Man I am

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    Una vacanza. Ferie. Un congedo. In qualunque modo definisse quel periodo, Hiro lo trovava in ogni caso un concetto di cui aveva poca conoscenza e che ben poco sapeva come gestire. L'ultima vacanza che gli era stata concessa era stata quella tra il sesto e il settimo anno, un periodo che aveva vissuto col terrore nell'anima, mitigato solo dalle poche settimane passate in campagna assieme a Raiden ed Eriko a casa dei nonni Yagami. Ogni tanto si chiedeva ancora per quale ragione Ichiro gli avesse permesso di seguire i fratelli. Qualunque cosa avesse a che vedere con Haru Yagami era d'altronde considerata un tabù a casa loro, quasi come se quell'uomo non fosse mai esistito nella vita di Hanna. In parte lo so perché lo ha fatto. Il padre provava un piacere non indifferente nell'umiliare Raiden e Hiroshi. La base di repulsione nei confronti dei due era diversa, ma portava spesso a risultati molto simili. Se da una parte il fratellastro era un fallito destinato a rimanere tale, Hiroshi era un figlio indegno, troppo simile a quella madre il cui affetto gli era stato strappato troppo presto. Quando siamo tornati da Osaka ha detto che ero un mollaccione. Che non sapevo contenermi e che non avevo forza di volontà. Quel viaggio era stata l'ennesima riprova della repulsione che Ichiro provava nei confronti del suo unico figlio. In cuor suo, Hiroshi ha tentato di convincersi per tutta la vita che il padre, sotto sotto, faceva tutte quelle cose per lui, per loro, per la loro famiglia. A conti fatti, tuttavia, non stentava a credere che avrebbe gettato anche lui sotto un treno se solo ciò avrebbe pettinato il suo ego, permettendogli di mantenere la sua posizione. Era convinto d'altro canto che, in assenza dell'affetto dei fratelli e la bontà d'animo di Hanna, che l'aveva accolto come se fosse suo figlio, Hiroshi sarebbe diventato un prodotto dell'ambiente in cui era cresciuto. Molti suoi colleghi erano tali; la loro ferocia era inqualificabile e inspiegabile, anche ora che il Giappone gettava in una condizione di relativa pace. « Che è sta faccia? » Eriko si era trasferita nella piccola casa che gli era stata assegnata per le trasferte. Con i nonni Yagami in Inghilterra, la casa di Hanna era già sufficientemente affollata e così la sorella aveva accolto la possibilità di stare in un posto più tranquillo con estremo entusiasmo. Era stato Hiroshi a portarli in Scozia. Un viaggio che gli era piaciuto molto; seppur andasse a trovarli abbastanza spesso, non capitava quasi mai di potersi riunire così, tutti quanti insieme, sotto lo stesso tetto, per diverso tempo. Approfittando poi delle ferie, Hiroshi aveva deciso di passare tutto il resto dell'estate assieme alla sua famiglia; si sarebbe annoiato terribilmente da solo nella capitale, specialmente perché, i suoi passatempi erano relativamente divertenti ora che non poteva più condividerli anche con Raiden. Insomma, è arrivato il tempo di sistemarsi. D'altronde in Giappone Hiroshi non faceva altro che lavorare, al punto che, le voci di corridoio lo davano prossimo a una promozione una volta rientrato dal congedo. « Ma no niente, stavo solo pensando che non ho molto da fare. Puoi passarmi le spezie per piacere? » E infatti per la piccola rimpatriata tra fratelli di quella sera a casa di Raiden, Hiroshi aveva deciso di mettere su un bel po' di piatti tradizionali per la cena. Eriko alzò gli occhi al cielo mettendosi a cercare quanto richiesto. « Sì ma tu aspetta. È un attimo che vieni promosso a babysitter. Ma non farti troppe illusioni; Haru vuole più bene a me. » Il moro scoppiò a ridere annuendo. Sia mai che non hai il primato in qualcosa, mi raccomando. « Poi figurati; la mamma ci vorrà otto giorni su sette a cena coi nonni; e poi ci stanno anche gli Wallace, e gli amici di Raiden. Dopo un po' non vedrai l'ora di tornare in Giappone. » Sei una tale bugiarda, Eriko Yagami. Lo era sempre stata. Era evidente che la ragazza volesse stare lì, e non gliene faceva una colpa. È un bel posto. Un bel posto in cui crescere. « Guarda che fai sempre in tempo. Ti trovi un bravo ragazzo giapponese che si prende cura di te, vai al tempio ogni fine settimana. » Eriko gli mostrò il dito medio e così continuarono a punzecchiarsi per diverso tempo finché non fu il momento di dare il benvenuto ai giovani sposi Yagami e al piccolo di casa.
    La piccola casa assegnata al giovane Nakamura si trovava in uno dei nuovi quartieri costruiti nei pressi di Hogsmeade. Era una delle tante villette a schiera, edificata secondo i progetti messi in atto dalla squadra di ingegneri magici raccoltasi attorno allo Stato di Inverss, ed era, al pari di tutte le altre dotata di ogni confort. Un bel giardinetto, né troppo grande, né troppo piccolo, che Hiroshi si era preoccupato di ripulire dalle sterpaglie non appena arrivato, due camere da letto al piano di sopra e un open space di dimensioni modeste al piano inferiore. Avevano accolto la famigliola con grande affetto e tante attenzioni per il più piccolo, al quale Hiroshi aveva portato dal Giappone sin troppi regali, forse un po' anche per compensare la diffidenza che il piccolo avrebbe quasi sicuramente dimostrato nei confronti di quello zio che aveva visto troppe poche volte per prenderci confidenza. Era un bravo bambino, e loro, tutti e tre, erano davvero una bella famiglia. Una dimensione a cui Hiroshi guardava con infinita ammirazione, provando un po' di tristezza nel rendersi conto che tanto lì, a Hogsmeade, quanto a Tokyo, non c'era nessuno di speciale ad aspettarlo. Anche così, era sereno e felice di vedere di vedere la sua famiglia, non a caso aveva deciso di occuparsi di quella serata quasi come se si trattasse di qualcosa di molto più ufficiale di quanto non lo fosse, offrendo ai suoi pochi ospiti una cena da re. Ci aveva tenuto a rendere quella prima cenetta una cosa fatta per bene, specialmente perché sarebbe stata una delle poche rimpatriate senza genitori, nonni e parenti acquisiti. Non sapeva come sarebbe stata la gestione del tempo trascorso in Scozia, ma voleva comunque approfittarne il più possibile, non a caso si era impossessato della cucina per realizzare una tempura di tutto rispetto, durante la quale aveva anche mostrato a Mia - una delle personalità più curiose che avesse mai incontrato - alcuni dei suoi segreti. Gli stava simpatica, specialmente perché, era evidente fosse capace di rendere il fratello un uomo molto felice. Avevano mangiato in tranquillità sul portico, tra tante chiacchiere e risate, momento in cui si erano anche messi al corrente su diverse cose di circostanza. Hiroshi aveva raccontato loro del viaggio trascorso con i nonni Yagami, e i fratelli lo avevano aggiornato su alcune delle cose più rilevanti successe a Inverness dalla sua ultima visita. Poi, lentamente le ragazze si erano ritirate in casa assieme al più piccolo della famiglia, un po' perché stava iniziando a fare davvero fresco, e un po' perché, probabilmente entrambe avevano sentito il bisogno di lasciar spazio ai due di trascorrere un po' di tempo insieme. « Oi! Noi portiamo Haru dai nonni e poi raggiungiamo le ragazze al Toyland. Ci aggiorniamo. Fate i bravi, eh. Hiro, tienilo d'occhio, mi raccomando. » « Ah beh, stai serena allora. » Il commento della sorella l'aveva portato ad alzare gli occhi al cielo prima di salutare le ragazze e il più piccolo. La serata non aveva una vera e propria organizzazione. Da quelle parti non funzionava così; la gente si beccava e non era difficile che ciò accadesse. Il centro di Hogsmeade e le sue attrazioni non erano poi molte. Quel tipo di organizzazione per una qualunque serata sarebbe stata quanto mai infattibile a Tokyo, ma tutto ciò, piuttosto che stranirlo lo elettrizzava. « Pensavo che la vita nel piccolo paesino di montagna l'avrebbe un po' ammorbidita, e invece è la solita bulletta. » Ridacchiò appena mentre versava un altro bicchiere saké al fratello per poi fare altrettanto con il proprio.
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    « Il tuo ometto invece cresce a vista d'occhio. A Capodanno era un fagotto, e invece toh che è passato quasi un anno e lui sta ormai gattonando alla velocità della luce. Adorabile. » Svuotò il bicchiere tutto d'un fiato annuendo tra se e se con una vena nostalgica. I bambini avevano la capacità di far sentire lo scorrere del tempo molto più di ogni altro evento. Haru era la prova vivente di quanto in fretta passasse il tempo. Un istante Mia aveva il pancione, poi Haru era un fagottino, e toh che ora è già in grado di interagire, fare i versetti, sorridere e fare i capricci. Quella sequenza degli eventi lo aiutava anche a realizzare quante cose si perdesse della propria famiglia. « Hai davvero una bella famiglia. » Glielo diceva sempre, ma non era mai un'affermazione che faceva a caso. Hiroshi era estremamente felice per il fratello. Saperlo in salute e sereno lo aiutava a dimenticare almeno in parte di tutti i danni che la sua famiglia gli aveva arrecato - danni quelli, che lo avrebbe visto in debito per il resto della sua esistenza. Sapeva che Raiden non la vedeva allo stesso modo, ma ciò non significava che il giovane Nakamura non si sentisse così. « Certo, di tutti i posti in cui ti immaginavo da grande un paesino di montagna in Scozia era proprio l'ultimo che mi sarebbe passato per la testa. Qui fa proprio un freddo cane. Uno dice usciamo d'estate - ma qui sembra di stare ancora a marzo. » Di certo non luglio. Scoppiò a ridere versandosi dell'altro liquore continuando a bere, quanto meno per sentire un po' meno quella pesante frescura. « Immagino che siano i pro e i contro di ogni cosa. A Tokyo non è cambiato molto - anzi, semmai man mano che il tempo passa, la comitiva si sta sciogliendo. Si stanno accasando un po' tutti - Ietsuna si è aggiudicato la figlia del Inquisitore Capo. Si sposano tra qualche mese. » Inutile dire che i partiti non mancavano nemmeno a Hiroshi. Semmai, a quel punto, era partita la caccia a chi se lo sarebbe aggiudicato prima. In verità però, in Giappone, il giovane Nakamura si sentiva ormai solo in parte a proprio agio; era quello uno dei motivi per cui aveva deciso di trascorrere le vacanze lontano. La sua terra ormai divideva il suo in due parti uguali - da una parte c'era l'amore e la lealtà incondizionata, dall'altra la vergogna e la reputazione macchiata del suo cognome. « I fratelli Hayashi invece sono finiti agli arresti domiciliari. Appropriazione indebita. La storia ha fatto il giro del Giappone. Pare abbiano sperperato gran parte della fortuna di un giudice. Uno di quelli che il regime aveva fatto secco. » Si trattava dei i figli del loro ex Capitano ad Iwo Jima; Hiroshi li aveva sempre odiati tanto quanto odiava il padre. Quante botte mi sono preso da quei coglioni. Se le era prese finché non aveva imparato a difendersi; ma il giovane Nakamura, ai tempi era davvero tardo e senza l'aiuto di Raiden non sarebbe nemmeno uscito da quella prigione. « Tutto sommato questo congedo passato al Polo Nord non mi dispiace. Non so più nemmeno con chi andare a frequentare il Nyotaimori. » È proprio vero che sono finiti i bei vecchi tempi. « Mi sono deciso comunque. Quando torno accetterò l'invito di una delle famiglia che mi ha contattato e sposerò una ragazza. La gente inizia a parlare. Si fanno idee strane. Non credo che sia il caso di alimentare ulteriormente le voci sulla mia condizione. Specialmente adesso.. » Già. Specialmente adesso. « Voglio sapere piuttosto come conciliamo i bei vecchi tempi col fatto che sei un uomo sposato qui a Hogsmeade. Tra l'altro non mi pare proprio un posto da bei vecchi tempi. » Scoppiò a ridere e gli riempì di nuovo il bicchiere. « Bevi bevi che se dobbiamo passare la serata alla sala giochi a far rimorchiare Bartosz, minimo dobbiamo arrivarci a quattro zampe. »




    Edited by worldwide handsome‚ you know - 3/8/2023, 10:03
     
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    Radunarsi con la famiglia era qualcosa che riusciva sempre a infondere il buon umore in Raiden. Sebbene ci fossero stati tempi in cui quei raduni venivano ingrigiti dalla presenza del patrigno, c'era sempre una luce di speranza che brillava nel ritrovarsi circondato da tante persone che gli volevano bene e che stavano dalla sua parte. In adolescenza, quando si era ritrovato a vivere insieme a quell'uomo detestabile, i ritrovi di famiglia erano più o meno gli unici momenti in cui a Raiden fosse consentito rilassarsi in presenza di Hichiro. Il patrigno, infatti, tendeva a mitigare di molto i propri atteggiamenti quando si trovava di fronte ai coniugi Yagami; un pattern, quello, che forse aveva a che fare con una forma di rispetto nei confronti dell'anzianità, ma che più probabilmente aveva ragione di esistere in primo luogo con lo scopo di tagliare eventuali problemi. D'altronde Hichiro tendeva ad essere sempre impeccabile di fronte alle persone che non vivevano nelle mura di casa propria. Una parte di Raiden, dunque, continuava ancora ad associare quei momenti ad un sentimento di sicurezza, al sollievo che si prova quando si è stati a lungo in apnea e si riemerge finalmente sopra la superficie dell'acqua per prendere un grosso respiro. La famiglia era a tutti gli effetti il suo ossigeno, e sebbene quei momenti drammatici fossero ormai nel passato, la distanza da quelle persone lo faceva comunque sentire come se qualcosa mancasse alla propria vita. « Pensavo che la vita nel piccolo paesino di montagna l'avrebbe un po' ammorbidita, e invece è la solita bulletta. » Quella cena passata in compagnia della propria piccola famigliola e dei due fratelli lo aveva messo immediatamente di buon umore, portandolo a ridere e scherzare con una leggerezza che - per quanto non rara nell'indole di Raiden - era comunque riservata ad occasioni particolari più che a semplici serate in compagnia. « Ormai ho perso le speranze con Eriko. Ci vorrebbe davvero un santo per ammorbidire un po' il carattere che si ritrova. » Scosse il capo tra sé e sé, con un sorriso sulle labbra a sottolineare la sfumatura bonaria di quelle prese in giro che suggellò con un sorso di saké. « Il tuo ometto invece cresce a vista d'occhio. A Capodanno era un fagotto, e invece toh che è passato quasi un anno e lui sta ormai gattonando alla velocità della luce. Adorabile. Hai davvero una bella famiglia. » Un piccolo sospiro evase dalle labbra del ragazzo, che annuì piano, voltandosi istintivamente verso il punto da cui le ragazze erano andate via poco prima. Haru cresceva davvero alla velocità della luce, tanto che se ti distraevi anche solo un istante rischiavi di perderti qualche momento che non sarebbe mai più tornato. « Non pensavo che sarebbe andato tutto così velocemente. A volte vorrei solo fermare il tempo e godermi ogni piccolo passaggio della sua vita. » E mi rendo conto che il tempo passato insieme è così limitato. Lo vedo solo poche ore al giorno, e ogni giorno mi sembra cambiare sempre più velocemente. « Vorrei fare di meglio, ma sono fiero di quello che stiamo costruendo con Mia. Credo che siamo finalmente riusciti a trovare il nostro equilibrio. » La loro famiglia non era di certo cominciata nel più tradizionale e tranquillo dei modi, e Raiden non aveva nascosto ad Hiroshi le preoccupazioni che aveva nutrito durante il percorso, ma alla fine - anche e soprattutto grazie ad Haru - erano diventati una famiglia vera e propria: una che non lo era solo in virtù dei vincoli di sangue o di una promessa, ma che incarnava piuttosto in maniera profonda il reale significato di quella parola. « Certo, di tutti i posti in cui ti immaginavo da grande un paesino di montagna in Scozia era proprio l'ultimo che mi sarebbe passato per la testa. Qui fa proprio un freddo cane. Uno dice usciamo d'estate - ma qui sembra di stare ancora a marzo. » Ridacchiò, prendendo un altro sorso di liquore. Effettivamente l'aspetto meteorologico era forse una delle cose che gli piacevano di meno di quel posto; col tempo aveva iniziato ad abituarsi, ma non poteva negare che l'estate scozzese fosse una delle cose più tristi al mondo. « È terribile. Non puoi neanche farti un tuffo al mare e un raggio di sole lo vedi solo nei giorni fortunati. Se penso che mio figlio potrebbe crescere nella convinzione che sedici gradi sia una temperatura estiva mi prende male. » « Immagino che siano i pro e i contro di ogni cosa. A Tokyo non è cambiato molto - anzi, semmai man mano che il tempo passa, la comitiva si sta sciogliendo. Si stanno accasando un po' tutti - Ietsuna si è aggiudicato la figlia del Inquisitore Capo. Si sposano tra qualche mese. » Sgranò appena gli occhi, annuendo sorpreso da quella notizia. « I fratelli Hayashi invece sono finiti agli arresti domiciliari. Appropriazione indebita. La storia ha fatto il giro del Giappone. Pare abbiano sperperato gran parte della fortuna di un giudice. Uno di quelli che il regime aveva fatto secco. » Quella notizia, però, oltre a sorprenderlo lo fece sorridere. Immagino che alla fine raccogliamo un po' tutti ciò che abbiamo seminato. « Arresti domiciliari? Troppo poco. » Erano sempre stati due privilegiati consapevoli di avere il coltello dalla parte del manico e di poterla passar liscia col nome del padre; inutile dire che Raiden non ci era mai andato d'accordo e riteneva che gente come loro non avesse alcuno spazio in un corpo destinato a proteggere e onorare il paese. Piuttosto, gente come loro era il disonore dell'esercito. « Tutto sommato questo congedo passato al Polo Nord non mi dispiace. Non so più nemmeno con chi andare a frequentare il Nyotaimori. » Eh, bei tempi quelli. Ci siamo proprio divertiti. « Ma come? Tra le giovani leve non c'è nessuno che puoi prendere sotto la tua ala e istruire? » Ridacchiò. D'altronde era così che era andata anche per loro: erano stati i superiori e i compagni più maturi ad introdurli alla vita notturna e ai luoghi in cui potersi sfogare e divertire dopo una lunga giornata di lavoro. « Mi sono deciso comunque. Quando torno accetterò l'invito di una delle famiglia che mi ha contattato e sposerò una ragazza. La gente inizia a parlare. Si fanno idee strane. Non credo che sia il caso di alimentare ulteriormente le voci sulla mia condizione. Specialmente adesso.. » Annuì, vuotando il bicchiere di saké. « Secondo me fai bene. Anche solo per fare un tentativo - chissà che non ne venga fuori qualcosa di buono. » Si strinse nelle spalle, appoggiandosi meglio contro lo schienale della sedia. « Voglio sapere piuttosto come conciliamo i bei vecchi tempi col fatto che sei un uomo sposato qui a Hogsmeade. Tra l'altro non mi pare proprio un posto da bei vecchi tempi. Bevi bevi che se dobbiamo passare la serata alla sala giochi a far rimorchiare Bartosz, minimo dobbiamo arrivarci a quattro zampe. » Una risata fuoriuscì dalle labbra del ragazzo, che accettò di buon grado il bicchiere nuovamente riempito. « Hey guarda che so ancora come ci si diverte. Cioè.. non faccio più proprio tutto tutto quello che facevo prima, ma se togli le donne dall'equazione sono rimasto lo stesso. » Inclinò il capo di lato, sollevando un indice come a voler sottolineare un distinguo in quelle affermazioni. « Anzi, adesso sono anche diventato un ottimo wingman,
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    quindi chissà che la serata non ti riserbi sorprese. »
    Ridacchiò, buttando giù il bicchiere per intero prima di sistemarsi meglio sulla sedia. « Solo per divertimento, si intende. » Fece una pausa. « Se ti posso dare un consiglio: trovati una brava ragazza giapponese di buona famiglia. Tra me e Mia è andata bene perché il legame lycan ci facilita un sacco di passaggi, ma mi rendo conto che siamo stati privilegiati. Senza quello, probabilmente sarebbe stato molto difficile connettere nelle prime fasi. » Figuriamoci: già a volte stentiamo a comprenderci pure così. Sospirò. « Da queste parti la cultura è un sacco diversa e le ragazze non sono le stesse. Molte di loro pare che non concepiscano l'idea del matrimonio fin quasi ai trent'anni. » Cosa che, per i canoni della società in cui Raiden e Hiroshi erano cresciuti, era pressoché impensabile. Da dove venivano loro, molte ragazze cominciavano a pensare a quel tipo di impegno già dagli ultimi anni di scuola, tendendo ad evitare quei ragazzi che potevano risultare dei perditempo o che non si impegnavano a creare basi solide per una futura famiglia. Di rimando, dunque, anche i ragazzi erano spronati a crescere in fretta, a dare il massimo sul posto di lavoro e a sposarsi piuttosto in fretta per non rimanere senza opzioni. « Non che i ragazzi siano meglio, eh. Diciamolo: molti non saprebbero trovarsi il culo con le mani. » A questi qua il militare servirebbe davvero. Anche solo per una questione di maturità e disciplina. Scosse il capo tra sé e sé, riempiendosi nuovamente il bicchiere per poi fare altrettanto con quello di Hiroshi. « In generale ho notato che la gente qui prolunga molto la propria adolescenza, e l'idea di prendersi delle responsabilità gli fa paura. » E ci sta, immagino. A tutti dovrebbe far paura. Però è necessario per crescere, ed è anche bello crearsi una vita e qualcosa che si possa davvero dire proprio. « Sai, inizialmente avevo pensato di presentarti una ragazza - un'amica di Mia. Non ricordo se te ne avevo parlato, si chiama Agnes. Però da quello che ho capito dovrebbe avere una situazione in ballo con un altro ragazzo vicino al loro gruppo e non mi va di creare drammi. Poi non so.. lei mi sembra davvero una brava ragazza, però credo che forse abbia ancora bisogno di crescere un po'. » Se ho capito bene la tipologia di ragazzo con cui ha questa situazione, direi che no, decisamente non è pronta al tipo di relazione che cerca una persona come te. Sospirò « Se solo Misa non fosse sposata! Secondo me sareste stati una coppia perfetta. » Scrollò le spalle, buttando giù il contenuto del bicchierino. « Vabbè, magari da queste parti non troverai moglie, ma posso garantirti che la mentalità è molto aperta.. per tutto il resto. » Ridacchiò. « Se Mia mi sente mi fucila, però è vero che se vai nei posti giusti e un po' ci sai fare, qui fai molta meno fatica. Pensa, se sei fortunato, addirittura sei tu a venir rimorchiato a volte. »

     
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