Devil by the Window

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    Marina, in quelle settimane, a mala pena riusciva a mantenere la calma per quanto fosse frustrata per cose che nemmeno riusciva a ricordare. Lei, che era una manipolatrice seriale, si era fatta battere al suo stesso gioco. Come era possibile? Cosa aveva fatto di così sprovveduto da avere un vuoto così enorme nella memoria?. Mesi, MESI aveva passato tra le mura del castello a fare la…psicologa e non si ricordava neanche il perché. L'ultimo suo ricordo era in Brasile, poco prima di partire per affrontare l’ennesimo incarico che le avevano assegnato. Ma cosa riguardava questa missione? Non era così credibile che lei fosse lì solo per fare la “psicologa” a degli adolescenti. Neanche le piacevano gli adolescenti, anzi non vedeva l’ora che i suoi fratelli passassero quella fase esistenziale per poter finalmente avere meno preoccupazioni. Ormoni a giro, mancanze di rispetto, azioni stupide, perché avrebbe voluto affrontare tutto questo moltiplicato per più di duemila studenti? Quindi, perché era lì?
    Anche la scusa di voler proteggere suo fratello ad Hogwarts non sembrava così credibile, visto che sarebbe potuto benissimo andare in qualsiasi altra scuola di magia in America. Allora, cosa stava cercando, o chi stava cercando e perché proprio ad Hogwarts?.
    Finalmente la chiamata che tanto stava aspettando arrivò.
    “Pedro, allora? Hai delle buone notizie vero?”
    Suo fratello maggiore, che in quei mesi fu aggiornato da Juan, con il quale Marina riusciva a parlare col pensiero, riuscì a mettersi in contatto con lei appena uscita da Inverness. Peccato, che nulla di quello che ascoltò la fece particolarmente piacere. Il suo mistero sembrava più difficile da districare che un puzzle di 3000 pezzi. L’unico indizio che avevano al momento erano dei soldi portati da qualcuno del Ministero Inglese e la psicologa intrappolata in una delle celle sotterranee a prova di magia.
    Marina non si scompose, l’ultima cosa che doveva fare era perdere la calma che già le sembrava essere scarsa, e cercò una soluzione nella quale comunque non avrebbe voluto coinvolgere molte persone,solo le persone veramente fidate. Infatti, nonostante il bagno di umiltà subito ad Hogwarts, Marina continuava a credere di non aver bisogno di nessuno, soprattutto perché si doveva riconquistare il rispetto dei suoi soldati. Come poteva governare una città se non riusciva neanche a risolvere i problemi che si era creata da sola? Dov’era la sua credibilità?
    Sicuramente Pedro ed i suoi non avrebbero potuto trovare più niente altro, per lo meno non lì da dove Marina era partita, visto che di sicuro non aveva parlato a nessuno della missione dato il coinvolgimento del ministero della magia inglese. Però, avrebbe potuto mandare qualcuno a setacciare il locale che aveva affittato ad Inverness per ottenere altre informazioni. Lei neanche per tutto l’oro del mondo ci avrebbe rimesso piede così da farsi obliviare per la terza volta.
    “Ah, mi dispiace, Pedro. Per favore, fai le condoglianze a Marisol anche da parte mia. Dovete prendere un aereo per l’Inghilterra, vero? Per il funerale.”
    Parole in codice per sottintendere che ormai delle psicologa non se ne faceva più nulla e che poteva prenderle un biglietto di sola andata per Londra, subito dopo essere stata opportunamente obliviata. Ucciderla, non avrebbe avuto senso, Marina si sarebbe solo inimicata metà Hogwarts e forse tutti i lycan di Inverness. Che dire, anche no. Meglio lasciarla libera con un vuoto di memoria. In fondo occhio per occhio, dente per dente, o in questo caso un buco di memoria, per un buco di memoria.
    “Ah, Pe’, mi puoi passare il numero di Hernando? che volevo chiedergli se può rifarmi gli occhiali…ok…grazie…ti richiamo, ciao.”
    Appena finita la chiamata, Marina prese un treno per dirigersi verso il centro di Londra, ma non si fece scappare l’occasione ed utilizzò il telefono di un paio di passanti per fare le sue chiamate con la scusa di avere il telefono scarico. Hernando ebbe il compito di dirigersi al suo locale di Inverness a cercare qualche indizio che magari le era sfuggito, mentre da Suarez, Marina, riuscì a procurarsi l'indirizzo di un negozio, il cui proprietario sembrava fare al caso suo.
    Durante la notte, Marina, che non poteva fiondarsi a Magie Sinister senza prima fare le sue ricerche, cercò di scoprire chi fosse il ragazzo a capo del negozio ed il suo interesse crebbe ancora di più dopo aver capito con chi aveva a che fare. Un chaebol, figlio di uno dei più potenti coreani, mandato dal padre ad espandere il loro impero in Europa.
    Ma cazz era un chaebol?
    Marina della Corea purtroppo non sapeva un granché, visto che non aveva mai avuto a che fare con un coreano o con degli incarichi che la potessero far interessare alla loro cultura. Però, per fortuna c’era internet, anche se era praticamente sicura che non avrebbe trovato un vero curriculum di queste persone, né avrebbe avuto la possibilità di capire in cosa erano realmente coinvolti.
    Quindi, Marina chiamò un’altra persona, la quale si occupava di gestire il sito dei mercenari di Rio sul dark web, nel quale sarebbe dovuta entrare per riuscire ad avere un quadro generale sulle persone di questa facoltosa famiglia.
    Poco tempo dopo, Marina comprese quanto fossero potenti i chaebol in Corea, e di come si fossero arricchiti negli anni, partendo dal niente. Quindi, anche se non era Seojoon la persona per cui stava provando un profondo senso di rispetto, era sicura che sarebbero potuti riuscire a trovare un accordo che portasse dei vantaggi ad entrambe le parti. Infatti, la mercenaria comprese quanto al primogenito servisse una mano per riuscire a rimettersi in piedi dopo aver perso gran parte dei suoi averi a Londra, a causa della conquista di Hogsmeade da parte dei Lycan. Ma soprattutto quanto gli servisse riconquistare il rispetto di suo padre, il quale, sicuramente, non riusciva più a guardarlo dalla delusione. Tutti quei sentimenti che Seojoon provava, nonostante Marina non potesse comprenderli, visto che di solito stava dall’altra parte, sarebbe riuscita a gestirli, ad attenuarli, se lui avesse voluto, o sarebbe riuscita a mutarli per aiutarlo a capire cosa avrebbe dovuto fare da lì in poi.
    Per questo il pomeriggio seguente, all'ora di chiusura, Marina si trovava davanti alla porta di Magie Sinister, pronta a fare la conoscenza del ragazzo.
    Come al solito, la psichica non aveva il suo reale aspetto ma aveva preso le sembianze di una donna che, sfortunatamente, si era imbattuta in lei ieri sera, mentre buttava la spazzatura davanti casa sua, e che al momento si trovava ben legata nel bagno del monolocale affittato dalla Santos a Londra.
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    Appena entrata, mentre l’ultimo cliente stava uscendo e la pioggia batteva a terra tanto ferocemente quanto la Santos rivoleva i suoi ricordi, Marina si girò per chiudere la porta e girare il cartello in modo da mettere in bella vista la scritta “chiuso”.
    Il commesso la vide ed irritato portò la mano sotto al bancone alla ricerca della bacchetta.
    “Scusi, ma ancora non siamo chiusi, cosa vuole?”
    Chiese con tono deciso il ragazzo, mentre Marina congiungeva le mani davanti a sè e faceva dei passi avanti, guardandosi intorno alla ricerca del chaebol.
    “Sto cercando il proprietario, sa per caso dov’è? Avevamo un appuntamento"
    Rispose Marina cercando di rassicurare il ragazzo con un morbido sorriso. Indipendentemente dalle sue volontà, il ragazzo si sarebbe sentito pervaso da una tranquillità come se tutte le sue preoccupazioni in quel preciso istante fossero sparite dalla sua mente…ma che casualità.
    “Dovrebbe essere sul retro, ora glielo chiamo.”
    Facile quanto rubare le caramelle mou ad un bambino.
    “Perfetto, lo aspetto qui allora.”
    Rispose Marina, mentre si aggirava per il negozio cercando di capire cosa fossero tutti quei manufatti esposti, che tutto sembravano tranne che innocui.
    L’attenzione della strega fu attratta da una mano rinsecchita appoggiata sulla mensola del camino, tanto da farle prendere una penna dalla tasca per cercare di toccarla. Ma che posto è questo..? Si chiese confusa, mentre il fuoco scoppiettava ed il pavimento iniziò a scricchiolare. Qualcuno stava arrivando.

    Edited by LikeADragon - 18/4/2023, 22:46
     
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    « Padrone! Buonasera. » Il ragazzo sembrò quasi saltare sul posto quando al suono del piccolo campanello sulla porta seguì l'entrata nel negozio di Seojoon. Il maggiore dei Moon, nonché proprietario della bottega, visitava spesso la sua attività, ma difficilmente arrivava senza annunciarsi. Quel giorno, tuttavia, era di fretta. Uscito dall'ufficio dell'intelligence poc'anzi, si era smaterializzato subito a Nocturn Alley con lo scopo di reperire dal retrobottega alcuni fascicoli in cui il vecchio proprietario teneva le ricevute di tutti gli acquisti regolari. Gli serviva alla svelta per un'indagine che il team anti-ricettazione stava svolgendo su una truffa a livello internazionale. L'indagine era aperta da anni e per tutto quel tempo era risultata in continui vicoli ciechi, ma quel pomeriggio era giunta loro una soffiata anonima riguardo la possibile implicazione da parte dei ricettatori di alcuni armadi svanitori comprati legalmente in diverse botteghe magiche internazionali, tra cui proprio Magie Sinister. Inutile dire che Seojoon era stato immediatamente mandato a reperire eventuali prove tangibili prima che qualcuno potesse farle opportunamente sparire. La fretta nel suo passo era evidente, tanto che degnò il garzone a malapena di un cenno di saluto mentre si dirigeva con incedere spedito verso l'ufficio seminterrato. « Non ci sono per nessuno. » disse sbrigativo, prima di sbattersi alle spalle la porticina che immetteva sul retro e scendere gli scalini a due a due per immettersi nell'ufficio - opportunamente dissimulato con la magia. Sbuffò tra sé e sé, lanciando il trench umido di pioggerella sulla poltrona e rimboccandosi le maniche della camicia per mettersi al lavoro. Da quando aveva acquistato quel posto, Seojoon aveva fatto il possibile per riordinarlo, ma l'organizzazione caotica dell'ex proprietario era difficile da mettere a sistema, e molte cose erano ancora un work in progress dentro a grosse scatole di cartone. Onestamente non capisco proprio quale fosse la difficoltà di ordinare le fatture per annate invece che.. bo.. così, a caso. Sicuramente nella testa dell'uomo che aveva condotto quell'attività per tanti anni, una logica ci doveva stare, ma agli occhi di Seojoon sembrava tutto solamente un chaos senza capo né coda. Non c'era dunque da stupirsi se si fosse fatto quasi orario di chiusura e lui fosse ancora lì, a rovistare tra scartoffie e merce di dubbia origine. Il giovane Moon era piuttosto convinto che quel negozio fosse stato per molti anni poco più che una facciata ad attività più illegali - non che la cosa lo disturbasse particolarmente - e a giudicare dalle dissimmetrie tra le fatture e dai tanti artefatti magici non registrati che aveva reperito, il suo intuito non doveva essere poi tanto sbagliato. Quando sentii un suono di nocche sulla porta, alzò gli occhi al soffitto con grande fastidio. « Ho da fare.
    Se hai pulito il negozio puoi chiudere e andare a casa Rupert. »
    Ci fu un istante di silenzio. « Padrone, c'è una donna qui che lo cerca. » Non è la prima e non sarà l'ultima. « Ti ho detto che non ci sono per nessuno. » Altro silenzio. « Padrone, è importante. » Ormai infastidito anche troppo, il giovane Moon si alzò di scatto dalla poltrona, raggiungendo la porta e aprendola con uno slancio forse troppo brusco che fece sussultare il ragazzo. « E io credo proprio di avere cose più importanti da fare. » Fece per sbattere nuovamente la porta, ma un istante prima di chiuderla le dita del ragazzo si frapposero tra la porta e lo stipite. Prese in mezzo ai due con così tanta violenza, le nocche fecero un sonoro crac e il sangue cominciò a colare dai tagli profondi, lasciando Seojoon con gli occhi fuori dalle orbite per lo shock. Uno shock che, se possibile, fu ancora più intenso nel constatare che il ragazzo non aveva emesso neanche un singolo gemito - quasi non percepisse affatto quel dolore. « MA SEI PAZZO? » Ruperto lo fissava negli occhi con spettrale determinazione, come fosse sotto Imperio. « Padrone, c'è una donna qui che lo cerca. » A giudicare dalla situazione, di chiunque si trattasse non era nulla di buono. Sospirò, annuendo appena prima di estrarre la bacchetta e puntarla sulla mano del ragazzo per castargli un veloce « Ferula. » che potesse quanto meno tenere la situazione in sesto fino all'incontro con un medimago. « Va bene. Vai subito al San Mungo e chiedi del Dottor Solomon. Dì loro che ti manda Moon Seojoon. Ti visiteranno subito in maniera discreta. » Perché in fin dei conti, Rupert era pur sempre un suo dipendente, che per altro si era fatto male durante l'orario lavorativo e per colpa sua: Seojoon non voleva problemi. A quel punto, congedato il ragazzo, il coreano estrasse dalla tasca interna della giacca un paio di quelli che sembravano semplici e discreti occhiali da vista, infilandoseli sul naso. In realtà la loro funzione era quella di individuare oggetti magici e catalizzatori anche nascosti dalla magia: ovviamente uno dei prodotti tecnologici targati Moon. Fatto ciò si diresse al piano superiore, trovandosi di fronte ad una donna che non aveva mai visto in vita propria. Che fosse un'affiliata della gang di ricettatori? Non era da escludersi, visto il tempismo e visto che sembrava aver imperiato senza troppi scrupoli un garzone di bottega. Lo sguardo del moro, tuttavia, non poté fare a meno di individuare, tramite le lenti, l'anello che la donna aveva al dito. Addosso non sembrava avere altri oggetti magici, nemmeno una bacchetta. Una warlock? Sono inclusi anche loro in questo giro? La cosa lo avrebbe lasciato un po' perplesso, verso la politica warlock nei confronti del mondo magico: se ne erano stati sempre per le loro fino alla faccenda del Giappone, dunque era strano che alcuni loro appartenenti conducessero traffici illeciti nella società magica. « Mi è stato riferito che voleva vedermi. » Fece una pausa, rimanendo a debita distanza, con la mano già pronta sulla bacchetta che teneva in tasca. La fissava in viso senza alcuna espressione nel particolare. « Con una certa urgenza, a quanto pare. » Le labbra del ragazzo si incurvarono in un sorrisino senz'anima, veloce e millimetrico, che non si rispecchiava tuttavia nello sguardo ancora apatico. « Mi dicono spesso che sono un uomo difficile da reperire, ma è la prima volta che qualcuno viene imperiato per arrivare a me. » Decise di utilizzare quel termine per non rivelare il fatto che fosse consapevole dell'appartenenza della sua interlocutrice alla comunità warlock. « Posso sapere il motivo di questa urgenza? »

     
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    La mano ossuta sul camino scattò sulla penna nello stesso momento in cui Marina riuscì ad udire una porta chiudersi rumorosamente nel retrobottega del negozio. Il viso della ragazza si voltò di scatto verso il bancone, perfettamente consapevole che prima o poi qualcuno sarebbe uscito da quel corridoio, anche se non nelle migliori condizioni. A confermarlo, arrivò il quasi urlo del proprietario, che per poco non imprecò sul suo dipendente.
    Beh, sarebbe bastato uscire quando chiesto…
    Così, dopo pochi minuti di paziente attesa, finalmente Seojoon decise di annunciare la sua presenza, ma non con le parole semplicemente con il pensiero. Marina, che purtroppo non poteva far altro che sentire le sue osservazioni, e credetemi se vi dico che in alcune occasioni avrebbe preferito annullare tutte quelle voci per far spazio solo alla sua, non sembrò molto sorpresa dal sentire che, già dalla prima occhiata, Seojoon era riuscito a riconoscere la sua natura.
    “Se cominciassi ad elencare in quanti giri sono coinvolta, probabilmente non ci crederesti.”
    Affermò senza troppi problemi Marina, ridendo tra sé, mentre nella sua mente apparirono tutti i guai in chi si era infilata in quei pochi anni vissuti. Dire tanti era quasi un insulto alla sua persona, o meglio alla sua libera, liberissima, professione.
    “E no, non sono inclusa in quel giro di cui stai parlando, di solito non me ne occupo io.”
    Marina scosse la testa per rimarcare che lei non era venuta per riscuotere alcunché ma sicuramente era lì per riprendersi qualcosa che le era stato rubato
    “Comunque sì..ha completamente ragione, volevo vederla, ed il commesso deve essere stato particolarmente persuasivo....” Marina mise un po’ di enfasi sull’ultima parola, proprio per far capire che sapeva perfettamente cosa fosse successo al ragazzo e di quanto fosse stato difficile attirare l’attenzione di Seojoon fuori dal suo ufficio. Cosa che la Santos trovava a dir poco irritante. “da quanto so, lei non è una persona che fa quello che gli altri le dicono.”
    Marina avvertiva diffidenza, ma chi non poteva averla in un momento come quello? Lei stessa stava tastando il terreno per capire quanto in là il ragazzo si sarebbe spinto per buttarla fuori, peccato che in ogni caso lei non glielo avrebbe permesso. Come sempre, Marina partiva con le buone, ma bastava solo un passo falso per farla scattare in modalità Jackie Chan.
    “Se devo essere totalmente sincera, no, non l’ho imperiato, gli ho semplicemente chiesto gentilmente di chiamarla. Poi, lei ha fatto resistenza, ma tecnicamente io non ho fatto niente. Comunque, la bacchetta non le servirà”
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    La Santos avvertì Seojoon, con un accenno di sorriso sul volto, allungando il braccio per indicare la mano che il ragazzo teneva nascosta, neanche fossero stati in un film Western.
    “Meglio se si rilassa un po’ e viene qui a parlare insieme a me. So che questo non è il migliore dei modi per presentarsi ma sono particolarmente tesa in questi giorni, e non ho più tempo da perdere. Per questo speravo che lei potesse darmi una mano a trovare quello che sto cercando.”
    Marina, per l’ultima volta, decise di usare i suoi poteri, per far lasciare al ragazzo la sua bacchetta sul bancone e farlo avvicinare ad una delle due poltrone che Marina aveva deciso di cominciare a spostare davanti al camino. Se non era riuscito a capirlo prima, sicuramente ora gli sarebbe stato chiaro, come il cielo d’estate, che la Warlock non fosse andata ad Hogwarts o a nessun'altra scuola di magia. Altrimenti un accio, non glielo avrebbe tolto nessuno.
    Appena la Santos si mise a sedere, incrociò sia le gambe che le mani per poi sporgersi verso Seojoon.
    “Mi scusi tantissimo per i modi, le do la mia parola che non userò più i miei poteri su di lei in questa conversazione, a meno che lei non voglia. Però, capisce che dovevo assicurarmi di essere al sicuro prima di cominciare a parlarle”
    Marina si sfilò l’anello e lo ripose in una delle tasche dell’impermeabile, in modo che comunque fosse vicino ma sicuramente irraggiungibile in tempi brevi. La Warlock non voleva che Seojoon si sentisse troppo a disagio, anzi tutt’altro, visto che per arrivare al suo scopo un minimo si sarebbero dovuti fidare l’uno dell’altra. Infatti, a conferma di ciò, alzò le mani per fargli vedere che non aveva nient'altro con sè che potesse interferire con il suo volere. Comunque, il togliersi l’anello, non permetteva ai pensieri del ragazzo di scomparire dalla mente di Marina, ma sicuramente la strega avrebbe trovato il modo di fingere e portare avanti la conversazione con nonchalance.
    “Bene, adesso che siamo a posto. Vede signor Seojoon, mentre stavo esaminando a fondo tutta la sua persona, ovviamente tramite file, non sono certo una stalker. Ho trovato interessante la sua situazione… Insomma, le sue proprietà ad Hogsmeade sono tutte andate in malora, suo padre l’ha minacciata per non tornare a casa, a meno che non fosse riuscito a fare qualcosa di concreto per l’azienda…e mi creda se le dico che capisco perfettamente come ci si sente ad avere un pugno di mosche in mano…perché, andiamo, questo tugurio non è proprio nel suo stile, ammettiamolo.”
    Marina cercò di mettere in campo tutte le informazioni che aveva per far suscitare in Seojoon qualche emozione, qualsiasi, anche solo una, in modo da portarlo ad interessarsi prima alla suo offerta e poi alla sua richiesta.
    “Quindi, in tutto il tempo che ho trascorso a venire qui, mi stavo chiedendo, come poter fare felice una persona che potrebbe far felice anche me?”
    La Santos si sporse sempre più avanti verso il ragazzo, così che potesse arrivargli la preoccupazione che aveva nei suoi confronti. Tutta quella frustrazione verso il padre, la voglia di lasciare tutto ed andarsene finalmente in Corea, dove avrebbe potuto davvero fare la vita da Chaebol che gli spettava.
    “Vede, Seojoon, lei mi deve considerare una specie di genio della lampada, dove però abbiamo entrambi un desiderio a testa a volta. Io aiuto lei ad ottenere quello che vuole e lei aiuta me. E deve credermi se le dico, che ciò che vuole, quasi sicuramente posso farlo, un buon 99%”
    Sinceramente a Marina non sembrava per niente un cattivo affare. Uno per uno non fa male a nessuno, come suol dire. Inoltre, probabilmente lei non avrebbe neanche dovuto far nulla, le sarebbe bastata una chiamata al suo scagnozzo più vicino e quello che voleva Seojoon si sarebbe fatto senza troppi problemi. Però, Marina con quelle parole, voleva mettere in chiaro quanto fosse disposta a scommettere pur di riavere la sua memoria indietro. Costi quel che costi, avrebbe fatto tutto.
     
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    « Se cominciassi ad elencare in quanti giri sono coinvolta, probabilmente non ci crederesti. » Gli angoli delle labbra del ragazzo si incurvarono veloci e millimetrici, in un sorrisino meccanico. « Mi metta pure alla prova. » Era difficile stupire Seojoon, specialmente dopo tutto ciò che aveva visto sia all'interno della propria famiglia, sia al di fuori. « E no, non sono inclusa in quel giro di cui stai parlando, di solito non me ne occupo io. Comunque sì..ha completamente ragione, volevo vederla, ed il commesso deve essere stato particolarmente persuasivo... » « Se vogliamo definirlo così.. » Inarcò un sopracciglio, scoccandole un'occhiata eloquente nel rendere ovvio quanto la definizione data da lei fosse un mero eufemismo in misura a ciò a cui aveva assistito poco prima da parte del suo dipendente. « Se devo essere totalmente sincera, no, non l’ho imperiato, gli ho semplicemente chiesto gentilmente di chiamarla. Poi, lei ha fatto resistenza, ma tecnicamente io non ho fatto niente. Comunque, la bacchetta non le servirà. » Ok, quindi sei proprio una psichica. La cosa lo turbava parzialmente: sapeva quanto gli psichici fossero pericolosi in virtù dei loro poteri, ma sapeva anche quanto dispendiosa fosse la magia che esercitavano. Non che sia importante. Anche se le loro energie magiche non durano altrettanto a lungo quanto quelle degli altri, gli bastano cinque minuti per fare più danni di un qualunque mago. L'unica protezione che aveva a riguardo era l'occlumanzia, che si tenne ben pronto ad adoperare in caso di necessità. « Meglio se si rilassa un po’ e viene qui a parlare insieme a me. So che questo non è il migliore dei modi per presentarsi ma sono particolarmente tesa in questi giorni, e non ho più tempo da perdere. Per questo speravo che lei potesse darmi una mano a trovare quello che sto cercando. » Sentì in maniera netta l'arrivo dell'incantesimo, e fu istintivo per Seojoon bloccarlo dalla propria mente, innalzando le barriere della sua capacità. Tuttavia, non volendo rendere quell'incontro più difficile e intenzionato a non scoprire sin da subito tutte le proprie carte, poggiò comunque la bacchetta sul bancone, prendendo posto sulla poltrona spostata dalla donna vicino al camino. « Mi scusi tantissimo per i modi, le do la mia parola che non userò più i miei poteri su di lei in questa conversazione, a meno che lei non voglia. Però, capisce che dovevo assicurarmi di essere al sicuro prima di cominciare a parlarle. » « È consapevole del fatto che gli warlock colti fuori dai propri quartieri in territorio inglese sono oggetti ad arresto immediato da parte delle forze dell'ordine? » D'altronde, che fosse una warlock, ormai era evidente. Meno evidente era cosa volesse e perché, nello specifico, si stesse rivolgendo proprio a lui. D'altronde l'affiliazione dei Moon col Progetto Minerva non era un mistero, e ancor meno lo era quella degli warlock con Inverness - da cui, appunto, era derivata la legge appena citata da Seojoon. Le rivolse un'occhiata da sopra le lenti, stirando un sorriso dai tratti poco decifrabili. « Bene, adesso che siamo a posto. Vede signor Seojoon, mentre stavo esaminando a fondo tutta la sua persona, ovviamente tramite file, non sono certo una stalker. Ho trovato interessante la sua situazione… Insomma, le sue proprietà ad Hogsmeade sono tutte andate in malora, suo padre l’ha minacciata per non tornare a casa, a meno che non fosse riuscito a fare qualcosa di concreto per l’azienda…e mi creda se le dico che capisco perfettamente come ci si sente ad avere un pugno di mosche in mano…perché, andiamo, questo tugurio non è proprio nel suo stile, ammettiamolo. » Il resoconto delle sue ultime avventure non sembrò scalfirlo troppo; piuttosto si guardò intorno, come ad abbracciare l'intero ambiente del negozio con lo sguardo. « Lei dice? Mi stupisce che abbia fatto sufficienti ricerche su di
    me da sapere che mio padre mi vuole qui ma non abbia idea del motivo per cui io abbia scelto di acquistare Magie Sinister tra tutti i posti. »
    Riportò lo sguardo su di lei, sorridendo nuovamente. A Nocturn Alley c'erano molti negozi di dubbio gusto, ma Magie Sinister non era semplicemente un negozio: aveva una lunga storia alle sue spalle e per quell'ambiente angusto erano passati maghi molto noti - alcuni addirittura temuti. Il giovane Moon avrebbe potuto tranquillamente acquistare qualunque altro locale, e quello che aveva scelto era stato forse il più difficile da farsi cedere, ma il suo posizionamento strategico e le connessioni interpersonali che portava con sé avevano molto più valore di tutta la merce esposta messa insieme. « Con le sue doti, lei dovrebbe saper meglio di chiunque altro che i diamanti si trovano nella terra. » Le fece tuttavia cenno con la mano di proseguire, scansando quella digressione. « Quindi, in tutto il tempo che ho trascorso a venire qui, mi stavo chiedendo, come poter fare felice una persona che potrebbe far felice anche me? Vede, Seojoon, lei mi deve considerare una specie di genio della lampada, dove però abbiamo entrambi un desiderio a testa a volta. Io aiuto lei ad ottenere quello che vuole e lei aiuta me. E deve credermi se le dico, che ciò che vuole, quasi sicuramente posso farlo, un buon 99%. » Rimase in silenzio per qualche istante, fissandola senza dire nulla. Poi, lentamente, si alzò dalla poltrona, raggiungendo un mobiletto accanto al bancone. Aprendo lo sportello rivelò un piccolo frigo, da cui estrasse una bottiglia di incendiario, prendendo poi un paio di bicchieri dal secondo sportello. Tornato indietro, poggiò il tutto sul tavolino, versando due dita di liquore in ciascun bicchiere. « Le si sarà seccata la bocca a forza di parlare. Prego. » Non si stupì quando fu il primo a bere. D'altronde, come lui non si fidava di lei, così immaginava fosse lo stesso anche a parti inverse. Preso quindi un sorso di incendiario, rimase ancora per qualche istante in silenzio, osservando il liquido ambrato roteare nel bicchiere. « Sarò franco con lei: al momento tutto ciò che ho visto è una psichica. E per quanto la cosa sia interessante, potrei avere mille e una motivazioni per consegnarla direttamente alle autorità. Non so chi lei sia, da dove venga, cosa voglia o perché abbia deciso di uscire dalla protezione della sua comunità per venire a parlare con me. Tutte queste incognite, lo capirà da sola, non la rendono ai miei occhi una persona a cui mi sentirei di chiedere favori qualora volessi, e ancor meno una che sarei disposto ad aiutare. » Prese un altro breve sorso, stringendosi leggermente nelle spalle. Non c'era nulla di personale in quelle parole, semplicemente si trattava di affari come ogni altra cosa, e di certo Seojoon non era tipo da fare affari con chiunque andasse a bussare alla sua porta con un sogno e qualche bella parola. « Mi dica, donna di cui non conosco nemmeno il nome, se dovesse scegliere tra un alleato potente ma rischioso oppure uno debole ma affidabile, chi sceglierebbe? » Inclinò un angolo delle labbra in un mezzo sorriso. « Le ricerche che ha fatto su di me dovrebbero averle fatto capire che non faccio acquisti a scatola chiusa. » E di certo non mi fido di chi arriva alla mia porta per proporsi di realizzare tutti i miei desideri. C'è sempre qualche fregatura. « Dunque, prima di chiederci come lei possa far felice me, sarei interessato a sapere come io possa far felice lei - ma soprattutto chi dovrei far felice. Perché al momento non ho la più pallida idea di chi sia la persona seduta di fronte a me. » Non c'era alcuna accusa nel suo tono, né tensione. Per Seojoon, quel tipo di conversazione era tanto naturale quanto all'ordine del giorno, e il sorriso tranquillo sulle sue labbra la diceva lunga a riguardo.

     
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    L’indifferenza negli occhi di Seojoon era chiara e cristallina, quanto la decisione di non muoversi di lì, lo era per Marina. La strega, non aveva intenzione di lasciare quel negozio, almeno finché il ragazzo non avesse cominciato ad interessarsi un minimo alla sua causa. Che fosse per il suo interesse verso di lei, oppure per avere qualcosa in cambio, a Marina non importava affatto. Comunque, visto che un minimo aveva fatto ricerche sul cheabol, la strega era sicura che Seojoon non avrebbe appoggiato una causa, se lui non fosse riuscito a ricavarne qualcosa. Anche perché altrimenti sarebbe stato fin troppo facile.
    “Pienamente consapevole si, ma non credo mi succederà niente comunque.”
    Marina, come il ragazzo, abbozzò un sorriso privo di emozioni, incrociando le mani davanti a sé, senza aggiungere nient’altro.
    La strega era perfettamente consapevole che stava correndo un rischio andando a trovare Seojoon, ma alla fine i pericoli per lei erano all’ordine del giorno, anzi, se non ci fossero stati, probabilmente il suo lavoro non avrebbe neanche avuto senso, sarebbe rimasta disoccupata. Inoltre, non sarebbe stato troppo difficile per lei prendere il ragazzo come ostaggio, due colpi qua e là e sarebbe caduto a terra svenuto e lei avrebbe potuto scappare senza grossi problemi o utilizzarlo in stile burattino.

    « Con le sue doti, lei dovrebbe saper meglio di chiunque altro che i diamanti si trovano nella terra. »
    “Senta, diamanti a terra, diamanti in cielo, non è che mi interessi, sinceramente. Rimane il fatto che ha solo un negozio o due e niente di fatto in mano al momento.” E questa era la pura verità, di sicuro non era lei quella che prima stava perdendo le staffe tra un cumulo di fogli sparsi, o che si aspettava dei ricettatori alla propria porta, pronti a farla fuori senza troppe remore. “Possiamo metterci a pensare al futuro quanto vuole: a pensare a quanto diventerà potente quando sarà riuscito ad arrivare ancora oltre questo piccolo posto in pezzi, ma sappiamo entrambi che ci vorrà molto più tempo di quanto suo padre possa darle a disposizione. Se vuole rimanere per sempre in Inghilterra, si senta libero di proseguire questa strada”
    Se c’era una cosa che Marina aveva intuito di quel ragazzo era che l’ultima cosa che voleva era restare a Londra per il resto della vita. Non che servisse un genio per arrivarci, visto che era giovane e particolarmente irritato, per non essere riuscito a raggiungere gli obiettivi del padre.
    Solo questi due fattori portano ad avere di fronte una persona che vuole semplicemente riposarsi, perché ha faticato e lottato per quel qualcosa che alla fine le è stato portato via. Magari, anche una scappatina alle Hawaii non sarebbe stata male. Però, quale posto migliore di casa propria? Intesa proprio come cultura e usanze. Anche la Santos non poteva stare troppo lontano da casa sennò diventava nervosa, era una cosa fin troppo naturale, quasi fisiologica.
    Per questo Marina non si sorprese, quando Seojoon un minimo cominciò a riflettere sulla sua offerta, alzandosi per andare a prendere due bicchieri. La warlock, ovviamente si fermò a guardare il ragazzo bere per primo, prima di bagnarsi le labbra con l’alcolico, che non avrebbe bevuto neanche sotto tortura.
    Infatti, una delle migliori virtù di Marina era proprio la sua lucidità, senza, non sarebbe stata quasi riconoscibile. Però, non lo fece solo per il contesto a dir poco formale e teso, ma per il passato di suo fratello. La strega aveva dovuto sopportare ogni suo vizio, fin da quando era giovane, finché non perse le staffe e riuscì a portarlo in una clinica per farlo smettere di bere e di farsi anche il tavolino della discoteca, in cui si rifugiava ogni sera.
    “Ed è per questo che sono qui, per raccontarle della mia storia, o parte di essa, perché…diciamocelo, probabilmente nessuno sa davvero quale sia, se non io stessa che l’ho vissuta. Però, sono sicura che l’affascinerà.” concluse la strega, osservando il volto del ragazzo, che tutt’altro sembrava che uno sprovveduto, in quel momento. Peccato che tutti avessero alcune fragilità, che Marina poteva usare a proprio favore. “L’unico mio problema è che già soltanto rivelando il mio piccolo segreto, lei potrebbe essere in una sorta di vantaggio, perché potrebbe usarlo…beh, in molte maniere a dir la verità e sicuramente il Ministero Inglese non ne sarebbe molto contento, visto che anche lui ne fa parte.”
    Avanzò Marina, cercando di instillare in Seojoon una certa curiosità, che in un modo o nell’altro la strega avrebbe rivelato nel mezzo o alla fine di quella discussione, per poter dare più dettagli possibili per riottenere i suoi ricordi.
    “Le rispondo che dipende da cosa voglio ottenere. A volte bisogna rischiare per avere qualcosa di prezioso.”
    Un commento, probabilmente fine a sé stesso, anche se la diceva lunga sulla sua persona. Di solito era lei l’alleato potente a cui gli altri facevano riferimento per ottenere ciò che volevano. Raramente si trovava dall’altra parte ed odiava avere dei debiti con le altre persone. Lei lavorava per sé stessa, per la sua famiglia e per la portare fuori dalla povertà più persone possibili.
    Fin da quando si era staccata dalla comunità Warlock, Marina non dovette chiedere più niente a nessuno, anche perché nessuno avrebbe teso una mano per aiutarla. Rio non era una città che dava, prendeva e basta, così tanto che lasciava le persone senza vita o ad elemosinare per strada per giorni senza cibo da poter mangiare. Questo le era stato insegnato, a prendere e lottare per ottenere ciò che voleva.
    “Che persona ha di fronte a lei dice…beh, sicuramente non una semplice Warlock scappata dalla propria comunità, come aveva provato ad ipotizzare poco fa. Il mio nome, penso se lo possa pure inventare, perché non credo che lo dirò mai ad anima viva. Facciamo Olivia Bennett, le va bene?”
    Purtroppo quello che chiedeva il ragazzo era una pretesa troppo grande, ma la Santos poteva comunque saltare direttamente alla parte della storia più interessante, che di sicuro avrebbe surclassato la storia del suo falso nome.
    “Nell’ultimo periodo, a quanto pare, ero entrata in affari con il Ministero della Magia inglese. Di solito, come credo abbia già capito, non mi occupo di cose molto legali e non ho motivo di pensare che il Ministero mi abbia contattata e pagata per annaffiare le piante nella stanza del primo ministro." cominciò a spiegare Marina, con uno degli sguardi più seri che abbia mai avuto in tutta la sua vita. “Il problema è che, il giorno dopo la caduta di Hogwarts nelle mani dei lycan, mi sono risvegliata nel castello in infermeria, e le persone mi stavano chiamando con il nome di una donna di cui non ricordo assolutamente niente. Ora, probabilmente, si starà chiedendo come fa una psichica a dimenticare un pezzo della sua vita, no?.”
    Marina doveva ammettere che quel discorso un minimo la infervorava. Anzi, le faceva salire un bruciore di stomaco, che neanche in cento anni di vita sarebbe riuscita a riprovare. Però, visto la sua professionalità, gli occhi erano gli unici che realmente stavano parlando anche per la sua anima, mentre il suo corpo restava fermo e composto, come se niente la stesse scalfendo.
    “Beh…è una domanda che mi sono fatta anche io sinceramente, dato che nessuno prima di allora era riuscito ad entrare nella mia mente, e mi creda, in tanti ci hanno provato. Ora, l’unica soluzione che mi è venuta in mente, è che un mago ancora più potente di me sia riuscito a colpirmi, ma chi? E perché ero proprio lì in quel castello?”
    Domande più che lecite a cui solo una persona avrebbe potuto rispondere, ma non era lì con loro in quella stanza.
    Ovviamente, la Santos sapeva quanto quelle domande potessero fare quasi paura ad una persona come Seojoon. Mettersi contro il Ministero, indagare per una mercenaria, se l’avessero scoperto, l’avrebbero portato di sicuro verso la conclusione di tutti i rapporti instaurati fino ad ora con lo stato Inglese. Però, d’altra parte, adesso aveva anche un modo per ricattarli, che poteva utilizzare in qualsiasi maniera volesse, non che a Marina importasse particolarmente.
    “So che lei è in buoni rapporti con il Ministero della Magia Inglese, ma deve sapere che le mie intenzioni non sono quelle di usare le risposte alle mie domande per colpire la società, che tanto le serve. Ovviamente, non posso dire che non avrò un po’ di rancore per la persona che mi ha cancellato la memoria, ma non sarà mio compito eliminarla, almeno fino a quando qualcuno non si presenterà alla mia porta con un contratto per farlo. Non so se mi spiego. Non si fa mai niente per niente.”
    Quella era la pura verità? No. Marina avrebbe deciso di mettere su una task force per uccidere quel maledetto? Sì. D’altronde, ognuno aveva le sue debolezze, no? (Per quanto mi riguarda Marina la sento molto come la regina di cuori di Alice: “TAGLIATEGLI LA TEEEEESTA.”)
    Però, Marina, da brava contrattatrice qual era non si sarebbe fatta tradire dalle sue emozioni, ma avrebbe bagnato un’altra volta le labbra con l’alcool con tutta la calma di questo mondo. Per lei sarebbero potuti rimanere su quelle sedie anche fino al mattino seguente, se quello avesse voluto dire uscire di lì con un contratto in piena regola.
     
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    « Le rispondo che dipende da cosa voglio ottenere. A volte bisogna rischiare per avere qualcosa di prezioso. » Nonostante il volto di Seojoon rimanesse impassibile di fronte alle parole della sua interlocutrice, quella frase lo portò quasi sul punto di sorridere tra sé e sé. Il rischio, per persone come lui, era un concetto piuttosto relativo. Meno possedevi, meno influenza avevi, e più - paradossalmente - avevi da perdere, aumentando così anche il margine di quel concetto astratto che era proprio il rischio. I rischi che si poteva assumere Seojoon non erano affatto paragonabili a quelli di chiunque altro. Potrei puntare mille galeoni su un cavallo zoppo e quella perdita non costituirebbe per me nient'altro che un centesimo. È un rischio stupido, sì, ma uno che mi posso permettere.. a differenza d'altri. Il giovane Moon faceva parte di quella millesimale fetta della popolazione per cui una multa altro non era se non un prezzo apposto sui propri vizi - uno che, tra l'altro, poteva facilmente pagare. La domanda, dunque, non era tanto se potesse permettersi di rischiare, ma se volesse farlo.. o anche solo se fosse sufficientemente annoiato da provarci. « Che persona ha di fronte a lei dice…beh, sicuramente non una semplice Warlock scappata dalla propria comunità, come aveva provato ad ipotizzare poco fa. Il mio nome, penso se lo possa pure inventare, perché non credo che lo dirò mai ad anima viva. Facciamo Olivia Bennett, le va bene? » Agitò una mano in aria, come a farle cenno che sì, per il momento poteva andargli bene far finta che quello fosse il suo vero nome e che poteva tranquillamente proseguire. « Nell’ultimo periodo, a quanto pare, ero entrata in affari con il Ministero della Magia inglese. Di solito, come credo abbia già capito, non mi occupo di cose molto legali e non ho motivo di pensare che il Ministero mi abbia contattata e pagata per annaffiare le piante nella stanza del primo ministro. Il problema è che, il giorno dopo la caduta di Hogwarts nelle mani dei lycan, mi sono risvegliata nel castello in infermeria, e le persone mi stavano chiamando con il nome di una donna di cui non ricordo assolutamente niente. Ora, probabilmente, si starà chiedendo come fa una psichica a dimenticare un pezzo della sua vita, no? » Seguiva le sue parole con sguardo neutro, annuendo di tanto in tanto. Se era vero che fosse entrata in affari col Ministero e che ne fosse seguita una perdita di memoria, di certo questi affari non dovevano essere qualcosa di poco conto. Specialmente se si teneva in considerazione il fatto che lei fosse una warlock e che lo snodo di quel discorso fosse niente meno che la presa di Hogwarts - l'evento forse più significativo degli ultimi anni. « Beh…è una domanda che mi sono fatta anche io sinceramente, dato che nessuno prima di allora era riuscito ad entrare nella mia mente, e mi creda, in tanti ci hanno provato. Ora, l’unica soluzione che mi è venuta in mente, è che un mago ancora più potente di me sia riuscito a colpirmi, ma chi? E perché ero proprio lì in quel castello? » « Dubito che la lista di persone che rientrano in questo profilo sia lunga. E se è con il Ministero della Magia che aveva accordi, immagino che sia tra i suoi fedelissimi che deve cercare. » disse tranquillo, facendo roteare il liquido ambrato nel bicchiere prima di prenderne un piccolo sorso. « So che lei è in buoni rapporti con il Ministero della Magia Inglese, ma deve sapere che le mie intenzioni non sono quelle di usare le risposte alle mie domande per colpire la società, che tanto le serve. Ovviamente, non posso dire che non avrò un po’ di rancore per la persona che mi ha cancellato la memoria, ma non sarà mio compito eliminarla, almeno fino a quando qualcuno non si presenterà alla mia porta con un contratto per farlo. Non so se mi spiego. Non si fa mai niente per niente. » Seojoon ascoltò attentamente le parole di
    Marina, mantenendo un'espressione impassibile mentre la donna raccontava la sua storia e le sue teorie sulla sua perdita di memoria. Era un giocatore esperto in questo mondo oscuro, e sapeva che non poteva fidarsi completamente di nessuno, soprattutto di una come lei. Tuttavia, la proposta della donna aveva del potenziale, e sebbene non se la sentisse del tutto di entrarci in affari, poteva comunque metterla alla prova. Mentre Marina finiva di parlare, Seojoon si prese dunque un momento per riflettere, cercando di valutare le implicazioni di questa collaborazione. « Signora Bennet - Olivia, se posso - la mia situazione è molto delicata, come ha sottolineato. È vero che godo di un certo favore da parte del Ministero della Magia, ma capirà da sé che se dovessi collaborare con lei per poi rendermi conto che la sua perdita di memoria è dovuta ad un conflitto con il Ministero stesso.. questo potrebbe far passare la mia situazione da delicata a spiacevole in breve tempo. » E non sono un ingenuo. So bene che la favoletta dell'onore tra criminali è solo questo.. una favoletta. Fece una breve pausa, sollevando un indice come a segnalare che non avesse finito. « Tuttavia non capita tutti i giorni di imbattersi in una psichica che dice di voler collaborare. Quindi, pur con delle condizioni, potrei essere interessato a vedere dove questo rapporto può condurci. » Vuotò ciò che era rimasto del bicchiere, allungandosi poi per poggiarlo sul tavolino di fronte a sé. A quel punto, poggiati i gomiti sulle ginocchia, puntò lo sguardo sul viso dell'interlocutrice. « Diciamo che io abbia la possibilità e la volontà di aiutarla a riacquisire la sua memoria, per prima cosa vorrei sapere quale fosse il suo accordo con il Ministero. » Una clausola, questa, che nulla aveva a che fare con Marina e tutto, invece, con la sua salvaguardia personale. Se il padre aveva deciso di appoggiare quel governo e il suo operato, al punto da tirare ogni filo possibile per inserirlo nell'intelligence, Seojoon voleva quantomeno sapere con chi avesse a che fare e cosa dovesse aspettarsi. È semplice business: quando fai affari con qualcuno, vuoi conoscere anche i suoi affari pregressi. « Per il resto potrà tenersi i suoi segreti e andare per la propria strada una volta concluso l'affare. Ma intanto, per provarmi la sua buona volontà nei miei confronti, vorrei chiederle un piccolo favore. » Che piccolo, almeno per lui, lo era davvero. « Qui vicino, nel quartiere di Diagon Alley, c'è un negozio. Si chiama Tiri Vispi Weasley e si trova di fianco ad Olivander, la storica bottega di bacchette. Attualmente i proprietari non possono esercitare o presentarsi a Londra, quindi i loro affari stanno subendo grosse difficoltà. » Sospirò. « Ho tentato di contattarli per acquisire la proprietà dello stabile, ma hanno rifiutato ogni offerta. » Inarcò un sopracciglio, scoccandole uno sguardo eloquente da sopra il bordo degli occhiali. Cominci a seguirmi? « Immagino che per una psichica non debba essere difficile, convincerli a cedere la proprietà ad un prezzo conveniente, no? »

     
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