we've not yet lost all our graces

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  1. vanitatem
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    Quando aveva deciso di recarsi ad Azkaban, lo aveva fatto senza sapere cosa aspettarsi. In preda all’inquietudine, la sua mente aveva vagliato – consciamente e non – almeno un centinaio di diverse possibilità; razionali, improbabili, possibili e assurde al contempo. Infine, una volta entrata nella tetra stanza adibita alle visite, lo aveva fatto con la consapevolezza di dover affrontare, se non altro, la frustrazione che pensava sarebbe emerse dal giovane Montgomery. Tuttavia, Thomas non espresse nessun segno di rabbia o risentimento; semplicemente, si limitò a guardarla per qualche istante, senza proferire parola, aspettando che lei trovasse il coraggio di ricambiare il suo sguardo. Al contrario, se avesse alzato lo sguardo, Freya avrebbe notato che sembrava piuttosto incuriosito. «Sono contento di vederti» La Corvonero strinse appena le labbra, distendendo le braccia sul tavolo. « Sei uno dei pochi, allora. » Replicò, con l’accenno di una risata. Avrebbe dovuto essere una battuta, ma suonò più tetra di quanto avesse voluto. In genere, quella non era la reazione che la sua presenza suscitava nel prossimo; soprattutto, non quando si presentava alla porta di qualcuno, inaspettatamente, dopo mesi – o anni – di totale silenzio. Negli anni aveva imparato che la sua presenza raramente veniva accolta placidamente; in un modo o nell’altro scateneva sempre una reazione evidente, positiva o negativa che fosse. Ma, in fondo, il suo legame con Thomas non era poi così intenso. Tutto ciò che avevano condiviso era relegato al passato, lotano ed effimero, nient’altro che un superficiale bisogno di intimità e calore – se solo non fosse stato per quell’incidente. «Non serve che ti giustifichi, Freya. Non so se io sarei venuto a trovarti se i ruoli fossero stati inversi.» D’improvviso, gli occhi chiari della strega si sollevarono dalla superficie del tavolo, fissandosi in quelli di lui. Scosse appena il capo, lentamente, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi, ancora umidi a causa della pioggia. Pessima battuta. Quelle parole avrebbero dovuto farla sentire meglio eppure, per qualche strano motivo, alimentarono ancora di più il nodo che le stringeva lo stomaco. Ai tempi di Hogwatys, nessuno avrebbe mai immaginato un simile esito. Anzi, tra i due, quella che aveva apertamente dimostrato un certo talento per il crimine era sempre stata Freya. Trasgressioni e infrazioni di piccolo calibro, certo, ma che facilmente le avrebbero spianato la strada per trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Esattamente come Montgomery. « Immagino che nessuno si stupirebbe se ci fossi io, seduta qui dentro. » Replicò. con un filo di ironia, stringendosi nelle spalle. Non aveva viaggiato fino al luogo più spaventoso che avesse mai visto per dilungarsi in chiacchiere inutili, ma qualcosa nel modo di fare di Montgomery le suggerì che quel tipo di conversazione fosse esattamente ciò di cui aveva più bisogno. «È per questo che sei venuta?» Sì e no. Non so perché sono venuta, né se è stata una buona idea. Tenne quel pensiero per sé, annuendo. « Sei innocente. Non dovresti essere qui. » Per quanto fosse vero, la realtà era assai più complicata. Da quello che Freya aveva letto sui giornali, le prove nei confronti di Thomas erano poco chiare, ma numerose. E, a peggiorare il tutto, gli unici testimoni disposti a presenzionare in tribunale lo avevano indicato come il colpevole materiale dell’omicidio. Ricco Purosangue uccide una babbana indifesa. È sicuramente più semplice da dare in pasto all’opinione pubblica. Un giovane viziato è il perfetto agnello sacrificale, per cui non si può accusare il sistema. Era piuttosto lampante: far ricadere la colpa su Thomas avrebbe permesso al MACUSA di uscirne impeccabilmente pulito sotto tutti i punti di vista. Fece per aggiungere altro, ma Thomas la precedette. «Ti frequenti ancora con quel Kadmus?» Presa alla sprovvista, l’espressione di Freya si indurì. Kadmus non era mai stato un conoscente, tantomeno un amico; all’epoca in cui lo aveva conosciuto, aveva ingenuamente accettato di unirsi al loro gruppo unicamente perché l’uomo le aveva promesso informazioni circa I suoi genitori. Inutile dirlo, il tutto si era rivelato una menzogna. « No. » Il tono di voce risuonò secco, asciutto. Sebbene stesse cercando di non darlo a vedere, quei preamboli iniziavano ad infastidirla e le allusioni, non troppo mascherate, a cui Thomas aveva fatto riferimento la spinsero sulla difensiva. Non farò parte dell’élite, ma anche tra i poveracci c’è una netta differenza tra l’essere disgraziati e l’essere ripugnanti. In un altro contesto avrebbe perso la pazienza assai più rapidamente, sbottando probabilmente in una risposta velenosa. In quel momento, però, si limitò ad appoggiarsi nuovamente al muro di pietra gelida, le braccia incrociate al petto e lo sguardo chiaro fisso sul viso di Montgomery. Non sembrava più spaventata o a disagio – quelle emozioni erano improvvisamente svanite, sostuite da un barlume di irritazione. A dispetto del tono amichevole, Thomas aveva detto quelle parole appositamente per provocarla – o, forse, persino umiliarla - in una piccola vendetta personale. « [...] Il Ministero americano sa che eri lì?» Mantenendo la calma apparente, Freya fissò intensamente Thomas, cercando di nascondere l’irritazione. « Se così fosse dubito che sarei qui. Probabilmente sarei in qualche luogo soleggiato, al caldo, con un cocktail in mano. » Sollevò entrambe le sopracciglia, serafica. L'insinuazione su Kadmus e l'accusa velata che avesse accettato un accordo per tacere la verità erano un colpo basso. « E per rispondere al resto delle tue domande… No, non ho alcun rapporto con Kadmus. Non ce lo avevo prima e di certo non ce l’ho adesso. Non ho idea di cosa ne sia stato di lui da quando me ne sono andata – non mi è mai piaciuto, nemmeno quando ero costretta ad averci a che fare. » E tu questo lo sai. All’epoca, Kadmus le aveva offerto un generoso compenso per accompagnarli nel loro viaggio attraverso gli Stati Uniti. Soldi e informazioni, in cambio della sua mera presenza che, agli occhi esterni, li avrebbe resi meno sospetti e minacciosi. Nel mese trascorso con il gruppo di ghermidori, era stata spacciata come la figlia o la ragazza di qualcuno almeno un centinaio di volte, a seconda della necessità. Ma, rapporto lavorativo a parte, Freya si era sempre ben guardata da Kadmus. In qualche modo, la sua sola presenza era in grado di renderla inquieta a tal punto che, considerandolo il meno pericoloso tra i presenti, aveva ben presto iniziato ad accamparsi accanto a Thomas. « È per questo che non hai mai fatto il mio nome? » Domandò, dondolando pigramente un piede sotto al tavolo. « Pensavi avessi accettato un accordo per lasciarti marcire qui dentro? » Scosse il capo, soffocando una risata, bassa e amara. « È quasi comico, sai? » Lo fissò, accennando ad un sorriso tutt’altro che sincero. « Ho saputo del primo processo troppo tardi per poter essere d’aiuto in alcun modo. Merlino solo sa quanto mi sono sentita in colpa. Ogni volta che vedevo un articolo sul giornale mi veniva da vomitare. » Ridacchiò, tra sé e sé. Mi sono persino fatta un paio di strisce, per non pensarci. « E nel mentre, tu hai deciso super partes che mi hanno pagata per farmi stare in silenzio, e che ho accettato senza battere ciglio. » Che pezzo di stronzo. Si mordicchiò il labbro, lottando per controllare la sua risposta; razionalmente, riusciva a comprendere il punto di vista di Thomas ma, al tempo stesso, si sentì insultata. Si sporse leggermente verso di lui, lo sguardo freddo e distante. « Nessuno mi ha contattata, ma anche se lo avessero fatto non avrei accettato. Il fatto che sia disposta ad accettare denaro per altro, non significa che la mia morale è in vendita. Sappiamo entrambi che sono ben lontana dall’essere una persona moralmente ineccepibile, ma ciò non vuol dire che non sappia distinguere tra cosa è giusto e sbagliato. » Suo malgrado, le sue parole tradirono una sfumatura di indignazione e dispiacere. A dispetto del poco tempo trascorso assieme, non poteva credere che Thomas la vedesse in quel modo, come qualcuno disposto a scendere a compromessi per il proprio tornaconto. Il suo sguardo si irrigidì, fissando intensamente Thomas. « Io ero lì, Thomas. E sappiamo entrambi che non sei stato tu a uccidere quella
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    donna. »
    Sospirò, raddrizzandosi leggermente sulla sedia. Sembrava confusa, stanca di difendersi. Non è per questo che sono venuta. Aveva ancora una scelta da fare. Poteva lasciare che le parole di Thomas la consumassero, oppure poteva cercare una via per riparare il danno che aveva causato. « Il punto è che… non dovresti essere qui. Non hai ucciso nessuno e non meriti di essere rinchiuso qui dentro. » Il suo tono di voce si era addolcito leggermente. « Non so esattamente perché sono venuta, o se è stata una buona idea. Ho mancato il primo processo di poco, non volevo che accadesse un’altra volta – non se posso essere utile. » Tacque per un istante, incerta. « Perché non mi hai menzionata come testimone? » Domandò, di nuovo, confusa. Perché hai consapevolmente sprecato due anni della tua vita in questo inferno?



    Edited by vanitatem - 2/8/2023, 23:10
     
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5 replies since 30/5/2023, 23:13   227 views
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