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“Forza Ellie, è soltanto un compleanno, solo un normalissimo compleanno” Eleanor stava cercando di mantenere la calma in tutte le maniere, mentre si stava portando alle spalle il quindicesimo vestito che “non le stava minimamente bene.”. Per non parlare dei suoi sospiri che erano così rumorosi che si sarebbero potuti sentire fino all’entrata del Suspiria. Inoltre, se Ellie non avesse fatto attenzione, probabilmente qualche puffola pigmea sarebbe rimasta soffocata sotto al cumulo di vestiti che si stava creando accanto allo specchio della sua camera. Poi, ogni tanto, giusto per dare la colpa a qualcuno, Ellie imprecava contro suo fratello, rimarcando, anche ad alta voce, quanto fosse irritante che non fosse lì a sostenerla e spronarla ad andare ad una festa di cui in realtà neanche le importava. Il problema, che purtroppo non riguardava solo suo fratello in procinto di essere colpito da un fulmine, era che la strega ormai non era più abituata ad andare alle feste perché, da ormai qualche anno, si era ritirata a vita privata a fare la zitella di campagna con tutta la sua fattoria. In questa maniera, nonostante il suo psicologo non fosse per niente d’accordo, Ellie riusciva a schivare molte delle problematiche che derivano dalle interazioni con gli esseri umani. Tutte quelle conversazioni che la portavano da un estremo all’altro della sua sfera emotiva, rendevano la sua vita davvero molto complicata. In qualche secondo poteva passare dall’essere felice all’essere arrabbiata con il mondo per solo una conversazione con una persona, oppure, quello che odiava di più, era passare dall'avere sentimenti per qualcuno all’essere apatica, completamente e schifare quel povero lui o lei che aveva di fronte. Per questo le relazioni con i suoi animali erano decisamente più semplici da gestire, anche se aveva sbalzi di umore e finivano a “litigare”, nessuno se la prendeva a male ma, anzi, tornavano ad essere sereni come prima. Loro amavano lei e lei amava loro, con tutta sé stessa, anche se a volte dava più attenzioni alle puffole invece che agli asticelli. Per rimarcare quanto siano importanti per lei le sue creature potrei portare in gioco anche il suo cane, addestrato appositamente per aiutarla a controllare i suoi attacchi di panico. Per cui, perché intraprendere questa strada verso l’essere umano? Perché stare male?. La prima risposta che Ellie darebbe è: perché mi hanno costretto. Però, in realtà, sapeva perfettamente che stava intraprendendo quel percorso per sé stessa, per riuscire a controllare meglio le sue emozioni ma soprattutto la sua magia. In quell’ultimo anno, infatti, aveva fatto davvero tanti progressi, sia grazie alla comunità lycan, con la quale si era un minimo riappacificata interiormente, che per la vicinanza alle due creature più belle del mondo, che erano i due gemelli di Beatrice e suo fratello. Il perché i due gemelli invece di farla stare peggio la rendevano una persona migliore, ancora Ellie in realtà doveva capirlo. Però, finchè funzionava e non perdeva la calma, non si poneva troppe domande. Quindi, il dover andare ad una festa in cui conosceva davvero poche persone, rappresentava per lei sia una sfida, perché avrebbe dovuto affrontare dei lycan che avrebbero cambiato il suo stato emotivo ad ogni frase, sia un modo per migliorare ed integrarsi al meglio nella comunità. Una spalla, comunque, le avrebbe fatto comodo, anche perché non poteva andare in giro a dire "sì, scusate, sono un po’ matta…roba da nulla, ma voi continuate pure” se ad un certo punto le fosse scappato da ridere a crepapelle, anche se la battuta faceva pena, o se si fosse messa a piangere per una storia neanche troppo triste di un tizio a caso. Il suo problema funzionava un po’ come la balbuzie, veniva fuori nei momenti più scomodi. Però, adesso era il momento di scegliere quel maledetto vestito e smaterializzarsi alla festa, alla quale neanche avrebbe potuto bere, perché altrimenti avrebbe interferito con i farmaci e il suo percorso di maturazione sarebbe andato a puttane. L’Ellie di un tempo non si sarebbe fatta grossi problemi a prendere qualche bicchiere e far finta che nulla fosse successo, ma adesso che si stava impegnando, non voleva assolutamente fare dei passi indietro sulla via della guarigione. Quindi, la sobria e zitella zia Ellie, dopo aver scelto un carinissimo vestito rosso corallo preso completamente a caso del mucchio di abiti per terra, si truccò un minimo, prese la borsetta e il regalo e si smaterializzò all’entrata del Suspiria. Dire che fece un grosso respiro prima di entrare forse era poco, ma per fortuna, per tranquillizzarsi, Ellie portava sempre con sé una delle gomme da masticare blu prese da Mielandia che sapevano di menta piperita. Appena entrata, con gli occhi spipati, andò dal festeggiato e pregò con tutta sè stessa che non aprisse il regalo di fronte a lei. “Ei! Buon compleanno, ti ho fatto un piccolo regalo, è da parte mia e di Percy, spero ti piaccia! Cioè non è niente di che davvero, ma non si sa mai!” Una macchinetta, Eleonor era una cazzo di macchinetta che andava a dritto con le parole senza farle passare dal cervello. Via di qui, via di qui, via di qui. Alla velocità della luce, per uscire da quella conversazione a dir poco imbarazzante, Ellie si fece strada tra gli invitati dando le spalle al ragazzo, facendo dei sorrisi qua e là come per dire “Ciao, ma non ti avvicinare, grazie”. Se avesse potuto cambiarsi i vestiti o addirittura faccia, lo avrebbe fatto senza alcun problema. Peccato che ancora la tecnologia magica non fosse ancora così avanti. Certo che potrebbero farlo un upgrade della pozione polisucco, non è così difficile…
Quindi, immersa nei suoi pensieri e scaricando la tensione tutta sulla gomma da masticare, che neanche uno scaricatore di porto nei suoi giorni più gloriosi, Ellie ordinò una buonissima coca cola. Però, a chi glielo avesse chiesto avrebbe detto “rum e cola”, non perché sentisse il bisogno di mentire spudoratamente ma per ambientarsi all’aria che stava tirando alla festa. Però, ad un certo punto, mentre era sovrappensiero, Ellie sentì il suo nome provenire dalla sua destra, sussultò e per un momento si chiese chi potesse conoscerla, non tanto da invitarla a freccette, quanto da chiamarla “amica”. Amica? Io? Di qualcuno?. Perciò, presa soprattutto dalla curiosità, la strega si girò per vedere chi fosse la persona che voleva attirare la sua attenzione. Dopo uno sguardo interrogativo durato qualche secondo abbondante, Ellie si ricordò di aver conosciuto sia Rupert che il suo amico qualche mese prima proprio al quartier generale. Ellie aveva perso la sua scopa per fare le simulazioni ed i ragazzi erano stati così gentili da portarla nel luogo in cui era stata spostata. Poi, si erano incontrati anche altre volte, soprattutto per pura casualità, ma le erano rimasti così simpatici che effettivamente qualche parola era riuscita a scambiarla volentieri. Per questo decise, con un sorriso sincero, di avvicinarsi ai due soprattutto per vederli giocare, di certo non per partecipare che altrimenti avrebbe dovuto cominciare a battere ogni singola persona del locale. Infatti, per Ellie, che era da quando aveva 18 anni che faceva tiro con l’arco, giocare a freccette era proprio un gioco da ragazzi, quasi poteva farlo ad occhi chiusi e girata di spalle, soprattutto da sobria. Però, non le piaceva mettersi al centro dell'attenzione, per questo non ci aveva più giocato da quando aveva smesso di andare nei locali e si era ritirata a vita privata. “Nah ragazzi non gioco, vi posso guardare però..” Affermò Ellie, alzando la mano in segno di resa, mentre si avvicinava ai ragazzi. Purtroppo, visto che c’erano decisamente troppe persone presenti, la lycan non credeva che il terzo ragazzo fosse con loro. Fu solo quando Rupert si rivolse a Raiden, che Ellie quasi non si gelò sul posto, neanche fosse stato uno dei suoi ex. Ellie, muoviti che altrimenti crederanno che vi conoscete di già, datti una mossa. Però i due ragazzi non sembravano particolarmente attenti, tanto che cominciarono a sbuffare e pregarla di giocare insieme a loro. Peccato che in quel momento Ellie, come se le avessero lanciato un geloraggio in piena regola, si era completamente fermata e l’unica cosa che potè fare, oltre a cercare di scansare lo sguardo di Raiden, era ridere mentre gli altri ridevano, in un modo così macchinoso che, se si fosse vista, si sarebbe fatta paura da sola. Per fortuna che il ragazzo, invece, sembrava molto più spigliato di lei, tanto da farsi avanti e presentarsi, come avrebbe voluto fare anche lei se il panico non l’avesse invasa pochi secondi prima. “Raiden piacere…” “Eleanor, o Ellie, come preferisci!” Riuscì a rispondere la strega, mentre nella sua testa risuonava il suo nome, come la scritta “DVD” sullo schermo del televisore. Raiden…Raiden, Raiden, Raiden. Oh..merda “Oh…aspetta…credo di conoscerti” Come al solito, Ellie non riuscì a mettere un freno alle sue parole, anche se, rispetto a come le erano suonate in testa, le uscirono molto più educate. In ogni caso, la sua memoria era riuscita a tirare fuori Raiden dal cilindro e purtroppo, come le accadeva spesso, nient’altro di buono. Infatti, il ricordo di Raiden, nonostante fosse molto sfocato, era di lui che usciva dalla casa accanto a quella di Bea, spesso…troppo spesso, come se addirittura lui ci vivesse lì. L’imbarazzo più totale la sovrastò. Che figura di merda… Dire che ai tempi Ellie fosse una mocciosa con la quale non si poteva minimamente ragionare era dire poco. Chissà cosa aveva ascoltato, a quali situazioni terrificanti aveva assistito… Ellie non poteva neanche pensarci. Per fortuna che lui si ricordava di tutta una versione diversa di lei: la docile e tranquilla zia Ellie. “Ah sì! Hai ragione, mi sembra di averti visto anche io lì..eheh. In effetti sono la sorella di Percy, anche se al momento non dovrei dirlo, perché tutti hanno una reazione a dir poco indignata al riguardo“ Affermò la strega portandosi immediatamente una mano davanti alla bocca e roteando gli occhi al cielo. Mannaggia a Merlino, perché devo dire sempre ogni cosa. “Perdon, non riesco a mettere un freno alle parole e a volte….diciamo sempre” La verità, la dura verità che tutti sapevano, Ellie se la poteva anche tenere un po’ per sé e magari non nominare l’innominabile. Ah, ricordati che devi essere assolutamente arrabbiata con lui…arghhhh. Ah, aspetta ma lo sono già, non c’è bisogno di fingere. “Insomma, non so se lo sai, ma il cancellamento dalla memoria di tutta l’organizzazione dei lycan quando esci da Inverness, l’hanno messo apposta per me…ma shhh, è un segreto” Autoironia, la bella e vecchia, ma soprattutto efficiente, autoironia. “Se sai i tuoi punti deboli, sfruttali, padawan” Dicevano le parole del suo psicologo, anche se non riprese proprio alla lettera. “Eddai, Ellie non raffreddare così la conversazione!” Sbuffò Jack già un po’ brillo con le freccette in mano pronto a giocare per la vittoria. “Giochiamo forza, sereni, brilli e contenti” “E va bene… se proprio insistete, però sono cavoli vostri se poi perdete eh, io vi ho avvertito” “uuuhhh, cavoli, che paura” Ma che cazz.. Sorvolando con un grandissimo sguardo interrogativo la risposta di Jack, Ellie posò il bicchiere di coca, pronta a lanciare qualche freccetta fuori dal cerchio, giusto per non sentirsi troppo al centro dell’attenzione e non farli morire di imbarazzo. In ogni caso, visto che la la strega era pronta per un 4vs4, quando Raiden le chiese di fare squadra con lui, Ellie sussultò, come se avesse completamente cancellato la sua presenza. In un primo momento lo guardò confusa ma poi annuì, anche se non troppo convinta. “Ah, certo! nessun problema!” Si riprese la strega, annuendo fermamente più volte, anche se effettivamente cominciò a provare un po’ di imbarazzo, dato che Raiden sapeva più cose su di lei, senza neanche conoscerla, che l’intero squadrone. Forse, se fosse stata con uno degli altri ragazzi probabilmente sarebbe andato tutto meglio, ma ehi, Ellie era lì per mettersi alla prova, no? Stupido psicologo. Poi, quando Raiden si vantò delle sue capacità a lanciare freccette, Ellie cominciò a ridere per la casualità della situazione. “Allora direi che le squadre sono un po’ squilibrate perché sono discretamente brava anche io” Affermò la strega, le cui parole altro non fecero che alimentare la sfida tra i due gruppi. “Ah, guarda Jack, un’altra spavalda. Ci stiamo.” Ci stiamo a che? pensò tra sé la strega, mentre Raiden neanche riuscì a terminare la proposta per la scommessa. Maremma pupazza dobbiamo vincere per forza.. « Mi sa che i nostri amici qui hanno paura di non reggere. » “Ah ah.. ma davvero?” affermò Ellie sgranando gli occhi, mentre i due ragazzi si davano pacche sulle spalle, pronti per iniziare la partita. “Ok, dai, comincio io” Jack in pole position davanti al tirassegni, si concentrò e riuscì a beccare un 40, un 30 e un altro 40. La fortuna, per ora, era ancora dalla loro parte. “è perché è brillo, o fa schifo così di suo?” chiese a Raiden, senza neanche girarsi, mentre guardava Jack tirare con una scordinatezza fuori dal normale. Peccato che, anche se non aveva una gran precisione, l’udito era ancora ben presente. “OH, che dolor. Non mi dire questo.” Il ragazzo fece un gesto teatrale portandosi la mano al petto, per poi passare le freccette al gruppo lattanti e pannolini. “Vuoi partire te?” Chiese con un sorriso Ellie, mentre andava a riprendere il bicchiere di coca lasciato in disparte, che aspettava soltanto lei. In ogni caso, da quello che vedeva, sarebbe stato sicuramente un gioco da ragazzi.
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