Slipping through my fingers

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    dauntless

    Group
    Ricercati
    Posts
    915
    Reputation
    +1,126

    Status
    Anonymes!

    « Io direi di aggiungere qualche altra stellina: non è abbastanza pacchiano. » Non importava quanto stanchi potessero essere Mia e Raiden quando tornavano da una giornata di lavoro: in qualche modo, il tempo per giocare con Haru e dedicargli attenzioni lo trovavano sempre. A dir la verità, il giovane Yagami passava gran parte delle sue giornate ad attendere proprio quei momenti: gli occhioni del bimbo che si illuminavano quando entrava dalla porta, il modo in cui iniziava ad agitarsi tutto per farsi dare un abbraccio, i versetti di gioia ma anche i momenti di pianto isterico per le più piccole banalità. Il giapponese era consapevole di quanto passeggeri fossero quegli istanti, e proprio per questo voleva far tesoro di ciascuno, sentendo ogni momento di distacco come un momento perso che non sarebbe mai più tornato. Dunque gli piaceva dedicarsi al piccolo il più possibile, anche se era stanco morto e avrebbe volentieri preso un biglietto di sola andata verso il mondo dei sogni. Quella sera non era diversa; Raiden aveva lavorato tutto il giorno, ma tornato a casa si era messo in testa di costruire un fortino di cuscini e coperte nella stanzetta di Haru. In realtà era da giorni che ne parlavano con Mia, ma tra tutto non c'era mai stato il tempo di realizzare quell'idea. Ovviamente alla fine ne era uscito qualcosa di estremamente pacchiano, ma piuttosto ben fatto. Il fortino era piuttosto spazioso - affinché potessero entrarvi anche Mia e Raiden - e all'interno, oltre a numerosi cuscini, peluche, giocattoli e stelline fosforescenti vi era anche una piccola lampada che proiettava sul soffitto lucine e piccoli disegni di varia natura con il sottofondo delle più famose ninna-nanne. Haru, intorno al quale tutta questa opulenza era stata costruita, sembrava piuttosto felice del risultato, visto il ritmo sostenuto a cui succhiava il ciuccio e gli occhioni intenti a non perdersi nemmeno un movimento di quelle lucine. « Pare che gli piaccia. » disse assorto, mentre spiava il piccolo dalle tende-coperte messe a mo' di ingresso. Si voltò dunque in direzione di Mia, rivolgendole un sorriso e facendole cenno col capo di entrare. Un'entrata, quella di Raiden, che dovette fare necessariamente a gattoni, cercando di non buttare giù la parte più stretta della struttura mentre vi si faceva largo in direzione dell'interno ampliato tramite ausilio della magia. Una volta dentro, dunque, si mise a sedere a gambe incrociate, sollevando poi il piccolo Haru per porselo sulle ginocchia. « Ti piace, eh? » Ridacchiò, commentando il modo in cui il piccolino saltellava felice, stirando poi le manine in direzione del peluche a forma di coniglietto seduto dall'altra parte della tenda. « Vuoi quello? Vuoi il coniglietto? » Dal modo in cui si mise a saltellare ancora più eccitato, Raiden lo prese come un sì. « Mamma ci puoi passare il coniglietto? » Nell'arco di tempo che Mia impiegò per spostarsi e prendere il coniglietto, Haru si era però già spazientito, e sembrava intenzionato a volerselo andare a prendere da sé. Normalmente si sarebbe solo divincolato, tentando poi di mettersi a gattoni per raggiungere l'oggetto desiderato. Quella volta, tuttavia, al divincolamento seguì qualcos'altro: il piccolino poggiò prima un piede, poi il secondo, cercando un po' traballante di mettersi in posizione eretta. « Mia! Mia, si è alzato! Si è alzato!! Ce l'hai il telefono? Dov'è il mio? È di là. Vado a prenderlo. No, non posso perdermelo. » Tanti pensieri che passarono simultaneamente nella testa del giovane padre, che guardava con occhi increduli ed esaltati il bimbo intento a raccogliere tutte le proprie forze e la propria concentrazione per muovere il primo passo in direzione della madre - con coniglio peluche annesso. « Sta camminando. Sta camminando davvero! » Lo diceva come se nemmeno lui ci credesse, tenendo le mani sempre pronte dietro il bambino per riprenderlo in caso di caduta. Haru, dal canto suo, era nel pieno di uno sforzo sovrumano per il suo piccolo corpicino non abituato alla posizione eretta. « Stai andando benissimo amore, guarda che bravo. Sei fortissimo. » cominciò ad incoraggiarlo, sorridendo raggiante a Mia che faceva altrettanto, aspettandolo a braccia tese dall'altro capo della tenda finché finalmente, dopo tanti sforzi, il piccolo non la raggiunse, abbandonandosi stanco nelle braccia della madre e nel conforto del tanto desiderato peluche. E al piccolo guerriero non mancarono di certo tante coccole e baci per quell'impresa eroica, che venne accolta dai due genitori letteralmente come uno sforzo titanico. « Avrei voluto così tanto fargli un video. Cavolo, devo estrarre questo ricordo il prima possibile. » proferì un po' commosso, mettendosi a sedere accanto ai due mentre tirava leggermente su col naso. « Però è meglio così. Mi sarei perso tutto se fossi corso a prendere il cellulare. » Fece una pausa, accarezzando dolcemente la guanciotta di Haru. « Spero solo che le nonne e gli zii non si offendano che non li abbiamo contattati. » Sapeva che Eriko sicuramente ci teneva ad essere presente. Negli ultimi tempi, consapevole del fatto che Haru fosse ormai prossimo a quel traguardo, tendeva a stare più tempo con loro e a volte cercava addirittura di aiutarlo in quegli esercizi per farlo alzare in piedi. Però immagino che capirà. Cioè, onestamente non ci ho proprio pensato ad aprire il contatto con tutti i lycan della famiglia per farli assistere. « Beh magari gli faremo un video per i secondi passi, dai. » disse, stringendosi leggermente nelle spalle prima di chinarsi per dare un bacino sulla guancia al piccolo, riportando poi lo sguardo a Mia. Le stese un sorriso dolce, facendosi un po' più vicino per avvolgerle un braccio attorno alle spalle e strofinare piano il naso contro i suoi capelli. « È assurdo pensare che un anno fa non era ancora nemmeno qui con noi e adesso giù cammina. Tra un po' parlerà pure, e farà un sacco di cose, e diventerà sempre più una scimmietta con la sua personalità e tutto quanto. » Ridacchiò felice, accogliendo forse per la prima volta in maniera positiva quel sottofondo di malinconia all'idea
    dell'inesorabile passaggio del tempo e dei mille cambiamenti a cui avrebbe assistito senza poterci fare nulla. Sembra ieri che mi tenevi il dito nella manina in quella stanza d'ospedale. E guarda tu, ho chiuso gli occhi un attimo e già sei un ometto che cammina e va a prendersi i peluche da solo. Per qualche istante rimase in silenzio, godendosi quel momento accoccolato insieme alle persone che amava di più al mondo. Era bello farlo: rimanere fermi per qualche istante, senza avere necessariamente nulla da dirsi, nessun programma, nessun posto in cui scappare. Non capitava spesso che gli venissero concessi quei momenti di pura pace e serenità, ma ogni volta che succedeva non poteva fare a meno di apprezzarli per la loro semplice straordinarietà. Raiden era abituato a correre, ad avere sempre davanti a sé un obiettivo o un punto a cui arrivare, ma in giorni come quello, quando aveva il tempo e l'opportunità di fermarsi a riflettere su ciò che aveva, si sentiva incredibilmente fortunato. Per un sacco di tempo tornare a casa non significava nulla per me. Quando c'era Hichiro, la sola idea mi terrorizzava e mi faceva sentire come se quell'ammasso di mattoni fosse l'ultimo posto in cui volessi essere. Poi casa è diventato un appartamento a Tokyo - bello e pieno di comfort, certo, ma vuoto. Adesso però ha un senso. Adesso mi ricordo come mi sentivo da piccolo, quando aspettavo il suono dell'ultima campanella perché sapevo che c'era qualcuno ad aspettarmi; qualcuno che voleva vedermi e che mi voleva bene. Sospirò, stampando un piccolo bacio sulla tempia di Mia. « Sono davvero contento che tutti quanti abbiano trovato il tempo di venire per il suo compleanno. » disse dopo un po', a voce bassa, quasi avesse paura di disturbare la pace di quel momento. « È bello crescere con tutte queste persone intorno che ti vogliono bene. E lui se la merita una festa del genere. È proprio un angioletto. » Sorrise assorto, accarezzando delicatamente i capelli morbidi di Haru. « Abbiamo davvero creato una cosa perfetta, non è così? » Fece una pausa. « Ed è felice.. quindi immagino che per ora non siamo così terribili come genitori. » Anche se a rovinare i figli si fa sempre in tempo, per carità. Ridacchiò, indietreggiando col collo solo per poter guardare Mia negli occhi. Actually, I think we're pretty great. We lowkey slay at being parents, don't we? Rise di nuovo, questa volta con più gusto, facendosi avanti per stamparle un bacio sulle labbra nell'onda di quella felicità. « Secondo me potremmo fargli una sorpresa, agli altri intendo. Cioè tu immaginati le reazioni quando se lo vedono camminare di punto in bianco. A mia madre minimo prende un infarto. E mio nonno potrebbe seriamente vacillare nella sua facciata da uomo duro. »


     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    the devil inside;

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,486
    Reputation
    +1,228

    Status
    Anonymes!
    Nonostante la giovane età e i tanti impegni che il branco calava sulle loro teste, Mia e Raiden erano davvero bravi nell'organizzazione delle loro attività domestiche. Prima di iniziare quel percorso insieme, la giovane Yagami non avrebbe mai pensato di essere in grado di conciliare una vita personale, le proprie aspirazioni e una famiglia. In fondo, non si trattava neanche di non avere i mezzi necessari o il supporto adeguato; forse, in cuor suo non voleva semplicemente doversi assumere tutta la parte dell'educazione e la cura dei figli, oltre all'organizzazione della casa e delle mansioni domestiche. Aveva quest'idea secondo cui dovesse attendere un momento più adatto in cui la sua maturità sarebbe stata tale da poter accettare il suo ruolo di angelo custode della casa. I suoi piani erano stati sconvolti con una certa velocità e così, nel corso di meno di un anno aveva legato il suo destino a quello di un ragazzo dando alla luce un nuovo piccolo essere umano. Prima di quelle esperienze, Mia non si era mai immaginata nei panni della moglie e madre, forse perché quei ruoli appartenevano nell'immaginario collettivo a uno specifico percorso fatto di sacrifici e compromessi. In verità, gli unici compromessi che Mia aveva dovuto accettare erano paradossalmente relegati al fatto che Raiden non era quel tipo di uomo - uno che pretendesse una casalinga, né tanto meno una donna che fosse in grado di fare tutto senza rinunciare ai propri sogni. Nella sua esperienza la sua mentalità, il suo modus operandi erano più unici che rari e Mia si sentiva estremamente fortunata di aver incontrato non solo un ragazzo di cui era follemente innamorata, ma anche una persona con cui si sentiva al cento per cento a suo agio. Nella loro quotidianità, i due erano piuttosto bravi a dividersi i compiti della casa, specialmente da quando Haru era diventando sufficientemente grande da poter affrontare l'impresa dell'asilo nido. Tutt'ora non digeriva del tutto la prospettiva di separarsi dai genitori, e Mia in primis non amava separarsene, ma la verità era che tanto i due sposi Yagami quanto il piccolo avevano bisogno di abituarsi sempre di più alla separazione per non creare un tipo di codipendenza compulsiva. Forse in un certo senso era già troppo tardi. A casa Yagami essere appiccicosi era un'abitudine di famiglia, ma era comunque importante non renderla un tratto vincolante. Solitamente Haru e Mia erano i primi ad arrivare a casa; salvo casi particolari o ritardi sul lavoro, era sempre Mia a prendere il bambino dall'asilo. Di solito passava quel che restava del pomeriggio a dedicarsi al bambino e al resto dello zoo, preparava il suo lavoro per il giorno seguente oppure si dedicava ad alcune faccende di casa decidendo assieme a Raiden cosa avrebbero fatto per cena. Quel giorno, tuttavia, i pianeti si erano allineati ed entrambi erano riusciti a liberarsi del lavoro prima del previsto decidendo di sfruttare quel prezioso tempo per portare avanti una missione che si erano proposti già da parecchio. « Pare che gli piaccia. » Era così carino. Di fronte all'immagine di un Haru in modalità esplorativa, Mia non riusciva proprio a resistere. Vedere il mondo attraverso gli occhi di un bimbo curioso come il piccolo Yagami, era davvero meraviglioso e non c'era giorno in cui Mia non si stupisse della gentilezza e la gioia con cui affrontava il suo vissuto. Certo, Haru, come qualunque altro bambino, aveva i suoi momenti, ma per lo più era un bambino davvero buono che adorava la compagnia e la vicinanza di Mia e Raiden. Riconoscere l'affetto e la fiducia cieca nella sfera emotiva di lui, era a tratti una sensazione indescrivibile. Sarebbe stato davvero difficile spiegare a un umano la qualità delle emozioni di un bambino così piccolo, eppure, ora che conosceva quel tipo di sensazioni ignorarne l'esistenza era impossibile. « Si. Gli piace un sacco. Guardalo! È così carino! » Una volta dentro il fortino, fu evidente che la gioia e l'eccitazione del bambino subirono un crescendo. Le bastò voltarsi appena e raggiungere i coniglietto che Haru tanto desiderava per perdersi un momento storico. « Uff e fallo dire a lui. Mamma, voglio il coniglietto. Mam-ma co-ni-gliet-to! » Fu un istante, uno in cui percepì un cambio decisivo nella sfera emotiva di Raiden. « Mia! Mia, si è alzato! Si è alzato!! Ce l'hai il telefono? Dov'è il mio? È di là. Vado a prenderlo. No, non posso perdermelo. » Mia scosse la testa non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla figura minuto del bambino intenta a fare uno sforzo epocale. Gli occhi della mora brillarono mentre allungavo le mani per invogliare Haru a fare un'altro piccolo passetto. « Bravissimo amore! Eccolo il coniglietto! » Ad ogni passetto il cuore della giovane sembrava accartocciarsi come se il suo piccolo pupetto avesse appena raggiunto il più grande traguardo della sua vita. E in fondo era così; Mia e Raiden si erano immaginati spesso il momento in cui Haru avrebbe preso a correre assieme a Kei e ai gatti inseguendo il coniglio - quello vero. Sognavano molto insieme e ogni volta erano assaliti da tantissima tenerezza all'idea di vederlo crescere. Ancora uno! Ci sei quasi! Bravissimooooo!! » E quando il bambino posò il piedino nuovamente a terra abbandonandosi tra le sue braccia abbracciando il pupazzo posato sulle gambe della mora, Mia scoppiò a ridere abbracciandolo forte culandolo tra le proprie braccia. « Sei proprio un ometto! Sono tanto fiera di te. » Posò un bacio sulla fronte di lui mentre gli sistemava il ciuccio caduto nello sforzo, sistemandoselo per bene tra le baraccia. « Avrei voluto così tanto fargli un video. Cavolo, devo estrarre questo ricordo il prima possibile. Però è meglio così. Mi sarei perso tutto se fossi corso a prendere il cellulare. Spero solo che le nonne e gli zii non si offendano che non li abbiamo contattati. » Sollevò lo sguardo a osservare Raiden con un nota divertita. Lo prendeva spesso in giro per quella ossessione di ritrarre ogni momento della vita di Haru. Era tenero, ma a volte Raiden tendeva ad esagerare, tormentandosi ogni volta diviso tra la necessità di ritrarre ogni momento importante e viverselo. Mia dal canto suo era certa che i momenti importanti sarebbero rimasti sempre con loro, e insieme li avrebbero raccontati a Haru quando sarebbe stato troppo grande per riuscire a ricordarseli. « Beh magari gli faremo un video per i secondi passi, dai. È assurdo pensare che un anno fa non era ancora nemmeno qui con noi e adesso giù cammina. Tra un po' parlerà pure, e farà un sacco di cose, e diventerà sempre più una scimmietta con la sua personalità e tutto quanto. » Mia sbuffò posando il mento sulla fronte del piccolo che stava osservando le steline con vivido interesse. Accanto ai genitori, il più delle volte il bambino era estremamente buono, specialmente quando la sfera emotiva dei due era così tranquilla. « Di questo passo chiudiamo gli occhi e un momento dopo lo stiamo già accompagnando per il primo giorno di scuola. » Il tempo passava davvero in fretta e i figli erano ciò che maggiormente rendevano evidente quella scansione del tempo. Per un po' Raiden non disse molto altro; era pensieroso, in un certo qual modo nostalgico. Non poteva immaginare cosa gli passasse per la testa e seppure il più delle volte tendesse a ignorare quei suoi momenti tentando di distrarlo, non erano poche le volte in cui si chiedeva cosa lo preoccupasse o cosa lo rendesse così malinconico. « Sono davvero contento che tutti quanti abbiano trovato il tempo di venire per il suo compleanno. È bello crescere con tutte queste persone intorno che ti vogliono bene. E lui se la merita una festa del genere. È proprio un angioletto. Abbiamo davvero creato una cosa perfetta, non è così? Ed è felice.. quindi immagino che per ora non siamo così terribili come genitori. » Actually, I think we're pretty great. We lowkey slay at being parents, don't we? Scoppiò a ridere, annuendo mentre accarezzava con gentilezza i capelli del bambino. « Mi prendi in giro? La gente ci a-do-ra. Giovane coppia, sposati con il rituale antico, entrambi lycan, impegnati per il branco e pure con un bambino sano come un pesce? Mi chiedo come non ci abbiamo chiesto di fare da testimonial per i giovani di Inverness. » Mia e Raiden non lasciavano mai Haru troppo da solo, il bimbo andava con loro quasi ovunque e anche quando i due si concedevano qualche serata da soli, il piccolo era sempre in ottime mani. A Inverness tutti volevano loro bene; Mia e Raiden avevano risvegliato l'ammirazione di molti, ma anche tanta compassione. Le loro tante difficoltà così come le loro rispettive storie viaggiavano ormai in lungo e in largo, e seppur pochi conoscessero i dettagli delle loro tragedie, in molti conoscevano a sufficienza da comprendere che quel piccolo nido che avevano costruito erano un barlume di speranza contro la tentazione di abbandonarsi all'oblio. « Secondo me potremmo fargli una sorpresa, agli altri intendo. Cioè tu immaginati le reazioni quando se lo vedono camminare di punto in bianco. A mia madre minimo prende un infarto. E mio nonno potrebbe seriamente vacillare nella sua facciata da uomo duro. » « Beh direi che nei prossimi giorni abbiamo tutto il tempo per rompergli obbligandolo a correre dietro al suo pupazzo coniglio. La mamma dirà che è stata una mia idea. Raiden non potrebbe mai farci una cosa così meschina. » Scoppiò a ridere scuotendo la testa. Gillian Wallace era una donna davvero drammatica, specialmente quando si trattava del non essere sufficientemente coinvolta nella crescita di Haru. Soprattutto negli ultimi tempi, da quando era tornata a New Orleans in attesa del secondo nipotino - il figlio di Gabriel e Meredith - non essere al fianco del piccolo Yagami e non vederlo crescere, sembrava essere diventato motivo di grande frustrazione. Sapeva volesse esserci; il problema è che la mamma vorrebbe dividersi anche quando sa che la Riserva ha bisogno di lei. La ammirava molto, Gillian. Nonostante potesse sembrare un po' sopra le righe, in assenza del marito era comunque riuscita a gestire le cose con grande maestria. Non aveva abbandonato né Mia, né gli altri figli; semmai aveva tentato di tenerseli ancora più stretti. « Non che abbia tutti i torti. Il mio potenziale di.. casino.. è alle stelle. » Ma noi abbiamo comunque creato una cosa così perfetta. Per un istante lo sguardo di lei ricade sul piccolo Haru ormai un po' assonnato, seppur ancora rapito dalle lucine sul soffitto del fortino. « Però sto cercando di convincermi che tutto sommato sa che sto facendo del mio meglio. Con lui.. con voi.. » Sorrise appena tornando a guardarlo con un'espressione rassegnata, ma pur sempre tranquilla. Mia sapeva di non essere perfetta, ma si impegnava davvero tanto a non cadere nelle solite abitudini. Tentava di non essere sfuggente, e metteva tutta se stessa nell'impegno e nelle attenzioni che dedicava alla sua famiglia. A volte era apertamente preoccupata dal suo modo di fare, pensava di non star facendo abbastanza. You really are my rock, you know? I could never do all this without you. Strofinò il nasino contro la spalla di lui appoggiando la tempia contro la guancia di lui. « Siamo una bella famiglia in cui crescere. » Non si sentiva di dover essere una modesta in questo senso. « Ride un sacco con noi, e si diverte. Anche se è piccolo, credo che si accorge di quanto ci impegniamo. Vorrei solo che la sua vita sia bella. Non perfetta, questo so che non succederà, ma voglio che sappia che lo amiamo tantissimo. » Sospirò intrecciando le dita alle sue sollevando lo sguardo a osservare il volto di lui con immenso affetto. C'erano certi dettagli di Raiden di cui non ne aveva mai abbastanza. La cicatrice sulla guancia, il piccolo neo sotto il labbro, i leggeri segni dell'acne giovanile. « Sei pensieroso. » Asserì di scatto osservandolo con un'espressione tranquilla. « Cosa c'è in quella testolina? » Una domanda accennata in un sussurro gentile.
    Image
    You know you're doing your best, right? Deglutì abbassando lo sguardo accenando un piccolo sorriso. Since you came into my life, everything found its place. I'm so grateful I found you. I know it's not always easy, but our family is the thing I'm most proud of in the entire world. There is no achievement or prize that will ever make me feel as good as knowing I'm part of.. us. Sperava che fosse lo stesso per Raiden - lo sapeva. A volte il suo orgoglio, le cose che si dicevano quando erano arrabbiati, la depistavano. In cuor suo però sapeva che quello era lo spazio sicuro di entrambi. Per un po' rimase in silenzio, beandosi di quella consapevolezza. « Quando ero più piccola, papà - lui.. non era un tipo molto sentimentale. Era affettuoso, però faceva un sacco il duro. Doveva.. eravamo delle pesti. » Sorrise al ricordo scuotendo la testa con occhi leggermente lucidi. « Però ogni tanto ce lo diceva.. ci ricordava sempre che noi eravamo la sua più grande realizzazione. » A volte era così evidente quanto Isaac Wallace le mancasse. Lo ricordava sempre con affetto, ma non poteva fare a meno di provare un velo di tristezza. Per sua madre doveva essere stato molto difficile - ora capiva. Capiva così tante cose che aveva liquidato con superficialità. « Ovviamente ci ridevamo sopra e dicevamo che il vecchio si stava rammollendo però.. ora lo capisco. È molto bello veder crescere qualcosa che hai costruito assieme a persone a cui vuoi bene. » Di qualunque cosa si tratti; quando costruisci insieme a persone per cui faresti qualunque cosa, sei felice. Anche quando non tutto va bene, anche quando ci sono difficoltà o quando hai ancora cose in sospeso. « Mi dispiace di non averti creduto sulla parola sin dal principio. E anche di averti reso la vita così.. complicata. Adesso so cosa intendevi. » Forse avevo solo bisogno di più tempo. Oppure doveva solo vederlo con i suoi occhi. Tirò su col naso prima di sollevare lo sguardo nel suo. « Vederlo fare questi grandi sforzi per raggiungere il suo coniglietto mi ha ricordato un sacco noi. Non si è lamentato, non ha aspettato.. ad un certo punto voleva solo il suo pupazzo. » Un pupazzo col quale Haru si era ormai addormentato beato con i piedini distesi sulle gambe del papà e il minuto corpicino tra le braccia della mamma. Scoccò la lingua contro il palato scuotendo la testa. « Ah.. non so cosa mi è preso. Stasera sono passata ai sentimentalismi. Forse sto iniziando a sentire già le parole mamma vado via di casa e quindi mi prendono le paturnie. Magari prendiamo un altro gattino così ho un'altra cosa che caga a fiumi per casa, giusto per non pensarci. » Scoppiò a ridere. Giusto un gattino possiamo avere in fondo. « O questa volta chiedo un riccio a Eliphas per il giardino. Farebbe un sacco bene all'orto. Si. » Oppure potrei solo stare zitta. Si. Potrebbe avere un sacco senso. « Magari cominciamo per gradi e finiamo di preparare la festa del suo compleanno prima del diciassettesimo. » Già. « Dovremmo pensare bene anche a dove mettere tutta questa gente che viene da fuori senza creare casi diplomatici. » Tipo Gabriel che si lamenta perché la mamma gli sta troppo addosso, o Eriko e Logan che si lamentano perché vogliono stare da soli. Mio dio, certo che quei due li rinchiuderei insieme nello stesso posto per poi buttarci la chiave.


     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    dauntless

    Group
    Ricercati
    Posts
    915
    Reputation
    +1,126

    Status
    Anonymes!

    « Beh direi che nei prossimi giorni abbiamo tutto il tempo per rompergli obbligandolo a correre dietro al suo pupazzo coniglio. La mamma dirà che è stata una mia idea. Raiden non potrebbe mai farci una cosa così meschina. » Ridacchiò, scuotendo piano il capo tra sé e sé. Effettivamente Gillian Wallace tendeva ad avere una considerazione piuttosto alta - forse anche troppo - di Raiden, tanto da dare spesso alla figlia anche colpe che non aveva. Non che la situazione fosse grave, anzi, la maggior parte delle volte la coppietta usava questa cosa come un inside joke e un modo per punzecchiarsi affettuosamente, ma il giovane Yagami non stentava a credere che le cose sarebbero andate proprio come Mia le aveva descritte. « Non che abbia tutti i torti. Il mio potenziale di.. casino.. è alle stelle. Però sto cercando di convincermi che tutto sommato sa che sto facendo del mio meglio. Con lui.. con voi.. » Le sorrise di rimando, stringendola un po' più vicina. « Lo sa. Ed è vero.. è evidente. » Complice il fatto che si conoscessero da poco e che nei primi sei mesi di matrimonio avessero vissuto ogni tipo di imprevisto, Raiden e Mia ci avevano messo un po' ad ingranare come coppia sposata, però era sempre stato chiaro a tutti che ciascuno dei due desse sempre il massimo per far funzionare quella relazione. Anche Gillian, che inizialmente aveva avuto i suoi leciti dubbi e preoccupazioni, dopo poco aveva compreso quanto i due si volessero bene e quanto desiderassero curarsi della famiglia che stavano costruendo; lo aveva capito e non aveva mai posto nessun ostacolo di fronte a loro, anzi, semmai li aveva solo agevolati. You really are my rock, you know? I could never do all this without you. Le labbra di Raiden si arricciarono ancor di più in un sorriso prima di premersi tra i capelli di Mia, stampandovi qualche bacio. Sentirsi importante per lei non era qualcosa che il giovane Yagami semplicemente voleva, ma ne aveva un vero e proprio bisogno. Per il modo in cui tendeva a pensare, se non si fosse reso in qualche modo necessario, allora sarebbe automaticamente risultato superfluo. « Siamo una bella famiglia in cui crescere. Ride un sacco con noi, e si diverte. Anche se è piccolo, credo che si accorge di quanto ci impegniamo. Vorrei solo che la sua vita sia bella. Non perfetta, questo so che non succederà, ma voglio che sappia che lo amiamo tantissimo. » Mentre Mia parlava, lo sguardo di Raiden rimaneva sul piccolo in procinto di addormentarsi tra le braccia della mamma. Sembrava sereno, completamente fiducioso del fatto che fosse in sicurezza assieme alle due persone che lo avrebbero sempre protetto e coccolato. Raiden riusciva a percepirla, quella serenità, ed era una delle cose più pure e preziose che avesse mai provato in vita propria. Sentire ciò che provava un bambino - e nello specifico suo figlio - era un'esperienza a cui nessuno avrebbe potuto prepararlo. Tutti i genitori si farebbero uccidere per i propri figli. Forse non tutti, ma diciamo che l'istinto naturale ti porta a questo di norma. Perché sono i tuoi cuccioli e perché sai che non ci sia nulla di più indifeso e puro di un bambino. Il fatto è che saperlo in maniera teorica e sentirlo nel cuore sono due cose così diverse. Poter accedere a un animo così piccolo e innocente è.. straziante. Lo era perché in cuor suo Raiden sapeva che tutto ciò sarebbe cambiato e che non avrebbe potuto proteggere per sempre quell'innocenza. Prima o poi Haru avrebbe iniziato a vedere le cose con più chiarezza, e un giorno avrebbe anche appreso il passato del padre, gli errori che aveva compiuto e tutte le storture a cui era ormai troppo tardi per porre rimedio. « Sei pensieroso. Cosa c'è in quella testolina? » You know you're doing your best, right? Annuì, cercando di scrollarsi di dosso quei pensieri, o quanto meno di non renderli eccessivamente evidenti a Mia. I know. It's just.. I wish I could do more. Sospirò, stendendole un tenue sorriso. Since you came into my life, everything found its place. I'm so grateful I found you. I know it's not always easy, but our family is the thing I'm most proud of in the entire world. There is no achievement or prize that will ever make me feel as good as knowing I'm part of.. us. Lo sguardo di Raiden si intenerì a quelle parole, portando i suoi occhi a brillare di una luce dolce e piena di amore. C'erano stati alcuni alti e bassi nella loro relazione, e c'erano stati momenti in cui Raiden aveva seriamente temuto che volessero cose diverse dalla vita; il discorso figli in primis era stato un tasto dolente e un motivo di incomprensione che aveva generato più di un conflitto e più di un problema. Ad un certo punto quel nocciolo si era fatto così tanto critico che lo stesso Raiden aveva rinnegato il desiderio di avere un giorno una famiglia solo per tenere la relazione a galla e illudersi di avere una qualche forma di controllo. Eppure alla fine le cose si erano sistemate da sole, forse in maniera inaspettata e bizzarra, ma non per questo sgradita. L'arrivo di Haru era stato sin da subito accolto come una benedizione - una su cui nessuno dei due aveva mai avuto alcun dubbio; e pur nell'essere impreparati, Mia e Raiden erano diventati più forti sia come coppia che come famiglia, trovando lentamente la propria dimensione. « Quando ero più piccola, papà - lui.. non era un tipo molto sentimentale. Era affettuoso, però faceva un sacco il duro. Doveva.. eravamo delle pesti. Però ogni tanto ce lo diceva.. ci ricordava sempre che noi eravamo la sua più grande realizzazione. Ovviamente ci ridevamo sopra e dicevamo che il vecchio si stava rammollendo però.. ora lo capisco. È molto bello veder crescere qualcosa che hai costruito assieme a persone a cui vuoi bene. » Con gli occhi un po' lucidi, il giapponese stese un piccolo sorriso, annuendo piano. Anche suo padre era così. Forse tendeva ad essere più sentimentale rispetto ad Isaac, ma il risultato era lo stesso: non mancava mai di ricordare alla propria famiglia quanto preziosa fosse e quanto fiero fosse di poterla chiamare tale. « Mi dispiace di non averti creduto sulla parola sin dal principio. E anche di averti reso la vita così.. complicata. Adesso so cosa intendevi. Vederlo fare questi grandi sforzi per raggiungere il suo coniglietto mi ha ricordato un sacco noi. Non si è lamentato, non ha aspettato.. ad un certo punto voleva solo il suo pupazzo. » Una piccola risata leggera sfuggì dalle labbra del ragazzo, che strinse ancora di più l'abbraccio intorno alle spalle della moglie. You can't stop a man from getting his bunny. I know something about it. In fin dei conti era andata così anche tra si loro, no? Ad un certo punto si erano presi e basta. « Ah.. non so cosa mi è preso. Stasera sono passata ai sentimentalismi. Forse sto iniziando a sentire già le parole mamma vado via di casa e quindi mi prendono le paturnie. Magari prendiamo un altro gattino così ho un'altra cosa che caga a fiumi per casa, giusto per non pensarci. O questa volta chiedo un riccio a Eliphas per il giardino. Farebbe un sacco bene all'orto. Si. » Rise di nuovo, alzando ironicamente gli occhi al cielo. « Come se non avessimo già abbastanza bestiole per casa. Direi che per ora siamo al completo, non credi? » Praticamente passiamo metà della giornata a pulire merda in un modo o nell'altro. « Magari cominciamo per gradi e finiamo di preparare la festa del suo compleanno prima del diciassettesimo. Dovremmo pensare bene anche a dove mettere tutta questa gente che viene da fuori senza creare casi diplomatici. » Già. Quelli. In realtà quella ricorrenza un po' lo preoccupava. Nonostante facesse di tutto per convincersi che ogni cosa sarebbe andata alla grande, non poteva fare a meno di pensare a tutti i possibili problemi che sarebbero potuti insorgere anche per la più piccola cosa. In cuor suo quella preoccupazione derivava soprattutto dal volere che quella giornata fosse perfetta e che Haru avesse la miglior festa di compleanno possibile. « Beh che io sappia sono un po' tutti sistemati, no? Mi sa che addirittura Antonio ha offerto un posto letto a qualcuno, però non mi chiedere chi che non me lo ricordo proprio. » Fece una pausa. « Altri invece hanno
    bca8acfc831171c92489393f83786eaab87fec7e
    preso una stanza in albergo da quel che so. »
    Ovvero Misa e il marito, di cui tuttavia preferì non fare il nome, nonostante Mia sapesse che sarebbero arrivati nel giro di qualche giorno. « Più che altro io sono tentato tipo di fare due feste per dividere i nonni dagli amici perché io lo so - ti giuro, mi ci posso giocare tutto - che la nonna sarà imbarazzantissima. Per prima cosa farà le sue classiche grandonate à la Raiden a un mese recitava poemi epici e a due anni è diventato presidente del Giappone. » E già qui potrei chiuderla perché è sufficientemente imbarazzante. « Poi si farà i cazzi di tutti. Ma proprio di tutti. Domande scomode come se piovessero. E infine, oltre a chiederci ovviamente quando arriverà il secondo nipotino, dirà pure ai nostri amici di convincerci a metterci al lavoro.. » Pausa. « ..e di farlo pure loro perché l'orologio avanza e non si diventa più giovani. » Rise, scuotendo il capo tra sé e sé prima di lanciarle un'occhiata eloquente. « Immagino che le tue amiche ne saranno assolutamente deliziate. » Sospirò, prendendosi qualche istante di silenzio mentre accarezzava distrattamente la spalla di Mia. « Ogni tanto penso che forse siamo stati fortunati a sposarci così. Tu immagina fare cose come la disposizione dei tavoli in queste condizioni. Assurdo. » Sbuffò una piccola risata, stampando poi un bacio sulla spalla di Mia. But on the other hand, I kinda wish we had all those unnecessary stuff. Mostly seeing you all dolled up in a white gown. Il sorriso che si formò sulle sulle sue labbra scoprì la dentatura, mentre strofinava leggero il naso tra i capelli di Mia. That would have been such a sweet moment. Le diede un piccolo buffetto sul collo, scostandosi poi per guardare il piccolo Haru che nel frattempo si era addormentato come un sasso. « Forse è il momento di metterlo nel suo lettino. »
    Con grande cura e attenzione a non fare troppo rumore, la giovane coppia aveva fatto uscire il piccolo dal fortino, posizionandolo delicatamente nella culla insieme al suo pupazzo e rimboccandogli le coperte per farlo stare al calduccio. Per qualche istante erano rimasti semplicemente lì, a guardarlo ammaliati accanto al lettino. Succedeva spesso quando lo mettevano a dormire: era difficile staccare gli occhi da quello scenario così tenero, godendosi i piccoli versetti involontari che Haru produceva nel sonno o i minuscoli movimenti dei piedini sotto le coperte. I really can't stop looking at him and wondering how could we make something so beautiful and perfect. disse a un certo punto, a voce bassissima, come a non voler disturbare la quiete di quel momento così pacifico. Sospirò, avvicinandosi poi di un passo a Mia per fermarsi alle sue spalle e avvolgerla in un abbraccio che le cinse il ventre, posandole un bacio delicato sulla guancia. I never dared to imagine I could ever be this happy. Sospirò, stringendola un po' più in quell'abbraccio. « Voglio davvero cominciare a costruire quell'altalena in giardino. E tutti i giochi di cui avevamo parlato quella sera in Giappone. Te la ricordi? » Quella sera avevano parlato dei loro piani futuri, pur non sapendo se un futuro lo avrebbero avuto vista la giornata che li attendeva. Eppure Raiden aveva tenuto a cuore quel momento, anche a dispetto di ciò che era accaduto in seguito e dei problemi che erano sorti. « Tra un po' Haru sarà grandicello e vorrà scorrazzare e fare un sacco di cose. E penso sia il momento di dar vita a quella casa di cui avevamo parlato. Cosa ne pensi? »


     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    the devil inside;

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,486
    Reputation
    +1,228

    Status
    Anonymes!
    « Beh che io sappia sono un po' tutti sistemati, no? Mi sa che addirittura Antonio ha offerto un posto letto a qualcuno, però non mi chiedere chi che non me lo ricordo proprio. » Mia gli gettò uno sguardo con la coda dell'occhio, accennando un sorriso soddisfatto. Il fatto che avesse nominato il giovane Colombo le portò alla mente un altro discorso abbastanza importante su cui non avevano sparlato a sufficienza. « Altri invece hanno preso una stanza in albergo da quel che so. » E su quella questione, annuì un po' assente. I parenti più prossimi di Mia e Raiden avevano trovato posto tra gli amici e le proprietà di famiglia degli Wallace e degli Yagami - d'altronde a Inverness ogni famiglia aveva un pezzo di terra, per quanto non necessariamente spazioso a sufficienza da accogliere intere famiglie come quella di Mia. Qualcuno però era rimasto inesorabilmente fuori, soprattutto tra gli amici di Mia e di Raiden. Non volle passare in rassegna chi questi fossero, seppur ne fosse assolutamente consapevole. Piuttosto, tornò ai suoi pensieri precedenti ridacchiando appena. « Di questo passo, detto tra noi, l'unica persona a cui Antonio offrirà un posto letto è Stacey. » I due uscivano ormai da parecchio tempo e nel gruppo di amici erano ormai una coppia conclamata. Mia era davvero felice per loro. Si vede che si trovano bene. Non l'avrei mai detto, però in un certo senso si completano. Sono molto carini. « Più che altro io sono tentato tipo di fare due feste per dividere i nonni dagli amici perché io lo so - ti giuro, mi ci posso giocare tutto - che la nonna sarà imbarazzantissima. Per prima cosa farà le sue classiche grandonate à la Raiden a un mese recitava poemi epici e a due anni è diventato presidente del Giappone. Poi si farà i cazzi di tutti. Ma proprio di tutti. Domande scomode come se piovessero. E infine, oltre a chiederci ovviamente quando arriverà il secondo nipotino, dirà pure ai nostri amici di convincerci a metterci al lavoro.. e di farlo pure loro perché l'orologio avanza e non si diventa più giovani. » « Ma tu eri presidente del Giappone a due anni. » Disse di colpo ridacchiando mentre gli stampava un bacio sulle labbra. Nonna Yagami era una persona poco umile quando si trattava di Raiden, ma di certo non le si poteva dare torto per l'orgoglio che provava nei confronti del nipote. « In ogni caso dici così solo perché devi ancora farci l'abitudine con le feste numerosissime. » A casa sua erano un must, e Mia non ci trovava assolutamente nulla di male nell'incontro tra generazioni. Semmai erano divertenti. I giovani e gli anziani non andavano mai d'accordo e trovavano terreno fertile per mille polemiche. Era certa che i loro amici e gli anziani si sarebbero trovati bene, se non altro perché burloni come Antonio e Gabriel avrebbero sdrammatizzato abbastanza in fretta le situazioni. « Sarà divertente, vedrai. In realtà io sono contenta. » Si strinse nelle spalle mostrandogli un sorriso sereno. « Non credevo che ci sarebbero più state feste numerosissime.. » Banalmente perché numerosissimi, gli Wallace non lo erano più. Era bello pensare che la famiglia di Raiden, quella di Mia e tutti i loro amici, potevano ancora creare una grande bella famiglia. Certo, forse non torniamo sul discorso figli. Non so se è cambiato qualcosa dall'ultima volta, ma allora appariva abbastanza evidente quali fossero le posizioni. Un discorso, quello, che riusciva a confonderla. Ai tempi non pensava attivamente ad avere altri figli, ma il semplice fatto che Raiden le avesse detto quello che per lei risultava come un sonoro non volere altri figli l'aveva intristita e portata a evitare il più possibile il discorso. « Immagino che le tue amiche ne saranno assolutamente deliziate. » « Sono certa che ce la faranno. » Era certa che si sarebbero trovati tutti bene, un po' perché ci sarebbero state persone di tutte le età, un po' perché tutti i loro amici erano sufficientemente conviviali da sapersi adattare alle situazioni. « E poi il senso di queste occasioni è la famiglia - quella di sangue e quella acquisita. I nostri amici ci hanno un po' adottati e noi abbiamo adottato loro. Quando le nostre famiglie erano lontane, loro c'erano. È bello così.. » Ed è giusto che le nostre famiglie ne siano al corrente. Mia non parlava mai abbastanza dei suoi amici, ma in verità erano un pezzo fondamentale della sua esistenza. « Ogni tanto penso che forse siamo stati fortunati a sposarci così. » Corrugò appena la fronte sorridendo con un'espressione interrogativa. « Dici? » « Tu immagina fare cose come la disposizione dei tavoli in queste condizioni. Assurdo. » But on the other hand, I kinda wish we had all those unnecessary stuff. Mostly seeing you all dolled up in a white gown. That would have been such a sweet moment. Per un istante lo sguardo di Mia si perse nel vuoto, rapita da quelle immagini. « Dai, lo puoi dire che in realtà ti dispiace perché nessuno ti ha organizzato l'addio al celibato con le spogliarelliste. » Non era mai stata una cosa a cui aveva pensato attivamente - un vero e proprio matrimonio, specialmente perché c'erano certe cose che, avendole vissute attraverso il matrimonio di Jeff e Delilah, trovava davvero stressanti. Tutte quelle pressioni, i genitori che ficcavano il naso dappertutto, una festa che si trasformava improvvisamente in un evento più grande del previsto, erano tutte cose a cui Mia non voleva pensarci. Ammetteva però che l'idea di camminare lungo una navata piena di fiori, vedersi attendere dal suo amato sull'altare e ballare tutta la notte erano tutte cose davvero carine. E poi l'addio al nubilato, il viaggio di nozze, il cibo, le tradizioni, erano tutte cose davvero belle. « Forse è il momento di metterlo nel suo lettino. » « Uhm? Si si, hai ragione. » Così aveva aiutato Raiden a sollevare Haru facendo per quanto possibile piano nello spostarlo sul suo lettino. I really can't stop looking at him and wondering how could we make something so beautiful and perfect. Annuì. Era davvero bello il loro bambino e la loro famiglia era diventata lo spazio sicuro di cui entrambi necessitavano. I never dared to imagine I could ever be this happy. Gli accarezzava le braccia con dolcezza, mentre osservava il piccolo battufolo sotto le coperte, abbracciato al suo piccolo coniglio morbido. Raiden, quella felicità se la meritava, e Mia non poteva fare altro se non impegnarsi il più possibile a fare in modo che restasse tale. « Voglio davvero cominciare a costruire quell'altalena in giardino. E tutti i giochi di cui avevamo parlato quella sera in Giappone. Te la ricordi? » La sera in Giappone, quella prima della battaglia. Istintivamente strinse le braccia di lui attorno al proprio ventre ancora di più. Ero così arrabbiata con te, e avevo così tanta paura di perderti. Sarebbe difficile dimenticarsela. In effetti annuì, ma non disse niente. « Tra un po' Haru sarà grandicello e vorrà scorrazzare e fare un sacco di cose. E penso sia il momento di dar vita a quella casa di cui avevamo parlato. Cosa ne pensi? » Ai tempi Mia e Raiden ne parlavano in maniera ipotetica. Forse cercavano un modo per connettere, per conoscersi, per capire cosa volesse l'altro. Il loro sogno non era andato tanto lontano dalla realtà. I giovani sposi Yagami avevano una bella casa, con un ruscello vicino e tanto spazio dove espandersi. Avevano un bel giardino, silenzio, posto per un bell'orto e tanti conigli, per l'altalena che tanto aveva desiderato e tanti giochi. Non a caso annuì, commossa dal fatto che se lo fosse ricordato. « Penso che Haru è un bimbo molto fortunato. E lo sei anche tu.. a breve avrai un sacco di braccia tolte all'agricoltura che vorranno rimboccarsi le maniche per aiutarti. » Hiroshi avrebbe fatto loro visita per le vacanze. Altrettanto poteva dirsi di Gabriel e non poteva certo pensare che Jeff, Antonio o Bartosz si sarebbero fatti sfuggire l'occasione di fare finta di essere degli uomini di casa nonché grandi mangingegneri. « Prometto solennemente di essere un perfetto cliché e lasciarvi la limonata ghiacciata sul portico senza immischiarmi nel bounding maschile per eccellenza. » La falegnameria. « Tu però promettimi di mettere una cannotta da operaio ignorante. Fa molta scena. » Nel dirlo si voltò nella sua direzione riservandogli un sorriso un po' più malizioso. I'm just saying. I might be very - very grateful for your services. Un piccolo versetto di Haru la portò a ridacchiare prima di stampargli un bacio sulle labbra. [...] Spente le luci nella stanza del piccolo, Mia e Raiden scesero al piano di sotto per concludere le ultime faccende della giornata. La giovane Yagami aveva ormai imparato a stare al passo col marito dedicandosi all'ordine della casa assieme a lui per evitare l'accumulo di faccende nei fine settimana, che invece dovevano essere dedicati allo stare insieme, e non a pulire casa. Con un bambino piccolo poi, il disordine sembrava moltiplicarsi e mantenere l'ambiente pulito e ordinato era un impegno costante. Così, finiti di sistemare i piatti nella credenza e sistemato un po' il salotto, crollò al fianco del moro sul dondolo in veranda lieta di aver portato a termine un'altra giornata. Osservò in silenzio il loro giardino, ancora piuttosto spoglio. Molte delle cose che si erano proposti di fare - le grandi feste, le cene con gli amici e tutte quelle cose che tanto avevano desiderato di fare non si erano ancora realizzate. Certo, il primo anno di un neonato, con uno stato agli esordi, il lavoro e le tante fatiche quotidiane non avevano dato loro molto tempo di pensarci. Si erano poi aggiunte le questioni ancora in sospeso in Giappone, le ancora troppe domande che non avevano avuto risposta e uno stato dei lavori che appariva ancora incerto. Ogni tanto mi chiedo cosa stiamo facendo. Dove stiamo andando. Non noi due, proprio tutto.
    « Quella sera in Giappone.. non sapevamo proprio niente - di noi, di cosa avremmo fatto. » Erano agli esordi della loro relazione. Camminavano in punta di piedi l'uno nella vita dell'altro. D'altronde avevano iniziato a vivere insieme da pochissimo e molto del tempo che avevano trascorso insieme era stato oscurato dalle terribili notizie del massacro. « Ma io le volevo davvero tutte quelle cose. Magari dopo è sembrato il contrario perché boh? Non ci siamo capiti, non riuscivamo a connetterci.. non lo so... Uno diceva una cosa, l'altro ne diceva un'altra. » Intrecciò le dita a quelle di lui posando la tempia contro la sua spalla. « Non so.. mi fidavo di te a prescindere. » E ti amavo già così tanto. Mia non sarebbe stata in grado di staccarsi da Raiden nemmeno se il ragazzo le avesse detto le cose peggiori al mondo. « Avevo così tanta paura di perderti. Di perderci.. in realtà. Durante la battaglia e dopo. In fondo quella era la tua vita.. » Si strinse nelle spalle confessandogli quelle cose non senza una punta di vergogna. Mia si fidava di Raiden, ma la sua fiducia non è mai stata priva di reticenze e dubbi. Il loro bagaglio culturale, le loro storie, le loro vite ed esperienze erano così diverse. C'erano mille ragioni e modi per finire male. Non c'era giorno in cui Mia non gli fosse grata; avrebbe potuto scegliere di raccogliere i frutti del suo lavoro e vivere una vita di onori e ossequi. Invece aveva scelto lei, quella loro vita tra le montagne, al freddo, con i loro amici sgangherati e serate sul divano. Sometimes when we are far from home I still have the same fears. It doesn't matter if we are in Japan or in the US.. Si strinse nelle spalle. It's not because of you or something you do. You are.. perfect. I mean it. Si coinvolgevano sempre e facevano in modo che nessuno dei due si sentisse un estraneo. Tuttavia, in Giappone Mia era ancora l'americana di cui Raiden si sarebbe stancato non appena avrebbe trovato la perfetta moglie giapponese e in America Raiden era ancora il predatore che aveva corrotto una giovane ragazza ingenua. Se tra i lycan il loro rapporto era piuttosto chiaro per la maggior parte delle persone, le comunità magiche erano tutt'altra cosa. Maybe we should have all those unnecessary stuff. People should recognize us, either they like it or not. Per qualche istante rimase in silenzio volgendo lo sguardo nel buio del loro giardino. Perhaps we owe it to our families and our friends. After all we just came back after a trip and told everyone we got married. Deglutì strofinando il nasino contro la spalla di lui prima di lasciarvi un bacio. « Io lo so cosa hanno pensato. Hanno pensato che abbiamo fatto una cazzata e che ci siamo sposati sulla scia di una decisione impulsiva. Onestamente se Ronnie o Nessie mi avessero detto la stessa cosa sarebbe andata alla stessa maniera. » Era sta una delle ragioni per cui aveva anche provato una certa reticenza nel confessare loro la verità nel primo periodo. Aveva paura che le avrebbero fatto venire i dubbi; non volevo passare i miei primi mesi insieme al ragazzo di cui ero innamorata lottando contro i dubbi della gente. « Non abbiamo mai dato loro modo di sentirsi coinvolti, di scegliere se esserci o meno e in quale misura. » Pausa. « E non abbiamo mai messo davvero a tacere tutte le persone che non ci credono che ci siamo scelti. Ci siamo comportati come ladri a casa nostra perché.. boh onestamente a me è piaciuta quella sera. » Scoppiò a ridere scuotendo la testa. « Oddio stavamo davvero fuori. Però.. eravamo proprio noi. » Un po' incasinati e bislacchi, impacciati e impulsivi, ma profondamente innamorati fino a sfiorare la stupidità. Di fronte a quel pensiero sorrise intenerita. Il loro percorso non era stato privo di ostacoli, ma era bello così. Erano cresciuti insieme e avrebbero continuato a farlo imparando nuove cose l'uno dell'altro. Maybe we should have a wedding.. Disse di colpo buttando fuori quelle parole tutte di fila quasi come se avesse paura che se ci avesse pensato un altro po' non avrebbe più avuto il coraggio di dirle ad alta voce. « Non dico ora. Però forse dovremmo pensarci. La gente continua a dire che sei lo scapolo più ambito del Giappone.. e va beh io ho ancora la nomea della scappata di casa - letteralmente. E non è colpa nostra.. lo so bene che non è che se un po' di gente pubblica le nostre foto sull'altare cambierà qualcosa. Però sarebbe bello poter mostrare a Haru le nostre foto insieme. E almeno a quel punto la gente non è che può ignorare e fare finta che non stiamo insieme. » Era una cosa carina, messa in quell'ottica. Una festa, un modo per festeggiare il fatto che fossero già una famiglia. Forse la faceva troppo facile lì per lì, specialmente conoscendo sua madre e la sua intera famiglia, ma il pensiero la rendeva comunque molto fiera e stranamente elettrizzata. I'm just saying. We can think about it. It's good to do something nice for us. Sollevò lo sguardo rivolgendogli un sorriso sereno mentre accarezzava le sue nocche con gentilezza. Più ci pensava, più ricordava le tante persone che avevano messo in dubbio il fatto che i due si fossero scelti per la vita. We should have a wedding.. Deglutì appena ispirando profondamente. I'd really like to be your bride.



     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    dauntless

    Group
    Ricercati
    Posts
    915
    Reputation
    +1,126

    Status
    Anonymes!

    « Quella sera in Giappone.. non sapevamo proprio niente - di noi, di cosa avremmo fatto. » Sospirò, annuendo piano tra sé e sé mentre il suo sguardo si perdeva tra le fronde degli alberi che tracciavano il confine tra il loro giardino e l'indomabile natura verdeggiante delle Highlands scozzesi. Tra le foglie smosse dal leggero venticello estivo trapelava ancora qualche raggio di sole tardivo, tipico di quelle zone geografiche in cui - durante i mesi estivi - il tramonto si faceva attendere finanche a tarda sera. Un piccolo lato positivo, quello, che Raiden si godeva spesso in quel modo: accoccolato in veranda assieme a Mia, con una bottiglia di birra che poteva sorseggiare con calma senza paura che si riscaldasse troppo alla svelta. Era un bel posto in cui vivere e mettere su famiglia - questo era ciò che spesso si ritrovava a pensare Raiden in momenti come quello. « Ma io le volevo davvero tutte quelle cose. Magari dopo è sembrato il contrario perché boh? Non ci siamo capiti, non riuscivamo a connetterci.. non lo so... Uno diceva una cosa, l'altro ne diceva un'altra. » « Penso che fosse inevitabile. Ci siamo sposati così velocemente, senza nemmeno sapere quali obiettivi avessimo o come ci immaginassimo una vita insieme. » Normalmente queste cose si fanno prima di affrontare un impegno come quello del matrimonio. Noi invece abbiamo fatto tutto al contrario, e col senno del poi non me ne pento, ma è solo naturale che abbia complicato un po' le cose. « Doveva succedere. Ma l'importante è che ne siamo usciti insieme, e soprattutto più forti. » Sorrise tra sé e sé, scoccando un piccolo bacio tra i capelli di lei prima di prendere un altro breve sorso di birra, avvolgendole il braccio intorno alle spalle. C'erano ancora tante cose che Raiden sentiva di avere in sospeso all'interno della loro dinamica, o quanto meno che sentiva di non aver ancora del tutto compreso, ma in cuor suo era certo che a tempo debito le avrebbero affrontate insieme, e non aveva fretta di premere il piede sull'acceleratore prima di allora. Abbiamo ancora un lungo futuro davanti: non ha senso rovinarsi il presente per preoccuparsi già di cosa verrà. « Non so.. mi fidavo di te a prescindere. Avevo così tanta paura di perderti. Di perderci.. in realtà. Durante la battaglia e dopo. In fondo quella era la tua vita.. » Sometimes when we are far from home I still have the same fears. It doesn't matter if we are in Japan or in the US.. It's not because of you or something you do. You are.. perfect. I mean it. Le scoccò un'occhiata un po' divertita e un po' confusa, inarcando un sopracciglio in un retorico interrogativo. Maybe we should have all those unnecessary stuff. People should recognize us, either they like it or not. Ridacchiò, avvicinandosi nuovamente la bottiglia alle labbra per prenderne un sorso. « Credo che a questo punto chi non vuole riconoscerci come marito e moglie non lo farà - e non lo avrebbe fatto - in ogni caso. Mi dà fastidio? Sì, decisamente. Ma se dovessi preoccuparmi anche delle cose su cui non ho alcun controllo non potrei chiudere occhio la notte. » Raiden era sempre stato un tipo piuttosto semplice quando si trattava di affrontare un problema: se non c'era una soluzione, o se non era in suo potere attuarla, imparava a fregarsene piuttosto velocemente. Specialmente quando si trattava dell'opinione altrui. Perhaps we owe it to our families and our friends. After all we just came back after a trip and told everyone we got married. Sospirò, inclinando il capo di lato come a guardare metaforicamente la situazione anche da quella prospettiva. Ok, questo forse ha senso. « Io lo so cosa hanno pensato. Hanno pensato che abbiamo fatto una cazzata e che ci siamo sposati sulla scia di una decisione impulsiva. Onestamente se Ronnie o Nessie mi avessero detto la stessa cosa sarebbe andata alla stessa maniera. » « Beh.. oddio, un po' è andata così. » Rise, strizzandola a sé per stamparle un altro piccolo bacio sulla tempia. « Però è una cazzata impulsiva che rifarei alla stessa maniera mille volte. » « Non abbiamo mai dato loro modo di sentirsi coinvolti, di scegliere se esserci o meno e in quale misura. E non abbiamo mai messo davvero a tacere tutte le persone che non ci credono che ci siamo scelti. Ci siamo comportati come ladri a casa nostra perché.. boh onestamente a me è piaciuta quella sera. Oddio stavamo davvero fuori. Però.. eravamo proprio noi. » Maybe we should have a wedding.. Quell'ultima frase lo spiazzò appena. Non in maniera negativa, ma comunque prendendolo sufficientemente in contropiede da farlo voltare nella sua direzione con un'espressione confusa e interrogativa sul volta - incerto se prendere le parole di lei seriamente oppure riderci sopra. « Non dico ora. Però forse dovremmo pensarci. La gente continua a dire che sei lo scapolo più ambito del Giappone.. e va beh io ho ancora la nomea della scappata di casa - letteralmente. E non è colpa nostra.. lo so bene che non è che se un po' di gente pubblica le nostre foto sull'altare cambierà qualcosa. Però sarebbe bello poter mostrare a Haru le nostre foto insieme. E almeno a quel punto la gente non è che può ignorare e fare finta che non stiamo insieme. » Per un po' Raiden rimase in silenzio, riflettendo sulla questione. In realtà l'idea in sé non gli dispiaceva, specialmente per quanto riguardava il fattore delle famiglie. Il giovane Yagami aveva sempre immaginato il proprio matrimonio come una festa sì semplice e ristretta, ma comunque ben pensata e comprensiva di tutte le persone che gli volevano bene e con cui avrebbe desiderato condividere la propria gioia. Tuttavia dubitava che il desiderio di Mia di mettere a tacere le malelingue si sarebbe potuto realizzare così facilmente. I'm just saying. We can think about it. It's good to do something nice for us. We should have a wedding.. I'd really like to be your bride. Le labbra del ragazzo si distesero in un sorriso più tenero a quelle parole, portandolo a poggiare la guancia sul capo di lei mentre le carezzava dolcemente il braccio. « Mi piace come idea. Certo, se vogliamo farlo dobbiamo farlo per bene, quindi ci vorrà comunque un po' di tempo per organizzare tutto e capire come conciliare le usanze, le aspettative delle nostre famiglie eccettera. » Raiden non aveva mai vissuto la dimensione famigliare di un matrimonio, ma in qualità di amico ne aveva visti a sufficienza da sapere quanto anche le cose più semplici potessero potenzialmente diventare casi diplomatici in situazioni del genere. « Però mi piacerebbe farlo.. » Fece una piccola pausa, pensieroso. « Specialmente per i nonni. Sono anziani e sanno che potrebbero perdersi tante cose importanti in futuro. » Non è solo una questione derivata dall'inevitabile andarsene via, un giorno, ma anche dal fatto che la loro salute non andrà migliorando, e tante cose che riescono a fare adesso - anche se con fatica - tra qualche anno potrebbero essergli impossibili. Sospirò. « Non ti nascondo che un po' mi sento come se li avessi derubati di un momento insostituibile. E so che non potrò replicare quell'emozione, ma vorrei comunque dargli qualcosa da ricordare che li renda felici. » Rimase per qualche istante in silenzio, scansando il capo solo dopo un po', per abbassare lo sguardo sul volto della moglie. « Credo che sarebbe carino annunciarlo al compleanno di Haru - dopo tutti i festeggiamenti, ovviamente. Saranno tutti lì, quindi è un'occasione ottima. Di certo non se lo aspettano, ma sono sicuro che sarà una sorpresa felicissima. »

    Le sorprese, a Raiden, erano sempre piaciute. Ma forse farle gli piaceva un po' più rispetto al riceverle. Quella mattina, ad esempio, a solo un paio di giorni di distanza dal compleanno di Haru, il giovane Yagami non si aspettava visite. I nonni sarebbero arrivati il giorno successivo e per quanto riguardava le persone già stanziate ad Inverness, nessuno aveva manifestato l'intenzione di venirlo a trovare. Certo, non era raro che il campanello suonasse inaspettatamente, ma di certo era difficile che ciò si verificasse alle sette di mattina. Come al suo solito Raiden si era svegliato prima dell'alba per allenarsi, portare fuori Kei e farsi la doccia, in modo da concludere la propria routine in tempo per il risveglio di Haru. Già da tempo il piccolo era stato abituato a mangiare le sue prime pappine, dunque Raiden tendeva a curarsi quasi sempre della routine mattutina del bambino così da lasciar più tempo a Mia per riposare. Quella mattina non era stata diversa: aveva cambiato il pannolino al piccolo, gli aveva infilato i vestitini puliti della giornata e poi lo aveva portato al piano inferiore per servirgli la colazione mentre si prendeva un bel caffè lungo per affrontare la giornata. Fu proprio in quel momento, mentre si gustava il primo sorso della bevanda calda, che il trillo stridulo del campanello lo fece sobbalzare, portando anche Haru a sollevare gli occhietti dal cucchiaio pieno di purea che il padre gli stava per imboccare. « E chi è a quest'ora? » Una domanda a cui il bimbo rispose con un versetto altrettanto confuso, seguito subito da un sospiro del padre, che lo prese dal seggiolone per portarlo con sé verso la porta con alle calcagna un Kei intento ad abbaiare a più non posso. « Shhh è inutile che fai la voce grossa se poi lecchi il primo estraneo appena apro la porta. » Ma che non fosse un estraneo, Raiden lo capì già dando uno sguardo veloce dall'occhiello. Nel riconoscere la figura di Misa dall'altro lato della porta, il giovane Yagami fu svelto ad aprire, ma di certo non meno confuso. L'amica sarebbe dovuta arrivate in tarda serata assieme al marito, e il programma era di vedersi il giorno successivo così da dar loro tempo di riposare. Dunque vederla lì, con quasi una giornata d'anticipo, in solitaria, e con più bagagli di quanto fosse effettivamente necessario, lo portò naturalmente ad accoglierla con uno sguardo confuso. « Misa? » L'inflessione interrogativa venne da sé, contro la sua stessa volontà. L'educazione avrebbe voluto che la accogliesse come se quella visita fosse assolutamente programmata e del tutto gradita, ma l'irrazionalità di ciò che si trovava davanti era troppa per permettergli di mascherare del tutto la propria confusione. E Misa, che stupida non lo era, la colse immediatamente. « Raiden.. » esalò in un filo di voce costernato, scuotendo il capo in un movimento quasi nevrotico. Che fosse scossa lo si vedeva ad occhio nudo. « Mi dispiace così tanto. Non volevo piombarti a casa così. Avrei dovuto avvisarti ma non ho avuto tempo. Ho preso tutto ciò che sono riuscita a prendere e sono partita con la prima passaporta a disposizione. » Capendo che qualcosa di spiacevole dovesse essere successo, il giovane Yagami fu svelto a farsi da parte per lasciarle spazio. « Misa. Fermati. Non devi scusarti di nulla. Entra, dai. »
    Ed effettivamente, qualcosa di spiacevole era davvero successo. Davanti ad una tazza di caffè che aveva sorseggiato con mani tremanti, Misa gli aveva raccontato della litigata furiosa appena avvenuta col marito - di cui adesso si spiegava l'assenza. « Mi sembrava strano che non stesse preparando nulla. Di solito è così meticoloso. Anche per la più stupida gita fuori porta comincia a prepararsi da giorni. Inizialmente non ne ho pensato nulla, ma poi ho visto che a poche ore dalla partenza non aveva nemmeno tirato fuori la valigia e allora gli ho chiesto perché. » Tirò sul col naso, passandosi il dorso sulle guance per asciugare qualche lacrima. « Non ha mai avuto intenzione di partire. Non ha nemmeno prenotato l'albergo. Nulla. » « Ma non capisco perché. Cioè, se non aveva voglia di venire poteva dirtelo. So che ti avrebbe fatto più piacere essere qui con lui, ma almeno potevi avere il tempo di pensarci sopra e scegliere cosa fare. » « No Raiden, non hai capito. Lui non voleva che io venissi. Mi ha nascosto il cazzo di passaporto. Capisci? Io non ho un documento che sia uno con me. Non so nemmeno come sia riuscita ad arrivare fin qui. » Mano a mano che Misa scoperchiava quel vaso di Pandora, la verità venne alla luce: in seguito alla loro ultima visita in Giappone, Kenichi si era convinto che l'amicizia tra Raiden e Misa dovesse essere soppressa con qualunque mezzo, lecito o illecito. Per quanto il giovane sapesse della disposizione di Kenichi nei suoi confronti, quelle rivelazioni lo colpirono come un fulmine a ciel sereno, forse perché da quella storia emergeva un cambio d'umore così repentino e immotivato da parte dell'uomo da lasciarlo attonito. Ma la parola di Misa era qualcosa che Raiden non aveva mai messo in dubbio, e di certo nella propria vita aveva visto un numero sufficiente di brav'uomini che poi così bravi non lo erano da non farsi tentare dall'idea di porsi troppe domande riguardo cosa avesse potuto scatenare un comportamento così drastico. « Io.. io davvero sono mortificata. E non voglio abusare della vostra ospitalità. Ma non sapevo dove andare. » A quelle parole, il giovane Yagami scosse velocemente il capo. « Non dirlo neanche per sogno. Hai fatto benissimo a venire qui. Adesso la cosa più importante è che tu sia al sicuro tra persone fidate. Non ti lasceremo sola, ok? » La giapponese annuì, ancora scossa, portandosi la tazza alle labbra che si stesero nel tentativo di un tenue sorriso.
    bb5f2b0ccfb1c49edd1860d21d89a22ef093370a
    Con la scusa di lasciare a Misa il tempo per rinfrescarsi e calmarsi, Raiden era salito al piano superiore insieme ad Haru, convinto che fosse meglio dare immediatamente la notizia a Mia piuttosto che farle trovare quella sorpresa appena sveglia. Aveva preso un bel respiro e, raccolto il coraggio a due mani, era entrato in stanza assieme al piccolino, trovando la moglie già mezza sveglia a stiracchiarsi sotto i raggi che trapelavano dalle persiane. « Buongiooorno. » Un augurio che era più una speranza, a cui fece eco un acuto versetto di saluto da parte di Haru, che stirò le braccine e cominciò subito a dimenarsi in direzione della madre, tra le cui braccia venne lasciato presto. Sulle prime, Raiden non disse nulla, dando tempo a Mia di godersi quel risveglio e l'entusiasmo del piccolo nel vederle dopo tutte quelle ore. « Ci siamo puliti, cambiati e abbiamo fatto colazione. Secondo la tabella di marcia dovrebbe mancare poco alla prima cagata nucleare. » Sorrise, dando un piccolo buffetto al bimbo prima di riportare lo sguardo a Mia. « Avevo intenzione di prepararti qualcosa per la colazione, ma c'è stato un imprevisto. » Pausa. « È arrivata Misa. » Altra pausa. « Adesso si trova al piano di sotto. È un po' scossa: ha litigato di brutto col marito, lui non voleva farla partire e le ha preso i documenti. Parre che lui non abbia mai prenotato l'albergo né nulla, quindi non ha un alloggio. Non lo so.. credo sia grave e onestamente sono molto preoccupato. » Fece un'altra pausa, cercando di decifrare una reazione qualunque dagli occhi di lei e dalla sua sfera emotiva. « Volevo dirtelo subito per non farti trovare l'improvvisata. » Sospirò, allungando la mano sul materasso per sfiorare le dita di Mia. « So che Misa non ti piace e che non posso farti cambiare idea a riguardo.. » Mi dispiace. E mi dispiacerà sempre, perché vorrei davvero che foste amiche, ma capisco che non posso chiedere troppo. « ..ma almeno per quest'emergenza possiamo provare a far finta di nulla? »

     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    the devil inside;

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,486
    Reputation
    +1,228

    Status
    Anonymes!
    « Mi piace come idea. Certo, se vogliamo farlo dobbiamo farlo per bene, quindi ci vorrà comunque un po' di tempo per organizzare tutto e capire come conciliare le usanze, le aspettative delle nostre famiglie eccettera. Però mi piacerebbe farlo.. » « Si? » Mia chiese conferma con un'espressione speranzosa ed entusiasta. Seppur non avessero bisogno di quel tipo di ricorrenza, ammetteva che le sarebbe piaciuto condividere un simile momento con Raiden, non solo per loro stessi ma anche e soprattutto per le persone che li circondavano. Le feste e i rituali d'altronde, non servivano mai solo ai diretti interessati, ma erano un modo per chi ne era testimone a sentirsi partecipi. Sapeva ad esempio che sua madre era rimasta molto delusa dall'idea di non poter assistere a quel momento, ed era certa che fosse la stessa cosa per tante altre persone - amici e parenti. « Specialmente per i nonni. Sono anziani e sanno che potrebbero perdersi tante cose importanti in futuro. Non ti nascondo che un po' mi sento come se li avessi derubati di un momento insostituibile. E so che non potrò replicare quell'emozione, ma vorrei comunque dargli qualcosa da ricordare che li renda felici. Credo che sarebbe carino annunciarlo al compleanno di Haru - dopo tutti i festeggiamenti, ovviamente. Saranno tutti lì, quindi è un'occasione ottima. Di certo non se lo aspettano, ma sono sicuro che sarà una sorpresa felicissima. » Si; sarebbero stati felicissimi. Forse non era la stessa cosa e forse avrebbero persino trovato quella scelta un po' bizzarra, ma era certa che sarebbero stati molto contenti di poter partecipare a un simile evento. « La mamma impazzisce sicuro. Un nipotino e un matrimonio nello stesso anno. Le diamo sempre un sacco di filo da torcere. » Ma nonostante ciò era certa che Gillian era estremamente contenta di assistere a una rinascita della propria famiglia. Ce lo meritiamo. Ci meritiamo di vivere spensierati almeno per un po. [...] Non a caso Mia si era impegnata molto affinché quella riunione andasse per il meglio. Nella settimana immediatamente precedente al rientro della sua famiglia era stata assegnata al centro addestramento. Seppur i primi giorni avesse visto in quel compito l'ennesima riprova del fatto che Harry Potter intendesse tenerla in panchina per il resto della sua esistenza, ben presto qualcosa era cambiato. Mia amava genuinamente quel lavoro non solo perché aveva modo di lavorare con i più piccoli, i quali sembravano divertirla molto, ma anche perché aveva modo di portare per un po' persino Haru con lei. Proprio il giorno prima, la ragazza aveva deciso di tenerselo con lei per la giornata. In assenza dell'asilo per i mesi estivi d'altronde, Raiden e Mia dovevano organizzarsi diversamente, e per quanto Hanna non mostrava alcuna reticenza nel passare del tempo col nipotino, non voleva certo approfittarsene della sua disponibilità. Haru aveva mostrato grande entusiasmo nel trovarsi circondato dai marmocchi più grandi e preso da quel via vai di bambini aveva scorrazzato per un po' assieme a loro finché non era crollato morto nel suo seggiolino, non curante del caos di pungnetti e risate. Sembrava essere davvero tagliata per stare in mezzo a quei marmocchi. Parlava con loro come se fossero grandi e i piccoli dal canto loro sembravano davvero stregati dalla personalità della loro nuova allenatrice. Sapeva si trattasse solo di un incarico temporaneo - le reclute della Guarnigione facevano a ruotazione diversi lavori utili alla sicurezza dello Stato di Inverness. Probabilmente era un modo come un altro per metterli alla prova, per comprendere la loro diligenza e anche le loro naturali inclinazioni. C'era entusiasmo nel modo in cui affrontava le giornate, e persino quelle paturnie relegate al suo essere ancora una recluta passavano lentamente in secondo piano. Si svegliava con entusiasmo e con grande desiderio di cominciare le giornate. Di certo però il giorno prima dell'arrivo dei famigliari di Mia e Raiden, era cominciato un po' prima del previsto. Il suono del campanello le era giunto ovattato. Al piano di sopra ancora avvolta dalla trapunta, corrugo appena la fronte un po' infastidita da quello stridulo suono seguito dall'insistente abbaiare di Kei. Riprese contatto con il pavimento dolcemente riscaldato dai primi raggi di sole del mattino un po' rintontita; afferrata una felpa rimasta sul pavimento dalla sera prima, aprì la porta accostata con un grosso sbadiglio, intercettata da Ringo che prese a strusciarsi contro la sua gamba evidentemente già sazio. Prima ancora di scendere le scale, un nome nello specifico attirò la sua attenzione. « Misa. Fermati. Non devi scusarti di nulla. Entra, dai. » La voce di Raiden in lontananza la portò a sgranare appena gli occhi. Istintivamente chiuse il contatto e, sedutasi in capo alle scale tese l'orecchio per tentare di carpire i discorsi in cucina al piano di sotto. Il racconto che la giovane fece della propria condizione la fece in parte rabbrividire. Non riusciva nemmeno a immaginare come fosse vivere in una condizione simile. Kenichi non le aveva fatto una buona impressione. Anche Mia aveva subito la sua accondiscendenza. Tuttavia, trovava un po' difficile che alla sua età l'uomo si fosse abbandonato a una forma di gelosia cieca e irragionevole. Siamo addirittura andati alle terme insieme. Non mi sembra uno che vuole tenerla chiusa in casa a prescindere. Certo, quell'idea poteva essere altamente imprecisa e superficiale, come sommario era il suo giudizio sull'uomo. Per la giovane Yagami, in ogni caso, tutto ciò che aveva a che fare con Misa e Kenichi era strano. Raiden poteva anche accusarla di superficialità, ma lei non poteva fare a meno di pensare che non ci fosse una sola ragione per cui la giapponese dovesse acconsentire a stare con un uomo che poteva essere suo padre. Dai, va bene tutto, ma è una ragazza molto bella, e non mi pare neanche stupida. Non gli può piacere davvero un pescatore di mezz'età che le fa pat pat sulla testa. Per quanto non riuscisse a trovare un filo conduttore di tutta quella storia, per Mia c'erano troppe cose che stonassero. « Io.. io davvero sono mortificata. E non voglio abusare della vostra ospitalità. Ma non sapevo dove andare. » E nonostante la storia triste, la giovane Yagami non poté fare a meno di scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo mentre faceva ritorno in stanza rimettendosi sotto le coperte un po' seccata. Potevi ad esempio andare dai nonni Yagami e venire insieme a loro. Oppure potevi lavare i panni sporchi in famiglia. Come fanno tutti. Ma no, tu fuggi subito da Raiden a piangere miseria. Non riusciva a farsela andare giù; dall'alto del suo privilegio di aver sposato un ragazzo d'oro, Mia non riusciva a empatizzare con le scelte della sua controparte, che trovava losca e anche forse equivoca. Con Mochi incollato al proprio fianco e Ringo ai piedi del letto, stirò un piccolo sorriso in direzione di Haru e Raiden nel momento in cui fecero la loro entrata in camera da letto. « Buongiooorno. » Mah, insomma, di buono ha poco. « 'Giorno. » Disse a sua volta mentre stirava le braccia per accogliere l'entusiasmo di Haru abbracciandoselo forte e riempiendolo di baci. « Ci siamo svegliati felicini eh! » Alla vista del bambino, anche Mochi prese a fare le fuse come un trattore. Messo il bimbo a cavalcioni sulle proprie gambe, iniziò a fargli il solletico, lasciandogli al contempo dolci carezze e altri baci che fecero ridere il bimbo. « Prima o poi ti mangio! » « Ci siamo puliti, cambiati e abbiamo fatto colazione. Secondo la tabella di marcia dovrebbe mancare poco alla prima cagata nucleare. » In quella dimensione famigliare, loro tre, i loro gatti e la loro silenziosa camera da letto, era facile dimenticare che al piano di sotto c'era una vera bomba a orologeria in grado di distruggere quella loro serenità. Mia si era preparata psicologicamente a quel incontro, ma probabilmente, alla luce della lite che aveva animato la coppia, non sarebbe mai stata del tutto pronta ad affrontare nuovamente la presenza martire di Misa. « Avevo intenzione di prepararti qualcosa per la colazione, ma c'è stato un imprevisto. È arrivata Misa. Adesso si trova al piano di sotto. È un po' scossa: ha litigato di brutto col marito, lui non voleva farla partire e le ha preso i documenti. Parre che lui non abbia mai prenotato l'albergo né nulla, quindi non ha un alloggio. Non lo so.. credo sia grave e onestamente sono molto preoccupato. » Mia annuì silenziosa; non tentò nemmeno di mostrarsi sorpresa dalla questione. Tentare di fare la finta tonta sarebbe stato comunque inutile. « Volevo dirtelo subito per non farti trovare l'improvvisata. So che Misa non ti piace e che non posso farti cambiare idea a riguardo.. ma almeno per quest'emergenza possiamo provare a far finta di nulla? » Solo allora spostò lo sguardo da Haru negli occhi di Raiden. « Ho sentito il campanello. » Asserì stringendosi nelle spalle. « Stavo scendendo ma poi ho evitato di interrompervi.. » Deglutì mordendosi l'interno delle guance, stringendosi nelle spalle. Non sapeva esattamente cosa dire, non che ci fosse qualcosa da dire. Per quanto tentasse di sforzarsi a provare empatia nei confronti di Misa, la verità è che lo smacco di quanto avvenuto alla fine dell'anno appena passato le rendeva difficile tentare di lasciarsi alle spalle un po' tutto. « Comunque, se stai chiedendo il mio parere, forse dovresti.. uhm.. lasciare.. che risolvano da soli i loro problemi. Non so se sei la persona più indicata per.. hai capito. » D'altronde, se Misa amava il marito, Raiden era l'ultima persona da cui sarebbe dovuta scappare. Dubitava che la ragazza non avesse proprio nessuno al di fuori del giovane Yagami. Pare lo stia facendo proprio apposta. Se ci tieni a una persona, di certo, fare esattamente ciò che evidentemente per l'altro è fonte di fastidio e disagio, non è proprio la strategia più indicata. Le sembrava un gesto un po' estremo, quello di Kenichi. Sospirò tirandosi a sedere con cautela, posando Haru al proprio fianco. Il bambino rigettò tutte le sue attenzioni su Mochi, che si lasciò tirare le orecchie e la coda senza protestare, mentre la mora si alzava posando una mano sopra a quella di Raiden. « Passerò da Madama Huxley per chiederle se ha qualche stanza libera per il prossimo periodo. I suoi appartamenti sono più belli delle stanze a Hogsmeade, e l'aria di Inverness le piacerà di più. » Disse quindi con gentilezza cercando di offrire una soluzione pragmatica al problema di Misa. Era un'apertura dal suo punto di vista e un modo decisamente cordiale di mostrarsi una buona padrona di casa. D'altronde, che le piacesse o meno Misa era una loro ospite, e Raiden ci teneva che ci fosse. « Mi faccio una doccia. » Aprì velocemente l'armadio e scelse un paio di indumenti puliti che porse a Raiden con un'espressione eloquente. « Potrebbero essere un po' larghi ma meglio di niente. » Non disse molto altro; scelse solo dei vestiti anche per se stessa per poi chiudersi la porta del bagno imprecando violentemente. Non ci riusciva. Per quanto ci provasse, Misa semplicemente non le piaceva. Forse era quell'aria da santo, oppure il fatto che nel suo comportamento c'era sempre un qualcosa di ambiguo e poco trasparente. [...] La doccia l'aveva aiutata a schiarirsi le idee. In fondo, come si era già detta precedentemente, Misa sarebbe rimasta per pochissimo tempo nelle loro vite. Si trattava solo si stringere i denti e arrivare a dopo il compleanno di Haru senza lasciarsi infastidire dalla presenza e le parole di Misa. La giovane Yagami, di certo, le sue finte parole di incoraggiamento non le aveva dimenticate. Mi ha fatto sentire come se non fossi degna, come se la mia presenza gli stesse impedendo di diventare il golden boy del Giappone. Quasi come se lo tenessi ostaggio. È stata però colpa mia. Ho prestato il fianco. Non succederà di nuovo. E infatti, nello scendere in cucina, Mia mise su la sua faccia più rassicurante possibile. « Benvenuta Misa. » Ti direi di fare come a casa tua ma a quanto pare.. ci hai già pensato. In tutta risposta, Misa fece il giro del bancone salutando Mia con un leggero inchino al quale la giovane Yagami rispose in pieno stile giapponese. « Spero non ti dispiaccia. Per ringraziarvi ho proposto a Raiden di cucinare una colazione in stile giapponese. Accomodati. » Certo, Mia ci aveva messo un po' a scendere ma non immaginava come la dilaniata Misa avesse fatto in tempo a tirarsi su di morale e proporre a Raiden di cucinare una colazione. « No ma non dovevi.. la mattina andiamo abbastanza di fretta.. » « Non dirlo neanche. È il minimo che posso fare per avervi disturbato così. Spero ti piaccia. È la colazione preferita di Raiden. » Mia passò prima uno sguardo in direzione di Haru intento a giocare in salotto e poi in direzione di Raiden, cercando di studiare le sue reazioni. « Ricetta segreta di nonna Yagami. » Continuò la mora con uno sguardo gentile in direzione del migliore amico. Mia dal canto suo stirò un sorriso irrigidendosi appena. « Sei stata gentilissima. Grazie. Che cos'è? » Chiese quindi al moro con un'espressione canzonatoria. « Una sciocchezza, davvero. Però sa proprio di infanzia e di casa. Non facciamo una colazione del genere insieme da un sacco di tempo. » Decise di non lasciarsi scoraggiare da quella situazione decisamente imbarazzante, seppur lo sguardo che rivolse a Raiden risultò meno gentile. Davvero per te tutta questa roba non è fuori di testa? Sta qui da neanche un'ora e sta cucinando la tua colazione preferita come se di solito mangiassi merda. Nel silenzio della cucina, l'imbarazzo risultò più evidente che mai.
    Image
    « Comunque Misa.. mi dispiace molto per.. le circostanze di questa visita. Dicevo a Raiden prima che faremo del nostro meglio per trovarti una sistemazione. » Misa annuì rattristandosi di colpo mentre abbassava lo sguardo. « Grazie.. grazie davvero. Ma non dovete preoccuparvi. Me la caverò.. io.. » Di colpo gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. « Scusatemi. Ho bisogno di un istante.. » E dicendo ciò Misa si dileguò dalla cucina dirigendosi verso il bagno degli ospiti chiudendosi la porta alle spalle. Un po' perplessa Mia sbatté le palpebre inumidendosi le labbra. « Magari possiamo chiedere a Eriko e Hiroshi se può stare con loro in questo periodo, che dici? Almeno li conosce potrebbe essere più a suo agio che da sola. » Un'ipotesi quella che getta lì com naturalezza, impegnandosi a trovare una soluzione congeniale. « Sono vicini a Hogsmeade, possono farla uscire un po'.. » Ok che non mi convince e secondo me sta storia è un po' shady ma non sono nemmeno insensibile. Le dispiaceva vedere una persona in quelle condizioni, per quanto Misa non le piacesse. « Tu che ne pensi? » Pausa. « Ma non è che magari è stato un fraintendimento? Magari dopo quello che è successo l'ultima volta che sono venuti, non so.. forse si è spaventato ma non vuole ammetterlo. » Si stringe nelle spalle sollevando un sopracciglio. « Magari ha solo frainteso. Onestamente anche io avrei paura di andare in un posto in cui sia mio marito che mio fratello ne sono quasi rimasti secchi. » Forse è solo un meccanismo di difesa. « Oppure è successo qualcos'altro. » Si avvicinò ulteriormente per parlare ancora più piano. « Ho capito che è vecchio, ma mi pare un po' presto per la demenza senile. » Evitò di accennare a motivi reali per cui Kenichi potesse essere geloso; la gelosia non avrebbe comunque giustificato un simile comportamento. Potrebbe però spiegare una rabbia così violenta. Di qualunque cosa si trattasse, a meno che l'uomo non fosse sotto chissà quale maledizione o peggiora ancora era impazzito di colpo, doveva essere qualcosa di abbastanza serio.





     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    dauntless

    Group
    Ricercati
    Posts
    915
    Reputation
    +1,126

    Status
    Anonymes!

    « Ho sentito il campanello. Stavo scendendo ma poi ho evitato di interrompervi.. » Annuì, mordendosi l'interno del labbro inferiore senza sapere di preciso cosa dire o se fosse opportuno dire qualcosa. Sin dalla loro ultima visita in Giappone l'argomento Misa era diventato una sorta di taboo, qualcosa che avevano implicitamente deciso di passare sotto silenzio per evitare di entrare in conflitto; entrambi sapevano quale fosse la posizione dell'altro sulla questione, ed entrambi sapevano anche di non poter far nulla per cambiare il pensiero dell'altro. Non parlarne era dunque divenuto piuttosto naturale, e la maggior parte del tempo era anche semplice, visto che la diretta interessata viveva in un altro paese e i suoi contatti con Raiden erano limitati per lo più alla corrispondenza e qualche saltuaria chiamata. A volte, però, quel senso di tensione emergeva lo stesso: quando lo schermo del telefono di Raiden si illuminava col nome di lei, quando in un racconto del passato veniva menzionata, o quando nei preparativi per la festa di Haru era diventato chiaro il suo coinvolgimento. Nessuna di queste cose aveva effettivamente dato inizio ad alcuna discussione tra lui e Mia, ma nella freddezza che le accompagnava Raiden poteva comunque scorgere quella potenzialità che non lo faceva mai sentire a proprio agio. « Comunque, se stai chiedendo il mio parere, forse dovresti.. uhm.. lasciare.. che risolvano da soli i loro problemi. Non so se sei la persona più indicata per.. hai capito. » Fece circolare il capo in un movimento che era un po' uno scuotere e un po' un annuire. « No certo, non ho intenzione di immischiarmi, chiaramente. Starò al mio posto, ma voglio comunque darle una mano. » Devo darle una mano. E non perché sia Misa, anche se questo ovviamente mi colpisce più da vicino, ma perché lo farei per chiunque al suo posto. « Passerò da Madama Huxley per chiederle se ha qualche stanza libera per il prossimo periodo. I suoi appartamenti sono più belli delle stanze a Hogsmeade, e l'aria di Inverness le piacerà di più. » Anche stavolta annuì, senza aggiungere molto, con un tiepido sorriso sulle labbra. « Mi faccio una doccia. Potrebbero essere un po' larghi ma meglio di niente. » Alzatosi in piedi, prese i vestiti che Mia gli porse, stirandole un sorriso più caldo, sebbene ancora cauto. « Grazie.. ti aspetto di sotto, ok? »
    [..] « Sei proprio sicuro che non sia un problema? Davvero Raiden, l'ultima cosa che voglio è farvi litigare e rovinarvi questo momento speciale. » Raiden sospirò, lanciando a Misa un'occhiata esasperata. « Puoi rilassarti per tipo cinque secondi? Ti ho detto che Mia è tranquilla. » Ma Misa era fatta così: tendeva a preoccuparsi per qualunque cosa e farsi mille pippe mentali. Non che avesse tutti i torti in quel caso, ma al giovane Yagami non era sembrato che la moglie avesse reagito in maniera poi così terribile alla notizia di quella visita inaspettata. Nonostante ciò, comunque, la giapponese aveva insistito per cucinare la colazione, facendo il possibile per adattare gli ingredienti che aveva a disposizione a quella che sapeva essere la colazione preferita di Raiden: zuppa di miso, okonomiyaki e pesce alla piastra. « Non lo comprate il natto? » aveva chiesto ad un certo punto, forse un po' stupita nel non trovare quell'alimento così tipico e basilare di qualunque giapponese. A Raiden piaceva, forse perché era abituato a mangiarlo sin da bambino quasi tutti i giorni per colazione. Scrollò comunque le spalle. « Non è facile da reperire qui. Poi l'ho fatto assaggiare una volta a Mia e per poco non vomitava. » Sorrise al ricordo. Effettivamente non era semplice farsi piacere quel sapore quando non si era abituati. « Se lo avessi saputo te lo avrei portato. » « Non importa, ormai mi sono abituato ad un regime diverso di colazione. » Misa rimase in silenzio per un po', concentrandosi sulla cottura della frittata. « Beh.. ma è bello avere i sapori di casa. E poi, quando potrà mangiare cibi solidi, dovresti darlo ad Haru. Il natto ha un sacco di proprietà e fa benissimo alla salute. » Effettivamente Misa non aveva tutti i torti: c'era una buona ragione per cui il natto veniva dato da mangiare ai bambini sin da piccoli, e tra tutte le cose che aveva in ballo, Raiden non aveva riflettuto sul fatto che si trattasse non solo di un legame tra Haru e la cultura giapponese, ma anche di un'ottima abitudine nutrizionale. « Sì.. forse hai ragione. Quando verrà il momento forse sarebbe il caso. » La giovane si voltò per rivolgergli un sorriso affettuosamente canzonatorio. « Lo so che ho ragione. Per questo te l'ho ricordato. » Alzò gli occhi al cielo, Raiden, scuotendo il capo e sbuffando una risata dalle narici. [..] « Benvenuta Misa. » « Spero non ti dispiaccia. Per ringraziarvi ho proposto a Raiden di cucinare una colazione in stile giapponese. Accomodati. » Lo sguardo di Raiden corse a Mia, speranzoso di vedere sul suo volto anche solo l'accenno di una disposizione positiva, forse aspettandosi che il gesto di Misa venisse colto da lei come un'inaspettata e gradita gentilezza. Ma il breve scambio tra le due, per quanto apparentemente pacifico e disteso, mise immediatamente a tacere quella speranza. Conosceva Mia piuttosto bene da saper decifrare il suo sguardo e carpire il latente fastidio che le parole di Misa le provocarono. « Una sciocchezza, davvero. Però sa proprio di infanzia e di casa. Non facciamo una colazione del genere insieme da un sacco di tempo. » All'occhiata che Mia gli lanciò, Raiden decise di non rispondere, limitandosi a sorridere tra sé e sé mentre apparecchiava la tavola per tre. « Comunque Misa.. mi dispiace molto per.. le circostanze di questa visita. Dicevo a Raiden prima che faremo del nostro meglio per trovarti una sistemazione. » A quelle parole, per poco il giapponese non si fece scivolare il piatto dalle mani, recuperandolo al volo ad un pelo dal pavimento. Una manovra svelta a cui seguì immediatamente un'occhiata fulminea in direzione di Mia. Toccarla un po' più piano no, eh? Praticamente le hai chiesto di levarsi dal cazzo saltando anche i convenevoli. E infatti non si stupì quando Misa si rabbuiò. « Grazie.. grazie davvero. Ma non dovete preoccuparvi. Me la caverò.. io.. Scusatemi. Ho bisogno di un istante.. » Seguì con sguardo la figura della ragazza mentre si dileguava veloce in direzione del bagno, lasciandole tuttavia spazio per non rendere quella situazione più difficile di quanto già non fosse. « Magari possiamo chiedere a Eriko e Hiroshi se può stare con loro in questo periodo, che dici? Almeno li conosce potrebbe essere più a suo agio che da sola. Sono vicini a Hogsmeade, possono farla uscire un po'.. Tu che ne pensi? » Sbatté le palpebre, seriamente confuso dalla tranquillità con cui Mia stava sorvolando su quel sipario appena consumatosi. « Ma non è che magari è stato un fraintendimento? Magari dopo quello che è successo l'ultima volta che sono venuti, non so.. forse si è spaventato ma non vuole ammetterlo. » A questo, a dirla tutta, ci aveva pensato anche Raiden. Ma qualunque fossero le motivazioni latenti di Kenichi, il modo in cui aveva agito era comunque inqualificabile. « È plausibile, sì. Ma cosa cambia? » « Magari ha solo frainteso. Onestamente anche io avrei paura di andare in un posto in cui sia mio marito che mio fratello ne sono quasi rimasti secchi. Oppure è successo qualcos'altro. Ho capito che è vecchio, ma mi pare un po' presto per la demenza senile. » Poggiò il piatto sul tavolo, liberandosi così le mani per incrociare le braccia al petto e puntare lo sguardo in quello della moglie. « Beh onestamente se sia un fraintendimento o meno conta poco e preferisco fare la parte del coglione che si preoccupa troppo piuttosto che pentirmene in seguito. Credo che sia una buona norma in generale. » Sospirò, cercando di mantenere un tono pacato e di rimanere il più diplomatico possibile, senza cadere nell'errore di scendere subito sul piede di guerra. Dentro di sé capiva la frustrazione di Mia, e sapeva di non poterla biasimare troppo, ma egoisticamente non poteva fare a meno di desiderare che lei gli andasse incontro senza rendere tutto così difficile. « Non sappiamo se sia in pericolo o meno, quindi dobbiamo muoverci come se lo fosse. In questo momento Misa è molto fragile e per ora il nostro unico compito è quello di farla sentire protetta e benvenuta. Al resto ci penseremo dopo. » Stirò le labbra in un sorriso tiepido, annuendo più deciso. « Un passo per volta, ok? » A quel punto, volendo reputare il discorso momentaneamente chiuso, le indicò con un cenno del capo le cibarie che Misa aveva preparato. « Ne ha preparato a sufficienza da farcene portare al lavoro per pranzo. Mangia dai. »
    [..] Misa ci aveva messo un po' per uscire dal bagno, ma quando era tornata in cucina, seppur più intristita di prima, si era comportata come se nulla fosse accaduto, tentando il più possibile di far conversazione con i due senza dare a vedere il proprio reale umore. Una volta finito di mangiare, la giornata aveva preso la propria piega naturale ed entrambi si erano diretti verso i rispettivi lavori. Per non lasciar Misa da sola, Raiden aveva contattato la madre, chiedendole di far compagnia alla ragazza per qualche ora e impegnarle il tempo in modo da non farla riflettere troppo sugli avvenimenti - che le aveva raccontato per sommi capi. Dalla sua, il giovane Yagami era andato al lavoro come sempre, dimenticandosi almeno fino alla pausa pranzo delle circostanze in cui si trovava. In pausa pranzo, infatti, i pensieri erano tornati a galla quando Jeff aveva notato il cambiamento di pietanze nella bento box di Raiden, e soprattutto la maniera estremamente curata in cui erano state organizzate. A quella vista non aveva potuto fare a meno di punzecchiarlo, chiedendogli quale stregoneria avesse fatto a Mia per portarla a comportarsi da mogliettina giapponese tipica. L'emergere della verità, che Raiden aveva sciorinato con estrema naturalezza, non aveva però portato ai risultati immaginati e presto gli sguardi sconcertati di tutti i suoi amici si erano fissati su di lui come se avesse appena bestemmiato. Era stato poi Antonio, il primo a rompere il silenzio. « Bro.. no. Cioè. No. Lo so anche io. » « Delilah l'avrebbe già fatta a pezzi e data in pasto alle volpi. » « Si voleva solo sdebitare. Ci è piombata a casa dal nulla, cioè dai, è normale che si senta un po' in dovere. Io gliel'ho detto che non c'era bisogno. » « Ma l'ha fatto comunque e questo è già un oltrepassare il limite. Mi dispiace ma prepararti il pranzo è una cosa da moglie e non da migliore amica. » Aggrottò la fronte, visibilmente contrariato dall'idea di non ricevere appoggio sulla questione. « Beh tecnicamente non mi ha preparato il pranzo. Ha preparato la colazione. Per tutti. » « Che carina! Anche a Mia ha organizzato il riso a forma di faccia di gattino oppure quella è l'esclusiva best friend forever? » Aprì la bocca per rispondere, attendendo che un commento sagace uscisse da solo dalle proprie labbra, ma quando non successe arricciò il naso indispettito. « Beh.. » Pausa. « Non lo so. » Come se avesse detto qualcosa di assolutamente valido, si infilò in bocca una cucchiaiata di riso, masticando con vigore. « Bro, lo sai che di solito sono dalla tua parte ma secondo me, nella migliore delle ipotesi, Misa deve capire che non potete fare le stesse che facevate prima. E per quanto è giusto che tu la aiuti in questa situazione, se non metti un limite finisci per far sentire Mia come se fosse al secondo posto. » « E tu da quando sei diventato così sensibile? » Jeff scosse il capo, addentando il panino prima di dare la propria risposta a bocca piena. « Istinto di sopravvivenza. »
    Nonostante sul momento avesse liquidato i discorsi degli amici, Raiden continuò a pensare alle parole di Jeff, sentendosi progressivamente più triste all'idea che Mia potesse pensare qualcosa del genere. In cuor suo sapeva di non avere quell'intento, e sapeva di non aver nulla da nascondere per quanto riguardava le proprie intenzioni. Ma non posso controllare il modo in cui ciò che faccio viene ricevuto, vero? Così, pur se consapevole di quanto poco potesse fare per cambiare la situazione, il giovane Yagami aveva deciso di provare a fare del suo meglio per far sentire Mia un po' più considerato. Non era sua abitudine uscire prima da lavoro, ma quel giorno aveva scelto di fare un piccolo strappo alla regola, passando prima dal fioraio per acquistare un mazzo di orchidee e violette e poi da un negozietto di cianfrusaglie da cui comprò un pupazzetto double-face a forma di polipo. Finiti gli acquisti si era dunque smaterializzato al Centro d'Addestramento, giusto in tempo per beccare la fine della lezione di Mia, a cui assistette pazientemente da dietro la porta fin quando questa non si aprì, lasciando uscire una fiumana di bambini sudati ed eccitati. Quando anche l'ultimo ebbe lasciato la stanza, il giovane Yagami si affacciò all'interno, battendo piano le nocche sullo stipite della porta per attirare l'attenzione di Mia, a cui rivolse un piccolo sorriso nel momento in cui incontrò il suo sguardo. « Ehi.. » fu tutto ciò che riuscì a dire lì sue due piedi, mettendosi qualche istante per muovere il primo passo nella sua direzione, fino a porsi di fronte a lei. « Sono uscito un po' prima e ho pensato di portarti qualcosa. » Fece una pausa, allungandole il mazzo. « Intanto i fiori, che vabbè.. immancabili. Ma ti ho preso anche un piccolo pensierino. » A quel punto infilò la mano nella busta di plastica, estraendo il pupazzetto, che le mostrò con un sorriso trionfante. « Ta-daa! » Ridacchiò. « Lo so che tecnicamente non ne abbiamo bisogno perché.. sì, beh, il contatto e tutto. Però magari per quando vuoi proprio farmi sapere che ho fatto qualcosa di sbagliato - o di giusto - può tornare utile. » Rimase in silenzio per un paio di istanti, scrutandola negli occhi in attesa della sua reazione, per poi compiere un passo più avanti. Sospirò. « So che è una situazione pesante e che stai facendo del tuo meglio. Ci sto provando anche io. Voglio solo essere un bravo amico e un bravo marito. » Ma immagino che fare le due cose contemporaneamente non mi riesca al meglio, vero? Incurvò un angolo delle labbra, in un piccolo sorriso incerto, mordicchiandosi per qualche istante più a lungo il labbro inferiore prima di abbandonarsi alla tentazione di porle la domanda che lo tormentava. « Ti sei sentita messa al secondo posto? »

     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    the devil inside;

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,486
    Reputation
    +1,228

    Status
    Anonymes!
    « Non sappiamo se sia in pericolo o meno, quindi dobbiamo muoverci come se lo fosse. In questo momento Misa è molto fragile e per ora il nostro unico compito è quello di farla sentire protetta e benvenuta. Al resto ci penseremo dopo. Un passo per volta, ok? » Non si aspettava certo che Raiden prendesse quella situazione in maniera così drastica. Per quanto ne sapevano era solo una lite coniugale, e seppur fosse consapevole che quel tipo di situazioni potesse diventare davvero spiacevoli, era altrettanto certa che a volte si trattava solo di un'esagerazione. Continuo a chiedermi come ha fatto a entrare in Scozia se - come dice - non ha il passaporto magico con sé. Lo Stato di Inverness aveva assunto delle norme alquanto ferree in merito alla circolazione delle persone, non fosse altroché si trattava di uno stato in guerra. Seppur brecce di sicurezza non erano certamente impossibile, stentava a credere che proprio Misa fosse in grado di attraversare con una tale nonchalance i confini dello stato. « Beh, se proprio vogliamo dirla tutta però, il nostro compito sarebbe anche capire come mai è riuscita a superare i controlli sprovvista di documenti. » Asserì puntigliosa, inclinando la testa di lato. La difesa dei confini era un compito congiunto che spettava a tutti e tre i corpi della Sicurezza. Era innegabile tuttavia che la Guarnigione si occupasse maggiormente dei controlli sul confine, mentre alla Brigata Aerea spettava il compito di sorvegliare i confini dall'alto. Siamo pur sempre in guerra e questa cosa non è poi tanto normale. Tuttavia, Raiden e Mia si concentravano su due aspetti molti differenti. Non voleva biasimarlo e così decise di ignorare almeno in parte il fastidio che stava provando nei confronti di quella situazione finendo la propria colazione in fretta e furia per avere il tempo di finire di prepararsi. Alla luce della nuova presenza, Mia aveva vestito Haru per la giornata ostinandosi a portarlo nuovamente al lavoro. In fondo il bimbo si trovava bene, e a Mia non dispiace affatto poter trascorrere un po' di tempo col piccolo.
    [...] La prima parte della giornata era trascorsa in maniera alquanto liscia. Le prime sessioni della giornata erano state un gioco da ragazzi - letteralmente. Mia si era dedicata agli allenamenti di uno dei gruppi di piccoli compresi tra i 7 e i 9 anni, facendoli sudare finché non erano crollati morti. A pranzo ne aveva approfittato per andare a trovare Stacy al Quartier Generale, dove aveva chiesto un veloce colloquio con Harry Potter in persona per fare rapporto circa la situazione di Misa. E così, dopo aver spiegato al proprio Capitano quanto accaduto, si era unita alla migliore amica e il figlio per un ben meritato pranzo. « Dai sputa il rospo. » Mia corrugò appena la fronte, confusa. Non era così tanto di cattivo umore destare sospetti. Stava imparando a mantenere la calma, specialmente perché gli sbalzi d'umore non aiutavano affatto Haru. « Ma di cosa parli? » Chiese mentre portava un po' di pastina alle labbra del suo piccolo. « Daaaaaai! Lo sai di cosa parlo. Maria Teresa. Antonio mi ha detto tutto. Prima mentre ti aspettavamo mi ha chiamato e la cosa è venuta fuori nel discorso. » Conoscendo Antonio e Stacey probabilmente non vedevano l'ora di spettegolare. Mio dio, a volte è quasi sconvolgente quanto siete perfetti l'uno per l'altro. « È venuto fuori nel discorso? » Chiese la mora poco incline a credere a quella versione. « Va beh, mi ha chiamato perché sapeva che dovevamo vederci. Voleva che intercedessi per Raiden - falla ragionare e altre stronzate così. » Stacey alzò gli occhi al cielo nello stesso momento in cui Mia le gettò uno sguardo a dir poco seccato. La solidarietà maschile era una brutta malattia. « Secondo me Antonio non ha recepito che ci conosciamo da quando eravamo piccole. » Questo, o era davvero abbastanza ingenuo da pensare che Stacey non avrebbe preso le parti di Mia in quella storia. La giovane Yagami si era lamentata a più riprese dell'amicizia tra Misa e Raiden e aveva sempre trovato in tutte le sue amiche una spalla su cui contare. Nessuna di loro vedeva di buon occhio quel rapporto, non tanto perché pensavano che il marito di Mia avrebbe fatto consapevolmente qualcosa per farla soffrire, quanto perché era evidente che la giapponese non conoscesse i suoi limiti. « È vero che è piombata così dal nulla a casa vostra? » Quello era stato il segnale per dare sfogo a tutta la sua frustrazione raccontando per filo e per segno all'amica tutto ciò che era accaduto quella mattina. Era liberatorio poter parlare con qualcuno senza sentirsi accusata di essere gelosa marcia. Tutto ciò che voleva era sfogarsi e dire tutto ciò che pensava circa il comportamento e il modo di fare di Misa. L'istinto della giovane Yagami era d'altronde molto forte. Territoriale come solo i lupi sapevano essere, non riusciva a fare a meno di vedere in quella incursione un'invasione dei propri spazi e della propria privacy. « Per me non è vero che le ha preso il passaporto. Ma poi scusa anche l'essere più coglione non la lascerebbe attraversare così. » Probabilmente Mia stava solo cercando di dare una qualche veridicità alla sua tesi secondo cui Misa era li solo ed esclusivamente per rovinare le cose tra lei e Raiden. Dopo il periodo a Osaca ci è voluto un pò per tornare a essere quelli di sempre. Misa risvegliava tutte le sue insicurezze e quella mattina ne era stata la prova. Non aveva potuto fare a meno di pensare quanto le sarebbe piaciuto essere Lei colei che preparava la colazione preferita di Raiden. In quei momenti si chiedeva se stesse facendo abbastanza per la loro relazione, se stesse considerando abbastanza le origini di Raiden e se, ancora, rischiava di fare la figura della superficiale perchè sapeva troppo poco delle tradizioni giapponesi. Solitamente non era mai un problema: Mia e Raiden vivevano secondo le abitudini che a entrambi risultavano più congeniali alla luce del posto in cui avevano scelto di trascorrere la loro vita. Si fa però presto a sentirsi uno schifo quando la santa ti ricorda che tu sei la ragione per cui la persona che ami è privata di cose che in tua assenza potrebbe avere. Cazzo, è il solito giochetto dell'ultima volta. Deve proprio farti pesare che Raiden è un eroe strappato al proprio paese e alla propria famiglia. « Beh, al di là di tutto secondo me per non finire come l'altra volta devi impostare una certa distanza. E amica di Raiden e tentare di opporti ti farà solo sembrare la strega cattiva. Ma non esiste proprio che questa arriva e prende possesso di casa tua per preparare il pranzo al suo hashtag migliore amico. » Pausa. « Certo che pure Raiden è proprio stupido. » « Ma figurati qualunque cosa dico faccio la figura della gelosa. Vorrei vedere lui se un mio amico arriva e mi cucina il mio cibo preferito con tanto di la ricetta segreta di nonna Wallace. » « Facciano sempre in tempo a trovare qualcuno. » Entrambe scoppiarono a ridere prima che Mia tornasse a dedicarsi al cibo di Haru che mangiava veracemente ascoltando i discorsi delle due con grandi occhi curiosi. Seppur non capisse era davvero tenero e divertente osservarlo mentre cercava di carpire il senso delle parole delle due amiche. Ciò che a Mia non tornava era la dinamica di quella lite. I due coniugi erano stati invitati con largo anticipo e la loro presenza era stata anche da nonna Yagami. Kenichi, dal canto suo, le era sembrato un uomo sufficientemente preoccupato delle male lingue da non lasciar trapelare scontenti rispetto alla propria posizione. Stentava a credere che si trattasse di una cosa improvvisa, banalmente perchè non si era sottratto dal passare del tempo coi coniugi Yagami anche oltre i semplici convenevoli. « Potresti chiederlo al diretto interessato. » Aveva proposto Stacey osservando l'amica con eloquenza, ma per lei quella non era una strada percorribile anche solo perchè Raiden non aveva avuto alcun dubbio circa la veridicità delle parole di Misa. Seppur Stacey avesse proposto di agire a sua insaputa, Mia trovava quel proposito a dir poco rimproveravole. E poi a che pro? Non era mai stata sua intenzione svelare alcun complotto da parte di Misa. Tutto ciò che voleva è che la giapponese stesse al proprio posto e smettesse di farla inadeguata ad ogni occasione utile. « Vabeh come ti pare, però devi mettere in chiaro le cose altrimenti non puoi lamentarti del fatto che Maria Teresa fa la mogliettina a testa china col tuo uomo. Mio dio già quando l'avevo vista non mi era piaciuta - adesso però mi sta proprio sul cazzo.»
    Non erano giunte ad alcuna conclusione. D'altronde le proposte di Stacey non erano affatto nello stile di Mia che non solo non voleva mancare di rispetto a Raiden, ma trovava anche relativamente motivi per cui ficcare il naso in cose che non la riguardavano direttamente. Così, era tornata al lavoro cercando di pensare il meno possibile a quella mattina, dedicandosi anima e corpo alle sessioni di addestramento del pomeriggio. Alla fine dell'ultima lezione era stremata. Lavorare coi piccini non era così semplice come poteva sembrare. Ma nel vederli andar via così contenti e desiderosi di tornare la prossima volta, Mia era davvero lieta di poter continuare almeno per un po' quell'incarico. Controllò velocemente Haru nel proprio seggiolone, profondamente addormentato, prima di iniziare a mettere al proprio posto i materiali utilizzati per l'ultima sessione. Sollevò la testa incontrando lo sguardo di Raiden solo quando senti tre colpi sulla porta. « Ehi! Che ci fai qui? Credevo ci vedessimo direttamente a casa. » A giudicare dal bel mazzo di fiori che aveva in mano il moro doveva aver cambiato piani per venire a prenderla dal lavoro. « Sono uscito un po' prima e ho pensato di portarti qualcosa. Intanto i fiori, che vabbè.. immancabili. Ma ti ho preso anche un piccolo pensierino. » « Uhm.. atteggiamento colpevole. » Commentò con una nota neutra scuotendo la testa. La curiosità ebbe tuttavia la meglio su di lei, allungando appena il nasino, per vedere di cosa si trattasse e quando lo vide sospirò appena non riuscendo a tenere a bada un piccolo sorriso. Raiden - un eterno romantico. « Ta-daa! Lo so che tecnicamente non ne abbiamo bisogno perché.. sì, beh, il contatto e tutto. Però magari per quando vuoi proprio farmi sapere che ho fatto qualcosa di sbagliato - o di giusto - può tornare utile. » Quel peluche era davvero carino e per quanto tentasse di fare la sostenuta la verità è che era un gesto davvero tenero. Per quanto volesse vedere in quel suo modo di fare un comportamento da persona colpevole, la verità è che Mia non era in grado di leggere malizia nei gesti del marito e quindi prese tra le mani il peluche osservandolo con un'espressione arrendevole. « So che è una situazione pesante e che stai facendo del tuo meglio. Ci sto provando anche io. Voglio solo essere un bravo amico e un bravo marito. » La mora abbassò lo sguardo, rigirandosi il polipetto tra le mani prima di passarsi le dita tra i capelli. Cosa vuoi che ti dica, Raiden? Avrebbe davvero voluto che il giapponese le dicesse come doveva prendere la situazione, perché lei, a dirla tutta non ne aveva la più pallida idea. Per quanto si sforzasse di non interpretare in maniera affrettata i gesti di Misa, la verità era che non ci riusciva. Forse le parole che le aveva rivolto in Giappone l'avrebbero condizionata per sempre, oppure semplicemente aveva ragione a pensare che la giapponese volesse molto di più. Tipo vederci implodere. « Ti sei sentita messa al secondo posto? » Al secondo posto? Non voleva metterla proprio così. Non è proprio il modo in cui definirei il mio stato attuale. « No. » Disse in maniera abbastanza tranquilla stringendosi nelle spalle prima di compiere un ulteriore passo nella sua direzione, corrugando appena la testa. Istintivamente posò le labbra sulle di lui, stampandogli un lungo bacio sulle labbra portandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio. I know my place. It doesn't mean everyone knows theirs, but that's a story for another day. « Ho fatto comunque rapporto circa l'entrata di Misa a Inverness, se non altro perché se quello che dice è vero, qualcuno non sta facendo il suo lavoro. Se ha detto dove era diretta, senza documenti, avrebbero dovuto chiamarci. Non siamo nelle condizioni di avere gente che vaga per le Highlands così. Oggi è stata Misa ma.. potrebbe essere pericoloso. Non devo certo ricordarti che la ragione per cui siamo finiti a Tokyo all'inizio dell'anno è proprio perché non tutto il mondo vede i lycan di buon occhio. » Una storia quella che continuava a rimanere loro oscura. Che si trattasse di una faccenda privata o di qualcosa di più serio, poco importava. Era oggettivo il fatto che Inverness fosse in guerra e che molte nazioni non vedeva il nuovo stato di buon occhio. Persino tra i nostri alleati ci sono persone che ci sgozzerebbero. E quanto accaduto in Giappone ne era la prova vivente. Sospirò ricercando la sua mano stringendola con entrambe le proprie. Look.. I know you're trying your best and I won't fight again over Misa. It's Haru's birthday and I want us to be happy. For him.. and for us. If she needs a place to crush for a couple of nights, she can stay with us. Just - Raiden, please! - you still need to set boundaries. Non sentì il bisogno di aggiungere altro in merito; si fidava sufficientemente di Raiden da sapere che avrebbe quanto meno tentato di pensarci prima di fare qualcosa che l'avrebbe mortificata. Istintivamente alzò il pupazzo di fronte ai suoi occhi con la faccina sorridente. Let's go home. We have a hungry bunny to feed. Asserì quindi indicando Haru che, seppur stesse ancora dormendo, era evidente stesse per svegliarsi pronto a fare i capricci.

    Nei giorni a venire Mia aveva tentato di distrarsi con i preparativi per il compleanno del piccolo. Con la sua famiglia e quella di Raiden ormai a Inverness, aveva avuto ben poco tempo di pensare a Misa. Per lo più, erano sempre invitati a casa di qualcuno per cena, oppure era proprio casa loro a riempirsi di persone. Chi degli screzi tra Mia e Raiden rispetto a Misa ne sapeva abbastanza, evitava il più possibile l'argomento, ma non era del tutto facile ignorare la sua presenza. Per sdebitarsi la giapponese sembrava essersi trasformata in un vero e proprio elfo domestico dedicandosi alle faccende in casa e in giardino, senza mai lamentarsi di niente. Ogni qual volta Mia insistesse affinché Misa lasciasse perdere, la mora sembrava intenzionata a fare l'esatto contrario e anche quando sembrava evidente che stesse superando il limite, continuava a fare le stesse cose solo per Raiden. Ad esempio, quando Mia le aveva fatto notare che non c'era bisogno di preparare il pranzo da portare via, perché non mangiavano il riso tutti i giorni ed erano abituati diversamente, Misa aveva continuato a farlo per il migliore amico. La stessa cosa era accaduto col bucato e il riordino dei vestiti e degli oggetti in giro per la casa. Sembrava quasi lo stesse facendo apposta. Rispettava il punto di vista di Mia, ma non sembrava intenzionata a fermarsi finché non avesse avuto una diretta indicazione diversa da parte di Raiden. Per lo più tentava di starsene lontana dai piedi. La vedeva spesso disegnare o leggere in giardino; non voleva convincersi del fatto che la ragione fosse lei. Piuttosto, Mia, sperava che il motivo fosse il voler stare da sola e riflettere. Diversamente, se insinua che se ne sta per i cazzi suoi per non rompere i coglioni a me, giuro che la meno. Questa situazione mi ha stancata. Se fosse una persona per bene non farebbe i dispetti tutto il giorno e sopratutto si troverebbe qualcosa da fare per darci un po' di spazio. Al contrario, Misa, di spazio non dava loro affatto e se possibile restava quasi tutto il giorno in casa, a meno che non fosse qualcuno a portarla fuori. Così era accaduto fino al giorno del compleanno di Haru, quando tutti si erano radunati a casa di Mia e Raiden per festeggiare il piccolo. Una festicciola in giardino con tanto di barbecue e piatti tipici di entrambe le tradizioni a cui la loro famiglia apparteneva. Anche gli amici avevano portato qualcosa; Antonio si era destreggiato nell'insegnare a Hiroshi come cucinare una perfetta carbonara, che era stata servita a tutti come primo piatto assieme al riso e altre pietanze cucinate tanto da Gillian quanto da Hanna e nonna Yagami. Anche Misa aveva dato il suo contributo, nonostante non ce ne fosse affatto bisogno, pavoneggiandosi di aver cucinato il riso ai fagioli rossi assieme a nonna Yagami. « Che stronza nemmeno ha detto che stava andando a casa loro a cucinare. » Un commento che Mia aveva fatto in compagnia delle sue amiche che ovviamente non avevano visto di buon occhio tutto quel ricevere complimenti di Misa. Si comportava come se quella festa fosse merito suo; a capo chino portava in tavola pietanze e intratteneva silenziosamente i discorsi degli altri, intervenendo solo quando veniva direttamente interpellata. A concentrarsi su di lei però era solo Mia. Tutti gli altri erano troppo presi dal veder sgambettare Haru in compagnia della bimba di Jeff e Delilah. « Amore di nonna! Sta già camminando! Cresce così in fretta ed è così bellino. » « È tutto suo padre. È identico a Raiden da piccolo. Conquisterebbe tutti al nostro vecchio asilo. Ma lo farà comunque a Mahoutokoro. » Le faceva eco Misa, seduta al suo fianco, mentre Mia mangiava silenziosamente la sua porzione di carbonara portandosi i capelli biondo rame su una spalla. Quello era stato un cambio improvviso di quella mattina; in verità ci si era svegliata così, e ogni tentativo di ritorno al suo solito colore era stato inutile. Forse nel suo subconscio c'era molto la voglia di attirare l'attenzione su di sé, specialmente quella di Raiden, ma se così fosse, di certo, il modo in cui aveva affrontato quel cambio, quasi come se fosse la cosa più normale del mondo, non lasciava trapelare la voglia di non sentirsi al secondo posto. Ovviamente le parole di Misa non fecero altro che portarla a irrigidirsi, specialmente perché quelli non erano discorsi che avevano mai affrontato, non a caso, persino Gillian sollevò lo sguardo su Mia e Raiden con fare interrogativo portando la giovane Yagami ad arrossire. Non era contraria a nessuna scuola per Haru, ma il fatto che quel discorso fosse stato introdotto così non era in ogni caso il massimo.
    « Uuuuuh.. mi sembra un po' presto, non ti pare? Prima Haru dovrebbe smettere di ciucciarsi il pollice nel sonno. » Asserì Mia in direzione della giapponese con apparente cordialità. « Non è mai troppo presto, Mia. Noi in Giappone ci prepariamo all'ammissione molto prima. » « Beh è vero. Sono cose importanti. » La tensione sembrava tagliarsi con un coltello, tant'è che Mia lasciò lentamente la forchetta affianco al proprio piatto pronta a ribattere. E lo avrebbe fatto se solo Gabriel non fosse intervenuto, peggiorando se possibile la situazione ancora di più. « Beh c'è anche Ilvermorny. Noi abbiamo studiato tutti là - tranne Mia ovviamente. La nostra pecorella smarrita. » « Perché stiamo escludendo Hogwarts a prescindere? È a due passi da casa. » Da lì era cominciato un vero e proprio discorso senza fine sui pregi delle varie scuole che aveva coinvolto tanto la famiglia quanto parte degli amici. L'orgoglio di appartenenza aveva avuto la meglio su tutti. Non era stato un discorso ostile, né aveva reso la situazione imbarazzante, ma di certo aveva evidenziato tutte le diversità e il diverso sentire delle tante persone presenti attorno a quella grande tavolata. Alla fine Mia era talmente sfinita dal sentir difendere i programmi scolastici, i pregi e i difetti di ogni scuola, che avrebbe solo voluto sotterrarsi e fare finta che tutto ciò non era mai accaduto. « Facciamo così allora. Mia e Raiden ci danno almeno altri tre o quattro nipotini e poi li dividiamo. » A nonna Yagami non la inculi. Tutti infatti risero davanti a quella proposta e il discorso sembrò virare in altra direzione. « Non c'è da ridere. Se poi Haru cresce troppo ci sta troppa differenza. Non capisco cosa state aspettando. Raiden a nonna, tu vuoi proprio che me ne vado senza aver visto tutti i miei nipotini. » Quel discorso sembrò rabbuiare un po' Mia, tant'è che dal canto suo decise di non dire niente. « Non deve essere facile con tutti gli impegni e il lavoro però. È ammirevole. Immagino sia già difficile solo con Haru. In questi giorni l'ho visto. » Misa alzò lo sguardo con fare accondiscendente negli occhi di Raiden, mentre Mia dovette mordersi la lingua e ingoiare il rospo con un lungo sorso di vino. « Sciocchezze! Hanno tutto l'aiuto del mondo. Verrei a stare con loro se necessario. Ho già pulito il culetto di questi due mascalzoni. Figuriamoci se ho paura dei loro angioletti. Anche voi Eriko e Hiroshi dovete mettere la testa apposto. Gillian, tu sei fortunata. Hai cresciuto dei figli che stanno subito mettendo la testa apposto. Io invece ho questi nipoti con la testa tra le nuvole. » « A proposito di culetti da pulire, mi sa che qualcuno ha sganciato la bomba. Il festeggiato ha bisogno di un cambio. » Una scusa perfetta per defilarsi un po' da quei discorsi e togliersi Misa dai piedi. Quel giorno, d'altronde sembrava particolarmente agguerrita. E Mia dal canto suo non vedeva l'ora di non averci più niente a che fare. Mentre stava recuperando Haru, intenta a rientrare in casa, sentì forte e chiaro « Oh ma allora sta torta? Dobbiamo scartare i regali prima che scatti l'ora del pisolino. » « Raiden, dammi una mano a sparecchiare così la torta è pronta quando Haru torna. » Un po' intristita, Mia strinse il suo piccolo al proprio petto, dirigendosi verso il piano di sopra un po' meno gioiosa. Non mostrò grandi segni di fastidio finché tutti quanti, a fine giornata non avevano lasciato casa. Misa sarebbe anche rimasta a sparecchiare con loro se non fosse che Eriko aveva insistito affinché venisse con lei e Hiroshi al cinema quella sera. Forse la cognata aveva capito, oppure semplicemente si era stancata di sentirsi lamentele al lavoro su quanto Misa fosse fastidiosa perché non faceva altro che stare a casa di dedicarsi a fare la casalinga di Raiden. Così, i due sposi erano rimasti da soli. Messo Haru a dormire, restava da pulire solo tutta la casa. Un compito che in quel momento le sembrò quanto mai catartico. Lavorava gomito a gomito con Raiden, senza mostrarsi particolarmente infastidita dalla giornata. Era tuttavia particolarmente silenziosa, tant'è che più e più volte avrebbe voluto fermarsi e sbottare con il marito. Ad un certo punto, mentre buttava via gli ultimi resti di riso e fagioli rossi da uno dei piatti, tuttavia, sospirò chiudendo gli occhi, voltandosi verso Raiden. She has to go. I don't want her in my house. Asserì di colpo mordendosi l'interno del labbro inferiore. « Farò la persona civile perché non voglio essere accusata di essere una maleducata ancora una volta e perché non intendo far rimanere male nessun altro per colpa sua ma, qualunque cosa abbia in testa, non è una brava persona e io non la voglio più a casa nostra. » Pausa. You can't be a good husband and a good friend if that's the way she acts. Roteò la bacchetta richiamando a sé il pupazzo che lui le aveva regalato pochi giorni prima, ribaltandolo e allungandolo di fronte a lui sul tavolo in giardino. I'm not happy, Raiden. I'm not happy at all. Incrociò le braccia al petto osservandolo con un'espressione imbronciata. « Vuole prepararti i pranzi? Lavarti le mutande? Farti da colf personale? Va bene! Ma se ci prova un'altra volta a mettere zizzania tra le nostre famiglie e i nostri amici, vedrai per davvero quanto sono maleducata. » Pausa. « Meno male che ti avevo detto di metterle dei paletti. A quanto pare di tutto ha capito solo che non deve starmi tra i piedi. Tra un po' però decide anche quante volte al giorno deve cagare mio figlio. » Da non crederci guarda.



     
    .
  9.      
     
    .
    Avatar

    dauntless

    Group
    Ricercati
    Posts
    915
    Reputation
    +1,126

    Status
    Anonymes!

    « No. » Sorrise, nonostante non si sentisse del tutto sollevato. Era evidente che se pure Mia non si fosse sentita messa da parte in favore di Misa, qualcosa comunque non andava, e per quanto potessero avere idee diverse, a Raiden dispiaceva lo stesso vederla inquieta. I know my place. It doesn't mean everyone knows theirs, but that's a story for another day. Sospirò, cercando di evitare commenti sulla questione proprio per non buttare benzina sul fuoco. « Ho fatto comunque rapporto circa l'entrata di Misa a Inverness, se non altro perché se quello che dice è vero, qualcuno non sta facendo il suo lavoro. Se ha detto dove era diretta, senza documenti, avrebbero dovuto chiamarci. Non siamo nelle condizioni di avere gente che vaga per le Highlands così. Oggi è stata Misa ma.. potrebbe essere pericoloso. Non devo certo ricordarti che la ragione per cui siamo finiti a Tokyo all'inizio dell'anno è proprio perché non tutto il mondo vede i lycan di buon occhio. » A quelle parole, d'altro canto, si ritrovò ad annuire. Come Misa avesse fatto ad entrare era un mistero ancora insoluto. La giapponese non aveva dato veri e propri dettagli a riguardo e sebbene Raiden avesse le proprie ipotesi, era comunque bene investigare a fondo e capire chi fosse di guardia nel momento in cui aveva passato il confine. « Sì, su questo bisogna capirci qualcosa. Oggi non ho avuto tempo di fare domande, ma domani voglio vederci bene. Anche se onestamente la mia teoria è che l'abbiano fatta entrare dopo essersi semplicemente accertati che non avesse incantesimi di camuffamento e che la sua bacchetta fosse in regola. » Fece una pausa, stringendosi leggermente nelle spalle. « In fin dei conti la sua faccia è abbastanza nota da queste parti. Sai.. dopo ciò che è successo lo scorso anno. » Gli eventi che si erano verificati intorno ad Halloween e che l'avevano vista coinvolta avevano ovviamente destato l'attenzione di tutto il Corpo di Sicurezza interno ad Inverness. Molti ufficiali e reclute avevano partecipato in un modo o nell'altro, e altrettanti avevano parlato con lei e tutti gli altri coinvolti. Se dunque qualche guardia avesse scelto di farla entrare pur senza documenti, la cosa non lo avrebbe stupito. Certo, è comunque una violazione del protocollo e dobbiamo accertarci che non succeda di nuovo, ma sarebbe comprensibile a livello umano. Specialmente se si tratta di qualche recluta.. immagino che in molti non vogliano correre il rischio di essere proprio coloro che rifiutano l'ingresso alla cara amica del Capitano Yagami. Quella, quantomeno, era la spiegazione più plausibile a cui Raiden era giunto nel tempo decisamente risicato che aveva avuto per rifletterci. Look.. I know you're trying your best and I won't fight again over Misa. It's Haru's birthday and I want us to be happy. For him.. and for us. If she needs a place to crush for a couple of nights, she can stay with us. Just - Raiden, please! - you still need to set boundaries. Annuì deciso, stringendo la mano di Mia e portandosela alle labbra per posarvi un bacio sul dorso. « Grazie amore. Lo farò. » In cuor suo avrebbe voluto chiederle di sfruttare quell'occasione per dare a Misa una possibilità e conoscerla meglio, ma sapeva che facendolo non avrebbe ottenuto nulla se non un peggioramento della situazione - e un po', sotto sotto, sperava che sarebbe successo lo stesso, senza il suo intercedere, e proprio in virtù di quella convivenza. Let's go home. We have a hungry bunny to feed. Rise, stampandole dunque un bacio sulle labbra prima di avviarsi insieme a lei e al bimbo verso casa.

    I giorni a venire non erano stati catastrofici, ma di certo nemmeno semplici. Misa cercava il più possibile di non pestare i piedi a Mia, passando il resto del tempo a svolgere qualunque faccenda di casa possibile e immaginabile. Mia e Raiden erano piuttosto ordinati, ed essendo abituati a dividersi bene i compiti non lasciavano quasi mai che il da fare si accumulasse, ma il giapponese non poteva negare che l'efficienza di Misa fosse ad un altro livello. Da quando si erano trasferiti lì non aveva mai visto casa propria così pulita e ordinata, né tanto meno si era mai ritrovato nella posizione di non avere assolutamente nulla da fare una volta sveglio o di ritorno dal lavoro. Andava ad aprire la cesta dei panni sporchi per metterli a lavare? La lavatrice era già fatta e i panni già asciutti, stirati, piegati e riposti ordinatamente. Pulire la lettiera? Già fatto. Dar da mangiare agli animali? Anche. Ben presto pure quello era diventato un problema, perché era chiaro che Mia non gradisse, e Raiden in cuor suo si sentiva in colpa perché non voleva approfittarsi della gentilezza di Misa. Parlarci, tuttavia, non era servito a molto. Di fronte a quel tentativo, la giapponese aveva risposto chiedendogli di lasciarle fare quelle cose come se fosse un piacere che lui concedeva a lei. « Tenermi occupata mi aiuta a non rimuginare troppo. E poi.. non voglio sentirmi inutile, Raiden. Siete stati già fin troppo gentili ad ospitarmi. Non mi sentirei in pace all'idea di starmene con le mani in mano. So che la vostra vita è un sacco impegnata e che io ve la sto scombussolando ulteriormente. Per me queste sono cose da nulla, ma a voi possono fare la differenza.. e voglio farle, davvero. Permettimi di togliervi almeno qualche pensiero. » Di fronte a quelle parole, che erano giunte come preghiere, Raiden non se l'era sentita di tenere il pugno duro e alla fine le aveva semplicemente chiesto di non stressarsi troppo e non sentirsi in dovere di fare proprio tutto ciò che c'era da fare in casa. In seguito a quella discussione, Misa sembrava aver allentato un po' il ritmo, ma il risultato non era cambiato. Tuttavia non aveva avuto né le forze né il tempo di darci troppo peso, visto che in quei giorni al lavoro si era aggiunto anche l'arrivo dei vari parenti in occasione della festa per Haru. Una festa a cui Raiden teneva molto, non solo perché si trattava del primo compleanno del suo piccolo, ma anche perché era il primo vero evento che radunava sotto il tetto tutta la famiglia e gli amici di entrambe le parti della coppia. Per l'occasione erano arrivati anche i genitori di Hanna dalla Germania, che Raiden non vedeva da tanti anni e con cui si era tenuto in contatto solo tramite gufo. « Il biondo è per far colpo sul lato tedesco della famiglia? » aveva punzecchiato Mia, poco prima dell'arrivo degli invitati, nel vedere il cambio di colore dei suoi capelli. Era stata una sorpresa decisamente inaspettata: ormai era abituato alla metamorfomagia e sapeva come funzionasse con Mia, tanto che aveva imparato ad associare ogni colore ad un umore, ma il biondo non era mai venuto fuori. You're very pretty. Le disse dunque a voce più bassa, stampandole un bacio sulla guancia prima di allungarsi a prendere i piatti dalla credenza per portarli in veranda. Da lì tutto era sembrato procedere liscio: gli ospiti si erano subito amalgamati facilmente, e anche i piccoli momenti di imbarazzo causati dai più anziani (nel particolare l'annosa competizione tra le nonne di Raiden riguardo l'identità culturale dei nipoti) non avevano provocato troppo disturbo. « È tutto suo padre. È identico a Raiden da piccolo. Conquisterebbe tutti al nostro vecchio asilo. Ma lo farà comunque a Mahoutokoro. » Furono però quelle parole pronunciate da Misa a gettare più di tutte la mela della discordia. Nel sentirle pronunciare, istintivamente Raiden sgranò gli occhi, lanciando all'amica uno sguardo immediato. Del futuro scolastico di Haru, Raiden e Mia non avevano mai parlato, banalmente perché era ancora troppo presto e non sapevano come la loro vita sarebbe stata da lì ad almeno sette altri anni. Che fosse un argomento delicato, però, era evidente, e non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di dirlo. « Uuuuuh.. mi sembra un po' presto, non ti pare? Prima Haru dovrebbe smettere di ciucciarsi il pollice nel sonno. » « Non è mai troppo presto, Mia. Noi in Giappone ci prepariamo all'ammissione molto prima. » « Beh è vero. Sono cose importanti. » Sentendosi in imbarazzo e vedendo la situazione iniziare già a sfuggire di mano, Raiden tentò subito di mettersi in mezzo. « Sì beh, ma se ne parlerà a tempo debito. Per ora abbiamo già individuato un asilo perfetto qui ad Inverness e siamo sicuri che Haru si troverà benissimo. » Aveva cercato di pilotare l'argomento su qualcosa di più vicino a loro nel tempo, ma il suo tentativo cadde inesorabilmente nel vuoto, ignorato in favore di una discussione animate su quale scuola di magia fosse la migliore. Qualunque tentativo da parte di Raiden e Mia di cambiare discorso fu vano, e alla fine solo nonna Yagami, in pieno stile nonna Yagami, mise a tacere tutti. « Facciamo così allora. Mia e Raiden ci danno almeno altri tre o quattro nipotini e poi li dividiamo. » « Inattaccabile proprio. » riprese Raiden, alzando gli occhi al cielo pur con un piccolo sorriso sulle labbra. « Non c'è da ridere. Se poi Haru cresce troppo ci sta troppa differenza. Non capisco cosa state aspettando. Raiden a nonna, tu vuoi proprio che me ne vado senza aver visto tutti i miei nipotini. » Ecco, e adesso passiamo alla filippica sui nipotini. « Non deve essere facile con tutti gli impegni e il lavoro però. È ammirevole. Immagino sia già difficile solo con Haru. In questi giorni l'ho visto. » Ecco, grazie Misa, per piacere sottolinea a mia nonna che non stiamo tutto il giorno a prenderci il caffè e che abbiamo pure delle responsabilità. Infatti rivolse uno sguardo quasi di ringraziamento all'amica, che forse voleva farsi perdonare per l'uscita di prima e ciò che aveva generato. « Infatti non è facile. Haru è un amore e non dà mezzo problema, ma è comunque un bambino piccolo che ha bisogno di tante cure e attenzioni. E noi lavoriamo entrambi, quindi ecco.. il da fare non ci manca. » Volse lo sguardo a Mia, cercando supporto - forse anche approvazione - sull'argomento, ma lei aveva gli occhi altrove. « A proposito di culetti da pulire, mi sa che qualcuno ha sganciato la bomba. Il festeggiato ha bisogno di un cambio. » Sospirò, seguendo Mia con lo sguardo mentre si defilava insieme ad Haru. Non sapeva se fosse il caso di seguirla, visti i risultati che la medesima situazione aveva sortito in occasione di Capodanno, e dunque decise di rimanere al proprio posto, dandole modo di prendersi spazio dalla combriccola e da tutti quei discorsi. « Raiden, dammi una mano a sparecchiare così la torta è pronta quando Haru torna. » Riportato alla realtà dalle parole di Misa, il giovane annuì, alzandosi dal posto per cominciare a radunare quanto rimasto sulla tavola e far spazio per il dolce. Il resto del pomeriggio era andato piuttosto bene, e una volta messo a letto Haru, Raiden aveva suggerito a Mia che fosse il momento di annunciare il loro matrimonio. Così, radunati tutti e riempiti i bicchieri con un po' di spumante, il giovane Yagami aveva infine richiamato l'attenzione dei presenti con un tintinnio del coltello contro la propria flute. « In realtà il compleanno di Haru non è l'unica cosa che io e Mia volevamo festeggiare insieme a voi. » Nel dirlo, rivolse lo sguardo alla moglie, cingendole la vita con un braccio per farla un po' più vicina a sé. « È notizia fresca di qualche giorno fa, ma abbiamo pensato che avendovi già tutti qui per Haru, sarebbe stata una buona occasione per annunciarvi.. » Tuttavia non riuscì a completare la frase che nonna Yagami si portò una mano al petto con enfasi, scoppiando in un singhiozzo estasiato e lasciando subito il bicchiere sul tavolo per scattare in piedi. Uno slancio agile che per la sua età poteva quasi essere ritenuto miracoloso. « Oh santi dei sei incinta! Non ci credo. Fatevi abbracciare, amori di nonna. Non potevate rendermi più felice di così. » Pietrificato sul posto, con il sorriso completamente evaporato dalla faccia, Raiden si sentì gelare il sangue di fronte all'entusiasmo malriposto della nonna, che chiaramente aveva dato adito anche al resto dei presenti ad animarsi. Tanto che quando disse « No.. nonna, no. Non aspettiamo un bambino. » si sentì come il peggior criminale sulla faccia della Terra e, allo stesso tempo, sia immensamente stupido sia completamente derubato di un momento che nella sua testa aveva immaginato diverso. Di fronte al fitto silenzio che calò tra i presenti, dunque, Raiden si schiarì la gola. « In realtà abbiamo deciso di sposarci. » Improvvisamente quelle parole gli sembrarono stupide e banali, così come stupida gli sembrò l'idea di annunciarlo in quella maniera e in quell'occasione. « Ma non siete già sposati? » chiese dunque l'anziana, passando lo sguardo confuso e imbarazzato da uno all'altra. « Sì.. beh, ma dato che non abbiamo avuto una festa vera e propria con tutti voi abbiamo pensato che sarebbe bello fare le cose per bene. Sì, insomma, ci teniamo a celebrare la nostra famiglia, ecco. » A quel punto fu Misa a spigare in piedi, sollevando il proprio calice. « Ed è un'idea adorabile. Sono così felice per voi e non vedo l'ora. » Mise anche un braccio intorno alle spalle di nonna Yagami, stringendola appena. « È una notizia bellissima, vero? Sarà la festa più bella di tutte e potrà far vedere tutte le foto a quella vipera della signora Miura. » Il pensiero sembrò rallegrare l'anziana e distoglierla dalla delusione del mancato nipotino, lasciando così che il clima si distendesse in un brindisi impreziosito dagli auguri di tutti. Nel tintinnio di bicchieri che si scontravano, lo sguardo di Misa si posò in quello di Raiden, con un sorriso accompagnato da un veloce occhiolino, a cui il giovane rispose con uno sguardo di muto ringraziamento.
    Tutto sommato, pur con alti e bassi, la festa si era conclusa bene e con l'intervento di Eriko e Hiroshi, la giovane coppia si era trovata finalmente dopo giorni da sola in casa. Qualcosa che inizialmente Raiden aveva accolto con piacere ma che ben presto, a giudicare dalla sfera emotiva di Mia, gli fu chiaro non sarebbe stato esattamente come si aspettava. Mia, dal canto suo, sembrava tuttavia poco propensa a mostrarsi infastidita, e così Raiden aveva deciso di tenere la lingua a freno e comportarsi come se nulla fosse, certo che se lei avesse voluto dire qualcosa l'avrebbe fatto a breve. E infatti non ci volle molto prima che il tono categorico di Mia emergesse dal silenzio. She has to go. I don't want her in my house. Le parole della bionda furono forse più dure di quanto si aspettasse, ma nonostante ciò il giapponese si sforzò di rimanere pacato, concentrandosi sul riporre gli avanzi di cibo nei contenitori da frigo. « Possiamo parlare con Eriko e vedere se è disposta ad ospitarla. » Perché a quel punto, vista la categoricità con cui Mia si era espressa, dubitava che far rimanere Misa da loro sarebbe stato opportuno. Questo non significava che lui fosse d'accordo o non avesse da ridire, ma almeno per il momento voleva fare il possibile per evitare di entrare in conflitto con la moglie. « Farò la persona civile perché non voglio essere accusata di essere una maleducata ancora una volta e perché non intendo far rimanere male nessun altro per colpa sua ma, qualunque cosa abbia in testa, non è una brava persona e io non la voglio più a casa nostra. » Quelle parole, tuttavia, lo portarono a stringere la mascella. Si arrestò, chiudendo gli occhi per un istante e prendendo un respiro profondo nel tentativo di rimanere il più calmo possibile. You can't be a good husband and a good friend if that's the way she acts. « Ti ho già detto che me la vedrò con Eriko. La questione è chiusa. Non c'è bisogno di insultarla gratuitamente. » « Vuole prepararti i pranzi? Lavarti le mutande? Farti da colf personale? Va bene! Ma se ci prova un'altra volta a mettere zizzania tra le nostre famiglie e i nostri amici, vedrai per davvero quanto sono maleducata. Meno male che ti avevo detto di metterle dei paletti. A quanto pare di tutto ha capito solo che non deve starmi tra i piedi. Tra un po' però decide anche quante volte al giorno deve cagare mio figlio. » A quel punto il giapponese lasciò cadere il mestolo sul piatto con un sonoro sbattimento, voltandosi in direzione di Mia visibilmente alterato. « Perché deve essere così? Perché devi sempre vederci il marcio in qualunque cosa faccia e dica? Ha dato per scontato che Haru andrà a Mahoutokoro, è vero, non avrebbe dovuto. È stata troppo leggera. Ma perché vedi solo quello e non il fatto che per tutto il resto del pomeriggio abbia provato a rimediare? » Allargò le braccia, interrogandola con lo sguardo prima di farle ricadere esterrefatto lungo i fianchi. « È arrivata a casa nostra chiedendo aiuto perché ha paura di suo marito e piuttosto che provare un briciolo di fottuta empatia, la prima cosa a cui hai pensato è stata storcere il naso su come sia entrata nel paese. Cazzo, io ringrazio il cielo che abbia avuto la fortuna di trovare una persona sufficientemente superficiale da lasciarla entrare! » Ma evidentemente tu avresti preferito che la storia fosse andata in maniera diversa, sbaglio? Mosse alcuni passi nella sua direzione, fermandosi a poca distanza da lei e sollevando un indice nello spazio che li divideva. « Sono stato paziente. Stavolta non puoi venirmi a dire che non ho tenuto in considerazione i tuoi sentimenti perché l'ho fatto. Ti sono venuto incontro e ho cercato di mettermi nei tuoi panni. Ho acconsentito a trovarle un'altra sistemazione perché rispetto ciò che provi e non voglio che si creino situazioni spiacevoli. Però Misa non ti ha fatto assolutamente nulla, e non accetto che tu la definisca una cattiva persona. » Anche perché ci vuole una bella faccia tosta, dopo che ha fatto letteralmente di tutto per darci una mano dentro casa e non far pesare la sua presenza. « Questo è il mio, di paletto. » disse quindi, altrettanto categorico, prima di voltarsi per raggiungere nuovamente il bancone. Chiuse con uno schiocco secco il contenitore degli avanzi e lo ripose in frigo, facendo poi verso la porta senza nemmeno voltarsi. « Porto fuori Kei. »

    Quella mattina il rumore della sveglia sembrava non averlo nemmeno raggiunto, come se nemmeno fosse suonata. Tanto che quando aprì gli occhi nella stanza più illuminata del solito, un breve mugolio irritato risalì dal suo petto nel rendersi conto che il sole fosse ormai già sorto da un bel po' e Mia doveva essersi già alzata. Normalmente sarebbe schizzato in piedi alla velocità della luce, cercando di recuperare quanto più tempo perso possibile, ma non appena si tirò su a sedere un forte giramento di testa lo costrinse a rimanere immobile per qualche istante. Lo sapevo io che quel bicchiere di whiskey prima di dormire lo avrei scontato. Tuttavia, pur con fatica, alla fine riuscì lentamente a mettersi in piedi, rabbrividendo sotto la felpa mentre si faceva lentamente largo verso il piano inferiore, da cui proveniva già il buon profumo della colazione. « Buongiorno. » proferì in direzione di Misa, con voce stranamente roca. « Buongiorno? Sembri uno straccio. Ti senti bene? » Annuì brevemente, senza dire molto. « Mi puoi passare la fiala col tappo giallo sul secondo scaffale? » Detto fatto, Misa gliela porse e Raiden ne buttò giù il contenuto in un fiato, sperando che la pozione attutisse il mal di testa. « Mia dov'è? » « È uscita, ma ha detto che sarebbe tornata prima di andare al lavoro. » Annuì e basta, avvicinandosi alle labbra un cucchiaio di zuppa di miso che buttò giù a forza. Tutto ciò che si cacciò giù per la gola lo fece forzatamente, contro la volontà dello stomaco e del vertiginoso senso di nausea che avvertiva. « Raiden sei sicuro di stare bene? Hai davvero una brutta cera. » Scosse il capo. « Ho solo mal di testa. Passerà. » Ma quando finì la colazione, alzandosi per cominciare a prepararsi, un giramento di testa per poco non lo fece cadere in terra e fu solo la velocità di Misa a riprenderlo in tempo. « Raiden non stai bene, non credo che dovresti andare al lavoro conciato così. » A quell'ipotesi, il giapponese scosse il capo ancor più energicamente. « No, ce la faccio. Sto bene, davvero. » « A me non sembra proprio. » E infatti, subito dopo quelle parole, un iniziale conato vuoto diede subito a Misa l'allarme di ciò che stava per accadere. Arrivati al bagno del piano terra giusto in tempo, Raiden si buttò in ginocchio di fronte alla tazza, affondandovi la testa per rigettarvi all'interno tutta la colazione e probabilmente anche la cena della sera prima, mentre Misa gli reggeva la fronte imperlata di sudore freddo, incoraggiandolo tra parole e carezze gentili a buttare fuori tutto. Tra un conato e l'altro, Raiden continuava a sostenere di sentirsi sufficientemente bene da poter andare al lavoro, ma a quel punto le sue parole suonavano più come deliri e vaneggiamenti che altro. Persino quando Misa era riuscita a convincerlo a tornare a letto, misurandogli la febbre per trovarsi di fronte a più di 39 gradi, persino allora Raiden aveva continuato a insistere riguardo la propria volontà di lavorare. « No Raiden, stai così proprio perché lavori troppo. Io me lo sentivo che sarebbe successo. Hai troppe responsabilità e quando torni a casa ne hai altrettante. Non va bene così. » La voce di Misa suonava più categorica, anche piccata, ma la testa di Raiden girava troppo per riuscire a cogliere simili sfumature. Rimase in silenzio per un po', forse convinto nella sua testa di aver protestato un altro po' prima di farfugliare un confuso « Voglio un abbraccino. » Altra pausa. « Di' a Mia che non vado al lavoro solo se lei non va al lavoro e rimane a farmi le coccole. » Un'altra pausa ancora. « No anzi non glielo dire. Non glielo voglio chiedere. Misa non dirle che l'ho chiesto. Le piace tanto.. » Aggrottò la fronte, a occhi chiusi, incerto su cosa volesse dire. « ..il lavoro. » Il suo.. il mio.. il nostro. Sì, le piace. Il lavoro è bello.



    Edited by thunderous - 5/9/2023, 02:26
     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    the devil inside;

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,486
    Reputation
    +1,228

    Status
    Anonymes!
    Le era piaciuta la festa di Haru, nonostante tutto. Era abituata alle situazioni famigliari, e in verità, quella giornata le aveva dato tanta gioia, non solo perché aveva ritrovato una dimensione che non aveva più modo di vivere alla stessa maniera di quando era piccola, ma anche e soprattutto perché suo figlio avrebbe vissuto un'infanzia molto simile alla propria. Le piaceva pensare il piccolo circondato da tutte quelle persone che gli volevano bene; amici e parenti che avrebbero fatto qualunque cosa per lui e che gli destinavano anche molte più attenzioni di quanto il bambino richiedesse. Di tutto ciò era orgogliosa; c'era però in quella dimensione qualcosa che l'aveva disturbata durante tutto il pomeriggio. Rivoleva la sua casa, la sua famiglia; voleva smettere di sentirsi come un'estranea a casa sua. E in un modo o nell'altro, Misa la faceva sentire proprio così. Come se quello non fosse il suo posto. Seppure fosse consapevole del fatto che lei in primis aveva chiesto a Raiden di tracciare una linea netta tra lei e la giapponese, tutto ciò che aveva ottenuto era se possibile una situazione ancor più tesa. Dal punto di vista della giovane Yagami, Misa si comportava come se Mia non esistesse, come se quella non fosse casa sua, come se in un modo o nell'altro lei fosse una specie di intrusa a casa propria. Quel sottofondo di cui si tingeva il suo atteggiamento, a Mia appariva quanto mai ostile. Forse era solo la sua percezione, ma a giudicare dal modo in cui Misa si era rivolta a lei già in precedenza, immaginava che la ragazza pensasse davvero che la presenza di Mia stava solo impendendo a Raiden di essere l'eroe in patria di cui tutti avevano bisogno. E Raiden? Cosa pensava pensava Raiden? Gliel'aveva chiesto cosa lui volesse? Ed io? Io glielo mai chiesto? Perché quei dubbi proprio in quel momento? Mia sapeva come vivevano, sapeva quanto bene stessero insieme e quanto facessero di tutto per rimanere insieme, rafforzare il loro rapporto e rimanere solidi. Era un impegno di ogni giorno, di ogni momento della loro esistenza. Eppure, la giapponese sapeva essere puntualmente un elemento di disturbo. Forse perché non importava cosa stesse succedendo, o quanto poco opportuna Misa potesse essere - Raiden prendeva sempre e comunque le sue parti. « Perché deve essere così? Perché devi sempre vederci il marcio in qualunque cosa faccia e dica? Ha dato per scontato che Haru andrà a Mahoutokoro, è vero, non avrebbe dovuto. È stata troppo leggera. Ma perché vedi solo quello e non il fatto che per tutto il resto del pomeriggio abbia provato a rimediare? » Mia abbassò istintivamente lo sguardo sul pupazzo; un elemento quello che aveva pensato avrebbe alleggerito almeno un po' la situazione. Non accadeva mai. Quando si trattava di Misa, non importava cosa Mia dicesse o facesse. Il giovane Yagami andava su tutte le furie. « È arrivata a casa nostra chiedendo aiuto perché ha paura di suo marito e piuttosto che provare un briciolo di fottuta empatia, la prima cosa a cui hai pensato è stata storcere il naso su come sia entrata nel paese. Cazzo, io ringrazio il cielo che abbia avuto la fortuna di trovare una persona sufficientemente superficiale da lasciarla entrare! » « Si beh immagino che se a entrare nel paese fosse stato un Signor Nessuno saresti stato altrettanto indulgente. Proprio tu! » Tu che sul lavoro sei la persona più cauta e precisa che conosca. Ma se lo sono io, se faccio notare che questa cosa non va bene, e che in qualunque modo sia entrata rappresenta una breccia nella nostra sicurezza, allora sono una stronza. Scosse la testa osservandolo con uno sguardo colmo di disapprovazione nei confronti di quella confessione. « Se nel paese fosse entrato qualcun altro pronto a sgozzare chissà chi dicendo sono l'amichetto del Capitano Yagami, fatemi entrare, avresti sicuramente ringraziato il cielo. » Alzò gli occhi al cielo, sbuffando una risata ironica. Sei incredibile. Incredibile, neanche ti accorgi di quanto sia assurda la tua posizione in questo momento. « Sono stato paziente. Stavolta non puoi venirmi a dire che non ho tenuto in considerazione i tuoi sentimenti perché l'ho fatto. Ti sono venuto incontro e ho cercato di mettermi nei tuoi panni. Ho acconsentito a trovarle un'altra sistemazione perché rispetto ciò che provi e non voglio che si creino situazioni spiacevoli. Però Misa non ti ha fatto assolutamente nulla, e non accetto che tu la definisca una cattiva persona. Questo è il mio, di paletto. » Mai soffiò pesantemente osservandolo con un'espressione contrariata. « Lo vedi? Fai sempre così! Non posso mai dire niente. » Ma nonostante tutto il suo disappunto e le evidenti proteste, Raiden chiuse la discussione lasciando temporaneamente l'abitazione. « Porto fuori Kei. » E così il discorso era stato definitivamente chiuso. Non ne avevano più parlato e alla fine, un po' stanchi dalla giornata e un po' intenzionati a dormirci sopra, Mia e Raiden erano andati a dormire, senza tornare ulteriormente sull'argomento.

    Dormire era un parolone. Se inizialmente Mia aveva preso sonno poco e niente per via dei pensieri, ad un certo punto era diventato impossibile dormire a causa del continuo farfugliare di Raiden. Verso mattina il ragazzo aveva cominciato a parlare nel sonno tanto da far spaventare un po' Mia. Non aveva tentato di svegliarlo per paura che potesse avere gli incubi. Solo quando aveva cominciato a tremare, Mia si era un po' spaventata. Cosa dicesse era spesso incomprensibile, ma a volte alcune cose si capivano eccome. Nel sonno, Raiden sembrava essere stato scaraventato in ogni situazione passata possibile, al punto da portare Mia a provare un senso di pesantezza alla bocca dello stomaco. Le era bastato passare una mano sulla sua fronte per rendersi conto del fatto che scottava. « Shhhh, amore, sono qui. Andrà tutto bene. Sei a casa. » Si era quindi messa in contatto con uno dei guaritori di Inverness, constatando ben presto che con molta probabilità Raiden si era solo preso una brutta influenza. Le aveva quindi chiesto di passare a ritirare una pozione che avrebbe calmato la febbre e aiutato a rimettersi in piedi più velocemente, raccomandandosi di lasciarlo riposare almeno per un paio di giorni. Non c'era molto altro da fare e d'altronde, tra i lycan che avevano un sistema immunitario miracoloso, era solo questione di tempo prima che tornassero sui propri piedi. « Ti consiglio però di fare attenzione con Haru. Per i bambini queste cose sono molto pericolose. » E così aveva fatto. Dopo aver infagottato Raiden per bene al letto, Mia aveva chiamato Eriko per chiederle di venire a stare per un'oretta da loro. Aveva quindi preparato velocemente una borsa con tutto l'occorrente per Haru e si era diretta a Inverness a casa della suocera dove aveva trovato anche sua madre per la colazione. « Quindi oggi è annullata. » Cavolo è vero. Gillian aveva invitato tutti a pranzo a casa sua così da passare più tempo con tutta la famiglia allargata di Raiden. « No va beh, secondo me se ti fa piacere forse è meglio se vi vedete. Almeno vi godete un po' Haru e boh, passate un po' di tempo insieme. Vedete voi. Come preferite. Sicuro io resto con Raiden. Non sta per niente bene. » Nonna Yagami che era già in pole position in cucina, aveva immediatamente intercettato Mia per darle una vecchia ricetta per l'influenza. « Fai così: un uovo, due cucchiai di miele e tre quarti di tazza di saké. Funziona solo se preparato con tanto amore. Vedrai che già domani starà molto meglio. » Mia aveva annuito un po' in pensiero. « Sua madre non voleva, ma io glielo preparavo pure quando era piccolo. Hai capito tu perché regge così bene l'alcol? L'ho forgiato da piccolo. » E ancora. « Mandamela però una letterina, mi raccomando, sennò sto in pensiero. Se solo fossi più giovane ci verrei io stessa. » Ma ovviamente qualunque tentativo della nonna Yagami di lasciare casa della nuora era stato vano. Persino il marito le aveva categoricamente proibito di andare dal nipote. D'altronde, quella era proprio la ragione per cui avevano allontanato anche Haru. « Mi metto subito a preparare una zuppa. Te la faccio portare dopo. E stai attenta, riguardati amore di nonna. » Dopo quelle rassicurazioni e dopo aver salutato il suo piccolo con tante raccomandazioni, promettendogli di venire a trovarlo presto e di passare a vederlo con il contatto almeno una volta ogni qualche ora, Mai si era diretta da lycan guaritore che aveva interpellato quella stessa mattina. Anche una volta non le sembrò particolarmente preoccupato. D'altronde, le istruzioni che aveva seguito diligentemente quella stessa mattina per accertarsi che si trattasse solo di un semplice influenza, sembravano non aver lasciato alcun dubbio riguardo la natura del malanno di Raiden. Era un ragazzo giovane e in salute, e probabilmente aveva solo bisogno di un po' di riposo. Lavorava molto, Raiden, e anche quando tornava a casa non si sottraeva dal fare la propria parte in casa, dedicandosi tanto al piccolo quando al resto dello zoo con cui vivevano. [...] Tornata a casa non aveva potuto fare a meno di notare il buon odore di qualcosa di caldo appena cucinato. Eriko non era però una grande cuoca perciò la cosa le sembrò quanto mai strana. Venne immediatamente accolta da Kei impaziente di uscire, al quale rivolse un profondo sguardo di scuse, intimandolo a seguirla verso la porta del giardino, liberandolo affinché potesse fare i propri bisogni e godersi un po' di tempo fuori. Il cane però, aveva semplicemente fatto il minimo indispensabile prima di correre nuovamente dentro e su per le scale probabilmente dritto verso la camera da letto ai piedi del padre, dove lo aveva lasciato prima di andare via. « Mia.. sei tornata. » La bionda rimase leggermente sorpresa nel vedere Misa al posto della cognata. Non avrebbe dovuto stupirla. Seppur Misa avesse passato la notte fuori, aveva ancora tutte le sue cose lì. « Eriko aveva un'emergenza al lavoro ma ha detto che sarebbe tornata dopo. Siccome avevo promesso a Raiden di tornare a colazione, mi sono offerta di venire io e sostituirla. » In quel momento non volle protestare. In fondo era corsa a casa loro ed era rimasta con il giapponese in sua assenza. « Grazie. » Disse solo mentre si liberava della felpa, dirigendosi verso la cucina. « Ha mangiato qualcosa? » Misa abbassò lo sguardo scossa. « Non riesce a tenere niente nello stomaco ed è bollente. Temo che la stanchezza l'ha proprio devastato. Sta molto male. Ora si è addormentato. » Mia annuì, mettendo velocemente in frigo il cibo che Hanna le aveva dato per il pranzo, poi salì al piano di sopra per controllare la situazione dando qualche tenera carezza sulla testa di un Raiden addormentato, posando un bacio anche sulla testolina di Kei. Solo dopo un po' scese nuovamente in cucina mettendo su il bollitore per il te e una pentola per preparare un brodino. Senza fare troppo caso a Misa cominciò quindi a tirar fuori dal frigo un po' di verdura che mise a lavare con un colpo di bacchetta nel lavandino, prima di dedicarsi alla colazione dei gatti che attendevano ormai affamati la loro porzione di croccantini. Entrambi si sentirono correre dalle scale ma non altrettanto poteva dirsi di Kei, che per quanto Mia tentasse di chiamare, non sembrava intenzionato ad abbandonare il padrone. Verrà quando ha fame, si disse solo prima di scegliere una miscela di camomilla, tiglio e biancospino da aggiungere nella teiera. Si sentiva lo sguardo di Misa sulla nuca, ma nonostante ciò decise di ignorarlo. « Vado a far partire la lavatrice allora. I vestiti di ieri vanno lavati ad alta temperatura il prima possibile. »A quel punto, un po' snervata, Mia si voltò in direzione della giapponese posando il coltello che aveva in mano sul piano di lavoro. « Non c'è bisogno Misa. Ci penso io. » Per un istante Misa rimase impassibile; poi abbassò lo sguardo compiendo qualche passo in direzione del bancone. « Mia, per favore, lascia che ti aiuti. È il minimo che possa fare. Lo so che è difficile anche per te con Raiden a letto. Si vede che non sei abituata. Ma io posso aiutarti se solo me lo permetti. » « Non ha mai avuto una tacca di febbre da quando lo conosco. » Asserì impensierita mentre iniziava a tagliare le varie verdure da mettere sul fuoco. « Lavora tanto. Questi giorni non è stato fermo un attimo. » Mia annuì, non rendendosi conto inizialmente dello sguardo rimproverante che Misa le stava rivolgendo. Solo quando alzò lo sguardo dal piano di lavoro si rese conto che la giapponese la stava fissando con insistenza. Voleva dirle qualcosa? A giudicare dal modo in cui si stava sfregando le mani, scostando uno delle sedie per sedersi al bancone di fronte a lei, Misa aveva qualcosa da dire eccome. Gettate quindi le verdure nella pentola, Mia si appoggiò al piano di lavoro in attesa. « Mia, possiamo parlare? » Non disse niente. Sospirò solo facendole cenno con la mano di proseguire. Era evidente che si trattenesse da diversi giorni. « Questa vita non fa per Raiden. » Sbottò di colpo con occhi lucidi. « Ti prego, ti prego dal profondo del mio cuore, lascialo andare. Vi state facendo del male a vicenda. Lui non può continuare così. In questi giorni l'ho visto così desideroso di lasciar andare qualche responsabilità.. ed io gli ho dato una mano ben volentieri. Ma è evidente che il modo in cui state vivendo non va bene per nessuno dei due. » Mia era inorridita. Completamente priva di parole. « Lui è abituato ad altro. E non ti biasimo. È giusto che tu voglia altro - io ti ammiro. Ti ammiro tantissimo perché vuoi lavorare e fai tante cose. Sei una ragazza così brillante e anche tu hai le tue responsabilità. » La mora scosse la testa, mentre Mia dal canto suo rimase congelata sul posto. « Ma Raiden non può continuare così. Non sai con che occhi accettava il pranzo che gli preparavo e mi ringraziava per le poche cose che facevo in giro per casa. L'ho visto proprio sollevato. È veramente stanco, Mia. Sta così perché è molto stanco. E lui non te lo dirà mai. Non ti chiederà mai di lasciare il lavoro e occuparti della casa. Ma è così che siamo abituati noi. E lui è pur sempre un uomo giapponese. » Probabilmente la mente di Mia si era svuotata. Negli occhi di lei non c'era alcuna emozione. Nulla. « Questa non è casa sua, Mia. » Per un po' Mia non disse niente. Seppur tentasse di mantenere la calma, la verità era che tutto ciò che avrebbe voluto era prendere a calci Misa, farle male allo stesso modo in cui lei ne stava facendo a Mia. Le loro differenze non le erano mai state indifferenti; entrambi avevano avuto non poche difficoltà nel capirsi e trovare una propria dimensione. Ma Mia e Raiden funzionavano. Funzionavano davvero. « Me lo hai già detto. » Asserì di colpo con un filo di voce. Si glielo aveva già detto; con parole diverse, le aveva già detto che il posto di Raiden era in Giappone. « Io non ti biasimo, davvero. È che.. avete due modi di vedere le cose completamente differenti. E questo è quello che succede. Raiden poi, farebbe qualunque cosa per tenere tutto in piedi senza lamentarsene. È sempre stato così.. sempre. Sin dai tempi del lockdown. » La mora deglutì dilaniata da quei ricordi, mentre Mia dal canto suo, avrebbe solo voluto gettare Misa dritta nella loggia. Cosa ne sai tu di me e Raiden? « Credo tu debba andare, Misa. » « Come prego? » « Chi cazzo pensi di essere di preciso eh? Venire a casa mia a mettere bocca su come io e mio marito viviamo la nostra vita. Consigliarmi di fare cosa di preciso? Lasciare un bambino senza un padre o senza una madre solo perché - TU Misa - non riesci a farti i cazzi tuoi? » « VI STATE ROVINANDO LA VITA! Te ne accorgerai.. vedrai.. finirete per odiarvi. Lui finirà per odiarti, Mia, perché tu non fai abbastanza! Tu non sei abbastanza. Non sei quello di cui Raiden ha bisogno, ma quando lo capirai sarà troppo tardi. » E chi lo sarebbe? La voglia strangolarla seduta stante era fortissima. Fu una presenza altra a frenarla. Le dita di Eriko in proiezione strette attorno al suo polso la portarono a volgere lo sguardo alla propria sinistra. Da quanto tempo le stava ascoltando? A giudicare dallo sguardo della ragazza aveva sentito a sufficienza da sapere che Misa aveva passato il segno. « Dille che Hiroshi la sta venendo a prendere. Resterà con noi finché non capiamo cosa fare. » Con occhi lucidi, Mia annuì, cercando di non lasciar trapelare troppo quanto quelle parole le avevano fatto male. Una parte di sè sentiva quelle frasi come potenzialmente veritiere, eppure, una parte di sé non voleva pensarci. « Hiroshi verrà a prenderti a breve. » E quindi, detto ciò salì di sopra per controllare se Raiden stesse ancora dormendo, controllando che stesse comodo e caldo. Lo svegliò solo brevemente per aiutarlo a prendere la sua medicina, per poi intimarlo a rimettersi a dormire. Doveva essere davvero stanco perché crollò nuovamente non appena Mia lo assicurò che non sarebbe andata da nessuna parte.

    Rimase sveglia e vigile al suo fianco per diverso tempo, accarezzandogli la fronte calda di tanto in tanto e assicurandosi che il suo respiro fosse regolare. In quella posizione, imbacuccato sotto le coperte, con un panno fresco sulla fronte, Raiden appariva un bimbo sperduto. Non parlò più, e semmai, sembrò crollare in un sonno profondo, privo di sogni. Durante tutto quel tempo Mia non aveva fatto altro che guardarlo, assicurandosi che stesse comodo. Di tanto in tanto gli lasciava tenere carezze sulla guancia e gli sussurrava dolci parole di incoraggiamento. Si era assentata solo per poco, per assicurarsi che Kei avrebbe mangiato e per mettere su le famose lavatrici che non aveva permesso di fare a Misa. Poi, verso l'ora di pranzo, le palpebre di lui avevano cominciato a muoversi. Forse iniziava ad avere fame. D'altronde, se come diceva Misa, aveva vomitato tutta la colazione, ormai il suo stomaco doveva iniziare a sentire il bisogno di qualcosa. « Ehi! » Disse in un sussurro rivolgendogli un leggero sorriso di incoraggiamento. « Hai fame? Ho fatto il brodino col miso come piace a te. Ho chiesto conferma a Hiroshi per la ricetta e quando è passato ha detto che è venuta bene. » A detta di Hiroshi, Mia aveva fatto bene, ma non sapeva se la sua fosse gentilezza oppure il vero. Assaggiandola, il sapore le era sembrato buono, ma a dirla tutta, Mia si sentiva sempre un po' incerta rispetto a quelle cose, specialmente perché a Raiden, la zuppa di miso piaceva davvero tanto. « Te ne porto un po' va bene? Il guaritore ha detto che devi mangiare qualcosa quando prendi la medicina. » Così gli aveva stampato un bacio leggero sulla fronte, saltando giù dal letto per correre in cucina evitando il passaggio di Mochi lungo il corridoio. Riscaldò velocemente la pentola, per poi versare porzione abbondante in una ciotola che posò su un vassoio. Sbucciò anche una banana e un'arancia, che tagliò su un piattino, per poi dirigersi al piano di sopra attenta a non versare niente. Una volta nella stanza posò il vassoio sul proprio comodino accanto al letto aiutandolo a tirarsi su e sistemarsi i cuscini dietro la schiena. « Non ti azzardare a fare proprio niente. Sei obbligato a riposare almeno per un paio di giorni, altrimenti non ti riprendi. Non lo dico io, lo dice il medico. » Sospirò saltando sul letto per poi prendere la ciotola di zuppa dal vassoio portando il cucchiaio alle sue labbra con grandi occhi speranzosi. « Ti do solo il brodino se il resto non lo vuoi o non ti piace, va bene? Ci sta anche il riso se hai ancora fame dopo. » Schiuse le labbra come a invitarlo a lasciarsi imboccare per poi lasciarlo assaggiare la sua opera. « Com'è? » Chiese quindi quasi trattenendo il respiro. Che non avesse un saporaccio, Mia lo sapeva già, ma non era certa se fosse ciò che Raiden si aspettava. Continuò ad aiutarlo una cucchiaiata alla volta, stando al suo passo finché la scodella non venne svuotata. A quel punto mise la ciotola da parte accarezzando con gentilezza la fronte. Era ancora molto caldo. Accidenti se bruci. « Vieni qua. » Disse solo allungando le braccia mentre si spostava ad accoglierlo tra le proprie braccia posando teneri baci tra i suoi capelli umidicci. « Sei proprio scemo. Dovevi dirmelo che stavi male ieri sera. » Si sentiva in colpa. Raiden doveva sentirsi già un po' sottotono, e lei aveva deciso di rovinargli ulteriormente l'umore con quel discorso odioso. Lo strinse un po' di più posandogli un leggero bacio sulla fronte. « Scusa se ti tratto male. » Asserì di colpo un po' pensierosa. « E scusa.. scusa se fai troppe cose per me.. » Deglutì appena posando la guancia sui capelli di lui. « Mi prometti che questi giorni mi lasci fare? Devi solo riposare, ok? Ho portato Haru dalle nonne, e il resto è sistemato. Al lavoro sanno che non ci siamo, quindi devi solo pensare a guarire, ok? » Ricercò il suo sguardo posando un leggero bacio sulla punta del suo naso. Il contatto le dava una chiara idea di quanto fosse sfinito. Seppur fisicamente lei stesse bene, ne avvertiva a propria volta gli effetti. « Se hai bisogno di qualcosa, me la chiedi ok? Qualunque cosa - non m'interessa se non ti va di farlo. Tanto non vado da nessuna parte. » Alzò quindi il dito di fronte al suo viso. « Guarda che mi arrabbio e non ti parlo più se fai di testa tua. » E così dicendo gli rimboccò nuovamente le coperte mostrandogli un grande sorriso. « Se vuoi dormire ancora resto io di guardia a scacciare i cattivi. Da qui dentro.. » Dice quindi picchettando la sua fronte. « ..e da lì fuori. »



     
    .
9 replies since 26/7/2023, 21:27   219 views
  Share  
.