La noia era persistente. Le ore che Van passava all’interno della nuova scuola in Inghilterra non erano minimamente paragonabili alle ore che passava all'interno del castello di Hogwarts, insieme ai suoi compagni di classe. Al momento, la maggior parte dei presenti, erano tutti degli sconosciuti per lei, se non Agnes, che continuava a farsi le unghie prima della lezione di volo, non capendo che si sarebbero comunque distrutte, e Reginald, che si scaccolava durante la lezione di pozioni, giusto per dare un tocco in più al tutto.
Per quanto riguardava gli altri, Van proprio non li conosceva e sinceramente, ormai che stava per finire l’anno scolastico e doveva dare i MAGO, neanche li voleva conoscere. Lei i suoi amici già li aveva, pochi ma buoni, giusto quei quattro o cinque per fare comunella ed andare in giro il sabato sera.
Però, nonostante Van pensasse questo non troppo tempo fa e credesse di riuscire a tirare fino in fondo all’anno, senza dover legare davvero con qualcuno, dovette ammettere che almeno un’amica, per superare lo stress da pre esame ed i suoi genitori che continuavano ad assillarla, doveva pur trovarla, o un amico, o qualsiasi persona esistente sul pianeta terra. Per cui, Van, che, in ogni caso, non se la sentiva di far entrare una persona qualsiasi nella sua vita, cominciò a stilare una lista dei nomi delle persone che, forse, le sarebbero potute andare a genio, e lentamente le cominciò ad esaminare una ad una.
Fu proprio quando era a fare questo giochino, seduta sulla sedia da parrucchiera nel negozio di sua mamma, che sentì squillare il telefono. Sèline.
“Ma’, esco un attimo, vado a rispondere al cellulare”Nirvana, senza neanche sentire la risposta, si alzò ed uscì da quelle quattro mura in cui era stata segregata da quando era uscita da Hogwarts. In realtà, la strega non è che fosse stata obbligata dai genitori a rimanere lì, anche se sua mamma era sempre apprensiva nei suoi confronti, ma era stata reclutata per aiutare la madre in negozio a fare le acconciature per i capelli afro, altrimenti le signore sarebbero state lì una vita. Quel pomeriggio, però, non avevano troppi clienti, tanto che la strega era stata tutto il tempo con il block notes a fare pro e contro di tutte le persone che conosceva, distraendosi soltanto per salutare i clienti che entravano ed uscivano dal negozio. Ovviamente, sua madre, nonostante sapesse benissimo che Van fosse in vacanza ed era lì solo per farle un piacere, ogni volta che la vedeva a sedere la riprendeva, giusto per metterle un po’ di pressione, perché tanto non ne aveva già abbastanza di suo. Le litigate che partivano, si possono solo immaginare. Però, almeno la sera, Van aveva del tempo per uscire con i suoi amici d'infanzia e non doveva stare tutto il tempo appiccicata al nido familiare, altrimenti o lei o sua mamma prima o poi si sarebbe ritrovata l’altra attaccata alla giugulare.
Quindi, cercando di non ascoltare le macumbe che le stava lanciando dietro sua madre, Van rispose al cellulare e, con tono allegro, cercò di non far trapelare la nausea immensa che provava verso la sua vita.
“Oi! Sèl, come va?” Rispose la strega, appena sentita la voce della sua amica all’altro capo della linea. Ascoltare una voce amica era così rinvigorente che il polase, veramente, non sembrava servire quasi a niente in quei momenti.
“Non hai idea di quanto ti capisca, guarda, mia madre è…” Van si girò per controllare che una delle poche streghe voodoo della sua famiglia non potesse sentirla.
“una rompi palle”“Comunque penso di sì, non credo ci siano problemi, ne devo parlare con mio padre. Però se facciamo sempre a Flindrikin penso mi mandino.”Flindrikin, nonostante Nirvana abbia delle grosse possibilità di odiarlo alla fine della promessa fatta ai suoi, era davvero un buon compromesso. Alla fine, poteva incontrare i suoi amici ogni tanto, senza dover per forza passare il confine o stare soltanto in videochiamata, ed aveva anche una pasticceria da urlo. Cioè, meglio di così come?. La mattina ti potevi alzare a qualsiasi ora volevi e, quasi accanto all’Hotel, potevi andare a fare colazione, perché le paste non si esaurivano mai. Perfetto. Peccato che a Van, nonostante fosse davvero contenta di avere un compromesso, ancora non le andava a genio il non poter varcare il confine per andare ad incontrare i propri amici. Nel senso, capiva che lycan e stato inglese erano in guerra, ma allora che cazz ci facevano ancora in Inghilterra se era così pericoloso? Non potevano andare in Olanda o in Francia? Avevano anche dei parenti. No, non potevano perché il governo alla fine li stava aiutando a mantenere in piedi l’attività del negozio e di qui e di là. Ma chissene frega del negozio. Avrebbero potuto ricominciare da capo da un’altra parte no?. Nirvana, che ancora, palesemente, non aveva lavorato mai un giorno in vita sua, se non da sua mamma, non aveva la minima idea di cosa volesse dire avere un lavoro fisso che rendeva bene, invece che ripartire da capo in un posto che neanche conoscevano. Perciò, tra risentimento e rancori verso i suoi genitori, Van ottenne il permesso di partecipare a quel mini soggiorno a Flindrikin insieme alla sua panca pinca, che effettivamente le mancava da morire.
Quindi, il tempo di mettersi d'accordo e far passare qualche giorno per preparare il tutto, il signor Bennett accompagnò Nirvana al paesino, per assicurarsi che tutto andasse per il meglio. Infatti, dopo qualche sbuffo di Van, che sosteneva di non essere più una bambina di due anni, si sottoposero all’ispezione generale della persona ed al controllo della bacchetta.
“Ok, dai, pa’, ora puoi andare, suuuuuuu.”
Affermò Nirvana, spingendo il padre nella direzione in cui erano venuti.
Dopo un breve bacio e le solite frasi di rito “mi raccomando stai attenta” “saluta Sèline” “ti passo a prendere tra un paio di giorni, scrivimi”. Van, finalmente poté fare un gran respiro e cominciare la ricerca della sua amica, che in realtà non durò troppo.
“Aaaaaah, Seeeeellll, da quanto tempooo, oddio mi sei mancataaaa” Van corse incontro alla sua amica per abbracciarla, lasciando indietro la mini valigia che si era portata appresso, che le pesava fin troppo. La scena, vista da lontano, sarebbe sembrata a dir poco buffa, due sceme che quasi piangevano dall’emozione (no, van non piange mai, lei donna forte) che stavano per scontrarsi in una maniera che neanche alle auto scontro proprio.
“Come va? Che mi racconti? Voglio sapere TUTTO.”Continuò Van, strofinandole la schiena amorevolmente, per poi allontanarsi un attimo ed andare a riprendere la valigia lasciata poco più indietro. Nel mentre, si sarebbe incamminata verso l’Hotel, in cui avevano prenotato una camera doppia, per posare le valigie e prepararsi per andare a mangiare da qualche parte, perché in Inghilterra mangiano presto e se sono le 17.30 è già tardi.
“Dove andiamo a mangiare? Si prende un panino? Si rimane in Hotel?”Chiese la strega con uno dei sorrisi più grandi mai visti negli ultimi mesi, prima di posare la valigia sul pavimento dell'ascensore per arrivare al terzo piano della struttura. Appena trovata la camera, Van si sarebbe fatta avanti, ed avrebbe letteralmente lanciato la valigia in un angolo, per poi buttarsi sul letto spaparanzata.
“Questa sì che è vita. Non avevo un letto così comodo beh… dai mai” Van cominciò a ridere, mentre aspettava che anche Sèl la raggiungesse e potessero dare definitivamente inizio alle vacanze.