The Time Turner Ball

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    « Grimm? Oh? Ma che fine hai fatto? Ti sei perso? » urlava, tenendo il cellulare appiccicato alla guancia, come se questo potesse aiutarlo a farsi sentire meglio dall'altra parte. « Io sono all'entrata ti dico! Non ti vedo proprio! » Erano ormai cinque minuti buoni che lui e Grimm stavano al telefono, senza riuscire a trovarsi tra la folla di ragazzi in arrivo - praticamente in massa - nei pressi delle Serre di Erbologia. « Sono sotto la quercia grande! Ho alzato la mano e la sto sventolando! Mi vedi ora? » Mentre Émile si dimenava alla ricerca del proprio accompagnatore, con un occhio non mancava di studiare, di tanto in tanto, le reazioni degli invitati all'allestimento della serata. Con il Comitato Feste avevano scelto di organizzare quest'anno un ballo più informale del solito, nella zona della tenuta antistante alle Serre di Erbologia. Al centro campeggiava una spaziosa piattaforma adibita a pista da ballo, costeggiata da due lunghe tavole imbandite con tutte le solite leccornie delle cucine di Hogwarts. Lo spazio all'aperto era decorato da lunghi drappeggi rossi appesi ai rami degli alberi, e illuminato dalla fioca luce di numerose candele sospese a mezz'aria. Intorno alla pista da ballo sorgeva un piccolo villaggio improvvisato, costituito da alcuni piccoli tendoni color cremisi, all'interno dei quali gli studenti avrebbero potuto svolgere varie attività legate al tema della serata: il futuro. In una delle tende, ad esempio, si trovava uno specchio incantato con effetto invecchiante, il quale avrebbe restituito, a chi ne aveva il coraggio, un'immagine di sé con vent'anni in più addosso. In un altro angolo, un piccolo stand dedicato offriva agli invitati un'ampia scelta di pietre e cristalli chakra, mentre in un tendone a parte, poco distante dalla pista, c'era il pezzo forte: niente meno che Madame Shell Troney, una delle chiromanti più famose del mondo magico (e particolarmente in voga anche tra i babbani) era presente per predire il futuro a chi lo desiderasse, tramite lettura della mano, tarocchi o sfera di cristallo. Émile prevedeva già un'enorme fila davanti al tendone di Madame Troney. Si sventolò il viso con una mano, già visibilmente accaldato. Il suo outfit era molto semplice: sul normale completo che aveva scelto per la serata, aveva indossato un lungo camice bianco, perché sebbene non fosse del tutto certo di cosa avrebbe fatto da grande, sapeva che avrebbe avuto a che fare con la cura - che si trattasse di animali o di persone poco importava. Per scegliere tra medimagia e magizoologia c'era ancora tutta l'estate, dopo tutto! Il suo viso si illuminò, quando gli parve di scorgere una chioma biondo cenere tra la folla. Ecco Grimm, finalmente. « Bro! Aspetta che forse ti ho visto. Ti vengo incontro! »


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]ciao amici! eccoci finally.
    Innanzi tutto credits a Nic per la splendida locandina!
    Breve recap:
    23 giugno, tenuta del castello, nei pressi delle Serre di Erbologia. Abbiamo le seguenti zone:
    - Pista da ballo
    - Zona cibi & bevande
    - Angolo pietre e cristalli chakra because why not?
    - Tendone con dentro uno specchio ad effetto "invecchiante" (tipo filtro Instagram) in cui i vostri pg si potranno specchiare e scoprire quali e quante rughe avranno effettivamente tra vent'anni
    - Tendone con l'attesissima, meravigliosa, fantabolante Madame Shell Troney: una chiromante cialtrona che ne indovina 2 su 10, molto in voga tra i babbani che amano farsi derubare, ma ehi, che volete, il Comitato Feste ha pur sempre un budget limitato; vi predirà il futuro sia a lungo che a breve termine, dunque potrebbe predire anche cosa succederà al vostro pg nei prossimi dieci minuti - sempre che ci azzecchi.
    - Varie ed eventuali: se avete idee fighe per altri stand/dettagli carucci ovviamente aggiungete e arricchite come vi pare!

    A fine serata ci sarà la premiazione per il Re o Reginetta del ballo, il/la quale riceverà una personalissima e sicuramente utilissima profezia da Madame Shell Troney! Vince chi ha l'outfit più originale :D
     
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    Fino a quel momento - il giorno in cui il Destino con la D maiuscola si è diramato oltre i confini del sogno - la sua casa natale era stato il suo universo. Un pesante e infinito agglomerato di stanze-galassie intorno a cui fluttuare, alla disperata ricerca di un posto nel mondo. Grimm non aveva mai visto, nelle sue notti, un futuro simile. Aveva visto molte altre cose e quel castello sul picco della rupe, sì, aveva visto anche quello mentre le ombre dietro le tende vi vomitavano dentro i propri abomini. Forse per questo motivo esisteva una profonda dicotomia cognitiva nella testa di Grimm, nel camminare nei corridoi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Erano passi familiari ma nonostante ciò era tutto troppo grande, infinitamente grande. Le stanze-galassie avevano lasciato il posto ad ammassi cosmici in cui perdersi. Era arrivato a Hogwarts soltanto da poco: aveva fatto richiesta di poter frequentare l'ultimo anno per poter poi conseguire i M.A.G.O. insieme agli altri studenti - non che ne sentisse l'urgenza, Grimm, convinto che la propria educazione domestica fosse perfettamente paragonabile a quella del resto della propria generazione; la presidenza, dal canto suo, l'aveva invitato al castello ben prima dell'inizio delle lezioni a Settembre. "Perché l'ambientarsi per uno studente al settimo anno può essere veramente difficile", recitava la lettera. Grimm, curioso per natura, naturalmente aveva accettato, lasciandosi dietro due fratelli che avrebbero dovuto capire da soli cosa fare della propria vita.

    In quel marasma cosmico, Emile era stato un punto fermo. L'aveva aiutato ad ambientarsi e soprattutto gli aveva spiegato a grande linee come funzionasse quella diavoleria che di tanto in tanto gli squillava in tasca. « Grimm? Oh? Ma che fine hai fatto? Ti sei perso? » Sia dal ricevitore che tutt'intorno, vi era un vociare incredibile che rendeva difficili le comunicazioni. « No no, vedo le serre. Nel dubbio, sto seguendo un gruppo di ragazze vestite in maniera strana. » Dovevano averlo sentito, perché una studentessa vestita con un lungo camice bianco si voltò per scoccargli un'occhiataccia. Grimm tuttavia non capiva quale fosse il reale utilizzo di un abito simile, se non mimetizzarsi nelle nevi del Nord. Non siamo più a Hilbre, Grimm. Qui nevica molto di più. Forse è vestita da cacciatrice? Palesemente, Grimm Nott non aveva mai visto un guaritore in vita sua. « Bro! Aspetta che forse ti ho visto. Ti vengo incontro! » Non aveva dubbi che Emi l'avesse visto. Se infatti Grimm aveva trovato strano l'abito della collega, più di uno si era voltato a guardare lui, perplesso. Grimm indossava una lunghissima tunica blu notte con fili rosso sangue che la avvolgevano ovunque. Ai piedi, portava delle strane - ma altrettanto comode - calzature che assomigliavano vagamente a delle babbucce e in testa, sopra una corona di capelli biondissimi e arruffati, vi era un altissimo cappello incurvato in avanti. L'intero abito dava a Grimm un'aria che, a seconda di chi lo vedeva, poteva risultare molto importante o molto ridicola. Punti di vista. « Dopo un lungo meditare, ho finalmente capito dove potrei essere tra vent'anni. » Grimm anticipò l'amico, avvolgendogli una mano con entrambe le sue per salutarlo calorosamente. « Verosimilmente, morto o in prigione. Ma non volevo certo rovinare la bellezza della tua festa, amico mio, quindi ho notato che tra vent'anni potrei essere l'Arcimago del circolo massonico M3. » L'M3 era una loggia massonica realmente esistente, che era giunta alla ribalta delle notizie per un certo scandalo di collusione tra politici del Ministero e giudici del Wizengamot. La Gazzetta aveva chiamato la faccenda "Bacchettepulite" e aveva intrattenuto una certa fetta di comunità magica per tanti anni. Ufficialmente l'M3 era stata sciolta, è chiaro, ma è altrettanto vero che l'erba cattiva non muore mai. Grimm calò i suoi occhi scurissimi verso l'amico, piegando le labbra pallide in un sorriso. « Alla fine hai deciso di vestirti da bardo, vedo. Sei.. » le parole gli morirono temporaneamente in bocca. « ..sei indispensabile in una festa, questo è certo. Cantore, immagino, dato che non porti con te uno strumento. » Gli avrebbe voluto dire che lo trovava davvero bello quella sera, ma i complimenti - anche uno strambo come lui lo sapeva bene - sono ricollegabili ad una sfera di relazioni umane che tende più al romanticismo che alla mera amicizia. Emile aveva chiarito perfettamente che non erano una coppia di quel tipo, qualunque cosa voglia dire essere una coppia di quel tipo. Ergo, il codice sociale mi vieta complimenti di natura estetica. Si guardò intorno. Quindi? Che si fa ad una festa? Non ne aveva la più pallida idea, era Emile l'esperto.
     
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    “Oddioooo, Sel ma che figataaaa, c’è una pista da ballo e..e dei … tendoni… perché ci sono dei tendoni?”
    Nirvana, che finalmente era riuscita ad approdare nella sfavillante Hogwarts, era così emozionata che gli occhi le si illuminavano ogni volta che faceva un passo in più tra i corridoi del castello. Con le parole probabilmente non sarebbe riuscita mai a descrivere quanto quel posto fosse importante per lei, e magari neanche voleva farlo visto che delle sue emozioni, Van, non parlava quasi mai. Però, non poteva negare che tutti quegli anni passati all’interno di quelle mura, rendessero il castello come una seconda casa, se non addirittura la prima, visto che nella sua passava così poco tempo da essere quasi una sconosciuta. Per questo, Van, in quel momento, vedeva tutto come se fosse il castello di Versailles e lei e la sua migliore amica fossero i lord in visita, peccato però che la magia non durò molto. Bastò, infatti, arrivare al centro della festa per farle levare il prosciutto da davanti gli occhi e realizzare che in realtà… purtroppo, non era niente di che. Che cazz ci fanno dei tendoni? Mica siamo alla fiera di paese.
    “Spero per loro che ci sia un secondo universo dentro quei tendoni"sussurrò Van, con tono sarcastico, alla sua pinca panca, mentre continuavano a camminare tra le persone per capire meglio com’era organizzata la serata. In giro, nonostante la festa fosse un po’ troppo tranquilla per i suoi gusti, Van vedeva che le persone finalmente avevano cominciato a vestirsi in modo più decente, anche se lei avrebbe aggiunto un po’ più di nero o colori in stile evidenziatore, che tanto le piacevano. Per cui, visto che gli altri non ci avevano pensato, sarebbe stata lei a ravvivare la serata con il suo stile punk, contornato da un camice bianco tutto macchiato da pennellate di vernice gialla, rossa e blu, che si accendevano al buio. Ovviamente, poi, visto che si parlava di Van, gli effetti speciali non potevano mancare, tanto che si era portata dietro delle provette chiuse, incantate da lei, ognuna che produceva un effetto diverso, da utilizzare al momento giusto della serata.
    “Oh, guarda c’è Emi!”
    Esultò Van, dopo aver avvistato il ragazzo da lontano ed aver portato l'amica davanti a sé per nascondersi. Forse e dico FORSE il piano stava funzionando. “Facciamo il giro da dietro, non mi deve vedere, ricordi?”
    Nirvana non aveva detto niente ad Emi del suo ritorno in grande stile al castello, proprio per fargli una sorpresa.
    In quell’ultimo anno, dire che i due erano stati appiccicati come pane e nutella, sarebbe stato addirittura poco. Quindi, nella sua innocenza, la strega pensava che arrivargli dalle spalle e farlo saltare dalla paura, sarebbe stato il minimo per averla lasciata tra le grinfie degli antichi Greci.
    Perciò, silenziosamente quanto un branco di scimmie (meno male che c'era casino), Van riuscì ad avere la schiena di Emi a portata di mano, tanto che appoggiò repentinamente le mani sulle spalle del ragazzo, per poi urlare “BUH!”, nella speranza di fargli prendere un coccolone, prima di strizzarlo in un abbraccio.
    “Ti giuro che se mi lasci di nuovo andare in quel posto di merda, ti porto con me.”
    Queste, sono state le prime parole che rivolse all’amico, prima di lasciarlo andare dalla stretta. Per poi concentrarsi sulla figura piuttosto eccentrica davanti a sé.
    “E lui chi è?” chiese Van, decisamente perplessa, mentre osservava il costume del ragazzo, che di sicuro sarebbe stata l’ultima cosa che si aspettava di vedere ad un evento del genere. Ma che indossa?.
    “Perché ha quel cappello strano?” sussurrò la strega ad Emi avvicinando le sopracciglia perplessa, nonostante Grimm fosse proprio davanti a loro, illudendosi che quello fosse solo una specie di costume sopra costume e il ragazzo facesse un cambio scenico in stile drag queen tra pochi secondi.
     
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    I want you to know I'm a mirrorball
    I'll show you every version of yourself tonight
    I'll get you out on the floor, shimmering beautiful
    and when I break it's in a million pieces


    « Permesso, scusa, ehi attent-AH! SCEMO MA NON LO VEDI CHE STO PASSANDO IO?! MI STAI CALPESTANDO TUTTO IL VESTITO!!! » « Oh ma che posso farci io se sei vestita da BOMBONIERA GIGANTE? E LEVATI DAL CAZZO! » Si prospettava una serata interessante, pensò Alena, mentre scendeva gli enormi gradoni di pietra che portavano verso la Capanna del Guardiacaccia, lo sguardo fisso verso il terreno, attenta a non mettere nessun piede in fallo. Dietro di lei, una lunga fila si era formata sulle scale, e per quanto le dispiacesse bloccare la gente, Alena non poteva davvero fare più in fretta di così. Era costretta a calcolare ogni passo con precisione millimetrica, perché, tra i gradini irregolari ed il terreno scosceso della tenuta, i vertiginosi tacchi a spillo che portava ed il mastodontico abito (1|2|3) che aveva scelto di indossare, le probabilità di raggiungere le Serre di Erbologia ruzzolando giù per il percorso non erano poi tanto remote. Poiché non aveva nessuna intenzione di diventare lo zimbello della scuola, procedeva con calma: un piede in avanti, poi un abile calcio all'orlo del vestito per scostarlo e non inciamparvi, poi l'altro piede avanti, e così via. Ci mise mezz'ora a raggiungere la festa, ma era convinta che ne valesse la pena: una volta lì, le sembrò davvero che tutti gli occhi fossero puntati nella sua direzione, come desiderava. E probabilmente quell'abito haute couture di Giselle Cabot per cui aveva sperperato tutti i soldi che le aveva mandato Fitzwilliam non era esattamente in linea con l'idea della serata, ma davvero a qualcuno importava di quello stupido tema? Se le avessero chiesto, tra vent'anni avrebbe fatto la modella, e sarebbe stata su una passerella durante la fashion week con addosso proprio quel meraviglioso abito da sera. Volteggiò, seppur a fatica (quell'abito era davvero pesante), un paio di volte sulla pista da ballo: si sentiva finalmente una principessa, e sapeva che nessuno, quella sera, avrebbe potuto ignorarla. Nessuno. Si guardò intorno, d'istinto ricercando una figura che più di una volta era apparsa tra i suoi pensieri: Cornelius. Quella sera non avrebbe potuto ignorarla neanche volendo. Anche se solo per una casualità, per un istante soltanto, sarebbe stato obbligato a posare lo sguardo su di lei, e sul suo bellissimo abito, e allora forse si sarebbe ricordato di quello che provava, di come l'aveva sempre trovata bella, aggraziata, desiderabile... Sì, era certa che sarebbe andata così. « Otis!!! » raccolse con entrambe le mani l'enorme strascico, per raggiungere il compagno, che aveva notato nei pressi del tavolo delle bevande. « Come stai? Complimenti per i MAGO! Immagino che ora che cominci il college non avrai più tempo per il giornalino. È un peccato che te ne vada, ma io sarò contenta di prendere il posto di Caporedattore. Non ringraziarmi: è il senso di responsabilità che mi guida. » Annuì, sfoderando uno dei suoi sorrisi più falsi: se c'era una cosa che in quegli anni aveva desiderato più di un bacio da Eren Ackerman, quella era l'arrivo del diploma del Tassorosso, per poter finalmente guidare il giornalino secondo i propri criteri. « Senti, hai visto Cornelius in giro? Volevo salutarlo. »
     
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    Con la maggiore età – nonostante i diciannove si stessero avvicinando sempre di più in modo inesorabile – Otis Branwell aveva scoperto un lato di sé che a lungo era rimasto assopito, forse perché non aveva cominciato a vedere massa muscolare formarsi fino ad allora ed era sempre stato troppo insicuro del suo fisico mingherlino, forse grazie al primo accenno di pizzetto degno di questo nome che era capace di sfoggiare, forse perché aveva sempre nutrito una fascinazione specifica per il mondo della moda maschile senza mai veramente sentire di poterne far parte... Qualunque cosa fosse, per la sera del ballo del diploma Otis puntava ad essere il ragazzo vestito meglio di tutta la festa. Punto. Aveva creato una vision board con foto di celebrità e immagini concept che riassumessero l'estetica a cui ambiva per quella sera? Assolutamente. Questo significava dover spendere quei pochi galeoni che stava tenendo da parte per poter acquistare l'espansione del mazzo di Black Market che includeva i personaggi delle Fiabe di Beda il Bardo? Può darsi. Era, forse, quell'attenzione maniacale al modo in cui i suoi capelli scuri si intrecciavano in una capigliatura solo apparentemente spettinata, un modo neanche troppo sottile per evitare di soffermarsi sul fatto che quella festa sancisse la fine di tutta la sua vita per come l'aveva conosciuta e vissuta fino a quel momento e l'inizio di un futuro sconosciuto e sostanzialmente il baratro? Non ci interessa. Mentre aspettava Nessie, all'ingresso della serra, continuava a giocherellare con gli anelli alle dita, a sistemarsi la cravatta, e sopratutto a convincersi che anche lui, che tutti consideravano un nerd sfigato Tassorosso, poteva apparire figo. Certo che poteva: stava tutto nell'atteggiamento. Sarebbe riuscito a tenere l'attitude intatta per tutta la sera, o sarebbe crollata non appena le sue aspettative fossero state disattese e nessuno si fosse accorto del suo glow up? «Ness! Da questa parte!» La richiamò, avvicinando le mani alla bocca per amplificare il suono. Trattenne l'impulso di accoglierla fischiando (we are rebranding), e piuttosto le tese una mano quando si avvicinò, per salutarla con un galante baciamano. «L'accompagnatrice più bella di tutta la festa ce l'ho io, punto» fece poi, facendola roteare in una piroetta in modo da poterla ammirare a tutto tondo. «A chi dobbiamo far perdere la testa stasera?» Disse, prima di lasciarle andare la mano e farle segno di entrare prima di lui all'interno della Serra. Bah, non male l'organizzazione fu tutto ciò che concesse al comitato che aveva ideato la festa. «Belle le locandine, no?» Commentò ad alta voce mentre prendeva da bere per sé e per Nessie, rivolto a chiunque potesse sentirlo al tavolo delle bevande. «Un vero peccato che il comitato per le feste non sia capace di dare a Cesare quel che è di Cesare e si prenda il merito del lavoro di qualcun altro, ma va be'». Fine, sarebbe stato tutto ciò che avrebbe detto sulla faccenda, ora che si era tolto quel sassolino dalla scarpa. Non avrebbe fatto scenate e non sarebbe andato a lamentarsi col diretto interessato: non ci teneva fino a quel punto. «Otis!!!» Un confetto della dimensione di un cucciolo di elefante avanzava nella sua direzione in una corsetta particolarmente rallentata. Il ragazzo riconobbe Alena solo quando riuscì a scostarsi il tulle dalla faccia. «Alena! Che sobrietà. Tra vent'anni avrai terminato la metamorfosi in... farfalla?» «Come stai? Complimenti per i MAGO! Immagino che ora che cominci il college non avrai più tempo per il giornalino. È un peccato che te ne vada, ma io sarò contenta di prendere il posto di Caporedattore. Non ringraziarmi: è il senso di responsabilità che mi guida» Una vecchia storia, quella dell'ambizione della Gauthier a prendere il suo posto, che Otis aveva smesso di considerare realmente minacciosa e piuttosto vedeva come vaneggiamenti deliranti. «Ma io sono estremamente grato al tuo senso del dovere e devozione alla causa, Alena. Sono toccato. Tuttavia temo che non sarà necessario perché il giornalino può continuare serenamente con me alla guida anche quando sarò al college. Porta avanti il duro lavoro, però, magari un giorno ti premierà» fece, ricambiando il sorriso falso di lei, e assestandole una pacca leggera e sufficientemente paternalistica sulla spalla. «Senti, hai visto Cornelius in giro? Volevo salutarlo» Scosse la testa, prendendo un sorso dal proprio drink. «Non so manco se viene. Ma tu da quando sei interessata alla sua posizione geografica e/o a se vive o muore, esattamente?»
     
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    jack in the box

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    Sin da quando era poco più che un bambino, Eliphas si era sempre ritrovato in qualche modo a ricoprire il ruolo dell'adulto responsabile: che fosse capoclasse, rappresentate dei suoi compagni o - come in quel caso - chaperon ad una festa scolastica, lui lo trovavi sempre in prima linea. A volte succedeva perché la sua indole lo portava ad essere una scelta ovvia per i superiori, altre invece perché semplicemente nessun altro dei suoi pari voleva prendersi simili brighe. In quell'occasione si trattava della seconda ipotesi. Tuttavia, per quanto ad Eliphas non pesasse affatto l'idea di gettare un occhio sui ragazzini del castello per una serata, delle perplessità a riguardo le aveva comunque. Al giovane warlock le feste piacevano - forse anche troppo -, ed era sempre stato abituato al tenore decisamente spensierato e libertino di quelle che si consumavano all'interno della comunità warlock; tuttavia, a giudicare dagli indizi e dalle informazioni che aveva raccolto negli ultimi giorni, dubitava che la situazione sarebbe stata simile. Al quartiere non ci controllava nessuno, nemmeno quando eravamo minorenni. Il che forse non era molto saggio, ma solitamente non si verificano incidenti chissà quanto gravi. « Credo che il peggio che ho visto succedere ad una festa warlock fosse quando avevo quattordici anni. Studiavo in India all'epoca - bellissimo paese, dovrei davvero tornarci. Un mio compagno si cavò un occhio con il ditale durante il quinto giro di absinthe pong e il cugino finì per scolarselo insieme al liquore. » Ridacchiò divertito al ricordo dei bei vecchi tempi da studente, scuotendo il capo tra sé e sé. « Che matti i Sarkissian. Però è andato tutto bene: adesso ha un occhio nuovo di zecca. Sai tipo quelli dei gatti? Ecco in quel modo. Si è pure abituato alla visione. Secondo me l'ha fatto un po' apposta, ora rimorchia un sacco da quel che ho sentito. » Chiacchiere da nulla, quelle, per il giovane warlock, che estrasse una fiaschetta piena di assenzio dalla tasca interna dell'abito, buttandone giù un buon sorso prima di allungarla in direzione della Stone. « Favorisci pure, ne ho un sacco in ufficio. È buonissimo con il tè, tra l'altro. » Sorrise gentile, volgendo poi lo sguardo intorno a sé nell'ambiente - forse mosso dall'improvviso ricordo di essere lì per controllare i ragazzi e non tanto per far festa lui stesso. « Ma quindi.. i contraccettivi li hanno distribuiti prima della festa oppure lo fanno dopo? Perché non vedo cestini o dispenser intorno. » Aggrottò la fronte, leggermente confuso, mentre si rigirava distrattamente tra le dita il pendente a forma di pentacolo che sbucava dall'apertura della camicia. « Da voi non usa finire con un sabba? Dobbiamo supervisionare anche lì? » Cioè ma è materialmente una festa?


     
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    Non aveva mentito quando, poche ore prima, aveva detto ad Ava che era passato fin troppo tempo da quando aveva messo piede ad una festa. Celebrazioni post-Ribellione escluse, ovviamente. In un certo senso, camminare lungo i corridoi del Castello, dove diverse insegne e locandine indicavano la strada fino alle Serre di Erbologia, le procurò una lontana sensazione di deja-vu: il Midsummer, il ballo di Natale, la cerimonia dei diplomi dell'anno precedente... tutti quei ricordi sembravano lontani anni luce, relegati ad un'altra vita. Non è troppo tardi per tornare indietro. Si ritrovò a pensare, a pochi passi dall'ingresso, stringendosi nel vestito da cocktail rosa che aveva ripescato dal fondo dell'armadio. Aveva passato l'intero pomeriggio a svuotare le valigie e rassettare il piccolo cottage di Hogsmeade, troppo indaffarata per pensare realmente a come immaginava la propria vita nel giro di vent'anni. Le persone intorno a lei, tuttavia, sembravano averci messo dell'impegno. Ma chissene. Messo piede all'interno, scrutò la sala appositamente addobbata alla ricerca del volto famigliare del cugino. « Emi! » Lo raggiunse nello stesso momento in cui una ragazza dalla chioma riccia gli gettava le braccia al collo. Ops. Pessimo tempismo. Per quanto fosse evidente che Emile non fosse più un bambino ormai, faticava a immaginarlo come un vero e proprio adulto. Si stampò sul viso un sorriso cordiale, rivolgendosi agli studenti presenti. « Scusate l'interruzione. Sono June, la cugina di Emi. Giuro che ve lo rubo solo per pochi minuti. » Fece cenno al Tassorosso di avvicinarsi, prima di rifilargli un leggero pugnetto sulla spalla; non voleva certo metterlo in imbarazzo di fronte ai suoi amici. « Bella festa. Fai ancora parte del comitato, no? » Fece scorrere gli occhi chiari lungo la sala, soffermandosi di tanto in tanto su qualche gruppetto di studenti. « Mi è arrivata una lettera dai tuoi genitori stamattina - un'altra. » Gli scoccò un'occhiata comprensiva, soffocando un sospiro esasperato. Da quando Emile era rientrato ad Hogsmeade, i coniugi Carrow non avevano fatto altro che riempire June di lettere, chiedendo informazioni sulla salute del loro secondogenito e pregandola di tenerlo sotto controllo. Ciò di cui erano all'oscuro, però, era che - fino a poche ore prima - June si trovava a chilometri e chilomtri di distanza dal suolo inglese. « Hanno menzionato un paio di volte che potrebbero venire in visita prima della fine dell'estate per aiutarti con le spese per il College. Stavo pensando che potrebbe essere una buona idea metterci d'accordo su cosa è successo fino ad ora - pareggiare le versioni, insomma. » Tamburellò con le dita sulla pelle pallida del braccio, prima di affondare la mano nella borsa e porgere ad Emile un piccolo mazzo di chiavi. « Sono le chiavi del Cottage. Se ti va, stasera puoi venire a dormire, così domani possiamo aggiornarci a colazione. Se decidi di restare ad Hogwarts mandami un messaggio. » Allungò una mano a scompigliargli i capelli, stringendolo in un mezzo abbraccio nonostante ormai fosse ben più alto di lei di diversi centimetri. « Ah, dimenticavo. Niente nasi rotti, per favore. » Scherzò, allontanandosi di qualche passo per lasciarlo libero di tornare dai compagni. Nell'attesa di Ava, aveva portato con sé alcuni volantini da appendere alla bacheca in corridoio, su cui aveva riportato le caratteristiche del Cottage e il proprio numero di telefono; da quando Daffy se ne era andata, June non si sentiva a suo agio a vivere sola e dimezzare le spese le avrebbe fatto comodo. « Ohhhh, Juniper Rosier! » Steven, un ragazzo del suo stesso corso, le si piazzò davanti, vestito da capo a piedi da giornalista sportivo. « Non sapevo saresti venuta. Non ti sei laureata, vero? » Le spinse dinanzi il pugno chiuso, imitando un microfono, senza tuttavia darle modo di rispondere. « Niente laura e niente divisa dei Falcons... da cosa saresti vestita, esattamente? » Le domandò, quasi fosse in attesa di un'esclusiva. In un altro contesto, June avrebbe trovato quella farsa divertente ma, data l'insistenza e l'aria alticcia del ragazzo, quell'approccio finì per infastidirla. « Tuo padre è ancora single, giusto? » Steven annuì, confuso. June gli sorrise, stringendo al petto i volantini e avvicinandoglisi appena. « Ottimo. In questo caso, sono vestita da moglie trofeo. Fossi in te inizierei ad abituarmi all'idea di chiamarmi 'mamma'. » Scherzò, con una punta di sarcasmo, prima di ruotare su sé stessa ed allontanarsi in direzione del corridoio. Sarebbe stata un'uscita di scena fantastica, se solo qualcuno non l'avesse urtata, correndo in direzione del tendone di Madame Shell Troney. Merde! June conservò miracolosamente l'equilibrio, destreggiandosi sui tacchi con la stessa grazia di un t-rex, ma i fogli le sfuggirono di mano, sparpagliandosi ovunque attorno a lei. Rassegnata, si guardò attorno per qualche istante, prima di chinarsi a raccoglierli. Spero che Ava arrivi in fretta perché ho davvero bisogno di un goccetto.

     
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    Alla fine ci era andato. Per quanto odiasse l'idea di trovarsi in un luogo pieno di gente, Abrahel lo aveva convinto del fatto che presentarsi a quella festa fosse la scelta più saggia per non sollevare troppi sospetti. In fin dei conti già diverse persone avevano notato il repentino cambiamento nel carattere del Corvonero, cominciando a fare domande a cui le risposte vaghe del ragazzo sembravano mettere solo una toppa momentanea. Forse in realtà era Eric ad essere troppo ansioso, forse era la sua coscienza sporca a leggere in quei naturali interrogativi e negli occhi dei compagni dubbi più minacciosi di quanto in realtà non fossero. Aveva la costante impressione di muoversi in un campo minato: come se tutte quelle persone gli stessero con gli occhi puntati addosso, in attesa di un passo falso che lo avrebbe ufficialmente smascherato come l'impostore quale era. « Ti ho portato la pozione che mi hai chiesto. » Gli occhi color miele dello warlock si puntarono in quelli di Eric, dandogli come l'impressione che vi stesse scavando all'interno per scoprirne ogni segreto e stato d'animo - cosa che con ogni probabilità era vera, essendo Abrahel uno psichico. Era una delle poche persone a conoscenza della sua vera identità, e dall'incidente in poi era stato per lui un vero e proprio punto fermo. Scherzosamente, Abrahel si riferiva a se stesso come il suo badante. Anche in quel caso, dunque, Eric si era affidato a lui per reperire il Distillato della Pace, senza il quale non sarebbe stato in grado di affrontare un evento del genere. « Grazie. » proferì dunque con tono piatto, mentre toglieva il sigillo di sughero per buttar giù un buon sorso di pozione. Riposta la pozione nel taschino interno del gilet, mosse qualche passo all'indietro, appoggiando entrambi i palmi sulla superficie fredda del lavandino in attesa che il distillato cominciasse a fare effetto e il suo battito cardiaco prendesse un ritmo più sereno. « Pensi di farcela? » Non c'era bisogno di essere un legilimens per cogliere nel tono dello warlock una sfumatura di dubbio. Lo stesso dubbio che Eric in primis aveva. Dopo qualche istante di silenzio, però, annuì piano. « Sì. Terrò il profilo basso per sicurezza, ma posso farcela. » « Magari prova anche a divertirti. Ok? » Le iridi del ragazzo si posarono in quelle dello warlock, verso il quale stese un minuscolo sorriso artificiale. « Farò del mio meglio. » Ma sapevano entrambi che questo, Eric non poteva prometterlo.

    « WOOO! Tra vent'anni sarò così? » « Ma dai, secondo me è una stronzata. » « Lo dici solo perché tu avrai perso tutti i capelli. » Nel passare accanto ai due ragazzi intenti a fissare lo specchio, lo sguardo di Eric virò per naturale curiosità alla superficie riflettente. Gli occhi cercarono la propria figura, senza tuttavia trovarla: era come se al suo posto ci fosse uno spazio vuoto, come se nemmeno si trovasse lì. Dove il suo corpo avrebbe dovuto essere, non c'era nulla se non il riflesso dell'ambiente alle sue spalle in cui altri studenti si muovevano e parlottavano tra loro. Sarà forse stato l'effetto del distillato, ma Eric non provò nessuna emozione di fronte a quell'immagine - o piuttosto alla mancanza di un'immagine. « Non preoccuparti. È abbastanza normale e non significa nulla. Cioè, lo specchio non può leggerti perché.. beh. » « Perché tecnicamente sono già morto? » Una domanda retorica che pose con la stessa enfasi con cui si parlerebbe del meteo, ovvero nessuna. « Beh.. sì, in sostanza. » Annuì apaticamente, avvicinandosi il bicchiere di virgin colada alle labbra per prendere un sorso e proseguire oltre. « Comunque penso sia meglio se mi tieni d'occhio a distanza. Sai.. per non sollevare troppe domande. » « Sicuro? » « Sono sedato a sufficienza. Non strapperò la faccia a nessuno, tranquillo. » « Mh.. okay, ma cerca di evitare il centro della pista. » Eric si voltò per rivolgere allo psichico uno sguardo tanto vuoto quanto sarcastico. « Col ritmo che ho nel sangue? Dovrai proprio legarmi per resistere alla tentazione. » Con un'alzata di occhi al cielo Abrahel si allontanò, lasciandolo - almeno apparentemente - a se stesso. Inutile dire che ormai Eric non aveva la più pallida idea di come ci si comportasse ad una festa: vagava senza una meta precisa, tenendosi ai margini ed evitando il più possibile i punti più affollati. Se pure avesse voluto socializzare, non ricordava più come si facesse. Da quel torpore, tuttavia, si risvegliò quando una palla di tulle rosa invase quasi automaticamente il suo campo visivo. Alena Gauthier era sufficientemente distante da non vederlo, ma non abbastanza da non essere notata. In realtà ci vorrebbero svariati chilometri e un'adeguata miopia per non vederla. Istintivamente si voltò, allungando il passo per defilarsi allo scopo di rendersi ancor meno
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    visibile. « EHY NEAL! NEAL! CORNEEEELIUUUUS! » Cazzo, urlarlo un po' più forte, ad Hogsmeade non ti hanno ancora sentito. E infatti la voce di Greg fu sufficientemente alta da raggiungere le orecchie di Alena e Otis, che Eric intravide con la coda dell'occhio voltarsi nella sua direzione. D'istinto si chinò in basso, cercando nascondiglio dietro a una pianta finché i suoi occhi non individuarono di fronte a sé nientemeno che Juniper Rosier chinata a raccogliere un ammasso di fogli sparpagliati. Toh, l'alibi perfetto. Si avvicinò praticamente a carponi, girandole attorno per far sì che anche la figura di lei lo coprisse abbastanza. « Aspetta, ti aiuto. » disse a bassa voce, cominciando a sua volta a radunare quei volantini in cui la ragazza sembrava ricercare coinquilini con cui condividere il cottage. Dunque anche lei sta qui. Ai tempi in cui Eric giocava nei Falcons, June non era stata ancora reclutata. Tuttavia ricordava il suo viso e il suo nome dalle notizie - quelle, Donovan non aveva mai smesso di seguirle, per quanto gli facesse male ricordare il distacco dalla vita nella squadra. Chissà cosa fa adesso. « Comunque il tuo sostituto non saprebbe colpire un bolide nemmeno da fermo. » disse con un mezzo sorriso sulle labbra, prima di sollevare lo sguardo nel suo, stirandole un piccolo sorriso e stringendosi appena nelle spalle mentre le porgeva i fogli raccolti. « Tifavo Falcons.. » Pausa. « Almeno finché non sono caduti in basso. »


    Citati Alena e Otis. Interagito con June.


     
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    Beatrice si faceva vedere ormai raramente al castello, un po' perché non voleva interferire con il lavoro dei suoi compagni e un po' perché voleva mantenere una certa distanza che avrebbe permesso ai più giovani di percepire il castello come lo stesso luogo di sempre. Quel giorno, tuttavia, si era recata a Hogwarts già nel pomeriggio per fare visita a Byron e Renton e farsi mostrare alcune delle novità e ristrutturazioni fatte in quegli ultimi mesi. Hogwarts prosperava, e Tris non poteva esserne più soddisfatta. Un lungo incontro poi era stato riservato agli elfi domestici, ai quali la giovane Morgenstern porse tutta la sua gratitudine per aver scelto di appoggiare lo Stato di Inverness. Gli elfi rimasti, che ora avevano adirittura un sindacato, avevano accolto la presenza della lycan con sontuose pietanze e altrettante richieste alle quali Beatrice promise di dar seguito il prima possibile. Gli elfi, infatti, desideravano mettersi anche al servizio di Inverness. Le tante strutture del Credo d'altronde avrebbero avuto bisogno di un po' della gestione degli elfi - solo ed esclusivamente sotto adeguato compenso, che nel caso delle richieste degli elfi era sempre molto meno di quanto si meritassero. Quella questione era sempre controversa, non solo perché i compensi pecuniari tendenvano a offendere con estrema facilità gli elfi domestici, ma anche e soprattutto perché ledeva l'idea del libero arbitrio a cui Beatrice tentava di attenersi il più possibile. Sarebbe stata, insomma, una trattativa non semplice, della quale, pareva dovesse farsene carico in prima persona, per non offendere ulteriormente la posizione degli elfi. « La Signorina Morgenstern dovrebbe avere un umile servitore personale. Si fidi dell'umile Gordon, Signorina. Gli elfi vedono tante cose - nel castello ne vedono moltissime. Non tutte sono positive. » L'ammonimento dell'elfo rimase tuttavia appeso a metà, poiché Byron l'attendeva già da tempo nel suo ufficio, per discutere di alcune migliore per il castello in vista del nuovo anno scolastico e accademico. Così dovette abbandonare l'idea di approfondire la questione separandosi dal gruppo di elfi che l'avevano accolta nel loro quartier generale.
    La presenza di Tris all'evento non era casuale. Seppur partecipare a una festa fosse ormai fuori dalle sue abitudini, le feste a Hogwarts tendenvano a prendere pieghe inaspettate sin troppo spesso. Anche ora, col castello sotto il controllo di Inverness, certe situazioni non potevano essere previste. Per questa ragione, la giovane alfa aveva chiesto a tutte le sue squadre di rimanere il più possibilmente sugli attenti e tenere d'occhio la situazione. Alcuni membri scelti di ogni divisione poi erano a tutti gli effetti in servizio tanto lì quanto a Hogsmeade e a Inverness; la sicurezza sul confine e attorno al castello, poi, era stata intensificata, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto. D'altronde erano proprio quelle le circostanze in cui si abbassava maggiormente la guardia, e Tris non lo avrebbe permesso. Paranoica lo era sempre stata, ma da quando il comando era passato a lei, era diventata doppiamente cauta. Così, recuperato uno dei vestiti della madre lungo fino a sopra il ginocchio, che riprendeva le tenute dei cacciatori (e armata fino ai denti ma con descrizione), si diresse verso la festa.« Ti è sfuggito questo. » Affermò in direzione del gentiluomo che stava aiutando la giovane Rosier a raccogliere i fogli caduti a terra. Quello nello specifico, era volato più lontano nella traiettoria di Tris, alla ricerca di persone che fossero quanto meno legalmente autorizzate a bere. « Sei un gran signore, ad aiutare una donzella in difficoltà. » Doveva trattarsi di uno studentello, e proprio per questo, Tris lo avrebbe trattato coi guanti bianchi. Tutto voleva tranne che far correre ancora le notizie sulla sua terrificante presenza. « Allora ve le insegnano ancora le buone maniere a Hogwarts, tra combattimenti e libri occulti. Ne sono lieta. » Sorrise al moro prima di riservare la stessa gentilezza alla Rosier. Non aveva idea di dove fosse impegnata attualmente. Di certo, per un po' non l'aveva vista né in compagnia della cugina, né delle loro amicizie in comune. « Non ho potuto fare a meno di notare che stai cercando coinquilini. Fai fatica con le spese? » Le chiese con un'espressione mite. « Se hai problemi, non esitare a fare rapporto in merito. A volte.. la gestione è complessa, e abbiamo bisogno della collaborazione di tutti per sapere se stiamo facendo bene. » Perché anche il benessere dei cittadini doveva essere un obiettivo, e se c'era modo di fare di meglio, Tris non si sarebbe tirata indietro dal intercedere in prima persona. « Vale anche per voi studenti.. » Continuò tornando a osservare il moro. E poi si rivolse di nuovo a June. « Juniper, so che Malia dovrebbe esserci, tu l'hai vista per caso? » Pausa. « Intendo la professoressa Stone.. » Quanto suona strano, ma per gli studenti, Malia era effettivamente la prof di volo. « Non ho ancora visto nessuno degli insegnanti. Noto però con piacere che i nostri amici warlock si stanno ambientando sempre di più. Ne ho visti parecchi questa sera. » Che si tratti di questo, oppure sono usciti dalla tana per altre ragioni? Eliphas avrebbe potuto sicuramente darle qualche notizia in più in merito.
     
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    « Dopo un lungo meditare, ho finalmente capito dove potrei essere tra vent'anni. » « Un... sacerdote? » « Verosimilmente, morto o in prigione. » Émile deglutì, gli occhi spalancati fissi sul viso serafico di Grimm. Per quanto fosse abituato alle asserzioni un po' macabre dell'amico, talvolta gli capitava ancora di essere colto alla sprovvista. « Ma non volevo certo rovinare la bellezza della tua festa, amico mio, quindi ho notato che tra vent'anni potrei essere l'Arcimago del circolo massonico M3. » « Oh... accidenti, non l'avrei mai indovinato! » rise, dando una seconda occhiata al suo outfit, piacevolmente sorpreso dallo sforzo che aveva compiuto; la metà dei presenti aveva bellamente ignorato il tema della serata,
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    dunque era contento che almeno qualcuno avesse dimostrato un minimo di interesse. « Alla fine hai deciso di vestirti da bardo, vedo. Sei... sei indispensabile in una festa, questo è certo. Cantore, immagino, dato che non porti con te uno strumento. » « Oddio, grazie! » Gli sorrise, concedendogli una pacca amichevole sul braccio. « Sì, beh, indispensabile lo puoi ben dire. Tutto questo ambaradàn » mentre parlava sollevò l'indice e lo roteò un paio di volte, a indicare lo spazio che li circondava « non ci starebbe se non ci fossi stato io! Le hai viste le locandine che belle? » gliele indicò, all'entrata, proprio lì dove vedeva fare il loro ingresso Otis... con Nessie. Strabuzzò gli occhi a quella vista, poi si voltò di nuovo verso Grimm, di scatto. « Comunque no, niente bardo io. A proposito che sarebbe? Mi suona come qualcosa di veramente sofisticato... Io sono un banale medimago, o magizoologo, vedi tu come preferisci. Dipende tutto da cosa decido di fare a settembre col college. » E così dicendo si strinse nelle spalle, volendo lasciar cadere così quell'argomento che nelle ultime settimane gli aveva dato più di un grattacapo. Avrebbe ricominciato a pensare al proprio futuro dalla mattina successiva. « Tu piuttosto, mi sa che con l'abito sei il più originale fino ad ora. Avrai il mio voto per Re del ballo. » Annuì, convinto. Gli faceva sinceramente piacere vedere Grimm provare con tanto ardore a integrarsi nella comunità di Hogwarts, ed era convinto che ci stesse riuscendo alla grande - certo, per i suoi standard. « E invece dimmi, il cappello che hai in testa, cos'è? Per un momento avrei detto che fosse un corno di Erumpent, perché ci assomiglia molto! Certo, se non fosse per il fatto che il corno di Erumpent quando è integro contiene un liquido mortale, e dunque non poteva essere... » La voce di Émile si affievolì, nel pronunciare quelle parole. All'improvviso sembrò ricordarsi chi aveva davanti. « Oddio, Grimm: non ti sei mica messo un corno di Erumpent in testa, vero?! » esclamò, allarmato, prendendo l'amico per le spalle e bloccandolo sul proprio posto, come a voler immobilizzare un kamikaze ambulante. Minaccia di terrorismo n.1: cominciamo benissimo la serata.


    Si stava ancora intrattenendo con Grimm quando avvertì un improvviso peso sulle spalle e un urlo agghiacciante gli perforò le orecchie. « BUH! » « AAAAHHHH! » Probabilmente era stato l'allarme per la storia del corno di Erumpent ad averlo messo in stato di allarme, o forse il fatto che aveva visto Beatrice Morgernstern aggirarsi in lontananza, ma fu sufficiente l'agguato di Nirvana per farlo sussultare. Aspetta un momento... Nirvana?! Émile dovette sbattere un paio di volte le palpebre per poter credere ai propri occhi. « Ti giuro che se mi lasci di nuovo andare in quel posto di merda, ti porto con me. » « Ma tu che cavolo ci fai qui! » esclamò, senza riuscire a nascondere un sorriso a trentadue denti. Non attese un istante per avvolgerla in un abbraccio strettissimo, tanto da sollevarla da terra e farla girare un paio di volte, in preda alla contentezza. « Non ci posso credere... Ma tu quando- come- e i tuoi genitori?! Quanto ti fermi? » Parlava a raffica, non riuscendo a mettere una parola dietro l'altra, tanto era emozionato di vederla. Era trascorso qualche mese dall'ultima volta che si erano visti, certo, ma considerato lo stato emotivo del giovane Carrow, quel tempo per lui si era dilatato fino a diventare anni. « E lui chi è? » Per un secondo si voltò verso il Corvonero, per poi tornare a guardare Nirvana. « Van, lui è Grimm, un mio amico d'infanzia. È arrivato da poco qui. Grimm, lei è Nirvana... La mia scassapalle personale. » Rise, nel pronunciare quelle parole, allungandosi verso la ragazza per scompigliarle i ricci affettuosamente. « Perché ha quel cappello strano? » « Vaaaan! » la riprese immediatamente, assestandole una gomitata di rimprovero e alzando gli occhi al cielo, esasperato. Come al solito, Nirvana sapeva farsi riconoscere: non si preoccupava di chi avrebbe potuta sentirla o meno, e infatti fece quel commento con il diretto interessato letteralmente a mezzo metro da loro. Le lanciò un'occhiata eloquente, come a voler dire: Guarda che ti ha sentito sicuro eh, mica è sordo! « Grimm ha un abito a tema, almeno lui » disse, alzando la voce, affinché anche il giovane Nott fosse incluso nella conversazione. « È vestito da... Arcistregone della Masseria! Giusto, Grimm? E tu invece che saresti? Miley Cyrus con budget limitato? » la punzecchiò, dandole una spallata.


    Evidentemente quella era la serata dei grandi ritorni. « Scusate l'interruzione. Sono June, la cugina di Emi. Giuro che ve lo rubo solo per pochi minuti. » « Cugina! Sei tornata tra i vivi finalmente! » Salutò June con un abbraccio caloroso, per poi seguirla in un angolo più in disparte, immaginando già quale sarebbe stato l'argomento principale della conversazione. « Bella festa. Fai ancora parte del comitato, no? » « E per forza! » Inarcò le sopracciglia, quasi offeso nel sentire quella domanda. « Che fa, non lo riconosci il mio tocco? » Esclamò, allargando le braccia e ruotando leggermente il busto a destra e a sinistra, guardandosi intorno. Insomma, questo spettacolo non può che essere tutto merito mio! Che poi ci fosse stato un intero comitato, formato da più persone, che si era riunito e aveva lavorato per un mese alla realizzazione della serata, quello era un dettaglio. « Mi è arrivata una lettera dai tuoi genitori stamattina - un'altra. » Émile alzò gli occhi al cielo, esasperato. Eccallà, lo sapevo. « Hanno menzionato un paio di volte che potrebbero venire in visita prima della fine dell'estate per aiutarti con le spese per il College. Stavo pensando che potrebbe essere una buona idea metterci d'accordo su cosa è successo fino ad ora - pareggiare le versioni, insomma. » « Sì, hai ragione. Io ho evitato di parlare troppo di te con loro, per evitare di farli insospettire. Ma è il caso che ci aggiorniamo, prima di rispondergli. Grazie. » Portò le mani giunte nella sua direzione, a sottolineare la gratitudine nei suoi confronti. Se era riuscito a tornare a Hogwarts, era stato solo merito di June. Prese le chiavi che la Rosier gli stava porgendo, studiandole per qualche secondo sotto la luce di uno dei lampioni, incuriosito. « Sono le chiavi del Cottage. Se ti va, stasera puoi venire a dormire, così domani possiamo aggiornarci a colazione. Se decidi di restare ad Hogwarts mandami un messaggio. » « Oh, le chiavi non me le avevi date mai, però. Finalmente mi reputi così responsabile da affidarmele? Sappi che queste non tornano più indietro. » Scherzò, sventolando il mazzo sotto gli occhi cerulei della cugina. Ultima chance per cambiare idea, Junie. « Comunque non lo so, la vedo difficile a venire a dormire a Hogsmeade proprio stasera. » Aggrottò la fronte, stringendosi nelle spalle. Cioè, dai, June, ma tu diciott'anni li hai avuti mai? « Potrei avere altro da fare, sai com'è » e così dicendo alzò le sopracciglia con fare ammiccante. Dal suo punto di vista, il rischio che le cose andassero per il verso giusto c'era eccome: quella sera era allegro, ben tirato a lucido, e per di più aveva adocchiato Séline Osbourne sulla pista, e i vibes con lei erano più che positivi, ultimamente. « Ah, dimenticavo. Niente nasi rotti, per favore. » Ridacchiò, stringendo June in un abbraccio e regalandole un bacio affettuoso sul capo. Nell'ultimo anno Emi aveva guadagnato diversi centimetri, e ora era quasi strano come sua cugina d'improvviso fosse diventata così piccola ai suoi occhi. « Sta' tranquilla, niente di rotto, promesso. Però domani vengo lo stesso a colazione. Ma pretendo un pain au chocolat come solo tu sai fare! Altrimenti non mi faccio più vedere. » Rise, e così la salutò, pronto a dirigersi verso la pista da ballo.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]1. Interagito con Grimm (menzionati Otis e Nessie)
    2. Interagito con Nirvana e Grimm
    3. Interagito con June (menzionata Seline)
     
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    « Ma quindi ce l'hai un accompagnatore, amore? » Aggrottò la fronte, un po' in naturale reazione allo stringersi del corsetto e un po' perché domande del genere erano sempre scomode. Da quando in qua hai cominciato anche tu a fare queste domande, nonna? Nonna Rigby, d'altronde, era sempre stata la figura opposta alla madre: quella che non perdeva mai occasione di darle manforte e dirle che gli uomini lasciavano il tempo che trovavano. « No. Non è quel tipo di ballo. Cioè tutta quella roba degli inviti non era prevista. » Silenzio. Quel classico silenzio di chi ti vuole troppo bene per dirti che ti compatisce. « E comunque io mi accompagno da sola. » aggiunse con più verve, raddrizzando le spalle solo per rendersi conto di quanto fosse difficile respirare in quella trappola mortale. « E fai benissimo! Meglio sole che mal accompagnate. Te l'ho sempre detto: sono contenta che è finita con quel damerino che frequentavi qualche anno fa. Si vedeva proprio che non era un tipo serio. » Già, Axel. Se lo ricordava più sua nonna che la stessa Veronica. « Sì ma poi chissene, onestamente. Cioè io sto bene per gli affari miei. Deve ancora nascere il tipo che mi frega. » La donna ridacchiò, stringendo in un colpo secco l'ultimo laccio del corsetto. « Seh, questa l'ho sentita dire tante volte. » Ronnie alzò gli occhi al cielo, sbuffando leggermente - per quanto l'abito glielo consentiva. A quel punto si voltò verso lo specchio, guardandosi da ogni lato con aria soddisfatta. « Beh direi che è venuto bene. » « Sei una meraviglia, tesoro di nonna. Hai proprio ripreso il dono di tua madre. » D'altronde a vivere con una sarta in casa qualcosa si imparava. E infatti Veronica aveva cucito da sola, da cima a fondo, l'abito (x | x) da indossare quella sera, passando diverse notte insonni a lavorarci sopra. Per il design si era ispirata ai disegni che ritraevano le prime streghe ad essere accettate nelle gilde di alchimisti e pozionisti, aggiungendo poi un pendente che ritraeva proprio il simbolo di quelle gilde. D'altronde lei sapeva dove avrebbe voluto essere tra vent'anni, e per rappresentarlo aveva pensato fosse bello rendere omaggio a tutte quelle streghe che erano venute prima di lei, aprendole la strada e rendendo quel sogno realizzabile per tutte le ragazze come Veronica.
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    La massima di accompagnarsi da sola, la Rigby l'aveva presa alla lettera. Uscita di casa, si era fatta il tragitto verso il castello per conto proprio, con uno spinello (gentilmente offerto dalla nonna) che le pendeva dalle labbra e l'aria di chi si sentiva sufficientemente queen da poter camminare coi tacchi sui sanpietrini del sentiero. Una volta entrata alle serre, il primo viso che vide fu quello di Emi. Aveva saputo da Otis del suo ritorno, ma non si era sentita di scrivergli - un po' perché sapeva che i due fossero ai ferri corti e un po' perché ci era rimasta male dalla posizione che il giovane Carrow aveva preso in seguito alla conquista delle Highlands. Così, pur incrociando il suo sguardo per un istante, non disse né fece nulla, voltando il capo a naso in su dall'altra parte e proseguendo dritta alla ricerca degli amici. Individuò Otis e Nessie in compagnia di una sgargiante Alena Gauthier e vi si avvicinò ben più pimpante. « Ehilà ragazzi! Come siete chic stasera. » Rivolse loro un largo sorriso, avvicinandosi poi al migliore amico per strizzarlo in un abbraccio. « Auguri di nuovo per il diploma e benvenuto nel mondo dei poveracci disperati che pagano l'affitto. » Ridacchiò, volgendosi poi in direzione di Alena. « Wow sei così.. » Trovare una parola per descrivere la moltezza di quell'abito si rivelò più difficile del previsto, tanto che la RIgby rimase per qualche istante a bocca aperta - il che, forse, era proprio l'effetto sperato. « ..elegante. Immagino che ovunque sarai tra vent'anni, ti pagheranno bene. » Rise gentile, sfiorandole appena la spalla in un gesto affettuoso. A quel punto, però, la persona con cui voleva realmente parlare era la terza del gruppetto. « Vi rubo Nessie un momento. Ma proprio veloce veloce. » Dunque con una mano prese sottobraccio la coinquilina e con l'altra afferrò al volo un bicchiere di punch dal tavolo delle bevande, prendendone veloce un sorso mentre conduceva l'amica pochi passi più in là. « Oh ma quindi devo sapere qualcosa? Cioè tra te ed Otis intendo. Perché sappi che io in caso approvo e avete tutta la mia benedizione. Otis è davvero un bravissimo ragazzo. » Però so che se lo chiedo a lui non mi dice un cazzo quel coglione. « Insomma? Dai racconta. » Perché onestamente al fatto che fossero andati insieme solo in qualità di amici ci credeva poco. Già ci avrebbe creduto poco in generale, ma a maggior ragione in quel caso - in cui andare in coppia non era stato richiesto - ci credeva ancora meno.

    Citato Emi. Interagito con Otis, Alena e Nessie


     
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    All'invito dell amico, Grimm fece realmente un giro a 360° per osservare meglio quell'ambaradàn - qualunque cosa volesse dire. No, le locandine non le aveva viste, ma la parte più innocente di sé riponeva totale fiducia in Emile e in un suo lavoro sicuramente impeccabile. « Erano deliziose. Un lavoro egregio, oserei dire! » Non poteva metterci la mano sul fuoco, ma era sicuramente così. Per un istante, seguì la traiettoria dello sguardo stranito di Emi, ma a onor del vero le persone che conosceva a Hogwarts si potevano contare sulle dita di una mano. Quelle che conosceva di persona, perlomeno. Alcuni di essi - i più vecchi - li aveva visti in sogno, nelle notti in cui aveva calcato i corridoi onirici del castello. Quando le porte erano sbarrate e il sangue scorreva a fiumi. « Comunque no, niente bardo io. A proposito che sarebbe? Mi suona come qualcosa di veramente sofisticato... Io sono un banale medimago, o magizoologo, vedi tu come preferisci. Dipende tutto da cosa decido di fare a settembre col college. » E poi era Grimm quello strano! Anche un esiliato come lui aveva letto le fiabe di Beda il Bardo. Le versioni originali, naturalmente, non quelle edulcorate per i poveri bambini suscettibili del nuovo millennio. « Non definirei banale qualcuno che ha potere sulla vita e la morte di un essere vivente.. » commentò serio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E come se fosse la cosa più naturale del mondo, aggiunse: « ..né definirei banale qualunque cosa tu possa decidere di fare nella vita. » Nessun Carrow aveva mai condotto una vita banale, neppure Amunet Carrow che si era ridotta ad una vita apparentemente anonima. Ma aveva visto anche lei, nei tempi gloriosi. Emile Carrow non sarebbe stato da meno, né lo sarebbero stati gli appartenenti alle restanti Sacre Ventotto. Neppure i Weasley, probabilmente. « Tu piuttosto, mi sa che con l'abito sei il più originale fino ad ora. Avrai il mio voto per Re del ballo. » Cos'è il Re del ballo, stava naturalmente per chiedergli, ma la digressione sul grande cappello che aveva in testa prese il sopravvento, facendo ridere genuinamente il giovane Nott. « Cosa faresti, se mi fossi messo un corno di Erumpent in testa? » domandò, con un sorriso affilato sulle labbra sottili.

    Aveva ancora addosso le mani di Emile, quando una sconosciuta li interruppe. Doveva essere un'amica di Emile, sembravano particolarmente stretti. E Grimm, dal canto suo, vide morire il sorriso sulle labbra per ritornare serio come sempre. Gli occhi color carbone si inchiodarono sulla sconosciuta, che fece altrettanto. « E lui chi è? » Nott non si scompose. Che sfacciata. E sboccata perfino! Dovrebbero pulirle la bocca con la segatura di Asticello. Nel suo silenzio più tombale, attese che Emi facesse le presentazioni. « Van, lui è Grimm, un mio amico d'infanzia. È arrivato da poco qui. Grimm, lei è Nirvana... La mia scassapalle personale. » Annuì appena alle parole di Emile. D'infanzia, esatto. E tu da quanto lo conosci? Sicuramente di meno, signorina Scassapalle. Aveva poi un nome che non le si addiceva per niente: si chiamava Nirvana e pure era esagitata come chi non abbia minimamente trovato l'illuminazione. « Perché ha quel cappello strano? » Gli occhi di Grimm si sbarrarono. Non era abituato ai modi rudi e diretti delle persone del mondo. In casa Nott, una parola fuori posto avrebbe significato una lingua mozzata. « Grimm ha un abito a tema, almeno lui » Almeno io, sì. Avevi un solo compito e guarda come ti sei conciata. « È vestito da... Arcistregone della Masseria! Giusto, Grimm? » - « Arcimago della Massoneria. » Quanto alla frecciatina di Emi, Grimm non capì assolutamente a cosa si riferisse o chi diavolo fosse quella My Lee Cygnus. Non lesinò però un'occhiataccia al vestito di Nirvana. « Una meretrice, forse, a giudicare dalle calze. Immagino servano anche loro nella società. » Chi è che ha il cappello strano? Grimm si era davvero impegnato per far felice l'amico e seguire il tema della serata: lo avrebbe difeso con le unghie e con i denti. Purtroppo però ad interromperli arrivò Juniper Rosier. Era la cugina di Emile, altra appartenente alle Sacre Ventotto e, come tale, sapeva chi fosse. I due cugini si allontanarono, lasciando Grimm e Nirvana soli per un attimo. Le scoccò un'altra occhiata, guardandola da capo a piedi, prima aprire bocca. « Con permesso, mi congedo anch'io. Non vorrei ci vedessero insieme. » e ne approfittò per allontanarsi tra la folla. Il suo vistoso cappello si vedeva sopra tutte le altre teste.

    Camminava con flemma tra le decine di studenti e invitati alla festa, quando due persone in particolare colpirono la sua attenzione. La prima fu, neanche a dirlo, la presenza di Cornelius Thorne. Chi l'avrebbe mai detto che, finalmente, dopo anni e anni, sarebbe riuscito ad incontrarlo di persona? Avevano avuto un trascorso molto particolare, ma era tantissimo tempo che non lo incontrava più. Che fine aveva fatto? Si era forse stancato delle sue passeggiate là dove l'uomo timoroso non osa avventurarsi? La seconda figura, impossibile da non notare, era quella slanciata di Beatrice Morgenstern. Oh, eccome se la conosceva. Quando Hogwarts era stata bloccata e lo spirito di Grimm spiava da dietro una tenda il macabro accaduto, Beatrice era uno dei suoi spettacoli preferiti. La chiamavano con un nome bislacco e altisonante, la Matriarca, ma Grimm la vedeva per ciò che era realmente. La primogenita della Loggia. La Madre Notte la chiamava a sé ovunque andasse, e ovunque andasse Beatrice Morgenstern si circondava di sangue, disperazione e morte. Non temi di aver portato qui, in questa festa di ragazzi, la tua oscura maledizione? Lei, che aveva cambiato il mondo a sua immagine e somiglianza, innalzandosi a dea più di chiunque altro avesse fatto in passato.. lei sì che era davvero uno spettacolo interessante da ammirare. Lei e i suoi consanguinei. Non era ancora il momento di avvicinarsi a lei, non era l'occasione né era vestito in maniera consona. Cornelius e Beatrice ruotavano in un'orbita a sé, in cui Juniper Rosier era presente. Dunque Emile è libero e posso raggiungerlo! Nel farlo, incrociò casualmente una coppia di ragazzi, di cui riconobbe immediatamente l'esponente maschile. Otis Branwell era stato a lungo, durante gli anni di crescita, ancorato a Emile; come tale, gli era capitato spesso di vederlo in sogno. Non sapeva assolutamente nulla di lui, se non che non li vedeva più insieme come prima. Si approcciò senza un motivo specifico a Otis e alla ragazza che lo accompagnava. « Bella festa, vero? Per fortuna che Emile Carrow l'ha organizzata! Se non fosse stato per lui, non ci sarebbe stato tutto questo ambaradàn! Avete visto le locandine che belle? E' stato indispensabile, lo potete ben dire! » Soddisfatto, augurò ai due ragazzi buona festa.. e che brindassero a Emile, unico vero organizzatore! Ancora una volta, Grimm si perse tra la folla.


    Interagito con:
    - Emi e Nirvana
    - Otis e Alena
    Citati Junipie, Cornybro e Trissy

    Si accettano scommesse su chi inizierà prima la rissa: Otis o Nirvana?

     
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    Merlino, è tardissimoooo! Gettato il lucidalabbra all'interno della pochette a forma di violino, Nessie si chiuse rumorosamente la porta di casa alle spalle, pronta ad avventurarsi per le stradine di Hogsmeade a passo svelto, in precario equilibrio sui tacchi, stretta in un lungo vestito dorato. Sebbene si fosse iniziata a preparare con ben due ore di anticipo, aveva passato a setaccio il suo intero guardaroba - e anche diversi capi di Eurus - alla ricerca dell'abito perfetto, quello che avrebbe mostrato a tutti il suo brillante futuro come violinista professionista. In tutto ciò, vi era solo un piccolo, piccolissimo, dettaglio che stonava: da mesi faticava a prendere in mano il violino e, le poche volte in cui vi si era cimentata, il risultato era stato a dir poco mediocre. «Ness! Da questa parte!» Le iridi chiare misero a fuoco il profilo di Otis alle spalle di un paio di studenti di Corvonero e Nessie lo raggiunse a passetti piccoli e veloci. « Scusa il ritardo! » Lo salutò, col respiro leggermente velocizzato e le guance arrossate a causa della foga. « Camminare sui ciottoli con i tacchi è stato un inferno. » Scherzò, nello stesso momento in cui il Tassorosso le depositava un bacio sul dorso della mano. Agnés ridacchiò divertita, lasciandosi guidare in quella mezza piroetta. Le erano sempre piaciuti i gesti galanti, soprattutto in occasioni formali. « Ti ringrazio. Anche tu stai benissimo, dovresti vestirti più spesso così. Questo stile ti dona. » E sono sicura che non passerà inosservato tra le ragazze. Camminando verso la festa, le loro risate si fusero con il frastuono della musica, creando un'atmosfera di allegria e contagiosa spensieratezza. Seppur quell’invito fosse del tutto spontaneo e privo di alcun significato, Nessie si sentì fortunata ad avere Otis al suo fianco. In seguito alla presa di Hogwarts, il giovane Branwell era diventato un punto di riferimento; qualcuno con cui condividere anche le sue preoccupazioni e, fino a quel momento, l’unico ad essere in grado di leggere al di là della sua maschera di pura frivolezza. Gli rivolse un ultimo sorriso soddisfatto e lo precedette all'interno delle Serre, appositamente addobbate per l'occasione. Accidenti. Si guardò attorno meravigliata, le labbra leggermente schiuse per la sorpresa nel notare il tendone di Madame Shell Troney. Merlino, non ci credo che sono riusciti a invitarla! Inutile dirlo, da accanita lettrice di Strega Moderna, Agnés era incredibilmente superstiziosa quando si trattava di oroscopo e veggenza, a tal punto da rifiutarsi categoricamente di leggere gli oroscopi dei giorni passati - azione che non avrebbe fatto altro che portarle sfortuna, fatto risaputo anche tra i novizi del settore. «Belle le locandine, no?» Le parole di Otis la riportarono alla realtà e Nessie annuì, spostando lo sguardo su una delle locandine appesa alla parete. « Sì, sono venute molto bene. Mi piacciono sia i colori che la grafica. Hai scelto tu il corsivo? » Ma Otis sembrava piuttosto distratto, intento a rivolgersi a tutti e nessuno in particolare mentre si avvicinavano al tavolo adibito al rinfresco. Accettò un drink, con un sorriso di ringraziamento. « Non ci hanno messo l’alcol, vero? » Chiese, scettica, scrutando il bicchiere. « L’ultima sera a Parigi mi sono ubriacata con lo Champagne e non me la sento di ripetere l’esperienza così presto. » In realtà, il motivo era assai differente: da diversi mesi ormai assumeva pozioni che la aiutavano a dormire, il cui uso era caldamente sconsigliato in concomitanza con l’alcol. Come se ciò non bastasse, gli alcolici avevano uno strano effetto su Nessie, amplificandone la percezione – sinestesia inclusa. Fece per aggiungere altro, ma Alena Gauthier la precedette, giusto in tempo per salvare un ignaro Otis dall'essere trascinato nel tendone di Madame Troney. « Alena! » Trillò, entusiasta, abbracciando la Gauthier e stampandole un bacetto sulla guancia. « Per Morgana, sei bellissima! Adoro questo colore, su di te è s-t-r-e-p-i-t-o-s-o. » Scandì la parola con fare teatrale, accarezzando il tulle con la punta delle dita. Immersa com'era ad ammirare l'abito di Alena, non fece troppo caso allo scambio di battute tra la ragazza ed Otis. D'altronde, Nessie non era famosa per essere particolarmente perspicace quando si trattava di sarcasmo e - data la sua naturale innocenza - le occasioni in cui si azzardava a pensare male delle intenzioni altrui erano, in genere, più uniche che rare. « Senti, hai visto Cornelius in giro? Volevo salutarlo. » Ah, anche Thorne è qui? Si guardò attorno istintivamente, alla ricerca di Neal. « [...] Ma tu da quando sei interessata alla sua posizione geografica e/o a se vive o muore, esattamente?» Con un gesto casuale, Nessie rifilò ad Otis una gomitata decisa, fingendo di prenderlo sottobraccio. Ma ti sembra il modo? Gli scoccò una rapida occhiata, prima di rivolgere un sorriso ad Alena. « Ciò che Otis voleva dire è che non lo abbiamo visto, per ora. Ma se lo vedo ti mando un messaggio, sono sicura che gli farebbe piacere scambiare due chiacchiere con te. » Aveva sempre sospettato che tra Alena e Neal vi fossero delle vibrazioni e, a suo personalissimo parere, Nessie era certa di aver un talento speciale nell'intuire l'interesse romantico altrui; solo ed esclusivamente quando l'oggetto di tale interesse non era lei stessa, ovviamente. « Ehilà ragazzi! Come siete chic stasera. » Bastò l'arrivo di Veronica per illuminare il viso di Nessie. « Ronnie! » La strinse in un rapido abbraccio, afferrando un altro bicchiere e porgendoglielo nello stesso momento in cui la Rigby si congratulava con Otis. « A proposito! Dobbiamo assolutamente brindare - ce lo avete tutti il bicchiere, sì? » Chiese, a tutti e nessuno in particolare, facendo scontrare il proprio drink con quello degli altri e bevendone un sorso generoso. « Vi rubo Nessie un momento. Ma proprio veloce veloce. » Rivolse a Ronnie un'occhiata confusa, indicandosi il viso con il dito indice della mano destra. Io? Leggermente preoccupata, si allontanò di pochi passi, seguendo l'amica. « Va tutto bene? E' successo qualcosa? » Le domandò, non senza un briciolo di tensione. « Oh ma quindi devo sapere qualcosa? Cioè tra te ed Otis intendo. [...] Insomma? Dai racconta. » Io e Otis? In che senso? Stupita, Agnés battè le palpebre un paio di volte, incapace di proferire parola. « C-cosa? Certo che no! » Replicò, incredula. Quando Otis l'aveva invitata al ballo, Nessie non vi aveva visto alcun significato recondito, se non il desiderio di passare la serata con un caro amico. Dal suo punto di vista, l'idea di una relazione romantica tra loro era talmente assurda da risultare comica. « Voglio dire, Otis è... Otis. Mi piace passare del tempo con lui ed è super intelligente e gentile, ma siamo solo amici. » Sottolineò quella parola, ben attenta a non alzare troppo la voce. Non voleva che tali chiacchiere giungessero ad orecchie indiscrete. « E poi ci sono altre cose sui cui ti devo aggiornare. Credo di aver bisogno di un consiglio su... Raphael, ecco, » Abbassò rapidamente lo sguardo sulle mani pallide, intimamente colpevole. In realtà, avrebbe voluto confidare altro a Ronnie, una confusione ed un mare di dubbi che solo in minima parte avevano a che fare con il suo (nuovo) ragazzo. Farlo, tuttavia, avrebbe significato snocciolare una serie di avvenimenti di cui la giovane Rigby era all'oscuro - a partire dallo strano comportamento di Emile nei suoi confronti per finire, non senza una certa vergogna, all'incidente di Saint Tropez. Sono una pessima amica. Al mio posto, tu non avresti mai baciato il mio ex-ragazzo. Si mosse leggermente sul posto, a disagio. « Perché me lo hai chiesto? Sembriamo una coppia? » Con un filo di apprensione, le iridi chiare si spostarono da Otis all'altro lato della sala, soffermandosi su Séline Osburne in compagnia della sua migliore amica. Che stupida! Stai a vedere che gli sto rovinando la piazza. Ingenua com'era, non aveva nemmeno pensato a quell'eventualità. « Ronnie » Le si avvicinò, prendendola sottobraccio, in un atteggiamento piuttosto sospetto. « in realtà Otis ha una cotta per una ragazza, me lo ha confidato l'altro giorno. » Si guardò rapidamente alle spalle, attenta a non farsi udire dal diretto interessato. « Più tardi ti racconto tutto, ma devi giurarmi di non dirlo a nessuno. A nessunissimo! » Si inumidì le labbra, gli occhi che brillavano di impazienza. « Comunque, stasera voglio fargli da spalla. Deve smetterla di tormentarsi e passare all'azione. » Annuì, decisa. Riuscirò a farlo parlare con la Osbourne prima della fine della serata, in un modo o nell'altro. « Ti va di aiutarmi? » Le chiese, porgendole il mignolino per mantenere il segreto. Attese la risposta della ragazza e, con aria da agente segreto, si portò il dito indice alle labbra. Si schiarì la voce e afferrò Ronnie, trascinandola nuovamente verso il gruppetto. « Chi è che ha voglia di venire con me a farsi predire il futuro? » Domandò, estasiata, indicando loro il tendone. Nel voltarsi, incrociò lo sguardo di Emi, vicino alla pista. Lo osservò per qualche istante, abbastanza a lungo da farsi scoprire. Arrossì leggermente, sollevando appena una mano nella sua direzione in segno di saluto. Doveva ancora abituarsi a quell'improvvisa distanza; il dividersi in gruppi, quando fino a poco tempo prima avrebbero iniziato a ballare e scherzare tutti insieme, era quasi innaturale. Bella festa. Scandì silenziosamente, accompagnando il tutto con un rapido gesto della mano, un cenno per dire Ci vediamo dopo. « Vogliamo andare adesso oppure aspettiamo Mia e Raiden? » Chiese, pronta a trascinarli nella direzione della veggente.


    Interagito con Otis, Alena, Ronnie - Emi da lontano.
    Ha anche adocchiato Nirvana e Seline; citati Neal e Mia.

    Fosse per me avrei incluso tutti ma stava diventando eterno lmao. Se volete aggiungervi - interagire o accodarvi al trash della lettura dle futuro, siete i benvenutissimiii
     
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    « Ha un occhio... tipo quello dei gatti? » ripeté Malia, a metà tra il frastornato e lo sbalordito. Non era certa se attribuire quel senso di confusione all'alcol che aveva ingerito durante il pre-serata con Ava e gli altri, o semplicemente alle cose incredibili che sentiva uscire dalla bocca di Eliphas, quella sera. « Lasciatelo dire, voi warlock siete proprio strani » ridacchiò, scuotendo leggermente la testa, ma non tentennò quando si trattò di accettare dell'alcol da parte del collega. « Favorisci pure, ne ho un sacco in ufficio. È buonissimo con il tè, tra l'altro. » « Grazie, lo accetto eccome! » e ne bevve un lungo sorso, come se fosse il primo di alcol di quella serata. Si scoprì piacevolmente sorpresa della compagnia di Eliphas: forse perché in precedenza aveva sempre tenuto a mente il suo modo di fare un po' austero e distaccato, ma il collega si rivelò da subito un compagno alla mano e giovanile: il suo outfit, tra collane e borchie, in fin dei conti la diceva lunga. Malia, dal suo canto, aveva scelto di buttar via dalla finestra ogni traccia di stile e buon gusto, e di indossare ciò che a suo dire rispecchiava la se stessa del futuro: ovvero degli abiti che gli ricordavano una tipica vecchietta inglese un po' trash, completa di pelliccia, grandi occhiali da sole a televisione, rossetto fucsia sgargiante, sigaretta alla mano e gomma da masticare per completare il quadretto. Insomma, qualcuno avrebbe dovuto pur farli ridere quei poveri ragazzi, no? « Ma quindi.. i contraccettivi li hanno distribuiti prima della festa oppure lo fanno dopo? Perché non vedo cestini o dispenser intorno. » Malia tossicchiò, colta alla sprovvista da quella curiosità. « Dispenser?! » esclamò, scioccata. « Da voi non usa finire con un sabba? Dobbiamo supervisionare anche lì? » « Un che...?! » chiese, confusa, avvicinandosi di più con l'orecchio, preoccupata di non aver sentito bene le sue parole oltre la musica ad alto volume. Aveva detto forse sabba? « Non credo di capire di cosa parli, però ti posso dire che no, nessuna attività sessuale è tollerata dalla scuola. Quindi niente cestini con contraccettivi in giro. Il che, se lo chiedi a me è, è sintomo del fatto che viviamo nel medioevo. Di solito i ragazzi durante queste feste si nascondono in qualche sgabuzzino o nella capanna del Guardiacaccia... Eviterei però di andarli a cercare. Quando ero studente qui il karma è stato gentile con me, negli anni, e personalmente adesso vorrei restituire il favore. » Insomma, che razza di ipocrita avrebbe trascorso la serata a cercare di rovinare la festa alle giovani coppiette innamorate? « Dunque le vostre comunità sono del tutto aperte alla copulazione? Libertà totale? Buono a sapersi, dico io » rise, non potendo non ripensare a quanto doveva impegnarsi lei per una misera scopata tra le mura del castello. Nella prossima vita voglio nascere warlock.


    « Brutta stronza! » Le aveva viste dall'altra parte dello spiazzale, e si era subito congedata da Eliphas, scusandosi per la breve assenza. Si avventò senza troppe sulla Rosier, stringendola in un abbraccio caloroso. « Ma si può sapere com'è possibile che tu torni e non fai sapere niente? Non so, ti sembrano queste buone maniere? » scherzò, per poi salutare anche Tris con un abbraccio. « Allora, che mi dite? Che è quello? » Gli occhi nocciola caddero inevitabilmente sul malloppo di volantini nelle mani di June, alla quale ne sottrasse uno, per esaminarlo meglio sotto la luce delle luminarie che decoravano la serata. Di certo quell'illuminazione non era granché per la lettura. « Oh, cerchi coinquiline Rosier? Ma vieni a stare da me! Almeno mi fai un po' di compagnia, ché sono sola e depressa... Considerato che qualcuna oramai è troppo impegnata per coltivare le amicizie. » E mentre parlava lanciò un'occhiata di sbieco a Tris, attenta che cogliesse la frecciatina e la sua finta espressione offesa. Una battuta che sapeva di potersi permettere, con la Morgernstern, per il mero fatto che la loro amicizia era così solida da rendere quelle parole semplicemente ridicole da ogni punto di vista. Che ci fosse un fondo di verità, in quell'osservazione, era un altro paio di maniche: da quando entrambe avevano cominciato a lavorare, e Tris aveva assunto il comando di Hogsmeade, era diventato sempre più complicato ritagliarsi uno spazio per la loro amicizia. Di tanto in tanto le piaceva rinfacciarglielo, così, scherzosamente, sebbene sapesse che non dipendesse da nessuna delle due. Le cose andavano semplicemente così, ma era un semplice fatto della vita adulta: non erano più le ragazzine che condividevano una stanza nel dormitorio di Grifondoro e vivevano praticamente in simbiosi. Notando di trovarsi accanto all'entrata della grande tenda rossa, si rivolse ad entrambe le ragazze. « Che dite, ci facciamo leggere la mano da questa Madame Troney? Dicono che è un po' farlocca ma magari è divertente... Oh, Thorne! » Ma tu sei sempre stato qui? Talmente si era concentrata su Beatrice e Juniper, da notare la presenza di uno dei suoi studenti solo quando lo sguardo non si posò casualmente sulla sua figura. Gli sorrise, grata di averlo incrociato. « Ci è voluto il ballo per poterti beccare, non è vero? » disse, rivolgendosi al giovane Corvonero, in un tono di rimprovero scherzoso. Probabilmente Cornelius non se ne era accorto, ma era da qualche settimana ormai che Malia cercava di beccarlo, dopo le lezioni di Volo, ma senza successo. Quel ragazzino sembrava evanescente: dopo le lezioni doveva cambiarsi alla velocità della luce - o forse non lo faceva affatto, chissà, Malia ormai non si sorprendeva più con il livello di sporcizia degli adolescenti di sesso maschile - perché quando la Stone arrivava ad appostarsi fuori dallo spogliatoio non lo trovava mai. Scrutò l'espressione del ragazzino, che però non gli trasmetteva nulla. « Ragazze lui è Cornelius Thorne, uno degli studenti più brillanti. » Si sentì in dovere, a quel punto, di presentare il ragazzo. Tris e June d'altra parte non richiedevano di essere introdotte. « Non ti allarmare, Cornelius, volevo solo farti i miei complimenti per quest'anno. Sei lo studente che è migliorato di più nel Volo. Sul serio, hai guadagnato un controllo del manico di scopa, e del tuo corpo in volo, che sono sbalorditivi! Ti sei meritato un posto di diritto nella squadra di Corvonero, da Settembre - sempre che vorrai farne parte. » Si strinse nelle spalle, scambiando poi un'occhiata rapida con Tris e June. Ah, che nostalgia, il Quidditch di Hogwarts! « Prenditi il tempo che vuoi per pensarci. Ovviamente sai qual è il mio parere! E anche le qui presenti ti confermeranno che giocare per la propria casata è sempre una bella soddisfazione. »
     
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    Hush, when no one is around, my dear
    you'll find me on my tallest tiptoes
    spinning in my highest heels, love
    shining just for you


    « Alena! Per Morgana, sei bellissima! Adoro questo colore, su di te è s-t-r-e-p-i-t-o-s-o. » Sorrise a Nessie, e riuscì a stento a trattenere una risata nervosa, mentre batteva le mani in preda all'agitazione. Quella serata non era ancora iniziata, ma era già magica. « Grazie. È un Giselle Cabot haute couture, collezione della scorsa primavera. Me ne sono innamorata subito. Anche tu sei splendida, Ness! » Non quanto me, certo. Era però vero che Agnès fosse la persona all'interno di Hogsmeade con più gusto; se aveva bisogno di rivolgersi a qualcuno per una fashion emergency, la prima persona che le veniva in mente da contattare era proprio Nessie.
    Fu distratta poi da Otis, che non sembrava aver colto con il giusto entusiasmo la sua candidatura ufficiale come nuova Caporedattrice del giornalino. « Ma io sono estremamente grato al tuo senso del dovere e devozione alla causa, Alena. Sono toccato. Tuttavia temo che non sarà necessario perché il giornalino può continuare serenamente con me alla guida anche quando sarò al college. Porta avanti il duro lavoro, però, magari un giorno ti premierà » Cosa? Non fece in tempo a scostarsi per evitare la pacca di Otis sulla spalla, ma fu tuttavia in grado di rivolgergli un'occhiata di malcelato fastidio. « Mhm, se sei convinto tu... Certo, penso che il giornalino di Hogwarts perderebbe molta della sua autenticità, se venisse diretto da qualcuno che a Hogwarts non ci va più, ma va al College. » Si strinse nelle spalle, sfoderando un sorriso a trentadue denti. « Sai, di recente ho letto un articolo sulla chiusura. Su come per poterci evolvere veramente nella vita abbiamo tutti bisogno di lasciare andare tutto ciò che non ci riguarda più. Altrimenti, sai, finiamo per risultare soltanto ridicoli. Te lo consiglio, davvero una lettura illuminante. » E con queste parole decise di chiudere l'argomento, anche perché Otis era intelligente, e avrebbe inteso. Magari avrebbe avuto modo di riflettere sulla sua decisione durante l'estate; c'era tempo, insomma. Ciò che la premeva con una certa urgenza, invece, era la posizione di Cornelius. « Non so manco se viene. Ma tu da quando sei interessata alla sua posizione geografica e/o a se vive o muore, esattamente? » In quel momento, le sembrò quasi che il cuore le potesse sprofondare fino allo stomaco. « Ma davvero? » Che significava che Cornelius sarebbe potuto non venire alla festa? E lei, vestita in quel modo, in mezzo a tanti abiti decisamente più comodi e pratici, che ci faceva? Se l'unica persona in quella scuola che avrebbe potuto offrirle approvazione non si fosse presentata, cos'era lei, quella sera? Un soprammobile di tulle rosa brillante, niente di più. Nessuno le avrebbe mai chiesto di ballare, nessun individuo dell'altro sesso le avrebbe fatto mai i complimenti. « E comunque io mi interesso da sempre di Cornelius, che dici. Senti ma... ti ha detto qualcosa su di me? Non dico solo oggi, anche negli altri giorni magari... Non ti ha detto niente nemmeno di quello che ha trovato dentro al libro di storia che gli ho restituito giovedì? Sai almeno se l'ha aperto? » Sospirò, arresa. Otis, come sempre, in queste cose era inutile.
    « Wow sei così... » Salutò Veronica con un piccolo inchino, che in quel vestito le pareva la cosa più appropriata (e comoda) da fare. « ...elegante. Immagino che ovunque sarai tra vent'anni, ti pagheranno bene. » Le sorrise, di rimando. « Esatto! Tra vent'anni farò la modella di haute couture, mi pare evidente. Questa, diciamolo, è la prova generale. » Avrebbe voluto fare una piroetta, ma il vestito era troppo pesante e ingombrante per permetterglielo. Si limitò ad accarezzare con delicatezza il voluminoso tulle, lusingata da tutti quei complimenti. Per lo meno qualcuno si accorge di me.
    « Bella festa, vero? » Alzò lo sguardo, in direzione del proprietario di quella voce, che scoprì essere niente meno che Grimm Nott, il suo ufficiale avversario per quella serata nella lotta per le attenzioni della popolazione studentesca. « Sì, proprio carina! » rispose Alena, pensierosa, mentre scrutava l'enorme copricapo del ragazzo. Certo, magari si fa notare, ma è comunque una schifezza il suo outfit. Dovranno per forza dare a me il titolo di reginetta! « Per fortuna che Emile Carrow l'ha organizzata! Se non fosse stato per lui, non ci sarebbe stato tutto questo ambaradàn! Avete visto le locandine che belle? E' stato indispensabile, lo potete ben dire! » Presa com'era dal guardarsi intorno, alla ricerca disperata di Cornelius, sulle prime Alena non fece caso a quelle parole. Fu soltanto quando l'enorme cappello si aggirava già in mezzo alla pista, ben lontano da loro, che la Corvonero le udì veramente. Guardò Otis. « Sì, le locandine sono molto belle. Peccato che nessuno sappia che il Giornalino ha contribuito a realizzarle. » Incrociò le braccia al petto, visibilmente stizzita da quella faccenda. Perché Otis non era in grado di gestire nemmeno una stupidaggine del genere? « Ti proietto uno scenario, Otis: settembre 2023, riunione per la gestione delle attività extra-curricolari. Il Comitato Feste ha il budget triplicato dal Preside. E al Giornalino resteranno le briciole. » E di chi è la colpa? Si strinse nelle spalle, raccolse un po' a fatica quel che riuscì del proprio vestito, e si perse anche lei tra la folla, alla ricerca di Cornelius.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Interagito con Otis, Nessie, Ronnie & Grimm
     
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