Redhead is the new black

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    Dei piccoli fiocchi di neve scendevano dal cielo: non erano sufficienti ad imbiancare maggiormente il terreno acciottolato, già un manto candido spazzato e reso agibile lungo tutto la via addobbata a festa, ma erano comunque i gelati messaggeri dell'inverno ormai inoltrato. Anche se la neve aveva smesso di cadere da ore, le nuvole erano ancora basse ed avevano cominciato ad aprirsi soltanto quel minimo indispensabile, per concedere ad appena un paio di raggi di sole pomeridiano d'attraversare le nubi grigiastre. Tutto il cielo era una distesa bianca e priva di colore ma, in compenso, i vicoli del Padiglione Stregato erano un tripudio di sfumature, luci, luminarie e suggestive decorazioni natalizie. Oltre ai vari negozietti della cittadina agghindati a tema, per quel mercatino erano state allestite casette di legno, giostrine per i più piccoli - e non - e vari stand dove si vendevano perlopiù cibarie natalizie di ogni foggia, prodotti dell'artigianato, souvenir e piccoli oggetti regalo. Fra i vari padiglioni, immerso nel bel mezzo di un bazar delle stoffe ed una bottega d'arte, si trovava un banchetto nello specifico, dove due ragazze pressappoco della stessa età dialogavano amabilmente con un paio di avventori. Un paio di minuti cristalli di ghiaccio si sciolsero immediatamente a contatto con il calore della pelle diafana di Maeve, arrossata più per le piccole stufe a legna piazzate strategicamente lungo e di fianco alcuni venditori presenti alla Fiera, che per il gelo di quel pomeriggio. Alcuni fiocchi si fermarono sulle sue sopracciglia ramate, ma lei li fece cadere sbattendo le palpebre, asciugandosi poi il viso col guantino bianco - di lana Shetland, un pregiato filato scozzese - che impugnava la penna. Quando quell'evento era stato annunciato, con la possibilità di prenotare una zona per allestire il posto per la propria attività, i volontari del rifugio degli animali di Hogsmeade - e molte altre associazioni simili, alle quali la giovane aderiva - ne avevano approfittato per occupare uno degli spazi adibiti alle bancarelle. La rossa, che aveva seguito quella causa sin da quando era una Caposcuola, allestendo ed organizzando rassegne simili per l'adozione ed aiutando a gestire anche la sensibilizzazione social, si era nuovamente resa partecipe, dando il proprio contributo nell'intero processo - chiaramente fin quando il nuovo lavoro di recluta nella Cancelleria dello Stato glielo consentisse. Che Maeve Cousland fosse attiva nel sociale ed in politica, seguisse una marea di campagne progressiste e fosse focalizzata su un futuro diplomatico, non era di certo una novità. E, anche se aveva dovuto rivedere i suoi piani riguardanti il Ministero della Magia e la carica di Supremo Pezzo Grosso, non si era lasciata abbattere da quel "contrattempo", riprendendo a lavorare sodo per guadagnarsi il proprio posto in quel nuovo panorama inaspettato... fra le fila di Inverness ed il nuovo Stato Libero delle Highlands. Ciò voleva dire che aveva continuato a fare esattamente quello per cui era stata messa al mondo: conquistare col proprio ascendente, utilizzando tutte le carte e capacità in suo possesso per guadagnare sempre più credibilità e consensi, in modo che il suo nome non venisse più associato soltanto a quello dei Cousland. Se da un lato era stato liberatorio, poiché chi credeva in lei aveva continuato a seguirla fornendole supporto, attribuendole ancora di più grande ambizione e coraggio; dall'altro, c'era chi continuava a soppesarla e scrutarla con scherno. Maeve, dal canto suo, aveva proseguito imperterrita, aderendo anche a quel progetto della Fiera dell'Inverno per mostrarsi a tutti gli effetti parte integrante della nuova comunità. Che fosse per ragioni puramente calcolate, o perché effettivamente credesse in tutte quelle politiche di inclusione nelle quali era impegnata, quel pomeriggio appariva incredibilmente contenta e serena d'essere lei a gestire lo stand del Rifugio degli Animali, insieme ad un'altra compagna volontaria.
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    L'insegna di "Qua la Zampa" svettava sulle loro teste, oscillando placidamente nella sua veste festiva, mentre un papà accompagnato dalla sua bambina aveva appena terminato di compilare e firmare i documenti per l'adozione di un piccolo cucciolo di cane meticcio. « Chiamiamolo pure caso, ma è ormai innegabile: siamo le volontarie più abili nel spiegare i pro e contro dell'adozione, convincendo la gente a fare la scelta giusta con onestà intellettuale ed empatia. » Socchiudendo gli occhi contro il riflesso di un tiepido ed unico raggio di sole sulla neve bianca, osservò le due figure allontanarsi con i fascicoli in mano: la ragazzina che si attaccava maldestra la spilla dall'associazione sul giubbottino, tremendamente entusiasta di recarsi a prelevare il proprio peloso dono di Natale; il padre, con un sorriso soddisfatto per averla resa felice. Immagino sia stato sempre troppo complicato, per mio padre, compiere un semplice gesto d'amore del genere, per rendere me felice... anziché i Cousland. Pura follia, immaginare un animale qualsiasi, scorrazzare libero nella tenuta secolare, fra quadri ed opere d'arte del XV Secolo. Allontanando quei pensieri inopportuni, la rossa sollevò la mano guantata e la allungò in direzione di Olympia, affinché potesse batterle il cinque per quell'ennesima adozione della giornata. « Siamo a quota sei, il nostro turno è quasi finito, ma dubito che Cliff e Cindy potranno mai eguagliarci ormai. Per carità, non è mai stata mia intenzione prenderla come una gara, ma non avrebbero dovuto sfidarci - lui soprattutto - al "Chi meno convince ad adottare, pulisce il recinto degli Snasi fino all'anno prossimo". » continuò la rossa ridacchiando, poggiandosi al bancone per terminare di compilare le carte ed occuparsi delle faccende burocratiche da registrare. Proprio mentre affiggeva sulla tabella in legno quell'ennesimo traguardo, spuntarono da una stradina laterale i due volontari appena nominati, in procinto di dar loro il cambio. « Non ci credo. Ditelo, che barate! Stamattina sono giusto riuscita a far adottare un solo Asticello! » Cindy, una ragazza dai lineamenti comuni ed i capelli corti di un castano spento, dopo averle salutate con un sorriso caloroso, si fiondò alla bacheca dei registri affissa. Aveva di nuovo addosso uno di quei costumini da elfo imbarazzante. « Pff, è chiaramente un concetto estetico. Li abbindolate con l'aspetto, insomma... guardale. La Cousland non ha nemmeno un costume vero! A loro bastano due ciancerie, sbattere gli occhioni verdi e le ciglia, mentre la nostra... beh, è vera capacità di vendita. » Cliff, qualche anno più grande di lei, era più grosso fisicamente ed era un ragazzo perfino più anonimo e meno piacente. In un primo momento, Maeve non disse nulla e si sfilò ciò che aveva accettato come compromesso per il suo outfit natalizio: un'unica ghirlanda a coroncina. Diede tempo ad Olympia, semmai avesse voluto ribattere, mentre lei con assoluta calma e noncuranza liberava la postazione e si rinfilava la propria sciarpa al collo tramite gesti pacati. Al contempo, non smise di osservare con uno sguardo imperscrutabile il tizio maleducato. « Primo: ciò che conta non è solo il risultato. Qui non stiamo vendendo, ma concedendo una casa a degli animali indifesi ed abbandonati. Non ha senso affidarli a chiunque, se domani li ritroveremo per strada. Noi scegliamo semplicemente la gente davvero propensa ad adottare, ecco perché funziona. » lo corresse col suo solito tono fintamente conciliante e diplomatico, il sorriso affettato che lasciva presagire fosse tutto, fuorché disposta a tollerare commenti così maschilisti. Dopodiché lanciò un'occhiata alla ragazza dalla chioma castana. « In secondo luogo, ti consiglio un ottimo regalo di Natale per lui: un libro che tratta della sindrome di Procuste. Non ringraziarmi, tranquilla. » Sai cos'è, vero? Riguarda quegli individui che traggono piacere nello sminuire tutte le persone che li superano in capacità e talento. Le persone che soffrono di questa sindrome sono insicure e invidiose; non si interessano della propria crescita, ma piuttosto pongono le loro energie nel tentativo di vedere gli altri fallire. Sono generalmente individui frustrati e con una bassa autostima, che non accettano che qualcuno brilli più di loro. Il successo altrui lo percepiscono come un proprio fallimento, come se il loro essere oscurati dipendesse da quanta luce emanano gli altri. Ti ci rivedi, Cliff? Perché a me vengono in mente più di un paio di nomi, insieme al tuo. Per Rowena, non mi serve nemmeno la Legilimanzia, per capire che sei una merda ambulante. E poi sarei io, la stronza. « Non dategli retta, non sa accettare le sconfitte. » Cliff parve incassare in silenzio, imporporando perfino sulle orecchie in fiamme, Cindy invece se la rideva divertita - forse perché per una volta, qualcuno era riuscito a mettere a tacere il suo ragazzo.
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    Dopo aver salutato, nascondendo un certo compiacimento, Maeve si allontanò dal botteghino, inalando una boccata di aria fresca mentre prendeva a camminare di fianco alla Potter. Imboccò la stradina lungo la quale si aprivano file di negozi, bancherelle e carretti itineranti. Alcune erano botteghe aperte tenute da un solo uomo, molte altre invece avevano insegne ornate, banchi ricolmi, lavoranti e clienti che guardavano le merci, chiacchierando e lamentandosi dei prezzi. La varietà dell'offerta era incredibile: pittori specializzati in ritratti natalizi, sarti, vasai, erboristi, negozi di manufatti in cuoio, armaioli ed artigiani d'ogni tipo; negozianti che vendevano le specialità del loro paese, pane, torte per le festività, pasticcini, spezie, barili di burrobirra e vino d'ortica. Erano soprattutto gli aromi infatti, provenienti dalle diverse varietà di cibo esposto, a distrarre facilmente l'attenzione - o disgustare, per la troppa accozzaglia di odori. « Poi hanno anche il coraggio di lamentarsi del femminismo. Se le cercano. » spazzando via qualche fiocco di neve dall'elaborato cappotto azzurro, la rossa indicò con un cenno del viso uno dei punti ristoro affollati lungo il percorso, apparentemente allo scopo di cambiare il tema del discorso intrapreso sulla sgarbatezza di Cliff. « Hai un po' di altro tempo libero, signorina insegnante di Pozioni? Ti andrebbe una cioccolata od un tè caldo? Io ho un paio d'ore di buco oggi, dopo dovrei fare un po' di spesa e preparare qualcosa di vagamente commestibile per cena, prima che Derek torni dal lavoro. » Le venne quasi da ridere, parlando del più e del meno con Lympy, pensando ai loro trascorsi. Si erano conosciute all'incirca tre anni prima, o giù di lì, soltanto perché la Potter si era proposta di farle da Tutor per l'unica materia nella quale ai tempi non riusciva a brillare. Adesso, Olympia era una docente proprio di Pozioni, nonostante la giovane età; mentre Lei era una diplomatica che affermava di dover svolgere riti casalinghi, come se qualche mese prima non fosse stata incapace perfino ad accendere un fornello. Non correre Maevey, sei ancora una Recluta del corpo Diplomatico. Un passo in avanti, sì, ma è ancora tutto da valutare. Per quanto riguarda le doti culinarie... beh, stai migliorando, non rischi più di avvelenarci se non altro. « Hanno aperto una nuova caffetteria, dicono sia fornitissima ed importi la merce direttamente dall'Oriente. Ti va? » propose continuando a passeggiare, superando una serie di bancarelle dai nomi stravaganti - Il Giardino d'Argento, con un'infinità di barattoli di vetro ed erbe esiccate; Lo Storione d'Oro, che vendeva tutto tranne gioielli preziosi; La Signora del Bosco, sicuramente una medium dalla dubbia capacità; e così via, fino ad un grande venditore che occupava ben due piazzole col suo carretto viaggiante. Rinforzato con strisce di legno massiccio, il bancone era perfettamente lucidato, alle cui spalle erano esposte un'infinità di chincaglierie d'antiquariato in perfetto ordine: vecchie lampade a stelo con i paralumi di seta e le frange di perline, sgabelli vittoriani, poltrone in stile Stickley, stampe di Natale, vasi di vetro colorato, stoviglie e tovaglie su cui erano ricamate delle rose rosse, che apparentemente richiamavano il nome dello stand, la Rosa Rossa. Proprio mentre Maeve era intenta a leggerne l'insegna, dai caratteri aggraziati e Old Style, un fogliettino le svolazzò contro il viso costringendola ad afferrarlo per non ritrovarselo incollato addosso. Prima che potesse imprecare silenziosamente per l'inciviltà della gente, capì si trattasse di un semplice bigliettino omaggio che concedeva di partecipare ad una caccia natalizia in coppia. In regalo, qualcosa di fantasmagorico. Sì, cosa? Una lampada di Aladino? Una scopa degli anni '70? « Oh, oh! Oh! Eccole, le fortunate Prescelte! C'era un unico e solo biglietto omaggio quest'anno, per la mia caccia al tesoro natalizio, ed ha scelto proprio voi! Non una, bensì due Rose Rosse oggi per la nostra bottega! Un caso? Un segno? Nossignori, è la Rosa Rossa ad averle portate dritte da noi! » Maeve si soffermò di fronte alla grande bancarella coperta, dove un vecchio uomo calvo, tarchiato e dai folti baffi canuti prese a cianciare della loro venuta come se fossero davvero delle predestinate... E non che passassero di lì per puro caso ed il biglietto, sempre casualmente, fosse finito loro in faccia. Proprio mentre si trovavano lì di fronte. Cos'è questa pagliacciata? Una serie di avventori, già presenti ad osservare la merce nei pressi dell'emporio, parve ritenere la storia veritiera ed iniziò a mostrare crescente interesse. Alcuni uomini e donne di passaggio, si soffermarono sempre più incuriositi. « Perché mi puzza di fregatura? » disse sarcasticamente, sussurrando in direzione di Olympia, alla quale riservò un'occhiatina divertita. « In realtà saremmo un tantino di fretta. Ma faccia pure come se avessimo partecipato, potrei regalare il biglietto a qualcuno qui? » Tenendo il biglietto fra due dita, lo sventolò in aria sorridendo bonariamente.
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    « Assolutamente infattibile! Non vorrete deludere tutti i nostri amici, qui. Siete voi le Prescelte! Non ci si può tirare indietro, di fronte alla buona sorte. Sarà divertente: soddisfatti o rimborsati, parola di René Heron. » Rimborsati? Io non spendo un solo galeone, per farmi raggirare. Piuttosto faccio un assegno di beneficienza. « Primo passo, semplice e rapido, se non doveste riuscire nell'impresa - come i nostri amici qui - allora sarete libere di andare! » Maeve fu sul punto di ribattere facendo appello alla propria parlantina da Magiavvocato e le conoscenze giuridiche, conscia dei propri diritti e che fosse liberissima di non assecondarlo anche in quel preciso istante, ma l'attenzione venne momentaneamente spostata proprio sui "giocatori" che l'ometto aveva indicato con fare ironico, scaturendo le risate degli altri presenti attorno. « Un unico round al Lancio degli anelli di Natale: potete lanciare un paio di anelli a testa, verso quella rastrelliera con cinque pali posta a distanza dal punto di lancio e, se fate centro entrambe le volte, dritte verso il primo indizio e l'inizio della caccia al tesoro! Non è emozionante, Signori? Quale sarà l'ambito premio? Idee? Suggerimenti? » Oh, santa pazienza. Ma perché? Maeve alla fine roteò gli occhi, si sfilò i guanti con un gesto rapido ed afferrò i due anelli, spostandosi in direzione della zona di lancio. Ci manca solo che mi guardino male perché non voglio mescolarmi alla folla con questi giochetti. Armandosi del sorriso più genuino che possedeva per assecondare la piccola folla esaltata, si sporse in avanti e lanciò il primo cerchietto con l'intento di sbagliare... ma il cerchio colorato andò ad infilarsi con precisione in un piolo della rastrelliera. Stessa sorte toccò al secondo anello, perfettamente impilato nonostante le intenzioni della rossa. « Immagino sia la fortuna della principiante? » commentò gongolando, allargando le braccia per atteggiarsi con assoluta modestia ed una smorfia soddisfatta per l'impresa. « Ehi, ma che diamine? Qui abbiamo sborsato più di 20 Galeoni per partecipare alla caccia ed ancora nessun centro, com'è possibile?! » Uno degli altri giocatori, sbagliando l'ennesimo tiro, accorse ad assistere la partita delle rivali, seguito a ruota dal compare. « Sono chiaramente complici del vecchio, andiamo. Ma che fortuna sfacciata è? Minimo è truccato questo trabiccolo. » Di nuovo questo maschilismo tossico? Oggi è proprio giornata di Denuncia per diffamazione. « Ma che dici? Io le conosco, sono la Potter e la giovane dei Cousland, ti pare? » Qualcuno dei presenti, di cui Maeve non sapeva neanche i nomi, le difese riconoscendole prim'ancora che lei potesse obiettare. Fu strano, per la Cousland, essere sostenuta a puro scopo gratuito da perfetti estranei. « Calma, Signori! Calma! Come vi ho detto: è la Rosa Rossa a scegliere, visto mie giovani amiche? » la Corvonero era sul punto di sbuffare, per l'assurdità di quella faccenda, quando anche Lympy finì col fare centro coi propri anelli - qualsiasi fosse stata la sua intenzione, avrebbe magicamente vinto in ogni caso. Tempo di metabolizzare il record appena stabilito, che fra gli applausi della gente acclamante, una pergamena andò a srotolarsi dall'insegna dell'antiquariato fino a soffermarsi sulla testa delle ragazze.

    "Se il mistero della Rosa vorrete scoprire, il primo indizio dovrete inseguire; ecco dove cercare: il Natale più bello che ci sia, è chiuso dentro una magia.
    Qui per sempre la neve può cadere, chiusa nel cristallo vitreo non può uscire."

    La giovane Cousland lesse quell'indovinello, passando con lo sguardo dalla bella grafia sul foglio, alla rossa al suo fianco. Ma questo lo sa che sono una Corvonero e che per sette anni ho dovuto rispondere ad enigmi ben più complessi, per accedere alla mia Sala Comune ed il dormitorio? « Oh, cielo... quale mai potrà essere la soluzione? » recitò con una certa enfasi, la parte che le era stata suo malgrado assegnata, trattenendosi per l'ennesima volta dal sollevare lo sguardo verso il cielo. « Che tu sappia, c'è qualche negozio o bancarella di sfere di vetro di Natale? » chiese infine alla compagna di disavventura, non propriamente certa che continuare a giocare fosse la soluzione più rapida per uscire da quel supplizio. Di certo, spifferare la soluzione con assoluta tranquillità e rapidità, fece partire ancora più entusiasmo nella decina (ormai quindicina) di spettatori. « Accio Sfera di Neve! Accio Sfera di Natale! » Sempre lo stesso giocatore di poco prima, provando a barare, richiamò con la bacchetta l'oggetto incriminato... ma ciò che ottenne fu una catasta di palle di neve magicamente incantate, che lo colpirono in pieno. « Così imparate a non rispettare le regole. » Si beccò anche l'ovazione del pubblico, ridente e sempre più accalorato. « Tranquilli, non disperate! La Rosa Rossa non permetterebbe mai a dei falsi predestinati d'accaparrarsi il tesoro, d'altronde sono più di vent'anni che nessuno riesc-... » un elfo, che fino a quel momento Maeve non aveva notato essere occultato dietro il bancone per via dell'altezza, diede con forza una gomitata all'uomo; questo finse di soffocarsi con la sua stessa saliva, riprendendo a parlare dopo essersi schiarito la gola. « Quindi mie jeunes filles, il tesoro vi aspetta! Ritornerete a mani vuote, o vi dimostrerete sul serio le predestinate della Rosa Rossa? » Certo che ha un che di ironico, chiamare così proprio la figlia del Prescelto e quella dell'Ignavo, che si portano sulle spalle due cognomi ingombranti. « Ti dirò, per quanto adori le sfide, possiamo benissimo lasciar perdere e tornare ai nostri affari. » guadagnata intimità, scostandosi dalla bancarella, Maeve scrollò le spalle e passò ad Olympia il foglio con l'indizio affidatole dall'anzianotto. Sbuffò poi una mezza risata ironica, scostandosi i capelli dietro le spalle. « Anche se, una minuscola parte di me, è curiosa di scoprire la faccia che farebbe il nostro amico René Heron se dovessimo davvero soffiargli l'ambito tesoro vecchio di vent'anni. » Non è di certo per la mia indole competitiva, ovvio. Ci mancherebbe. A te la scelta.
     
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