senza il senso del pudore non mi fermeranno mai

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    « Guarda un po'! Carrow è tra di noi tornato,
    voleva fare di Minerva l'avanguardia:
    ma con la coda tra le gambe ci ha salutato,
    mostrandoci fiero tutta la sua codardia! »

    Émile alzò gli occhi al cielo, mentre percorreva a passo veloce la grande rampa di scale che lo portava verso l'atrio del castello. « Pix, dai, lasciami stare. Oggi non è giornata. » Da quando aveva rimesso piede a Hogwarts, nella curiosità e diffidenza generali, Émile era diventato il bersaglio preferito del Poltergeist più dispettoso del castello; ogni volta che lo incrociava per i corridoi quest'ultimo sfoderava prontamente una nuova canzoncina composta appositamente per lui, per la sua gioia. E la gran parte delle volte Emi sapeva essere sportivo, accettare quelle buffe contestazioni - rideva perfino di sé stesso, ben conscio dell'incoerenza che aveva dimostrato, e di cui in ogni caso tutti intorno a lui ci tenevano a ricordargli. Quel pomeriggio, però, riconobbe tra sé e sé che ne aveva avuto abbastanza. « E dai, mollami! » ripeté, evidentemente infastidito, all'ennesima ripresa dello spiritello. Questo gli svolazzò davanti un'ultima volta, prima di dedicargli una sonora pernacchia e sparire chissà dove. Non c'era un motivo preciso per cui aveva reagito così, semplicemente si era stancato di quella tiritera, degli sguardi curiosi e giudicanti, di essere additato dai suoi stessi compagni senza alcuna ragione. Proprio quella mattina, mentre raggiungeva la serra di Erbologia, aveva sentito Mackanzie Ross, uno studente ribelle, chiamarlo « Brutta spia del Ministero! » L'istinto di mollargli un pugno sul naso l'aveva avuto, per carità. Ma si era trattenuto, principalmente per due ragioni: come prima cosa, non poteva permettersi questo genere di exploit, specie proprio adesso che era appena tornato; per quanto i Ribelli non avessero nulla da temere con uno come lui, era chiaro che doveva stare con due piedi in una scarpa; in secondo luogo, Mackanzie Ross era proprio un deficiente se pensava queste cose, per cui non ne valeva proprio la pena. Che idiota. Come se Beatrice Morgen-Stalin dovesse preoccuparsi di uno che ha preso la patente di Smaterializzazione quattro mesi fa!
    Pensieri di questo genere lo impegnavano mentre varcava la soglia della Sala Grande. La stanza era permeata da un chiacchiericcio sommesso, le quattro lunghe tavolate ospitavano gruppi di studenti qua e là che si dedicavano ad attività varie: chi chiacchierava, chi era chino sul proprio libro, altri giocavano a scacchi o a carte. Emi, dal suo canto, libro di Trasfigurazione sotto braccio, aveva tutte le buone intenzioni di mettersi sotto con lo studio: d'altronde i M.A.G.O. si avvicinavano e lui aveva un bel po' di studio da recuperare. Non gli andava, però, di restare in solitudine. Scorse velocemente il tavolo di Tassorosso, alla ricerca di qualche faccia amica: neanche a dirlo, il primo profilo che riconobbe fu quello di Otis. Seduto con il capo tra le mani e la penna incastrata tra l'orecchio e la tempia, fissava il proprio quaderno, come incantato da qualcosa. La cosa fastidiosa fu che ad Émile bastò uno sguardo per capire esattamente cosa l'amico (o ex amico?) stesse facendo: stava di certo un rileggendo una prima stesura di qualche articolo per il giornalino, e l'oggetto del suo cruccio doveva essere una qualche sottigliezza che Émile avrebbe prontamente giudicato come una scemenza. E' meglio dire "inchiesta" o "reportage"? Come dicono le testate serie? Sono due termini così diversi, accidenti, è meglio consultare il dizionario... Émile si ritrovò a narrare nella propria testa quelli che immaginava essere i pensieri del giovane Branwell. Sbuffò, concedendo al Tassorosso un ultimo sguardo, prima di spostare l'attenzione sugli altri tavoli - determinato a ignorarlo. Probabilmente un giorno avrebbero fatto pace, ma non era questo il giorno.
    Aveva deciso di recarsi, alla fine, verso il tavolo Grifondoro, dove una figura in particolare aveva attirato la sua attenzione. « Osbourne! » Séline Osbourne sedeva in silenzio, gli occhi chini su un libro che gli parve essere quello di Storia della Magia. Le si accomodò accanto, appoggiando il proprio libro sul tavolo. « Stai sempre a studiare, tu. Non è che studi troppo? Guarda che stare
    troppo sui libri nuoce gravemente alla salute. Ti giuro, eh! Non me lo sto inventando. Ho letto proprio l'altro giorno un articolo sulla Gazzetta che lo diceva. Era uno studio del San Mungo. Fonti autorevoli, sai. »
    scherzò, rivolgendole un sorriso sornione. Séline Osbourne, a suo parere, era una delle ragazze più belle della scuola. Occhi color ghiaccio, la figura slanciata, una grazia innata. Era semplicemente perfetta. Perfetta a tal punto da arrivare a intimidirlo, motivo per cui aveva sempre evitato di provarci fino in fondo. Certo, i sorrisetti, le battutine - quelli erano all'ordine del giorno. Nell'ultimo anno, però, aveva acquisito una specie di nuova fiducia in se stesso, che lo spingeva a fare cose che fino a poco tempo fa, probabilmente, sarebbero state in grado di farlo arrossire fino alla punta delle orecchie. In più, le voci di corridoio su un presunto ballo di fine anno sembravano avergli dato una spinta definitiva. Si passò una mano tra i capelli arruffati, come pensieroso. « Vieni a farti un giro fuori? » propose, senza pensarci due volte. « Dai, scommetto che sei più che preparata su... » si allungò col collo sul tavolo, oltre il braccio di lei, per sbirciare la pagina del suo libro. « ...la rivolta dei folletti del '62. » Le sorrise, ammiccante. Andiamo, come fai a dirmi di no?
     
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    La fine dell'anno era vicina e ciò significava semplicemente una cosa: non c'era più tempo per rimandare lo studio arretrato! La sua carriera scolastica era stata brillante fino all'ultimo periodo, quando aveva deciso di allentare la presa e lasciarsi trasportare dal divertimento. Era sempre stata una ragazza ambiziosa e incline al puntare in alto ma spesso si sentiva soffocare dalle aspettative che lei stessa si autoinfliggeva e ciò la portava ad auto sabotarsi, ad evadere da quel suo lato così puntiglioso. Inutile dire che i suoi genitori non erano rimasti per nulla contenti del suo rendimento, tanto che avevano iniziato a starle col fiato sul collo, chiedendo ai vari insegnanti o a chi di dovere di inviargli alla fine della giornata un reso conto sullo status di Séline. Gli insegnanti, sapendo il potenziale della grifondoro e probabilmente stanchi di dover dare retta persino ai genitori dei vari studenti, avevano scelto di aiutarla dandole la possibilità di rimediare ai suoi brutti voti con delle ricerche. Proprio per questo, da due giorni a questa parte, si recava ogni pomeriggio dopo le lezioni nella sala grande e ci restava fino a quando non era ora di cenare. Disfattasi della sua divisa, dopo aver indossato degli abiti, uscì dalla sala comune dei grifondoro e a passo sostenuto scese le scale della torre per precipitarsi nel luogo dei suoi desideri. La stanza del dormitorio era fin troppo silenziosa tanto che continuava a distrarsi, al contrario, la sala grande riusciva a farla restare concentrata più a lungo e spesso riusciva a trovare anche qualcuno con cui studiare. La giovane Osbourne non era abituata a restare da sola per tanto tempo, per questo cercava sempre la compagnia di qualcuno a prescindere dall'attività che stava facendo in quel momento. Si sedette al tavolo dei grifondoro e senza aspettare altro tempo, tirò fuori il materiale: il libro di storia della magia, svariati fogli, il suo pennino preferito e alcuni volumi che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola. Prese a leggere: ...la rivolta finì subito dopo un terribile massacro in una cittadina Irlandese, in cui i babbani vennero brutalmente uccisi e a quel punto, il Ministero della... Iniziò a ricopiare quelle frasi mentre ricordava quando aveva accompagnato suo padre alla Gringott e di come questi folletti avevano cercato di cacciarli via, dopo aver negato al signor Osbourne il permesso di entrare in una camera blindata che non fosse la sua. Non era venuto a rubare ma era venuto per conto di sua nonna che gli aveva affidato il compito di prelevare dei documenti nella sua personalissima camera blindata ma i goblin non avevano voluto sentir ragione. Ricordava ancora di come fosse rimasta affascinata dal grande palazzo bianco e di come si fosse sentita minuscola e insignificante davanti al cospetto dei goblin seduti su alti scalini dietro a un lungo bancone. Era persa nei suoi pensieri e mordicchiava nervosamente la matita quando una voce maschile, a lei familiare, la riportò sulla terra ferma. «Mh?» Alzò la testa e andò subito a cercare la fonte dalla quale proveniva quella voce, ritrovandosi un Émile che stava prendendo posto accanto a lei. «E tu studi troppo poco.» Lo canzonò, utilizzando il medesimo tono scherzoso che il tassorosso stava utilizzando nei suoi confronti. «Non pensavo avessi a cuore la mia salute e cosa proporresti di fare?» Gli domandò, sporgendosi verso di lui poggiando il mento sul palmo della sua mano e osservandolo incuriosita. « Vieni a farti un giro fuori? » Il suo sorriso aumentò, all'udire quella proposta così allettante e decisamente più divertente rispetto ai suoi noiosi libri di storia della magia. Emi aveva la capacità di mettere a proprio agio Sèline e di farle tornare il buon umore, indipendentemente da quanto grave fosse la motivazione nascosta dietro al suo cruccio. La grifondoro era una ragazza spontanea che riusciva a trovarsi bene con tutti ma sentiva che la sensazione che provava in compagnia del tassorosso, non aveva nulla a che vedere con le solite sensazioni che provava in presenza di altri conoscenti. «Mi stai tentando, lo sai vero?» Commentò, alzando un sopracciglio e guardando il ragazzo negli occhi. In cuor suo aveva già accettato la sua proposta ma preferiva far attendere il tassorosso ancora un po', anche perché dovevano affrontare un piccolo problema: c'era un uomo che, come già detto in precedenza, aveva il compito di controllare che Sèline si concentrasse sullo studio. «Prima di uscire, dobbiamo superare quell'uomo lì.» Lo informò, cercando di non far capire al soggetto della loro discussione che stavano parlando proprio di lui. «Solitamente non rimane sempre qui e quando si allontana, rimane nel corridoio.» Dovevano aspettare il momento giusto, nel frattempo avrebbero fatto finta di studiare ed essere concentrati sui vari libri che in quel momento ricoprivano il grande tavolo di legno dei grifondoro. Nel momento in cui l'uomo avrebbe abbandonato la sala grande, i due si sarebbero alzati e fingendo una certa non chalance si sarebbero recati fuori dalla stanza pronti a correre verso l'uscita più vicina. Osservò la figura dell'uomo voltarsi nella parte opposta e a quel punto, afferrando la mano di Emile, iniziò a correre verso il cortile. Una volta giunti all'esterno del castello e soprattutto lontani dal supervisore, lasciò la mano del tassorosso e si sedette cercando di riprendere lentamente fiato. Alzò la testa e gli sorrise: «Ti sei ripreso?» Gli domandò con un velo di ironia nel tono delle sue parole, poi sciolse i suoi capelli che erano stati legati in un'alta coda fino a quel momento. «Dopo avermi portata sulla cattiva strada, cos'altro hai in serbo per me?»


    Edited by -ethereal - 29/6/2023, 13:19
     
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    « E tu studi troppo poco. » Alzò gli occhi al cielo e fece un gesto della mano, come a voler dare poca importanza a quelle parole. Non tocchiamo l'argomento che è meglio. La verità era che i M.A.G.O. erano sempre più vicini, e la sua difficoltà di attenzione era diventata un serio problema per lui, oltre al fatto che non era minimamente in grado di organizzarsi lo studio in autonomia. Per i G.U.F.O. era stato tutto molto più semplice, con Otis e Louis che lo costringevano a studiare negli orari prestabiliti, creando nella sua vita una sorta di ordine. Ora, che si ritrovava a fare tutto assolutamente da solo, era molto più complicato: pareva distrarsi ad ogni occasione, e l'unico momento della giornata in cui era in grado di concentrarsi davvero era a notte fonda, quando gli stimoli esterni, per forza di cose, si esaurivano: così, nella piccola Sala Comune di Tassorosso, passava le nottate con una lucina fioca puntata sul libro di turno, e si sforzava con tutto se stesso di imparare qualcosa, oltre che di restare sveglio. Non stava conducendo una vita esattamente sana, in quel periodo, e pur essendone consapevole faceva finta che ciò non costituisse un problema. « Mi stai tentando, lo sai vero? » Le sopracciglia del Tassorosso saettarono verso l'alto, ed un sorriso sornione gli incurvò le labbra, nel vedere la Grifondoro avvicinarsi di più a lui e puntare i suoi grandi occhi verdi nei suoi. « Beh, era questo l'obiettivo dopo tutto. Sono contento che stia riuscendo » incalzò, ammiccante, tamburellando con le dita sul libro ancora aperto della ragazza. Quello che successe dopo fu probabilmente un caso, ma Émile, ripensandoci anche quella sera, non riuscì a non interpretarlo come qualcosa di significativo: successe che, proprio in linea diretta con il suo sguardo, alle spalle di Seline e ad una decina di metri di distanza, al tavolo di Tassorosso, sedeva Otis, che lo fissava. Un'occhiata, quella del compagno, che durò meno di un istante, ed entrambi volsero lo sguardo altrove non appena si accorsero dell'altro, ma che significò molto. Perché Emi in quel momento stava facendo una cosa proibita, anzi, no, più che proibita: illegale. Il punto era questo: Otis, che fino a pochi mesi prima era il suo migliore amico, aveva da sempre una cotta non indifferente per Seline. E come biasimarlo, d'altronde: la Grifondoro, con il suo fisico, e con i suoi bei lineamenti, era in grado di far voltare più di un capo tra i corridoi. Tra Émile e Otis però era sempre esistito un codice di comportamento, e siccome Otis era sempre stato convinto che prima o poi avrebbe fatto un passo avanti con la giovane Osbourne, Émile non si era mai fatto troppi problemi a farsi da parte. Niente di anormale: erano accordi scemi, talvolta fatti più per ridere che per altro, che facevano tra loro, rivendicando questa o quella ragazza, ma che il più delle volte non finivano da nessuna parte per nessuno dei due. Ora però la situazione era diversa. Con Otis non si parlavano praticamente più, e allora cosa lo fermava dal provarci con Seline? Una promessa fatta ad una persona che nemmeno lo salutava più a lezione? Era ridicolo. Aveva tutto il diritto di essere lì, di fare il carino con chi desiderava, con buona pace anche di Otis. E allora perché all'improvviso si sentiva così verme?
    « Prima di uscire, dobbiamo superare quell'uomo lì. » « Mh, cosa? » Fu proprio Seline a distoglierlo da quei pensieri. Tornò a guardarla, curioso e leggermente intontito. « Solitamente non rimane sempre qui e quando si allontana, rimane nel corridoio. » Seguì lo sguardo della ragazza, per individuare a pochi metri da quel tavolo un uomo in piedi, in disparte, che di tanto in tanto li osservava. Che bizzarria, pensò. « Ma che fa? » domandò, guardando accigliato l'uomo, ma prima che potesse formulare qualsiasi altro pensiero Seline lo prese per mano e lo trascinò via, approfittando di un momento di distrazione del personaggio in questione.
    Si ritrovò a correre a perdifiato insieme a lei verso l'uscita, e poi ancora per qualche metro una volta fuori dal castello. Svoltarono finalmente l'angolo del muro di cinta, e solo allora si fermarono. Émile appoggiò le spalle al muro di pietra, ansimando, e si lasciò scivolare lentamente, fino a sedersi sull'erba umida. « Ti sei ripreso? » Ridacchiò. « Ma sì dai, cosa vuoi che sia una corretta breve... È stato tipo un mini riscaldamento di Quidditch. Certo, parecchio inaspettato, questo sì » rise, scompigliandosi con una mano i ricci ormai troppo lunghi per i suoi gusti. « Ma mi vuoi spiegare chi era quel tipo? Che fa, se non stai dove ti dice lui ti schianta a distanza? » Ridacchiò, al pensiero di quella minaccia ridicola. Effettivamente quella era una cosa abbastanza insolita, e non ne capiva la ragione.
    « Dopo avermi portata sulla cattiva strada, cos'altro hai in serbo per me? » Aggrottò la fronte. « Ah, così io ti avrei portato alla cattiva strada? Guarda che sei stata tu a voler tirare le tende in due secondi dalla Sala Grande. È chiaro che non vedevi l'ora che ti venissi a salvare. Di' la verità » la incalzò, dandole una spallata amichevole. « Ecco, dunque: prego. Direi che d'ora
    in poi ti puoi rivolgere a me come "mio salvatore", per dimostrarmi la tua gratitudine per questo pomeriggio di libertà. Mi sembra più che appropriato. »
    Annuì tra sé e sé, con convinzione. « Coooomunque, qualcosa per te l'ho portata, milady, e che non si dica di me che non sono generoso, perché oggi ti ho salvato dalla noia e ti ho portato pure... ta daaaàn! Tutti i gusti più uno! » Mentre parlava, si era messo a frugare con attenzione nelle tasche della giacca di jeans (come al solito allargate magicamente, così da poter contenere qualunque cosa), e aveva tirato fuori un pacco di caramelle tutti i gusti più uno ed una bustina di plastica trasparente, contenente tre sigarette lunghe già perfettamente rollate. Sventolò la bustina sotto il naso della ragazza, così che potesse capire di cosa si trattava. « Allora, che ne dici? » domanda retorica, perché lui aveva già tirato fuori la prima canna e, stretta tra le labbra, l'aveva accesa con un colpo di bacchetta. Attese che si accendesse a dovere, dopodiché aspirò profondamente ed espirò, con una nuvola di fumo biancastro che lasciò le sue labbra. Tese poi la sigaretta a Seline, perché la prendesse: non era del tutto certo che la Grifondoro fumasse quel genere di cose, ma condividerla sarebbe stato indubbiamente più piacevole. « Andiamo, non puoi dire di no all'erballegra. » Le sorrise, porgendole la sigaretta con più convinzione. Insomma, siamo arrivati alla fine dell'anno tutti vivi e vegeti, e ci aspettano ancora gli esami: come minimo ci meritiamo un pomeriggio per rilassarci.
     
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    Correre per sfuggire alle grinfie di quell'uomo avevano fatto sentire Sèline viva e piena di adrenalina come non si sentiva da parecchio tempo. I sensi di colpa per aver deluso i suoi genitori e per aver mancato di rispetto ai suoi stessi obiettivi, l'avevano mortificata a tal punto da fargli abbandonare qualsiasi tipo di ribellione per focalizzarsi unicamente sullo studio. Una scelta comprensibile che però, a lungo andare, stavano portando la grifondoro verso l'apatia più totale. Per questo sfruttò l'invito del tassorosso come una possibile via di fuga dalle sue responsabilità ma anche da quella parte del suo carattere che non le apparteneva completamente. La giovane Osbourne era uno spirito libero e come tale andava lasciato, per l'appunto, slegato e non gli si doveva mai imporre nessun limite o obbligazione perché si sarebbe ottenuto l'effetto contrario. Lei era stata fatta per rispondere solo ed unicamente ai suoi ideali, alle sue scelte, Sèline aveva bisogno di seguire il suo istinto e di sbagliare con la propria testa solo così poteva accettare le conseguenze delle sue azioni e pensare a qualcosa per porvi rimedio. Non sopportava l'idea di essere guidata da una persona esterna, la vedeva come una costrizione o come un mettere dei paletti alla sua persona. E ciò non le andava bene. Così si era ritrovata a correre, mano nella mano, con il tassorosso in una corsa che simboleggiava una fuga verso la libertà tanto bramata in quei lunghi pomeriggi di studio. «Era da tanto che non facevo una cosa del genere.» Sedendosi a gambe incrociate, prese a ridere mentre rimetteva l'elastico al polso. «Scappare, non correre.» Ci tenne a precisare ma solo per il semplice fatto di voler schernire l'altro, con una battutina affettuosa. «A quello sono abituata, a differenza tua.» Lo canzonò, passandosi le dita tra i lunghi capelli mossi, andandogli a separare delicatamente. «Dovrei proprio offrirti una sessione di allenamento intensivo con la sottoscritta, ti farebbe bene.» Ridacchiò divertita da quella sua stupida offerta che Emi non avrebbe mai potuto rifiutare, gli stava praticamente offrendo la possibilità di passare un intero pomeriggio con lei. «Lascia perdere...» Sbuffò al solo pensiero di dover dare delle spiegazioni riguardo a quell'uomo. «I miei non sono rimasti molto contenti dei miei ultimi voti e così hanno messo quel tizio per controllarmi affinché mi comporti come una studentessa esemplare.» Alzò gli occhi al cielo, quel comportamento era davvero assurdo. Cosa pensavano di ottenere così facendo? Bastava vedere cosa avevano scaturito per capire che quello non era il modo giusto per educare la ragazza ad adempiere ai suoi doveri: una fuga non programmata con il primo che le aveva dato modo di percepire un briciolo di libertà. Sèline era sempre stata brava nello studio, era la classica persona la quale non doveva impegnarsi più di tanto per ottenere grandi risultati. Semplicemente si trovava in un periodo nel quale voleva godersi la sua età e fare qualche strappo alla regola, prendendosi la briga di compiere qualche azione che non veniva considerata di buon occhio. «Sì, lo so...è assurdo.» Accarezzò delicatamente i fili d'erba mentre il suo sguardo si fece leggermente cupo. Il rapporto con i suoi genitori in quel periodo si stava incrinando e finivano sempre per discutere, anche per le cose più assurde. La grifondoro credeva che fosse dovuto al fatto che si stava avvicinando alla fine della sua carriera scolastica, quindi era vicina all'inizio dell'età adulta che era costellata da decisioni importanti da prendere come la scelta del percorso universitario. Che vadano al diavolo! Perché non poteva essere lasciata in pace? Non si sentiva capita dai suoi genitori che continuavano a dirle come comportarsi e quali scelte fossero più adatte per lei. Come potevano pensare una cosa del genere se non creavano i presupposti per un dialogo maturo e soprattutto improntato verso l'ascolto? «Sì, sei stato tu a chiedermi di fare un giro. O sbaglio?» Gli restituì la spallata amichevole e un sorriso spuntò sul suo volto, cancellando l'espressione cupa che fino a qualche istante prima si era impossessata del volto della ragazza. «Dovrebbero essere gli altri ad affibbiarti questo titolo.» Rispose come se sapesse realmente ciò di cui stava parlando. «Non riuscirai mai a convincermi a chiamarti in questo modo.» Lo sfidò e mentre parlava, osservò il tassorosso che si era messo a cercare - con una certa attenzione - nelle tasche della giacca di jeans , per poi vedergli tirare fuori un pacchetto di caramelle tutti i gusti più uno e anche una bustina di plastica dal contenuto a lei ignoto. «Sei pieno di sorprese.» Gli disse sorridendo amabilmente e prendendo posto accanto a lui, cosa che permise ad Emi di sventolarle la bustina sotto il suo naso così che capisse di cosa si trattava. Erballegra! «Ci sto!» Gli rispose di getto senza pensare e considerare il fatto che lei non avesse mai provato quella sostanza. C'era una prima volta per tutto e Sèline era sempre pronta ad esplorare territori a lei ignoti. Lo vide mentre aveva già tirato fuori la prima canna e dopo averla stretta tra le labbra, l'aveva accesa con un colpo di bacchetta. Osservò i suoi movimenti così che potesse replicarli quando sarebbe stato il suo turno: vide che aspettò che la sigaretta si accendesse a dovere, dopodiché aspirò profondamente ed espirò. Il fumo si dissolse nell'aria in una nuvola di fumo biancastro e la grifondoro si prese qualche istante prima di accettare dalle mani del tassorosso quella sigaretta dall'odore diverso dal solito. Sistemò la sigaretta tra l'indice e il medio, accostandosela alle labbra nel tentativo di ripetere meccanicamente tutti i movimenti che aveva visto fare in precedenza ad Emi. Cercò di aspirare come aveva fatto lui ma qualcosa andò storto, difatti si ritrovò a tossire, mandando all'aria il suo tentativo di non fare figuracce. «Non ti azzardare a prendermi in giro.» Lo minacciò mentre si voltò dal lato opposto così che Emi non vedesse le sue guance tingersi di rosso. «Non ho mai fumato, non so come si faccia. Mi dovresti insegnare.» Si voltò nuovamente verso di lui e lo guardò sorridente: arrendersi alla prima difficoltà non rientrava nel suo DNA. «Perché non facciamo un gioco con...» E allungandosi sul ragazzo, recuperò le caramelle. «...queste?» Un classico gioco da festa, stupido che il più delle volte l'aveva messa nei guai.


    Edited by -ethereal - 29/6/2023, 13:23
     
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