero fluttuanti fino alla casetta presa in affitto sulla spiaggia. L'isolotto apparteneva alla comunità magica ed era abbastanza piccolo da non necessitare di veri e propri mezzi di trasporto, ma abbastanza grande da poter ospitare più villeggianti in totale comodità. Durante la breve camminata, infatti, passarono di fronte a diverse altre casette, piccoli bar e ristoranti, negozietti e così via. Fortunatamente, però, le spiagge apparivano almeno all'occhio abbastanza tranquille. « Coniugi Yagami? » Un anziano signore dalla pelle abbronzata li aspettava di fronte al piccolo cancello del numero 14 - l'abitazione che li avrebbe ospitati durante quel periodo di meritata vacanza. Sorrise, Raiden, annuendo all'uomo e avvicinandosi per stringergli la mano e mostrargli i documenti della prenotazione. « Benvenuti! Entrate, entrate! Vi faccio vedere la casa e vi spiego un po'. In soggiorno vi ho lasciato anche una mappa dell'isola e qualche brochure con i luoghi e le attività di interesse nel villaggio. » Lanciò uno sguardo a Mia, aprendo la bocca per tentare di dire qualcosa che poi si rimangiò, volgendosi nuovamente verso Raiden. « Sono anche in inglese. » Lingua che, a giudicare dai modi di fare, l'uomo non conosceva. Raiden annuì, lanciando un'occhiata veloce a Mia per rivolgerle un sorriso divertito. Il giro della casa non durò moltissimo: l'abitazione era abbastanza piccola e si sviluppava su un solo piano, comprendendo tutte le necessità che una giovane coppia potesse avere. Aveva tuttavia un'aspetto arioso ed era arredata in maniera tale da ottimizzare al meglio lo spazio a disposizione. Raiden e Mia avevano già visto diverse foto del bungalow su internet quando lo avevano prenotato, ma dal vivo era decisamente meglio. Sarà per l'odore del mare o per il fatto che ci basta letteralmente scendere due gradini per essere sulla spiaggia. Proprio dal lato che dava sulla spiaggia, poi, avevano uno spazio di legno leggermente soprelevato rispetto al livello della sabbia, coperto da un porticato, in cui il proprietario aveva posizionato un tavolo e un dondolo. « Ah e poi lì, prima dei gradini, avete uno spazietto piastrellato per pulirvi i piedi così non vi portate la sabbia in casa. » Gli mostrò poi la piccola cabina in cui lasciare eventuali attrezzi da mare come gommoni o tavole, e dopo le ultime brevi istruzioni lasciò loro le chiavi e si congedò con diversi inchini, sottolineando quale grande piacere e onore fosse averli come ospiti.
    Prevedibilmente, la prima attività della giornata fu proprio quella di tuffarsi dritti per dritti nel mare cristallino. Tra il clima tropicale e la necessità di liberarsi almeno un po' dalla tensione accumulata, la scelta fu tanto immediata quanto ovvia. Non si dedicarono nemmeno a disfare i bagagli, prendendo solo il necessario per gettarsi nell'acqua mite e farsi scherzi, godendosi quel piccolo angolo tanto meritato di paradiso. A ben vedere, Raiden e Mia una vera e propria vacanza non l'avevano mai avuta. Ciò che ci era andato più vicino era stato il periodo pasquale a New Orleans - ma, oltre quello, ogni altro tentativo di staccare la spina per un periodo esteso di tempo era risultato in tragedia o in un successo solo a metà. Ne avevano bisogno - avevano bisogno di prendersi dei giorni solo per se stessi, per stare in pace e non fare assolutamente nulla. Non c'era solo il periodo della gravidanza e del parto da cui riprendersi, ma a gravare sulle loro spalle stava un anno e più pregno di eventi ad alta intensità che la giovane coppia non aveva ancora del tutto smaltito. E come avrebbero potuto, quando dopo ogni emergenza ne veniva subito un'altra a ruota? Certo, forse un tuffo in mare non poteva risolvere tutto, ma di certo poteva aiutarli a tornare alla loro quotidianità con spirito rinnovato e possibilmente un po' più riposati. In quei momenti, scissi dal mondo e dalle loro responsabilità, Raiden e Mia sembravano tornare bambini: nuotavano, si schizzavano l'acqua addosso, si facevano scherzi e ridevano delle cose più stupide che ci fossero. E come ogni bambino al mare, ci avevano messo un po' per convincersi ad uscire dall'acqua, mossi infine dalla fame che li aveva portati a fare un po' di spesa nel mercato locale per prepararsi un pranzo veloce che diede loro il colpo definitivo, facendoli crollare in quello che doveva essere un breve sonnellino ma che si rivelò una vera e propria dormita profonda fino a metà pomeriggio. A quel punto, tornare in spiaggia non aveva poi questo gran senso. Così, fatta una doccia e messi degli abiti puliti, avevano scelto di girarsi un po' l'isola, entrando nei negozietti e scattando qualche foto qua e là. Una semplice passeggiata che li aveva portati pian piano all'ora del tramonto. « Ti va se ci fermiamo a mangiare qui? » Aveva proposto, interrompendo la camminata di fronte a un piccolo ristorante sulla spiaggia che sembrava avere già diversi tavoli occupati. Il giovane Yagami allungò la vista tra di essi, cercando di scrutare i piatti serviti per accertarsi della loro qualità. Come se ce ne fosse davvero bisogno! Era piuttosto evidente che in un'isola come quella, tutto fosse più o meno a gestione familiare e chilometro zero. Con
    l'oceano intorno, poi, la pesca era l'ultimo dei problemi. « Il cibo sembra buono e poi ha proprio una bella vista. » In realtà era piuttosto difficile trovare un posto che ne avesse una brutta, ma Raiden sembrava essere rimasto particolarmente catturato dal piano superiore del ristorante: una terrazza aperta illuminata da tante candele in vasetti di vetro colorati, la cui atmosfera veniva decorata a maggior ragione dalla luce arancio-rosata del tramonto sconfinato. Si voltò in direzione di Mia, sorridendole e inclinando il capo di lato come a chiederle conferma di quella decisione con una delicata intensificazione della stretta sulla sua mano. Scelto il luogo e chiesto al proprietario di farsi dare un bel tavolo sulla terrazza, la prima cosa che Raiden ci tenne ad ordinare fu una bottiglia di saké freddo - delicato, ottimo da abbinare al pesce. Arrivato in men che non si dica, ne versò un bicchiere pieno prima a Mia e poi a sé, prendendone un piccolo sorso iniziale per saggiarne il sapore. Chiuse gli occhi, arricciando leggermente il naso e inclinando appena il capo all'indietro in un'espressione di pura estasi. « Ah quanto mi era mancato il saké vero! » E giù si scolò il bicchiere per riempirselo di nuovo. « Lo sai perché al Tokyo lo servono sempre caldo? Perché sono furbi, eh! Cioè, il saké caldo si beve un sacco, per carità, ma loro lo fanno proprio apposta per mascherare quanto faccia schifo e da quanto tempo sia aperta la bottiglia. No vabbè mi fermo, non farmi ripensare al Tokyo che mi sale il crimine. » Scosse il capo con un sorriso sulle labbra, voltandosi poi per ammirare in silenzio lo scenario del tramonto che si specchiava sul mare incontaminato. « Sai.. pensavo che dopo ci potremmo fare un bagno di mezzanotte. Che ne dici? » propose dopo qualche istante, voltandosi in direzione di Mia alla ricerca di un responso. « Sempre che non crolliamo prima ubriachi come due tronchi. » Ridacchiò, sciabolando le sopracciglia mentre prendeva un altro sorso di quel saké di cui avrebbe sicuramente ordinato un secondo round prima della fine della cena. Fu proprio nel mentre di bere, però, che sollevò un indice, come a chiederle di attendere prima di cambiare argomento. « Prima però voglio provare una cosa. » Detto questo, poggiò il bicchiere sul tavolo e prese uno dei due menù, servendolo teatralmente a Mia. « Ormai stiamo insieme da più di un anno. Tra il legame e tutto il resto sarai pure riuscita a imparare qualcosa di giapponese, no? » Sorrise, scuotendo leggermente il capo come a volerle già scansare il timore di un dubbio che poteva sorgerle. « Tranquilla, se non te la senti di ordinare da sola faccio io. Però come primo passo potresti provare a raccapezzarci qualcosa dei piatti, no? Chiaramente chiuderò il contatto perché quello non vale. » Detto ciò e lasciatole il menu completamente in giapponese tra le mani, Raiden appoggiò la schiena contro la sedia, intenzionato a non perdersi nemmeno un istante di quella piccola quest che le aveva affidato. Si portò quindi il bicchiere alle labbra per nascondere a malapena il sorriso sornione nello sguardo che le lanciò sopra il bordo della ceramica. « Se riesci anche ad ordinare puoi scegliere un premio. » Inarcò un sopracciglio subito dopo aver proferito quelle parole, prendendo un breve sorso di saké.

     
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    « Posso venire con voi? » Sin da quando l'intenzione della vacanza in Giappone era stata comunicata a tutta la famiglia, un nuovo filone di preoccupazioni e apprensioni aveva portato Mia all'ennesimo esaurimento. Sua madre si era proposta di venire con loro, ed era stato davvero difficile farla desistere dal fare le valigie e accompagnarli. D'altronde, a detta sua, viaggiare con un bambino così piccolo era davvero complicato. È poco saggio, Mia. Haru ha bisogno di tutte le sue cose a portata di mano. E di cosa avrà mai bisogno un bambino di appena un mese? Il piccolo di casa Yagami si era dimostrato nel suo quiete vivere ben poco pretenzioso. Era un bambino davvero buono, se non quando faceva i capricci - paturnie quelle, che nulla avevano a che vedere con cose materiali, quanto piuttosto con la sua necessità di essere sempre con la mamma e il papà. In verità, la cognata, Olivia, che aveva già affrontato l'esperienza di una bambina piccola più o meno all'età di Mia, le aveva consigliato di non preoccuparsi più di tanto. Semmai, era giusto distanziarsi ogni tanto dal bambino e abituarlo a stare lontano dai genitori. Con il legame poi, l'attaccamento che poteva crearsi tra Haru e i genitori era ancora più simbiotico rispetto a quello che normalmente avveniva per la maggior parte dei bambini. Insomma, a discapito di quello che Gillian diceva, Mia e Raiden stavano facendo bene. Messa al proprio posto la madre, quindi, Mia pensò di averle scampate tutte. « Ma dici proprio in vacanza? » Chiese un po' vagamente. Che non volesse passare una vacanza in cui dovesse badare ad altri bambini, era piuttosto scontato. I coniugi Yagami avevano davvero tanto bisogno di stare un po' da soli, mettere in pausa le proprie responsabilità e godersi un meritato riposo. Era tra l'altro la loro prima vera vacanza insieme. Non c'era da stupirsi se non volevano alcuna interferenza. « A casa di Roraito. Gli avevo promesso che la prossima volta che ci andavate sarei andata a trovarlo. Visto che lui non poteva venire a Inverness.. » Annuì, Mia. « La scuola certo.. » Non essendo ancora finite le lezioni quando Haru aveva deciso di sorprendere tutti quanti, Roraito era rimasto a scuola, con alcuni suoi compagnetti, in attesa che i nonni Yagami tornassero. « Allora posso? » « Se prometti di aiutare nonno Yagami con l'orto e tenere d'occhio Haru.. e se continui ad allenarti.. e soprattutto se mamma dice che va bene.. » « Certo che lo prometto! Mi allenerò con quella zappa di Roraito. Figurati.. lo farò proprio secco! Ne ha proprio bisogno. Lo sai che ha i riflessi di una feminuccia? » E così erano partiti. D'altronde Mia non sapeva proprio dire di no a Grace, e in fondo, oltre alla madre era forse la persona a cui più desse ascolto. Vederla così contenta ed elettrizzata all'idea di lasciarsi alle spalle Inverness per qualche giorno, l'aveva messa di buon umore. Un sentimento che condividevano. La Città Santa era ormai la casa di entrambe, ma ciò non significava che il suo clima fosse diventato nel corso del tempo più tollerabile. A Mia il caldo umido di casa sua piaceva. Le piaceva quel torpore estivo tipico delle giornate più torride in cui tendeva a stendersi come una lucertola al sole in compagnia di uno stupido romanzetto estivo. L'estate era una stagione sacra per l'ex Serpeverde; una in cui poteva giustificare tutta la sua pigrizia e voglia di non fare nulla. In questo senso il clima del Giappone, molto simile a quello di casa sua, non faceva altro che aumentare il suo entusiasmo in merito a quei giorni di pausa. Per diverso tempo non aveva fatto altro che parlare di come si sarebbe stesa sul bagnasciuga a prendere il sole svuotando completamente la mente. Insomma, tutti erano contenti; specialmente nonna Yagami, a quanto pare. Non a caso la giornata prima della partenza, si era dimostrata un incubo più di tante altre passate a Inverness. Amici e conoscenti dei due anziani signori si erano precipitati alla fattoria per vedere il piccolo Haru, il quale, dal canto suo voleva solo dormire, succhiarsi il pollice, mangiare e stiracchiarsi passando dalle braccia della mamma a quelle del papà e viceversa. Solo verso sera, poco prima di cena, Mia riuscì a ritagliarsi un momento nell'orto di famiglia, durante il quale diede modo al gentile signor Yagami di aggiornarla circa gli sviluppi dell'orto. La giovane aveva ascoltato con estremo interesse, soprattutto perché aveva a sua volta già individuato il suo piccolo apprezzamento di terra in cui intendeva far crescere un po' di tutto. Così la giornata alla fattoria era passata, non senza qualche battibecco tra la nonna e Raiden, un po' di paturnie da parte del piccolo, e un gran trambusto in giardino ad opera dei due lupacchiotti che erano rimasti a giocare fuori fino a tardi.
    Lasciatasi Osaka alle spalle, Mia tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi travolgere dall'odore del mare. Non erano mancante le tante raccomandazioni a Grace quella mattina e una buona dose di coccole nei confronti del suo piccolo fagottino, con cui si era intrattenuta più del solito, non volendolo smollare, nonostante il bambino si fosse profondamente addormentato tra le braccia di lei. Alla fine però, la voglia di partire e tutti i piani che lei e Raiden si erano fatti per quel breve soggiorno avevano avuto la meglio, e quindi eccola - pronta a guardarsi intorno con una lampante curiosità che risvegliava in lei uno spirito pimpante, pronto a partire all'avventura. « Lo senti? È proprio l'odore della libertà questo. E di silenzio.. tanto silenzio! » Effettivamente l'isoletta che Raiden aveva scelto come meta appariva davvero tranquilla, così come lo era il ridente conglomerato di bungalow affacciati sulla spiaggia tra cui i due avevano scelto quello che più si adattava alle loro necessità per le giornate a venire. Si distrasse diverse volte, Mia, durante le spiegazioni dell'anziano signore - lasciandosi travolgere dalla moltitudine di dettagli tipici stipati nell'abitazione dagli arredi tinti di colori chiari e rilassanti. « Grazie mille! È stato davvero gentile. La chiameremo senz'altro se dovessimo aver bisogno di qualcosa. » Fece un piccolo inchino al cospetto dell'uomo con un'espressione divertita, ignorando di proposito lo stupore dell'anziano nel sentir parlare così bene il giapponese a una palese occidentale. Non aveva parlato d'altronde fino a quel momento e da ciò l'uomo doveva aver dedotto che Mia il giapponese non lo parlava affatto. « Il suo giapponese è ottimo. Complimenti, complimenti! È un grande onore avervi come nostri ospiti. Ancora buone vacanze.. » Si intrattennero ancora per un po', prima di essere lasciati da soli, con il grande stupore di Mia, che non era affatto abituata all'idea che il cognome Yagami fosse un big deal da quelle parti. Non appena rimasero da soli, la mora corrugò appena la fronte storcendo il naso. « Ti devo dire.. tutto questo rispetto mi fa sentire proprio vecchia. » Un commento che tuttavia si lasciò alle spalle piuttosto in fretta. Non a caso, con uno sguardo fuori dalla porta finestra che dava sulla spiaggia, Mia non ebbe assolutamente alcun dubbio su quale fosse la prima attività da svolgere. In spiaggia, senza neanche darsi il tempo di mettersi comodi, i due tornarono bambini, ridendo e scherzando senza una preoccupazione che fosse una. Tra scherzi e agguati passarono tra le onde dell'mare diverso tempo, tuffandosi da qualche scoglio e immergendosi per fare amicizia con qualche stramba creatura marina, per poi tornare alla carica saltandosi addosso e ridendo fino alle lacrime. A volte, la carica di responsabilità ed eventi che continuava imperterrita a colpirli, portava Mia a pensare che lei e Raiden stessero perdendo un po' alla volta la capacità di stare così. Lo considerava un passaggio di rito obbligato - le persone crescono.. forse smettere di fare i coglioni fa parte del pacchetto. Poi, arrivavano quei momenti in cui i due tornavano a ridere fino alle lacrime anche delle cose più sciocche, facendosi scherzi a vicenda e comportandosi come due adolescenti. Lì, Mia capiva che una cosa non escludeva l'altra. Le persone scelgono di smettere. Scelgono di soccombere di fronte alle sfide della vita. Si arrendono. Io non voglio arrendermi. Vorrei che continuassimo a stare così. A sentirci come il primo giorno. Io ho voglia di continuare a innamorarmi di te. Possiamo essere entrambe le cose. E quando succede.. tu sei l'uomo più bello sulla faccia della terra. Cioè oddio lo sei sempre. Però mi piaci così tanto quando sei così. Ed effettivamente, a vederlo così contento e felice, sorridente come un bambino, si sentiva scoppiare il cuore di gioia. [...] Tanto era stato l'entusiasmo da parte di entrambi che alla fine dopo un frugale pranzo, erano crollati come sassi, risvegliandosi giusto in tempo per godersi la leggera frescura del tardo pomeriggio. La permanenza sulla spiaggia le aveva già ridato un po' di colore, tant'è che quando indossò la camicia bianca di lino oversize che assicurò con un cinturino in vita, si rese subito conto di avere il nasino un po' rosso e diverse ciocche più biondicce del solito. Le piaceva il suo colorito in estate. La rendeva più allegra. E quindi, quel senso di leggerezza, freschi e riposati, passarono diverso tempo tra piccoli negozietti, girovagando senza meta. Ogni tanto si fermavano a scattare qualche foto con la macchina fotografica che lo stesso Raiden aveva regalato a Mia per Natale; sarebbero tornati con tanti ricordi - i primi che si stavano costruendo lontani dalla solita quotidianità.
    « Ti va se ci fermiamo a mangiare qui? Il cibo sembra buono e poi ha proprio una bella vista. » In effetti la vista era mozzafiato, e con il tramonto alle porte Mia non trovò impedimento alcuno in merito, quindi annuì lasciandosi guidare sulla terrazza affacciata sul mare. « Ah quanto mi era mancato il saké vero! Lo sai perché al Tokyo lo servono sempre caldo? Perché sono furbi, eh! Cioè, il saké caldo si beve un sacco, per carità, ma loro lo fanno proprio apposta per mascherare quanto faccia schifo e da quanto tempo sia aperta la bottiglia. No vabbè mi fermo, non farmi ripensare al Tokyo che mi sale il crimine. » Neanche Mia si sottrasse dal piacere di un buon bicchiere. In assenza di Haru, per un paio di giorni avrebbe potuto permettersi qualunque cosa volesse senza aver paura di mettere in pericolo il piccolo. Ridacchiò appena scuotendo la testa. « Questa guerra contro il Tokyo deve finire. Sai, Ronnie mi ha detto che ha pure cambiato gestione.. magari diamogli una possibilità. Chissà. Forse i nuovi proprietari fanno le cose da manuale. » Si strinse nelle spalle nascondendosi dietro a un altro sorso di saké, continuando a studiare le sue reazioni. Che Raiden prendesse molto sul serio la sua cucina e tradizioni era evidente. Però, ecco, dico così. Magari sii un po' meno diffidente. A me piaceva la tempura del Tokyo. Volse a sua volta lo sguardo all'orizzonte. Il rumore delle onde, l'odore salmastro e il venticello tiepido. « Si sta proprio bene qua.. » Disse di colpo un po' sovrappensiero. « Sai.. pensavo che dopo ci potremmo fare un bagno di mezzanotte. Che ne dici? Sempre che non crolliamo prima ubriachi come due tronchi. » « Perché no.. però due tronchi no! Domani voglio comunque andare a fare le immersioni.. sai che figata. Ce la danno la barca vero? » S'interruppe di colpo prima di continuare quel soliloquio senza fine per osservarlo inclinando la testa di lato nel vedersi allungare il menu. « Prima però voglio provare una cosa. Ormai stiamo insieme da più di un anno. Tra il legame e tutto il resto sarai pure riuscita a imparare qualcosa di giapponese, no? Tranquilla, se non te la senti di ordinare da sola faccio io. Però come primo passo potresti provare a raccapezzarci qualcosa dei piatti, no? Chiaramente chiuderò il contatto perché quello non vale. » Inclinò appena la testa di lato Mia, sollevando un sopracciglio. Ma perché! Inizialmente rimase un po' interdetta. Non capiva per quale motivo dovesse sottoporsi a quella prova dal momento che Raiden conosceva perfettamente il giapponese e poteva fare le veci di entrambi. « Se riesci anche ad ordinare puoi scegliere un premio. » Din din din! Di colpo sollevò le sopracciglia, osservandolo con maggiore attenzione, raddrizzando leggermente le spalle, mentre si schiariva appena la voce. « Sul serio? » Passò appena l'indice lungo il bordo del menu, osservandolo un po' più seria. « Posso scegliere qualunque cosa? » Non aveva davvero bisogno di quella rassicurazione. D'altronde, non era come se fosse sul punto di chiedere qualcosa di illegale. Beh oddio.. volendo.. « Non è molto saggio darmi queste libertà. » L'idea sembrò piacerle molto, così, appoggiò a sua volta la schiena contro la sedia, osservandolo con uno sguardo di sfida, aprendo di conseguenza il menu e iniziando a guardarlo con attenzione. Il giapponese era davvero complicato. Nonostante la sua scioltezza grazie al legame che condivideva con Raiden, non poteva dire che da sola fosse diventata fluente. In verità stava ancora facendo molta fatica - o almeno quel che pensava. Ne aveva imparato i rudimenti e molte formule le erano entrate in circolo a forza di sentirle ripetere nelle conversazioni con Eriko o i nonni, ma ciò non significava che si sentisse veramente autonoma. Il periodo passato a Tokyo l'estate scorsa era stato d'aiuto. Lì, durante gli allenamenti in compagnia degli warlock, Mia era stata costretta ad imparare quanto meno il minimo indispensabile per cavarsela. Non erano state poche le volte in cui sentisse il bisogno di fermarsi a mangiare qualcosa, oppure prendere un caffè. Il warlock a cui l'avevano affidata non era sempre contento di ciò; anzi il più delle volte si lamentava della scioltezza con cui Mia decideva di deviare dalla meta semplicemente perché voleva dei maledetti dolciumi. Stiamo andando in guerra, Mia. Non al parco giochi. Ma a Mia non interessava; quelli erano gli unici momenti in cui potesse scorgere anche solo per poco la vita che suo marito aveva vissuto prima di giungere in Inghilterra. Forse il vissuto di Raiden non era fatto proprio così, ma quelle erano comunque le sue strade, la sua gente, le sue usanze. Ai tempi, in assenza di un vero e proprio canale comunicativo, nel pieno di una crisi che non avevano davvero superato fino in fondo, molte cose poteva solo intuirle. Le strade di Tokyo le erano piaciute da subito - non a caso, incoscientemente gli aveva proposto prima ancora della presa del Giappone di prendersi una serata libera. Le luci a neon della grande metropoli l'avevano incuriosita. Voleva fare casino, provare le attrazioni della città insieme a lui. Non avrebbe mai immaginato che a un anno di distanza i suoi desideri avrebbero puntato nella direzione opposta. Una parte di lei voleva ancora fare casino. Però ci sono tanti modi per fare casino. Sbuffò quindi un po' sotto pressione di fronte alla moltitudine di caratteri che conosceva solo in parte e infine decise di buttarsi, non prima di aver controllato qualche significato sul cellulare, corrugando la fronte concentratissima. « Ok. Sono pronta. » Portò la sedia più vicina al tavolo e controllò per l'ultima volta il menu, prima di sollevare lo sguardo nella sua direzione. Con leggerezza toccò la coscia di lui, sollevando appena i suoi pantaloni, lasciando che la fibbia del suo sandalo facesse una leggera pressione contro la sua pelle.
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    « Visto che andiamo a farci il bagno, dovremmo tenerci leggeri no? Perché c'è una cosa che ho trovato molto interessante sul menu. Certo non è proprio la cena più umile, ma in fondo, offri tu.. quindi immagino che posso chiederti.. di comprarmi tutto ciò che voglio. Giusto? .. uhm aspè com'era? Yagami-san? » Fece una piccola pausa, inclinando la testa di lato, osservandolo dal dietro il bicchiere di saké che si portò alle labbra. « Yagami-senpai? » No. « Yagami-dono? » Osservò le sue reazioni con un'espressione un po' divertita ma al contempo intrigata, maledicendo l'impossibilità di poter capire fino in fondo la portata delle sue emozioni. Quella storia dei suffissi era già uscita tra loro, in tempi davvero non sospetti. Per Mia continuavano ad avere ben poco significato, se non nel momento in cui i due giungevano a livello di condivisione molto profonda. Lì riusciva a capirne le sfumature, il significato che lui dava a quel tipo di onorificenze. Per il resto ne aveva compreso il significato, ma non necessariamente quado fosse consono o meno utilizzarli. Era però divertente - e a volte interessante - studiare le reazioni di Raiden in merito a quelle formule, che per lui dovevano significare decisamente di più. « Va beh me lo dici dopo. » Non a caso, richiamò il proprietario con un cenno della mano facendo un'ordinazione piuttosto semplice. Sushi assortito - il vassoio grande, ovviamente. Il limitato linguaggio di Mia la costrinse a restare molto inchiodata alle poche cose che sapeva, impappinandosi ogni tanto, ma mantenendo abbastanza l'aplomb della situazione pur arrossendo leggermente nel sentirsi un po' osservata. Vogliamo il sushi. Il vino bianco. Vogliamo i ravioli. E via così. Ma ciò sembrò bastare affinché il proprietario battesse le mani facendo apparecchiare magicamente il tavolo con tutto l'occorrente, richiedendo a due camerieri di portare quanto ordinato. Mia continuò a osservare Raiden di tanto in tanto, carezzando il suo polpaccio con delicatezza. Sotto sotto sperava che ciò bastasse a fargli aprire il contatto almeno un po'. Non è barare se è lui a cedere, giusto? Un po' io il mio premio lo voglio. « C'è una cosa che non ho chiesto, perché non so come si dice. Puoi chiedere tu se hanno le ostriche? Per favore..? » Glielo chiese senza distogliere lo sguardo, accennando un sorriso dolce. In verità che le ostriche ci fossero, Mia lo sapeva già. Un'altra coppia al piano di sotto le aveva scioccamente ordinate. Perché in realtà per scopare non servono proprio a nulla. O ti va o non ti va. Le ostriche non faranno alcuna differenza. Solo quando il proprietario li lasciò con un inchino, augurando loro buona cena, Mia afferrò le sue bacchette e rubò subito un primo pezzo di sushi, gettando uno sguardo al vassoio colmo di ostriche servite su un letto di ghiaccio tritato. « Lo sai che quella cosa secondo cui le ostriche sarebbero afrodisiache è solo una leggenda metropolitana? Non ho ben capito perché, però a quanto pare non hanno assolutamente nulla di particolare.. » Osservò il pezzo che aveva aveva afferrato tra le bacchette - tecnica che non aveva poi tanto perfezionato - per poi azzannarlo in un boccone, osservando Raiden con un'espressione un po' più mite e leggermente imbarazzata. Non era in grado di fare la ragazza vissuta per più di due secondi, non a caso, per poco il pezzo di sushi le sfuggì dalle bacchette. « Tu che ne pensi.. » Chiese quindi, tentando di utilizzare quel poco di giapponese che conosceva, mentre afferrava una delle freddissime conchiglie osservandola con grande interesse, continuando ad accarezzare la sua gamba salendo fino all'altezza del ginocchio. « Me la sono cavata almeno un po'? » Si portò la conchiglia alle labbra gustandone il contenuto mentre continuava a osservarlo con vivido interesse. « Lo sai potrei usare le mie capacità linguistiche molto meglio se tu mi facessi entrare. » Si strinse nelle spalle abbandonando la conchiglia vuota sul piattino al lato. « Non è stato molto gentile da parte tua cogliermi così impreparata. Credo di meritarmi il premio anche solo per l'impegno. Avrei anche potuto barare - chiedere a qualcuno che effettivamente il giapponese lo parla da sempre. » Tipo Roraito. Scommetto che è ancora sveglio. Una possibilità che aveva anche contemplato, prima di scartarla non volendo che la loro intimità venisse invasa da niente e da nessuno. D'altronde, la massima di quei giorni era evitare l'interferenza di chiunque. Sarebbe stato altamente controproducente se dopo essersi resi irreperibili se non per le emergenze, fosse proprio Mia a venir meno a quel patto semplicemente perché voleva vincere in una gara, che una gara in realtà non era. « Sono curiosa: volevi che barassi? » Chiese infine con un sorriso divertito, ben consapevole di continuare a giocare e punzecchiarlo al di sotto della tovaglia di lino ridacchiando tra se e se mentre mangiava un raviolo direttamente con le mani, leccandosi poi le dita. « Sono buonissimi! Devi troppo provarli! »


     
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    « Sul serio? Posso scegliere qualunque cosa? Non è molto saggio darmi queste libertà. » Si strinse nelle spalle con leggerezza, stendendo un piccolo sorriso mentre si accomodava di più con la schiena contro la sedia. « Voglio pensare che la mia fiducia in te sia ben riposta. » Le scoccò un'occhiata, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi per qualche istante prima di strizzare veloce una palpebra, invitandola così a procedere con il compito illustratole. In realtà Raiden non l'aveva mai spinta troppo a imparare il giapponese in maniera sistematica; a volte le introduceva qualche parola, qualche modo di dire o qualche frase ricorrente, ma difficilmente andava oltre. Ciò avveniva un po' per mancanza di tempo, un po' perché comunque il legame che condividevano poteva darle modo di usufruire di quella lingua e un po' perché una vera e propria necessità non c'era. Pian piano Mia aveva imparato da sé a captare qualche struttura e a ricostruire quanto meno un contesto generale di ciò che sentiva, però Raiden non aveva mai nemmeno fatto mistero del fatto che sarebbe stato comunque un piacere per lui vederla più autonoma a riguardo. Perché magari torneremo qui altre volte, e se vorrai parlare con altre persone, o andare in giro da sola senza avere sempre me o qualche altro lycan a cui attingere.. beh, potrebbe farti comodo. Senza contare che, come quel contatto si era già chiuso una volta, avrebbe potuto farlo nuovamente. « Ok. Sono pronta. » Raddrizzò meglio le spalle, preparandosi ad assistere al prodotto dello sforzo di Mia. Quando sentì una leggera pressione contro la coscia, un piccolo sorriso andò istintivamente a increspargli le labbra, portandolo a mordicchiarsi l'interno della guancia mentre le scoccava un'occhiata che sembrava essere quasi d'avvertimento. « Visto che andiamo a farci il bagno, dovremmo tenerci leggeri no? Perché c'è una cosa che ho trovato molto interessante sul menu. Certo non è proprio la cena più umile, ma in fondo, offri tu.. quindi immagino che posso chiederti.. di comprarmi tutto ciò che voglio. Giusto? .. uhm aspè com'era? Yagami-san? Yagami-senpai? Yagami-dono? » Una leggera risata fuoriuscì dalle labbra del ragazzo nel sentir riemergere quegli appellativi. « Questa cosa dei suffissi onorifici ti ha proprio colpita, eh? » D'altronde poteva ben capire come quell'aspetto della propria cultura potesse risultare intrigante agli occhi di Mia - o di chiunque altro non condividesse quell'impostazione. La sua lingua madre incorporava in sé un sistema di gerarchie e di rispetto che altrove non esisteva, o almeno non in maniera altrettanto rigida. Per lui, tuttavia, quei suffissi, erano piuttosto normali - cose che un tempo utilizzava nella propria vita quotidiana in maniera automatica. Per Mia ovviamente non era così, e il giovane Yagami non poteva fare a meno di provare un certo divertimento verso quel tono con cui lei li rivestiva in maniera speciale, come se fossero qualcosa di appartenente ad un vocabolario estremamente peculiare da utilizzare solo in circostanze specifiche. La connotazione allusiva, in realtà, non andava molto lontana dall'uso che spesso ne veniva fatto; lo stesso Raiden le aveva raccontato di come tendevano a svolgersi le dinamiche di flirt nel proprio paese e di come quei suffissi venissero ampiamente utilizzati in simili contesti. E per quanto lui in primis li avesse sempre trovati naturali in quelle circostanze, non poteva comunque fare a meno di trovarli un po' buffi quando si trattava di Mia. « Va beh me lo dici dopo. » « Quella è una lezione per un altro giorno. » proferì, sciabolando ironicamente le sopracciglia prima di buttare giù un altro sorso di sakè e rivolgersi al proprietario in avvicinamento per prendere le ordinazioni. La lasciò andare per prima, annuendo piano, con un sorriso soddisfatto, al suo impegno nel tentare di esprimersi. Aveva optato per frasi semplici - giustamente -, ma era comunque riuscita a raggiungere l'obiettivo e destreggiarsi nel contesto, portando anche il proprietario a sorriderle e farle i complimenti. D'altronde non capitava tutti i giorni che un turista cercasse attivamente di utilizzare la lingua del luogo, e la cosa non mancava mai di far piacere alle persone del luogo. Quando lei ebbe finito, Raiden aggiunse qualche altra ordinazione senza curarsi troppo delle carezze di lei. « C'è una cosa che non ho chiesto, perché non so come si dice. Puoi chiedere tu se hanno le ostriche? Per favore..? » Annuì, voltandosi nuovamente verso l'uomo. « Mia moglie vorrebbe sapere se avete le ostriche. » « Certo, sono freschissime. » « Allora ci piacerebbe ordinarne un piatto. » Conclusa così l'ordinazione, il proprietario si dileguò con un inchino ossequioso, lasciandoli alla loro privacy. « Ostriche? » chiese con tono divertito, riportando lo sguardo negli occhi di lei una volta soli. « Lo sai che quella cosa secondo cui le ostriche sarebbero afrodisiache è solo una leggenda metropolitana? Non ho ben capito perché, però a quanto pare non hanno assolutamente nulla di particolare.. » Scrollò le spalle, prendendo un pezzo di sashimi che inghiottì in un solo boccone. « Penso che sia un effetto placebo. Se ci credi probabilmente succede, ma non ha nulla a che fare con le ostriche in sé. » Sollevò lo sguardo in quello di lei. « E poi dipende dalle circostanze, no? » Gli occhi di Raiden incrociarono la presa di Mia sulle bacchette. Sorrise, scuotendo piano il capo tra sé e sé prima di gettarsi in bocca un altro pezzo di sashimi. « Tu che ne pensi.. Me la sono cavata almeno un po'? » Poggiò le bacchette sull'apposita ceramica, sporgendosi leggermente in avanti per mettere la mano sopra quella di lei, carezzandola delicatamente. « Sei stata davvero bravissima. Hai visto? Anche il proprietario ha apprezzato un sacco. Dovresti essere fiera di te. » Disse quelle parole con tono dolce, senza calcarle di alcuna allusione. Pensava davvero che fosse stata brava e apprezzava ancor di più il fatto che si fosse veramente impegnata a fare quell'ordinazione. « Io lo sono. » Le stese un sorriso, stringendole leggermente la mano mentre avvicinava il polpaccio al suo, ricambiando quelle carezze leggere. « Lo sai potrei usare le mie capacità linguistiche molto meglio se tu mi facessi entrare. Non è stato molto gentile da parte tua cogliermi così impreparata. Credo di meritarmi il premio anche solo per l'impegno. Avrei anche potuto barare - chiedere a qualcuno che effettivamente il giapponese lo parla da sempre. Sono curiosa: volevi che barassi? » Sospirò, appoggiando i gomiti sul tavolo e incrociando le braccia per puntare lo sguardo nel viso di lei. « Sono buonissimi! Devi troppo provarli! » Stava per dire qualcosa, ma quella frase lo interruppe. Poco male, dato che lo prese come un invito per indicarsi le labbra, che successivamente aprì come ad invitarla a servirgliene uno lei stessa. Così fai anche pratica con queste bacchette, vah. Quando il raviolo toccò la punta delle sue labbra, sul punto di scivolare dalla presa delle posate di Mia, Raiden fu abbastanza svelto da inglobarlo in bocca, soffocando una piccola
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    risata mentre lo masticava con cura per buttarlo tutto giù. « Mi sa che dobbiamo un po' migliorare questa presa, eh? Vieni qua. » disse, portando il palmo aperto in avanti e invitandola ad avvicinare la mano che teneva la bacchette. In silenzio e con cura le corresse la posizione delle dita, mostrandole quello che già in diverse occasioni le aveva spiegato. « È tutta una questione di abitudine, ma se proprio non ci riesci possiamo prenderti le bacchettine per bimbi. Tanto un giorno bisognerà comunque comprarle ad Haru. » Spostò lo sguardo nel suo, scoprendo i denti in un sorriso divertito mentre le scoccava un veloce occhiolino, tornando poi al proprio, di pasto. Imboccatosi con un bel pezzo di sushi fritto, si puntellò meglio sul gomito che teneva ancora appoggiato sul tavolo, spostando il peso su quel lato mentre il suo sguardo correva in angolo alto della propria visuale come in un'espressione pensosa. « Il punto, comunque, non era cosa volessi io. Per me puoi essere onesta e puoi barare - con il contatto chiuso non avrei comunque modo di saperlo, no? » Le iridi del giovane tornarono a quelle di lei, di quell'azzurro che staccava in maniera adorabile con il colore rosato con cui il sole le aveva tinto il naso e le guance. « E nemmeno mi importava di sentire un giapponese perfetto, a dirla tutta. Il punto era provarci, no? Ti sei impegnata e sei riuscita ad ordinare la cena in un'altra lingua, senza l'aiuto di nessuno. Non sei felice del risultato? » Inclinò il capo di lato, increspando le labbra in un sorriso mentre la interrogava con un sopracciglio inarcato. « Se avessi barato non sarebbe stata la stessa cosa, no? Magari avresti pure intavolato una conversazione da madrelingua, ma cosa ti sarebbe rimasto? » Sollevò leggermente le spalle, allungando la mano verso una delle ostriche per succhiarne il contenuto senza distogliere lo sguardo dal suo. In quel breve silenzio, Raiden riaprì tranquillamente il contatto - che adesso non aveva più necessità di precluderle. « Vedi, la cosa interessante è che io un premio posso promettertelo, e se vengo fregato posso comunque darti quello che vuoi. Però c'è una differenza sottile. Ovvero.. dipende interamente da te, se ciò che ricevi è un premio, o semplicemente qualcosa. È il merito a renderlo ciò che è - speciale. » Se ricevi una medaglia d'ora per l'azione di qualcun altro quello che hai è una semplice medaglia d'oro che non significa nulla. Un pezzo di latta laccato, nulla di più. Magari ti piace, magari ti crogioli nell'idea di ciò che gli altri penseranno di te. Ma per te continuerà a non significare nulla. Sarà, appunto, un pezzo di latta - non un premio. Il premio non è la cosa in sé, ma un concetto. Un discorso, quello, che Raiden aveva avuto più volte e in diverse circostanze, ma che in quel caso sembrava assumere una sfumatura diversa - quella di una scelta. « Insomma: non avevo aspettative o desideri. Ero solo curioso di vedere cosa tu avresti fatto. » Fece una pausa, prendendo un sorso di sakè mentre le rivolgeva un veloce occhiolino. « Personalmente sono fiero della tua scelta. » Nel dirlo, poggiò delicatamente la mano sul suo ginocchio, carezzandolo piano come a voler sottolineare ulteriormente quel concetto.
    Una volta concluso il pasto e acconsentito ad una foto col padrone del ristorante - che gli concesse anche un generoso sconto -, la giovane coppia si incamminò per le strade del paesino, godendosi la brezza della sera in quel caldo umido e appiccicoso che tanto faceva sentire Raiden a casa. Ciò che per molti turisti stranieri era un inconveniente poco gradito, per lui era la sensazione più domestica che ci fosse. Si sentiva a proprio agio in quel clima, in quelle estati torride che potevano esplodere in piogge torrenziali da un momento all'altro. E nonostante sapesse che - almeno per certi aspetti - il clima di New Orleans non fosse poi dissimile, trovava comunque divertente prendere un po' in giro Mia per il modo in cui la sua pelle pallida si era quasi immediatamente colorata di una sfumatura rossastra. « Io personalmente la trovo adorabile, sai? Sei molto carina. » disse ridacchiando, sulla scia di quel discorso, mentre si avvicinavano ad una gelateria. Che i loro coloriti fossero nettamente diversi era chiaro ed evidente: al bianco pallido della pelle di Mia che esposta al sole virava verso il rosso faceva netto contrasto la sfumatura olivastra di Raiden, il quale da quella mattina aveva già preso un colore ambrato più intenso. « Soprattutto qui. » Si piazzò di fronte a lei, fissandola dritta negli occhi mentre faceva scorrere un dito sul ponte del suo naso e per le guance rosate che le facevano risaltare alcune lentiggini. Ridacchiò, sporgendosi per poggiarle un bacio sulle labbra e immettersi poi nella fila davanti al chioschetto. Nell'attesa le raccontò di come lui, Eriko e il padre tendessero sempre a prendere in giro Hanna per quella peculiarità; la madre, poi, era un caso ben peggiore di Mia: tendeva a scottarsi al primo accenno di sole, e al mare passava gran parte del suo tempo sotto l'ombrellone, coperta da grossi occhiali scuri, cappelli giganti e tre chili di crema solare che la facevano sembrare ancor più bianca di quanto già non fosse. « Però i giochi finivano sempre quando qualche giapponese si avvicinava per provarci. Sai.. la bellezza esotica. » Sciabolò le sopracciglia, indicando discretamente con un cenno del capo un gruppo di giovani ragazzi seduti su un muretto a gustarsi il proprio gelato. Non gli erano sfuggite le occhiate che lanciavano a Mia, né il modo in cui chiacchieravano sotto voce tra di loro, dandosi di gomito. Qua se mi giro due secondi è la fine. Sospirò, ponendosi alla schiena di Mia per circondarle le spalle con entrambe le braccia, stampandole un bacio sulla tempia mentre si facevano di un passo più vicini al bancone nello scorrimento della fila. « Forse con te saranno più coscienziosi. Sai.. metti che mi dovesse ripartire la vena sanguinaria. » soffiò ironico all'orecchio di lei, sbuffandovi una piccola risata rauca prima di lasciarvi un altro bacio. Pochi istanti dopo arrivò il loro turno di ordinare e presi i due gelati continuarono la loro passeggiata finché non si fecero sempre più vicini alla fonte della musica che risuonava pressoché per tutto il villaggio. Dagli altoparlanti di un piccolo chiosco che affacciava sulla spiaggia risuonavano alcune canzoni pop giapponesi e non - note sulle quali diverse persone stavano ballando in spiaggia: giovani, anziani, bambini.. chiunque. Dato l'ultimo morso al proprio cono, Raiden rivolse lo sguardo a Mia, stringendole piano la mano come a volerla invitare in quelle danze. Lasciò le scarpe al limitare tra il marciapiede e la sabbia, portandola con sé nel mezzo di quella pista improvvisata illuminata da lanterne fluttuanti che gettavano una luce colorata e fioca sullo sfondo del mare scuro. Tra le risate e la felicità del momento la condusse in diverse giravolte, riportandola sempre a sé in quel misto di odore salino e umidità che li faceva incollare l'uno all'altra. L'aria carica di goccioline sembrava attaccarsi alle loro pelli, imperlandole di uno strato che non faceva mai in tempo ad evaporare a contatto col calore crescente dei loro corpi. I vestiti ormai sembravano una pellicola semi-trasparente incollata a tratteggiare in maniera scomposta ogni tratto e curva a cui riusciva ad avvinghiarsi, e i capelli sembravano prendere vita propria nel creare onde e increspamenti senza regola. Raiden fece scorrere un braccio attorno alla vita di lei, attirandola di più a sé per muoversi al ritmo non troppo veloce della canzone che suonava in sottofondo. Col viso a pochi millimetri da quello di lei, la guardava sorridente - il capo inclinato di lato alla ricerca di uno spazio tra i movimenti per prendersi il bacio che voleva darle e per cui infine trovò l'apertura. Incollò le labbra alle sue, noncurante della patina umida sui loro visi. Si prese il proprio tempo in quel bacio, approfondendolo lentamente, al punto da poter sentire distintamente il battito cardiaco e la pressione del seno di lei sul proprio petto - sensazioni, quelle, che gli erano mancate tanto da fargli girare la testa. Si staccò dopo qualche istante, prendendo fiato e alzando appena lo sguardo al cielo prima di riportarlo su di lei con un sorriso. « Lo sai che tra un po' verrà a piovere, vero? » E butterà giù certe secchiate che lasciamo perdere. « Quindi il bagno ora o mai più. »

     
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    Avvicinate le bacchette alle labbra di lui, si ritrovò a ridacchiare appena, Mia, di fronte all'imbranato tentativo di imboccarlo. Un gesto tenero, che faceva parte della loro quotidianità, e che pure, in quel momento le appariva ancora più tenero rispetto al solito. Erano da soli, intenzionati a non lasciarsi travolgere dalle preoccupazioni e determinati a concentrarsi su loro stessi. Aveva atteso così tanto quei momenti, aveva tentato di immaginarseli, di pregustarli ancora prima che accadessero, per paura che potessero durare troppo poco. Perché in fondo, duravano sempre troppo poco, e la voglia di stare così era sempre troppa. « Mi sa che dobbiamo un po' migliorare questa presa, eh? Vieni qua. È tutta una questione di abitudine, ma se proprio non ci riesci possiamo prenderti le bacchettine per bimbi. Tanto un giorno bisognerà comunque comprarle ad Haru. » Osservò con attenzione i movimenti di lui, per poi spostare lo sguardo incontrando il suo solo sull'ultima parte del discorso. I grandi occhi da cerbiatta di lei lo osservarono con un'espressione apparentemente imperscrutabile. Assottigliò appena lo sguardo nel vederlo sciogliersi in un sorriso divertito, sollevando appena un sopracciglio. « Se non hanno i gattini sopra per me è no. » Disse a sua volta sollevando il mento con un'espressione di sfida, prima di abbassare lo sguardo tornando al proprio pasto, con le guance leggermente più rosse. Fortunatamente il sole preso durante la giornata bastava per mascherare almeno in parte il tipico rossore di cui si tingevano le sue guance ogni qual volta iniziasse a uscire dalla sua confort zone. « Si.. i gattini sono un dealbreaker. » Continuò con un filo di voce divertito, mentre si concentrava un po' troppo attivamente nella scelta del prossimo pezzo da gustare, continuando a picchettare contro la gamba di lui, accarezzandogliela insistentemente. Cercava costantemente una reazione. Attenzioni. Voleva sempre di più e non sembrava bastarle proprio mai. « Il punto, comunque, non era cosa volessi io. Per me puoi essere onesta e puoi barare - con il contatto chiuso non avrei comunque modo di saperlo, no? E nemmeno mi importava di sentire un giapponese perfetto, a dirla tutta. Il punto era provarci, no? Ti sei impegnata e sei riuscita ad ordinare la cena in un'altra lingua, senza l'aiuto di nessuno. Non sei felice del risultato? Se avessi barato non sarebbe stata la stessa cosa, no? Magari avresti pure intavolato una conversazione da madrelingua, ma cosa ti sarebbe rimasto? » Rimase un po' sorpresa da quel discorso, tant'è che con il pezzo di uramaki sospeso a mezz'aria tra le bacchette lo guardò come se sotto sotto non sapesse davvero cosa rispondergli. La verità è che Mia non rifletteva mai su questioni di quel tipo. Si buttava a capofitto senza pensare al risultato - specialmente se quest'ultimo aveva un esito vagamente positivo. « Vedi, la cosa interessante è che io un premio posso promettertelo, e se vengo fregato posso comunque darti quello che vuoi. Però c'è una differenza sottile. Ovvero.. dipende interamente da te, se ciò che ricevi è un premio, o semplicemente qualcosa. È il merito a renderlo ciò che è - speciale. Insomma: non avevo aspettative o desideri. Ero solo curioso di vedere cosa tu avresti fatto. Personalmente sono fiero della tua scelta. » No. Non ci aveva affatto pensato, eppure, quelle parole riuscirono a farla riflettere sulla questione in una prospettiva più seria. Volse lo sguardo all'orizzonte pensierosa, dimenticando persino la ragione per cui gli aveva gettato in primis quel guanto di sfida. Era stato un pensiero stupido sin dal principio, specie perché non si trattava certo di una competizione, né aveva necessità di dimostrare nulla a Raiden. Non l'aveva mai giudicata; semmai, l'ha sempre spinta a fare il meglio, a cercare di raggiungere il suo potenziale, a bearsene anche quando la stessa Mia non sembrava in grado di vederlo. Istintivamente si sentì meglio, nonostante la sua performance non fosse certo stata da una che la lingua locale la padroneggiava davvero. E provò un senso di intrinseca fierezza. Si sentiva bene con se stessa, come se avesse raggiunto davvero qualcosa che prima non si era mai nemmeno permessa di fare. Sospirò quindi e tornò a osservarlo con un sorriso dolce. Allungò la mano sul tavolo e strinse le dita di lui, osservandolo con un'espressione colma di affetto e dolcezza. « Comunque stavo scherzando. » Disse di scatto; una semplice constatazione che voleva quasi eliminare quello stupido quanto immaturo tentativo di palese provocazione. « Cioè non stavo pensando di barare. Oddio forse un po'.. ma giusto perché faceva ridere. » Continuò deglutendo appena. Si portò il bicchiere di soju alle labbra e lo osservò con attenzione. « Migliorerò ancora. Te lo prometto. Cioè ci proverò. Non è semplicissimo.. oggi ero un po' impreparata. Cioè.. » Si strinse nelle spalle giocherellando distrattamente con le sue dita. « Non ero proprio preparata. Di solito non devo sforzarmi per trovare le parole. Vengono e basta. È stato.. uhm.. si è più difficile quando le devo cercare da sola. Però migliorerò. Promesso. » Il significato era evidente. Mia voleva che Raiden continuasse a essere orgoglioso di lei. Le piaceva così tanto sentirselo dire. Piegò ancora una volta un angola della bocca prima di tornare a mangiare virando su argomenti di conversazione un po' più leggeri. Con la consapevolezza di poter fare affidamento ancora una volta sulla sfera emotiva e le competenze linguiste di lui, affrontò il resto della cena a cuor più leggero, finché non fu il momento di incamminarsi nuovamente. Le silenziose strade di Ogasawara la incuriosivano molto. A differenza di Tokyo e Osaka lì la vita sembrava scorrere lenta, sospesa sotto il canto delle cicale e dei grilli. Nelle zone più verdeggianti che si alternano ai tipici caseggiati nipponici e qualche locanda tipica, le lucciole svolazzano allegramente, donando all'aria notturna un'atmosfera magica. Parlare del più e del meno raccontando aneddoti divertenti appare naturale, piacevole, rilassante, e Mia si lascia trascinare dalle conversazioni mettendoci a sua volta il proprio, mentre si bea di quel appiccicume serale col cuore leggero e una sensazione di famigliare deja-vu. Quel clima le ricorda casa, le ricorda le estati passate sul porticato di casa quando durante le giornate roventi di metà agosto trovava la scusa per non fare niente, godendosi quel torpore schiacciante.
    Si fermano infine di fronte a un gelateria di fronte alla quale gli occhi di Mia brillano. Hanno proprio bisogno di rinfrescarsi, e così, mentre continua ad ascoltare i racconti sulle sue vacanze al mare, lo osserva con un'espressione gioiosa e lieta. Solo un anno prima, in quello stesso momento Mia e Raiden si trovavano a Tokyo, non molto lontano dalle ridenti isolette che avevano scelto per la loro villeggiatura. Il loro umore era completamente differente, lo erano i loro obiettivi, così come lo stesso spirito con cui affrontavano la loro relazione. Ai tempi Mia pensava seriamente che non sarebbe mai stata in grado di connettere con suo marito, che la sua vita sarebbe stata sempre vissuta all'insegna della paura. Avevo paura di vederti allontanare. Avevo paura un po' di tutto. Eppure eccolo adesso, Raiden, intento a raccontare spensierato di sé, condividendo con Mia più di quanto la stessa ragazza avrebbe mai immaginato. Erano sciocchezze, sì, aneddoti divertenti, episodi certamente di poco conto, che pure, se non fossero stati così temerari e ostinati, forse non avrebbero mai condiviso tra loro. E lei era felice. Sono felice di vederti così, spensierato come un bambino, leggero, contento. In pace. Lo so che non sarà sempre così, ma io sono comunque contenta che tu abbia deciso di lasciarmi entrare. Sono felice che io e te siamo noi. Tutto ciò non eliminava nulla né del loro passato, né tanto meno del loro futuro, ma Mia si sentiva comunque al settimo cielo all'idea che entrambi avessero comunque voglia di impegnarsi a trovare i loro spazi indipendentemente da tutto il resto. « Però i giochi finivano sempre quando qualche giapponese si avvicinava per provarci. Sai.. la bellezza esotica. » Volse lo sguardo nella direzione indicatale, restando un po' sorpresa nell'incontrare lo sguardo di un giovane che le sorrise ammiccante prima che il marito le circondasse le spalle ponendosi alle sue spalle. Non si soffermò su nessuna figura in particolare. Tuttavia, si sentì comunque estremamente osservata, persino a disagio, come se quelle attenzioni fossero non gradite; una sensazione quella che aveva provato più di una volta sia durante la giornata che nel corso del suo primo viaggio in Giappone. Nonostante Raiden le avesse spiegato già in passato il senso dell'attrattiva dei tratti occidentali in oriente, Mia aveva sempre trovato tutto ciò un po' sciocco. E lei, che non cercava attenzioni indeliberatamente, ma le voleva solo da una persona in particolare, trovò il tutto persino un po' fastidioso. « Forse con te saranno più coscienziosi. Sai.. metti che mi dovesse ripartire la vena sanguinaria. » Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, tornando poi a guardare di fronte a sé piuttosto divertita dalla questione. « Fammi capire.. vuoi fare a pugni per me? » Si schiarì la voce incollando la schiena contro il petto di lui ridacchiando appena. « Chiedo solo.. così. » Pausa, tempo in cui roteò la testa per incontrare il suo sguardo con una pattina di divertimento. Non mi dire che sei geloso. E istintivamente scoppiò a ridere, consapevole di quanto tutto ciò fosse sciocco. « Guardare la donna del tenente Yagami. Che scandalo! Hanno idea di chi tu sia? Affronto! » E continuò a prenderlo in giro in quella maniera accarezzandogli dolcemente uno degli avambracci finché non fu il loro turno per ordinare. Non smise di punzecchiarlo anche dopo, mentre continuavano a camminare mano nella mano avvicinandosi sempre di più al mare. Ad ogni passo, Mia non faceva altro che cercare sempre più attivamente una reazione. « Quello più alto mi guardava proprio fisso. Ho proprio fatto colpo. » E via così tra una risata e l'altra, mentre mangiava con enfasi il suo gelato, osservandolo di tanto in tanto con un espressione civettuola, leccando la rotondità del suo dessert con sguardi allusivi che si alternavano a risate e battute di spirito. Should we tell them I'm wearing your favorite undies? Chiese ad un certo punto sulla scia di quel discorso in un sussurro al suo orecchio. Una domanda che lasciò appesa, sfuggendogli giusto per stuzzicarlo ulteriormente. Camminavano sul filo del rasoio, tra momenti teneri e brevi attimi di malizia, sdrammatizzando per poi tornare alla carica in un via vai che non sembrava assestarsi mai.
    Dopo qualche bicchiere servito durante la cena, le inibizioni di Mia sembravano essere crollate un po' alla volta. Era allegra e spensierata, un po' rallentata, ma non per questo meno consapevole. L'alcol in circolo l'aveva piuttosto liberata da tutti quei freni che solitamente le impedivano di fare esattamente ciò che si sentiva. Giunti sulla spiaggia ispirò profondamente lasciandosi pervadere dall'aria salmastra, abbandonò quindi le scarpe per seguirlo sulla sabbia bianca e si lasciò guidare in quelle danze improvvisate. Sotto la luce fioca delle lanterne, l'atmosfera le apparve intima e romantica. Stretta tra le braccia della dolce metà, si cibava di dettagli, Mia; le goccioline di sudore lungo le linee del collo di lui, i capelli ribelli che gli ricadevano sulla fronte, le pieghe del tessuto chiaro che aderivano al busto di lui. Seguiva i suoi gesti, ogni movimento, ogni micro espressione. Non smetteva di ricercare il suo sguardo neanche per un istante, come se tentasse a tutti i costi di comunicargli altro. Ogni sorriso ne scatenava in automatico uno sulle labbra di lei, ogni risata proveniente dal petto di uno risuonava nella cassa toracica dell'altro. Non c'era bisogno di parlare, non sentiva il bisogno di dire nulla. Voleva solo stare così, sempre più vicina a lui dopo ogni giravolta. E poi un'ultimo sguardo, mentre i corpi di entrambi aderivano l'uno all'altro, prima di unirsi in un bacio di fronte al quale Mia dimostrò di saper prestare molta meno pazienza di lui. Regolò il ritmo al suo, senza tuttavia riuscire a resistere all'idea di gettarsi di tanto in tanto sulle labbra di lui con più impeto. Lo voleva così tanto da stare male. Boccheggiava all'idea di avere di più, di poter fare di più. Il suo cervello sembrava destreggiarsi solo in tentativi sempre più elaborati atti a toccare le corde giuste per scaturire in lui sempre più desiderio. Poi si staccò, e Mia sbuffò appena, tormentandosi insistentemente il labbro inferiore coi denti e la punta della lingua. « Lo sai che tra un po' verrà a piovere, vero? Quindi il bagno ora o mai più. » In tutta risposta la mora si distanziò appena sollevando il mento con spavalderia, osservandolo divertita, prima di sollevare a sua volta lo sguardo verso l'alto. Nuvoloni si stavano pian piano radunando attorno all'isola. Nessuna rappresaglia ancora. Raiden le aveva già detto che da quelle parte le tempeste erano improvvise e particolarmente violenti. « Hai paura di un po' di pioggia, Tenente? » Sollevò un sopracciglio inclinando la testa di lato scostandosi ulteriormente senza perdere il contatto visivo e la presa sulle dita di lui. Lo sguardo che gli riservò nascondeva mille promesse e altrettanti desideri. Li, su quella pista improvvisata tra tante altre persone, c'era solo Raiden, una musica che percepiva a rallentatore, come a rallentatore percepiva i movimenti altrui. Tentava attivamente di alienarsi da tutto il resto scaricando tutta la sua essenza nel forte legame che li univa, concentrandosi unicamente su di lui, la sua sfera emotiva, le sue percezioni, i suoi movimenti. Accanto a Mia poteva anche cadere un meteorite, ma lei non se ne sarebbe accorta in ogni caso. Era bello quel loro legame - particolare. Più forte di quello con qualunque altro membro del branco. Lo aveva percepito, la giovane Yagami, sin da quando si erano promessi fedeltà e amore eterno nella chiesetta di New Orleans. In quel momento qualcosa era cambiato. Bastava solo ascoltarsi, toccarsi, permettere all'altro di sincronizzarsi, e tutto il resto svaniva. « Peccato. » Disse solo stringendosi nelle spalle con un sorriso sornione. « Pensavo che un po' ti piacesse.. la pioggia. » Scoppiò a ridere strizzando appena la mano di lui, prima di raccogliere i propri sandali camminando all'indietro verso la riva del mare, tirandolo appena per il braccio. Lo osservava divertita, ridacchiando di tanto in tanto, mentre si inumidiva le labbra. Nascosti nella penombra delle lanterne, al lato del chiosco, ormai più lontani dalla folla, la mora si fermò posizionandosi di fronte a lui. Si guardò per un istante attorno per assicurarsi che nessuno facesse caso a loro, prima di condurre il braccio sinistro di lui sul proprio fianco.
    « Ti devo dire una cosa: non me la bevo proprio questa cosa del non avevo aspettative o desideri. Non esiste. » Un discorso che sembrò riprendere dal nulla, assottigliando lo sguardo mentre lo osservava con un'espressione fintamente sospettosa. « Secondo me sotto sotto ti piace un sacco provocarmi per vedere come reagisco. » Fece un'ulteriore passo nella sua direzione, mentre guidava la sua mano alla base della propria schiena, facendola scivolare più in basso sul gluteo, avvicinando le labbra all'orecchio di lui. « E anche a te piace essere provocato. » Pausa. « Anche un po' sfidato. Vero? » Ricercò il suo sguardo osservandolo da sotto le lunghe ciglia con fare allusivo. I mean.. you liked it the other day.. when we.. uhm.. yeah you know.. Si massaggiò il collo abbassando lo sguardo, facendosi più vicina, ricercando la frizione col corpo di lui; avrebbe voluto fondersi e inglobarlo, lasciandosi a sua volta inglobare. « Comunque il punto è che prima, con quei tipi non avevi bisogno di fare così.. cioè lo sai.. » Lo senti. Non c'è uomo che potrebbe portarmi lontano da te. Questo, immaginava lo sapessero entrambi. Gliene parlava con una voce pacata, seguendo coi polpastrelli le linee del suo collo lasciandosi stringere tra le braccia di lui senza opporre alcuna resistenza. I don't mind it. I.. I liked it.. it.. uhm.. it feels good.. Quella ammissione la fece avvampare appena mentre lasciava che quel flusso di coscienza a voce alta, guidato dall'atmosfera rilassata e dal leggero torpore del alcol, si sedimentasse tra loro con un tono leggero e suadente. I think that deep down, sometimes both of us like to.. act out. Nel dire ciò sollevò nuovamente lo sguardo nel suo scostandogli con sin troppa attenzione e cura una ciocca di capelli dalla fronte. Maybe we should use these days to do so. Lasciò che il silenzio si assestasse tra loro per qualche istante mentre conduceva anche l'altra mano sui fianchi, guidandolo a stringere con più fermezza la propria carne. « Visto che sei così fiero di me, secondo te me lo merito questo premio? » Chiese di scatto sfoderando un sorriso a trentadue denti per poi strofinare il naso contro la sua guancia, lasciandogli un leggero bacio all'angolo della bocca. « Però! » Quella esclamazione venne accompagnata dall'alzare l'indice all'altezza dei loro volti pronta a fare un'osservazione che evidentemente non si sarebbe fatta scappare, non a caso, posò il palmo della mano contro il suo petto indietreggiando di pochissimo - non abbastanza da evitare il contatto fisico, ma sufficiente da dare l'impressione che stesse battendo in ritirata. « Abbiamo un grosso problema! » Con un'aria più sbarazzina e scherzosa sollevò lo sguardo verso l'alto con fare riflessivo. You haven't set any specific rule. Guidò la mano di lui a intrufolarsi sotto la propria camicia attraverso lo spazio tra due bottoni all'altezza del proprio ventre, l'asciandogli tastare il tessuto morbido dell'intimo che indossava, mentre a sua volta lasciava scorrere le mani sotto la camicia di lui lasciandogli teneri grattini sulla schiena. « È un po' difficile capire quando si gioca sporco così. » Posò un bacio sul suo collo e poi un altro salendo fino ad arrivare all'altezza del suo lobo dove indugiò a giocare con uno dei suoi orecchini prima di mordicchiarlo appena. Let's say I confess I might have decided to wear your favorite undies waiting for the perfect time to tell you. Is that playing dirty? Gli rivolse un sorriso candido, prima di stampargli un piccolo bacio sulle labbra facendosi piccola tra le sue braccia lasciandogli pensare per un solo istante che quel gioco si sarebbe lentamente appianato alla stregua della tenerezza. Non durò. Di colpo Mia si sottrasse dalle braccia di lui, sciogliendo l'abbraccio che li legava, indietreggiando lungo la spiaggia in una direzione che non sapeva se fosse più vicina o più lontana da casa. Non le interessava. Voleva solo stuzzicarlo, provocarlo. I'm just saying. In my prospective I can do whatever I want with no consequences at all. Am I wrong?


     
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    « Hai paura di un po' di pioggia, Tenente? Peccato. Pensavo che un po' ti piacesse.. la pioggia. » Abbassò il mento, inarcando un sopracciglio per rivolgerle un'occhiata tra l'eloquente e il divertito. « La pioggia mi piace pure, ma fare il bagno in mezzo a un temporale non è proprio il massimo, sai? » E se da un lato quell'affermazione era un semplice luogo comune, dall'altro c'era anche una buona dose d'esperienza. Durante il suo tempo ad Iwo Jima, i maestri sembravano vedere ogni temporale come un'ottima occasione per allenarsi nel nuoto; e lì, in pieno oceano, le cose tendevano a farsi particolarmente turbolente. Condizioni ottime, quelle, agli occhi degli addestratori, che non vedevano l'ora di spingere quei ragazzi oltre ogni possibile limite. Raiden tuttavia non aveva intenzione di lasciarsi trasportare all'indietro dalla corrente di quei ricordi - non in quel frangente. Nemmeno il peggiore dei monsoni mi rovinerà questa vacanza. Così, abbandonando quelle rimembranze fugaci, seguì Mia più lontano dalla gente, in una zona della spiaggia in cui la luce delle lanterne era più fioca. « Ti devo dire una cosa: non me la bevo proprio questa cosa del non avevo aspettative o desideri. Non esiste. » Sorrise, inclinando appena il capo di lato con aria interrogativa mentre le si faceva più vicino, modellando le braccia attorno ai fianchi di lei. « Secondo me sotto sotto ti piace un sacco provocarmi per vedere come reagisco. » Storse le labbra, portando lo sguardo in un angolo della propria visuale e ciondolando la testa a destra e a sinistra come a darle ad intendere che quello che lei stesse dicendo non fosse del tutto sbagliato né del tutto vero. Aveva ragione sul fatto che Raiden volesse vedere come reagiva agli stimoli che le lanciava; lo faceva apposta, chiaramente. Tuttavia, almeno ai suoi occhi, più che di una provocazione si trattava di una domanda a risposta aperta. Dopo aver parlato di cosa gli piacesse, di come sentissero quella loro dinamica e quali cose avessero voglia di provare, il giovane Yagami aveva cominciato a dare sempre più concretezza alle forme che poteva prendere la loro intimità. A volte ti piace giocare sporco. A volte invece vuoi stare alle regole. Oggi non so precisamente cosa ti va di fare, e immagino che quello fosse il mio modo di capirlo. « E anche a te piace essere provocato. Anche un po' sfidato. Vero? » « Perché no? » Assecondò quel suo ragionamento con un sorriso sulle labbra e un cenno del capo, stringendosi con semplicità nelle spalle. I mean.. you liked it the other day.. when we.. uhm.. yeah you know.. « Comunque il punto è che prima, con quei tipi non avevi bisogno di fare così.. cioè lo sai.. » I don't mind it. I.. I liked it.. it.. uhm.. it feels good.. Si avvicinò di un passo, attirandola un po' più a sé per accoglierla in un abbraccio che sembrava quasi volerla nascondere dal resto del mondo. You liked it? Chiese conferma, sorridendo sornione con le labbra poggiate alla sua tempia per stamparvi un piccolo bacio delicato. « Non ho fatto nulla, in realtà. Però non mi piaceva come ti guardavano. Lo so come pensano. » D'altronde il Giappone era sempre stato un paese piuttosto conservatore, uno che nei confronti degli stranieri nutriva molti pregiudizi e che per molti versi aveva uno stile di vita nettamente opposto a quello occidentale. L'opinione comune era quella che dei ragazzi occidentali non ci si potesse fidare e che le ragazze fossero tutte facili. Gente poco seria - era così che li vedevano. Sapeva anche altrettanto bene che, proprio in virtù di ciò, molta gente non vedesse il loro matrimonio come qualcosa di reale. Più di una volta gli erano capitati sotto mano articoletti di qualche magazine di gossip in cui veniva prodotto ogni tipo di illazione sul conto della loro vita privata: se Raiden veniva quasi difeso nel suo spirito maschio che lo vedeva propenso a folleggiare in occidente prima di tornare inevitabilmente all'ovile una volta portati a termine i suoi obblighi d'onore, per Mia il trattamento non era proprio lo stesso. Fortunatamente non tutti la pensavano così, e certe dicerie prendevano piede solo tra le menti più ottuse, ma nonostante ciò, Raiden sapeva bene quanto fosse difficile schiodare certi luoghi comuni. « Non mi piace che pensino certe cose di te. » proferì, un po' accigliato, mentre la stringeva un po' più a sé. You're my girl. Glielo disse con tono dolce, ricercando il suo sguardo nel rivolgerle un tenero sorriso. I think that deep down, sometimes both of us like to.. act out. Maybe we should use these days to do so. Il sorriso del ragazzo prese una sfumatura più maliziosa, interessato dal sottotesto nelle parole di Mia. Lasciò che le proprie mani venissero guidate sui fianchi di lei, affondando le dita a farvi presa per tirare il suo bacino a premersi contro il proprio mentre sosteneva il suo sguardo mordendosi l'interno del labbro inferiore. « Visto che sei così fiero di me, secondo te me lo merito questo premio? » « Mi vedi per caso come uno che si rimangia la parola? » Il perno di quella situazione, alla fine, era proprio quello. Raiden le aveva lanciato il guanto di sfida, aspettando che lei lo raccogliesse, senza alcuna certezza di come avrebbe potuto rispondere. Ogni scenario era ai suoi occhi un'opportunità, e lo era proprio in virtù di ciò che si erano detti qualche settimana prima. Non c'è nulla di male nell'infrangere certe regole e non c'è nulla di male nel seguirle. Dipende da cosa vuoi ottenere. Se un premio o altro. E a Raiden, entrambe le ipotesi andavano bene. « Però! Abbiamo un grosso problema! » Sollevò veloce le sopracciglia, ironico, come ad incalzarla. You haven't set any specific rule. « È un po' difficile capire quando si gioca sporco così. » Inalò un profondo respiro, mordendo più forte la carne del labbro mentre le sue dita venivano guidata a tastare il tessuto dell'intimo di lei, intrufolandosi appena sotto l'orlo per accarezzare la pelle del suo basso ventre. Let's say I confess I might have decided to wear your favorite undies waiting for the perfect time to tell you. Is that playing dirty? Quando Mia si scostò, Raiden si rese improvvisamente conto di essere rimasto in apnea per diversi istanti in risposta a quella vicinanza. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che erano stati così vicini? Tanto, decisamente troppo. E quel distacco che portava troppo ossigeno ai suoi polmoni non sembrava piacergli particolarmente. I'm just saying. In my prospective I can do whatever I want with no consequences at all. Am I wrong? Le parole di lei, tuttavia, riuscirono a rubargli una risata genuina, di quelle sinceramente divertite. Scosse leggermente il capo, passandosi veloce una mano tra i capelli per scostarli dal viso mentre la raggiungeva nella passeggiata. Una volta che fu sufficientemente vicino intrecciò le dita a quelle della mano di lei, stringendola nella propria mentre camminavano lenti coi piedi che affondavano nella sabbia fresca. Well, I don't see anything wrong in telling me about your undies. Actually, I appreciate it. Thank you, doll. Le scocco un'occhiolino veloce, scoprendo i denti in un sorriso sornione nel rivolgerle quelle parole. As for the whole no-consequences-thing.. Sospirò, stringendosi nelle spalle mentre teneva lo sguardo sereno puntato di fronte a sé sul dipanarsi della spiaggia. ..nothing comes without consequences, right? « Se dovessi fare una lista di regole di cosa è concesso e cosa no, non finirei più.. e probabilmente mi sfuggirebbe qualcosa comunque. La regola è sempre la stessa: il buon senso. La responsabilità delle scelte che fai è la tua, no? » Dopo aver proferito quelle parole con la stessa semplicità con cui si rivolgerebbe ad un bambino, rimase in silenzio per qualche istante, fermandosi poi in corrispondenza di una passerella che dal mare reimmetteva in strada. Col capo le fece cenno di seguirlo verso il villaggio, tirandola delicatamente per la mano fino ad arrestarsi in corrispondenza del basso muretto che divideva le due zone. Poggiate le mani da entrambi i lati della vita di lei, la sollevò quanto bastava a farla sedere, togliendole di mano i sandali. « Secondo me ti concentri troppo sulle regole specifiche quando dovresti solo comportarti nella maniera in cui ti senti. » disse con tono tranquillo, mentre toglieva con cura la sabbia in eccesso dai suoi piedi e dai sandali. Si chinò per infilargliene prima uno e poi l'altro. Poi, sul punto di chiudere il cinturino, fece saettare lo sguardo nei suoi occhi. We are just having a normal night out after all. Nothing unusual, am I right, little one? Sebbene la sua espressione fosse serena, negli occhi di Raiden si poteva leggere un luccichio diverso, più malizioso. Tuttavia non disse null'altro, limitandosi a sorriderle e stamparle un piccolo bacio sulla caviglia prima di rimettersi in piedi e aiutarla a scendere dal muretto per incamminarsi di nuovo tra le stradine del villaggio. La condusse dunque verso una bancarella circolare intorno alla quale erano radunati alcuni bambini con la propria famiglia e qualche coppietta. Una semplicissima pesca, di quelle con le anatrelle che passavano in cerchio. « Un turno? » Le chiese, mentre già si stava avvicinando al venditore per pagare il biglietto e farsi dare la stecca da pesca. Quello era notoriamente il gioco più banale al mondo, con un tasso di difficoltà che poteva mettere alle strette solo un bambino. Tuttavia, come Raiden, anche qualche altro ragazzo stava lì a giocare e raccogliere anatre, con la fidanzata appollaiata alle sue spalle in attesa della fine del turno. Ovviamente ne raccolse diverse e una volta completato il giro, diede il cestello all'uomo che ne contò i punti. « Sono 500 punti. Potete scegliere più o meno quello che vi pare, compresi i pupazzi
    grossi. »
    Mentre una delle ragazze staccava un grosso peluche di Hello Kitty, stringendolo a sé e sporgendosi per dare un bacio al proprio fidanzato, Raiden si voltò in direzione di Mia, rivolgendole un sorriso. Poggiò la mano sul fondo della sua schiena, intimandola a farsi un po' più avanti per osservare l'offerta della bancarella. « Cosa ti piace? » Mentre scrutava i vari peluche, giocattoli e gadget, si avvicinò all'orecchio di lei, circondandole la vita con un braccio mentre le indicava gli oggetti esposti. Look, they have cute plushies, big bubbles that we can blow, or a nice set of colors that we can use later to draw something together when we get back home. Or you could go with the glowing cat hears. I can wear a pair too, if you feel embarassed alone. Si voltò a guardarla, rivolgendole un sorriso di incoraggiamento. Attese la scelta di lei, e una volta fatto salutò il venditore e si incamminò assieme a lei verso una delle panchine che dava sulla spiaggia, più lontani dal traffico di persone che si faceva mano a mano meno intenso più l'orario andava avanti. Prese posto a sedere accanto a lei, provvedendo subito ad avvicinarla di più a sé per aiutarla a sedersi sulle sue gambe. « Visto? Non è difficile. » disse tranquillo, appoggiando una mano sul ginocchio di lei e carezzandolo piano, con tocchi lenti. I felt like doing something nice for my little girl and I did. That's how it works. Si strinse con leggerezza nelle spalle. « Adesso è il tuo turno. » Non appena lo disse, però, sollevo l'indice della mano libera, puntando lo sguardo nel suo come a preannunciare che avesse ancora qualcosa da aggiungere. However, I do have a question before you choose your prize. Sorrise, carezzandole lentamente il profilo della sua coscia, tornando subito indietro non appena le dita arrivavano a sfiorare l'orlo dei vestiti. This thing with the honorifics.. you've been asking me about it since last year. Do you remember? Le chiese conferma puntando lo sguardo nel suo. Quella domanda, quel chiedergli quale suffisso preferisse - non era la prima volta che Mia lo tirava fuori. Si ricordava ancora, durante la festa nel palazzo del governo, quando lei gli aveva posto il medesimo quesito. Allora Raiden le aveva detto che voleva semplicemente essere chiamato per nome. Non aveva mentito: era vero, gli piaceva sentire il proprio nome sulle labbra di lei, sentirla chiamarlo nei momenti più intimi. Ma forse adesso quella domanda aveva un altro scopo - uno che ai tempi esisteva solo in forma di tenero baccello. I didn't dismiss you before. Actually, I think that maybe you want to call me some way. A giudicare dal periodico di ritorno di quella faccenda, ormai ne era piuttosto sicuro, in realtà. Inclinò quindi il capo di lato, sorridendole sereno senza tuttavia distogliere la presa dai suoi occhi, come a volerla inchiodare lì sul posto. I think you do have something in mind and I find it pretty cute your being shy about it. Rimase in silenzio per qualche istante, lasciando che quella quiete di rumori distanti quasi inudibili all'interno della loro bolla speciale dilatasse ancor di più l'eco delle sue parole. Poi, tranquillamente, avvicinò l'indice al viso di lei, premendoglielo sulla punta del naso in un gesto tanto affettuoso quanto divertente accompagnato da un tenero.« Boop. » Si sciolse in una risata, stampando un piccolo bacio sulla spalla di lei prima di aggiungere poche parole con tono tranquillo. It's fine. Just messing with you. You were only joking around, I guess. Proferì quelle parole con tono divertito, scoccandole un'occhiata che tuttavia sembrava sottintendere altro. Perché è questo che avresti detto, non è così? Che scherzavi. Ormai la conosceva abbastanza bene da sapere quanto curiosa fosse nel tastare certi terreni e, allo stesso tempo, quanto facilmente battesse in ritirata una volta messa alle strette sulla propria stessa curiosità. Le rivolse quindi un sorriso tenero che nelle sue pieghe nascondeva una piccola nota di sfida, avanzando la mano a carezzarle delicatamente la guancia con la punta delle dita. So there's no need to blush - although you're really pretty. D'altronde se non c'era niente sotto, non c'era nemmeno nulla per cui sentirsi in imbarazzo.

     
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    Well, I don't see anything wrong in telling me about your undies. Actually, I appreciate it. Thank you, doll. Dal punto di vista di Mia, quella avrebbe dovuto essere una notizia che in un certo qual modo avrebbe rotto l'equilibrio. In un modo o nell'altro ala giovane Yagami provava a pizzicare l'autocontrollo del marito con una certa temerarietà; seppur con modalità differenti, anche lo testava, tentava di capire le sue reazioni, prevedere i suoi comportamenti, conoscere più a fondo i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Raiden si era sempre dimostrato una persona imperscrutabile; dava l'idea di essere difficile da scalfire. L'idea di farlo cedere, di farlo tentennare, di distruggere quel perfetto equilibrio in cui soggiaceva la sua indole persino all'interno della loro dinamica, aveva un fascino particolare. Non si trattava di comprendere se gli piacesse davvero la sua confessione - che così fosse poteva sentirlo; era piuttosto il suo modo di tentare a tutti i costi di fare breccia nelle lapidarie modalità con cui Raiden si approcciava ad ogni situazione. Cedeva solo quando se lo permetteva, si lasciava andare solo quando pensava fosse il momento giusto, mentre Mia dal canto suo era costantemente schiava tanto delle sue emozioni quanto dei suoi desideri e le sue necessità. Assottigliò quindi lo sguardo, osservandolo con un'espressione a metà tra il dispettoso e il divertito. As for the whole no-consequences-thing.. nothing comes without consequences, right? Ciondolò la testa pensierosa, sollevando lo sguardo verso l'alto come se stesse riflettendo su qualcosa di davvero complesso. « Dipende.. » La sua risposta spaccona venne seguita da un sorriso trionfale. Più che un vero significato altro, il comportamento di lei tentava di mantenere quella parvenza di sicurezza che era riuscita a mantenere per tutta la serata. « Se dovessi fare una lista di regole di cosa è concesso e cosa no, non finirei più.. e probabilmente mi sfuggirebbe qualcosa comunque. La regola è sempre la stessa: il buon senso. La responsabilità delle scelte che fai è la tua, no? » Continuarono a camminare per un po', tempo in cui Mia non disse molto. Ogni qual volta le impartisse quel tipo di discorsi, Mia si sentiva vagamente strana. Un po' come se sentisse la necessità di opporsi, e un po' naturalmente portata a riflettervi. Perdeva spesso il conto di ciò che stessero facendo quando accadeva. ed erano proprio quelli i momenti in cui qualunque cosa Mia volesse dalla loro dimensione più intima si fondeva col loro naturale quieto vivere. « Secondo me ti concentri troppo sulle regole specifiche quando dovresti solo comportarti nella maniera in cui ti senti. » We are just having a normal night out after all. Nothing unusual, am I right, little one? Avrebbe voluto scostare lo sguardo dai movimenti di lui, guardare altrove, ignorarne la portata, quasi come se non esistessero pur essendo perfettamente consapevole, ma non ci riuscì. Semmai ne osservò ogni piccolo particolare: la cura con cui Raiden si dedicava a quei piccoli gesti, risveglio un dolce torpore nelle sue ossa accompagnato da un leggero calore che si irradiò dalla base della sua schiena attraverso tutto il suo corpo. Per qualche istante rimase in silenzio passandosi una mano tra i capelli, mentre annuiva appena scacciando il nodo nella gola che continuava a tormentarla già da diverso tempo. Non poteva ribattere, né contraddirlo. Non c'era veramente nulla di inusuale nel modo in cui si comportavano. Mia e Raiden erano sempre stati così; si prendevano cura l'uno dell'altro. A momenti teneri alternavano palesi attimi di pura lussuria, in un via vai che aveva tutta l'aria di un rollercoaster costante. Con lo stomaco un po' in subbuglio, si passò il braccio di lui attorno alle spalle, incollandosi al suo fianco, accozzandosi con insistenza al suo busto. Camminarono senza metà per un po', tra zone più trafficate e zone più tranquille, finché non giunsero in una piccola piazzetta attorno alla quale si concentrava qualche attrazione turistica. Finger food e tipici giochi imprescindibili nelle località balneari. « Un turno? » Giunti di fronte alla pesca delle paperelle Mia rise appena. Tra diverse famigliole coi pargoli appresso, c'erano altre coppiette intente a dedicarsi a quel passatempo futile. Due ragazzi che potevano essere si e no coetanei di Mia e Raiden, attirò la sua attenzione. Dopo aver pescato diverse anatre e paperelle, il moro si era posto alle spalle della fidanzata intimandola a provarci a sua volta. La guidava a pescare mentre lei dal canto suo, tutta emozionata esultava ogni qual volta riuscissero a mettere nel secchiello una nuova preda. Per qualche istante Mia corrugò la fronte, tornando poi a concentrare l'attenzione sulle imprese del marito. Ovviamente Mia decise di mantenere un certo contegno, osservandolo con un'espressione divertita. Ogni tanto gli indicava qualche paperella più semplice da pescare, e quando riusciva a prenderle, accompagnava l'impresa con qualche commento divertente. « ..Potete scegliere più o meno quello che vi pare, compresi i pupazzi grossi. » « Ma tu pensa! A Inverness sarebbero davvero orgogliosi di te, Tenente! » Fu il suo commento non appena l'uomo si allontanò per consegnare un grosso pupazzo alla coppietta che aveva pescato le anatre insieme. « Comunque te lo devo proprio dire, quei due hanno barato per tutto il tempo. Lei è un'impedita e lui l'ha aiutata per tutto il tempo. » Lei quel pupazzo non se l'è minimamente guadagnato. Una panoramica che Mia fece velocemente a Raiden prima di tornare a osservarlo con un'espressione un po' seccata. Venne ben presto distratta dallo sguardo insistente del marito che la portò ad assumere un'espressione un po' interrogativa. « Cosa ti piace? » « A me? » Quindi non stavamo giocando tanto per giocare? Un ultimo sguardo alla coppietta che si stava già allontanando. Lei abbracciata al peluche e incollata al fianco del fidanzato. Non sembrava minimamente a disagio all'idea di farsi vedere in giro con un giocattolo che a malapena sarebbe riuscita a portare sotto braccio. Look, they have cute plushies, big bubbles that we can blow, or a nice set of colors that we can use later to draw something together when we get back home. Or you could go with the glowing cat hears. I can wear a pair too, if you feel embarassed alone. La giovane ridacchio appena scuotendo la testa. « Non lo so.. hai fatto un sacco di punti. Come minimo dovremmo andarcene con un bel bottino. » Non a caso, Mia si schiarì la voce alzando la mano per richiamare l'attenzione del signore della bancarella. « Mi scusi! Possiamo scegliere più cose piccole? » D'altronde, l'indecisione di Mia non gli avrebbe mai permesso di decidere per una sola cosa. Era pur sempre un grosso impegno, ed effettivamente c'erano diverse cose che la facevano ridere. L'uomo acconsentì purché la somma dei premi arrivasse al numero di punto. Così, Mia, quegli stupidi cerchietti li scelse davvero; d'altronde erano tra i premi più piccoli che venivano impartiti. Uno lo mise tra i capelli di Raiden e l'altro lo indossò a propria volta scoppiando a ridere. Poi scelse uno dei piccoli flancocini per le bolle di sapone. A quel punto avevano a disposizione sufficienti punti per scegliere un premio di media grandezza. Ciò che aveva attirato di più la sua attenzione era una scatola multicolore stipata tra i premi da 300 punti. Una scatola di lego magici la cui confezione citava La casa sull'albero dell'amicizia con casa carota del coniglio - due piani pieni di funzioni e mini-incantesimi. Lo trovò davvero divertente. Da piccola Mia costruiva spesso complessissimi lego assieme ai fratelli; a volte erano un'attività degna di tutta la famiglia. Un ottimo modo per battibeccare, litigare su chi ha le skills ingegneristiche migliori e passare un po' di tempo insieme. Per i lego non c'è età e seppur quella fosse la versione scema per bambini, aveva comunque sufficienti pezzi da tenerli impegnati durante uno di quei pomeriggi. E poi possiamo sempre riciclarlo. Scommetto che a coniglietto piacerà. Così non ebbe dubbi. Scelse la casa sull'albero con casa carota del coniglio e trionfale scosse la scatola di fronte a lui. « Scommetto cinque galeoni sul fatto che finirò la mia metà prima di te. » Con Mia d'altronde tutto era una gara di velocità. Era stata una scelta che aveva ponderato. Un po' perché non voleva andarsene da lì con uno stupido peluche, e un po' perché data la scelta di porcherie infantili, tanto valeva scegliere una porcheria infantile che effettivamente le piacesse. Non a caso della sua scelta sembrò particolarmente orgogliosa.
    Ad un certo punto lungo il tragitto Mia non poté fare a meno di premere sulla punta di una delle orecchie sulla testa di Raiden scoppiando a ridere. Più che imbarazzante trovava la cosa estremamente divertente. Non capisco proprio perché l'avevi messa in quest'ottica. Fa ridere dai. Sembriamo due scemi. Non a caso, passatagli la scatola del lego, prese a soffiare bolle di sapone nella sua direzione col chiaro intente di farlo ridere lasciandole scoppiare un po' contro il suo collo, un po' contro la nuca, e un po' contro il braccio che aveva a tiro. Ad ogni scoppio rideva di gusto, finché ad un certo punto, nella passeggiata notturna liberare qualche bolla qua e là divenne un semplice gesto di circostanza, mentre insieme si godevano il dolce venticello e il piacevole odore di pioggia. « Visto? Non è difficile. » I felt like doing something nice for my little girl and I did. That's how it works. « Adesso è il tuo turno. » Posò il mento sulla spalla di lui osservandolo con un'espressione incuriosita. However, I do have a question before you choose your prize. This thing with the honorifics.. you've been asking me about it since last year. Do you remember? Di scatto sollevò la testa, rivolgendogli uno sguardo leggermente più confuso. Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Annuì quindi, attendendo in silenzio di scoprire quale fosse la domanda che volesse porle. I didn't dismiss you before. Actually, I think that maybe you want to call me some way. I think you do have something in mind and I find it pretty cute your being shy about it. Non si rese neanche conto di quanto in fretta il suo battito cardiaco prese a galoppare mentre sgranava gli occhi arrossendo violentemente. Le sfumature negli occhi di lei presero a mutare in maniera incontrollabile, mentre i capelli alla radice, prendevano ad assumere un vivace colore violaceo. What? No.. I was just.. Si inumidì le labbra tentando il più possibile di mantenere la calma senza riuscirci fino in fondo.
    I was just.. Scosse la testa tirando un lungo sospiro mentre lo osserva con un'espressione colta da una forma di primordiale panico. I was just curious.. E si sa. La curiosità uccide il gatto. I mean, everyone uses one honorific or another and I was just.. Curiosa? Si. Curiosa lo era davvero e trovava quel modo di comportarsi in società molto diversa dal posto da cui Mia veniva. Tutto da quelle parti era differente e a volte si sentiva semplicemente un pesce fuor d'acqua. Nel rivolgersi a Raiden, molte persone osservavano una forma di rispetto che a Mia appariva davvero buffa; al contempo, si rendeva conto che chiamarlo semplicemente Raiden nel relazionarsi con altre persone appariva strano. « Io davvero.. ero solo curiosa tutto qua.. e poi stavo.. uhm.. si.. » Stavo scherzando. Ma più lo diceva più sembrava andare nel pallone, incartandosi e arrovellandosi il cervello attorno a un pensiero che non riusciva ad accettare, né voleva ammettere. « Boop. » E così, dopo un silenzio che le sembrò infinito, Raiden prese a ridere, lasciandola se possibile ancora più confusa di prima. It's fine. Just messing with you. You were only joking around, I guess. So there's no need to blush - although you're really pretty. Per un po' rimase a osservarlo senza dire niente, beandosi delle sue leggere carezze di fronte alle quali rispondeva chiudendo gli occhi e ricercandole sempre più spasmodicamente. Ne aveva bisogno come l'aria; voleva sentirlo nella sua dimensione più gentile e paradossalmente anche nella più istintiva e passionale maniera possibile. Ricercava le sue carezze come un gattino sperduto, che non riceveva sufficienti attenzioni da troppo tempo. « Raiden.. » Il suo fu poco più che un sussurro che lasciò fluttuare tra loro senza dire altro. Non voleva dire nulla, eppure voleva dire tante cose. Tribolava senza una ragione specifica. « Raiden.. » Lo chiamò ancora una volta solo per sentire il sapore che aveva il suo nome sulle proprie labbra. Poi aprì gli occhi e lo guardò. Lo guardò senza dire assolutamente nient'altro mentre le dita percorrevano le linee del suo viso. Accarezzò la sua guancia, scostò alcune ciocche di capelli dal viso di lui e lo guardò. Lo guardò ancora e ancora spostando le dita ad accarezzargli con gentilezza i capelli sulla nuca. « Raiden.. io.. » Di scatto gli gettò entrambe le braccia al collo nascondendo il viso nell'incavo del collo di lui, quasi volesse nascondersi dal mondo intero e in primis da se stessa. Si strinse con tutte le sue forze al petto di lui soffiando contro la pelle di lui. Aveva voglia di baciarlo, morderlo, diventare una cosa sola con lui, dargli tutto ciò che aveva senza remora alcuna. Eppure, delle remore le aveva eccome. Era come se vivesse due dimensioni ben distinte: una che che si era abbandonata a ciò che provava e l'altra che semplicemente non le permetteva di fare esattamente ciò che sentiva di voler fare. Strofinò il naso contro la belle di lui, soffiando pesantemente sulla propria pelle. Vi posò un bacio, poi un altro, risalendo lungo la mascella fino all'altezza dell'orecchio e poi ancora sulla guancia, finché non incollò infine la fronte contro la tempia di lui. Solo allora riaprì gli occhi. Sotto la luce fiocca proveniente dai lampioni disposti a intervalli regolari lungo la stradina poco distante, il volto di lui velato dalla penombra le appariva la cosa più bella che avesse mai visto. Mia lo aveva sempre trovato bello; non solo attraente. C'era qualcosa nei piccoli dettagli che componevano il suo viso che la facevano impazzire. Gli occhi grandi, l'incurvatura del naso, l'arco di Cupido ben delineato, le labbra rosacee. L'incarnato olivastro tempestato da qualche segno lasciato dall'adolescenza. Raiden.. Sussurrò ancora una volta posando il palmo sulla guancia opposta, accarezzandogli con gentilezza la pelle. Si sciolse da quell'abbraccio con lentezza, quasi come se avesse bisogno di abituarsi un po' alla volta al distacco. Posò entrambe le mani in grembo e soffiò pesantemente iniziando a tormentarsi le unghie mentre si mordeva insistentemente il labbro inferiore. Le guance in fiamme, i capelli di un porpora pastello. I.. Deglutì annaspando, mentre sgranava gli occhi puntando gli occhi di fronte a sé. I wasn't.. Pausa. I wasn't joking around. Ammise di colpo facendo più fatica di quanto avrebbe mai pensato. Di certe cose Mia non riusciva a parlare. Forse perché per farlo doveva scavare affondo dentro di sé, chiedersi per quale ragione avesse bisogno di così tanto affetto, perché la personalità di Raiden le faceva così bene. C'erano cose con cui Mia non voleva fare i conti. I just.. I don't think it's ok.. because.. I don't feel like it's a game. This. Pausa. Please, don't freak out, ok? Si inumidì le labbra volgendo lo sguardo nella sua direzione. Do you.. you really think it's cute? Do you feel like it's cute? Because you told me.. you told me you like being called by your name. And I like that too.. and we don't need.. I don't.. Di scatto prese a massaggiarsi nervosamente il collo osservandolo con un'espressione preoccupata. Si tormentava le unghie, Mia, preoccupata, divisa tra la necessità di spingersi oltre e la prudenza di restare nella sua confort zone. Perché in fondo poteva percepire che Raiden non l'aveva solo presa in giro in fondo, che nel farle quella domanda c'era davvero della curiosità. Contò fino a dieci nella sua testa deglutendo ancora una volta. Volse lo sguardo di fronte a sé e soffiò pesantemente. Make me. Disse di scatto quasi come se dopo un lungo periodo di mancanza di alternative ne avesse trovata una che si confacesse alla sua generale vigliaccheria. Make me say it. Sospirò a fondo, scattando di colpo in piedi. Ancora una volta si sottrasse alla loro vicinanza, ma questa volta, dietro la supponenza con cui gli rivolse le ultime parole c'era uno sguardo speranzoso. Please? Un momento in cui la spavalderia sembrò cedere il passo a una preghiera sincera. Unless you can't. And this might be really disappointing. I mean.. you are.. uhm.. the guide? - senpai.. If you can't who the hell can, right? Continuò indietreggiando di un passo rispetto alla panchina riacquistando un po' di fiducia. L'aria spaccona e un leggero sorriso che si trasformò in una risata non appena toccò le orecchie di gatto che aveva sulla testa facendole illuminare. Si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo. « Non so se ce la fai. Potrebbe essere l'unica cosa che proprio non ti riesce. » Lo stava provocando con un palese atteggiamento da make me? Forse. Per un po' non disse niente. Lo guardò solo inumidendosi le labbra. Allungò la mano per premere a sua volta sul naso di lui. Ma Mia non stava ridendo, né stava cercando di eliminare la tensione. Semmai, man mano che il tempo passava sembrava crearsene di nuovo. Emulò comunque quel suo gesto di prima. « Guarda che ti stavo prendendo in giro. » Il suo tono però non era scherzoso. « Lo so che stavi solo scherzando.. » Sullo scherzo. Continuava a non apparire affatto divertita. Continuava a osservarlo con sempre più bramosia e desiderio. Allungò una mano in direzione dei suoi capelli, accarezzandoglieli appena. Please.. make me. But only if you want it too.


     
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    Le scelte di Mia in quanto a premi lo avevano divertito - specialmente le orecchie da gatto, che aveva accettato sul proprio capo inchinandosi come se fosse sul punto di essere nominato cavaliere dalla regina. Se le era poi sistemate meglio, spingendo il piccolo pulsante che azionava le lucine colorate su tutto il contorno. Agli occhi di Raiden non c'era nulla di imbarazzante in quelle cose: le vedeva come carine e divertenti, forse perché abituato sin da piccolo ad un tipo di dating che quelle sciocchezze le contemplava regolarmente. Leggeri e felici si erano quindi incamminati per le stradine, soffiando bolle di sapone e ridendo spensierati a quegli attimi in cui finalmente potevano concedersi di essere semplicemente loro stessi senza pensare a tutte le responsabilità che li attendevano fuori dai confini di quell'isoletta sperduta. Tuttavia il giovane Yagami non riusciva a togliersi certe domande dalla testa. Nonostante lui e Mia avessero parlato a più riprese e in maniera sempre più definita di ciò che volevano sperimentare, qualcosa rimaneva comunque in sospeso - qualcosa che si faceva ogni istante più evidente, tanto da rendergli impossibile ignorarla. D'altronde si può fare i finti tonti fino ad un certo punto. E tutti quei tentativi di Raiden di tastare il terreno per sondare i limiti di quella loro dinamica sembravano produrre puntualmente il medesimo risultato, rendendo la risposta ai suoi dubbi ancora più lampante. Più ci rifletteva e più non era del tutto certo di cosa pensare a riguardo. Gli piaceva il modo in cui si comportavano e andare incontro a quelle sensazioni non gli sembrava nient'altro che naturale e liberatorio, eppure non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse il limite e, soprattutto, se ce ne fosse uno. Perché non riusciva a sentirsi diverso? Avrebbe dovuto essere così. Avrebbe dovuto sentirsi come se stesse mettendo il piede all'interno di altri panni - di una zona che faceva parte di sé ma che al contempo era separata dalla propria realtà quotidiana. Ma non era così che si sentiva. Piuttosto percepiva quei comportanti come una naturale estensione di ciò che aveva sempre condiviso con Mia, solo messo in termini diversi. Ed era strano; lo era perché Raiden era abituato a sperimentare cose nella netta consapevolezza del loro inizio e della loro fine all'interno di un ambiente ben delimitato. Qui, però, i confini sembravano invisibili. Dubitava di essere l'unico tra i due a pensarlo, ad aver sfiorato quell'idea così evidente da risultare ormai quasi una risposta banale: Mia poteva essere un po' sulle nuvole, ma non era una completa sprovveduta, e conosceva abbastanza cose da avere tutti gli strumenti per produrre i medesimi pensieri di Raiden. Così, per il giovane era venuto piuttosto naturale stuzzicarla a riguardo. Da un lato era curioso di leggere la sua reazione, e dall'altro voleva sinceramente capire cosa lei ne pensasse. Inutile dirlo: il violento rossore sulle guance dell'americana fu preso da Raiden come un segno piuttosto inequivocabile. Mia sapeva benissimo cosa stessero facendo, ma semplicemente si vergognava di dargli voce. Lo capisco. È nuovo anche per me. Ma solo perché è nuovo non significa che debba essere spaventoso. Io mi fido.. di essere così con te. Sorrise teneramente ai cambi di colore dettati dalle emozioni di lei, inclinando il capo di lato con uno sguardo divertito mentre le carezzava con dolcezza le ciocche di capelli ribelli che fuggivano dalla presa del cerchietto. Era una scena quasi divertente, vedere quelle emozioni rincorrersi sul volto di lei alla luce dei led multicolore che lampeggiavano dai loro ridicoli accessori. « Raiden.. » « Sì, amore? » la incalzò con un tono maliziosamente ingenuo, come se si aspettasse che lei avesse qualcosa da dirgli di completamente scollegato rispetto a quanto le aveva appena rivolto. Il suo nome si ripeté più volte sulle labbra di lei, mentre le dita del ragazzo scendevano nuovamente a carezzare la pelle esposta delle sue gambe, tracciando con la punta delle dita il contorno morbido del suo interno coscia. Quando le braccia di lei gli circondarono improvvisamente il collo, un mugolio intenerito fuoriuscì naturalmente dalle sue labbra. Aww, it's alright baby. Proferì quelle parole in un soffio contro l'orecchio di lei, avvolgendo le braccia attorno al suo busto per portarla più vicina a sé e carezzarle la schiena come in un moto consolatorio. La mano libera andò ad appoggiarsi sulla nuca di lei, cullandola al proprio petto nel bearsi di quei piccoli baci che lei lasciava sulla pelle scoperta. Voleva sentirla vicino a sé come non mai, dilaniato tra il bisogno di dedicarle la più intensa tenerezza e allo stesso tempo imprimersi con forza su ogni centimetro della sua carne. Le labbra di Raiden si posarono sulla tempia di lei, prima morbide e poi attuando una pressione maggiore nello scendere lungo il suo zigomo, tastando la morbidezza della sua guancia. C'era qualcosa di estremamente dolce e inebriante nel modo in cui Mia si comportava con lui: in quei momenti, il volto di lei era illuminato da un tipo di bellezza che nascondeva in sé una forma inspiegabile di profonda vulnerabilità, qualcosa di cui Raiden voleva appropriarsi e che, al contempo, voleva proteggere. Tutta quell'ammirazione e quel desiderio non rimasero nascosti negli occhi di lui, fissi sul suo viso mentre ne accarezzava i lineamenti, osservandone ogni millimetro e mordendosi il labbro inferiore nel tentativo disperato di trattenersi dall'avventarsi su di lei. Raiden.. I.. I wasn't.. I wasn't joking around. Annuì piano, incurvando le labbra in un sorriso gentile che sembrava volerla incoraggiare. I know baby. I know. Ancora una volta le sue parole erano poco più che un mero sussurro, destinate solo ed esclusivamente a lei come qualcosa di estremamente prezioso ed intimo. I just.. I don't think it's ok.. because.. I don't feel like it's a game. This. Please, don't freak out, ok? Una piccola risata rauca affiorò sulle labbra del moro, che scosse lentamente il capo come a volerle comunicare che no, non avrebbe dato di matto, e che comunque la cosa non lo sorprendeva. Ormai era piuttosto chiaro in quale direzione stessero andando, e se questo era il modo in cui si sentivano.. beh.. cosa c'era di male ad esplorarlo? Se pure non fosse un gioco. Se pure questi fossimo semplicemente noi.. sarebbe un problema? Per chi? Chi altro mai può avere voce in capitolo su ciò che sentiamo di condividere? In quel territorio, Raiden non sentiva di avere una consapevolezza chissà quanto maggiore rispetto a Mia. Non si sentiva più esperto. Era qualcosa di nuovo ed ignoto, e forse proprio per questa ragione Raiden accoglieva quelle incognite con un senso di eccitazione e curiosità. Do you.. you really think it's cute? Do you feel like it's cute? Because you told me.. you told me you like being called by your name. And I like that too.. and we don't need.. I don't.. Annuì piano, carezzandole il viso con dolcezza. It can be whatever we want it to be. And I find it pretty cute, actually. You. You are cute. The cutest little thing I know. Arricciò leggermente il naso prima di sciogliersi in una piccola risata, stampando un bacio sulla punta del suo naso. Non poteva dire con certezza come avrebbe reagito nel sentire con le proprie orecchie la parola che avrebbe concretizzato una volta per tutte quei discorsi, ma non poteva nemmeno dirsi riluttante all'idea di scoprirlo. Il pensiero, piuttosto, sembrava creare un formicolio di eccitazione lungo tutto il suo corpo, portandolo a tendersi al solo immaginare il suono della voce di lei piegarsi teneramente intorno a quella parola così piccola ma così significativa. Non riusciva a capire come quell'idea potesse creare sentimenti tanto contrastanti in lui, portando il suo cuore ad accartocciarsi su se stesso dall'emozione e al contempo il suo sangue a ribollirgli impetuoso nelle vene. In qualche modo, per lui, la tensione tra quelle due parti era sempre stata associata a Mia, ma mai come adesso riusciva a sentirla così forte e chiara. Make me. Lo sguardo si puntò curioso negli occhi di lei, interrogativo. Make me say it. Please? Perdere quel contatto tra i loro corpi lo lasciò frustrato, portandolo a rilassare i propri muscoli sulla panchina con un sospiro inappagato mentre divaricava le gambe, allungandole di fronte a sé per attenuare la sensazione di scomodità al cavallo dei pantaloni improvvisamente troppo stretto. Unless you can't. And this might be really disappointing. I mean.. you are.. uhm.. the guide? - senpai.. If you can't who the hell can, right? Puntò gli occhi in quelli di lei, fissandola da sotto le ciglia con aria inquisitoria e vagamente contrariata. « Non

    so se ce la fai. Potrebbe essere l'unica cosa che proprio non ti riesce. »
    Inarcò un sopracciglio, facendo scoccare la lingua contro il palato e alzando gli occhi al cielo prima di sollevarsi in piedi con un movimento fluido. « Devi sempre complicare tutto quanto, eh? » La piega indispettita nel tono di Raiden sembrò scaturire con una certa ironia, volendo fingersi più frustrato di quanto non fosse in realtà. In realtà il giovane Yagami non aveva alcuna fretta di raggiungere un punto specifico - anzi, prendeva sempre quelle sfide come un ottimo modo per godersi il percorso. Tuttavia, Mia aveva compiuto la propria scelta, e Raiden doveva pur sempre essere coerente a quanto le aveva detto in precedenza. « Guarda che ti stavo prendendo in giro. Lo so che stavi solo scherzando.. » Scosse il capo, alzando nuovamente gli occhi al cielo mentre si avvicinava a lei di qualche passo. Please.. make me. But only if you want it too. Prese un lungo sospiro, incastrando gli occhi a quelli di Mia mentre faceva presa sul polso di lei - quello della mano intenta a carezzargli i capelli. Non disse nulla, semplicemente intensificò la presa, senza staccare gli occhi dai suoi mentre muoveva un altro passo in avanti, portando i loro corpi a sfiorarsi l'un l'altro. Oh don't worry, I'll find a good use for that smart mouth of yours. Le labbra di Raiden si incurvarono fino a scoprire i denti in un sorriso che sembrava andare in netta contraddizione tanto con l'atteggiamento tenuto fino a quel momento, tanto con il luccichio intermittente di quelle orecchie poggiate sul suo capo. Rimase così per qualche istante, facendo poi scivolare la presa lungo il palmo di lei per intrecciare le loro dita e incamminarsi al suo fianco in direzione della casetta sulla spiaggia. Non era molto distante, ma qualche minuto di camminata fu sufficiente a dar tempo alle nuvole di raggrupparsi ulteriormente, obbligandoli ad allungare il passo fin quasi a correre quando l'acquazzone si abbatté violento su di loro. Succedeva ogni estate: quelle piogge erano tanto improvvise quanto regolari, forti come secchiate che rendevano il clima ancor più umido e afoso nelle notti estive, rinfrescando solo la pelle su cui andavano a scivolare. Quando furono abbastanza vicini alla casupola, Raiden strinse più forte le dita di Mia, correndo al riparo sotto la grondaia del retro - la parte che dava sulla spiaggia. Saltò velocemente i gradini in un paio di balzi, armeggiando con le chiavi per aprire la porta della veranda ed entrare in casa. Fu in quel momento che tirò con più forza il braccio di lei, facendola cozzare contro il proprio petto solo per voltarla velocemente. La pressione del suo corpo la intrappolò presto tra sé e il muro, lasciandole pressoché zero spazio vitale quando le sue labbra andarono a tuffarsi sul collo di lei, lasciandovi baci e morsi impazienti. Ogni movimento del loro capo e i capelli bagnati dalla pioggia portarono inevitabilmente i cerchietti a scivolare in terra, ma Raiden non se ne curò. Col rumore forte della pioggia che batteva contro ogni superficie, ogni respiro pesante sembrava farsi più tenue, rimbombando solo nelle loro orecchie. Le mani del ragazzo scesero lungo il corpo di lei, intrufolandosi sotto il lino bagnato per percorrere a ritroso le gambe di lei, scoprendole alla propria vista. Aspirò secco tra i denti quando il suo sguardo incontrò la biancheria di lei, trovandovi quel paio tanto decantato. Le dita si strinsero istintivamente sui suoi glutei, premendovisi con decisione prima che una mano si distaccasse. Un distacco breve, segnato da uno schiocco sonoro del palmo contro la carne di lei. You really planned this out, you little slut, didn't you? D'altronde non era un paio che Mia vestiva in maniera abituale, quindi era solo logico che le avesse indossate con uno scopo ben preciso. Non che a Raiden dispiacesse, ovviamente. Istintivamente i palmi si spostarono sui fianchi di lei, lasciando spazio al suo corpo di premersi contro quello di lei mentre una mano scivolava lenta all'attaccatura delle cosce, poggiandovisi a coppa. Premette un solo dito, piano, contro la linea della sua intimità, ridacchiando sottovoce alla sensazione umida prima di scoccare un piccolo colpetto sulla sensibilità di lei, beandosi della reazione che rimbombò dritta nel proprio corpo. I think it's kinda silly of you.. this whole thing. Who are you really teasing? Me? Or yourself? Soffiò quelle parole all'orecchio di lei, stuzzicandole il lobo con la punta della lingua mentre le sue dita si muovevano circolari e lente sulla sensibilità coperta di lei, premendo di tanto in tanto per intensificare quella sensazione. Si morse il labbro con forza, ricercando lo sguardo di lei con una certa insistenza per arpionarlo al proprio mentre continuava a carezzarla con lentezza disarmante. Oh you silly little thing, I know you want to say it so bad. Doesn't it hurt? Letting it build inside you for so long without any relief. Disse quelle parole in prossimità quasi soffocante rispetto al viso di lei - abbastanza vicino da poter percepire il suo respiro sulla propria pelle e al contempo dolorosamente ostinato nel negarle anche solo il sollievo di un bacio che echeggiava in quella tensione. Pian piano le sue dita si intrufolarono sotto il cotone, ricercando un contatto più diretto con la pelle incandescente di lei che sembrava volerlo naturalmente accogliere. Sensazioni, quelle, che gli erano mancate come manca l'ossigeno quando resti in apnea troppo a lungo. Era stato difficile, in quelle settimane, tenersi alla larga da lei. Non si era mai mostrato distante, ma comunque aveva dovuto esercitare una buona forma di autocontrollo per non rendere la situazione più difficile di quanto già non fosse. E lì, in quel momento, sembrava gioire in maniera quasi sadica all'idea di averla completamente per sé - intrappolata sotto le sue mani che non vedevano l'ora di reclamare ciò che sentiva proprio. You're so desperate to blurt it out. You're just too curious to know how it tastes on your tongue, aren't you? Gli occhi di Raiden non si mossero di un millimetro da quelli di lei, bevendo ogni reazione sul suo viso mentre le dite continuavano quell'instancabile movimento che lentamente lo portò a premere il medio contro la sua apertura, mugolando soddisfatto alla maniera in cui il corpo di lei rispondeva a quei tocchi, desideroso di accoglierlo. Con tutto il tempo che era passato, non c'era nemmeno da stupirsi. Eppure, per quanto nel privato avesse immaginato più volte quella sensazione, qualunque pensiero prodotto non riusciva comunque a rendere giustizia alla realtà. Pian piano fece scivolare il medio dentro di lei, attento a non imporsi troppo e a darle tempo di riabituarsi a quella gradevole intrusione. Will my little girl finally learn how to talk or she just gonna keep making sounds like a need baby, mh? Ridacchiò rauco, continuando nei propri movimenti per poi inserire anche l'indice, premendo il palmo contro la sensibilità esterna di lei mentre intensificava mano a mano il ritmo di quei contatti e piegava ritmicamente le dita per stimolare quel punto più sensibile al suo interno. Poi si fermò, rimanendo per un istante ad osservare la sua reazione. Riprese. E poi si fermò di nuovo, ridacchiando. I can keep you in this very state all night, you know that? Only good girls get to cum. E per quanto divertito fosse il tuo tono, non c'era un'oncia di bugia. Aveva idee a sufficienza per portare avanti quella situazione fino alla fine.

     
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    « Devi sempre complicare tutto quanto, eh? » Non le sfugge la scintilla maliziosa che saetta negli occhi di lui. Raiden è un libro aperto. Non tenta di nascondersi, non gioca sporco. In quei momenti le sue emozioni e desideri sono perfettamente leggibili. Eppure, quella anticipazione la porta comunque a deglutire. Seppur abbiano esplorato diverse cose nella loro intimità, conoscendosi un po' alla volta, con pazienza e reciproca devozione e bramosia, Mia non poteva dire di essere mai stata guardata in quella maniera. Raiden l'aveva sempre messa a nudo; in quei momenti la osservava come se volesse mangiarselo in un sol boccone, ma nonostante ciò non lo aveva mai percepito come così esplicito. Sgranò appena gli occhi, mentre un angolo della bocca si sollevava in un piccolo sorriso furbesco. « Non sarebbe divertente altrimenti. » Disse solo stringendosi nelle spalle con un'atteggiamento sbarazzino. Lo guardava con attenzione; le sue terminazioni nervose si tendevano all'idea di scoprire come avrebbe reagito di fronte a quel guanto di sfida che Mia gli aveva lanciato consapevolmente. Perché ci tenesse così tanto a spingerlo a dare seguito a quanto dichiarato non molto tempo fa, non lo sapeva. Forse perché in fondo non lo aveva mai visto sotto quella luce; il più delle volte Mia guardava Raiden con tenerezza, con una forma di affetto e dolcezza che la portava a individuare nelle crepe della sua personalità un bambino. Quel bambino dolce e a tratti spaesato, sensibile e fragile le piaceva da impazzire. Voleva proteggerlo, tenerlo al sicuro soprattutto da se stesso, dargli modo di sentirsi al sicuro e amato come non lo era mai stato per molto tempo. Eppure, al contempo, nella sua dualità il giapponese era anche altro; tra le sue sfaccettature, nel corso del tempo, un po' alla volta, Mia aveva iniziato a scoprire lati del suo carattere che l'avevano sorpresa. Forse quello era il suo modo di conoscerlo, comprenderlo a sua volta di più, e così facendo conoscere se stessa. Perciò quando le blocco il polso, impedendole di carezzargli i capelli ulteriormente Mia deglutì, ma non indietreggiò, né si sottrasse a quel intenso contatto. Nonostante il suo atteggiamento intimidatorio, lei sembrava tutto fuorché intimorita. Era elettrizzata, curiosa; come un bambino che gattonava scoprendo il mondo, voleva andare incontro a quella situazione con una punta di palese incoscienza. Oh don't worry, I'll find a good use for that smart mouth of yours. Istintivamente si tese in avanti; gli occhi caleidoscopici corse a misurare con attenzione le labbra di lui mordendosi a propria volta il labbro inferiore. Voleva baciarlo, smorzando quella tensione tra le pieghe di un bacio che avrebbe nascosto il senso di agitazione elettrizzante che provava. Prima che potesse farlo un tuono in lontananza la fece sussultare, e così, prima di rendersi conto si ritrovò a correre verso casa ridacchiando appena disturbata solo in parte dall'improvvisa pioggia che, nonostante il loro precipitarsi verso casa, riuscì comunque nell'intendo di inzupparli a dovere. Incollata alla schiena del moro, Mia attese pazientemente di poter entrare, soffiando divertita contro la sua schiena, mentre lo osservava nell'intento di infilare la chiave giusta nella serratura. Non ebbe nemmeno il tempo di prendere fiato. In un battito di ciglia si ritrovò incastrata tra il muro e la figura del marito - non che intendesse davvero andare da qualche parte. Gli lasciò spazio per percorrere con centimetro del suo collo, soffiando pesantemente mentre correva a ricercare con contatto del proprio petto con quello di lui intrecciando le dita ai suoi capelli tirandoli appena, mentre stuzzicava la punta del lobo di lui mordendo con un po' troppa insistenza per rimarcare la veemenza con cui lui a sua volta imprimeva più di un segno sulla sua pelle. Lo scocco contro il suo gluteo seguito dalle sue parole per poco non la destabilizzò. You really planned this out, you little slut, didn't you? Un suono acuto fuoriuscì dalle labbra di lei prima ancora che potesse accorgersene. Altre volte Raiden aveva manifestato sprazzi di quella sfaccettatura, scatenando in lei un maggiore stupore. Ora era lì, intenta a godere di ogni tocco, ogni soffio, ogni parola, in attesa - come un cucciolo che con estrema ingenuità riponeva tutta la sua fiducia nelle mani della persona che lo accudiva. Il contatto con la sua biancheria la portò a mordersi il labbro intensificando la presa suoi suoi capelli. Era quasi imbarazzante la velocità con cui quella sensazione umidiccia si era palesata tra le sue gambe. Sin da quando erano usciti, una parte di Mia aveva continuato a pensare specificamente solo ed esclusivamente al momento in cui la lussuria avrebbe preso il sopravvento su entrambi. Lo bramava da così tanto tempo; sentiva un bisogno viscerale di ricongiungersi a lui, come se fosse rimasta in apnea nelle ultime settimane e avesse disperatamente bisogno di tornare a respirare. I think it's kinda silly of you.. this whole thing. Who are you really teasing? Me? Or yourself? Il colpo finale rimbombò nelle sue viscere portandola a rivolgergli uno sguardo tormentato. Il bisogno di sentirlo dentro di sé in qualunque forma era talmente urgente che non poté fare a meno di buttare la testa all'indietro e roteare appena gli occhi in un'espressione incastrata tra l'estasi e il tormento. Oh you silly little thing, I know you want to say it so bad. Doesn't it hurt? Letting it build inside you for so long without any relief. You're so desperate to blurt it out. You're just too curious to know how it tastes on your tongue, aren't you? Sentire nuovamente il potere che aveva su di lei la lasciò quasi istantaneamente in una condizione di pura estasi. Non si era neanche resa conto di quanto bisogno avesse di sentirlo nuovamente, respirare la sua stessa aria, combattere contro quelle sensazioni opprimenti che le facevano girare la testa. Lievi suoni fuoriuscivano dalle sue labbra ad ogni suo movimento non riuscendo a fare altro se non concentrarsi su quel piacere totalizzante che le lasciava le gambe molli e la testa completamente vuota da ogni pensiero se non quello di seguire il flusso del piacere. Con veemenza lo cercava al punto di sporgersi per tentare di baciarlo, senza tuttavia riuscire a saggiare le sue labbra. Ne aveva bisogno; voleva inglobare le sue labbra per sfuggire al suo sguardo scuro, evitare di rispondere, eludere ancora una volta quella maniera aggressiva di scavarle dentro fino a lasciarle nessuna altra opzione se non ammettere la sua sconfitta. Man mano che i polpastrelli stuzzicavano il suo punto sensibile, Mia si ritrovò a palesare in maniera sempre più evidente il suo piacere, soffiando sul suo viso tra gemiti e sguardi disperati. Will my little girl finally learn how to talk or she just gonna keep making sounds like a need baby, mh? Lo era. Carente dei suoi tocchi e della sua vicinanza, si sentiva come se venisse toccata per la prima volta. Deglutì, accarezzando appena il suo bicipite. Please.. I need it so much. Non le interessava dover implorare. Di cosa avesse bisogno di preciso, oltre all'evidente necessità di raggiungere il climax, Mia non lo disse, ma dallo sguardo che gli gettò parve come se le sue necessità fossero lampanti agli occhi di entrambi. E per un istante fu quasi certa che Raiden fosse sul punto di accontentarla, tanto da cercare appoggio alla sua sinistra dove rovesciò a terra senza farci troppo caso una lampada disposta sul mobiletto dell'entrata. Non se ne curò, né il trambusto sembrò distoglierla dal suo obiettivo primario. Poi i movimenti si fermarono, portandola a sollevare lo sguardo frustrato in quello di lui. No no no, please, I'm so close. E riprese, e si fermò ancora diverse volte, portandola sempre più sull'orlo, senza tuttavia permetterle di arrivare fino in fondo. Era una dolce agonia dalla quale non voleva sottrarsi. I can keep you in this very state all night, you know that? Only good girls get to cum. Sotto lo sguardo colmo di desiderio dell'amato, non era in grado di nascondere il proprio piacere o sottrarsi dalla completa alienazione della sua volontà. Una bambolina a sua completa disposizione, la cui volontà crollava lentamente sotto le ondate di piacere a cui veniva sottoposta. Baby.. please.. it hurts.. Faceva male; ma tanto Mia quanto Raiden sapevano che non fosse un dolore fisico, quanto piuttosto la bruciante sensazione di essere sempre troppo vicini senza mai arrivarci davvero. Il tono con cui lo pregò era adorabile; un lamento gentile e contenuto, tra respiri pesanti e movimenti sconnessi. Ancora una volta fu sul punto di arrivarci prima che lui si fermasse troppo presto e allora provò un senso di frustrazione e rabbia tale da rantolare sconnessamente, avventandosi su di lui senza preavviso ricercando con bramosia le sue labbra. Non c'era pazienza nel modo in cui incollò le labbra alle sue facendosi spazio per accarezzare la sua lingua, esplorando la sua bocca mentre la mano incastrata tra i suoi capelli esercitava ancora una leggera pressione sulle sue ciocche. Please.. stop torturing me.. Asserì tra un bacio e un altro mentre la mano libera scendeva dalla sua spalla lungo il suo petto. I missed you so much. Continuò con un tono basso mentre si aggrappava alla sua camicia all'altezza del primo bottone chiuse. Si spingeva con forza contro la sua statura, contrastando la pressione con la quale la teneva incastrata contro la parete, tirando il tessuto in lino verso il basso con il chiaro intento di far saltare il bottone. Alla fermezza di Raiden, Mia contrapponeva una forma di passionalità più morbida, che aveva tutta l'aria di devozione. Lo amava così tanto, e lo desiderava così intensamente. Voleva la sua fermezza e voleva anche la sua dolcezza, in un connubio che non sapeva quale equilibrio dovesse avere. Un bottone saltò, poi un altro e un altro ancora, finché consapevole di avere via libera, lasciò andare i suoi capelli spostando le dita sul polso di lui per interrompere quel logorante contatto contro la sua intimità. Non gliel'avrebbe data vinta in ogni caso, e a quel punto quel contatto creava solo un imbarazzante desiderio che aveva logorava il suo intimo più del dovuto. Condusse le dita di lui alle proprie labbra osservandolo con un espressione da tenera cerbiatta. Put it to good use. I deserve it. E infatti inglobò quasi completamente le sue dita saggiando se stessa mentre gettava lo sguardo nel suo illuminato da una forma di lussuria senza precedenti. La mano libera carezzava il suo busto spingendovisi contro intenta a farlo arretrare. Nel percorso lungo le forme scolpite si fermò all'altezza del bottone dei pantaloni. Ridacchiò appena per poi spingersi più in basso provando un senso di vertigine dovuto alle sensazioni e reazioni che lei provocava in lui. Esercitò una leggera pressione alla base del suo cavallo, prima di lasciar andare le dita solo per qualche istante. You're so fucking hard. Non a caso inglobò nuovamente le sue dita avanzando nella sua direzione fino a incollare la guancia contro la sua clavicola scoperta, cercando i suo abbraccio. Voleva essere cullata mentre si muoveva lungo le sue dita e slacciava velocemente i suoi pantaloni. Soffiava pesantemente, Mia, come un animaletto affamato che non vedeva cibo né acqua da giorni ed ora poteva abbuffarsi. Tastò la sua lunghezza attraverso l'intimo scuro, sollevando lo sguardo nel suo. Gli occhi mutevoli lo osservavano con un'espressione colma di devozione e ammirazione. Vi era una nota interrogativa, come se volesse chiedergli se poteva avanzare, se aveva il permesso di andare oltre, mentre lasciava che l'abbondante saliva colasse lungo il palmo della sua mano. Per qualche istante si fermò, giocherellando con l'elastico, solleticando proprio quella zona franca appena sopra l'indumento. Qualche istante prima di intrufolare la mano sotto il tessuto percorrendo la sua intimità mentre suoni di goduria emanavano piacevoli vibrazioni lungo le sue dita. Il pollice prese a stuzzicarne insistentemente la punta, mentre riprendeva ad avanzare nell'ambiente lasciando andare la sua mano di lui. Ricercava le sue estate reazioni, il suo sguardo, i suoi sospiri. Voleva tutto ciò che si era negata per tutto quel tempo e lo voleva possibilmente amplificato all'ennesima potenza.
    96d4085ed1c0983e7577ce5772f68a945535b832
    Did it felt like this when you did it by yourself? When you were tense I mean.. Chiese di scatto man mano che si avvicinavano sempre di più al divano. Quell'immagine di lui non aveva mai abbandonato la sua testa. L'idea che da qualche parte, Raiden pensasse a se stesso nella piena intimità senza di lei l'aveva altamente indispettita. Non si aspettava certo che non facesse nulla, eppure, a un livello puramente irrazionale l'aveva comunque disturbata, come se lui gli avesse negato qualcosa senza farlo esplicitamente. You really did piss me off that time. I have offered my help and what you did was to find the perfect moment to let me know that you do it by yourself. Di scatto si avventò contro la pelle sulla sua spalla mordendolo con un po' troppa insistenza prima di spingerlo verso il divano. And I'd be the bad one? The brat! Incrociò le braccia al petto, osservandolo con un sorrisino divertito, sollevando un sopracciglio come se si aspettasse una spiegazione. After all you told me I should have a free pass out for everything! Nel dire quelle parole si sedette sul tavolino di fronte al divano, allungando il piede a stuzzicarlo sopra l'intimo mentre inclinava la testa di lato. You gave me no choice but to be a brat to gain your attention. E aveva funzionato. Ammetterlo sembrava toglierle un grosso peso dal petto, come se usare quel linguaggio la aiutasse ad accettare che ciò che vivevano era solo loro, e non c'era nulla di male nel esercitarne i codici che loro stessi decidevano di darsi. Lascio scivolare la pianta del piede diverse volte lungo il suo intimo, prima di scivolare giù dal tavolo posizionandosi in ginocchio ai suoi piedi. Una mano prese ad accarezzargli la caviglia mentre lo aiutava a liberarsi di una scarpa e poi dell'altra, gettandogli alla bell'e meglio alle sue spalle. We might be even if you let me taste you now. Asserì osservandolo con un'espressione sorniona. I will even forget you didn't let me cum and let me beg for nothing.. because I am the good one and you.. Lasciò scorrere le mani lungo il tessuto dei suoi pantaloni. You're not. Si stringe nelle spalle sfoderando un ampio sorriso luminoso. But that's ok. I love you anyway. Che continuasse a provocarlo lo sapeva bene, ma in fondo, era proprio questo il punto. Can I please have your cock.. Ricercò il suo sguardo con insolita malizia. ..Raiden? Era nei guai? Forse. Era un po' preoccupata? Probabilmente. Le importava. Non proprio. Sembrava piuttosto elettrizzata.


     
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    Sentire il corpo di Mia contorcersi sotto il suo tocco era una sensazione inebriante, una di cui aveva sentito la mancanza ogni giorno. Raiden era forse sin troppo bravo nell'arte dell'autocontrollo, ma questo ovviamente non avevo reso comunque le cose semplici per lui durante quel periodo di necessario arresto nella loro vita sessuale. Sin dalla prima sera in cui avevano condiviso quella sfera, il giovane Yagami aveva sempre trovato particolarmente difficile tenere le mani a posto quando aveva Mia nei paraggi. Non che avesse mai avuto bisogno di trattenersi, almeno non fino al momento in cui Haru era venuto al mondo. Non aveva visto quella cosa come un peso, né si era rabbuiato alla mancanza di intimità tra loro, ma naturalmente ne aveva sentito la mancanza e adesso che finalmente poteva toccarla, era come se le sue mani le fossero incollate addosso. Ricercava ogni centimetro della sua pelle con spasmodico desiderio, beandosi di ogni sensazione che il proprio corpo riusciva a scatenare in quello di lei: la stretta morbida delle sue pareti intorno alle proprie dita, i leggeri spasmi muscolari, i respiri corti inframezzati da mugolii - tutto ciò lo accendeva di un'eccitazione mai provata fino a quel momento, portandolo ad essere forse più aggressivo di quanto non fosse mai stato con lei. Era certo, tuttavia, che se Mia si fosse sentita in qualche modo a disagio, glielo avrebbe detto - o comunque lo avrebbe in qualche modo capito dalla sua sfera emotiva. Invece, il fatto che lei fosse così disposta a lasciargli quella libertà su di sé era qualcosa di totalmente nuovo che il moro sembrava volersi bere fino in fondo, spingendo più avanti qualunque limite avessero tracciato sino a quel momento. Baby.. please.. it hurts.. Please.. stop torturing me.. I missed you so much. Lo sentiva. Riusciva a percepire quella piacevole forma di dolore che dal corpo di Mia rimbalzava nel suo. Quel bisogno di azzerare la tensione e andare incontro al piacere che lui le stava provocando. E se da una parte non avrebbe voluto nient'altro se non darle esattamente ciò che voleva, dall'altra provava un piacere quasi sadico nel portarla al punto di pregarlo. Mh.. maybe not enough. La stuzzicò, mordendo il suo labbro inferiore e tirandolo appena mentre riprendeva quei movimenti lenti, ricercando un contatto più profondo con l'intimità di lei. Spinse il petto contro di lei, premendosi ancora di più sul suo corpo mentre disegnava gli ultimi cerchi prima che lei guidasse la sua mano a distaccarsi dalla propria sensibilità, inglobando le dita all'interno delle labbra. What's up? Too much already? La breve risata rimbombò vibrante nel suo petto, infrangendosi contro il palmo di lei che lo spingeva debolmente all'indietro. La assecondò, più curioso che altro, muovendo alcuni passi a ritroso mentre i tocchi di lei scendevano sempre più verso il basso, ricercando il bottone dei pantaloni fattisi ormai un po' troppo scomodi sul cavallo. You're so fucking hard. Le labbra del ragazzo si incurvarono in un sorriso obliquo dai tratti maliziosi, lasciando che il proprio sguardo rimanesse puntato in quello di lei. How could I not with that pretty pussy of yours? rilanciò divertito, mordendosi il labbro inferiore mentre una scarica di piacere gli incendiava le terminazioni nervose ai contatti di lei. Or maybe those oysters really work some kind of magic after all. Rise divertito a quell'assunzione, sciabolando le sopracciglia con aria ironica. Era piuttosto divertente constatare quanto il loro incontro forse più eccitante fosse lo stesso in cui avevano preso in giro le presunte proprietà afrodisiache del cibo mangiato. Non che Raiden credesse realmente che le ostriche c'entrassero qualcosa in quell'equazione, ma l'intera situazione riusciva comunque a divertirlo. Alla risata, tuttavia, si sostituì presto un breve gemito gutturale accompagnato da una scossa di forte piacere nel sentire la mano di lei infilarsi sotto l'elastico dei boxer, percorrendo la lunghezza della sua intimità. Did it felt like this when you did it by yourself? When you were tense I mean.. You really did piss me off that time. I have offered my help and what you did was to find the perfect moment to let me know that you do it by yourself. And I'd be the bad one? The brat! After all you told me I should have a free pass out for everything! Si abbandonò sul divano, divaricando le gambe in un tentativo di alleviare almeno un po' la dolorosa sensazione della propria intimità tesa alla ricerca di un contatto qualunque. Col sangue che gli ribolliva nelle vene per l'eccitazione, inclinò il capo di lato, tormentandosi il labbro mentre inglobava la figura di lei con gli occhi scuri, quasi fosse sul punto di mangiarsela in un solo boccone. You could have come in the shower, you know? No one was stopping you. Di certo lui non l'avrebbe fermata. Quando Mia si era detta disposta a dargli una mano - in tutti i sensi, ironia della sorte - Raiden aveva ovviamente declinato l'offerta, sentendosi in colpa all'idea di essere guardato da lei come qualcosa di cui occuparsi per mantenere la pace e la tranquillità. Tuttavia non aveva mai nemmeno pensato che la cosa in sé fosse sbagliata. Non l'avrebbe mai fatta sentire obbligata ad adempiere una forma di bislacco dovere, ma non l'avrebbe nemmeno fermata se lei avesse manifestato il desiderio di toccarlo. I would have wanted to touch you, if it was the other way around. But I don't know.. maybe you didn't miss me so much after all. Era chiaro che la stesse provocando - il suo sorriso luciferino lo rendeva ben evidente. Sapeva bene di esserle mancato almeno tanto quanto lei era mancata a lui: quella tensione era inequivocabile e impossibile da ignorare, sempre più evidente col passare di ogni giorno. La notte, quando andavano a dormire accoccolati l'uno all'altra, era particolarmente difficile. Le braccia di Raiden si avviluppavano attorno alla figura di lei, stringendola a sé per percepire almeno un po' di quella vicinanza che avrebbe tanto voluto riprendere. Le sue mani, tuttavia, non si azzardavano a scendere più in giù o più in su dello stomaco, rimanendo in quella zona franca che poteva evitare ad entrambi della frustrazione di troppo. You gave me no choice but to be a brat to gain your attention. Le labbra di Raiden si contorsero in un piccolo broncio, osservandola divertito. Aww you're so needy, baby. I always give you attention. Disse quelle parole portando una mano a carezzare il proprio interno coscia, fissandola con aria di sfida mentre le dita percorrevano la lunghezza della propria intimità coperta. Un tocco leggero, presto sostituito dalla lieve pressione del piede di lei. Osservò ogni suo movimento con occhi rapaci, scuriti del desiderio impetuoso che gli montava in corpo e che lui stesso stuzzicava passando le dita sui propri punti sensibili. We might be even if you let me taste you now. I will even forget you didn't let me cum and let me beg for nothing.. because I am the good one and you.. You're not. Assottigliò lo sguardo, fissandola dall'alto a capo inclinato senza proferire alcuna parola. But that's ok. I love you anyway. Can I please have your cock.. Raiden? Per un po' non disse nulla. Rimase lì a guardarla mentre una mano scivolava sopra il cavallo dei propri boxer, facendo presa salda sulla propria intimità e muovendosi piano a percorrerne la lunghezza tesa. Sentiva il proprio battito cardiaco accelerare, rimbombando con sempre più forza contro la propria cassa toracica, specialmente quando avanzò la mano libera in direzione del viso di lei. Le carezzò la guancia, spostandosi piano a far presa sui capelli della nuca per spingerla più vicina a sé, a contatto con il proprio interno coscia. La fissava in silenzio, sorridendo dolce alla visuale del suo volto così vicina alla propria intimità, che nel frattempo continuava a percorrere con lentezza. No, you can't.. Mia. Disse infine, con tono un po' canzonatorio nell'imitare quello di lei. Per quanto fosse evidente che il suo corpo bramasse quel contatto più di qualsiasi altra cosa, i suoi piani per la serata erano ben diversi, e di certo non li avrebbe mandati a monte per un semplice sbattimento di ciglia. Si alzò in piedi, tirando giù la zip dei pantaloni per rendere più semplice il compito di farli scendere lungo le gambe e liberarsi completamente di quell'indumento che era diventato solo un impiccio. Una volta fatto questo, si chinò in direzione di lei e fece presa sui suoi fianchi, sollevandola quanto bastava a metterla a sedere nuovamente sul tavolino da caffè - un movimento che attuò con ben poca grazia, curandosi subito di premere una mano sul suo petto per farla sdraiare sulla bassa superficie di legno. See, it's not my concern if you don't get what you want. You know the rules. You wouldn't have to beg and hurt yourself if you just act like a good girl. Si strinse nelle spalle, facendo scendere le mani lungo il suo usto per far presa sul cinturino, slacciandolo velocemente prima di dare uno strappo netto alla camicia di lino, scoprendo la pelle di lei alla propria vista. Sorrise a quella visuale, dandosi il tempo di ammirarla in silenzio mentre faceva scorrere una mano lungo il suo stomaco con lentezza disarmante, arrivando infine all'orlo della sua biancheria. Lo sguardo saettò veloce negli occhi di lei, sorridendole malizioso mentre le sue dita si infilavano sotto il bordo, trascinando il pezzo di stoffa lungo le sue gambe. Prima di disfarsene, tuttavia, gli diede un'occhiata divertita. You really made a mess, didn't you? Le iridi scure saettarono nuovamente in quelle di lei, assottigliate dalle palpebre dischiuse.
    And I have barely started with you. Nel disfarsi dell'indumento, Raiden si allungò verso i propri pantaloni, estraendone la bacchetta e facendola roteare per richiamare qualcosa dalla valigia nella stanza adiacente. Un sommesso rumore di panni e piccoli oggetti scossi fu immediatamente seguito da un sibilo. Qualcosa sfrecciò nel palmo di Raiden - un oggetto che non nascose a lungo, ma che piuttosto fece presto notare a Mia, tenendolo tra pollice e indice. You remember our little friend? Quel piccolo ovetto che Mia aveva voluto acquistare ad Hogsmeade e di cui avevano fatto uso poche altre volte dopo la serata a New Orleans. Ridacchiò divertito, facendosi saltare l'ovetto sul palmo prima di poggiare le mani sulle sue cosce, divaricandole con un movimento secco per far spazio al proprio corpo tra di esse. Scivolò sopra di lei a gattoni, avvicinando il viso al suo per guardarla negli occhi. I think I want to play with you a bit more. Until I'm satisfied. E quando lo sarebbe stato, questo dipendeva tutto da lei. Posò le labbra sulla gola di Mia, lasciando la presa sulla sua coscia per scivolare verso il punto più intimo, sfiorandone la lunghezza con la punta delle dita mentre un piccolo sorriso si formava sulle sua labbra nel sentire l'umidità di lei coprire la propria pelle. Mano a mano che scendeva sempre più in basso coi propri baci, la mano che teneva l'ovetto si avvicinò di più, arrivando a premerlo contro l'apertura di lei e spingerlo delicatamente all'interno, dove lei lo inglobò con facilità. Rimasto con il piccolo controller nel palmo, decise di selezionare la prima vibrazione, quella più tenue, dandosi il tempo di scendere sempre più in basso. Le sue labbra posarono piccoli baci sul ventre di lei, spostandosi poi all'interno coscia, all'attaccatura delle sue gambe e poi alle labbra della sua intimità. Tocchi leggeri, docili, che presto vennero sostituiti dalla sua lingua. Con lo sguardo puntato nel viso di lei, tracciò lentamente la linea della sua apertura, più volte, roteando infine intorno al suo punto più sensibile. Quando finalmente decise di inglobarlo nelle proprie labbra, stuzzicandolo con la punta della lingua e succhiandolo, aumentò l'intensità del giocattolo di una tacca, sorridendo alla vibrazione che da dentro di lei si infrangeva sulle sue labbra. Continuò così per un po', salendo e scendendo o addirittura arrestando le modalità di vibrazione, con la propria lingua che rispecchiava puntualmente ciascun ritmo imposto dal controller. Una lenta tortura. Ogni qualvolta Mia fosse vicina a raggiungere il proprio apice, Raiden interrompeva il tutto, riprendendo d'accapo dopo qualche istante. E la cosa sembrava divertirlo oltremodo, riempiendolo di un piacere sadico nell'assistere alla lenta ma certa perdita di controllo di Mia sul proprio corpo. Più lei ne perdeva, più lui ne acquisiva. Si beava degli spasmi che scuotevano le gambe di lei, del modo in cui il suo corpo si contorceva come quello di un piccolo animaletto incapace di rimettersi sulle proprie zampe. Persino quando si fermava, i muscoli di lei saltavano e tremavano incontrollati, provocando piccole risate gutturali che si infrangevano sulla sensibilità di lei in un'ulteriore vibrazione lancinante. Mh.. you taste so good baby. Will I have to lick all your juices off the table when I'm done? A giudicare dallo stato della situazione, non era scontato. Durante l'ennesima pausa, il volto di Raiden si staccò dall'intimità di lei, lasciando anche la presa ferrea sulle sue cosce mentre si passava la lingua sulle labbra, chinandosi sopra il suo corpo. Le posò un piccolo bacio sulla guancia e un altro sulla tempia, tra i capelli madidi di sudore. Aww.. I'm sorry. Am I fucking you stupid? Cause I don't know if you're even able to talk as of now. Ridacchiò, inclinando il capo per osservarla divertito, con una scintilla di pura malizia negli occhi mentre una mano scorreva lungo il suo stomaco per raggiungere la sua intimità, chiudendovisi a coppa. Nell'istante in cui fece ripartire la vibrazione, assestandola sulla massima potenza, il suo palmo si infranse con un leggero schiocco sul suo punto più sensibile. Uno schiaffetto leggero, seguito immediatamente da un altro e poi un altro ancora, in un ritmo ben stabilito indirizzato a mandare scosse precise ai punti nevralgici di Mia. Lo sguardo puntato nei suoi occhi si beava di ogni espressione, mimando le sue stesse labbra aperte alle sensazioni che le provocava. Such a pretty little mess. Come on baby, for whom you're gonna cum? E ormai era chiaro, che quella tortura non si sarebbe esaurita fin quando non sarebbe riuscito a strapparle quella parola. D'altronde, era lei ad averglielo chiesto, e si sa come si dice: attento a cosa desideri.

     
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    You could have come in the shower, you know? No one was stopping you. I would have wanted to touch you, if it was the other way around. But I don't know.. maybe you didn't miss me so much after all. Lo guardò come se Raiden le avesse fatto un grosso torto. Non l'hai davvero detto! Ma lo vedi che sei proprio stronzo! Continuava a stuzzicarla sulla questione, ben consapevole di quanta frustrazione avesse risvegliato in lei. In quel periodo di arresto forzato, Mia non si era mai permessa di varcare il limite della tenerezza che si riservano vicendevolmente. Una parte di lei pensava che non sarebbero stati in grado di fermarsi - a ben guardare era stata la scelta giusta. Mia e Raiden non erano mai stati incapaci di tenere le mani al proprio posto. Una volta innescato il processo della lussuria, quest'ultimo non si arrestava finché non riuscivano a concretizzare ogni desiderio del momento. Dall'altro lato poi, la giovane Yagami ha passato diverse settimane dilaniata dalle trasformazioni subite dal suo corpo. Pur in giovane età e facilitata dalla sua natura, aveva tentato di non sbilanciarsi troppo, sentendosi in difficoltà all'idea di trovarsi in situazioni troppo intime con la sua dolce metà. Ciò non gli ha impedito di pensarci, di desiderarlo, di voler aiutarlo, non certo perché lo sentiva come un dovere ma perché forse, una parte di sé aveva bisogno di farlo sentire meglio. Quando Raiden aveva rifiutato la sua offerta non si era offesa, né lo aveva visto come un segnale negativo. Era rimasta piuttosto delusa. Gli strascichi di ciò che si stava consumando nel bungalow la stavano già perseguitando da sin troppo tempo; in quel momento, a modo suo, con parole sbagliate e un atteggiamento confusionario, aveva tentato di chiedergli il permesso di esserci. Per questa ragione, questa volta le parole di lui riuscirono comunque a mortificarla. Non abbastanza da arrabbiarsi con lui, ma di certo sufficientemente da rimanerci un po' male. La sua dignità non le permise tuttavia di approfondire ulteriormente la questione. Così decise di sdrammatizzare la situazione alzando gli occhi al cielo. God, you are such an asshole! Ma a tutto ciò Mia aveva una soluzione pratica. Un offerta che pensò Raiden non avrebbe potuto rifiutare. D'altronde, che quei tocchi leggeri sulla sua intimità lo avessero lasciato affamato era evidente. Tanto quanto Mia, il marito bramava il contatto più di ogni altra cosa. In quel momento nessuno dei due era al sicuro dalla mancanza di intimità a cui erano stati costretti. No, you can't.. Mia. Oltraggio. L'espressione di Mia subì un'inflessione che la portò a corrugare la fronte. Si sentiva come se Raiden le avesse fatto un grosso torto. See, it's not my concern if you don't get what you want. You know the rules. You wouldn't have to beg and hurt yourself if you just act like a good girl. Tornata al punto di partenza - il tavolino di fronte al divano - deglutì appena nel vederlo slacciare il cinturino che teneva insieme la camicia. Non aveva ottenuto ciò che voleva, eppure era talmente curiosa di scoprire cosa lui avrebbe fatto che non provò in alcun modo a sottrarsi. Scoperta, sotto il suo sguardo indagatore, sentì le guance avvampare, specialmente quando lo stadio del suo intimo le venne fatto notare poco prima di essere congedato. You really made a mess, didn't you? And I have barely started with you. Distolse automaticamente lo sguardo chiedendosi intimamente cosa intendesse. Il nervosismo fece scattare di colpo il suo battito cardiaco, portandola a mordersi il labbro inferiore e sospirare profondamente. Avrebbe voluto battere in ritirata, chiedergli di lasciar perdere e di fare ciò che sapevano fare meglio. La verità però era ben diversa; non solo era eccitata più che mai, ma viveva quella anche quella situazione con una forma di ingenua curiosità che non le permetteva di distrarsi troppo a lungo. Nonostante le sue difficoltà a concentrarsi, i palesi cali di attenzioni costanti, la poca meticolosità e le troppe paturnie, in quel momento Mia aveva tutta l'aria di essere la prima scolaretta della classe. Non si perdeva mai, ed era perfettamente consapevole di ogni stimolo derivante da quella situazione. Il piccolo oggetto che saettò tra le mani di Raiden la portò a sgranare gli occhi, sollevando un sopracciglio, mentre inclinava la testa di lato issandosi sui gomiti. You remember our little friend? Come dimenticarlo. Era sempre stato un ottimo ricordo sin dal suo collaudo. I think I want to play with you a bit more. Until I'm satisfied. Ogni bacio ardeva sulla sua pelle. Ad ogni tocco del suo punto più sensibile sussultava cercando con leggerezza la presa suoi suoi capelli, passandovi dolcemente le mani. Deglutì non appena l'ovetto venne premuto contro la sua apertura. Poteva già immaginarsi cosa sarebbe accaduto, ma non sapeva fino a che punto. So that's your game? You need backup to actually convince me? Sollevò un sopracciglio stendendo le labbra in un sorriso malizioso mentre si issava ancora una volta sui gomiti per avere una visione migliore di ciò che stava accadendo più in basso. That's very grown-up of you.. Dovette chiudere gli occhi e fare una pausa non appena le vibrazioni si dipanarono nelle sue interiora stuzzicando esattamente il punto più sensibile di sé. ..admiting your limits. You really are a big boy. Il volto dell'incoscienza che dovette ricredersi non appena le labbra di lui si unirono a un ritmo delle vibrazioni sempre più incalzante. Fuck.. you! What the hell are you - Raiden non intendeva guardare. Non intendeva godersi lo spettacolo in poltrona. Stava partecipando. Man mano che le vibrazioni si intensificavano fece presa sui capelli di lui con più forza incollando brevemente la schiena alla superficie in legno - questo perché non appena le ondate di piacere iniziarono a intensificarsi il suo intero corpo prese a contorcersi, inarcando la schiena e contraendo i muscoli. Poi di colpo tutto si fermò. Una volta. Due volte. Reduce dalla frustrante interruzione già subita, la necessità di raggiungere il piacere diventò se possibile ancor più veemente. Ogni volta si sentiva più vicina, ed ogni volta intensificava ulteriormente la presa sui capelli di lui. I hate you! Asserì ad un certo punto con un tono involontariamente infantile. Si sarebbe messa a piangere se solo non fosse risultato ridicolo. E per quanto dicesse di odiarlo, e tentasse di sfuggire al suo tocco, persino di fronte a quella goduria e divertimento che sapeva lui provasse, persino di fronte alle risate e ai sorrisini malizioso, Mia continuava a guardarlo pregandolo mutamente di fermarsi. Visibilmente provata e incespicando, iniziò a esalare parole scomposte, tra suoni di puro piacere che avevano ormai l'aria di una dolce tortura. Per quanto volesse sottrarsi non ci riusciva. Tutto ciò attorno a cui si arrovellava la sua mente era quel finale che non arrivava mai e che piuttosto, nel suo arrestarsi prima del tempo, creava sotto di sé una pattina appiccicaticcia fatta di umori e sudore di fronte alla quale si sarebbe persino imbarazzata se non fosse stata troppo distratta. Aww.. I'm sorry. Am I fucking you stupid? Cause I don't know if you're even able to talk as of now. Più vicino al suo viso Mia scosse la testa raggiungendo il suo viso per dargli una tenera carezza. Please, don't do this to me. La disperazione in quei sussurri alternati da teneri versi di piacere che si univano a una forma di dolore e frustrazione viscerale non bastò affinché decidesse di pretendere nulla. Semmai, sembrava più docile che mai, intenta a osservarlo in muta preghiera non riuscendo ad articolare altri pensieri. Le gambe completamente divaricate alla ricerca di un qualunque contatto, di una liberazione che non sembrava volerle concedere. I can't take it.. Stava crollando su se stessa cercando il naturale rilascio di tutta quella tensione magistralmente costruita, che venne ulteriormente alimentata dalle intense vibrazioni scandite dai leggeri colpetti che continuava ad assestargli. Sensazioni debilitanti ma troppo intermittenti perché potessero bastare. Sul filo del rasoio, continuava a osservarlo con la schiena inarcata e l'evidente voglia di pregarlo. Gli occhi leggermente lucidi mentre continuava ad accarezzargli la guancia e la fronte in un tentativo disperato di convincimento che dovette abbandonare di fronte alla pressione sempre maggiore. Such a pretty little mess. Come on baby, for whom you're gonna cum? Il respiro pesante, mentre provava a distogliere lo sguardo solo per rendersi conto che la le vibrazioni rallentavano ad ogni istante di esitazione. Per qualche istante, ostinata e ancora forse imbarazzata dalla questione, tentò di farselo bastare. Sapeva però di avere bisogno di altro e sapeva ormai anche che non l'avrebbe accontentata. Il via vai di vibrazioni era ormai insopportabile, e così nel volgere nuovamente lo sguardo nella sua direzione si morse il labbro inferiore osservandolo con un'espressione fortemente intimidita e remissiva. Sbatté diverse volte le palpebre stringendo i pugni sotto il suo sguardo attento in bilico sul da farsi mentre sentiva la sua ragione sgretolarsi completamente al volere di lui. Please.. please just make me cum.. Tirò un lungo sospirò sentendo un pesante nodo in gola, come se dovesse dire qualcosa di davvero complicato. ..daddy.. Il calore che si dipanò all'altezza del suo bassoventre le incendiò l'interno organismo, fino al punto di non riuscire a trattenere ulteriormente quei gemiti, gli spasmi incontrollati, la necessità di raggiungere il climax. Circondò il collo di lui con entrambe le braccia, aggrappandosi a lui con tutta la sua forza, fino a quasi nascondere il viso nell'incavo del suo collo, come se ciò potesse seriamente cancellare ciò che aveva detto o ciò che provava. I need you. I need you so much. I'm gonna cum for daddy. I swear I'll be good. I'm sorry. I'll be a good girl. Just please - I can't take it anymore. Tutte parole che esordì disperatamente, incapace di tenersele ulteriormente per sé. Il crollo giunse dopo un po'. La tensione creatasi nel suo corpo ebbe paradossalmente bisogno di un po' di tempo per risalire al punto esatto in cui era stata lasciata. Fu intenso; un esplosione dai movimenti scoordinati e gemiti intensi, che la portò ad aggrapparsi alle spalle, poi al limitare del tavolo, non riuscendo a trovare una sola posizione in cui potesse godere di quel piacere in maniera composta. Se anche ci avesse provato, non ci sarebbe riuscita. Durò per un tempo che le apparve infinito. Ogni cosa sembrò rallentare, fermarsi, fluttuare nel vuoto di quelle turbolenze che sembravano risollevarla da terra. Tanto si sentiva libera che non sembrava nemmeno interessarle di quante volte lo chiamasse, di come lo chiamasse o di come stesse apparendo ai suoi occhi. Era passato tanto tempo. Troppo dal punto di vista di Mia. E ora, quel lento quietarsi seguito dalla necessità di liberarsi dell'ovetto il prima possibile, era un dolce torpore che lentamente lasciò i suoi muscoli terribilmente indolenziti e molli.
    Scivolò giù dal tavolo pesantemente intenta a liberarsi della scomoda sensazione dei propri umori. Posò la nuca contro la seduta del divano e allungò le gambe di fronte a sé. L'immagine del tavolo sfatto su cui in mezzo a un luccichio innaturale era rimasto abbandonato l'ovetto la fece arrossire appena. Per un po' non ebbe il coraggio di guardarlo, standosene semplicemente lì con la testa buttata all'indietro, gambe e braccia molli. Un leggero bruciore dovuto alla sovrastimolazione e il sovraccarico emozionale. Che. Cazzo. È appena successo. Tentare di razionalizzare quell'esperienza sembrava bruciarle le sinapsi. Era stato sgradevole sì, ma in fondo era stato così appagante che non riusciva neanche a raccontarlo a se stessa. E cos'ho detto? L'ho detto davvero? L'ho pensato? È successo? Deglutì ricercando il suo sguardo con un'espressione fortemente confusa. Water? Please.. Persino chiedere un bicchiere d'acqua sembrava complicato. Un po' perché era fortemente imbarazzata, un po' perché aveva ancora bisogno di riprendere contatto con la realtà. Attese che la sua piccola richiesta venisse eseguita per tornare a osservarlo. Rivolto di spalle com'era, intento a riempire il bicchiere d'acqua, Mia si chiese se quello era seriamente il Raiden che conosceva. Non che ci fosse qualcosa di negativo in tutto ciò che era successo, ma era comunque destabilizzante. Persino quando tornò da lei e si fece un po' più in là, lasciandogli intendere che poteva sedersi accanto a lei, continuò a osservarlo con un'espressione seriamente persa e confusa. Gli occhi da cerbiatta continuavano a osservarlo come se stesse cercando di capire qualcosa che le era seriamente sfuggita. Sono un po' scioccata. Dopo qualche sorso di cui sentiva di aver seriamente bisogno, abbassò lo sguardo deglutendo nuovamente. Voleva dirgli tante cose. Avrebbe voluto parlarne. Forse ne aveva seriamente bisogno. Però, a dirla tutta quello non era il momento. Non a caso, dopo un po' sollevò nuovamente lo sguardo con un po' di timidezza, osservandolo ancora un po' corrucciata. Who - the hell - are you? Non era certo una domanda di accusa, né una che voleva metterlo in discussione. Era semplicemente sorpresa e anche ancora un po' troppo stanca per riprendere. We will still put on record that you needed backup for.. all this.. Disse di scatto indicando l'ovetto un po' per sdrammatizzare la situazione e al contempo burlarsi un po' di lui. Istintivamente, con un po' rallentata e indolenzita, si allungo per afferrare l'ovetto osservandolo come se fosse uno strumento del demonio. And we are definitely buying more of this shit. If I won't be able to walk - thanks a lot by the way mister-I'll-have-my-way-with-you, Sir! - at least it'd be with style. Tornò a osservarlo sospirando. Che fosse esausta era evidente, ma in realtà superato lo scoglio iniziale dell'imbarazzo, Mia non sembrava sentirsi minimamente diversa. Non sentiva di doversi comportare in maniera diversa, di fare cose diverse, di assumere un atteggiamento che non era proprio. Si sentiva ancora a proprio agio, non a caso ad un certo punto gettò la testa all'indietro, allungando una mano nella sua direzione accarezzandogli la coscia con semplicità mentre gli rivolgeva un sorriso dolce e appagato.
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    Do you still think it's cute? Chiese ad un certo punto avvicinandosi di più al suo viso, ricercando le sue labbra. La accarezzò con dolcezza, strofinando il naso contro il suo prima di lasciargli qualche qualche bacio all'angolo della bocca, salendo lungo la guancia fino alla tempia, per poi raggiungere il suo orecchio dove si soffermò stuzzicandolo con la punta della lingua. Do you feel like you're my.. Si inumidì le labbra inumidendosi le labbra prima di continuare. Do you feel like you're my daddy? Incastrò il lobo del suo orecchio tra i denti senza tuttavia azzardare contatti troppo invadenti. Continuava piuttosto ad accarezzargli la coscia fino all'altezza dell'inguine per poi tornare indietro. Like you have to teach me things, and buy me stuff, and put me in my place? Soffiò pesante sul suo viso incollando la fronte contro la sua tempia, mentre lo osservava con uno sguardo divertito. Sapeva bene quanto teso fosse Raiden e anche da quanto tempo. La cosa la divertiva. Forse inizio a capire il fascino. Non a caso ridacchiò appena. Is everything ok down there? Are you comfy? Con un'espressione divertita spostò le dita sopra l'intimo di lui accarezzandolo con un'espressione compiaciuta mentre lo aiutava a liberarsi della camicia per accarezzargli il busto con leggerezza lasciando qualche bacio sulla spalla di lui. Tocchi leggeri che non approfondi per diverso tempo prima di farsi leggermente da parte. Diede un paio di pacche sulla seduta del divano invitandolo a sedersi. Lei dal canto suo rimase sempre lì, seduta a terra, con un'espressione docile. Il volto dell'innocenza anche quando si voltò spostandosi sulle ginocchia di fronte a lui. Posò il mento sul ginocchio di lui mentre accarezzava il suo polpaccio destro risalendo fino all'altezza dell'incavo del ginocchio. Posò un bacio leggero appena sopra sulla coscia di lui, prima di iniziare a solleticare l'interno coscia carezzando al contempo con leggerezza il tessuto del suo intimo. Si beveva e studiava ogni sua espressione, ogni sensazione. Il formicolio nelle gambe. L'attesa. L'eccitazione. Do you think I talk to much? Am I being a brat again? Una palese provocazione dovuta alla pazienza con cui portava avanti il suo compito, posando baci leggeri sempre più verso l'alto lungo il suo interno coscia finché non arrivo a stuzzicare con la punta del naso il suo intimo. Si soffermò alla base del cavallo posando un bacio leggero prima di inglobarvi il tessuto. Mimò un morso che tuttavia non ebbe alcun effetto su di lui se non stuzzicarlo ulteriormente. Le dita si aggrapparono all'elastico per aiutarlo a liberarsi di quel tessuto di troppo, tornando poi a guardarlo dritto negli occhi. Per un po' non fece altro che accarezzargli le cosce, abbassando lo sguardo sull'intimità di lui inclinando appena la testa di lato. Lo osservava con un'espressione indagatrice, come se non lo avesse mai visto prima. Mia non aveva mai trovato l'intimità maschile chissà quanto interessante, ma il fatto che quello fosse Raiden, rendeva tutto interessante. Oh look, it's leaking! Does it always do like that? Ci teneva a fargliela pagare almeno un po', a provocarlo e lasciarlo in attesa almeno un po'. You know I was wondering.. do daddies say please and sorry when they want something or they did something wrong? Di scatto vi passò l'indice sulla punta per raccogliere i suoi umori e saggiarli passandosi il polpastrello sulle labbra prima di leccarsi le dita come se avesse appena intinto le dita nel barattolo della marmellata. Or do they teach lessons when they are not satisfied enough? Mmm - fuck! Oysters! Everything's tastier after. Sorrise posando un dolce bacino sulla punta. Poi altri ancora sulla lunghezza prima di inglobarlo senza preavviso. Andò più in basso possibile rilassandosi il più possibile prima di iniziare a stimolarlo con movimenti cadenzati della mano via via che risaliva. Scese ancora, mostrandosi più affamata di prima e continuò così per qualche altra volta finché la situazione non divenne incasinata esattamente come piaceva a lui. Lasciò che godesse di quella vista impegnandosi a rendere la scena del delitto il più disordinata possibile, sentendo lentamente accrescere il desiderio di lui. Ma fu proprio quando gli affondi di lei vennero per la prima volta accompagnati dal bacino di lui che si fermò sollevando la testa senza degnarsi neanche di ripulirsi, passandosi piuttosto il dorso della mano sulle labbra in maniera scomposta. Era frustrante, e lo era in verità per entrambi, ma Mia voleva la sua rivincita. I know you can be both but.. which one are you now? Chiese quindi abbassandosi appena per accostare la guancia all'intimità di lui. Will you say "please baby, suck my cock, I'm sorry I tortured you like that" or will you fuck my throat because I haven't learnt my lesson yet? Pure curiosity.. nothing else.. Non a caso, per dimostrargli che intendeva continuare a stuzzicarlo, tornò a lasciargli teneri bacini sulla punta, inglobandola appena solo di tanto in tanto, in attesa di una sua decisione. Ogni tanto andava più in basso, ma mai troppo. Viveva nell'attesa, mentre continuava a stuzzicarlo senza mai andare troppo oltre. What do you want.. daddy? You fucked me stupid so you should be really specific since my brain is a bit blurry. Un po' ironica e un po' sfidante, sollevò il mento rivolgendogli un sorriso malizioso, in attesa, col cuore in gola, e un po' curiosa di scoprire ancora tutto ciò che stavano esplorando.





     
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    C'era qualcosa di piacevole in quel tormento. Non riguardava la semplice consapevolezza di poter controllare gli stimoli che lanciava al corpo di Mia, ma piuttosto le vere e proprie sensazioni che ne riceveva tramite il legame. Era una linea estremamente sottile, quella che divideva il dolore dal piacere e la disperazione dall'appagamento. Qualunque cosa il corpo di Mia stesse sperimentando riverberava nel corpo di lui, rendendolo ugualmente partecipe di ciò che le stava facendo. E in qualche maniera paradossale, quelle sensazioni così estreme e così contrastanti erano incredibilmente assuefacenti. Una parte di lui avrebbe semplicemente voluto cedere: darle quel piacere spinto dalla pura curiosità di sapere cosa si provasse, di sperimentare qualcosa che sapeva sarebbe stato intenso. L'altra, tuttavia, si imponeva fermamente di mantenere la presa sulla situazione, determinata a raggiungere il proprio obiettivo. La fretta, d'altronde, non era mai stata una prerogativa del giovane Yagami. Please.. please just make me cum.. daddy.. I need you. I need you so much. I'm gonna cum for daddy. I swear I'll be good. I'm sorry. I'll be a good girl. Just please - I can't take it anymore. Sentire quella parola abbandonare le labbra di lei fu musica per le sue orecchie. Scoprì i denti in un sorriso soddisfatto, mordendosi il labbro inferiore mentre si accingeva a rispettare la parola data, intensificando il contatto delle proprie dita sull'intimità di lei. Quella sera, quando seduti sulla panchina le aveva confessato di avere una vaga idea riguardo l'appellativo che lei poteva forse avere in mente, Raiden era andato un po' alla cieca. Non del tutto, forse, perché non era uno stupido e sapeva interpretare i segnali - se ne erano lanciati molti, da un po' di tempo a quella parte. A quel punto anche uno sprovveduto sarebbe arrivato quanto meno ad ipotizzare che la loro dinamica viaggiasse su quella scia. Tuttavia il giapponese non aveva modo di sapere come quell'incognita si sarebbe esplicitata, né tanto meno se avrebbe funzionato o come lo avrebbe fatto sentire. Sapeva solo quanto lo eccitasse quel punto interrogativo e quanto curioso fosse di scoprire il modo in cui si sarebbe sentito nell'essere chiamato così. E in quel momento, per quanto poco sapesse spiegarselo, Raiden si sentì bene - appagato in una maniera che andava al di là del semplice gioco sessuale. Gli scavava nel profondo, come se Mia gli avesse confessato il proprio amore per la prima volta e - cosa forse più importante e meno scontato - come se quell'amore fosse esattamente il tipo che lui aveva sempre voluto ricevere senza rendersene conto. Good girl. Sussurrò quelle parole al suo orecchio con tono basso, intendendole davvero, regalandogliele come se fossero il meritato premio di un enorme sforzo e suggellandole con un tenero bacio sulla tempia di lei. Il movimento delle dita prese pian piano un ritmo sempre più intenso, rincorrendo le vibrazioni del giocattolo fin quando Mia non raggiunse l'inevitabile climax. Nascose il volto nell'incavo del suo collo, ricercando il calore e la morbidezza della sua pelle come se ne fosse affamato, mordendo e succhiando mentre accompagnava il piacere di lei premendosi istintivamente contro il suo corpo. Quando lentamente scemò, rilasciando la tensione dagli arti di Mia con l'eco di un torpore febbricitante, Raiden lentamente si ritrasse, dedicandole qualche tenero bacio leggero sul viso prima di scivolare più distante da lei. Le lanciò un'occhiata divertita e soddisfatta al contempo, portandosi le dita alle labbra e inglobandole con aria maliziosa per raccogliere gli umori di lei. Per qualche istante non disse nulla, rimanendo ad osservare in silenzio i movimenti di Mia, curioso di assistere al fallout di quanto appena successo. Water? Please.. Annuì, sorridendo tra sé e sé prima di far leva sul braccio appoggiato sul divano e alzarsi per raggiungere il lavandino. Ruotò la manopola sul freddo, facendo scorrere l'acqua all'interno di un bicchiere abbastanza alto che riempì fin quasi all'orlo, portandolo alla ragazza ancora seduta in terra con sguardo vacuo. Everything alright baby? Le pose quella domanda con una vena scherzosa nel tono di voce, prendendo posto accanto lei e osservandola per accertarsi del suo stato. Per un po' lei non disse nulla e Raiden si limitò semplicemente a carezzarle la spalla con la punta delle dita, dolce, pazientando in attesa che lei si riprendesse. Who - the hell - are you? Rimase leggermente interdetto da quella domanda, corrugando la fronte in un'espressione tanto divertita quanto interrogativa. We will still put on record that you needed backup for.. all this.. Ridacchiò, alzando gli occhi al cielo. Whatever makes you feel better, I guess. Lo sguardo del ragazzo si spostò sull'ovetto incriminato, incurvando un angolo delle labbra alla vista del proprio misfatto. And we are definitely buying more of this shit. If I won't be able to walk - thanks a lot by the way mister-I'll-have-my-way-with-you, Sir! - at least it'd be with style. Quello era lo spirito! E Raiden ci tenne a sottolineare il proprio pensiero con un cenno deciso del capo, sciogliendosi poi in una risata divertita. Qualunque cosa fosse successa, Mia sembrava averla presa bene e non sentirsi in imbarazzo. Una parte di Raiden forse aveva proprio questo timore - di averla spinta a fare qualcosa con cui non era completamente a proprio agio. Eppure, a giudicare dall'intensità di ciò che c'era stato e dall'umore di lei in seguito, quella prova aveva forse sortito in lei i medesimi effetti scaturiti in lui. Do you still think it's cute? Si voltò a guardarla, un po' sorpreso dalla coincidenza di star producendo gli stessi pensieri. Le rivolse un sorriso convinto, annuendo senza esitazione prima di avanzare una mano a scostarle qualche ciocca di capelli appiccicata al viso.
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    I do. I think I could really get used to it. Non la interrogò circa cosa lei ne pensasse, tagliato dai baci che cominciò a tracciargli sul volto. Do you feel like you're my.. Do you feel like you're my daddy? Like you have to teach me things, and buy me stuff, and put me in my place? Lo sguardo si spostò su di lei con la coda dell'occhio, guardandola più serio e, al contempo, con una scintilla di malizia nascosta nella curva leggera delle sue labbra. What if I do? Una palese provocazione che rimarcò allungando una mano verso di lei, solleticandole appena il ginocchio con la punta delle dita prima di stringerlo in una presa non troppo forte ma abbastanza decisa. Is everything ok down there? Are you comfy? Era chiaro che il tocco di lei gli facesse effetto. Anzi, Mia non avrebbe nemmeno avuto bisogno di toccarlo o di sussurrargli quelle parole, tanto Raiden era preso da lei e dall'intera situazione. Inclinò le labbra in una linea insoddisfatta, rivolgendole lo sguardo. Actually, no. Why don't you take care of that, princess? L'incurvatura delle labbra lasciò spazio ad un sorriso più malizioso, assecondando i movimenti e le istruzioni di lei fino a ritrovarsi seduto sul divano, con lo sguardo puntato in basso verso la figura di Mia. La scrutava in silenzio, mordendosi il labbro inferiore nel godersi ogni istante di quella scena da cui non riusciva a staccare gli occhi. Sentiva la propria eccitazione crescere ad ogni tocco, ad ogni istante di attesa che lei scandiva con quella lentezza tanto dolorosa quanto piacevole. Do you think I talk to much? Am I being a brat again? Sorrise, forse perché sotto sotto cominciò a pensare che Mia ci stesse prendendo gusto con quel ruolo. Evidentemente doveva esserle piaciuto il risultato. Non fece tuttavia in tempo a rispondere, tagliato da un breve gemito rauco al primo contatto più intimo che lei gli dedicò. Sollevò il bacino, aiutandola a disfarsi dell'intimo e divaricando meglio le gambe per farle più spazio mentre una mano avanzava automaticamente in direzione del viso di lei, tuffandosi con le dita tra i suoi capelli. Oh look, it's leaking! Does it always do like that? Alzò gli occhi al cielo, stringendo i denti nel naturale nervosismo di quella tensione. You know I was wondering.. do daddies say please and sorry when they want something or they did something wrong? Or do they teach lessons when they are not satisfied enough? Mmm - fuck! Oysters! Everything's tastier after. Ancora una volta avrebbe voluto risponderle, ma le sue parole vennero tagliate dai movimenti di lei e dall'improvvisa umidità della bocca di lei. Gettò la testa all'indietro, abbandonandosi ad un gemito più rumoroso mentre le sue dita stringevano la presa sui capelli di lei. Tuttavia non aveva alcuna intenzione di perdersi quella scena, e presto, pur rimanendo con la nuca appoggiata allo schienale, riaprì gli occhi per puntare lo sguardo sul viso di Mia, godendosi quello scenario e le sensazioni che i suoi movimenti gli provocavano. Mia sapeva esattamente cosa gli piacesse, quali fossero i suoi punti più sensibili e quale ritmo impostare. Dopo quelle settimane di arresto, poi, era più sensibile del solito, e questo lei lo sapeva bene. I suoi gemiti e il modo in cui la sua intimità si tendeva in maniera quasi dolorante per lei ne era la prova. Si morse il labbro con più forza, sollevando il bacino per andare incontro al montare sempre più intenso di quel piacere. E fu allora che lei si allontanò, lasciandolo lì a fronte aggrottata e non poco indispettito. I know you can be both but.. which one are you now? Will you say "please baby, suck my cock, I'm sorry I tortured you like that" or will you fuck my throat because I haven't learnt my lesson yet? Pure curiosity.. nothing else.. What do you want.. daddy? You fucked me stupid so you should be really specific since my brain is a bit blurry. Fu piuttosto veloce e irruenta la maniera in cui Raiden le rispose, scuotendo il capo in un movimento tanto secco quanto deciso. I'm not sorry for shit. You got what you asked for and now you don't get to be a smartass. La stretta tra i capelli di lei si intensificò, spostandosi sulla nuca per avere una presa maggiore mentre si inclinava con il busto per avvicinare il viso al suo. La fissò negli occhi per qualche istante, serio come la morte, ancora indispettito per quell'interruzione e soprattutto per la ragione che vi stava a monte. It would be easy for you if I fucked your throat, right? You just stay there while I do all the work and then you also get to be a crybaby about it because daddy was too rough with you. Scosse il capo, facendo scioccare un paio di volte la lingua contro il palato come a farle intendere che no, non sarebbe andata così. I don't think you'd learn your lesson that way. Detto ciò allungò entrambe le braccia per far presa sui fianchi di lei, aiutandola con ben poca grazia a sollevarsi in piedi e facendola ruotare di spalle rispetto a sé. Inavvertitamente, un colpo secco del suo palmo si assestò contro il gluteo scoperto di Mia, a cui diede a malapena il tempo di metabolizzare la cosa prima di tirarla a sedere sulle proprie gambe. Da quella posizione fu più facile spostarsi, scostando la schiena dalla spalliera per sdraiarsi lungo il divano con un piede appoggiato a terra per maggior sostegno. Le mani ancora strette sui fianchi di lei tirarono verso di sé, verso il proprio viso, mettendosi a contatto con l'intimità di lei sulla cui intera lunghezza passò lentamente la lingua. Still sensitive, I see. Da quella posizione non riusciva a vedere il viso di Mia, che doveva trovarsi altrettanto vicino alla propria di intimità. Tuttavia non sembrò curarsi di ricercare quel contatto visivo, accertandosi piuttosto di sistemarla meglio a sedere sul proprio viso. Dai fianchi, le dita di Raiden scivolarono sui glutei di lei, affondandovi con decisione per divaricarle meglio le gambe mentre le sue labbra si incontravano con quelle intime di lei in un bacio più intenso e approfondito che ricercava con la lingua la sua sensibilità. Ancora una volta, inavvertitamente, un secco schiocco si assestò sulla natica di lei, seguito da un soffio divertito. Mh.. let's see if you learn like this. I can be as nice to you as you are to me, but I can also be as mean. Nel dirlo, la punta del suo naso si strofinò delicatamente contro la sensibilità di lei, raccogliendone gli umori mentre un sorriso si formava sulle sue labbra, che si spostarono a poggiare piccoli baci e leggeri morsi sull'interno coscia. You'll see that I can actually be really.. Un bacio si posò delicato sulle labbra di lei. ..really.. Un altro sul suo punto esterno più sensibile. ..nice if you show me that you've learned your lesson. Fece una breve pausa, stuzzicando ancora la sua sensibilità con la punta del naso mentre le dava un paio di colpetti, questa volta più gentili, sulla natica. Now be a good girl and let me see how much you like to suck daddy's cock. Sorrise tra sé e sé, appoggiando le labbra a quelle di lei e intrufolando la lingua al suo interno mentre una mano si spostava pian piano a disegnare piccoli cerchi sulla sensibilità di lei, attendendo i movimenti di Mia per dar seguito a quanto promesso: essere tanto gentile e tanto cattivo quanto lo sarebbe stata lei con lui.

     
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    Le piaceva vederlo contrariato. Con la fronte aggrottata e gli occhi colmi di desiderio, Raiden incarnava si l'autorità, ma dietro quelle patina di fermezza riusciva a intravedere un bambino dispettoso a cui era stato tolto il giocattolo prima del tempo. In amore siamo un po' tutti infantili. Ricerchiamo quel sogno idilliaco in cui sfuggire assieme all'altro; un sogno ad occhi aperti in cui le responsabilità e il peso del mondo si sgretolano. Ciò era ancora più vero per Mia e Raiden che in quel momento si stavano sforzando a cacciare via dalla loro piccola bolla qualunque cosa ci fosse la fuori. L'occupazione, la ribellione, le logge, la famiglia e le responsabilità che ne conseguivano.. tutte quelle cose esistevano ancora, si sarebbero riversati su di loro alla prima occasione utile - che sarebbe arrivata anche abbastanza in fretta - ma non stanotte, né domani. Stanotte e domani ci siamo solo noi. E in quel noi, in quella salda unione dall'irrefrenabile passionalità e affetto, forse per la prima volta entrambi si sentivano liberi di comportarsi esattamente come desideravano. Senza filtri, senza barriere, senza limiti autoimposti. Tutto ciò a Mia piaceva davvero tanto; l'idea di scoprire quel suo lato, scoperchiarlo un po' alla volta, premere un tasto alla volta per conoscere le sue reazioni in risposta, sembrava renderla estremamente felice e su di giri. Non si era mai sentita a disagio con Raiden, ma aveva sì provato tanto imbarazzo nei confronti dei suoi stessi desideri, come se avesse paura che una volta scoperte quelle sue fantasie, il giovane Yagami l'avrebbe reputata un po' meno valente del suo affetto. I'm not sorry for shit. You got what you asked for and now you don't get to be a smartass. Era serio, e la presa sui suoi capelli ne era la perfetta dimostrazione. Ti ho fatto davvero arrabbiare. Non che Mia si aspettasse un effetto differente. Al suo posto si sarebbe sentita alla stessa maniera; si era sentita proprio così: come se avesse voglia di insultarlo in cinque lingue differenti contemporaneamente. E seppur provasse a rimanere seria, una parte di sé era profondamente divertita e soddisfatta da quella reazione. Raiden dava voce a ciò che lei aveva preferito tenersi per sé, un po' perché non voleva essere brusca, e un po' perché in fondo ai suoi modi ferrei e calcolati, Mia contrapponeva un delle maniere affabili e un approssimative. It would be easy for you if I fucked your throat, right? You just stay there while I do all the work and then you also get to be a crybaby about it because daddy was too rough with you. I don't think you'd learn your lesson that way. Prima che potesse rendersi conto si ritrovò sdraiata sopra di lui; il bruciante desiderio di lei impresso sulla sua natica - un gesto che la fece sussultare ed esalare un mugolio lamentoso. Altri se ne sarebbero susseguiti non appena le labbra di lui entrarono in contatto con la sua intimità, rendendo piuttosto evidente il suo piano. Still sensitive, I see. Tentò si sfuggire a quei contatti ritirandosi appena, ma proprio quando provò uno slancio in avanti col bacino uno scocco improvviso saettò nell'aria, portandola a emettere un suono un po' più acuto prima di buttare la testa all'indietro. Il fastidio si mischiava a un leggero dolore dovuto alla sovrastimolazione e ancora al piacere che era portata a provare in ogni caso nonostante tutto. Babe.. don't be mean.. please.. Disse inarcando appena la schiena mentre riprendeva a stimolarlo con movimenti pigri, ricercando il suo sguardo. Un tentativo sprecato che risvegliò nel cuore della giovane una forma di immane frustrazione. Mh.. let's see if you learn like this. I can be as nice to you as you are to me, but I can also be as mean. You'll see that I can actually be really.. really.. nice if you show me that you've learned your lesson. Now be a good girl and let me see how much you like to suck daddy's cock. Ad ogni tocco il corpo di lei si tendeva, cercava di ritrarsi, ricercandolo al contempo come se la sola idea che lui volesse continuare a donarle piacere la mandasse in visibilio. Posò quindi entrambe le mani quella cosce di lui col chiaro intento di tenerlo fermo, ancorato contro il divano mentre si tuffava sulla sua intimità stuzzicandone e succhiandone la punta con più convinzione. Movimenti quelli che la portarono lentamente sempre più in basso, fino a sfiorare inglobarlo quasi completamente. Saliva e scendeva con lentezza ruotando la testa per cambiare ritmo e movimento, lasciando percorrere di tanto in tanto la sua lunghezza con labbra morbide e profondi mugolii di piacere che risuonavano dalla sua cassa toracica sulla sua intimità. Donargli quel tipo di piacere l'aveva sempre resa estremamente felice; lo trovava un momento estremamente intenso in cui dedicarsi a lui e solo e lui. Quella volta era diverso. Ogni movimento di lei riecheggiava in lui tanto quanto ogni spostamento delle sue labbra e delle sue mani faceva altrettanto in lei. Prese a soffiare pesantemente posando per un istante la guancia contro la sua coscia, provando un senso di totale alienazione mentre inarcava la schiena e sollevava ulteriormente il bacino. L'intimità di lui percorsa con movimenti più veloci della mano mentre le labbra ricercavano con ansante desiderio la sensibile area appena al di sotto. Ne avvolse le rotondità esercitando una leggera pressione nel inglobarne le forme. Percepiva il suo desiderio, l'istinto di sollevare il bacino, andarle incontro e trovare sollievo. Babe.. Disse ad un certo punto provando un senso di immane frustrazione. Era come se quella posizione, per quanto piacevole, fosse essa stessa una forma di punizione nei suoi confronti. Il piacere misto al dolore era sopportabile e diventava via via più sensuale. Gli andava incontro Mia, ricercando il sollievo che riusciva a donarle, eppure, non riusciva a concentrarsi, non su se stessa, né su di lui. Era come se quella moltitudine di stimoli stesse paradossalmente frenando la possibilità di concentrarsi. Volse quindi lo sguardo nella sua direzione mentre ruoteava la schiena quanto necessario per ricercare il suo sguardo. ..i want to see you. Please.. Asserì di scatto mentre, madida di sudore e in preda a un'eccitazione che stava via via rimontando nel corpo di lei, rimise una gamba a terra per poi rimettersi in piedi offrendogli la mano per fare altrettanto. Non appena accettò la sua offerta Mia avanzò un passo nella sua direzione osservandolo con un'espressione sorniona, ma pur sempre dolce. You can make me pay for everything later. I'd like it very much. Asserì mentre strofinava il naso contro il suo tornando a stimolarlo con estrema lentezza portandolo a indietreggiare man mano che avanzava. You can fuck me as rough as you want. From behind.. whatever.. Ridacchiò appena stuzzicando le labbra di lui con le proprie, senza tuttavia baciarlo davvero. Soffiava sul suo volto, mentre gli scostava dolcemente una ciocca di capelli dal viso. You can even start torturing me all over again. I'm all yours. Sussurri leggeri, dolci, mentre gli lasciava una scia di baci leggeri su una guancia, poi sulla punta del naso, poi ancora sull'altra guancia. Continuava ad avanzare, percorrendo la breve distanza che li divideva dalla camera da letto. But this.. E dicendo ciò prese a stuzzicare con il pollice la punta della sua intimità. ..this ..isn't about me. I won't miss your face when you cum in my mouth. That's too much of a punishment.. And you're so fucking close.. I can almost taste your cum. Mise un finto broncio inclinando la testa prima di tuffarsi sulle sue labbra ricercando la sua lingua, mentre riprendeva a muoversi lentamente, indietreggiando ulteriormente finché, giunti in prossimità della porta del bagno non si fermò, osservando l'ampia doccia e l'elegante vasca con un'espressione sorniona. Magari dopo. Mi piaci troppo così sudaticcio. Di fronte al letto lo spintonò appena sciabolando le sopracciglia per farlo sedere. Riprese posto in ginocchio di fronte a lui, facendo presa sulle sue ginocchia per farsi spazio tra di esse prima di ridacchiare appena, carezzando coi polpastrelli la sua lunghezza. Relax! I'll do my job this time. You're so skeptical sometimes. I don't really know why.. Lo disse come se gli chiedesse di non stare in ansia per qualcosa da nulla. Come se i suoi dubbi fossero infondati e come se Mia si fosse comportata bene per tutta la serata. Era sempre interessante provocarlo almeno un po'; studiare le sue reazioni la divertiva e la incuriosiva enormemente. Ogni cosa diventata solo una modalità ulteriore per testare quella loro dinamica, renderla propria, aggiustare il tiro, cambiare in corso d'opera se necessario.
    You've waited a lot for this. Just please, don't cum too soon. I enjoy your cock too much and you're so damn cute when you try to enjoy my mouth for a bit longer.. Furono le ultime parole che espresse con un'espressione sì innocente, ma non per questo meno consapevole. Donarsi piacere a vicenda appagava tanto Mia quanto Raiden più di qualunque altra cosa. Congiungersi a lui era un'esperienza inedita, ma era talmente intima e intensa che vi era ben poco spazio per i giochi. Quando si fondevano, Mia e Raiden diventavano una sola persona; come due tossicodipendenti ricercavano l'altro con veemenza cercando istintivamente di raggiungere il climax insieme, sincronizzati al punto da non riuscire a capire quali fossero i desideri dell'uno e quali quelli dell'altro. Era bello e romantico, e il più delle volte era il momento in cui ogni altra cosa veniva cancellata. Lì, tra le lenzuola congiunti l'uno all'altro, ogni volta, Mia e Raiden si giuravano amore eterno. Ed era un momento che aspettava sempre emozionata, come se quello fosse il momento in cui poteva concretizzare il senso di ogni gioco, ogni esperimento, ogni bislacca esperienza. Lo attendeva anche ora col cuore in gola, perché ogni volta era nuovo, inedito. Ogni volta, si raccontavano qualcosa di diverso, scoprivano un altro piccolo pezzo dell'altro che prima non era lì. Ciò che arrivava prima tuttavia, non era da meno, e il motivo per cui quei preliminari le piacevano così tanto era direttamente correlato alla possibilità di dedicarsi l'uno all'altro in maniera privilegiata. Sentire l'uno il piacere dell'altro, interiorizzarlo, testarlo. Trovarsi ai suoi piedi o stesa all'altezza del suo bacino, inerme sotto di lui o di fronte a lui in attesa che il giovane esplorasse la sua bocca, non era un mero modo di soddisfarlo, di rispondere alle sue necessità. Era un modo per dedicarsi anima e corpo a Raiden e solo a lui, prendersi cura di lui, amarlo e godere del suo piacere. Sin dalla prima volta aveva trovato le sue reazioni squisitamente eccitanti e il modo in cui godeva di quei momenti come estremamente preziosi. Ricercava il suo sguardo, lo guardava insistentemente ogni qual volta scendesse fino al punto di sentirsi gli occhi lacrimare. Amava il formicolio nelle sue gambe, i brividi di piacere che correvano lungo la sua schiena, il modo in cui si tendeva e tentava di spingere il bacino nella sua direzione, stringendole i capelli tra le dita assecondando i suoi movimenti. Era eccitante osservarlo, squisitamente piacevole dedicarsi a quei momenti che ormai affrontava senza filtro alcuno lasciandogli intravvedere tutto il disordine e la caoticità che si aspettava da quei momenti. Ad un certo punto, sentendo tendere i suoi muscoli sempre di più, Mia si fece ancora più vicina intensificando il ritmo delle sue labbra, stimolando il suo punto più sensibile con la punta della lingua, accompagnando quel quei movimenti con altri altrettanto veementi della mano. Quando lo sentì sul punto di esplodere, lo intrappolò quasi nella sua interezza, sollevando lo sguardo per bersi ogni sua reazione, continuando a muoversi nel mentre del suo climax, tentando di manovrare quelle sensazioni e piegare quel piacere in modo da durare il più a lungo possibile. Col fiato corto e un'espressione fiera e soddisfatta, non smise di osservarlo neanche per un istante, trovando quel momento così bello, intimo, puro nella sua lussuria. Raiden era davvero carino in quel momento. È che sei proprio un bimbo sperduto. Sei il mio bimbo. E quindi, non si fermò Mia, cercando di andare incontro a quel piacere fino all'estremo, come se non ne avesse mai abbastanza. Si sentiva su di giri, pervasa da una forma di lussuria squisitamente inedita. Offriva il controllo a Raiden perché voleva essere la sua bambina, voleva lasciarsi avvolgere dalle sue braccia, ricercando nel suo abbraccio la protezione e la sicurezza di cui emotivamente necessitava, eppure al contempo si sentiva legittimata a possederlo nei suoi momenti più vulnerabili, provando un senso di profondo appagamento nel sollevarlo dalla tensione che era naturalmente portato a provare. Avrebbe atteso tutta la sua carica senza distaccarsi, senza distogliere lo sguardo, chiedendo con occhi da cerbiatta che le regalasse fino in fondo quel piacere che stava iniziando a tendere sempre di più anche i suoi muscoli, portandola in completo visibilio.



     
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    dauntless

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    Non c'era discrepanza tra ciò che Raiden diceva e ciò che faceva. Il giovane Yagami era sempre stato limpido nei propri modi di fare e anche in circostanze come quella in cui si trovava, quel suo lato caratteriale non veniva meno. La parola data non veniva ritirata e dietro ciò che prometteva non c'era mai un inganno. Ciò che vedi è ciò che ottieni. E infatti non fece nulla di meno e nulla di più di quanto le avesse promesso: ad ogni tocco di lei, Raiden rispondeva con il proprio, ricercando il piacere di lei con lo stesso gusto con cui ricercava il proprio. Qualche gemito, di tanto in tanto, sfuggiva dalle sue labbra, infrangendosi contro l'intimità di lei e spingendolo ad andarle incontro con più intensità, desideroso di ricambiare le attenzioni che lei gli dava. Eppure qualcosa non andava. La confusione che proveniva da lei sembrava distrarlo, impedendogli di godersi qual momento come avrebbe voluto. Ad un certo punto si ritrovò ad aggrottare la fronte, premendo le labbra alle sue con più foga, forse nel tentativo di riportarla alla realtà di quella dimensione e distoglierla da qualunque pensiero la stesse annebbiando. Babe.. I want to see you. Please.. Si scostò dal contatto con le gambe di lei per incontrare il suo sguardo, rimanendo per qualche istante confuso da quella seconda interruzione, per poi annuire e aiutarla a sollevarsi in piedi, rimettendosi a propria volta a sedere con la schiena appoggiata al divano. You can make me pay for everything later. I'd like it very much. You can fuck me as rough as you want. From behind.. whatever.. You can even start torturing me all over again. I'm all yours. Un piccolo sorriso increspò le labbra di lui, che la seguì senza fare domande, lasciandosi trasportare da quei piccoli baci e contatti intimi fin verso la camera da letto. Qualcosa, tuttavia, era cambiato, e Raiden si sentiva tanto confuso quanto destabilizzato a riguardo. Quelle stesse parole che lei gli rivolse - la promessa di cose che Raiden in primis voleva fare e che si sentiva di fare - suonarono come strane alle orecchie del giovane Yagami, che si sentiva vagamente disorientato da ciò che percepiva come un inaspettato cambiamento di mood. But this.. this ..isn't about me. I won't miss your face when you cum in my mouth. That's too much of a punishment.. And you're so fucking close.. I can almost taste your cum. Si scrollò di dosso quei pensieri, cercando di prendere le cose per ciò che erano: Mia voleva godersi quel momento, voleva concentrarsi su di lui, desiderava dargli piacere e provare quell'immensa soddisfazione che si prova solo quando si riesce a donare sensazioni così totalizzanti al proprio partner. La capiva, e gli piaceva. Amava sentirla così dedita a lui, così attenta ai suoi bisogni e desiderosa di prendersene cura. E quindi le sorrise, allungando una mano in direzione del suo volto per lasciarle una carezza gentile e scostarle alcune ciocche di capelli dal viso. Forse sto andando troppo veloce con te. Eppure, per quanto comprendesse le ragioni di Mia e apprezzasse ciò che lei sentiva nel proprio cuore, Raiden non riusciva a fare a meno di sentirsi come se gli si fosse rotta la bussola. Il veloce cambiamento di passo lo aveva lasciato confuso e dubbioso riguardo il comportamento da tenere. Doveva continuare ciò che aveva fatto in quel momento? No, l'umore era troppo diverso e uno sforzo a mantenere quella linea sarebbe risultato solamente finto e caricaturale. Doveva cambiare rotta e tornare a ciò che meglio conoscevano e sapevano fare? Probabilmente era la cosa migliore, ma non era certo che fosse ciò che Mia voleva. Però non ha molto senso "punirti" dopo che tu mi hai detto 'sì sì, dopo fai quello che ti pare'. Sembra più.. non lo so.. un contentino? Un po' si vergognò di averlo pensato, capendo immediatamente che non erano di certo quelle le intenzioni di Mia e che, in realtà, forse lei aveva solo bisogno di prendere un po' la mano con quelle nuove acque che stavano tastando. Quei pensieri, probabilmente, vennero percepiti almeno in parte da lei sotto forma di una tensione negli arti del ragazzo, portandola a spingerlo contro il letto. Relax! I'll do my job this time. You're so skeptical sometimes. I don't really know why.. Nel sentirle si sentì così in colpa per aver pensato quelle cose e a maggior ragione per il timore di rovinarle il piacere di prendersi cura di lui. You've waited a lot for this. Just please, don't cum too soon. I enjoy your cock too much and you're so damn cute when you try to enjoy my mouth for a bit longer.. Prese un profondo respiro, scansando da parte quelle preoccupazioni e bollandole come ridicole e fuori luogo, deciso semplicemente a godersi il momento e seguire ogni deviazione della corrente verso qualunque sponda lo avrebbe portato. Chiuse quindi gli occhi, tuffando nuovamente le dita tra i capelli di lei e gettando la testa all'indietro con un debole gemito al primo contatto con le labbra di Mia. Aveva ragione: aveva aspettato a lungo quel momento. Per settimane si era tenuto a bada, evitando in ogni modo di pesare su di lei e scaricando ogni forma di tensione in quegli attimi che si concedeva sotto il getto tiepido della doccia. In quei momenti pensava sempre a lei, al momento in cui l'avrebbe finalmente sentita su di sé, alle sue labbra che lo avvolgevano così bene, toccando tutti i punti giusti. Pensava a quando avrebbe avuto nuovamente la possibilità di toccarla e di percepire il calore della sua pelle, i suoi baci, i suoi respiri. A volte si immaginava di andarle incontro con foga, come affamato, prendendosi ogni spazio e ogni gemito di piacere anche con la forza. Altre volte, invece, quelle immagini si facevano più lente, più dolci ma non per questo meno passionali. I suoi pensieri tornarono quasi istintivamente a quegli scenari, come in una forma di abitudine, alla ricerca di un ausilio per riprendere il ritmo di quanto lasciato in sospeso. Non ci volle molto prima che sentisse di nuovo la propria intimità tendersi alla ricerca dei contatti di lei, disperatamente alla ricerca di un tipo di piacere che non aveva niente a che fare con quello che poteva darsi da sé. Un gemito rauco sfuggì dalle sue labbra, portandolo ad andarle incontro con il bacino mentre i suoi occhi si dischiudevano appena per mettere a fuoco l'immagine di lei china su di lui. Era così bella e quel solo primo sguardo riuscì a fargli montare nel petto ulteriore desiderio, rendendo i suoi movimenti più urgenti. Era vicino, terribilmente vicino. Si morse il labbro inferiore, gemendo ancora in attesa di quell'esplosione che sentiva prossima. Eppure quei pensieri cacciati via in un angolo non riuscivano a scomparire, rimanendo lì, in agguato in un anfratto buio della sua mente ma ben presenti. Si morse il labbro con più forza, frustrato. You're so damn cute when you try to enjoy my mouth for a bit longer. Le parole di Mia riecheggiarono nella sua mente, trainate dallo sguardo che lei gli rivolgeva mentre intensificava i suoi movimenti. Cute. E così come gli era montato nel corpo, quel climax sembrò allontanarsi. Emise un sospiro frustrato, abbassando il bacino e sciogliendo lentamente la presa dai suoi capelli mentre si portava quella mano al viso, passandovela velocemente fino a trascinare
    all'indietro in un movimento svelto le ciocche di capelli umidicci che gli ricadevano sul volto. « Scusa, non ci riesco. » Ammise alla fine, con un tono misto di frustrazione e senso di colpa. Sì, si sentiva in colpa perché non voleva che lei pensasse male; non voleva farle credere che avesse sbagliato qualcosa o che lui non la trovasse sufficientemente eccitante. Non era quello. La voleva, la voleva davvero, e Dio solo sapeva quanto aveva aspettato quel momento. Scivolò piano fuori da lei, mettendosi a sedere meglio sul letto. Come si sentiva? Male. Come se le avesse appena detto qualcosa di imperdonabile. It's just that.. I don't know, please don't overthink this. I mean, one minute you call me daddy and the other you call me cute. It's not.. it's not that there's anything wrong with any of the two. It's just very sudden and I can't shift my pace so quickly from one thing to the other. Si sentiva il cuore battere come un martello contro la cassa toracica, in parte per l'eco delle sensazioni che lei gli aveva dato e in parte per il terrore di ferirla. Era l'ultima cosa che voleva fare, ma allo stesso tempo sapeva di non potersi forzare nel momento in cui la sua testa era palesemente altrove. Sollevò l'intimo dalle caviglie per coprirsi, alzandosi giusto il tempo necessario a prendere posto seduto accanto a lei. Le scivolò più vicino, posando entrambe le mani sulle guance di lei per spostarle delicatamente il viso nella sua direzione, rivolgendole un sorriso tenue prima di stamparle un bacio sulla fronte e in seguito uno più lungo sulle labbra. « Mi dispiace tantissimo. Ti prego, non sentirti in difetto. Ti voglio così tanto. Ti ho aspettata così tanto. » Lo sguardo puntato negli occhi di lei cercava timoroso un qualunque segno di ciò che potesse pensare. « Forse.. abbiamo bisogno di capire un po' come adattarci. » suggerì, inclinando la propria voce come in un punto di domanda finale. « È qualcosa di abbastanza nuovo per entrambi. Ci sta.. non essere del tutto a proprio agio. » Non sei a tuo agio? Il veloce sguardo che le rivolse sembrava volerglielo chiedere, sebbene quella domanda non trapelò ufficialmente dalle sue labbra. D'altronde quella era stata una prova, una prova di qualcosa che avevano già un po' esplorato con metodi diversi, ma pur sempre una prova: magari l'idea poteva aver inizialmente stuzzicato Mia per poi scoprire una volta concretizzata che non era necessariamente ciò che faceva al suo caso. Tante volte a Raiden era capitato qualcosa del genere: provare qualcosa di nuovo, spinto dalla curiosità e dall'eccitazione, per poi scartarla in seguito. E per quel che ne sapeva, quello poteva essere esattamente il caso di Mia. Di certo non gliene avrebbe fatta una colpa. Sospirò, inumidendosi le labbra mentre il suo sguardo corrucciato prendeva una sfumatura preoccupata nel timore di averla ferita. « Facciamo una pausa, ok? Io preparo due bicchieri di vino e tu riempi la vasca. Ti va? » Glielo propose con tono gentile, carezzandole teneramente il volto mentre le rivolgeva un sorriso dolce nella speranza di farle intendere che non voleva distanziarsi o chiudere lì la serata - a meno che lei non avesse deciso di volere questo, ovviamente.

     
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    Colta nel momento, le ci volle forse troppo per capire che l'atmosfera era cambiata. Se anche qualcosa aveva sortito un mutamento, si disse era solo conseguenza del momento. Continuò quindi in quel moto assecondando i movimenti di lui, finché di colpo non si rese conto che qualcosa non andava. La presa sui suoi capelli si sciolse, i muscoli di lui presero a rilassarsi e nulla di ciò che doveva succedere successe. La confusione regnava sovrana nella sua testa che venne di colpo scardinata da diverse fitte all'altezza delle tempie. « Scusa, non ci riesco. » Con gli occhi sgranati e un senso di totale smarrimento, si ritirò di colpo passandosi il dorso della mano sulle labbra scivolando appena all'indietro. In che senso non ci riesci? In quei pochi attimi di silenzio che intercorsero all'interno del discorso del moro, Mia riuscì a costruirsi un castello di carte alto quanto il World Trade Center. Ho sbagliato qualcosa. Non gli è piaciuto. In quei pochi attimi la giovane Yagami si chiese cosa avesse detto di sbagliata. Ho usato i denti? Gli ho fatto male? Si chiese se non era stata abbastanza attraente. Abbastanza affascinante. Sulla scia di quei pensieri un macigno grosso quanto una roccia prese a comprimerle la cassa toracica. Non gli piaccio più.. La sola idea lo portò ad alzare gli occhi da cerbiatta nella sua direzione, non sapendo esattamente cosa dire, né come comportarsi. Si sentiva le gambe molli e una pesante pressione nelle tempie. Rossa in volto come un peperone, si riavvolse la camicia attorno al busto portandosi le ginocchia al petto. Deglutì Mia, cercando la forza di aprire la bocca. Doveva dire qualcosa. Sentiva il bisogno di dare fiato alla bocca anche semplicemente per riempire il silenzio. « Ho - ho fatto qualcosa? » Nella voce tremante, il terrore di scoprire la verità riguardante quella reazione era lampante. Si sentiva strisciare sotto la pelle un freddo incessante, come se di scatto tutti i sogni di gloria fossero stati infranti. Pensava stesse andando bene. Pensava si stessero divertendo. Era a suo agio. Ora stava crollando in preda a una forma di imbarazzo destabilizzante che la portò a stringersi le ginocchia al petto ancora di più. Si fece piccola, così piccola da sembrare intenta a voler sparire. Se le fosse stato possibile, lo avrebbe fatto. It's just that.. I don't know, please don't overthink this. I mean, one minute you call me daddy and the other you call me cute. It's not.. it's not that there's anything wrong with any of the two. It's just very sudden and I can't shift my pace so quickly from one thing to the other. Abbassò lo sguardo allungando le gambe di fronte a sé. Riusciva a percepire il dispiacere di lui e l'ansia che stava pervadendo entrambi. Non appena si rivestì, Mia comprese che qualunque cosa stesse accadendo prima era finita. E si sentì stupida ed infinitamente sciocca. Continuava a percorrere e ripercorrere quanto successo ma non riusciva a capire né per quale ragione avesse detto ciò che aveva detto, né per quale ragione avesse colpito così tanto Raiden. Voleva rispettare i suoi sentimenti, capirli; al contempo però non poteva fare a meno di chiedersi se in realtà ciò non avesse a che fare con lei. Non ci è mai successa questa cosa. Io non so proprio come gestirla. È sempre andato tutto bene. Ci siamo sempre divertiti. Siamo stati bene. Per quanto tentasse di non farsi troppi pensieri in merito, una parte di sé sentiva di associare tutto ciò al fatto che si trattasse della loro prima volta. Non appena si sedette accanto a lui, Mia si volse lo sguardo nella sua direzione, senza tuttavia riuscire a guardarlo dritto negli occhi. Appoggiò il schiena contro il muro alle proprie spalle, sospirando, e prese a tormentarsi le dita insistentemente. « Mi dispiace. » Un pesante groppo in gola, mentre osservava le sue stupide mani leggermente tremanti. L'adrenalina che fluiva via via dal suo corpo le faceva quell'effetto. A ciò si aggiungeva la vergogna, l'imbarazzo, la mortificazione. Sentiva di aver fatto un casino e si aver rovinato tutto proprio nel momento in cui sentiva stessero connettendo di più. Io mi sentivo tanto vicina a te. E avrebbe voluto dirglielo. Ma non ne ebbe il coraggio. Non ebbe il coraggio di dirle niente neanche quando il suo sguardo si velò appena di una patina lucida. Si morse l'interno delle guance costringendosi a non piangere, mentre l'intervento di lui la costringeva a guardarlo finalmente. Il suo sorriso era tiepido, dolce, rassicurante. Ma Mia non si sentiva comunque tranquilla, e quel suo trattarla con così tanta delicatezza non faceva altro che agitarla ulteriormente. « Mi dispiace tantissimo. Ti prego, non sentirti in difetto. Ti voglio così tanto. Ti ho aspettata così tanto. Forse.. abbiamo bisogno di capire un po' come adattarci. È qualcosa di abbastanza nuovo per entrambi. Ci sta.. non essere del tutto a proprio agio. » Gli occhi color carbone saettarono lungo le linee intermittenti delle assi del pavimenti per poi tornare ricercare lo sguardo di lui deglutendo, per poi tornare a concentrarsi sulle proprie mani. Si chiese se era stata a lei a metterlo a disagio oppure la situazione. Però avevi detto ti piacesse. Io potevo sentirlo. L'ho sentito davvero? Lo facevi perché ti piaceva o lo facevi per me? Ti piaceva davvero? Dubbi che presero a scombussolare i suoi pensieri diventando sempre più randomici. Voleva concentrarsi sulle parole di lui e prenderle per quelle che erano. Sapeva ormai come andassero quelle cose: la sua testa tendeva ad andare alla velocità della luce saltando da un pensiero all'altro fino a giungere a conclusioni completamente decontestualizzate. Eppure non ci riusciva. Più ripensava alla maniera disastrata in cui si era conclusa la sua performance, più si sentiva come se gli avesse fatto un enorme torto. Sentiva il bisogno di indagare, fare domande, ma una parte di sé aveva paura di conoscere la risposta alle sue domande. E se viene fuori che non gli piaccio più davvero? Se dovesse dirmi che l'ho spinto a fare delle cose che non voleva? Se dovesse dirmi che rispondeva solo a quelli che lui pensa siano dei miei bisogni? L'idea di scoprire che quella potesse essere stata solo una scenetta la terrorizzava; l'imbarazzo scorreva con scardinante velocità mentre tentava si sforzava a restare calma, sfregandosi le mani. « Ci sta.. » Disse solo quasi a fargli eco, mentre si forzava ad alzare lo sguardo per rivolgergli un piccolo sorriso il più possibilmente rassicurante. « Facciamo una pausa, ok? Io preparo due bicchieri di vino e tu riempi la vasca. Ti va? » Con occhi speranzosi, seppur ancora un po' spaventati, spostò lo sguardo sul viso di lui annuendo appena. Non sapeva se fosse uno spiraglio oppure un modo per concludere la serata senza andare a dormire arrabbiati, ma decide comunque di deglutire e annuire. Che cosa avrebbe mai potuto fare a quel punto? Non riusciva a dare voce ai suoi dubbi, né era in grado di porre alcun quesito. Aveva bisogno di allontanarsi dalla scena del crimine, come un ladro nella notte. « Certo! » Rispose quindi automaticamente, sentendo un bisogno quasi spasmodico di toccarlo. Gli lasciò una pesante carezza sul viso prima posargli un bacio tra i capelli poco prima di alzarsi velocemente dirigendosi spedita verso il bagno.
    È proprio un bel bagno. Gli occhi lucidi saltano da un dettaglio all'altro senza logica alcuna. Oltre una fluttuante tenda di lino alle spalle della vasca, un'ampia porta finestra che si oscura magicamente all'occorrenza si affaccia, al pari dei restanti ambienti, sulla spiaggia. La tempesta non si è minimamente; semmai scuote le acque del Mare d'Oriente sotto gli occhi colmi di stupore di Mia che assiste allo spettacolo della natura ipnotizzata. Appena più in là un bonsai dall'aria antica; Raiden le ha raccontato che potevano vivere addirittura centinaia di anni. Si chiese quanti anni avesse, da dove venisse, da quanto tempo si trovasse lì. Informazioni randomiche che avevano tutta l'aria di essere adibite a tenerle la testa impegnata. In fondo alla stanza, una grossa cabina doccia delimitata da un vetro cristallino. Due lavabo dai colori caldi attorno ai quali altre piccole piantine tingevano i colori neutri dell'ambiente di vivide note allegre. Il legno di cui era rivestita la stanza quasi nella sua interezza era rilassante. Aveva un odore accogliente e avvolgente, reso ulteriormente piacente dalle noti dolci delle candele alla cannella e alla vaniglia. Si, è proprio un bel bagno. Ha dei bei colori. È molto pulito. Ordinato. Molto minimal. Si roteava nervosamente la fede sulla mano sinistra, mentre continuava a pensare senza una ragione apparente alla bellezza del bagno, spostando lo sguardo da un dettaglio all'altro mentre se ne stava lì, inerme, di fronte alla porta finestra senza sapere esattamente perché si sentisse così persa. Gli piaccio ancora? Sta sera gli è davvero piaciuto? Forse qualcosa è cambiato. Magari è passato troppo tempo. Forse alla fine nonostante pensasse il contrario si è reso conto da solo che questa cosa post-parto non è proprio così bella. Continuava così passando da una cosa all'altra farneticando. L'ho forzato. Ho detto delle cose sbagliate. Magari era proprio ciò che facevo. Ma perché ho detto che era carino. Però lo era. Si passò una mano tra i capelli mentre si stringeva il lino della camicia attorno quasi come se tentasse di proteggersi da qualcosa di immaginario. Non riuscia a togliersi dalla testa lo sguardo mortificato del marito nel momento in cui si era ritratto. Volente o nolente l'aveva percepito come un rifiuto. Come poteva sentirsi così? Sapeva cosa Raiden provasse. Però magari non è più attratto. E sapeva anche cosa avevano vissuto assieme almeno fino al momento in cui lei si era ritratta al tocco di lui. Come faccio a fare sempre la cosa più sbagliata. Aveva rovinato un momento perfetto. Stavamo così bene.. Istintivamente si morse il labbro inferiore mentre, con mani tremanti e grondante di frustrazione roteava la manopola dell'acqua calda perdendosi nell'immagine del getto d'acqua fumante. Gli occhi arrossati da qualche lacrima che rispedì ostinatamente al mittente, scossa dalla pressione nelle tempie dovuta a quello sforzo. Si stava sforzando; non aveva senso piangere. Non aveva una motivazione valida per piangere, né per stare così. Ad un certo punto scosse la testa sollevando lo sguardo verso l'alto, accorgendosi solo in seguito del ritorno di Raiden. Istintivamente raddrizzò le spalle e sgranò gli occhi. Sapeva dovessero parlare, eppure era talmente timorosa all'idea di dire l'ennesima cosa sbagliata che per un po' non disse niente, lasciando vagare lo sguardo sul pavimento con guance paonazze e la palese sensazione di voler scappare dalla portafinestra in mezzo alla tempesta. Stava scoprendo ora che la vita vera nulla aveva a che vedere coi romanzetti erotici che leggeva d'estate. La realtà è più complicata - e anche quando ci piaciamo, quando ci amiamo, non per forza tutto fila liscio. Nelle sue narrazioni preferite quello era il momento in cui la coscienza, sotto le vesti di qualche amica messa lì con l'unico scopo di spalleggiare la protagonista, le avrebbe detto esattamente ciò che era consono fare. Qui Mia era da sola, con Raiden; e per quanto volesse sfuggire al suo sguardo, non avrebbe potuto farlo all'infinito. Non a caso, alla fine, con la coda dell'occhio prese a studiare i suoi spostamenti nell'ambiente, attenta, quasi volesse anticipare dove si sarebbe posizionato, cosa avrebbe fatto. Era difficile ignorare il fatto che ne fosse così dannatamente attratta, che le sue movenze le facevano non poco effetto; era difficile ignorare anche che quel esser rimasta - letteralmente - con l'amaro in bocca l'aveva mortificata. Soffiava pesante, mentre passava le mani sulla superficie dell'acqua tinta di colori pastello, sulla cui superficie galleggiavano ora - comparsi magicamente dal nulla - diversi petali profumati e tante bolle di sapone che fluttuavano nell'ambiente. Qualche istante fu sufficiente per decidere di alzarsi dal bordo della vasca avanzando un passo nella sua direzione. Le bastò deglutire e alzare lo sguardo nel suo per provare un senso di panico. Vigliacca! La voce nella sua testa le apparve cattiva e ingiusta. Stupida e vigliacca. Il passo leggero, i movimenti cauti, quasi avesse paura che qualunque cosa avesse fatto lo avrebbe portato a ritrarsi. « Raiden.. » Non so cosa dire. « ..amore.. » Abbassò lo sguardo. Si vergognava. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato e rovinare ancora di più tutto. Mi dispiace. Davvero. Gonfiò le guance corrugando la fronte mentre continuava ad autoconvincersi che non avrebbe pianto. « Io.. - scusa.. » La voce le si spezzò appena mentre saliva di tre ottave. Mise le mani avanti cercando di fargli capire che aveva bisogno di buttare fuori quelle cose. Se avesse continuato sulla linea del mutismo selettivo la testa le sarebbe implosa. It was supposed to be your time. Annuì tra se e se abbassando ancora una volta lo sguardo tormentandosi nervosamente le mani mentre tira su col naso. You are always so focused on me.. And you've waited and you've been so kind and lovely and.. I wanted to do something nice for you. Something that was only for you. And yeah I said you're cute and-and-and I'm sorry! It just came out! Si strinse nelle spalle buttando fuori quelle parole con un senso di intrinseca disperazione. Aveva bisogno che le credesse, che capisse quanto fosse trasparente in merito. But it was a joke. I thought it was funny.. dunno.. sometimes I say stupid things! E suonava così stupida. Una giustificazione che la faceva sentire se possibile ancora più idiota. Ma immagino che Jessica che dice del suo lui che è carino con fare un po' sciocco dopo aver rovinato i piani di Arnold, beccandosi una sculacciata per aver infranto i suoi sogni di gloria è una trama davvero irreale. Lei l'ha fatto incazzare. Io te l'ho proprio fatta scendere. Si strinse nelle spalle passandosi il dorso della mano sotto il naso. I know I'm a mess - the daddy part and everything. But it's not necessary.. I mean you're so much more.. Così tante cose che Mia non sapeva neanche da dove cominciare. A volte era certa che Raiden non aveva la più pallida idea di quanto significasse per lei, di quanto lo amasse e di quanto tentasse di valorizzare ogni suo sforzo provando a fare del suo meglio per renderlo a sua volta un uomo felice. « Non volevo andasse così - pensavo.. » Non so cosa pensavo. « Se ti senti a disagio ci sta.. o se non va bene. » Voleva chiederle se le piacesse più come prima. Se aveva realizzato qualcosa di nuovo. « Ho solo paura che potrei piacerti meno di prima.. » Ne sarebbe rimasta delusa e scottata a vita, ma voleva comunque parlarne. I was having fun. It was great.. everything. But maybe I misunderstood something.. Si massaggiò il collo con una certa insistenza mentre ancora una volta avanzava un passo. « Mi dispiace di aver rovinato tutto.. era la nostra prima volta e io speravo che andasse bene.. invece te l'ho rovinata.. »





     
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    Tutto si aspettava Raiden tranne che la serata sarebbe andata in quel modo. Quando erano partiti non era certo che Mia fosse pronta a rientrare in intimità, tuttavia i piccoli segnali che lei gli aveva mandato negli ultimi giorni gli avevano fatto pensare che quella possibilità ci fosse. Magari non sarebbe successo la prima sera, magari nemmeno la seconda, però che lei stesse recuperando e che si sentisse ogni giorno più a proprio agio col suo corpo e con Raiden era evidente. Sospirò, passandosi una mano sul volto mentre raggiungeva la cucina a passi strascicati. Avrebbe voluto soltanto tornare indietro, correggere qualunque cosa non fosse andata per il verso giusto e cancellare dalla propria memoria l'immagine degli occhi di lei pieni di mortificazione. Non avrebbe mai voluto farla sentire così - come se ci fosse qualcosa di sbagliato in lei o avesse compiuto un errore. Dovevo solo concentrarmi. Far finta di nulla e lasciarmi andare. Non era un big deal. Facile a dirsi, ma un po' meno a farsi, e questo Raiden lo sapeva bene. Sapeva che il proprio corpo non potesse essere scisso di netto dalla propria testa e che quei pensieri gli avrebbero comunque impedito di farla contenta anche a dispetto dell'impegno che potesse metterci. E poi, la sola idea di doversi impegnare era piuttosto ridicola. Scosse il capo tra sé e sé, aprendo il frigorifero per prendere la bottiglia di vino bianco che avevano comprato nel pomeriggio e che avevano messo in fresco nell'ipotesi di poterla bere una volta tornati a casa. Di certo, Raiden non aveva programmato che potessero essere proprie quelle le circostanze. Si era immaginato le cose in maniera nettamente diversa - tutto, a ben vedere, era stato immaginato in maniera diversa. Perché doveva andare proprio così? Stavamo andando alla grande. Era tutto così perfetto. Non lo so.. mi sentivo come se ci stessimo conoscendo di più, a un livello più profondo. E poi in un momento.. puff! È tutto sparito. Non sapeva bene come sentirsi. Da un lato era amareggiato: sentiva come se per un istante fosse riuscito ad afferrare una manciata di fumo, solo per poi vedersela lentamente sfuggire tra gli spazi delle dita chiuse senza poterci fare nulla. Dall'altro era frustrato: un po' perché sapeva di aver dato un dispiacere a Mia e un po', naturalmente, per se stesso. Quando avevano varcato la soglia di casa, Raiden si era fatto prendere dall'eccitazione - un tipo di eccitazione nuovo, diverso, ma proprio per questo elettrizzante. Le era andato incontro con foga, ricercando un contatto che potesse detonare tutta la tensione accumulata nelle ultime settimane. Non lo aveva nemmeno fatto apposta, non ci aveva pensato troppo: era semplicemente ciò che si sentiva di fare. Un impeto che, tuttavia, era pian piano calato quando si era ritrovato di fronte ad una scelta: forzarsi a tenere in piedi una sorta di personaggio a discapito della naturalezza del loro rapporto, oppure cambiare drasticamente rotta. Se la prima ipotesi era stata scartata immediatamente, la seconda gli risultava difficile da assecondare. Non puoi passare da un livello dieci di energia a un livello cinque nel giro di così poco tempo. Sospirò, stappando la bottiglia di vino e allungandosi verso gli scaffali per prendere un paio di calici in cui versò il liquido chiaro e fresco. Si ritrovò a fissarli, vacuo, le mani appoggiate sul bordo del bancone da cucina. È colpa mia. Sono andato troppo veloce. Che cosa mi aspettavo? Era la prima volta per.. beh.. tutto. Dovevo andare per gradi, non fare all in come un coglione. È logico che l'ho depistata. O magari non ero credibile. Magari l'ha trovato strano. Un altro sospiro abbandonò le sue labbra prima che le sue dita scivolassero veloci verso uno dei calici, buttandone giù quasi metà prima di poggiarlo nuovamente sul bancone e riempirlo una seconda volta allo stesso livello di prima. Volse il capo in direzione della grossa porta-finestra, fissando per alcuni istanti il temporale che increspava l'oceano in grosse onde. Però certo.. anche tu, Mia! Cioè non è che mi dia fastidio essere chiamato "cute". Dai, sono quello che se ne è andato a spasso con le orecchie da gatto luminose, Cristo santo! Però non dici "cute" ad uno che ti vuole scopare forte. Cioè, è una regola basilare del bonton sessuale. Scrollò le spalle, chiudendo gli armadietti della cucina con la stessa determinazione con cui voleva chiudere la parentesi di quei pensieri. Non aveva senso arrovellarsi il cervello su cosa avrebbero potuto fare e come. La situazione era andata così e basta; l'unica cosa che Raiden poteva fare era tentare di controllare i danni. Così, presi i due calici in ciascuna mano, ruotò in direzione del bagno, che raggiunse a passo svelto. Fu il tintinnio del vetro che si poggiava su un angolo della vasca a riportare Mia alla realtà, facendola voltare in direzione di Raiden, il quale le rivolse un flebile sorriso. Non disse nulla, scegliendo piuttosto di darle il proprio tempo. Tuttavia la tristezza e il senso di colpa nella sfera emotiva di lei erano difficili da ignorare, e portarono il giovane Yagami ad esalare un piccolo sospiro, incrociando le braccia al petto e abbassando lo sguardo sui propri piedi nudi. « Raiden.. amore.. Io.. - scusa.. » Nel sentire la voce di lei rompersi e vedere i suoi occhi lucidi e gonfi, il cuore di Raiden si accartocciò intorno al proprio stesso senso di colpa, lasciando posto ad un'espressione mortificata sul suo viso. « No amore, ti prego, non piangere. » proferì di riflesso, avvicinandosi di qualche passo per avanzare le mani in direzione del suo viso, incorniciandoglielo con tenerezza mentre i pollici cercavano di raccogliere delicatamente alcune lacrime annidiate all'angolo dei suoi occhi e restie ad uscire. It was supposed to be your time. You are always so focused on me.. And you've waited and you've been so kind and lovely and.. I wanted to do something nice for you. Something that was only for you. And yeah I said you're cute and-and-and I'm sorry! It just came out! But it was a joke. I thought it was funny.. dunno.. sometimes I say stupid things! La fissava a fronte aggrottata dal dispiacere, consapevole di averle provocato mille preoccupazioni e averla involontariamente ferita. Non sapeva per quale ragione nello specifico lei gli avesse detto quelle cose, prima, ma i motivi che l'avevano mossa non erano importanti. Sapeva da sé che non ci fosse nulla di male in quelle parole e che lei le intendesse con tutto l'amore del mondo. In un altro contesto, a Raiden sarebbero davvero piaciute. Semplicemente, ciò che era successo era che in quel particolare frangente, il giapponese le aveva sentite come una battuta d'arresto improvvisa al modo in cui si erano relazionati fino a quel momento. Che fosse un ripensamento o uno scherzo non aveva troppa importanza: non poteva controllare il modo in cui si era sentito. I know I'm a mess - the daddy part and everything. But it's not necessary.. I mean you're so much more.. Non sapeva come interpretare quelle parole. Doveva prenderle come un'implicita volontà di mettere fine a quella prova? Doveva pensare che lei si sentisse in difetto nei suoi confronti? Sospirò, avvicinandosi di un altro passo e facendo scivolare la mani sulle spalle di lei, stringendole leggermente. « Mia, per piacere.. non devi scusarti. Non hai alcuna colpa. » Ma sapeva bene, Raiden, che a parti inverse si sarebbe sentito altrettanto mortificato e nessuna parola di conforto sarebbe veramente riuscita a fargli cambiare idea. Ho fatto un casino. « Non volevo andasse così - pensavo.. Se ti senti a disagio ci sta.. o se non va bene. Ho solo paura che potrei piacerti meno di prima.. » Sgranò gli occhi, scuotendo velocemente il capo prima di infrangere l'ultima distanza e circondare le spalle di lei con le braccia, stringendola e cullandola al proprio petto. « Stai scherzando? Tu mi piaci da morire, Mia. Lo sai. Lo sai benissimo quanto mi piaci. » Non che lo avesse mai nascosto. Raiden era piuttosto evidente riguardo ciò che provava per Mia, che fosse amore o attrazione. I was having fun. It was great.. everything. But maybe I misunderstood something.. « Mi dispiace di aver rovinato tutto.. era la nostra prima volta e io speravo che andasse bene.. invece te l'ho rovinata.. » Le labbra del ragazzo si posarono delicate tra i capelli di lei, carezzandone le lunghezze in lenti e docili movimenti pieni di affetto. « Non hai rovinato nulla. Ti prego, non pensarlo. » Proferì quelle parole a bassa voce, all'orecchio di lei, con un tono pregno della tristezza che tutta quella situazione gli infondeva. Non avrebbe mai voluto ferirla o farla sentire sbagliata, specialmente non all'interno della loro relazione. Avrebbe voluto dirle tante cose, forse troppe - così tante che nemmeno lui riusciva a metterle in un ordine chiaro all'interno della propria testa. Però non voleva rischiare di turbarla, di dirle qualcosa che inavvertitamente avrebbe potuto farle male. Così, nell'indecisione, rimase in silenzio. Rimase lì, fermo, stringendola a sé e posandole piccoli baci tra i capelli nella speranza che il suo umore potesse almeno un po' acquietarsi. Sapeva però, di non poter rimanere così per sempre. Preso il coraggio a due mani, tirò dunque un sospiro, posando le mani sulle spalle di lei e distanziandosi appena per guardarla in volto. Gli faceva male vederla così - afflitta e confusa per colpa di nessun altro se non sua. I denti di lui affondarono piano nel labbro inferiore mentre i suoi occhi scendevano e risalivano veloci lungo il corpo di lei. Respirava piano, spaventato all'idea di fare un passo falso mentre le sue dita si muovevano come se avessero vita propria; scesero lungo il petto di lei, slacciando pian piano ogni bottone della camicia. Risalirono alle spalle, facendola scivolare in terra prima di risalire lungo il collo e sulle sue guance. Con un passo in avanti, si chinò in direzione del suo viso, appoggiando le labbra a quelle di lei. Un tocco inizialmente leggero che si fece man mano più caldo, ricercando la dolcezza di quel bacio con movimenti lenti, quasi a chiederle il permesso di intrecciare la lingua alla sua. Si fece sempre più vicino - i loro corpi pressati l'uno contro l'altro alla ricerca di quella vicinanza bruscamente interrotta. Si distaccò solo dopo un po', per prendere aria e posarle piccoli baci all'angolo delle labbra e lungo il collo. « Entriamo in vasca, dai. » disse quelle parole in un soffio, riaprendo gli occhi per incontrare lo sguardo di lei come a chiederle muta conferma prima di sfilarsi l'unico indumento che aveva indosso, lasciando cadere la biancheria sul pavimento. Scavalcò il bordo della vasca con una gamba, immergendovisi totalmente per porgere poi una mano a Mia in modo da aiutarla a fare altrettanto. Le fece spazio tra le proprie gambe, accogliendo il suo corpo tra di esse e circondandolo quasi subito con le braccia. Nel farlo, la attirò meglio a sé, incrociando le braccia sullo stomaco di lei mentre le sue labbra ne ricercavano nuovamente il collo. Piccoli baci, leggeri, che risalirono pian piano fin verso il suo orecchio, a cui diede un lieve colpetto con la punta del naso, sorridendo tra sé e sé. I love you so very much, Mia. Il suo tono addolcito non lasciava spazio all'interpretazione. Non c'era nulla che fosse cambiato nei sentimenti di Raiden o nel modo in cui la vedeva. « Non mi sentivo a disagio. Mi è piaciuto. Quello che stavamo facendo, intendo, mi piaceva un sacco. Non lo so.. forse il fatto che mi eccitasse mi ha fatto prendere un abbaio, ma mi sembrava di essere più vicino a te che mai. » Le disse quelle verità con tono tranquillo, senza sentirsi in alcun imbarazzo nel confessarle che a lui quella prova era piaciuta. Non poteva dire con certezza che fosse stato lo stesso per lei, ma non per questo si sentiva di mentirle riguardo ciò che aveva provato. « Però forse sono andato troppo spedito. » Tirò un sospiro, distanziandosi di poco dal collo di Mia per allungarsi verso i due bicchieri, porgendone uno a lei e prendendo un sorso del proprio. Pur nel contesto di quella situazione bislacca era bello stare così con lei: accoccolati in un bagno caldo, a bere del buon vino fresco. « Mi sono fatto prendere la mano perché mi piaceva, ma stupidamente non ho pensato che forse tu avevi bisogno di un po' di tempo e che magari.. non so.. magari mi hai trovato strano. » Scrollò leggermente le spalle, come a voler convincere in primis se stesso che la cosa non lo tangesse. In realtà lo tangeva eccome. L'idea di averla messa a disagio o di averla spinta a comportarsi in una maniera innaturale lo faceva sentire in colpa e in imbarazzo. Cercò di nasconderlo con un altro sorso di vino, breve, seguito immediatamente da un altro. What I mean to say is that I was in a certain mood, I guess. Maybe I was even too much in the mood. Inclinò il capo di lato, ridacchiando piano. Maybe I was a bit too rough. I don't know. I liked it. I wanted it. There's no way around it: I wanted to fuck you rough, Mia. Aveva senso nasconderglielo? Dubitava fortemente che Mia potesse aver avuto un'idea diversa da lui. But maybe it passed as cringy? I don't know. First I thought you were into it but then I couldn't tell. Prese un altro sorso, ricacciando giù la vergogna che sentiva alla sola idea che lei avesse potuto vivere quella cosa come strana. Non voleva risultare ridicolo ai suoi occhi. Il sesso, da che mondo è mondo, è una delle cose più intime - se non la più intima. Quando scegliamo di metterci a nudo con qualcuno - di farlo realmente, non solo togliendoci gli abiti - ci rendiamo automaticamente vulnerabili e ci esponiamo al giudizio altrui. Che si assuma un ruolo dominante o meno, si è comunque alla mercé del partener. Raiden, nel suo piccolo, si era esposto nei confronti di Mia: era uscito da una zona conosciuta per mettere il piede in una completamente nuovo, privo di certezze riguardo il come potesse andare. Aveva messo a nudo una parte di sé che ancora nemmeno lui conosceva tanto bene e l'aveva posta nelle mani di Mia - le mani in cui più riponeva fiducia. Tuttavia non poteva fare a meno di temere che quello fosse stato un errore e che, semplicemente, a lei quella parte non piacesse o la trovasse ridicola e un po' posticcia. Non voleva pensare che fosse così - che avesse preso un abbaio tanto grande da interpretare ogni segnale di lei in maniera così errata - ma la preoccupazione persisteva. I mean.. don't get me wrong: I like the fact that you find me cute. It's sweet, and it really warms my heart. It's just that.. Si interruppe un secondo, pensando bene al modo in cui esprimersi, trovandosi poi a sorridere tra sé e sé. Un sorriso che si espanse un po' alla volta, trasformandosi poi in una piccola risata divertita. ..I mean, being called cute when you're trying to have rough sex with someone kinda defeats the whole point, y'know?! Non disse quelle parole con tono d'accusa, anzi, semmai sembrarono farlo sciogliere un po' di più in quella risata. Perché in fin dei conti era una cosa così terribilmente da Mia che aveva dell'adorabile comico. Ci volle un attimo per tornare un po' serio, schiarendosi la gola e poggiando il calice sul bordo della vasca per avvolgere le braccia intorno al corpo di Mia, accarezzandole il fianco con la punta della dita. But.. you know, I don't have to be like that if you don't like it. I can be sweet. You know I like it. Le labbra del giovane si incresparono in un sorriso più malizioso, mentre inclinava il capo per cercare lo sguardo di lei. I always like taking care of you. We don't have to be rough if that's not the vibe I give you or you're not feeling it. Gli angoli delle sue labbra si incurvarono appena, rivolgendole un piccolo sorriso incoraggiante prima di stamparle un bacio sulle labbra. « Va bene così, amore. Davvero. Ci stiamo solo scoprendo - a volte ci vuole un po', ma non significa che sia sbagliato. »


     
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