Solo nel perdono cambia un uomo

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    Émile trovava che Castello Fraser fosse di una bruttezza rara. Un edificio tozzo e anonimo, la cui facciata irregolare ed eterogenea lasciava intendere quanto le varie ristrutturazioni, portate avanti nei secoli da svariati proprietari, avessero creato una cacofonica commistione di stili e materiali che infastidiva l'occhio. Se la parete che volgeva a sud manteneva la pietra originale, le mura della zona nord-est erano coperte invece da calcestruzzo, e un ulteriore complesso era invece in legno. Alcune finestre avevano struttura diversa dalle altre. Nulla aveva a che vedere con altri maestosi castelli delle highlands scozzesi. Negli anni era passato di mano in mano tra i membri del clan dei Fraser, rendendosi teatro di faide, lotte familiari e perfino omicidi. Secondo le storie che aveva sentito, nella torre più ad ovest, quella oggi coperta da uno spesso strato d'edera, era stata uccisa una principessa, il cui sangue aveva lasciato macchie tanto indelebili da costringere gli abitanti del castello a coprire il pavimento con delle tavole di legno. Gale gli aveva detto che il fantasma della donna infestava ancora il castello, ma non sembrava essere particolarmente loquace. Si limitava a suonare il pianoforte, senza sosta, tanto da diventare quasi un fattore di disturbo per gli incontri diplomatici che talvolta si tenevano nelle sale adiacenti.
    Caduto in rovina dopo una serie di vicissitudini, castello Fraser aveva trovato una nuova vita solo di recente, per ragione della propria sfortunata posizione geografica, che l'aveva posto al centro di due fuochi: Inverness e lo stato magico inglese. Il castello era diventato ormai parte integrante di uno dei conflitti magici più rilevanti degli ultimi cinquant'anni, se non di più.
    Era chiaramente un caso fortuito, che il villaggio di Flindrikin fosse sorto proprio intorno a quell'edificio: la sua posizione strategica rendeva più semplici gli scambi tra i delegati delle due parti. Émile ci trovava però un che di poetico in quelle rovine, per quanto brutte. L'edificio era stato più volte martoriato, ricostruito e rinnovato: nonostante le angherie del tempo, però, conservava uno strano ed inspiegabile fascino.
    Émile guardava la struttura in silenzio, non senza una punta di abbattimento negli occhi. Si ritrovò a pensare a come quel luogo, ormai divenuto simbolo della diplomazia e dei numerosi tentativi di riconciliazione tra i due stati magici, inaspettatamente caricasse di significato perfino quella mattina.
    Era cominciato tutto, come spesso accade, con le urla di sua madre. « ÉMILE CLYDE CARROW! TE LO DICO PER L'ULTIMA VOLTA! SE NON RIORDINI IMMEDIATAMENTE LA TUA CAMERA NON VEDRAI PIÙ LA LUCE DEL SOLE. » E in effetti la povera signora Carrow un po' di ragione ce l'aveva: ormai da mesi la camera del giovane mago era diventata una discarica a cielo aperto, tra vestiti appallottolati in ogni angolo dell'ambiente, carte di caramelle e dolciumi vari sparse in giro, libri, giochi e oggetti di varia natura. E doveva ringraziare (o più probabilmente maledire) proprio sua madre per il fatto che adesso si ritrovasse lì a Flindrinkin, a battere un piede contro il basalto per l'impazienza e la frustrazione. Quel pomeriggio, in mezzo alle più svariate cianfrusaglie, gli occhi erano caduti su un pacchetto avvolto dalla carta natalizia rossa, abbandonato sotto al letto. L'unico regalo di Natale non gradito, non tanto per l'oggetto in sé - che indubbiamente considerava una figata - quanto per il pesante carico emotivo che aveva portato con sé. Quando, la mattina del 25 dicembre, aveva trovato sotto l'albero un pacchetto con il nome del suo migliore amico, l'aveva investito un moto di fastidio immane. Perché continuava a farsi sentire, nonostante tutto? Non capiva che era peggio così? Vedere il video che l'accompagnava, poi, l'aveva ammutolito.
    Si ritrovò a fronteggiare quel brutto maglione natalizio con il cuore un poco più leggero, a qualche mese di distanza. Non avrebbe saputo descrivere ciò che aveva provato, ma di certo il rincrescimento era ben presente in mezzo a quel turbine di emozioni. Non aveva degnato Otis nemmeno di un grazie, di un regalo a sua volta, né di una risposta di alcun genere. Dopo l'ultima volta che si erano visti, era calato il silenzio tombale.
    E così, senza pensarci troppo, come mosso da tutti gli impulsi frenati e i rimorsi soffocati, aveva aperto l'anta dell'armadio e frugato in mezzo ad uno scatolone specifico pieno di roba. La ricordella di Otis l'aveva trovata subito, fra tante cianfrusaglie che appartenevano all'amico: una scusa banale, quella, che probabilmente il giovane Branwell non avrebbe avuto nemmeno il bisogno di smascherare, per quanto fosse palese. Di ricordelle, Otis, ne aveva sempre avuto a bizzeffe, ossessionato com'era dall'organizzazione, e di certo quella non gli sarebbe mancata. Forse era perfino difettosa, e per questo l'aveva abbandonata a casa Carrow senza mai recuperarla. Ma quando ci rifletté, Émile, era ormai troppo tardi: aveva già inviato il messaggio, e probabilmente smascherato ogni sua intenzione.
    Contro ogni logica, però, Otis quella mattina si presentò. Forse aveva colto il suo non troppo tacito messaggio, tra le righe della sua patetica proposta. Vedendolo avvicinarsi, Emi gli sorrise a labbra strette. « Ciao » Embè, bravo, e adesso che ce l'hai davanti che gli dici? Scusa se sono svanito nel nulla tipo Demiguise? Oppure puoi dirgli una cosa tipo: senti ma tu sei ancora proprio convinto di voler intraprendere la carriera del terrorista? Non c'era un incipit che potesse dare un senso a quell'incontro. Émile per primo, un senso, nella sua testa, non riusciva a darlo. Non aveva preparato nulla da dire, e si accorse subito di come fosse un grave errore. « Come stai? » Che banalità. « Io ti vedo bene. » Pronunciare quelle parole fece più male del previsto. Come erano arrivati a farsi i convenevoli, loro due? « Ti saluta mia mamma. E anche Maddie. Dice che le manchi. A dire il vero da come parla sembra che le manchi più tu che io, ma va beh. » Si strinse nelle spalle. « Che succede da queste parti? » oltre al regime dittatoriale della Morgernstern, s'intende?
     
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