broken things have such a sad beauty;

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    1,256
    Reputation
    +491
    Location
    Wonderland

    Status
    Waiting!
    Contrariamente a ciò che si poteva pensare, Fitzwilliam era tutto fuorché un animale sociale. Londra, poi, non era più da tempo il terreno fertile che amava frequentare alla disperata ricerca di ispirazione. Ispirazione per cosa, poi? Ogni valvola creativa del giovane Gauthier si era via via prosciugata sotto una pesante coltre di preoccupazioni e problemi. Seppur frequentasse ancora il Boheme, per lo più la sua presenza era superflua; si aggirava per quegli spazi le cui pareti grondavano di creatività e sovversione come un soprammobile la cui utilità era incerta. Faceva fatica a dormire e il più delle volte, anche quando riusciva a prendere sonno il suo riposo era talmente scostante da renderlo scorbutico e a dir poco intrattabile. Le poche persone con cui riusciva a rapportarsi erano paradossalmente i ragazzi del Quartier Generale. Grimmauld Place, appariva per Fitzwilliam, così fuori posto e privo di energie, una boccata d'aria fresca, ma anche lì si sentiva pressoché inutile e a dir poco superfluo. Certo, la sua capacità di aggirarsi indisturbato per le strade di Londra, lo rendeva un soggetto strategico per la piccola cella di Ribelli impiantata a Londra, ma per lo più il loro spazio di manovra era talmente ridotto da risultare irrilevante. Viveva un vago e indefinito presente, sgomentato dalla mancanza di stimoli e dilaniato dalla preoccupazione per il suo futuro, schiacciato dal peso di responsabilità che non voleva e dilaniato dalla inevitabile depressione che si faceva spazio nella sua mente come un fungo. Chi lo conosceva nel circolo degli artisti squattrinati che frequentava, diceva fosse semplicemente annoiato, c'era chi invece giurata di avere la verità in tasca ipotizzando che avesse solo un blocco. La verità era che Fitz era semplicemente frustrato. Voleva essere altrove, vivere una vita diversa, tornare a quella condizione di perenne contemplazione di un modo che faceva caso a lui si e no. Ora è tutto diverso. È tutto più complicato. Gli mancavano i suoi amici, sua sorella; non si era mai accorto di quanto si sentisse un pesce fuor d'acqua tra quelle fitte costruzioni vittoriane finché non gli era stato negato il rientro a Hogsmeade. Sì; la Scozia gli mancava. Gli mancavano le serate con gli amici, il suo piccolo attico disordinato, i tramonti sul lago nero. Gli mancava la vitalità di quel posto piccolo, così provinciale, e che pure, aveva imparato a definire casa. « Mi dispiace disturbarla a tarda ora, ma si tratta di un'emergenza. » Di tutti i posti in cui si sarebbe aspettato di trovarsi quel tardo pomeriggio, Olivander era di certo l'ultimo sulla lista. Purtroppo non aveva potuto fare a meno. Quel pomeriggio, il giovane Gauthier aveva tentato inutilmente di rimettere alla prova la sua creatività tentando di dipingere a memoria il paesaggio fuori dalla sua camera da letto a Hogsmeade. Il paesaggio gli era apparso prima ancora di finirlo così vuoto e insignificante, che in un raptus di frustrazione aveva fatto un volo di qualche metro assieme a tutti i materiali per dipingere. Non ci aveva neanche fatto caso al fatto che la sua bacchetta fosse finita in mezzo a quel trambusto. Solo quando infine il suo anime irrequieto si era vagamente assopito, realizzò di aver scheggiato e irrimediabilmente danneggiato la sua bacchetta in legno di melo. Un emergenza lo era per davvero. Come molti maghi, la vita di Fitz dipendendeva in gran parte dalla magia, e se c'era una cosa che ben sapeva era proprio che una bacchetta danneggiata non poteva essere utilizzata prima di essere riparata o sostituita. « Effettivamente ha visto giorni migliori. Ah! Credo di ricordarmela questa, giovanotto. L'hai presa da noi vero? » Fitz annuì. Il vecchio Olivander in persona gliel'aveva venduta. « Sì, è proprio mia; ne riconosco la levigatura. Una tecnica che non utilizzo da un bel po'. Ha qualche anno vero? Si, ha proprio diversi anni. Questa qualità di melo era squisita. Non me ne capitano da anni. » « La ho dal primo anno in effetti. Non mi ha mai dato problemi. » Sono già passati dodici anni. Incredibile. « Certo che non ti ha dato problemi. È stata lei a scegliere te. E comunque noi costruiamo bacchette per la vita, ricordatelo - se trattate bene. » Non gli sfuggì l'occhiata che gli gettò, ma nonostante questo il moro decise di ignorare concentrandosi sul problema. « Pensa si possa riparare? Ne sono molto affezionato. Mi dispiacerebbe dover cambiare. » « Non si direbbe. » Ma che gentile. D'altronde, considerando il caratterino del nipote quando si trattava delle sue creazioni, non stentava a credere che il più anziano della famiglia avesse un atteggiamento molto simile. « Dovrai comunque pazientare almeno fino a domani. La mia vista non è più quella di una volta. Di questo tipo di valutazioni se ne occupa mio nipote. » Non ci voleva. Accettò comunque il verdetto annuendo appena, mentre tamburellava le dita sul bancone. D'altronde poteva aspettarselo; il fatto che si fosse presentato all'ora di chiusura glielo aveva fatto un po' prospettare.
    Image
    E poi successe. Il rumore dei passi provenienti dal retrobottega, mentre l'anziano signore armeggiava ancora con la bacchetta soppesandone le condizioni, lo portò ad alzare lo sguardo e seguire quel rumore cadezanto. Pochi istanti bastarono affinché la chioma color miele del giovane Olivander comparisse da dietro gli alti scaffali portandolo a osservarne le fattezze con un'espressione apparentemente esanime. Greg non era affatto cambiato. Seppur in seguito all'occupazione i loro contatti fossero caduti nel completo silenzio stampa, il giovane bacchettaro appariva immutato. La solita presenza impeccabile si scagliava ora di fronte a lui, sotto lo sguardo pesante di un Fitz che non sembrò lasciar trasparire emozione alcuna. « Ah eccoti! Non volevo disturbarti. Questo giovanotto è arrivato poc'anzi. » L'anziano passò la bacchetta di Fitz al nipote per lasciargli campo libero nella valutazione. « Gli ho spiegato che abbiamo bisogno di un po' di tempo per valutare le condizioni della bacchetta. Se vuoi lasciarcela in custodia possiamo occuparcene in serata. Giusto? » L'anziano Olivander guardò al nipote come a cercare conferma. « Greg, puoi valutare se abbiamo qualcosa di simile da far provare a questo giovane per non lasciarlo sprovvisto di bacchetta? » Fitz continuava a osservarlo. Non sapeva cosa dirgli, né era certo che ci fosse qualcosa da dire. Greg aveva lasciato Hogsmeade senza guardarsi indietro e seppur Fitz non fosse un tipo da lealtà cieca, doveva ammettere che in quelle circostanze il comportamento del giovane Olivander diceva molto sulla sua persona. Forse in fondo ci era rimasto peggio sul piano personale, ma questo non lo avrebbe mai ammesso. « Posso farne a meno, non è un problema. Quando dovrei tornare? » « No no no, non se ne parla. Non esiste che un mago va via da qui dentro senza una bacchetta. Greg? » Qualche istante dopo l'anziano signore si diresse per chissà quale ragione nel retrobottega borbottando. Forse per cercare da sé una bacchetta sostitutiva, o forse per altra ragione. Fitz sospirò sollevando entrambe le sopracciglia con un'espressione rassegnata. « Vorrei solo sapere se è riparabile oppure se devo comprarne un'altra. » Disse solo rivolgendosi a Greg come se si trattasse solo di un'altro negoziante. « Non è un problema se è irrimediabile. » Falso. « Però preferirei tornare a casa con una risposta. » Pausa. « Se possibile. »


     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    er bacchetta


    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    961
    Reputation
    +269

    Status
    Anonymes!
    Aveva incasinato tutto e lo sapeva bene. Se lo ricordava ogni volta che vedeva il cellulare abbandonato in un angolo, se possibile ancora più inutile di quanto fosse mai stato in passato per un mago purosangue non abituato alla tecnologia come lui; ne aveva la certezza tutte le volte che vedeva come le cose filavano all'Emporio. Erano anni che il vecchio Garrick aveva lasciato la gestione del suo amatissimo negozio prima al figlio Gawen e poi, disperato dal rendimento di questo, al talentuoso nipote Greg. Quello stesso nipote che, nel pieno di una folle impresa idealista, aveva dato il consenso a partire per il Giappone per aiutare una causa che a conti fatti non gli apparteneva se non indirettamente. In Giappone ci era rimasto quando la situazione politica in madre patria si era fatta troppo calda, troppo scomoda. Aveva sempre aiutato i ribelli, Greg, ma dietro le quinte, sotto banco. Come un codardo. Essere fisicamente presente nel momento in cui Inverness aveva proclamato indipendenza avrebbe significato scegliere, prendere una posizione netta. Da un lato aveva la Città stato di Beatrice, quella cara amica per la quale era perfino diventato Custode Segreto. Ma dall'altra.. Greagoir non poteva scegliere. Dall'altra aveva la famiglia per cui avrebbe versato il sangue, aveva un'eredità fisica. L'Emporio. Uno stupido negozio che avrebbe potuto aprire in ogni parte del mondo, forse perfino a Inverness, ma non era lo stesso. Quel negozio a Diagon Alley, l'unica bottega degli Olivander, era un universo irripetibile, un miracolo che non sarebbe apparso in nessun altro spazio e tempo di questa o altre vite. Era un albero dalle radici antiche, che più volte era stato minacciato dai regimi del passato. In un modo o nell'altro, Greg aveva sempre saputo fare buon viso a cattivo gioco e preservare quella che non solo rappresentava la propria eredità e il proprio futuro, ma il passato e il presente. Il suo tutto. Nessun commerciante del quartiere poteva vantare un legame così simbiotico con la propria attività. Forse solo Madama McClan, da quanti secoli quella sarta sfornava vestiti per il mondo magico? Non importava. Beatrice aveva scelto e così aveva fatto Greagoir. Aveva scelto il proprio retaggio, il talento che gli scorreva nelle vene. Il proprio nome, che avrebbe continuato a far risuonare nelle pagine della storia della comunità magica come i suoi avi prima di lui: non sarebbe stato lui a spezzare ciò che generazioni di Olivander avevano costruito, non sarebbe stato la disgrazia della propria famiglia. Da codardo forse, codardo e solo. Ma immortale.

    « Ah eccoti! Non volevo disturbarti. Questo giovanotto è arrivato poc'anzi. » La presenza del vecchio Garrick era una delle conseguenze della permanenza prolungata in Giappone. Gawen, come aveva già dimostrato in passato, non era capace di prendere le redini del negozio e guidarlo completamente da solo, quindi il capofamiglia aveva deciso di sciogliere le riserve, rinunciare al pensionamento e tornare dietro il bancone. Era anziano, molto anziano, ma tutto sommato arzillo come forse non lo si vedeva da tanto tempo. Aveva passione per le bacchette e ritornare in Emporio l'aveva ringiovanito di qualche anno. Anche quando Greg era tornato dal suo viaggio mistico, il nonno non aveva voluto saperne di ritirarsi nuovamente. La decisione del vecchio aveva in qualche modo ferito il giovane artigiano: aveva percepito come se il nonno non si fidasse più di lui, come se temesse che potesse nuovamente abbandonare a sé stessa la loro preziosa creatura. L'hai fatto una volta, potresti rifarlo ancora. O forse era il senso di colpa a parlare, non c'era da escluderlo. Grande spazio nel lavoro era destinato a Greg, complice il fatto che ormai le vecchie mani artritiche di Garrick non funzionavano più come una volta, ma la sua presenza era costante. A tratti ingombrante. Stava distrattamente scendendo nel magazzino del seminterrato quando il nonno lo intercettò nel punto del corridoio che apre alla bottega; stava lavorando con un lotto di legno di ciliegio che si era portato dietro dal Giappone, e che richiedeva delicatezza e precisione molto diverse dai legni occidentali. Il distratto bacchettaro alzò quasi per caso gli occhi sul cliente, incrociando occhi che conosceva piuttosto bene. « Gli ho spiegato che abbiamo bisogno di un po' di tempo per valutare le condizioni della bacchetta. Se vuoi lasciarcela in custodia possiamo occuparcene in serata. Giusto? » Rimase muto. « Greg, puoi valutare se abbiamo qualcosa di simile da far provare a questo giovane per non lasciarlo sprovvisto di bacchetta? » Annuì impercettibilmente. Fitzwilliam Gauthier provò a divincolarsi dalla proposta - dalla presenza di un fantasma del passato - ma alla fine finì che rimasero soli, i due vecchi amici, separati da un pesante bancone in legno massiccio. « Vorrei solo sapere se è riparabile oppure se devo comprarne un'altra. Non è un problema se è irrimediabile. Però preferirei tornare a casa con una risposta. Se possibile. » I grandi occhi di cobalto di Greg studiarono quel viso così conosciuto, scolpito in lineamenti che non riconosceva: erano spigolosi, freddi come il marmo, lontani come mai erano stati. Quando era scappato dalle proprie responsabilità, aveva lasciato indietro Fitz, probabilmente senza fornire troppe spiegazioni. Un po' come aveva fatto con tutti gli altri che erano rimasti al di là del confine. A essere onesto, non sapeva neppure che il canadese fosse tornato a Londra. « Soltanto la morte è irrimediabile. » rispose calmo, prima di allungare la mano oltre il bancone, il palmo in su. « Posso? » Era chiaro gli stesse chiedendo la bacchetta da visionare. Quando la ebbe in mano, si spostò sulla destra del bancone e accese una grande lampada; inforcò un paio di pesanti e bizzarri occhiali formati da diverse lenti sovrapposte che fecero apparire Greg più simile ad uno scienziato pazzo di qualche storiella babbana, e si mise a rigirare la bacchetta tra le mani gentili. La studiò con gli occhi e con i polpastrelli, la misurò al volo con un metro da sarto, ne saggiò velocemente la flessibilità, la picchiettò su un piccolo cristallo che cambiò colore in maniera misteriosa. Melo, crine di unicorno, dodici pollici e mezzo, flessibile. Adorava il legno di Melo, era una delle cose che gli era piaciuta di Fitz quando tanti anni prima l'aveva conosciuto a Hogwarts. Alzò gli occhi da sopra le lenti. « Come stai? Ti vedo sciupato. Mangi abbastanza? » Domande che probabilmente non aveva il diritto di fare, ma certe abitudini erano dure a morire. Durante la scuola era stato una sorta di fratello maggiore per lui e gli altri ragazzi, e dopo.. dopo.. Ritornò concentrato sulla bacchetta. Regolò meglio le lenti, che evidentemente fungevano da microscopio professionale. E dire che le crepe nella bacchetta erano ben visibili, a che diavolo servivano? Sospirò appena, un riflesso istintivo. Senza chiedere un parere al legittimo proprietario, infilò la bacchetta in una strana custodia visibilmente molto antica, che chiuse con un incantesimo. Alcune rune iniziarono a brillare sul legno scuro. « Hai fatto bene a portarla subito qui. Il legno è rovinato dal trauma ma l'anima è ancora viva. Questo artefatto ci darà il tempo di operare senza che i crini deperiscano. » Indicò il cofanetto, che ripose. Non chiese neppure a Fitz se fosse disposto a ripararla o ne preferisse una nuova: come un medimago, avrebbe salvato quella bacchetta con o senza il consenso del mago. Un silenzio pesante calò su di loro. « Posso.. posso farti vedere qualche articolo. Ho bisogno di tre giorni per il lavoro con l'altra.. non vorrai stare tre giorni senza bacchetta. » Ma questo significa che dovrò passare dall'altra parte e il bancone non ci dividerà più. Torneremo a camminare sullo stesso pianeta.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    1,256
    Reputation
    +491
    Location
    Wonderland

    Status
    Waiting!
    « Soltanto la morte è irrimediabile. » Aveva un che di stranamente famigliare quella risposta. Riusciva quasi a rimmedesimarsi in quelle giornate passate stesi al sole sui prati di Hogwarts. Quel gruppo di amici un po' sgangherato, per molti privilegiato, per altri semplicemente problematico. Lo eravamo. Sia privilegiati che problematici. E non solo all'esterno. Spesso passavano il tempo a litigare coi guanti, come il galateo richiederebbe. Non per questo eravamo meno saccenti, o insopportabili. Aveva perso il conto delle innumerevoli critiche che si facevano a vicenda; a volte perché erano insicuri, a volte perché si annoiavano. Eppure erano tempi più semplici. Loro i rampolli di Hogwarts, le matricole del college, i sopravvissuti. Ora erano solo un altro gruppetto di vecchi amici che si erano persi per strada. Eppure avevano tante aspirazioni, loro e tutti i loro coetanei. Usciti dal lockdown pensavamo di cambiare il mondo. E invece siamo solo diventati come loro. Codardi. « Posso? » « Certo. » Fu una risposta automatica che esalò senza lasciar trasparire emozione alcuna. Faceva strano, eppure non sentiva di fare nient'altro. Forse non sentiva più niente. Era proprio questo il problema. « Come stai? Ti vedo sciupato. Mangi abbastanza? » Siamo tornati alla fase del papà castoro? Credevo fosse abbastanza evidente che non abbiamo più quella confidenza. Greg aveva sempre sentito una certa responsabilità nei confronti dei suoi amici; non era certo la prima volta che gli sentiva fare quel tipo di domande. Eppure, se in passato rispondere alle sue domande appariva naturale e semplice, ora faceva fatica a non trovare divertente e ironica la questione. Si chiese se quell'osservazione fosse dovuta al filtro delle bizzarre lenti che aveva sugli occhi. Non era la prima volta che glieli vedeva indossare; in tempi meno sospetti, quando entrambi vivevano sotto lo stesso cielo di Hogsmeade e Greg lavorava alle bacchette dei Ribelli per eliminarle il filtro di tracciabilità del Ministero, il giovane Gauthier lo aveva visto alle prese con quello strumento di precisione sin troppe volte. Lo aveva preso spesso in giro, non certo con scherno, né nell'ottica di mortificarlo. Ai tempi quelle forme di libertà erano semplicemente più naturali. Di fronte a quella domanda non poté fare a meno di sorridere; un sorriso amaro, non di scherno ma di certo sufficientemente ironico da risultare fuori luogo nella circostanza. Tamburellò le dita sul bancone abbassando lo sguardo mentre scuoteva la testa lentamente. Nessuno me lo chiede da un sacco di tempo. Se mangio, se dormo, se sto bene. Si chiese se era al corrente sulle ultime notizie. Probabilmente no; d'altronde Olivander sembrava dedicarsi alle sue bacchette e alla sua professione in maniera più assorta del solito. E pensare che un tempo era un tipo mondano. Amava le feste, il buon cibo, la compagnia. Ora invece, seppur non conoscesse assolutamente nulla delle sue abitudini, poteva dire con certezza che non era affatto così. In mezzo alle persone, persone che gli piacevano e che sapevano i trattenerlo, Greg brillava. Era naturalmente attirato verso il centro. Ora invece aveva l'aria di uno che aveva passato troppo tempo ai margini. « Quelle lenti giocano brutti scherzi, Greg, fidati. » Disse solo a sguardo basso mordendosi l'interno delle guance, trattenendosi dal dare una risposta troppo caustica e fuori luogo. In fondo Greg non gli doveva niente né poteva chiedergli conto delle sue scelte. Sarebbe buona norma che tu facessi altrettanto. Fortunatamente, dopo un silenzio pesante e decisamente imbarazzante, la conversazione sembrò virare nuovamente sul motivo di quella visita. « Hai fatto bene a portarla subito qui. Il legno è rovinato dal trauma ma l'anima è ancora viva. Questo artefatto ci darà il tempo di operare senza che i crini deperiscano. Posso.. posso farti vedere qualche articolo. Ho bisogno di tre giorni per il lavoro con l'altra.. non vorrai stare tre giorni senza bacchetta. » Il moro osservò i movimenti dell'amico con un'espressione assente. C'era un velo di perplessità nell'espressione interrogativa che gli gettò nel silenzio che li divise. Dovreste essere in fase di chiusura. Eppure, una parte di Fitz, al pari di Greg non voleva andarsene. Avrebbe voluto semplicemente chiedergli per quale ragione aveva chiuso completamente la porta in faccia a tutto quel passato che lo aveva visti sulla stessa barricata. Stava bene? Riusciva a dormire serenamente? Se lo chiedeva senza alcun velo di accusa. D'altronde bisogna dire che nessuno riesce a dormire la notte. Lui di certo non ci riusciva e l'aver fatto quella che pensava fosse la cosa giusta non lo aiutava affatto. « Non mi chiedi se voglio ripararla? » Chiese di scatto accennando un piccolo sorriso. Era chiaro si trattasse di una provocazione. Negli eleganti movimenti di Greg non c'era stata alcuna esitazione nel mettere da parte la bacchetta in attesa che potesse rimediare al danno causato dal suo legittimo proprietario. « Scherzo. » Asserì poi passandosi una mano tra i folti capelli scuri annuendo tra se e se. « In altre circostanze avrei potuto aspettare ma qui fai fatica anche ad entrare a Diagon Alley senza una bacchetta funzionante. » Dall'altra parte non è così. E per quanto fosse nato e cresciuto come un mago a tutti gli effetti, ammetteva di provare una certa ammirazione nel modo in cui i cacciatori trascorrevano le loro vite, immersi tra magia, lame e sofisticati aggeggi usciti direttamente da un racconto steam punk. « Fai strada. Mi fido del tuo giudizio. Non ho mai cambiato bacchetta, quindi ammetto di provare una certa reticenza all'idea di tradire la mia compagna, ma non ho molta scelta, giusto? » Questo tipo di scelte sono sempre difficili d'altronde. Quando si tratta di tradimenti, c'è sempre una scelta complessa di mezzo. Si. Nonostante apparisse una personalità mutevole e sfuggente, Fitz era leale e difficilmente riusciva a rinunciare alle sue abitudini. Faceva ancora più fatica a capire la mancanza di lealtà altrui. In quel contesto poi, privo di punti di riferimento, solo, in una terra che non riconosceva più come sua, rinunciare anche alla sua bacchetta risvegliava non poche ansie nel suo animo turbolento. Osservò Greg nella sua ricerca con estrema attenzione, non dicendo molto per un po'. Gli diede modo di fare il suo lavoro senza disturbarlo ulteriormente. Solo quando il silenzio si fece troppo pesante e lui ebbe terminato di analizzare ogni dettaglio sul bancone della negozio volse lo sguardo in direzione del giovane Olivander sospirando. Non possiamo comportarci come due estranei, se non altro perché di estranei da queste parti ce ne sta più di uno. E proprio la presenza di uno di questi decise di introdurre.
    ab02238b248cbb5ce753e71154645d3a331cb52b
    « Hai avuto notizie dagli altri? Ho ricevuto un messaggio da Nathan qualche giorno fa. Pare sia tornato. » Se per restare o meno, questo il giovane Gauthier non poteva saperlo. « Sono rimasto parecchio sorpreso. In fondo l'ultima volta i nostri affari comuni sono stati risolti dai nostri avvocati. » Non si era più visti, Nate e Fitz. A dirla tutta, ora che ci pensava non era nemmeno certo se la residenza che insieme avevano comprato era stata o meno venduta, se figuravano ancora come proprietari o se i Ribelli se ne era appropriati. « Anche Percival è a Londra a quanto pare.. anche se è diventato padre. » Sospirò stringendosi nelle spalle con apparente indifferenza. « Il che mi porta a riflettere.. » Riflettere in modo decisamente giudicante. « In un modo o nell'altro noi torniamo sempre qui. Non importa se vediamo le facce dei nostri amici appese su ogni palazzo di Diagon Alley, se veniamo maltrattati o usati come volti di un futuro inesistente. Noi siamo sempre qui. Sembra sia più forte di noi. Londra ci piace davvero tanto. » In una maniera quasi malsana. Guardò il biondo con un'espressione ironicamente serena. « È quasi poetico, non trovi? La lealtà.. » Anche io sono tornato sempre qui. Da Olivander. Perché in fondo che altro avrei potuto fare? Intagliarmi una bacchetta da solo? « Mi sto chiedendo ultimamente come mai.. siamo sempre qui. » Come mai tu sei sempre qui.


     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    er bacchetta


    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    961
    Reputation
    +269

    Status
    Anonymes!
    L'artigiano era pensieroso ma, come sempre quando aveva di fronte Fitzwilliam, incuriosito. Lo incuriosiva la situazione in cui si trovavano, che si discostava anni luce da quei tira e molla bonari che avevano contraddistinto la loro relazione priva di nome. Non si erano mai etichettati e questo li aveva resi liberi. Fragili, forse? I nomi sono sigilli potenti dopotutto, ogni mago conosce questa verità. Forse non saremmo a questo punto se ci fossimo dati un nome. Colse il sorriso sulle labbra dell'amico e gli sorrise di rimando, con quella timidezza dovuta al rispetto della lontananza che li aveva divisi nell'ultimo periodo. « In altre circostanze avrei potuto aspettare ma qui fai fatica anche ad entrare a Diagon Alley senza una bacchetta funzionante. » Gli lanciò un'occhiata carica di sarcasmo. E te ne accorgi solo ora? Fai fatica a vivere da mago senza una bacchetta funzionante. Ma il loro mondo era come esploso e mille sfaccettature erano apparse ai loro occhi: i cacciatori e la loro magia bianca, i warlock e i loro segreti, mille altre forme di magia che non contemplavano uno stupido pezzo di legno da agitare. Ma noi siamo questo, vuoi rinnegarlo? « Fai strada. Mi fido del tuo giudizio. Non ho mai cambiato bacchetta, quindi ammetto di provare una certa reticenza all'idea di tradire la mia compagna, ma non ho molta scelta, giusto? » Tamburellò un'ultima volta i polpastrelli sul legno massiccio del bancone, prima di farsi strada oltre di esso. Con un colpo della propria bacchetta, quella di Fitz prese a levitare e sparì nel retrobottega, verso il laboratorio. « Temo di no. Se ti può consolare, le "bacchette di cortesia" che fabbrichiamo hanno sempre anime non particolarmente invadenti, che lasceranno una traccia magica minima. La tua compagna non sentirà il profumo. » Si lasciò sfuggire una piccola risata a fior di labbra, prima di precederlo in un piccolo dedalo di altissimi scaffali, in cui erano stipate le scatoline oblunghe che ogni strega e mago avevano imparato a conoscere. Come se passeggiasse in riva al Tamigi, Olivander lanciava sguardi apparentemente distratti alle mille custodie e, di tanto in tanto, si voltava per posare gli occhi di cobalto su Fitz. No, sul corpo di Fitz, con uno sguardo freddo e professionale ben distante da altre occhiate del passato. « Dodici pollici e mezzo.. » e riprese a camminare, perso nel suo mondo di legno e anima. Di tanto in tanto si inginocchiava o al contrario si arrampicava per prendere questa o quella scatola, salvo poi rimetterla a posto senza che neppure arrivasse tra le mani di Fitz; lavoro che prese dieci minuti buoni se non di più, dieci minuti di assoluto, profondo, assordante silenzio. La voce del canadese non lo colse di sorpresa, perché non si era mai veramente dissociato dalla presenza di lui. « Hai avuto notizie dagli altri? Ho ricevuto un messaggio da Nathan qualche giorno fa. Pare sia tornato. » « Ma davvero.. » « Sono rimasto parecchio sorpreso. In fondo l'ultima volta i nostri affari comuni sono stati risolti dai nostri avvocati. » Non si era neppure voltato a guardarlo, ancora preso a trafficare con la merce, ma era chiaro che Gauthier aveva guadagnato la sua attenzione.
    tumblr_inline_nzdhekCt2R1rifr4k_500
    A essere del tutto onesto con sé stesso, non ricordava l'ultima volta che aveva visto gli altri. Con Nate, probabilmente, l'ultimo incontro era avvenuto nella casa in condivisione con l'amico. Judah? Tom? Sembravano ombre di una vita lontana, molto prima del Giappone, prima di tutto. « Anche Percival è a Londra a quanto pare.. anche se è diventato padre. » Percy era forse quello che aveva visto per ultimo, ma anche per lui erano passati molti mesi. Era diventato un padre assente, una vera e propria tradizione di casa Watson. « Il che mi porta a riflettere.. In un modo o nell'altro noi torniamo sempre qui. Non importa se vediamo le facce dei nostri amici appese su ogni palazzo di Diagon Alley, se veniamo maltrattati o usati come volti di un futuro inesistente. Noi siamo sempre qui. Sembra sia più forte di noi. Londra ci piace davvero tanto. » Solo in quel momento, a quelle precise parole, Greagoir si voltò. Non era una semplice constatazione la sua. Sebbene il viso facesse trapelare un'apparente serenità, poteva quasi percepire la marea ribollire in fondo alla gola di Fitzwilliam. Un non detto che avrebbe potuto scatenare una burrasca da un momento all'altro, se solo avesse voluto smettere di contenersi e liberare la pressione degli ultimi tempi. Probabilmente farebbe bene a entrambi. « È quasi poetico, non trovi? La lealtà.. Mi sto chiedendo ultimamente come mai.. siamo sempre qui. » Un angolo delle labbra di Greg si alzò, ma non sembrava granché divertito. « E dove speri di trovare un Olivander se non qui? » Solo allora aprì la lunga confezione che teneva tra le dita, per porgerne il contenuto all'altro. « Legno di melograno, anima di puledro volante, 12 pollici e mezzo esatti, moderatamente flessibile. » Attese che Fitz la prendesse per poi lasciargli qualche secondo di confidenza con il nuovo, temporaneo strumento. Sarebbe andata bene? Avrebbero collaborato? Fece qualche passo per distanziarsi dal ragazzo, lasciargli un briciolo di intimità. Ma le parole che aveva pronunciato poco prima si erano marchiate nelle orecchie di Greg. « Siamo sempre stati un gruppo.. un noi. Ma nel tuo discorso, il noi è un errore. O meglio, un noi che includa anche me è un errore. » Qualche passo più in là, Greg si fermò davanti ad una delle vetrine dell'Emporio. Oltre il vetro, il via vai di maghi e streghe intenti a compiere le ultimissime compere prima di Settembre aveva un che di familiare, di magico perfino. « La vostra forse è lealtà.. non saprei neanche a cosa. Ma per me è totalmente diverso. » Perché non l'hai capito da solo? « Può succedere qualsiasi cosa, potrebbero perfino tornare i roghi alle streghe della Santa Inquisizione: il mio posto resterebbe questo. » Voltandosi verso Fitz, posò una mano su uno dei pesanti scaffali lignei, per accarezzarlo come un padre farebbe col proprio figlio. Aveva un gusto dolceamaro, quella consapevolezza: aveva tra le braccia una creatura bellissima, che amava più della propria libertà. L'Emporio gli aveva messo le catene ai polsi, come aveva fatto a tutte le generazioni di Olivander prima di lui. « C'è qualcosa che vuoi chiedermi Fitz? Questa potrebbe essere l'ultima occasione, prima che il nostro orgoglio ci faccia superare il punto di non ritorno. » Non c'era nessun tipo di inflessione negativa nella voce del bacchettaro. Un lieve filo di nostalgia, forse, per ciò che erano stati. Compagni, amici, amanti. « Prometto che risponderò con sincerità. »


     
    .
3 replies since 1/8/2023, 19:59   133 views
  Share  
.