youngblood

Nirvana

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    Le vacanze pasquali erano ormai giunte e Sèline aveva lasciato il castello di Hogwarts, per raggiungere i suoi nella dimora Osbourne. Erano passati già due giorni da quando si era lasciata i paesaggi scozzesi alle spalle, immergendosi nel caos della sua amata Cardiff. In quei giorni aveva avuto modo di rivedere i suoi amici di infanzia che non vedeva da quando era partita per iniziare i suoi studi di magia e stregoneria. Gli erano mancati e passare del tempo in loro compagnia, le era servito per rendersi conto dell'enorme sacrificio che comportava essere una strega con amici babbani. I suoi genitori non erano i classici purosangue che denigravano quelli che possedevano il "sangue marcio" e ciò aveva permesso alla giovane Osbourne di coltivare relazioni con qualsiasi tipo di persona, senza differenze, a patto che fossero state persone per bene. Solo che non poter rivelare loro la sua vera natura, stava diventando davvero complicato e sinceramente non le andava più di mentire in maniera così spudorata. Per questo aveva deciso di passare con loro quei due giorni per poi assentarsi senza alcun timore, nel tentativo di pensare a come muoversi con loro. La grande festa era vicina, il giorno solenne di Pasqua bussava alle porte e Sèline, insieme alla sua famiglia, si preparava a festeggiarlo al meglio. La sua famiglia era protestante e come tale si apprestava a festeggiare il giorno in cui il Signore è risorto con feste e pranzi di vario genere. Gli Osbourne avevano la tradizione di vedersi due giorni prima della festa solenne e poi, come era usanza comune, si incontravano durante il giorno festivo più importante. La giovane Séline adorava le feste e passarle con i propri cari, solo che non voleva seguire la fede dei suoi genitori: una cosa inaudita. Credeva che essendo arrivata alla veneranda età di sedici anni, potesse essere libera di prendere decisioni con la propria testa e invece, ancora una volta, i suoi genitori cercavano di inculcarle qualcosa che a lei non apparteneva. Quello era il primo segno di un rapporto destinato a spezzarsi. La grifondoro, dal canto suo, cercava di fare di tutto per cercare di mantenere le acque calme: studiava, non si comportava mai male in classe, non commetteva nulla che potesse anche solo lontanamente far incazzare i suoi genitori eppure tutto ciò sembrava inutile. Loro sembravano volere la classica figlia 'casa e chiesa' ma questo non era possibile perché Séline non si sarebbe mai piegata al loro volere. Dopo aver accettato di accompagnare i suoi genitori durante le varie funzioni religiose, i suoi l'avevano obbligata a presentarsi ad una festa che la loro chiesa di appartenenza organizzava ogni anno: si trattava di una festa di beneficenza, dove si faceva la classica caccia alle uova, si ballava e ci si prendeva cura dei più bisognosi. Una cosa che la giovane Osbourne aveva sempre fatto con piacere ma di cui pensava di non doversene più preoccupare una volta fatta grande. «Con voi non ci parlo più, tanto non mi ascoltate.» Gridò, andando a rifugiarsi nella sua stanza da letto e nascondendo la testa sotto il cuscino. Le persone che cercavano di imporle cose, proprio le davano il voltastomaco e i loro genitori non erano da meno. Prese il telefono e mettendosi a pancia in su, digitò il numero della sua ancora di salvezza. «Van?» Domandò, attendendo una risposta dall'altro capo della linea. «Non digerisco più i miei e non penso di riuscire a resistere fino al mio ritorno ad Hogwarts, ci possiamo vedere?» Non le importava dove, aveva semplicemente bisogno della sua migliore amica e di evadere da quelle mura di una casa che si stava lentamente trasformando in una prigione.

    Flindrikin era il nome del posto in cui avevano scelto di vedersi, un villaggio che era stato riconosciuto come zona neutrale dallo Stato Magico Inglese e dallo Stato Libero di Inverness. Proprio per questo motivo era un luogo estremamente sorvegliato dalle forze dell'ordine di entrambe le parti e per potervi entrare si verrà sottoposti ad un controllo delle generalità, all'ispezione della bacchetta e ad un esame generale della persona. A vederla così non sembrava tanto diverso dalla dimora degli Osbourne ma alla grifondoro non interessava, se quella era una possibilità per godersi le vacanza in totale relax, allora si sarebbe sottoposta a qualsiasi test. «Vaaaaaan!!» Esclamò correndo incontro alla ragazza che non vedeva da fin troppo tempo, quanto le era mancata! Il solo vedere il suo viso, riuscì a farle svanire qualsiasi preoccupazione che fino a qualche istante fa infestava la sua testa. «Finalmente possiamo passare le feste in maniera consona a due ragazze del nostro rango.» Uno sguardo e le due ragazze scoppiarono a ridere, consapevoli di star andando incontro a qualche guaio del quale avrebbero riso nei prossimi mesi.


    Edited by -ethereal - 29/6/2023, 11:42
     
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    La noia era persistente. Le ore che Van passava all’interno della nuova scuola in Inghilterra non erano minimamente paragonabili alle ore che passava all'interno del castello di Hogwarts, insieme ai suoi compagni di classe. Al momento, la maggior parte dei presenti, erano tutti degli sconosciuti per lei, se non Agnes, che continuava a farsi le unghie prima della lezione di volo, non capendo che si sarebbero comunque distrutte, e Reginald, che si scaccolava durante la lezione di pozioni, giusto per dare un tocco in più al tutto.
    Per quanto riguardava gli altri, Van proprio non li conosceva e sinceramente, ormai che stava per finire l’anno scolastico e doveva dare i MAGO, neanche li voleva conoscere. Lei i suoi amici già li aveva, pochi ma buoni, giusto quei quattro o cinque per fare comunella ed andare in giro il sabato sera.
    Però, nonostante Van pensasse questo non troppo tempo fa e credesse di riuscire a tirare fino in fondo all’anno, senza dover legare davvero con qualcuno, dovette ammettere che almeno un’amica, per superare lo stress da pre esame ed i suoi genitori che continuavano ad assillarla, doveva pur trovarla, o un amico, o qualsiasi persona esistente sul pianeta terra. Per cui, Van, che, in ogni caso, non se la sentiva di far entrare una persona qualsiasi nella sua vita, cominciò a stilare una lista dei nomi delle persone che, forse, le sarebbero potute andare a genio, e lentamente le cominciò ad esaminare una ad una.
    Fu proprio quando era a fare questo giochino, seduta sulla sedia da parrucchiera nel negozio di sua mamma, che sentì squillare il telefono. Sèline.
    “Ma’, esco un attimo, vado a rispondere al cellulare”
    Nirvana, senza neanche sentire la risposta, si alzò ed uscì da quelle quattro mura in cui era stata segregata da quando era uscita da Hogwarts. In realtà, la strega non è che fosse stata obbligata dai genitori a rimanere lì, anche se sua mamma era sempre apprensiva nei suoi confronti, ma era stata reclutata per aiutare la madre in negozio a fare le acconciature per i capelli afro, altrimenti le signore sarebbero state lì una vita. Quel pomeriggio, però, non avevano troppi clienti, tanto che la strega era stata tutto il tempo con il block notes a fare pro e contro di tutte le persone che conosceva, distraendosi soltanto per salutare i clienti che entravano ed uscivano dal negozio. Ovviamente, sua madre, nonostante sapesse benissimo che Van fosse in vacanza ed era lì solo per farle un piacere, ogni volta che la vedeva a sedere la riprendeva, giusto per metterle un po’ di pressione, perché tanto non ne aveva già abbastanza di suo. Le litigate che partivano, si possono solo immaginare. Però, almeno la sera, Van aveva del tempo per uscire con i suoi amici d'infanzia e non doveva stare tutto il tempo appiccicata al nido familiare, altrimenti o lei o sua mamma prima o poi si sarebbe ritrovata l’altra attaccata alla giugulare.
    Quindi, cercando di non ascoltare le macumbe che le stava lanciando dietro sua madre, Van rispose al cellulare e, con tono allegro, cercò di non far trapelare la nausea immensa che provava verso la sua vita.
    “Oi! Sèl, come va?” Rispose la strega, appena sentita la voce della sua amica all’altro capo della linea. Ascoltare una voce amica era così rinvigorente che il polase, veramente, non sembrava servire quasi a niente in quei momenti.
    “Non hai idea di quanto ti capisca, guarda, mia madre è…” Van si girò per controllare che una delle poche streghe voodoo della sua famiglia non potesse sentirla. “una rompi palle”
    “Comunque penso di sì, non credo ci siano problemi, ne devo parlare con mio padre. Però se facciamo sempre a Flindrikin penso mi mandino.”
    Flindrikin, nonostante Nirvana abbia delle grosse possibilità di odiarlo alla fine della promessa fatta ai suoi, era davvero un buon compromesso. Alla fine, poteva incontrare i suoi amici ogni tanto, senza dover per forza passare il confine o stare soltanto in videochiamata, ed aveva anche una pasticceria da urlo. Cioè, meglio di così come?. La mattina ti potevi alzare a qualsiasi ora volevi e, quasi accanto all’Hotel, potevi andare a fare colazione, perché le paste non si esaurivano mai. Perfetto. Peccato che a Van, nonostante fosse davvero contenta di avere un compromesso, ancora non le andava a genio il non poter varcare il confine per andare ad incontrare i propri amici. Nel senso, capiva che lycan e stato inglese erano in guerra, ma allora che cazz ci facevano ancora in Inghilterra se era così pericoloso? Non potevano andare in Olanda o in Francia? Avevano anche dei parenti. No, non potevano perché il governo alla fine li stava aiutando a mantenere in piedi l’attività del negozio e di qui e di là. Ma chissene frega del negozio. Avrebbero potuto ricominciare da capo da un’altra parte no?. Nirvana, che ancora, palesemente, non aveva lavorato mai un giorno in vita sua, se non da sua mamma, non aveva la minima idea di cosa volesse dire avere un lavoro fisso che rendeva bene, invece che ripartire da capo in un posto che neanche conoscevano. Perciò, tra risentimento e rancori verso i suoi genitori, Van ottenne il permesso di partecipare a quel mini soggiorno a Flindrikin insieme alla sua panca pinca, che effettivamente le mancava da morire.

    Quindi, il tempo di mettersi d'accordo e far passare qualche giorno per preparare il tutto, il signor Bennett accompagnò Nirvana al paesino, per assicurarsi che tutto andasse per il meglio. Infatti, dopo qualche sbuffo di Van, che sosteneva di non essere più una bambina di due anni, si sottoposero all’ispezione generale della persona ed al controllo della bacchetta.
    “Ok, dai, pa’, ora puoi andare, suuuuuuu.
    Affermò Nirvana, spingendo il padre nella direzione in cui erano venuti.
    Dopo un breve bacio e le solite frasi di rito “mi raccomando stai attenta” “saluta Sèline” “ti passo a prendere tra un paio di giorni, scrivimi”. Van, finalmente poté fare un gran respiro e cominciare la ricerca della sua amica, che in realtà non durò troppo.
    “Aaaaaah, Seeeeellll, da quanto tempooo, oddio mi sei mancataaaa”
    Van corse incontro alla sua amica per abbracciarla, lasciando indietro la mini valigia che si era portata appresso, che le pesava fin troppo. La scena, vista da lontano, sarebbe sembrata a dir poco buffa, due sceme che quasi piangevano dall’emozione (no, van non piange mai, lei donna forte) che stavano per scontrarsi in una maniera che neanche alle auto scontro proprio.
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    “Come va? Che mi racconti? Voglio sapere TUTTO.”
    Continuò Van, strofinandole la schiena amorevolmente, per poi allontanarsi un attimo ed andare a riprendere la valigia lasciata poco più indietro. Nel mentre, si sarebbe incamminata verso l’Hotel, in cui avevano prenotato una camera doppia, per posare le valigie e prepararsi per andare a mangiare da qualche parte, perché in Inghilterra mangiano presto e se sono le 17.30 è già tardi.
    “Dove andiamo a mangiare? Si prende un panino? Si rimane in Hotel?”
    Chiese la strega con uno dei sorrisi più grandi mai visti negli ultimi mesi, prima di posare la valigia sul pavimento dell'ascensore per arrivare al terzo piano della struttura. Appena trovata la camera, Van si sarebbe fatta avanti, ed avrebbe letteralmente lanciato la valigia in un angolo, per poi buttarsi sul letto spaparanzata. “Questa sì che è vita. Non avevo un letto così comodo beh… dai mai” Van cominciò a ridere, mentre aspettava che anche Sèl la raggiungesse e potessero dare definitivamente inizio alle vacanze.
     
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    L'abbraccio di una persona così importante come Van, era stato capace di restituirle il buon umore che credeva di aver perso. I ricci della ragazza le accarezzarono delicatamente il viso e nel mentre Séline cercava di mandare giù il groppone che aveva accompagnato tutto il viaggio verso Flindrikin. In quell'ultimo periodo si sentiva davvero incompresa e sola: al castello era costantemente circondata da amici e nonostante si sforzasse di sorridere, sapeva che non era esattamente quello il posto in cui doveva stare. Si sentiva diversa e non capiva cosa le stava succedendo ma cosa sarebbe successo se ne avesse parlato con i suoi amici? Seppur vedeva Hogwarts come il posto in cui sentirsi se stessa e il luogo in cui potersi esprimere liberamente senza le continue restrizioni dei suoi genitori, credeva di essere diventata la patetica ombra di se stessa e aveva il timore di mostrarlo agli altri. Per non parlare del rapporto con la sua famiglia che si era inclinato drasticamente fino ad arrivare al punto di non potersi confrontare con le uniche persone che credeva potessero comprenderla. Chiuse gli occhi e cercò di mettere su il miglior sorriso che conosceva mentre scioglieva l'abbraccio con Van. «Sto meglio, avevo davvero bisogno di allontanarmi da casa per qualche giorno.» L'aria di casa era diventata davvero tesa e pesante che la giovane Osbourne aveva sentito la necessità di evadere, per evitare di scoppiare. «Oh i miei non sanno che sono qui, credono che mi sia rinchiusa in camera mia fino a data da destinarsi. Se dovessero chiamarti, tu non mi hai mai vista. Intese?» E con le dita cercò di mimare qualcosa che richiamasse all' "acqua in bocca" o quanto meno ad una zip immaginaria che chiudesse la bocca. Era letteralmente saltata giù dalla finestra della sua stanza da letto e con l'incantesimo di appello, aveva richiamato la sua scopa con la quale aveva raggiunto il passaggio più vicino per raggiungere il villaggio magico. Era stato divertente ed era da tanto che non faceva qualcosa di sbagliato, infatti, per la prima volta durante quelle vacanze si era sentita viva. «Hogwarts è noioso da quando te ne sei andata, non succede quasi mai niente di divertente.» Era importante sottolineare il quasi mai perché, in realtà, nell'ultimo periodo qualcosa di interessante era successo. «Ti ricordi di Margot? La ragazza di corvonero, quella da cui non ti aspetteresti nulla? Bene...a quanto pare ha tradito il suo ragazzo.» La notizia era arrivata prima agli altri che al diretto interessato che, poverino, in quei giorni era più nero del Lago Nero. «Non si sa ancora chi è il tipo con il quale ha tradito il suo ragazzo però...cazzo, te lo saresti mai aspettato da una come Margot Miller?» Ad Hogwarts la giovane corvonero era conosciuta con l'appellativo di "ragazza della porta accanto", la classica ragazza silenziosa, ligia al dovere, sempre pronta ad aiutare gli altri, che non farebbe male ad una mosca. «Il quidditch sta andando davvero bene, gli allenamenti si stanno facendo più intensi ma credo proprio che quest'anno i cieli sopra Hogwarts saranno rosso - oro!!!» Il quidditch era davvero l'unica certezza che aveva, una passione che sentiva sarebbe potuta tramutarsi nel suo futuro. Sognava di diventare una battitrice professionista dei Falmount Falcons ma strizzava l'occhio anche alle Holyhead Harpies. Mai dire mai. Lei non si sarebbe preclusa niente, nemmeno la possibilità di finire in una squadra che non era quella del cuore. «Poi c'è la questione studio ma non ho voglia di parlarne. Tu piuttosto...che mi racconti?» Continuava a trascinarsi la valigia dietro di sé quando, finalmente, all'orizzonte vide l'insegna dell'hotel. Con un sorriso amorevole, afferrò la chiave che il receptionist le aveva porso e a grandi falcate percorse il corridoio che portava davanti all'ascensore. Le loro risate riecheggiarono per tutto l'hotel, un buon segno che indicava che gli animi erano tornati leggeri e spensierati. «Bomba in arrivoooo!!» Gridò prima di tuffarsi sul materasso per testarne la comodità e soprattutto la resistenza visto e considerando che Séline, durante la notte, si muoveva davvero un sacco. «Andiamo a mangiare, ti prego...ho così fame che sarei disposta a mangiarmi qualsiasi cosa.» Si mise a sedere prima di individuare con i suoi occhi un pacco di biscotti adagiato su di un vassoio al centro dell'unico comodino presente tra i due letti. Allungò la mano e si affrettò ad aprire il pacco, prima di porne uno a Van. «Penfi che fiano qui da molto?» Disse con un'aria a metà tra il disgusto e il pentimento per essersi ingozzata di biscotti al burro.

    «Sono pronta!!» Disse uscendo dal bagno, dopo essersi data una rinfrescata e aver cambiato i vestiti che aveva indossato durante il viaggio. Afferrò al volo la sua giacca, visto che le temperature non erano ancora abbastanza miti per poter uscire in maniche corte, ed uscirono sul pianerottolo pronte a fiondarsi fuori dall'hotel alla ricerca di qualche posto in cui mangiare. «Che ne pensi?» Disse fermandosi davanti ad un hamburgeria dai toni decisamente retrò. Aveva davvero voglia di un hamburger e di sorseggiare un bicchierone di milkshake. «Dopo ti va di andare a ballare? Credo che ci sia una festa in quartiere.»
     
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