Don't threaten me with a good time

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    a curse of asphalt

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    Ogni qualvolta Seojoon dovesse mettere piede a Flindrikin, il suo umore sembrava peggiorare notevolmente. Quel luogo gli ricordava quanto avesse perso durante l'attacco ad Hogsmeade e quanto quella stupida presa di posizione di Inverness avesse creato un clima politico ed economico in cui il concetto di libertà a malapena esisteva. Certo, persino in quei momenti storici difficili, gente come Seojoon cadeva sempre sui propri piedi, ma questo non significava che la sua realtà fosse in qualche modo esente da tutte le limitazioni che anche gli altri vivevano. Il villaggio di Hogsmeade era stato per il giovane coreano un punto di inizio per guadagnarsi qualcosa di proprio, o anche solo banalmente un brandello di indipendenza; non era mai stata sua intenzione distaccarsi dagli affari di famiglia, ma voleva comunque dimostrare di essere un erede capace di farli prosperare, e non semplicemente il figlio di qualcuno. A conti fatti, l'impegno del primogenito Moon aveva avuto i propri frutti: da quando si era iscritto al college aveva intessuto legami e fatto una serie di scelte strategiche che lo avevano portato a formare una buona rete d'affari, rilevando diverse attività all'interno del villaggio ed espandendo così non solo la propria credibilità come singolo, ma contribuendo anche ad esportare maggiormente gli affari di famiglia in Inghilterra. L'obiettivo, alla fine, era sempre lo stesso: far sì che i sistemi magi-tecnologici targati Moon diventassero i primi al mondo. Tutto ciò era stato in parte spazzato via come un castello di sabbia nel momento in cui i lycan avevano scelto di occupare il territorio delle Highlands. Che poi non fregherebbe un cazzo a nessuno di questo posto, me in primis. Cioè, sono solo prati e vacche. Però hanno mandato in tilt l'economia del paese con questa roba. E in tilt avevano mandato anche il rapporto già ampiamente problematico tra Seojoon e suo padre. Ovviamente la responsabilità del colpo che avevano subito le casse della famiglia alla perdita di quelle attività era stata addossata proprio su di lui, che era stato accusato di essere superficiale e inaffidabile quando si trattava di affari. Come se Seojoon avesse davvero il potere di prevedere una rivoluzione di quella portata. Tuttavia il giovane non era mai stato il tipo che si tirava indietro dagli oneri della famiglia, e dunque aveva assunto su di sé l'incarico di occuparsi di tutta la parte scomoda e noiosa di scartoffie che normalmente veniva relegata ai legali dei Moon. Tutto ciò lo portava a Flindrikin più spesso di quanto desiderasse per confrontarsi con rappresentanti di diverse categorie riguardo la liquidazione di tutte le attività che un tempo aveva avuto in loco. Inutile dire che spesso e volentieri si trattava di vere e proprie battaglie legali della durata di ore o addirittura giorni interi. Questi spilorci del cazzo non vogliono scucire mezzo galeone per gli affari che mi hanno tolto, ma li tampinerò fino alla fine, anche solo per prenderli per esaurimento. Flindrikin, poi, era il classico luogo che ti faceva passare la voglia di vivere. Non c'era assolutamente nulla da quelle parti, gli alloggi erano tutto tranne che confortevoli e persino chi vi lavorava aveva la faccia di chi si trovava a un passo dal tagliarsi le vene per la noia. Probabilmente lo avrebbe fatto anche Seojoon quella sera, dopo l'ennesimo meeting durato fin troppe ore e rimandato ulteriormente al giorno successivo. Di norma il giovane Moon avrebbe passato il proprio fine settimana a qualche festa altolocata, oppure a cena con l'ennesima ragazza di cui si sarebbe dimenticato il nome il giorno successivo, ma evidentemente quel sabato lo doveva trascorrere in quella bettola decorata da teste di cervo che era il Red Lion - l'unica locanda della città. Aveva finito la riunione alle sei del pomeriggio, ora a cui aveva subito consumato la cena, solo per poi ritrovarsi in camera propria senza nulla da fare e una gran voglia di schiacciarsi le dita per la noia. Così, a un certo punto, mosso più dalla disperazione che altro, aveva scelto di scendere al piano inferiore. Anche perché se pure volessi dormire sarebbe impossibile con gli schiamazzi delle guardie. Non poteva più di tanto biasimarli: lavorare lì doveva essere un vero supplizio, ed era solo giusto che nel fine settimana si lasciassero andare a qualche birra di troppo nell'unico posto che la vendeva. Però magari potrebbero mettere qualche incantesimo per insonorizzare. Lì, nel salone principale, diverse guardie delle due contrapposte delegazioni erano intente chi a chiacchierare animatamente davanti alle proprie pinte, chi a ballare in maniera poco composta senza curarsi di nulla, e chi addirittura a sfidarsi a beer pong. Sospirò, Seojoon, alzando leggermente gli occhi al cielo mentre si approcciava al bancone per chiedere cosa avessero. La risposta fu veloce e semplice: birra alla spina, di un solo tipo. « Vada per quella. » Non che avesse poi molta scelta. Aveva passato diversi minuti al bancone, a sorseggiare in solitaria quella pinta di bassa qualità, prima che un auror dello Stato Inglese lo riconoscesse, mettendosi a chiacchierare del più e del meno anche a dispetto delle risposte secche di Seojoon.
    Certo che devi proprio aver fatto qualche enorme cazzata per essere assegnato a questo posto. Questo era tutto ciò a cui riusciva a pensare mentre il ragazzo, palesemente mezzo ubriaco, gli raccontava spontaneamente di come la fidanzata gli avesse messo le corna con un damerino che lavorava ai piani alti della Gringott. « Ma io l'ho sempre saputo, sotto sotto, sai? » Seojoon annuì in silenzio. Certo. Mi pare evidente che hai la situazione sotto controllo. La cosa non ti ha scalfito affatto. « Sarah è sempre stata una maledetta gold digger. Stava con me solo per succhiare soldi e appena ha trovato uno più ricco ha subito aperto le gambe. » Si coprì le labbra dietro l'orlo della pinta, nascondendo un sorriso divertito che sarebbe probabilmente sfociato in una sonora risata se avesse avuto un po' meno autocontrollo. Sì, tu e il tuo insulso posticino di lavoro in questo buco di culo di Flindrikin siete sicuramente il target principale di ogni gold digger. Jonathan.. per piacere, hai una carta prepagata, io non mi preoccuperei di queste cose. « Ma che te lo dico a fare?! Tu ne saprai più di me, eh? » Sì, Seojoon ne sapeva decisamente più di lui sulla questione, ma non lo aveva mai infastidito. In fin dei conti era uno scambio: lui sceglieva le ragazze sulla base dell'aspetto e loro lo sceglievano su quella dell'estratto conto. Per chi come lui non aveva mai cercato l'amore puro, quell'ottica era piuttosto ovvia. « Non fosse che ci sta di mezzo questa situazione di merda, mi sarei trovato una ragazza di Inverness. Loro non sono così superficiali. » Chiaro. Per vivere in un letamaio non devi avere aspettative troppo alte. Fu a quel punto che notò qualcuno seduto al di là del giovane auror: una ragazza bionda, che aveva visto più volte quando ancora viveva ad Hogsmeade e che per qualche ragione sembrava essere più o meno ovunque andasse lui. Solo in seguito al suo ritorno a Londra aveva smesso di incrociarla; probabilmente era rimasta a vivere nelle Highlands. Era chiaro che la bionda stesse origliando la conversazione tra i due - forse anche solo per semplice noia - e la piccola risata sotto i baffi che le uscì alle parole dell'ignaro Jonathan ne era la prova. Effettivamente non poteva biasimarla: anche lui si sarebbe fatto quattro risate se non ce l'avesse avuto proprio davanti. « Magari tra le loro guardie con cui lavori troverai la tua Giulietta. » « Nah.. quelle sono quasi tutte lycan, se la credono troppo. » « Mh.. proprio vero che tutto il mondo è paese. » Notando che la ragazza stava ancora ascoltando la conversazione ed essendo ormai arrivato al punto di massima sopportazione in quanto unico interlocutore di quel ragazzo che non sembrava intenzionato a schiodarsi, il giovane Moon si sporse leggermente oltre le spalle di Jonathan, rivolgendosi in maniera diretta alla ragazza. « Tu sei di Inverness, giusto? Non è che per caso hai qualche amica da presentare a Jonathan? La fidanzata gli ha appena messo le corna con uno che lavora alla Gringott. » Inarcò le sopracciglia, scoccandole uno sguardo eloquente. Tragico, lo so. « Unico requisito è che non sia interessata solo al suo cospicuo stipendio. » Visto lo stato in cui versava l'auror, dubitava fortemente che avrebbe colto la forte nota ironica nelle sue parole. Infatti le prese sul serio. « E anche che abbia senso dell'umorismo. » Annuì, rivolgendosi poi nuovamente alla bionda come avrebbe fatto un traduttore. « Che rida alle sue battute. » Questo complica un po' le cose.

     
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    Che Sol Delgado avesse una spiccata predisposizione a trovarsi nelle situazioni più assurde era una verità indiscussa ed indiscutibile. Un dato di fatto. Un assioma, se vogliamo. Sin da piccola si era spesso trovata a venire accidentalmente a conoscenza dei segreti altrui, segreti che a quel tempo le sembravano reconditi quanto oscuri, come quando le era finito in mano un vecchio quaderno sgualcito al quale lei non aveva minimamente dato importanza (d'altronde a otto anni non aveva avuto neanche tutta quella voglia di approfondire la questione), salvo poi scoprire che quel quaderno dalla copertina color tristezza - un banalissimo marrone - fosse una sorta di Sacro Graal del ricatto.
    Come aveva fatto a rendersene conto? Beh, qui bisognerebbe fare una digressione su di un altro fattore alla base delle sue scoperte, ossia il loro motore. La forza prima alla base di questo devastante talento, che ne triplicava sia la casualità che il livello di pericolosità - la noia. Terminata la digressione possiamo tornare alla bomba atomica delle scoperte - quel quaderno affatto sospetto che si era rivelato essere nientemeno che il diario di suo padre. Inizialmente non ci aveva voluto credere. In primis, il solo fatto che Darius avesse tenuto un diario era di per sé sconvolgente per la mente della piccola Sol. E ancora più assurdo era stato realizzare che suo padre, in adolescenza, avesse letteralmente spuntato ogni casella delle cose proibite da bisnonna Dolores.
    La Delgado, che al tempo non aveva ancora perfezionato l'abilità di tenersi un cacio in bocca, aveva dunque preso una decisione importante: dire a suo padre che avesse tantissimo materiale alla mano per ricattarlo. Il resto era storia. Ed era ciò che, fondamentalmente, aveva anche messo le basi di quello che era uno stupendo rapporto padre-figlia, sospettava, dove il genitore in questione spesse volte si trovava a chiudere non uno, ma entrambi gli occhi alle bravate della maggiore dei figli. E che forse stava alla base del fatto che la bionda fosse stata smistata a tra i Serpeverde.
    Anche quella sera, comunque, si era trovata in una di quelle situazioni assurde. Partendo dal principio bisognerebbe dire che lei, a Flindrikin, ci fosse andata per noia (una costante, appunto), e che si fosse fermata a prendere qualcosa unicamente perché le andava così. Stava sorseggiando il suo drink, una pinta di birra, quando una stramba accoppiata aveva finito per attirare la sua attenzione. Un tipo che parlava fitto fitto, dalle gote già arrossate, non si sapeva se per l'alcool o l'essersi animato, ed un altro dall'aria annoiata, vestito dieci volte meglio del primo, che le dava tutta l'idea di non voler essere lì. O forse di non doverlo essere - complice anche il fatto che i due non potessero apparirle più differenti di così. E che aveva anche un'aria vagamente familiare, notò, ma decise di non approfondire troppo quel pensiero. Se ci avesse effettivamente interagito se lo sarebbe ricordato, no? Non aveva senso fossilizzarsi sul capire perché si fossero incrociati prima - in fondo il mondo era piccolo e, a giudicare dall'età approssimativa, il giovane poteva semplicemente avere l'età giusta per stare al College. Fece quasi per tornare a farsi i fatti suoi quando, grazie anche al fatto che la parte loquace di quel dinamico duo, si fosse evidentemente dimenticata di trovarsi in un luogo pubblico. O forse lo voleva, il consiglio del sovracitato pubblico perché, volente o nolente, la Delgado aveva appreso praticamente tutta la storia delle sue avventure sentimentali pur essendo ad una distanza decente dai due... ed aveva anche capito che quello in questione fosse proprio un omuncolo esattamente come milioni di altri uguali a lui.
    Li fanno in serie, si ritrovò a pensare, e si somigliano pure. E non era tanto una somiglianza fisica, sebbene il tipo in questione fosse quantopiù comune e banale, e di occhi porcini come i suoi ne aveva visti tanti, quanto di atteggiamento. Era lo sguardo. Convinto ma vacuo. Di chi pensa di star facendo il comizio della vita dopo aver fatto la più stravolgente scoperta mai giunta all'uomo, ed invece ti sta solo informando dell'esistenza dell'acqua calda.
    « Sarah è sempre stata una maledetta gold digger. Stava con me solo per succhiare soldi e appena ha trovato uno più ricco ha subito aperto le gambe. » E meno male che le ha aperte, altrimenti a conoscerla per sbaglio avrei avviato una campagna tipo #freesarah perché quantomeno, indipendentemente, almeno dei soldi ce li ha guadagnati. Pur senza guardarli, la giovane si trovò ad accompagnare quel pensiero ad un movimento quasi millimetrico delle sopracciglia. Finse di non ascoltare ancora per qualche battuta, salvo poi voltarsi appena nella direzione dei due alla menzione di Inverness.
    « Non fosse che ci sta di mezzo questa situazione di merda, mi sarei trovato una ragazza di Inverness. Loro non sono così superficiali. » Ovviamente. Fu alla menzione di una Giulietta da parte dell'altro, tuttavia, che le sfuggì un risolino, ed alla battuta seguente, un prevedibilissimo - « Nah.. quelle sono quasi tutte lycan, se la credono troppo. » , che la bionda decise fosse il caso di abbandonare le convenzioni sociali e passò dal guardare i due di sottecchi, ad osservarli in maniera più diretta, senza più preoccuparsi di venire beccata.
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    « Tu sei di Inverness, giusto? Non è che per caso hai qualche amica da presentare a Jonathan? La fidanzata gli ha appena messo le corna con uno che lavora alla Gringott. » Quando il moro le si rivolse direttamente, Sol annuì, con l'ombra di un sorriso sulle labbra e l'espressione distesa ed amabile - chiaro segno del fatto, in realtà, che stesse carburando qualcosa. Consapevolmente o meno che fosse - e diamine, se sperava che fosse stata una scelta consapevole e non la buona azione dell'anno - la sua nuova conoscenza le aveva appena fatto dono del giochino della serata. Sorrise, quindi, per proferire un: « Inverness, esatto. Sol. » Disse per presentarsi, facendo poi passare lo sguardo dall'uno all'altro, per concentrarsi, ovviamente, su quello che pareva aver da ridire sull'intera popolazione femminile di Inverness e non. « Jonathan. Mi sembra evidente che in questo frangente della vita a te serva uno wingman. Che te lo dico, a me sembri un ottimo partito - non capisco come la tua ex possa essersi comportata in questa maniera bislacca. »
    « Eh, ma perché non puoi capire, è una gold digger del cazzo. Lo dicevo anche a Seojoon prima. Lui ne è pieno. » Asserì l'inglese con una certa convinzione ed accompagnando il tutto con un ampio gesto del braccio. E, tra le altre cose, mancando l'altro - Seojoon, appunto - per un soffio. Coordinazione occhio-mano non pervenuta. Come pure quella cervello-bocca, a ben vedere.
    « Ah. » Certamente. « Mi spiace. » Disse quindi al moro, lanciandogli però un'occhiata di qualche istante troppo lunga e divertita per essere effettivamente sincera. « Ma qui è di te che stiamo parlando, Jonathan. J. Ti posso chiamare J? Se devo presentarti amiche, eccetera eccetera. » Un sorriso angelico nello sporgersi leggermente verso il tipo. « Tu devi essere schietto con me. Davvero i tuoi unici requisiti sono che non sia una gold digger e che abbia senso dell'umorismo? » O che, nel tuo caso, non ne abbia. « Avere delle aspettative, standard se vogliamo, è essenziale. E se devo presentarti gente è giusto che io li conosca. Quindi dicci tutto - parlaci di questa donna ideale. Io prendo appunti, eh. »




    Edited by peccadillo! - 14/6/2023, 13:22
     
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