The Time Turner Ball

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    Fine anno, due parole capaci di mandare in estasi qualsiasi studente. Sèline non era da meno e con la leggerezza nel cuore, si preparava per la festa che era stata organizzata per quella sera. Il comitato feste quell'anno aveva scelto di organizzare un ballo nella zona della tenuta antistante alle Serre di Erbologia. La giovane Osbourne amava le feste e tutto ciò che le riguardava: la musica alta, ballare, bere, l'aria di tranquillitá che si respirava, i corpi sudati che si strusciavano l'uno sull'altro, l'eccitazione che ti spingeva a bere sempre di più o la sensazione di libertà dalla quale eri pervasa. Insomma andare alle feste riusciva a metterla sempre di buon umore e fu così anche per quella volta ma dietro il suo non stare più nella pelle, si nascondeva la possibilità di poter rivedere Van. Finalmente. Non ricordava quando era stata l'ultima volta che avevano passato del tempo insieme. «Vaaaaaaan!!» Le lanciò le braccia al collo e poi la osservò, pensando al fatto che la ragazza aveva centrato perfettamente il tema che era stato scelto per quella sera: "come ti vedi tra vent'anni?". La corvonero sembrava proprio sicura in quelle vesti, al contrario della grifondoro che non sapeva dove collocarsi di preciso nel futuro poiché non aveva ancora ben chiaro cosa avrebbe fatto. In realtà aveva in mente due strade che portavano a due scenari diversi: in uno era la capo redattrice della "Gazzetta del Profeta" mentre nell'altro era la capitana dei suoi amati Falmouts Falcon e alzava al cielo la coppa della finale di quidditch. Proprio per questa indecisione, scelse di ovviare la cosa scegliendo un vestito formale che poi arricchì con qualche decorazione particolare come delle pagine di giornale attaccate sulla giacca o una cravatta leggermente alzata come se fosse stata appena travolta da una tempesta. Le pagine non erano semplicemente fogli messi lì a caso ma erano delle vecchie pagine di giornale sportivo, raffiguranti gli episodi più importanti del mondo dello sport così che si potessero capire le carriere alle quali ispirava la grifondoro. «È proprio così che ti immagino nel futuro.» Sorrise mentre avanzarono verso le serre, ritrovandosi davanti uno scenario davvero incredibile: al centro c'era una spaziosa piattaforma adibita a pista da ballo, costeggiata da due lunghe tavole imbandite con tutte le prelibatezze delle cucine di Hogwarts. Lo spazio all'aperto era decorato da lunghi drappeggi rossi appesi ai rami degli alberi e illuminato dalla fioca luce di numerose candele sospese a mezz'aria. «Potremmo sempre intrufolarci e scoprire quali oscuri segreti nascondono quegli orrendi tendoni.» Sèline non vedeva l'ora di scoprire tutte le attrazioni presenti a quella festa e sapeva che non sarebbe stata sola. «Sono l'inviata Osbourne e ci troviamo in presenza della magnifica Nirvana Bennett che sta per dimostrarci come si spaventa a morte Èmile Carrow.» Con la mano chiusa in un pugno, finse di passare il microfono alla ragazza che sembrava tutta intenta a studiare la situazione per capire quando era il momento migliore per colpire. Era contenta di averla invitata a quella festa perchè sapeva quanto Nirvana ci tenesse ad Hogwarts e osservarla mentre era così entusiasta, faceva sentire la giovane Osbourne appagata. «Riprenderemo il collegamento, non appena la signorina Van si deciderà ad entrare in azione. Linea allo studio.» Chiusi i collegamenti, decise di appoggiare la sua amica in quell'ardua impresa.

    «Sopresaaa!» Gridò non appena vide che il piano di Nirvana aveva funzionato alla grande. «Hai visto chi sono riuscita a riportare tra le mura di Hogwarts?» Convincere i signori Bennet a far uscire Van, era stata una vera e propria impresa ma ne era valsa la pena. Il mood cordiale (?) nel quale si trovavano, fu interrotto quando la sua amica fece un'osservazione su un'altra presenza che sostava accanto al tassorosso. Cercò di nascondere un sorriso, quando la sentì pronunciare le parole cappello strano e poi le diede una gomitata amichevole per farle capire che forse non era il caso di farsi riconoscere così nell'immediato. Quello che poi fece aggrottare le sopracciglia alla grifondoro e storcere il naso, fu il commento che Grimm - così Emile lo aveva chiamato - rivolse alla sua amica. «Con permesso, mi congedo anch'io. Non vorrei ci vedessero insieme.» Lo squadrò dalla testa ai piedi, in un'espressione sconcertata e poi guardò la corvonero. «Se mi dai il permesso, gli faccio rimangiare le parole che ha detto.»



    Sono giunta anche io!!!
    Sel ha interagito con Van e Emile.
    Citato Grimm.


    Edited by -ethereal - 29/6/2023, 11:32
     
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    « Ma insomma, me lo spieghi da che cazzo ti sei vestito? È una qualche reference oscura tra te e tua moglie? Perché io ti aspettavo in completo, giuro. » E in effetti, anche Raiden era stato convinto fino all'ultimo che si sarebbe presentato in completo. D'altronde non è che si aspettasse di avere una vita chissà quanto diversa da lì a vent'anni: realisticamente parlando, avrebbe avuto lo stesso lavoro (o comunque uno simile), avrebbe avuto la sua famiglia, la sua casa e più o meno tutto ciò che aveva già adesso. Tuttavia, durante un giro ad Hogsmeade per la spesa, il giovane Yagami era capitato in un negozio di ferramenta per comprare un paio d'attrezzi mancanti e si era trovato di fronte ad una tuta (x | x) che gli aveva acceso la lampadina di un'idea. « Non è che mi sono vestito proprio da qualcosa. È più un concept. Cioè hai presente il classico neo-pensionato? » « Aridaje con sta pensione, Raiden. NON LA VEDIAMOOOO! » Sollevò un'indice, bevendo nel frattempo un sorso piuttosto lungo dalla bottiglia di gin tonic improvvisato. « Prima cosa parla per te. Seconda: fammi finire. Dicevo.. hai presente? Ciò l'uomo medio parla tutta la vita della pensione, di quello che farà in pensione, di dove andrà eccetera. Poi puntualmente - ZAC! - crisi di mezz'età happens. Non sai più che minchia fare, la tua mascolinità da provider ne risente e quindi il tuo cervello cerca la prima cosa maschia a cui riesce a pensare: i lavori manuali. » « Ma non è tipo i vecchi che fissano i cantieri? » « NOOO! Quello lo fai dopo. Quando per improvvisarti tuttofare cadi dallo scalandrino, ti rompi il femore e tua moglie ti dice che la devi smettere di fare il cretino. Ecco, io impersono quella zona di transizione. » Affondò dunque la mano in una delle tasche, cercando qualcosa, per poi estrarre tre foglietti quadrati. « Toh, ho preso pure il numero alle poste per completezza. » « Perché tre? » « Per intasare il sistema, è chiaro. E poi lamentarmi che chiamano sempre la lettera P. » Jeff rimase un po' in silenzio, bevendo a sua volta dalla propria bottiglia. « Mi pare na cosa troppo complessa. Secondo me è una stronzata. Lo fai solo per scopare. » « Mica è colpa mia se addosso mi sta bene tutto. Ognuno ha la sua croce. » Rise ironico, guadagnandosi una spallata dall'amico mentre si dirigevano per le stradine acciottolate che da Hogsmeade portavano al castello.
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    Gli bastò un'occhiata al bancone delle bevande per capire che l'idea di portarsi dietro le bottiglie era stata lungimirante. « Mh mi sa che abbiamo fatto bene. Questa roba sarei capace di bermela da solo. » disse, storcendo il naso mentre si rivolgeva a Mia ed Ava. In effetti di alcolici non ce ne stavano molti, e dubitava che solo quelli fossero sufficienti per l'intento che si erano dati con l'amica neo-laureata. « Vabbè, io proporrei uno shot. Poi cerchiamo la tua amica June e anche Otis. Ve lo dico: io ho tutta l'intenzione di farlo ubriacare. A parte che si è diplomato e quindi deve, ma poi secondo me ne ha bisogno. » Non aveva mai visto il giovane Branwell in contesti informali - fatta esclusione per il Secret Santa dell'anno scorso, il quale non era finito proprio nel migliore dei modi per il Tassorosso. « Ma per curiosità.. tu l'hai mai visto ubriaco? » chiese a Mia, genuinamente incuriosito di sapere quale fosse la risposta. Ma poi è stato a Mahoutokoro e nessuno lo ha fatto bere fino a svenire? Strano. Vero che gli studenti hanno poche libertà, ma me lo ricordo bene come ci si organizzava. In ogni caso, lui che astemio non lo era mai stato nemmeno nel ventre materno, ordinò alla ragazza che si occupava del bar tre shot di tequila sale e limone. Semplice, ma sempre efficace. « Vabbè, al nostro fegato tra vent'anni. Che se la passi bene, povero stronzo. » Sollevò dunque il bicchierino, guardando le due negli occhi mentre faceva tintinnare il vetro in un piccolo brindisi. Buttò dunque giù tutto il contenuto in un colpo solo, leccando velocemente il sale dal dorso della mano per poi stringere tra i denti la fetta di limone. « Un altro per la dottoressa. » disse quasi immediatamente alla barista, indicando Ava con un cenno del capo per poi rivolgersi a Mia. « Noi amore come ci torniamo a casa? Ambulanza? »

    Interagito con Mia e Ava. Citato Otis

     
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    jack in the box

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    « Non credo di capire di cosa parli, però ti posso dire che no, nessuna attività sessuale è tollerata dalla scuola. Quindi niente cestini con contraccettivi in giro. » Shock. Puro shock sul volto di Eliphas, che si voltò in direzione della collega, incapace di frenare l'automatica caduta della sua mascella a quell'affermazione. « Stai scherzando? È una cosa così innaturale e assurda. » D'altronde, da che ne sapeva Eliphas, l'adolescenza era proprio il momento in cui più riusciva difficile tenere a bada gli ormoni. Per loro natura, i ragazzi e le ragazze avevano bisogno di sperimentare e scoprire la propria sessualità in maniera abbastanza libera. Anche perché non so quanto la strategia della repressione faccia bene. « E anche diseducativa, se lo chiedi a me. Perché associare l'attività sessuale a qualcosa di punibile non fa altro che creare problemi a lungo termine - sia di natura personale, sia sociale. » « Il che, se lo chiedi a me è, è sintomo del fatto che viviamo nel medioevo. Di solito i ragazzi durante queste feste si nascondono in qualche sgabuzzino o nella capanna del Guardiacaccia... Eviterei però di andarli a cercare. Quando ero studente qui il karma è stato gentile con me, negli anni, e personalmente adesso vorrei restituire il favore. » Annuì serio a quelle parole, buttando giù un altro sorso di liquore. « Assolutamente. Concordo. È giusto che facciano le loro esperienze e non sarò io a rompergli le uova nel paniere. » Anzi, conoscendo Eliphas, con ogni probabilità sarebbe stato il primo ad immolarsi per coprire il culo a qualche studente colto in flagrante. « Dunque le vostre comunità sono del tutto aperte alla copulazione? Libertà totale? Buono a sapersi, dico io » Annuì veloce, sorridendo come un bambino. « Oh sì, in realtà siamo molto incoraggiati. Chiaramente con i dovuti limiti perché anche troppa libertà non va bene. Però i maestri e i genitori assecondano molto lo sviluppo completo della nostra identità. Anche perché oggettivamente, parliamone: i ragazzi trovano comunque il modo di fare quello che vogliono anche se glielo impedisci, quindi non ha senso mettere tutti questi paletti. Meglio che lo facciano in maniera sicura e consapevole, no? » Tanto che Eliphas non aveva mai sentito il bisogno di fare quello che i maghi chiamavano coming out. Per lui vivere la propria pansessualità era sempre stata una cosa naturale, che non aveva sentito bisogno di dichiarare o confessare perché.. beh, era semplicemente lì, sotto gli occhi di tutti.
    Al congedarsi di Malia, Eliphas l'aveva salutata con un sorriso, inclinando appena il capo. « A dopo. Conservami un ballo, mi raccomando. » L'aveva salutata così, senza seguire con lo sguardo i suoi spostamenti nella sala. Se lo avesse fatto, avrebbe notato che la collega si stava dirigendo da niente meno che Juniper Rosier, e probabilmente sarebbe stato vittima di un giro di pippe mentali non da poco. Piuttosto, gettando un occhio alla sala per assicurarsi che non ci fossero problemi in vista, il suo sguardo venne catturato da una figura in particolare. Non aveva mai visto quel ragazzo a scuola, e ormai pensava di averle incrociate un po' tutte le facce; d'altronde, lavorando in biblioteca, prima o poi ti scontri più o meno con chiunque. Incuriosito dal modo in cui era vestito, Eliphas si avvicinò al giovane con un sorriso gentile. « Ehilà! Non penso di averti mai visto da queste parti. Sei nuovo per caso? » disse con voce pimpante, prima di allungare una mano nella sua direzione. « Sono Eliphas Luhng, il bibliotecario della scuola. » Squadrò poi la tunica del ragazzo, trovando la sua mise molto originale, specialmente rispetto al tenore generale. « Complimenti per l'abito. Mi piace molto. Lo sai che assomiglia un po' alla moda degli alti stregoni warlock? Anche se loro di solito pendono più per il rosso - o nel caso degli anziani, per il porpora. » Chissà, magari ci conosce. Magari ha dei parenti o degli amici warlock. Ripescò dunque il pendente a forma di pentacolo dall'apertura della camicia, mostrandolo al giovane. « Ne so qualcosa. » Ridacchiò. « Dimmi un po'.. cosa rappresenta il tuo abito, precisamente? Se posso chiederlo, chiaro. »

    Interagito con Malia e Grimm. Citata June

     
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    «Mhm, se sei convinto tu... Certo, penso che il giornalino di Hogwarts perderebbe molta della sua autenticità, se venisse diretto da qualcuno che a Hogwarts non ci va più, ma va al College.» Otis sgranò gli occhi con fare eloquente e puntò lo sguardo su Nessie, comunicandole mentalmente tutta la propria irritazione e sperando che potesse finalmente comprendere cosa intendeva quando le diceva che Alena Gauthier gli era semplicemente insopportabile. Capisci adesso? Era più piccola, e lui era il suo capo redattore, per cui non poteva che limitarsi a rispondere a quei battibecchi con ricambiando la sua stessa energia, quando tutto ciò che avrebbe preferito fare sarebbe stato suggerirle – per quanto terribilmente misogino, paternalistico, orrendamente maschilista – di chiudere la bocca. «Sai, di recente ho letto un articolo sulla chiusura. Su come per poterci evolvere veramente nella vita abbiamo tutti bisogno di lasciare andare tutto ciò che non ci riguarda più. Altrimenti, sai, finiamo per risultare soltanto ridicoli. Te lo consiglio, davvero una lettura illuminante.» Otis schioccò la lingua, trattenendo a stento un sorriso incredulo. «Ma tu sai che io invece ho letto un articolo molto interessante sull'arte del farsi i cazz–» La gomitata che Nessie gli assestò nello stomaco interruppe il suo turpiloquio che forse, a ben vedere, l'avrebbe portato a mettersi a tu per tu con una studentessa del terzo? Quarto? Anno con cui avrebbe dovuto condividere la redazione ancora per un po'. Purtroppo i due andavano pericolosamente vicini al mandarsi a cagare senza farlo direttamente più e più volte, durante quegli incontri. Otis stava cercando di affinare l'udito affinché le sue orecchie cessassero di cogliere le frequenze sonore su cui viaggiava la voce di Alena. «E comunque io mi interesso da sempre di Cornelius, che dici. Senti ma... ti ha detto qualcosa su di me? Non dico solo oggi, anche negli altri giorni magari... Non ti ha detto niente nemmeno di quello che ha trovato dentro al libro di storia che gli ho restituito giovedì? Sai almeno se l'ha aperto?» «Il che?» Fece distratto, mentre allungava il braccio verso la ciotola delle patatine. Mamma mia, queste dinamiche da adolescenti sono così infantili. «Il libro di storia hai detto... Mmmmh, fammici pensare...» Sadismo? È una parola forte, Otis preferiva autocompiacimento. «Ah, sì, forse eravamo insieme quando l'aveva aperto, mi sembra di ricordare qualcosa che era spuntato fuori dalle pagine ma mi sa che l'abbiamo buttato. Non era niente di importante, vero?» Fece, masticando distrattamente, perfettamente consapevole della miccia che aveva appena acceso. Era un comportamento molto poco da lui, quello sparare alla croce rossa, ma lei aveva cominciato per prima, dandogli del ridicolo. E lui tutto era tranne che ridicolo. «Ron!!!» Strinse fortissimo la migliore amica, sollevandola leggermente da terra in una piroetta che per poco non li fece cascare entrambi. «Non ero sicuro che saresti venuta anche tu!» «Auguri di nuovo per il diploma e benvenuto nel mondo dei poveracci disperati che pagano l'affitto.» «Oddio mi devo trovare un lavoro» borbottò, prima di vuotare il contenuto del bicchiere dopo il brindisi generale. Si dispiacque di non essersi fatto vivo con la migliore amica, nell'ultimo periodo, e fissò lo sguardo su di lei per qualche secondo, sopra il bordo del bicchiere, come a prendersi qualche attimo in più per controllare che stesse bene. Avrebbe voluto prenderla da parte per scambiare due parole con lei, ma prima che potesse farlo si era già dileguata con Nessie con fare vagamente cospiratorio. Ora che non c'era più Émile nella sua vita, Otis passava la maggior parte del suo tempo in compagnia circondato da ragazze, il che avrebbe dovuto in qualche modo giovare alla sua immagine sociale di maschio etero, ma dal momento che non le avrebbe sfiorate nemmeno con il pensiero il risultato era meno player e più amico gay o asessuale. Same old. «E rimasero in due» narrò ad alta voce, rivolgendo alla spumeggiante Alena un sorriso a labbra strette, prima di
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    versarsi dell'altro punch. Ma 'sta roba non è alcolica, vero? «Bella festa, vero?» «Bah, mediocre direi» «Sì, proprio carina!» Otis fulminò Alena con lo sguardo. Grimm Nott, il ragazzo che gli si era avvicinato – probabilmente consapevole del fatto che tra lui ed Émile non scorresse più buon sangue – era la nuova spalla del suo ex migliore amico. Una sorta di suo surrogato, dieci volte più incomprensibilmente compatibile con lui. Era appena arrivato a scuola ma sembravano già amici da una vita, e forse era davvero così: Otis ricordava qualche racconto di Emi che includesse un Grimm Nott bambino con cui trascorreva saltuariamente le vacanze perché i loro genitori si conoscevano e che, invece di starsene a prendere il sole, preferiva rincorrere le lucertole per tagliare loro le code. O qualcosa del genere. Non era geloso, era solo... incuriosito. «Per fortuna che Emile Carrow l'ha organizzata! Se non fosse stato per lui, non ci sarebbe stato tutto questo ambaradàn!» Ambaradàn. «Avete visto le locandine che belle? E' stato indispensabile, lo potete ben dire!» Otis dovette battere ripetutamente le palpebre per tenersi ancorato alla realtà. «No aspetta scusa in che senso le locandine che belle» «Sì, le locandine sono molto belle. Peccato che nessuno sappia che il Giornalino ha contribuito a realizzarle.» «Io. Ho contribuito io, nel senso che le ho fatte io Lo rincorse con la voce, mentre Grimm e il suo cappello erano già intenti a svolazzare via verso altri orizzonti. «Ma cosa è appena successo» fece con voce atona, immobile. «Cioè è venuto apposta perché sapeva che le locandine le ho fatte io, dài, è evidente! Lo ha fatto di proposito!» «Ti proietto uno scenario, Otis: settembre 2023, riunione per la gestione delle attività extra-curricolari. Il Comitato Feste ha il budget triplicato dal Preside. E al Giornalino resteranno le briciole.» «ALENA!!! E dài, però!!!!» Si voltò verso Alena, stropicciandosi il viso con una mano anellata. Inspirare, espirare. Quando tirò su la testa si accorse che si fosse volatilizzata anche lei, per quanto le fosse possibile muoversi con discrezione con quei sei chili di tulle che si portava dietro sgambettando come poteva. Dio mio, mi sta venendo già un'emicrania. «Chi è che ha voglia di venire con me a farsi predire il futuro?» Round 2. Otis temporeggiò, considerando se fosse appropriato esporsi ad una sessione di lettura dei tarocchi visto lo stato emotivo in cui si trovava dopo solo mezz'ora a questa festa. «No, sentite, sapete che vi dico? Non me ne frega un bel niente.» Here it is, the snap. «Facciamoci leggere questo maledetto futuro di merda! Tanto, peggio di così!» «Vogliamo andare adesso, oppure aspettiamo Mia e Raiden?» Scandagliò lo spazio della serra di Erbologia con lo sguardo, sollevandosi sulla punta dei piedi nonostante l'altezza, e assottigliando lo sguardo. «Mi sa che sono loro, lì? Ma si stanno bevendo degli shot? That's my man!!!! Raiden è proprio il migliore raga... Ma poi vedete com'è vestito?? Ma che cos'è? Ma sicuramente sarà una cosa geniale...» Si strinse nelle spalle, scuotendo la testa. Ed era pure ancora sobrio.


    Interagito con Alena, Nessie, Ronnie, Grimm.
    Citati Emile (👎🏻) e Raiden (❤️)
     
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    « C-cosa? Certo che no! Voglio dire, Otis è... Otis. Mi piace passare del tempo con lui ed è super intelligente e gentile, ma siamo solo amici. » « Ma guarda che con me non devi farti problemi. Non mi rifilare la cosa del "siamo venuti insieme da amiciii" perché nessuno meglio di me sa quanto queste bugie abbiano le gambe corte. » Nel dirlo, le diede leggermente di gomito, lanciandole un'occhiata piuttosto eloquente. Veronica si era già rovinata un'amicizia in quel modo, dunque poteva ormai dirsi un'esperta in materia di scuse. « E poi ci sono altre cose sui cui ti devo aggiornare. Credo di aver bisogno di un consiglio su... Raphael, ecco. » Oh Raphael.. certo. Vabbè, ma Otis è meglio di Raphael. Otis tutta la vita. Sempre dalla sua parte. Tuttavia annuì lo stesso, portandosi il bicchiere alle labbra per nascondere quei suoi pensieri dietro un sorso di punch. « Mh.. sì, certo, quando vuoi. » « Perché me lo hai chiesto? Sembriamo una coppia? » Si strinse nelle spalle, sospirando appena. « Non dico che sembrate proprio una coppia.. però sareste carini. E poi bo.. questo non è esattamente uno di quei belli in cui è necessario essere accompagnati, quindi il fatto che te lo abbia proposto - immagino sia così, conoscendoti - mi fa pensare che potrebbe essere interessato. Tutto qui. » Fece una pausa, rendendosi poi conto di dover specificare meglio ciò che aveva appena detto. « Cioè prendi tutto con le pinze perché è solo la mia opinione e non ho nessuna base concreta su cui poggiarla - oltre a questa cosa dell'invito. Anche perché Otis non mi dice mai un cazzo, quindi dubito che mi confesserebbe mai un'ipotetica cotta per la mia coinquilina e amica storica. » Ridacchiò, alzando appena gli occhi al cielo come a simulare un'aria scocciata, quando tuttavia le sue labbra erano comunque incurvate da un sorriso. « Ronnie in realtà Otis ha una cotta per una ragazza, me lo ha confidato l'altro giorno. » La mascella di Ronnie cadde nello stesso momento in cui si poggiò anche una mano sul petto, in maniera tanto naturale da avere una certa teatralità. « Oddio chi? » Che stronzo, mica mi dice nulla. Va sempre dagli altri a fare le confessioni. « Più tardi ti racconto tutto, ma devi giurarmi di non dirlo a nessuno. A nessunissimo! » Incrociò le dita della mano libera, portandosele alle labbra in una sorta di bacio che doveva suggellare quella promessa. « Giuro! » Ed effettivamente Ronnie era capace di essere una vera e propria tomba quando si trattava dei segreti altrui. Bastava guardare a quello di Emi, che non aveva mai rivelato a nessuno nonostante fossero passati anni e il loro rapporto avesse subito un certo scossone. « Comunque, stasera voglio fargli da spalla. Deve smetterla di tormentarsi e passare all'azione. Ti va di aiutarmi? » In tutta onestà non avrebbe saputo dire se quella fosse una scusa per depistarla o meno, ma le concesse il beneficio del dubbio - anche perché Nessie faceva abbastanza schifo quando si trattava di dire bugie. Così annuì, convinta. « Assolutamente. Fammi sapere se posso dare una mano in maniera discreta. » Anche se sono comunque piccata perché non mi ha detto nulla, al suo solito. Ma ormai, almeno su quel punto, Veronica aveva smesso di prendersela troppo con l'amico, limitandosi semplicemente a mandargli qualche frecciatina o prenderlo un po' in giro riguardo il fatto che non le confessasse mai nulla delle sue situazioni sentimentali.
    « Chi è che ha voglia di venire con me a farsi predire il futuro? » « No, sentite, sapete che vi dico? Non me ne frega un bel niente. » Ok, wow. « Facciamoci leggere questo maledetto futuro di merda! Tanto, peggio di così! » Aggrottò la fronte, stupita e un po' preoccupata dall'improvviso cambio d'umore di Otis. « Ehy.. ma è successo qualcosa? Ti ho lasciato due minuti fa che stavi preso bene. » Quando il discorso virò su Mia e Raiden, anche Ronnie si voltò a cercarli, individuandoli sotto indicazione dello stesso Otis. « Oh sì, eccoli. Vogliamo aggregarci? Così glielo chiediamo direttamente. » E infatti, dopo aver lanciato un'occhiata di intesa ai due amici, si avvicinò alla coppia, che era in compagnia di Ava Davis - una Grifondoro del Corso Auror che aveva già incontrato a qualche uscita di gruppo. « BUONASERISSIMA! » Esordì pimpante, gettando subito un braccio intorno al collo della migliore amica. « In elegante ritardo. Come è andato il preserata? Siete sufficientemente avvinazzati? » Ridacchiò, liberando poi Mia da quella stretta per rivolgersi ad Ava. « Tanti auguri per la laurea. Come ci si sente ad aver finito? » Lei che di studio ne aveva ancora tanto davanti poteva solo immaginare quale senso di liberazione si dovesse provare ad aver concluso quel percorso. « Comunque noi pensavamo di farci leggere la mano da Shel Troney. Siete dei nostri? » Ma lo sguardo cadde subito sulla bottiglietta che Mia teneva in mano. « Ma è alcol? OH CHE FAI NON OFFRI, CAFONA? »

    Interagito con Nessie, Emi, Mia e Ava.


     
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    Nirvana non poteva nascondere la sua emozione. Gli occhi le luccicavano come se stesse percorrendo i corridoi di Hogwarts per la prima volta, i suoi piedi battevano il terreno impazienti di correre verso i suoi amici per riabbracciarsi dopo tanto tempo e le sue orecchie quasi non si sentirono disturbate da tutto quel brusio, che di solito invece la rendeva particolarmente stizzita, tanto da farla rinchiudere nel suo dormitorio e perdersi tra la musica per ore. Per fortuna, però, la strega riuscì almeno a contenersi dall’entrare a forza attraverso il quadro della Signora Grassa, per andare a riscontrare Sèline. Tanto che, intrattenendosi con le sue mini pozioni nel taschino del camice, Nirvana riuscì finalmente ad aspettare quei pochi minuti, prima di vedere la figura di Sèl correre verso di lei per abbracciarla.
    “Aaaaaah, mi sei mancata tantissimo anche teee”
    Quasi urlò Nirvana stritolando la ragazza con tutte le sue forze, per poi osservare il suo vestito girandole intorno.
    “Ma questi sono pezzi di Gazzetta? Ma come li tieni su? Sembra ti abbia investita un uragano” Affermò la strega, cedendo ad una risata, sorpresa che Sèl sapesse già quello che voleva fare da grande, che, a quanto sembrava, doveva essere una giornalista in tutto e per tutto. Come Otis proprio.. “E te da quando vuoi diventare una giornalista, non me ne hai mai parlato… non eri più fogata nel Quidditch?”
    Chiese la strega sinceramente stupita, nel mentre che si avviavano a braccetto verso le serre di erbologia.
    Van si ricordava ancora quanto fosse brava la grifondoro come battitrice della sua squadra ed effettivamente la vedeva molto portata per diventare una professionista. Però, poteva anche capire che Sèl non avesse minimamente in mente che pesci pigliare, anche Nirvana dal canto suo si era vestita sì da scienziata matta ma in realtà ancora non aveva minimamente idea di quale posto prendere nel mondo. Se non fosse stata troppo fuori luogo, probabilmente alla festa ci sarebbe andata direttamente un cartello “Send Help” attaccato al petto.
    “Io non ne ho la più pallida idea in realtà, diciamo che mi sembrava la cosa più plausibile. Oh, poi ho portato anche degli effetti speciali” Affermò la strega portando la mano alle quattro provette nel taschino, che prima o poi nella serata avrebbe utilizzato per risvegliare un po’ gli animi, se si fosse troppo ammosciata. Di sicuro, lei avrebbe avuto modo di ridere da lì a cent’anni.
    “Allora, la prima dovrebbe tecnicamente creare una specie di fumo, sai tipo quello che sparano i macchinari alle postazioni dei DJ? Ecco, uguale, dovrebbe creare tecnicamente atmosfera.” Affermò la strega, guardandosi intorno alla ricerca di Emi, per poi continuare a spiegare il vero effetto della mini pozione “ Però, eheh, potrei aver vaporizzato anche un po’ di veritaserum dentro, giusto per ravvivare un po’ gli animi…. Ovviamente ho portato anche le mascherette anti gas per noi due, mica sono matta. Però si nascondono bene, sembrano parte del costume”
    Effettivamente, Nirvana si era data da fare per quella serata, non c’è che dire. Soprattutto perché a Londra, senza amici, non è che avesse troppo da fare e lei di studiare, purtroppo, proprio non ne aveva voglia.

    «Potremmo sempre intrufolarci e scoprire quali oscuri segreti nascondono quegli orrendi tendoni.»
    “Ma non hanno detto che ci sarebbe stata una specie di veggente? Io mica ci credo a queste cose… a meno che non sia brava eh, ma conoscendo Emi ed il comitato feste… non saprei”
    Commentò Van scettica, aggrottando la fronte e le sopracciglia, per poi affinare gli occhi, per cercare meglio l’amico, che ancora non riusciva a vedere bene.
    “Comunque, se vuoi, dopo ci andiamo, voglio sapere che stronzate ha da dirmi”
    Aggiunse ridendo la strega, girandosi verso Sèl così da portare avanti le mani, agitando le dita “Uuuuuh, il gramooo, pericolo, pericolo ovunque…“
    e grazie al cazzo le vorrei dire io, non siamo mica in tempi di pace.
    «Sono l'inviata Osbourne e ci troviamo in presenza della magnifica Nirvana Bennett che sta per dimostrarci come si spaventa a morte Èmile Carrow.»
    “Dai Sèl sta zitta, ci scopre di sicuro così”
    Van tirò la manica dell’amica in basso, cercando di attirare la sua attenzione, ma ormai era troppo tardi, Sèl era partita.
    «Riprenderemo il collegamento, non appena la signorina Van si deciderà ad entrare in azione. Linea allo studio.»
    Al che, Nirvana, la prese letteralmente per il braccio, portandola fuori dalla visuale del ragazzo, nascondendosi così dietro uno dei tendoni.
    “Ma che sei matta, Sèl, silenziose dobbiamo essere, dei cazzo di felini, non dobbiamo neanche esistere.” Sussurrò la strega, come se Emi, che era a un chilometro di distanza, avesse potuto sentirla, prima di dare uno sguardo al di là del tendone ed osservare le sue mosse. “GUARDA, si è appena girato” Gli occhi della corva in quel momento si fecero ancora più sottili di quanto non fossero stati in precedenza, ma questa volta non portavano a nulla di buono. TU. pensò tra sè, mentre si girava verso Sèl, accusandola con lo sguardo, di aver quasi rovinato il piano. Ti tengo d’occhio.

    Nonostante tutto, il proposito sambrava davvero essere andato a buon fine, perchè Emi, sembrò sia impaurito dal suo arrivo ma anche molto felice di vederla. Proprio la reazione che Nirvana sperava di ottenere, cosa che accedeva, diciamocelo, raramente, perché di stelt, lei, purtroppo, non aveva un bel niente, a cominciare da tutte le collane ei braccialetti, che facevano un casino bestiale. Inoltre, nonostante Van non amasse il contatto fisico con le altre persone, quella volta fece anche un’eccezione tanto da farsi sollevare da terra in un abbraccio che per lei durò un’infinità. Bene, diciamo che Emi aveva appena bruciato il biglietto appiccicosità per quella sera. A domani per il prossimo.
    "Non ci posso credere... Ma tu quando- come- e i tuoi genitori?! Quanto ti fermi?"
    “uh ah eh ahahahah non so quanto posso restare, penso poco, almeno fino a settembre. Comunque tutto merito di Sèline, ci ha parlato lei.”
    Van si girò verso l’amica con un gran sorriso, per indicare l’unica persona che, lei in primis, avrebbe dovuto ringraziare per tutta la serata. Sicuramente senza di lei, non sarebbe stata lì presente.
    « Van, lui è Grimm, un mio amico d'infanzia. È arrivato da poco qui. Grimm, lei è Nirvana... La mia scassapalle personale. »
    “Scassapalle personale a rapporto”
    Confermò la strega, portando la mano alla fronte per fare il saluto militare. Signorsì capitano, sono proprio io, l’unica e sola scassapluffe di tutta Hogwarts. E proprio per quel motivo, Van decise che delle sue provette ad Emi non avrebbe parlato. Anche perché magari avrebbe cercato di dissuaderla dall’usarle, convinto che la festa sarebbe filata liscia come l’olio e non sarebbe stata una noia mortale. Peccato che Nirvana era di tutt’altro avviso.
    Ad ogni modo, grazie al commento fin troppo sincero, a Van arrivarono due gran belle gomitate, tanto da girarsi prima verso Sèl e poi verso Emi per lamentarsi del dolore alle costole “Ahia, oh ma che ho fatto.”
    « Grimm ha un abito a tema, almeno lui »
    “Oh, a matto, in che senso, guarda che mi offendo, siamo proprio in tema io e Sèl, bah. Poi parli te che sei vestito uguale a me, che fai mi spii?”
    o3QiChk
    Nirvana incrociò le braccia guardando dal lato opposto, facendo finta di offendersi, per poi riportare l’attenzione su Grimm, che stava cercando di spiegarle da cosa era effettivamente vestito. Vuoto. Van, non aveva minimamente idea di cosa stesse parlando.
    “Ah… belloo” Ma che?... Van si girò verso Emi, decisamente confusa, pronta a cambiare argomento, per non continuare a discutere del vestito. Peccato che, Grimm, non le diede il tempo, tanto che le sue parole le arrivarono dritte alle orecchie e di filato al cervello.
    “Scusa, com’è che mi hai chiamata?”
    Domandò retoricamente Nirvana, nella speranza che il ragazzo si riprendesse da solo da quella caduta di stile allucinante, senza dover arrivare direttamente alle mani. Perché, nonostante Nirvana fosse del nuovo secolo e le ci volesse un po’ per arrivare a capire le parole che utilizzavano i suoi bisnonni, “meretrice” sapeva perfettamente cosa significasse.
    “Hai qualche problema con me per caso?”
    Continuò Van infuriata, facendo qualche passo avanti verso il ragazzo, cercando di tenere a freno ogni impulso, che l’avrebbe portata soltanto a tirare ceffoni e capelli, anche perché è solo così che effettivamente Van avrebbe potuto picchiare qualcuno, con la sua zero esperienza.
    Per fortuna che arrivò la cugina di Emi ad interrompere, perché, se fosse uscita soltanto una parola di troppo da quel finto arcivescovo di Costantinopoli, probabilmente non sarebbe andata a finire bene per nessuno. In ogni caso, Van non avrebbe smosso gli occhi da quelli di Grimm neanche per un secondo. Solo quando si allontanò, con una frase da calci in culo, Nirvana esplose con Sèline.
    “Oh, ma che vuole quel cretino. Ma ti pare che possa rompermi le scatole il primo giorno che ritorno ad Hogwarts. Mah, sta gente.”
    Van era fuori di sé, tanto che si girò verso l’amica e, quando la sentì commentare, quasi le disse di sì. Vai e spacca tutto Sèl. Però, la strega si era ripromessa che per quella serata non doveva dar di matto, altrimenti i suoi sarebbero sicuramente arrivati il giorno dopo a prenderla per le estremità delle orecchie. Però, la stavano mettendo decisamente alla prova.
    Perciò si limitò a sbuffare ed a tenere i pugni serrati, nella speranza che contando alla rovescia nella sua testa, ritrovasse la pace interiore.
    «Se mi dai il permesso, gli faccio rimangiare le parole che ha detto.»
    “No, guarda, andiamo da sta maledetta divinatrice, nella speranza di non incontrarlo più e basta.” Affermò la strega, avviandosi ad uno dei tendoni, senza aspettare nessuno, ad una velocità stratosferica. “che nervi.”

    Mentre aspettavano in fila, Van era completamente persa nel suo mondo, a rimuginare sul tizio che le aveva dato praticamente della poco di buono, così de botto, senza neanche pensarci. Per fortuna che, invece di Grimm, guardandosi intorno, Nirvana avvistò Otis e Ness, mentre si avvicinavano ad un altro gruppo, di cui in realtà non riusciva a riconoscere quasi nessuno.
    “Ei, dopo essere stati da Madame qualcosa, si va da Otis, che è da un sacco che non lo vedo?”
    In ogni caso, Van avrebbe preso il telefono per comporre il suo numero, nella speranza che avesse il volume e potesse contattarlo. Solo nel caso in cui non avesse ricevuto la chiamata, la corva gli avrebbe lasciato un messaggio su whatsapp per avvertirlo della sua posizione nel caso avesse voluto raggiungerla. OTIS MANCHI.

    - Interagito con Sèl, Grimm e Emi
    - Avvistati Ness, Ronnie, Otis etc
    - Telefonato ad Otis


     
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    Mia appariva estremamente felice di quell'uscita, non solo perché ci sarebbero stato tutti i suoi amici, ma anche e soprattutto perché nel momento in cui aveva scelto il suo outfit per la serata si era sentita oltremodo gentiale. Seppur non fosse poi lontano dal suo solito stile, nel contesto di una festa in cui tutti erano chiamati a fare uno sforzo di fantasia rispetto al loro futuro, Mia aveva deciso di rendere quel outfit una specie di statement. Ovviamente era un concetto scherzoso, ma nascondeva una frustrazione di fondo che non riusciva a scrollarsi di dosso. Lungo il percorso verso la festa delle domande in merito erano state fatte, e anche Mia al pari di Raiden aveva ricevuto la sua sana dose di quesiti. Secondo me pensano che ci siamo vestiti da spogliarelisti. « Dai, sentiamo Signora Yagami. Cosa rappresenta la sua mise? » Mia si strinse nelle spalle. « Beh in realtà io ho fatto uno sforzo di immaginazione diverso. Sono andata e ho comprato qualcosa che mi piaceva - » Pausa. Dicendo ciò, tirò fuori con una certa platealità la carta di Raiden dalla borsetta, restituendola al moro. « Grazie per il regalo amore. » « IO L'AVEVO DETTO! L'avevo detto che stanno facendo gli zozzi! » In tutta risposta Mia fulminò Bartosz, corrugando la fronte. « In realtà non hai capito proprio niente. Sto semplicemente interpretando il mio futuro da mantenuta, visto che Potter ha deciso di mettermi in panchina, facendomi fare le ronde nel sottobosco di Hogwarts. Onestamente è una condizione che non accetterò ancora per molto, quindi.. » Sollevò il naso per aria con fare l'offesa per poi riservare una smorfia fintamente offesa ad Antonio e Bartosz. « Ma se hai cinque anni! Ma smettila, cosa vuoi! Ma mettiti in fila, Mia! » Delilah diede una forte gomitata nel fianco di Jeff seppur il suo tono scherzoso fosse evidente, e infatti, in tutta risposta si beccò un bel dito medio da parte della giovane Yagami. « Seh va beh, dite quello che vi pare, ma per me con tutte 'ste cinghie è evidente che state facendo gli zozzi. » E avevano continuato così per parecchio. Complice l'alcol, la situazione appariva scherzosa. Tutti ridevano e si passavano di tanto in tanto qualche bicchiere in cui si versavano diversi liquori reperiti nel piccolo negozio fattiscente aperto tutta la notte a Hogsmeade. [...] « Mh mi sa che abbiamo fatto bene. Questa roba sarei capace di bermela da solo. Vabbè, io proporrei uno shot. Poi cerchiamo la tua amica June e anche Otis. Ve lo dico: io ho tutta l'intenzione di farlo ubriacare. A parte che si è diplomato e quindi deve, ma poi secondo me ne ha bisogno. » Inizialmente Mia decise di ignorare il discorso Otis, allungando piuttosto la bottiglia di rum ad Ava. « Vai Ava, andiamo di rum e cola? » « Ma per curiosità.. tu l'hai mai visto ubriaco? » A Raiden non aveva parlato della questione Otis, un po' perché si era vergognata e un po' perché si sentiva ferita nell'orgoglio. Non mi va bene però. Cioè dai, ma che è! Davvero è così assorto dalla sua fase da fanboy da non rendersi conto che ci stanno anche altre persone? Che poi accidenti, da uno che come giornalista non viene cagato da nessuno mi aspettavo più solidarietà. Vaffanculo Otis, col prossimo numero del giornalino mi ci faccio le zeppe per il tavolo del garage. « Cos'è un'otis? Non so proprio di cosa stai parlando. » Esordì pungente prima di stringersi nelle spalle e brindare assieme a tutta la banda di sgangherati. « Noi amore come ci torniamo a casa? Ambulanza? » « Questo è un problema per i noi ubriachi. Ci torneremo a quattro zampe.. o non ci torniamo proprio. Fortuna che ho messo le scarpe basse. » E infatti penzolò appena una gamba scoppiando a ridere. Da qualche parte si sarebbero fermati. In fondo, ogni tanto lasciare a casa il dovere dei genitori e fare cose sconsiderate era solo che salutare. « Magari ci ridanno la tua vecchia stanza nello studentato. Così.. per un giro nostalgico. » Non aggiunse altro, ma l'occhiata che gli gettò fu abbastanza eloquente. Se quei muri potessero parlare. « BUONASERISSIMA! » « Oh! Eccollaaaaaaaa - » Un'esclamazione che si interruppe non appena vide Otis - il suo trigger della serata. « NESSIE!!! ECCOLE LE MIE AMICHE! Mi siete mancante un botto! Cazzo, ma siete delle stragnocche! » E Mia era decisamente allegra soprattutto a giudicare dal modo in cui saltò al collo delle due ragazze ignorando completamente Otis. « Comunque noi pensavamo di farci leggere la mano da Shel Troney. Siete dei nostri? Ma è alcol? OH CHE FAI NON OFFRI, CAFONA? » Mia passò la propria bottiglietta, allungando anche a Nessie il proprio bicchiere di rum e cola nel caso la ragazza volesse servirsene. « Ma si dai, tanto che ci siamo. D'altronde qualcuno ha deciso di spendere tutto il budget in finte premonizioni invece di mettere su un po' d'alcol. Ma io dico. Ti pare che dobbiamo venire con le bottigliette da casa? » E così aprì la strada al gruppetto in compagnia di Ava, Nessie e Ronnie con la seguito i ragazzi a cui si aggiunsero alcuni tra i loro amici. « Oh, allora che mi sono persa? Noi ci siamo divertite un botto, vero? » Chiese volgendosi verso Ava. « Qui quali sono i grandi gossip? A parte il comitato feste non sa organizzare una festa. » Giunti di fronte al tendone, Mia oltrepassò il pesante tessuto impolverato starnutendo appena, prima di ritrovarsi insieme al resto del gruppo in un ambiente enorme, tappezzato da altre tende e generalmente tantissimo velluto rosso sangue. « Mi sanguinano gli occhi. » Asserì alquanto scettica prima di essere interrotta da una presenza eccentrica che comparve al centro del salotto decadente odorante di una serie di odori talmente dolci, da risultare quasi nauseabondi. « BENVENUTI! BENVENUTI NEL TENDONE DI MADAME TRONEY. Cosa abbiamo qui? Un gruppo numeroso. Interessante.. interessante.. » La donna passò davanti a ciascuno di loro annuendo. « Oh, caro, mi dispiace molto. Mi dispiace molto. La prossima volta andrà meglio. » Continuò con fare enigmatico, passando oltre senza dire molto altro. « Percepisco che si uniranno degli altri. Oh si.. è meglio aspettare. Un gruppo così non capiterà mai più. Prego. Accomodatevi. » Indicò loro una serie di cuscini su cui avrebbero potuto sedersi in attesa di chissà chi, e chissà cosa. « Senta non abbiamo tutta la notte però! » Insolente, Mia si sedette accanto alla propria anima gemella, scoppiando a ridere non appena comprese la maleducazione con cui si era rivolta a una persona più grande di lei. « Ho per voi una premunizione collettiva. Il futuro mi sta parlando. Per ora.. chi vuole andare per primo? Sento che in questo gruppo c'è tanta... ostilità.. e non detti.. incomprensioni.. E UN GRANDE OSTACOLO. GRANDISSIMO. E poi c'è amore.. amori anzi. Giovani.. si.. e c'è una sfida. Ve ne parlerò alla fine della seduta. Dovete portarla avanti e presto. » Per qualche istante la donna poi si placa. « Allora? Chi vuole iniziare. » Mentre il tempo scorre, Mia avvicina le labbra all'orecchio di Raiden per fare un'osservazione che in realtà ha dello straordinario. « Io ho un leggero dejavu. Mi fa venire i brividi. Sta scoppiata.. »

    Interagito con Raiden, Ava, Ronnie, Nessie e non interagito con Otis.

     
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    L'orologio affisso sulla parete del mio appartamento segnano le 22:03, l'orario perfetto per uscire e vedere cosa offre il mondo oggi. So che c'é una festa perché nei giorni scorsi, al campus, non si parlava d'altro. Sembravano tutti cosí elettrizzati, nemmeno dovesse esserci la resumazione del corpo di Micheal Jackson. Che coglioni!. So che non si vedono feste dall'alba dei tempi e che quindi quella notizia abbia fatto scalpore peró ricordiamoci che resta pur sempre una festa scolastica. A tal proposito, prima di dirigermi nei pressi delle serre di erbologia, decido di caricarmi con una birretta perché dubito ci sia alchol ad una festa studentesca. La speranza é sempre l'ultima a morire, certo, ma meglio mettersi ai ripari. Uscendo di casa noto che l'aria questa sera é mite, segno che l'estate é finalmente alle porte. Quindi è proprio vero, la bella stagione è ormai giunta e io devo disfarmi dei miei adorati anfibi. Odio l'estate, l'ho sempre odiata perché quando vivevo nelle favelas non c'era mai nulla da fare. Spesso noi bambini ci ritrovavamo nella piazza comune per giocare con un pallone sgonfio, vedere chi riusciva a tirare il piú lontano possibile le lattine accartocciate sparse per le strade, giocare a nascondino o dare fastidio alle persone che vivevano nelle vicinanze. Il tutto durava poche ore perché il caldo era cosí insopportabile che non si poteva stare fuori per piú di un'ora. E allora quando tornavamo a casa, non c'era più nulla da fare perchè non avevamo la tv e nemmeno la possibilitá di lavarsi, o meglio, c'era ma nessuno voleva farlo. Ricordo che con i miei fratelli, ci affacciavamo alla finestra e cercavamo di ascoltare i suoni provenienti dalle tv del vicinato oppure ascoltavamo la radio che era l'unico aggeggio tecnologico che avevamo. Cerco di indirizzare i pensieri verso qualcosa di più felice e mi concentro su una conoscenza che incontro nel locale nel quale mi sono diretto. Ci salutiamo e mi domanda se sarei andato alla festa. — Sí, faró un salto giusto per vedere che cazzo si sono inventati. Gli rispondo con fare non curante mentre tracanno metá della bottiglia di birra che mi sono ordinato per poi, decidermi a proseguire insieme a questa conoscenza verso la festa. Tendo ad isolarmi e in una situazione del genere avrei tergiversato, spingendo il mio interlocutore a lasciarmi in pace. Lo avrei fatto ma poi mi sono detto che questo é un giorno di festa, quindi avrei per lo meno provato a fare uno strappo alla regola. Mi trovo nelle vicinanze della festa quando inizio a sentire un brusio che diventa piú forte man mano che ci avviciniamo alle serre. Ci passa davanti qualche studente, stretti nei loro vestiti accuratamente in tema con quello scelto per la festa e io, per qualche istante, mi sento fuori luogo per non aver pensato a nulla. (x, x, x) Questa sensazione strana dura giusto il tempo di ricordarmi che io sono giá la versione migliore di me e che sono esattamente quello che volevo diventare da grande: un uomo che si guadagna da vivere onestamente, grato di avere un tetto sulla testa che posso definire casa. Perció non mi curo degli sguardi che le persone mi lanciano, piuttosto mi limito a salutarle con un cenno della testa mostrando tutta la mia strafottenza. — Tu che cazzo hai da guardare? Mimo ad un ragazzo prima di passare ad osservare le decorazioni che fanno sembrare le serre di erbologia una becera sagra di paese. — Ehi! Con un cenno della testa mi avvicino ad una ragazza con la quale mi sono ritrovato un paio di volte a studiare in biblioteca. In realtá, lei studiava, io mi preoccupavo di sollevarle un pó il morale e darle fastidio. In un primo momento credo che mi abbia detestato ma poi si é lasciata prendere dalle mie chiacchiere da quattro soldi e ha totalmente dimenticato che cosa ci fosse venuta a fare in biblioteca. — Niente libri oggi? Le dico ironicamente, cacciando le mani in tasca mentre la osservo nel suo completo da... — Esattamente cosa dovresti essere tra vent'anni? Sorrido mentre noto che alle sue spalle c'é un palcoscenico pronto all'uso: c'é un basso, una batteria, una chitarra classica e una elettrica. Bingo. — Vedo di ravvivare un pó questa serata...qualche richiesta particolare? Domando alla ragazza e ad altre due persone che noto essere in sua compagnia. — Non si accettano canzoncine smielate.

    Ciao! Rohan é giunto qui da voi per la vostra gioia u.u

    – Nella prima parte si reca in un bar e incontra una sua conoscenza (non ho specificato se maschio o femmina), puó essere chiunque. Se non sapete con chi venire alla festa, la vostra soluzione é davanti ai vostri occhi👀

    – Nella seconda parte, invece, giunge alla festa e saluta gente random. Poi si avvicina ad una ragazza (ho scritto anche come si dovrebbe essere conosciuti) e ci interagisce. Anche qui, fate voi. Non ho specificato a chi si riferisce.

    Se avete qualche richiesta, fate pure u.u possibilmente decente u.u


    Edited by -rohan - 3/7/2023, 13:07
     
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    « Non definirei banale qualcuno che ha potere sulla vita e la morte di un essere vivente... né definirei banale qualunque cosa tu possa decidere di fare nella vita. » Émile ripensò più volte a quelle parole, nel corso della serata. La sincerità senza filtri di Grimm, che spesso poteva essere sconveniente o imbarazzante, in quel caso conferiva un valore aggiunto a quell'affermazione; il tassorosso riconobbe immediatamente la preziosità di quel momento e gli parve quasi che finalmente qualcuno, dopo mesi di dialoghi interni, dubbi e indecisioni varie sul suo futuro, volesse dirgli: "Guarda che forse forse non stai a fare una cazzata. Magari ci azzecchi pure." Rivolse a Grimm un sorriso sincero, gli occhi nocciola ancora coperti da un velo di stupore. Strinse i lembi del camice bianco che portava (e che gli stava decisamente troppo grande, ma era l'unico che aveva trovato reperibile nel reparto teatro della scuola) e se lo sistemò meglio addosso, sentendolo un po' più suo. « Cavolo... Grazie, Grimm. Davvero. » Gli assestò una pacca sulla spalla, sinceramente grato. Fu altrettanto grato di scoprire - grazie alla risata divertita del compagno - di non dover far evacuare l'intera festa che tanto duramente si era impegnato ad organizzare per una scelta di stile del compagno. « Cosa faresti, se mi fossi messo un corno di Erumpent in testa? » Ridacchiò a sua volta, Emi, non senza emettere un sospiro di sollievo. « Guarda, è meglio che tu non lo sappia! » Anche perché non sarei stato per nulla dignitoso. D'altronde, i Grifondoro sono altri.

    Ma che sta succedendo... Di ritorno verso il proprio gruppetto, Émile non mancò di notare una certa una certa tensione di sguardi tra Nirvana, Grimm e Séline. Sua cugina li aveva raggiunti in un momento cruciale: per colpa di una battuta infelice di Grimm sull'outfit di Nirvana, per poco non era scattata una rissa tra i due. O meglio: per poco Nirvana non si era scagliata contro di lui e gli aveva stampato una cinquina. Da Van, dopo tutto, non si sarebbe aspettato altro: era fatta così, impetuosa e impulsiva, assai difficile da placare in certe situazioni. « Eddaaaaaài, stiamo calmi, su. Van, Grimm stava solo scherzando » aveva detto, cercando di stemperare i toni, prima che l'arrivo di June salvasse la situazione. Una volta congedato dalla cugina, poi, e colto da una leggera apprensione, prese a dirigersi verso gli amici, per assicurarsi che nessuno si fosse picchiato, ma si arrestò di scatto quando, in maniera del tutto casuale, incrociò lo sguardo di un'altra persona dall'altra parte della pista. Ronnie. Fu un istante breve, ma fu sufficiente a cambiargli l'umore. Non solo la Grifondoro distolse subito lo sguardo, ma non lo salutò nemmeno: non un cenno del capo, non un sorriso. Era vero, lui e Veronica non si sentivano da quando lui aveva scelto di lasciare Hogsmeade dopo l'attacco dei ribelli, ma non credeva che tra di loro le cose si sarebbero raggelate fino a questo punto.
    La mano che in quell'istante si era alzata per salutarla ricadde pesantemente lungo il suo fianco, mentre la guardava dirigersi verso il gruppetto di Otis, sentendosi un perfetto idiota. Iniziò ad avvertire una specie di insopportabile groppo alla gola, che cercò di combattere con qualche colpo di tosse, seppur inutilmente. Recuperò un bicchiere dal tavolo più vicino a sé, e ne trangugiò il contenuto con foga. Scosse lentamente il capo. Che cosa si aspettava, dopo tutto? Beh, che i miei migliori amici non mi togliessero il saluto, per dirne una. Forse per qualche spirito masochista, tornò a guardarli, i suoi amici: Otis, Alena, Ronnie, Nessie. Erano solo a poche decine di metri di distanza, ma ad Émile quello spazio pareva insormontabile. Nemmeno il disprezzo e il disappunto che provava in quel momento avrebbero potuto eguagliare quel senso di nostalgia profonda, e la sua voglia disperata di poter colmare di nuovo quelle distanze, e tornare a ridere e scherzare come una volta con le sue persone. Guardò Nessie, bella come poche volte l'aveva vista prima, e sospirò. Si era illuso, con il suo ritorno, che finalmente avrebbe avuto qualcuno dalla propria parte: e invece perfino lei aveva scelto Otis. E ci è pure andata al ballo insieme. Che coglione che sei, Emi. Le rivolse un sorriso mesto, quando ne incontrò gli occhi nocciola. "Ci vediamo più tardi" parve dirgli lei a gesti, e lui, per tutta risposta, tirò fuori il cellulare e lo sollevò per farglielo notare, e suggerirle di tenerlo d'occhio. Subito dopo aprì la chat con lei e le scrisse qualche messaggio rapidamente. Un po' disperato? Forse. Ma a mali estremi...

    Qualche bicchiere di bollicine più tardi, si sentiva già più fiducioso. Che motivo aveva di essere così giù di morale? Con il comitato aveva organizzato una festa pazzesca, tutti si stavano divertendo, Rohan Santos aveva pure cominciato a suonare dal vivo... quella serata era un successo. Era inutile crogiolarsi in pensieri futili.
    Quando raggiunse Nirvana e Séline, Grimm si era già allontanato. Perlustrò rapidamente lo spazio, per trovarlo in un angolo a chiacchierare con il bibliotecario della scuola. Decise che non lo avrebbe disturbato, per ora: Grimm aveva bisogno di fare nuove conoscenze a scuola, ed Émile era ben contento di lasciare all'amico i suoi spazi per ambientarsi. Dopo tutto da settembre lui sarebbe stato al college, ed era bene che iniziasse a fare qualche nuova amicizia.
    E poi lui non era mica da solo: tra i tanti lati positivi del ritorno di Nirvana, c'era il fatto che finalmente avrebbe avuto al suo fianco la sua spalla, l'unica persona che sarebbe stata, nonostante tutto, dalla sua perte, perché lo capiva, e che mai e poi mai l'avrebbe tradito. « Ei, dopo essere stati da Madame qualcosa, si va da Otis, che è da un sacco che non lo vedo? » Andiamo, mi prendi in giro?! « Ma dai, ma veramente Van? » non poté fare a meno di commentare, lasciandosi andare ad una risata colma di stupore, mista ad indignazione. « No, ok, senti, non mi interessa. » Alzò le mani in segno di rassegnazione, per poi indicare alla Grifondoro il tendone di Madame Troney, dove il gruppo del giovane Branwell si stava riunendo - e ampliando. « Li trovi tutti quanti là in fondo, vedi? Vai, unisciti pure tu al gruppo delle meraviglie. Anzi, già che ci sei portagli i miei saluti, guarda! » aggiunse, non senza una punta di acidità. Se la vita a Hogwarts era un contest di popolarità - almeno era così che Emi l'aveva sempre intesa - Otis quella sera stava vincendo su tutta la linea. Era circondato da ragazze, studenti del college più grandi, e ora perfino Raiden e Mia Yagami... ma sì, che importava! Lui avrebbe saputo divertirsi a modo suo. « Sél, tu però vieni con me » esclamò a quel punto, in tono perentorio, chiudendo le dita intorno al polso della giovane Osbourne. Forse per l'alcol ingerito, oppure per la delusione e la rabbia che gli ribollivano dentro, non seppe controllarsi. Desiderava vendicarsi: se Otis gli aveva tolto tutte le persone a lui care, lui avrebbe fatto in modo di sottrargli quella cosa che lui desiderava da tempo e non era mai riuscito ad ottenere: Séline. Attirò la ragazza nella sua direzione con ben poca delicatezza, quasi pretendesse di averla accanto a sé. Almeno lei. « Andiamo a ballare, dai. Ci divertiamo. »





    [spoiler_tag][/spoiler_tag]1. Interagito con Grimm
    2. Guardato da lontano il gruppetto Otis/Ronnie/Nessie e lanciato macumbe (+interagito a distanza con Nessie)
    3. Citato Grimm + interagito con Nirvana e Seline (perdonate il momento maschilismo di Emi, sta a rosicà)


    Edited by (icarus) - 2/7/2023, 16:47
     
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    Forse avrei dovuto restarmene a casa. Un bel bicchiere di vino ed un film splatter. Ormai sono troppo vecchia per queste cose. Quello e mille altri pensieri, tutti ugualmente sarcastici, affollarono la mente di June mentre si affrettava a raccogliere i volantini dal pavimento. « Aspetta, ti aiuto. » Sollevò lo sguardo ceruleo, posandolo su un ragazzino dai ricci scuri e disordinati che si era affrettato ad aiutarla. Ad occhio e croce sembrava avere la stessa età di Èmile. Accennò ad un sorriso, impilando le copie che era riuscita a recuperare. « Ti ringrazio. Ci manca solo che qualcuno ci scivoli sopra. » Scherzò, sebbene non fosse poi così improbabile. « Comunque il tuo sostituto non saprebbe colpire un bolide nemmeno da fermo. » Prego? Lo fissò per una manciata di secondi, sorpresa da quell’affermazione, prima che una bassa risata le sfuggisse dalle labbra. « Davvero? » Gli chiese, sinceramente divertita. Non posso fare a meno di concordare. Modestamente parlando, ovviamente. « E da quando, secondo te, sono caduti in basso? » Accompagnò la domanda con un sorrisetto divertito, segno che non lo stava provocando. Al contrario, era sinceramente interessata al punto di vista di un vecchio fan. Afferrò il plico di volantini che l’adolescente le porgeva e si rialzò, lisciando appena la stoffa del vestito all’altezza della gonna. « Ti è sfuggito questo. » Si accorse di Tris solo all’ultimo momento, rivolgendole un cenno del capo. « Tris. È bello vederti, mi piace il tuo vestito. » La salutò, sincera. Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che avevano parlato e, dopo i mesi trascorsi nel Mare del Nord, una chiacchierata lontana da orecchie indiscrete era in cima alla sua to-d0-list. « Non ho potuto fare a meno di notare che stai cercando coinquilini. Fai fatica con le spese? » Le sorrise, scuotendo appena il capo. « No, non è una questione di soldi. Non solo, almeno. » Durante la sua carriera all’interno dei Falcons aveva messo da parte abbastanza risparmi da riuscire tranquillamente a mantenersi e pagare le bollette. Inoltre, se avesse avuto bisogno di soldi le sarebbe semplicemente bastato inviare un gufo a suo padre o presentarsi alla Gringott. Più che il denaro, ciò che le mancava era la compagnia. « Non sono abituata a vivere da sola, casa mia è fin troppo silenziosa al momento. » Spostò lo sguardo da Tris al ragazzo, stringendosi leggermente nelle spalle. « Sono cresciuta con due fratelli e fino all’anno scorso ho avuto una coinquilina. Credo di essere un po’ allergica alla tranquillità. » Scherzò, per poi annuire alle parole della Grifondoro. « Grazie. Lo terrò a mente per il futuro. » Esitò un istante. « In realtà ci sarebbe qualcosa. Sono appena tornata, perciò devo ancora sistemare alcune cose, ma vorrei parlartene con più tranquillità. Pensi di riuscire a trovare una mezz’oretta, in settimana? » C’erano diverse cose su cui dovevano aggiornarsi, a partire dal suo soggiorno in territorio Maride. In più, Juniper non era mai stata in grado di starsene con le mani in mano. Appena rientrata in Inghilterra, aveva deciso di cercare un secondo lavoro – un impegno diurno, a Hogwarts o Hogsmeade, in cui incanalare le proprie energie e – nel migliore dei casi – fare la differenza. Chi, meglio di Tris, avrebbe saputo indicarle gli ambiti con maggiore priorità? « Juniper, so che Malia dovrebbe esserci, tu l'hai vista per caso? » Malia è qui? Beh, sì, in effetti ha senso. Qualcuno dovrà pur tenere d’occhio la situazione. Tuttavia, non poté fare a meno di sorridere al pensiero che tale compito fosse ricaduto su una ragazza che, solo pochi mesi prima, avrebbe sicuramente tentato di correggere il punch. Come minimo. « Non ancora, ma ammetto di non aver cercato nessuno. » Lasciò vagare lo sguardo sulla sala, soffermandosi su un gruppetto di warlock in lontananza. « In effetti, sembrano gradire le feste. » Constatò, più rivolta a sè stessa che ai due interlocutori. Seppur non avesse alcuna vera e propria conoscenza tra i warlock, le loro usanze la incuriosivano. In seguito alla presa di Hogwarts, aveva notato la loro presenza farsi sempre più evidente nel Castello e tra le stradine di Hogsmeade. Avevano aiutato nella ricostruzione, offrendosi per riempire posizioni vacanti e – inutile negarlo – sembravano trovarsi particolarmente a loro agio agli eventi sociali, feste in primis. Che poi abbiano rischiato di far saltare in aria metà Parco della Liberazione è un altro discorso. « Brutta stronza! » La voce familiare di Malia anticipò di pochi secondi l’abbraccio mozzafiato in cui June si ritrovò stretta. Scoppiò a ridere, divincolandosi appena per ricambiarlo senza perdere la presa sui volantini - Col cazzo che li raccolgo un’altra volta. « Siete praticamente le prime a sapere che sono tornata – a parte mio cugino ed Ava Davis. A proposito, l’avete vista da qualche parte? Oggi si è laureata e ho promesso che ci saremmo fatte un paio di shottini. » Lo sguardo chiaro ricadde sullo studente che le accompagnava, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi quanto detto. Ops. « Comunque sì. Daphne ha deciso di restare a Londra per il momento e così... » Lasciò cadere il discorso, leggermente amareggiata. Daffy le mancava ma, al contempo, non si sentiva nella posizione di poter giudicare le sue scelte. La giovane Baker se l’era vista brutta durante la Battaglia di Hogwarts. « Non ti conviene tentarmi, Stone. Anche perché dubito che il tuo appartamento sia abbastanza grande da contenere noi due, un cane iperattivo, una puffola pigmea e un gatto. » Scherzò. « Ma se dovessi considerare l’idea di trasferirti a Hogsmeade – così, giusto per essere più vicina al Castello – sai a chi rivolgerti. » E, con un sorriso complice, ripiegò un volantino e lo infilò nella tasca della Stone. « Ho due camere libere, ma ti suggerisco di fare in fretta. L’affitto è praticamente ridicolo e sto pensando di comprare una vasca idromassaggio da mettere in giardino. » Le confessò, rifilandole l’occhiolino. Non era certo in cima alla lista delle sue priorità, ma era già da qualche anno che ci pensava. La vita è corta, tanto vale godersela. Quando Malia fece le presentazioni ufficiali, June allungò la mano in direzione di Thorne. « Grazie ancora per l’aiuto, Thorne. » Gli sorrise. « Spero che prenderai in considerazione l’offerta della professoressa Stone. Sarei contenta di vederti giocare. E poi, chi lo sa; magari in futuro potrai portare in alto qualche squadra. » Non aggiunse altro, certa che il ragazzo avrebbe colto il suo riferimento implicito. In un certo senso, parlare di Quidditch amatoriale le sembrava strano – un argomento così leggero, ormai lontano anni luce della sua vita quotidiana – ma era anche confortevole. E nessuno più degli studenti di Hogwarts ha bisogno di normalità. « Ah! Mi sa che abbiamo perso il momento proprizio per farci predire il futuro. » Esordì, indicando il tendone di Madame Troney, davanti al quale si era formata una lunga fila. « Niente, ci toccherà continuare a tormentarci nell’ignoto. » Si concesse un finto, tragico sospiro, riponendo le locandine nella borsa. « Dato che ci siamo tutte… che ne dice di farci un goccetto? » Una simile rimpatriata ricapiterà tra dieci anni, come minimo. Il suo sguardo si soffermò su Thorne. Cazzo, non ci credo che me ne sono scordata di nuovo. « Di acqua tonica, ovviamente. » Si affrettò a correggersi. « E poi mi sembra di aver visto che hanno persino del virgin Wiskey Incendiario! » Roba che suona disgustosa al solo pensiero. Rifilò una pacca sulla spalla alla Stone, prendendo Tris sottobraccio. « Allora, professoressa, che cosa ci consiglia? » Le domandò, con un largo sorriso, lanciandole la patata bollente. Ti prego, dimmi che hai una fiaschetta nascosta da qualche parte.



    Citato Emi e Ava.
    Interagito con Neal, Malia e Tris.

     
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    Fece una rapida piroetta su se stessa quando la sua amica commentó la scelta dei fogli di Gazzetta tra i suoi capelli che si tenevano su per magia. «Non sembro un'idiota?» Aveva scelto tutto in fretta e furia, non soffermandosi sull'effetto finale che avrebbe ottenuto una volta conciatasi in quel modo. «Se leggi bene questi fogli...» Andó ad indicare con l'indice una delle pagine presenti sulla sua testa. «...vedrai che non sono delle banali pagine di gazzetta ma sono articoli di giornale che narrano gli eventi piú importanti del mondo del quidditch.» E questo perché? «Ho fatto questa cosa perché, in realtá, non so nemmeno io come mi vedo da qui ai prossimi vent'anni.» Quanto le piacerebbe avere una sfera di cristallo e vederci attraverso, alla ricerca di qualche indizio che le potesse far capire quale strada doveva seguire. Questa situazione di incertezza, la spaventava. «Certo che sono piú fomentata per il quidditch e sogno ancora diventare il capitano dei Falmouth Falcons ma...» Perché a tutto ci doveva un ma? «...nell'ultimo periodo mi sono appassionata di giornalismo e mi piacerebbe essere a capo di una rivista, girare il mondo e documentare quello che accade.» Nella sua voce si percepiva un briciolo di incertezza misto ad entusiasmo. Si era iscritta al club di giornalismo per pura curiositá, anzi, il vero motivo risiedeva nel fatto che voleva avere qualcosa con cui distrarsi, con cui occupare il proprio tempo - gli allenamenti sfiancanti di quidditch non bastavano - peró andando avanti con il tempo aveva notato di essere particolarmente portata per quel genere di cose e aveva finito con l'appassionarsi. E adesso si ritrovava con il cuore diviso a metá tra il suo amore sfrenato per il quidditch e la sua passione innata per il giornalismo. Cosa doveva fare? Mentre a braccetto si diressero verso le serre, Van le confessó che anche lei non aveva la piú pallida idea di quello che avrebbe fatto "da grande". Il diventare adulti e prendere decisioni importanti, non faceva proprio per lei: Sèline voleva restare piccola per sempre, aggrapparsi alla sua spensieratezza e vivere la sua vita divertendosi a piú non posso. Perché non c'era qualcuno che potesse prendere le decisioni al posto suo? «Cooosa? Degli effetti speciali? Tu sei matta amica ma é proprio per questo che ti adoro.» E allungó un braccio intorno alle spalle della mora, contenta di poterla riavere di nuovo con sé. Non vedeva l'ora di testare quegli effetti e vedere quali disastri avrebbe procurato. Una volta giunte alla festa, iniziarono a studiare il posto per capire in quale direzione spingersi. «Mi gioco qualsiasi cosa per le previsioni farlocche che fará.» Scoppió a ridere, immaginando giá la scena di loro due sedute davanti alla fantomatica visionariamentre si facevano predirre cose assurde. «Se mi paghi posso predirti il futuro anche io. Stai a guardare.» Si portó le mani alle tempie e chiuse gli occhi per qualche breve istante per poi riaprirli puntandoli verso il nulla, cercando di imitare una veggente durante il momento delle visioni. «Lo vedo! Lo vedo!.» Allungó una mano, facendola tremare come se davanti a lei si stesse consumando la visione. «Il tuo futuro sará brillante: avrai una carriera molto redditizia, farai successo e diventerai ricca da fare schifo e presterai i tuoi soldi alla tua amica nullafacente.» Poi scoppió a ridere, concludendo cosí la sua performance esilarante. Passó poco tempo e il piano per quella serata, si era appena trasformato in un tentativo di agguato a niente popo di meno che Emi, il problema era che Van ci stava mettendo davvero troppo. «Sí, senti felino se non ti muovi rischieró di invecchiare prima ancora di scoprire che carriera prenderó.» Commentó incrociando le braccia e osservando in direzione del tassorosso che era troppo occupato a parlare con un tizio del quale ignorava il nome, per potersi accorgere della presenza della corvonero.

    L'effetto sorpresa sembrava aver destato la reazione desiderata perché Emi quasi non ci credeva di avere davanti ai suoi occhi Van. «Emi sembra che hai visto un fantasma.» Scoppió a ridere, gustandosi l'espressione incredula del ragazzo. Prese a bere dal suo bicchiere che conteneva del whiskey incendiario, stava andando tutto alla perfezione e c'erano tutti i pretesti per rendere quella serata memorabile. Ma parló fin troppo presto perché dal momento in cui Grimm rivolse dei commenti poco carini alla sua amica, la serata inizió a precipitare. La grifondoro osservó tutta la scena con un'espressione confusa sul volto, non capendo perché rifarsi a comportamenti infantili quando avrebbe potuto semplicemente allontanarsi dalla vista della sua amica visto che tanto lo infastidiva. «Mah.» Fu quello l'unico commento che uscí dalle sue labbra quando Grimm si allontanó da loro. «Van lascia perdere, non serve rovinarsi la serata per un soggetto del genere.» Disse volgendo lo sguardo in direzione del soggetto al quale erano riferite quelle parole, poi seguí i due verso i tendoni dove doveva trovarsi la veggente. «Ei, dopo essere stati da Madame qualcosa, si va da Otis, che è da un sacco che non lo vedo?» Stava per acconsentire ma fu interrotta prima ancora che potesse aprir bocca. Si voltó improvvisamente verso il tassorosso che oltre ad inveire contro la sua migliore amica, le aveva afferrato bruscamente il polso e l'aveva attirata verso di sé. Cosa stava accadendo e perché quella reazione esagerata? Sèline si voltó verso il ragazzo e alzó il suo sguardo verso quello di Emi, quasi a volergli domandare delle spiegazioni che meritava. «Emi, mi fai male.» Ritiró il braccio, massaggiandosi il polso dolorante. «Mi dici che ti é preso?» Domandó con le sopracciglia aggrottate, poi osservó Van che stava cercando di mantenersi calma per non inveire contro il tassorosso. Devo fare qualcosa. Sèline era venuta lí per divertirsi, per dimenticarsi dei problemi della vita reale e per non dover preoccuparsi di nulla. «Ok, ragazzi...cerchiamo di calmarci, va bene?» Disse, mettendosi in mezzontra i due per evitare che dessero il via a qualche tipo di rissa. «Io non so cosa stia succedendo e non voglio tanto meno essere messa in mezzo o schierarmi dalla parte di nessuno. Soprattutto non voglio vedervi litigare, non vi vedete da un pezzo e giá volete scannarvi?» Stava cercando di sistemare le cose e di riportarle ad un livello piú normale, soprattutto non voleva vedere i suoi amici litigare. «Siamo qui per divertirci, no? E allora divertiamoci! Prese per mano entrambi e cercó di trascinarli sulla pista da ballo, allentando un pó la tensione.


    Interagito principalmente con Van ed Emi, tra i quali sta cercando di mettere pace. Non litigate, su❤️

    Rohan nel frattempo sta suonando this u.u
     
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    Van continuava ad essere immersa nei suoi pensieri ed a tamburellare la punta del piede sul ghiaietto dall’agitazione, quando le parole di Sèl la riportarono nel mondo reale.
    «Van lascia perdere, non serve rovinarsi la serata per un soggetto del genere.»
    La strega restò a fissare la sua migliore amica qualche secondo prima di scuotere il capo e riflette sulle ultime tre parole che aveva detto. In effetti, Sèl non aveva tutti i torti, visto che Van aveva faticato a restare ligia alla promessa fatta ai suoi genitori proprio per partecipare ad un evento del genere e rivedere i propri amici. In fondo, non poteva di certo farsi mettere di cattivo umore da una persona che non aveva mai visto e che, probabilmente, non avrebbe più dovuto rivedere per un bel po’ di tempo a quella parte. Tra l’altro, se avesse avuto voglia, avrebbe potuto proprio evitarlo per tutta la vita.
    “Ok, hai ragione, dai, dobbiamo divertirci, sennò che sono tornata a fare.”
    Van sorrise alla compagna e le strofinò la spalla con la mano in senso di gratitudine. Alla fine erano davvero in pochi quelli che sapevano controllarla in momenti di pura introversione, per cui non poteva far altro che provare a migliorare l’andamento di quella serata, non solo per far felice sé stessa, ma anche lei.
    Peccato che quel momento di pace durò veramente poco, visto che Emilè, di cui Van neanche aveva percepito la presenza, cominciò a sclerare al solo sentire il nome di Otis. Ma che sta succedendo? Van, rimase a dir poco scioccata dalle frasi di Emi, tanto da rimanere bloccata per qualche secondo nella stessa posizione.
    Sinceramente, il suo discorso per lei non aveva nè capo, nè coda. Tra l’altro era venuto ad incazzarsi con l’unica persona a quella festa che gli era stata vicino per mesi quando aveva deciso di rimanere fuori da Hogwarts, ed aveva passato, a dir poco, otto ore con lui tutti i giorni. Proprio come sparare alla croce rossa.
    “Ma… Emi, io.. “ riuscì solo a dire tra una frase e l’altra, per poi aggiungere “Ma sei impazzito? Ma che ti prende?”
    Van, letteralmente incredula, rimase spiazzata da quello sclero a dir poco teatrale, tanto da non riuscire a reagire in alcun modo, se non quando Emi oltrepassò il limite, volendo trascinare Sèl dall’altra parte della stanza, facendole anche male. A tal punto, più per far riprendere il ragazzo della lucidità ormai persa, che per la rabbia, Nirvana gli schioccò una cinquina dritta sul volto, rimanendo per qualche secondo con un'espressione fredda, imperturbabile.
    “Ritorna in te.”
    Affermò la strega ormai visibilmente preoccupata, mentre interponeva il suo corpo in mezzo tra quello della sua amica e quello di Emi, per cercare di non far entrare Sèl in mezzo alla discussione.
    “No, Sèl, non mi va di ballare, ti va se andiamo a sentire quel ragazzo suonare? Mi sembra particolarmente bravo” Anche troppo a dire il vero.
    Nirvana si voleva togliere da quella situazione, lasciare Emi sfogarsi e poi magari tornare a parlarci per cercare di capire meglio cosa cazzo gli fosse passato nella mente in quel momento. Infatti, Van sapeva, anzi era proprio convinta, che quello non fosse il suo normale modo di fare. Proprio per quello non riuscì a passare sopra al maschio cis etero del cazzo in cui si era trasfromato in quei pochi minuti.
    “A dopo.”
    Aggiunse Nirvana, girandosi verso il ragazzo, accennando solo un piccolo sorriso, finto, se non fintissimo, mentre cominciava a camminare verso il palcoscenico su cui si stava esibendo il ragazzo con la chitarra elettrica.
    interagito con Emi e Sèl

     
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    « E da quando, secondo te, sono caduti in basso? » Se fosse stato sincero, le avrebbe dovuto rispondere che lui dei Falcons non ne aveva saputo più nulla dopo la morte di Donovan - o almeno fino a qualche settimana fa, quando la curiosità lo aveva portato a informarsi sulle sorti della squadra. « È stato un po' uno sgretolarsi progressivo, non credi? Il team ha perso i suoi giocatori di punta uno ad uno.. per vari motivi. » Una mezza verità. Da quello che aveva potuto apprendere, i Falcons erano rimasti sulla cresta dell'onda ancora per un po' dopo la sua morte, specialmente grazie alla guida di Charlie Weasley che aveva saputo mantenere un gruppo coeso e forte. Un gruppo che tuttavia, non era durato a lungo, e che era finito per disintegrarsi per le ragioni più disparate. « Immagino che i dietro le quinte tu li saprai meglio di me. Ma da fan è stato un dispiacere: credo fossimo tutti affezionati all'idea dei Falcons come una famiglia, più che una squadra di colleghi. » Si strinse appena nelle spalle, con un mezzo sorriso sulle labbra mentre si rialzava in piedi. Eric, quanto meno, l'aveva sempre vissuta così la sua squadra: come una famiglia. Ad un certo punto era anche l'unica che mi fosse rimasta, quindi immagino fosse normale affezionarsi. « Ti è sfuggito questo. » Si voltò istintivamente in direzione di quella voce familiare, non riuscendo a trattenere un piccolo sorriso nell'incrociare con lo sguardo il volto amico di Beatrice. « Sei un gran signore, ad aiutare una donzella in difficoltà. Allora ve le insegnano ancora le buone maniere a Hogwarts, tra combattimenti e libri occulti. Ne sono lieta. » Sentì il bisogno, per risultare un po' più naturale, di sbuffare una piccola risata dalle narici, inclinando il capo di lato. Normali comportamenti, quelli, che tuttavia per Eric non erano più così scontati, tanto che doveva necessariamente simularli in maniera consapevole. « Tendo ad essere più bravo in condotta che in combattimento. La pagella lo conferma. » Per un momento si chiese se forse non fosse stato un po' troppo sciolto nel rispondere a Beatrice. Non sapeva come gli studenti si rivolgessero a lei da quelle parti, ma era plausibile che tendessero a riservarle un comportamento più deferente o addirittura intimorito. Tuttavia per Eric, Tris era sempre.. Tris. Aveva un enorme rispetto per lei, ma gli sarebbe riuscito difficile comportarsi in maniera diversa. Quando anche Malia si unì al gruppetto, quell'immagine che si parò di fronte agli occhi di Donovan fu un quadro tinteggiato della più profonda nostalgia. E come ogni sentimento nostalgico, portava con sé tanta gioia quanto dolore. Una parte di lui, nel trovarsi nuovamente circondato dalle persone a cui voleva bene e che aveva sempre considerato amiche, sembrò sentirsi a casa per la prima volta da quando era tornato in vita. Erano diverse, sia Tris che Malia, eppure erano sempre le stesse: le osservava parlare tra loro come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando condividevano la sala comune e tutti i piccoli drammi della vita studentesca. Eppure, per quanto quella scena potesse fargli sentire un pizzico di felicità, non poteva ignorare la più forte tristezza di chi quella vita la osserva dall'esterno, consapevole di non farne parte. Era come guardarle da dietro un vetro oscurato: lui poteva vedere loro, ma loro non potevano vedere lui. Forse ai loro occhi doveva apparire piuttosto strano un ragazzetto che se ne stava lì impalato a fissarle mentre parlavano tra loro, con lo sguardo di chi sarebbe stato capace di rimanere là in eterno, in silenzio, senza sentire alcun bisogno di andarsene. Eppure per lui era la cosa più vicina alla normalità che avesse provato da quando era tornato. « Ragazze lui è Cornelius Thorne, uno degli studenti più brillanti. » Stirò istintivamente un sorriso, piegando appena il capo in quello che doveva essere un cenno di saluto. « Tra i più brillanti forse no, ma accetto il complimento.. prof. » Dio quanto fa strano. « È un piacere. » disse poi, rivolto alle altre due. « Non ti allarmare, Cornelius, volevo solo farti i miei complimenti per quest'anno. Sei lo studente che è migliorato di più nel Volo. Sul serio, hai guadagnato un controllo del manico di scopa, e del tuo corpo in volo, che sono sbalorditivi! Ti sei meritato un posto di diritto nella squadra di Corvonero, da Settembre - sempre che vorrai farne parte. » Forse Malia riuscì a leggere il velo di leggero panico che appannò gli occhi del ragazzo, visto che aggiunse subito dopo « Prenditi il tempo che vuoi per pensarci. Ovviamente sai qual è il mio parere! E anche le qui presenti ti confermeranno che giocare per la propria casata è sempre una bella soddisfazione. » Per quanto Eric fosse palesemente arrugginito sulla scopa, era stato chiaro sin dal primo momento che Cornelius facesse talmente tanto schifo a Volo da essere quasi un talento tragico. Per questa ragione Donovan si era impegnato il più possibile a dare del suo peggio ad ogni singola lezione, evidentemente con scarsi risultati. Mai avrebbe potuto dire che fosse così difficile essere al di sotto della mediocrità. « Spero che prenderai in considerazione l’offerta della professoressa Stone. Sarei contenta di vederti giocare. E poi, chi lo sa; magari in futuro potrai portare in alto qualche squadra. » Si portò una mano dietro la nuca, sfregandosi appena il collo con una risata nervosa. « Mh sì.. in realtà penso solo di aver avuto qualche tentativo fortunato, tutto qui. Vedremo dopo l'estate. Non vorrei diventare lo zimbello della squadra. » Rivolse quindi lo sguardo a Malia. « Però ci farò un pensiero. Promesso. » A quel punto, quando le ragazze iniziarono a parlare di farsi un drink insieme, Eric ritenne fosse il caso di togliere il disturbo. Per quanto lui si sentisse bene in loro compagnia, non voleva metterle a disagio obbligandole a trascorrere la serata con quello che per loro era un ragazzino sconosciuto - se non addirittura un proprio studente. Oltre a questo, poi, sentiva montare in sé un senso di nervosismo che non sapeva del tutto spiegare. « Mi ha fatto piacere conoscervi. » Pausa. « E rivedere la prof. Ottimo costume, tra parentesi. Spero che il comitato feste dia a lei la corona. » Sorrise. Malia era sempre stata originale in quelle cose. « Vi lascio alla vostra serata e vado a cercare.. » Chi? « ..i miei amici. » Ovvero nessuno. « Buon divertimento e attenzione con l'acqua tonica. » Incurvò leggermente gli angoli delle labbra in un millimetrico sorriso, lanciando un'occhiata a June sull'ultima parte della frase prima di allontanarsi dalle tre verso il margine della sala. Mentre camminava via da loro si sentì come se fosse in apnea. Prese un respiro, poi un altro e un altro ancora, forse troppo ravvicinati. Non sapeva se quell'incontro lo avesse mandato in modalità sopravvivenza, se la nostalgia avesse fatto scattare in lui i ricordi di tutto ciò che
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    aveva passato o se semplicemente avesse voglia di urlare fino a farsi esplodere i polmoni. Ciò che sapeva, però, era il dato evidente di avere il battito cardiaco accelerato e di sentirsi come se stesse annegando. Devo riprendere la pozione. Ma non poteva farlo nel mezzo della festa, sotto gli occhi di tutti, e dunque allungò il passo verso l'uscita; lo sguardo ben fisso sul proprio obiettivo, senza riuscire a vedere nient'altro, nemmeno la palla di tulle rosa che oltrepassò con una vigorosa spallata. « Guarda dove cammini! » Proferì con tono innervosito, senza tuttavia farsi distrarre troppo dal proprio obiettivo - tanto che nemmeno si curò di guardare chi fosse la ragazza che aveva investito o se stesse bene. Semplicemente tirò dritto a passo progressivamente spedito, in direzione delle serre, di cui varcò la porta d'ingresso richiudendosela successivamente alle spalle. Con i suoi della festa più distanti e ovattati, Eric si concesse un istante: chiuse gli occhi, appoggiando la fronte imperlata di sudore freddo contro il muro. Un urlo frustrato sembrò uscire quasi istintivamente dalla sua gola, senza che potesse farci molto se non dare una manata ad una delle cocce sul tavolo da lavoro lì accanto, facendola andare in terra in mille pezzi. Grande. Grandissimo. Si passò le mani sul viso e tra i ricci, voltandosi per poggiare la schiena contro il muro e prendere un lungo respiro. Prima uno e poi un altro. È solo una festa. Stai bene. Sei vivo. Andrà meglio. Andrà meglio. Rimase qualche istante in silenzio, a fissare i cocci e il terriccio sul pavimento di pietra, per poi prendere un lungo respiro e convincersi a tuffare una mano nella tasca interna del gilet per estrarne l'ampolla di distillato della pace.

    Interagito con June, Tris e Malia. Investito Alena (ooops) on his way to the serre, dove attualmente si sta drogando (?)



     
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    «Ehy.. ma è successo qualcosa? Ti ho lasciato due minuti fa che stavi preso bene.» Si strinse nelle spalle, Otis, puntando lo sguardo verso lo stesso orizzonte su cui aveva colto soffermarsi Ronnie, poco prima. «Stai sinceramente dicendo che esiste una realtà in cui sto preso bene? Puoi affermare con assoluta certezza di avermi mai percepito in uno stato che non fosse prossimo alla crisi di nervi?» la buttò sul ridere Otis, ironizzando solo in parte, mentre continuava a vedere muoversi tra la folla accalcata una testa riccia che conosceva molto bene. Che strano fu tutto ciò che passivamente si lasciò pensare in quel momento rispetto a quella prima festa senza Émile – e non perché uno dei due si trovasse in un altro Stato. Otis era ormai abituato a quella distanza, ma c'era qualcosa, in tutta quella scena, che gli dava una spiacevole sensazione di disparità. Mentre si facevano strada tra la gente per raggiungere Mia e Raiden, si sentì irragionevolmente in colpa. Gli era capitata la versione più facile di quella rottura? Per quanto Otis soffrisse di quell'allontanamento innaturale, per quanto ne temesse l'irrimediabilità, poteva concedersi il lusso, in occasioni come quella, di dimenticarsene: la propria solitudine non lo obbligava a ricordarsi di quell'assenza. Per Émile era stato lo stesso? Stava bene anche senza di lui? Nessie, Ronnie, si sarebbero avvicinate per salutarlo, almeno? A lui avrebbe fatto piacere? «Ness, ma ci hai parlato un po' con Émile? Vallo a salutare, se vuoi, a me non dà fastidio, eh» si ritrovò a sussurrarle, la fronte corrucciata. «Anche tu, Ron. Cioè, se volete stare con lui... Non fatevi problemi. Non so se siete ancora in rapporti... Ma va be', magari dopo fateci un salto se vi va» fece rivolgendosi all'amica, consapevole che fosse un'uscita improvvisa, soprattutto dopo il lungo silenzio ascetico in cui Otis si era chiuso sulla faccenda, nei loro confronti. Si accorgeva che le sue amiche sembrassero un po' camminare sui gusci d'uovo in sua presenza quando si apriva la questione, come Otis tipicamente faceva quando veniva fuori l'argomento “ex” davanti ad una delle due: strani imbarazzi, silenzi prolungati, occhiate incerte. Sapeva anche che non avrebbe potuto essere altrimenti, a quel punto. «BUONASERISSIMA!» «Buonaseeeeeeeeera» salutò Otis in modo generale, molto più ingessato della migliore amica, rimanendo impalato senza sapere dove mettere le mani e stringendo le labbra in un solito sorriso di circostanza. «Oh! Eccollaaaaaaaa - NESSIE!!! ECCOLE LE MIE AMICHE! Mi siete mancante un botto! Cazzo, ma siete delle stragnocche!» Risatina di circostanza, seguita da mani infilate nelle tasche, seguite da saluto a Raiden con la mano, solito timore di avvicinarglisi che gli veniva all'inizio. «Grazie, grazie, mi sento stragnocca!!» tentò, ignorato mentre Mia stringeva le ragazze in un abbraccio che vedeva calcato quel suo somigliare sempre di più ad un lampione. «Ciaooooo, posso avere un goccino anche io?» riprovò, mentre la sua ex vicina di casa allungava la bottiglia di alcolico-non-denominato a Ronnie. Niente. Trattenne un po' il fiato, terribilmente a disagio mentre proprio non riusciva a farsi considerare dalla Wallace. Forse aveva un tono di voce troppo basso? Forse era la bolla che si auto-genera quando delle ragazze tutte amiche tra di loro si incontrano? Scivolò via, quindi, poggiandosi al bancone del bar e rivolgendo lo stesso sorriso imbarazzato alla barista. «Come funziona, qui? Andate di shot?» riprovò, stavolta rivolto a Raiden, provando a inserirsi nella conversazione. «Posso partecipare, così, tanto per farmi coraggio prima di affrontare il boss definitivo che è Madame Troney? Non so se posso recepire ciò che avrà da dirmi da completamente lucido» buttò lì, sudando profusamente, esaurendo la frase in una risatina nervosa. Dategli 'sta tequila.
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    «Oh, allora che mi sono persa? Noi ci siamo divertite un botto, vero?» origliò provenire dal gruppetto davanti a loro, mentre si incamminavano in direzione del tendone della veggente. «Qui quali sono i grandi gossip? A parte il comitato feste non sa organizzare una festa.» «E DICIAMOLO!!!» urlò da dietro, decisamente con troppo entusiasmo considerata la glacialità della Wallace – a cui Otis ancora non trovava una spiegazione che non fosse “le donne sono volubili, no?” – per assicurarsi che non potesse ignorarlo. E invece. «Va be', non è per parlar male... Cioè comunque gli sforzi vanno apprezzati... Siamo tutti un'unica squadra...» ridimensionò, percependo la presenza di Raiden al suo fianco e tirandosi appena più dritto con la schiena. «Ci sta, alla fine». «BENVENUTI! BENVENUTI NEL TENDONE DI MADAME TRONEY. Cosa abbiamo qui? Un gruppo numeroso. Interessante.. interessante..» L'odore di eau de toilette si diffondeva con prepotenza in tutto il tendone, fragranze con note stucchevoli di fiori artificiali e legno bruciato penetravano nelle narici e stordivano persino. Otis pensò che se sua madre avesse potuto vederlo l'avrebbe disconosciuto – per fortuna che non avrebbe dovuto pagare la Troney di tasca propria. Aveva un nome piuttosto conosciuto nel mondo magico per essere la più grande truffatrice di divinazione esistente, e di conseguenza era una diva assoluta nel mondo dei babbani, con spettacoli di residenza direttamente da Las Vegas. Otis l'aveva intravista una volta sola prima di quel momento, in tv, ospite al Salone della Perpetua, sbirciando mentre Pervinca era attaccata allo schermo a mangiarsi le unghie per la rabbia che le faceva la fama di una maga che, citando, “non sa neanche leggere gli Arcani maggiori”. E la scuola le stava dando pure dei soldi. Pregò tutte le divinità pagane che gli vennero in mente di non essere oggetto di attenzioni da parte della chiromante, mentre prendeva posto sul cuscino da lei indicato, accanto a Ronnie, non riuscendo a nascondere un'espressione disgustata. Provò conforto nel sapere che la migliore amica doveva provare esattamente le sue stesse perplessità. «Cinque galeoni che ti legge la mano e ti dice che l'amore arriverà se soltanto sorridessi più spesso» le sussurrò quando la Troney non avrebbe potuto vederlo. Continuò a farle eco durante tutta la cerimoniosa introduzione per quella sessione collettiva che prevedeva vaghi ostacoli, altrettanto non specificati amori e sfide. «Ma io voglio sapere la salute» «Allora? Chi vuole iniziare.» Si guardò attorno, consapevole che l'ultima cosa che avrebbe mai fatto sarebbe stato proporsi per una pagliacciata del genere – non importa quanto fosse forte il suo istinto da people pleaser. «Secondo me Veronica ci terrebbe davvero tanto a farsi leggere la mano ma ha vergogna a chiedere». La Troney assottigliò lo sguardo, e Otis trattenne appena il fiato. «Tu.» Trasalì, osservandola indicare Nessie, completamente ignorando la sua proposta. «Vieni qui, cara. Percepisco della paura nel tuo cuore.» Otis monitorò la situazione con un po' più di attenzione, trattandosi di Agnès. «Vieni, cara, accomodati pure. Non avere paura, percepisco la reticenza che c'è nel tuo animo... Non devi temere. Ma del resto la razionalità è ciò che si addice ad una giovane del Capricorno come te... Dico bene?» No. «Non importa, comunque, lo zodiaco è roba per babbani e adolescenti annoiati. Vediamo...» continuò, prendendole la mano e massaggiandogliela. Prese un lungo respiro. «Oh, giovane fanciulla... Hai sofferto molto... Sei determinata, a volte fin troppo, e sei coraggiosa... Ma hai paura... C'è un ragazzo... Un ragazzo che è presente qui in questo momento... Ha occhi solo per te...» Otis sollevò involontariamente le sopracciglia, guardandosi attorno, molto più interessato alla faccenda. «C'è stato... Sì... C'è stato qualcosa... Un bacio? Più di uno forse... O così vorresti... È così, vero?» Un paio di pacche sulla mano con fare conclusivo, o forse consolatorio, le dita tozze, artigliate da lunghe unghie smaltate. «Andrà bene, vedrai. Bon courage. Beh! Il prossimo, su! Che non ho tutta la sera!»

    Interagito con Nessie, Ronnie, Mia, Raiden, e mosso la Troney che ha letto la mano di Nessie! 😈
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    You smile that beautiful smile
    and all the girls in the front row scream your name.
    So dim that spotlight, tell me things like
    "I can't take my eyes off of you".
    I'm no one special, just another wide-eyed girl
    who's desperately in love with you.
    Give me a photograph to hang on my wall, superstar


    L'aria cominciava a farsi frizzantina. Per quanto fossero alle porte dell'estate, la campagna scozzese non concedeva sconti e Alena iniziava a voler maledire quel suo tulle leggero e bucherellato. In più, di Cornelius non si vedeva nemmeno l'ombra, ciò significava che tutti i suoi sforzi erano stati vani. Stava mandando giù l'ottavo bicchiere di succo di zucca, e meditando di raggiungere anche lei la tenda di Madame Troney, in cui aveva appena visto entrare Nessie e gli altri, ma una voce alle sue spalle la distolse da quel pensiero. « Ehi! » Rohan Santos era una delle poche persone che poteva farle dimenticare del problema Cornelius. Quando lo vide, il cuore di Alena perse un battito. I profondi occhi scuri, la barba incolta, la camicia con le maniche arrotolate che lasciavano intravedere i numerosi tatuaggi sulle braccia... Rohan Santos era un sogno, e in quel momento aveva occhi solo per lei. « Niente libri oggi? » « No, niente libri! » esclamò la mora, immediatamente, quasi non volesse perdere tempo, quasi avesse paura che Rohan potesse annoiarsi nell'aspettare una sua risposta. « Stasera solo questo bel vestito. Che ne pensi? » dice, e si accarezza uno strato di tulle mentre parla. Vorrebbe poter fare una piroetta per lui, ma le braccia implorano pietà: si sta limitando a sollevare i lembi del vestito per lo stretto indispensabile. « Esattamente cosa dovresti essere tra vent'anni? » Nel percepire lo sguardo di lui sulla sua figura, Alena arrossì. « Vorrei fare la modella... Ma anche la principessa! » Devo solo trovare il mio principe azzurro. Vorresti essere tu il mio principe azzurro, Rohan? Glielo domandò con gli occhi, le dita intente a giocare con la collana a forma di cuore che portava al petto. Ma il sogno di Alena s'infranse presto, perché uno come Rohan era evidentemente troppo cool per lei, e pensava già a salire sul palco per ravvivare la serata. « Vedo di ravvivare un pó questa serata...qualche richiesta particolare? Non si accettano canzoncine smielate. » « Mhm... » Alena parve pensarci qualche secondo. Che cosa intendeva lui, per canzoni smielate? « Magari ci penso un attimo! Tu intanto sali sul palco. Vuoi che ti faccio un video? » disse, tirando fuori il cellulare e puntandogli già contro la telecamera. Lei lo avrebbe ripreso in ogni caso, perché come poteva una visione del genere non essere documentata? Lo seguì con gli occhi mentre saliva sul palco, e da quell'angolazione sembrava ancora più bello. Sei bellissimo, mormorò tra sé e sé, con un fil di voce, mentre la prima canzone partiva. Bellissimo e irraggiungibile.


    I want you to know I'm a mirrorball
    I can change everything about me to fit in,
    you are not like the regulars, the masquerade revelers
    drunk as they watch my shattered edges glisten


    Doveva essere stato il destino. Il destino aveva portato quel ragazzino del primo anno a pestarle il piede per sbaglio, così che distogliesse lo sguardo dal palco e dalla visione angelica di Rohan Santos. « Ahia! Stai attento accidenti! » si lamentò la giovane Gauthier, chinandosi per massaggiarsi il mignolo, in preda al dolore. Quando si sollevò, finalmente lo vide. Cornelius Thorne procedeva a passo spedito nella sua direzione, lo sguardo fisso su un punto. Su di lei. Proprio così: Cornelius non solo l'aveva individuata tra la folla, ma si stava avvicinando sempre di più verso quel punto. E la guardava. La vedeva, finalmente. Il cuoricino di Alena cominciò a battere violentemente sotto gli strati di tulle, mentre le guance assumevano la stessa tonalità del vestito. Perché le attenzioni di Cornelius all'improvviso le provocavano questa agitazione? Alena di norma era in grado di ignorare facilmente le avances del Corvonero, e anzi spesso lo denigrava: ma da quando quest'ultimo aveva smesso di guardarla con i soliti occhi sognanti, qualcosa era cambiato. Aveva scoperto presto come quelle attenzioni fossero per lei nutrimento quotidiano e indispensabile, che nessun altro era capace di darle. Aveva bisogno del suo personale cheerleader, di qualcuno che la mettesse sul piedistallo e la facesse sentire speciale. Erano state settimane dure, fatte di stratagemmi oculati, ma alla fine ne era valsa la pena, perché Cornelius era di nuovo ai suoi piedi. Gli sorrise a distanza. Certo, ci è voluto un abito haute couture di Giselle Cabot, ma ce l'abbiamo fatta! Si chiese come avrebbe fatto a ballare in quel vestito scomodissimo. Perché ovviamente Cornelius sta venendo qui per chiedermi di ballare. Si disse che in un modo o nell'altro ce l'avrebbe fatta: dopo tutto, era giusto concedere almeno un ballo al povero Neal, dopo tutto quel tempo passato ad ignorarlo. Mentre si metteva a posto i capelli - Cornelius era già a metà strada - ricordò improvvisamente un dettaglio non irrilevante: la musica. Che canzone avrebbero ballato? Quella ritmata su cui si stavano scatenando i ragazzi in pista non andava bene: no, ci voleva qualcosa di appropriato. In punta di piedi, si allungò verso il palco, fino a strattonare il lembo dei pantaloni di Rohan per farsi notare. « Rohan... ROHAN! Ho bisogno di te. È un'e-m-e-r-g-e-n-z-a. » E lo era davvero. Cornelius era ormai a poche decine di metri da lei. « Devi mettere una canzone per me. Solo questa e poi non ti chiederò più niente. Però devi metterla subito! Questa qui! » e mentre parlava gli mostrò lo schermo del cellulare, fermo sulla sua playlist. Era la canzone perfetta per lei e Neal, ed era certa che riflettesse perfettamente i pensieri di lui. Ora che l'aveva vista in quel vestito, non avrebbe più voluto pensare a nessun'altra. Fece appena in tempo a posare il telefono nella borsetta, che il ragazzo la raggiunse. Eccoci, pensò.
    Ma poi successe una cosa strana. Anziché tenderle la mano, Cornelius le diede una spallata. Non le sorrise, ma le rivolse uno sguardo truce e infastidito. Non le chiese di ballare, ma urlò un « Guarda dove cammini! » con sufficienza, prima di sparire in direzione delle serre. Lasciando Alena a stringere le dita intorno alla catenina della borsetta, con il cuore a pezzi. Com'era possibile che non la stesse guardando? Era certa che le sue attenzioni, finalmente, fossero tutte per lei. E poi con che coraggio la lasciava lì da sola, con quella canzone in sottofondo? Scosse la testa, ripetutamente.
    Non lo accetto. Non l'avrebbe fatto: e così raccolse di nuovo tra le braccia quel mezzo quintale di tulle e andò dietro al ragazzo, già decisa a fargliela pagare. Non era così che ci si comportava con le ragazze carine per cui si ha una cotta! Quando arrivò all'ingresso della serra in cui l'aveva visto entrare poco prima, era sudata. Dopo aver appurato che non era stato d'aiuto nemmeno a farsi notare da Neal, quel vestito le pareva soltanto stupido e sconveniente. Diede un calcio al tulle, aprendo la porta della serra, e si fece strada all'interno. « Dimmi un po', ma tu chi cavolo ti credi di essere! » cominciò, determinata a non dargli nemmeno occasione di parlare. Aveva così tante cose da dire proprio sulla punta della lingua! Ma poi si guardò intorno: c'erano dei pezzi di coccio rotto per terra, e Cornelius se ne stava in un angolo, appoggiato alla parete della serra, a respirare affannosamente. « Che hai? Ti senti male? » domandò, allarmata, saltellando sui suoi tacchetti per raggiungerlo più in fretta. « Non è che hai di nuovo la febbre? » Questo spiegherebbe il suo comportamento strano! Allungò la mano per tastargli la fronte. Indugiò qualche secondo in più, nel sentire i ricci morbidi di lui che le solleticavano la pelle. « E quello cos'è? » Solo in quel momento notò la fialetta stretta tra le mani del ragazzo. « Oddio, mai sei ubriaco Neal? Stai bevendo alcol? » Aggrottò la fronte, gli occhi spalancati per lo stupore. « Guarda che non va bene! Non va bene per niente! Siamo troppo piccoli, ti farà male... Dobbiamo andare in infermeria. Vedrai che ti daranno una Pozione per farti stare meglio » aggiunse, convinta. E non avrebbe accettato un no come risposta.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]1. alena officially #bimbadirohan
    2. interagito di nuovo con rohan, il resto è tutto per cornelius l'amoremio
     
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