« Oddio, aspetta, com'è che si chiamava? » L'espressione di Dominic era corrucciata, con gli occhi chiusi nello sforzo di ricordare e al contempo un sorriso sulle labbra alla vaga rimembranza dei loro giochi infantili.
« Elvedon. » La risposta arrivò subito. Come avrebbe mai potuto dimenticare, Eliphas? Erano stati tempi spensierati, quelli in cui lui e gli altri bambini del quartiere giocavano a inventare mondi fantastici. Ad Eli, che era sempre stato un avido lettore, quell'occupazione piaceva più che a chiunque altro: la sua fantasia sembrava un serbatoio inesauribile di storie, creature e luoghi immaginari. Lo aveva inventato lui quel posto, e il gemello aveva utilizzato i propri poteri da psichico per renderlo quanto più possibile reale nelle menti di chiunque fosse disposto a partecipare al gioco. Il sorriso gli morì almeno in parte sulle labbra, sostituito da una linea più amara, al ricordo del fratello.
« È divertente perché è un mondo in cui siamo noi a decidere le cose. » Le parole di Magnus risuonarono nella sua testa come se le avesse dette solo pochi istanti prima, quando in realtà erano passati quasi vent'anni. Dare ordine e prevedibilità al chaos - Eliphas non l'aveva mai vista così, ma forse il fratello aveva ragione, forse la sua stessa immaginazione tradiva il bisogno di controllare una narrativa. In cuor suo non riusciva a riconoscere quel desiderio come proprio, ma a volte risultava difficile distinguere tra i propri pensieri e quelli del gemello.
« Magnus era bravissimo. Già da allora si vedeva che avrebbe fatto strada. » Le parole di Dominic, pronunciate con tono più basso e cauto, sembrarono rispondere direttamente ai pensieri di Eliphas. Probabilmente il compagno non aveva nemmeno bisogno di attingere ai propri poteri per dedurre dalla sua espressione cosa gli passasse per la testa. Nonostante fossero passati diversi anni dalla scomparsa del gemello, per Eliphas quella ferita era ancora fresca.
Ti abbiamo fatto un funerale, ma io non riesco a togliermi dalla testa l'idea che tu sia ancora qui da qualche parte, nascosto a fare chissà cosa. Forse a creare la tua, di Elvedon. Come David Copperfield. Ti piaceva tanto quella citazione: "se io debba risultare l’eroe della mia vita, o se questo posto debba essere tenuto da un altro, lo mostreranno queste pagine." Forse vuoi tentare di essere l'eroe della tua vita, ma ho paura di cosa ciò possa significare per te. « Sì. Ha sempre avuto le idee ben chiare. » rispose a bassa voce, annuendo tra sé e sé, con lo sguardo puntato all'orologio a pendolo che segnava lo scorrere del tempo nella biblioteca vuota. In seguito alla chiusura dell'anno accademico, mano a mano gli ambienti del castello si erano sempre più svuotati, lasciando Eliphas a trascorrere spesso lunghe giornate da solo. Difficilmente gli studenti frequentavano il castello in estate, e anche chi lo faceva tendeva ad evitare lo studio il più possibile. Così quella grande biblioteca sempre gremita diventava terra di nessuno durante quei mesi, lasciando il giovane warlock solo con i propri pensieri, eccezion fatta per qualche rara visita.
« Non lo abbiamo dimenticato. Manca a tutti. » Le labbra di Eliphas si stesero in una linea, forse un muto ringraziamento accompagnato da lievissimo cenno del capo. Sapeva cosa pensassero di lui gli altri warlock: molti lo credevano in negazione, incapace di accettare il lutto subito. D'altronde lui e il gemello erano sempre stati legati in maniera sin troppo profonda, ed era piuttosto umano che non riuscisse a processare l'idea della sua scomparsa.
Ti dirò, Magnus, a volte fanno venire il dubbio anche a me. Mi sto solo illudendo? Ciò che percepisco - la tua essenza viva da qualche parte - è solo un mio tentativo disperato di mantenerti in vita? Questa sicurezza che ho.. è la realtà, oppure è solo l'inganno del mia stessa mente? Decise di non confidare quei pensieri a Dominic, né di insistere sulla sua infondata certezza che Magnus fosse ancora vivo e vegeto. Che senso avrebbe avuto, quando nessuno gli credeva? Persino i suoi genitori gli avevano fatto capire in tutti i modi quanto poco gradissero la sua insistenza a riguardo. Così si limitò a stendere un po' più quel sorriso, annuendo con una convinzione che non sentiva.
« Ovunque sia, sono certo che lo apprezzi. » Parole che forse per lui avevano un significato diverso, ma che Dominic non ebbe comunque il tempo di indagare quando da una delle ampie finestre - quella che Eliphas era solito lasciare aperta per far circolare aria se il clima lo permetteva - volò verso l'interno il corvo di Eliphas. Il corvo si posò sulla spalla del padrone, gracchiando un verso acuto.
« Buongiorno anche a te, Orion. Sapevi già che avevo una lettera da affidarti? » « A chi scrivi? » Una domanda piuttosto naturale, visto che gli warlock non erano soliti usare i famigli per la propria corrispondenza, che invece tendeva normalmente ad essere recapitata tramite messaggi bruciati. Il moro scrollò le spalle.
« Un amico mago. Loro usano i gufi, e Orion è la cosa più vicina a quel modo di fare. » mentì facilmente, lasciando cadere in questa maniera il discorso mentre cercava in tasca un piccolo snack da dare al famiglio, il quale lo accettò volentieri prima di gracchiare nuovamente.
« Guferia? Va bene. Sarò lì tra cinque minuti. » Il corvo rispose con un altro verso e una leggera beccata sulla spalla del padrone.
« Sì, mi muovo mi muovo. » Mentre il famiglio volava via da dove era arrivato, il giovane bibliotecario sospirò, rivolgendo uno sguardo eloquente al compagno mentre si alzava dalla propria postazione.
« Devo andare a sbrigare una faccenda, perdonami. Ci vediamo stasera? » « Certo, tranquillo. Io pensavo di fare un salto al quartiere. Sai, da queste parti non si trova un drink fatto bene nemmeno a imperiarli. »Le ultime notizie che aveva avuto da Rayan risalivano circa agli ultimi giorni di scuola. Il padre della ragazza si era sempre tenuto in contatto con lui per tutti quegli anni, alla stessa maniera in cui Eliphas aveva tenuto d'occhio - spesso a distanza - quella bambina che aveva visto crescere spensierata e ignara della profezia che pendeva sulla sua testa. Solo una volta arrivato ad Hogwarts il giovane warlock aveva potuto constatare la situazione più da vicino, provando istintivamente un senso di colpa all'idea che un giorno avrebbe dovuto rivelarle la verità. Si era chiesto spesso, specialmente nell'ultimo anno, se la giovane fosse pronta.
Ma chi lo è? Nessuno è mai pronto a scoprire che tutta la propria vita è una menzogna. E infatti quando Rayan gli aveva chiesto se a suo avviso fosse giunto il momento adeguato per dire a Winona la verità, Eliphas non aveva saputo rispondergli. Aveva preso tempo, incapace di dire a quell'uomo quanto incerto fosse riguardo quel piano e i rischi che comportava.
Immagino che anche lui volesse creare una realtà in cui illudersi di poter controllare la narrativa. E io ho troppa paura di sfidare i confini di quella realtà, ma anche di distruggere la sua illusione. Così aveva scelto di stabilire un contatto - di provare a conoscere la Grifondoro e capirla, tentando così di prevedere i possibili risultati di simili mosse. Al famiglio - che già a lungo l'aveva tenuta d'occhio per conto suo - aveva dunque chiesto di avvisarlo qualora la ragazza avesse messo piede al castello durante l'estate, in maniera tale da creare un'occasione più naturale di incontro. E infatti, quando varcò la soglia della guferia, la Grifondoro era lì.
« Buongiorno. » proferì gentile, come era solito fare, stendendole un sorriso e rivolgendole un cenno del capo a mo' di saluto.
« Allora non siamo solo io e i fantasmi del castello durante l'estate. » Non era innaturale che il bibliotecario conversasse cordialmente coi ragazzi: Eliphas lo faceva sempre, era una parte della sua personalità. Ridacchiando alle proprie stesse parole si avvicinò alla fenditura nella roccia in cui Orion lo aspettava, togliendosi la lettera che aveva dalla tasca interna della giacca. Sospirò appena mentre tracciava con la punta del ditale la parola
Elvedon sullo spazio riservato all'indirizzo. Aveva perso il conto di tutte le lettere simili che aveva mandato nella speranza che il fratello rispondesse, che fosse da qualche parte e che quelle missive fossero capaci di trovarlo meglio dei normali canali di comunicazione warlock. Chiaramente non aveva mai ricevuto nulla. Affidò dunque la busta al corvo, legandola alla sua zampa prima di intimarlo a volare via.
« Ho iniziato a prenderci la mano con i sistemi di comunicazione dei maghi. » disse dunque dopo qualche istante, per smorzare il silenzio naturalmente creatosi.
« Non posso dire che Orion ne sia felice, visto che fare il porta-lettere non era nel contratto, ma almeno non si annoia. Mi rendo conto che sono uno warlock piuttosto noioso a cui fare da famiglio. » Sorrise, stringendosi nelle spalle.
« Comunque trovo che scrivere lettere sia una bella abitudine. Sai, ieri sentivo alla radio un servizio sui gufi che stanno andando in depressione perché i maghi stanno iniziando sempre di più ad affidarsi al cellulare per le comunicazioni. » Io non so neanche cambiare il mio status di Whatsapp, figuriamoci. Rivolse dunque lo sguardo a quello che immaginava essere il gufo della ragazza, indicandolo con un cenno del mento e un sorriso sulle labbra.
« Lui mi sembra passarsela abbastanza bene però. » Fece una pausa, tornando dunque con lo sguardo alla studentessa.
« Ti piace scrivere lettere? »