Still life

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.      
     
    .
    Avatar

    jack in the box

    Group
    Ricercati
    Posts
    192
    Reputation
    +225

    Status
    Anonymes!

    « Oddio, aspetta, com'è che si chiamava? » L'espressione di Dominic era corrucciata, con gli occhi chiusi nello sforzo di ricordare e al contempo un sorriso sulle labbra alla vaga rimembranza dei loro giochi infantili. « Elvedon. » La risposta arrivò subito. Come avrebbe mai potuto dimenticare, Eliphas? Erano stati tempi spensierati, quelli in cui lui e gli altri bambini del quartiere giocavano a inventare mondi fantastici. Ad Eli, che era sempre stato un avido lettore, quell'occupazione piaceva più che a chiunque altro: la sua fantasia sembrava un serbatoio inesauribile di storie, creature e luoghi immaginari. Lo aveva inventato lui quel posto, e il gemello aveva utilizzato i propri poteri da psichico per renderlo quanto più possibile reale nelle menti di chiunque fosse disposto a partecipare al gioco. Il sorriso gli morì almeno in parte sulle labbra, sostituito da una linea più amara, al ricordo del fratello. « È divertente perché è un mondo in cui siamo noi a decidere le cose. » Le parole di Magnus risuonarono nella sua testa come se le avesse dette solo pochi istanti prima, quando in realtà erano passati quasi vent'anni. Dare ordine e prevedibilità al chaos - Eliphas non l'aveva mai vista così, ma forse il fratello aveva ragione, forse la sua stessa immaginazione tradiva il bisogno di controllare una narrativa. In cuor suo non riusciva a riconoscere quel desiderio come proprio, ma a volte risultava difficile distinguere tra i propri pensieri e quelli del gemello. « Magnus era bravissimo. Già da allora si vedeva che avrebbe fatto strada. » Le parole di Dominic, pronunciate con tono più basso e cauto, sembrarono rispondere direttamente ai pensieri di Eliphas. Probabilmente il compagno non aveva nemmeno bisogno di attingere ai propri poteri per dedurre dalla sua espressione cosa gli passasse per la testa. Nonostante fossero passati diversi anni dalla scomparsa del gemello, per Eliphas quella ferita era ancora fresca. Ti abbiamo fatto un funerale, ma io non riesco a togliermi dalla testa l'idea che tu sia ancora qui da qualche parte, nascosto a fare chissà cosa. Forse a creare la tua, di Elvedon. Come David Copperfield. Ti piaceva tanto quella citazione: "se io debba risultare l’eroe della mia vita, o se questo posto debba essere tenuto da un altro, lo mostreranno queste pagine." Forse vuoi tentare di essere l'eroe della tua vita, ma ho paura di cosa ciò possa significare per te. « Sì. Ha sempre avuto le idee ben chiare. » rispose a bassa voce, annuendo tra sé e sé, con lo sguardo puntato all'orologio a pendolo che segnava lo scorrere del tempo nella biblioteca vuota. In seguito alla chiusura dell'anno accademico, mano a mano gli ambienti del castello si erano sempre più svuotati, lasciando Eliphas a trascorrere spesso lunghe giornate da solo. Difficilmente gli studenti frequentavano il castello in estate, e anche chi lo faceva tendeva ad evitare lo studio il più possibile. Così quella grande biblioteca sempre gremita diventava terra di nessuno durante quei mesi, lasciando il giovane warlock solo con i propri pensieri, eccezion fatta per qualche rara visita. « Non lo abbiamo dimenticato. Manca a tutti. » Le labbra di Eliphas si stesero in una linea, forse un muto ringraziamento accompagnato da lievissimo cenno del capo. Sapeva cosa pensassero di lui gli altri warlock: molti lo credevano in negazione, incapace di accettare il lutto subito. D'altronde lui e il gemello erano sempre stati legati in maniera sin troppo profonda, ed era piuttosto umano che non riuscisse a processare l'idea della sua scomparsa. Ti dirò, Magnus, a volte fanno venire il dubbio anche a me. Mi sto solo illudendo? Ciò che percepisco - la tua essenza viva da qualche parte - è solo un mio tentativo disperato di mantenerti in vita? Questa sicurezza che ho.. è la realtà, oppure è solo l'inganno del mia stessa mente? Decise di non confidare quei pensieri a Dominic, né di insistere sulla sua infondata certezza che Magnus fosse ancora vivo e vegeto. Che senso avrebbe avuto, quando nessuno gli credeva? Persino i suoi genitori gli avevano fatto capire in tutti i modi quanto poco gradissero la sua insistenza a riguardo. Così si limitò a stendere un po' più quel sorriso, annuendo con una convinzione che non sentiva. « Ovunque sia, sono certo che lo apprezzi. » Parole che forse per lui avevano un significato diverso, ma che Dominic non ebbe comunque il tempo di indagare quando da una delle ampie finestre - quella che Eliphas era solito lasciare aperta per far circolare aria se il clima lo permetteva - volò verso l'interno il corvo di Eliphas. Il corvo si posò sulla spalla del padrone, gracchiando un verso acuto. « Buongiorno anche a te, Orion. Sapevi già che avevo una lettera da affidarti? » « A chi scrivi? » Una domanda piuttosto naturale, visto che gli warlock non erano soliti usare i famigli per la propria corrispondenza, che invece tendeva normalmente ad essere recapitata tramite messaggi bruciati. Il moro scrollò le spalle. « Un amico mago. Loro usano i gufi, e Orion è la cosa più vicina a quel modo di fare. » mentì facilmente, lasciando cadere in questa maniera il discorso mentre cercava in tasca un piccolo snack da dare al famiglio, il quale lo accettò volentieri prima di gracchiare nuovamente. « Guferia? Va bene. Sarò lì tra cinque minuti. » Il corvo rispose con un altro verso e una leggera beccata sulla spalla del padrone. « Sì, mi muovo mi muovo. » Mentre il famiglio volava via da dove era arrivato, il giovane bibliotecario sospirò, rivolgendo uno sguardo eloquente al compagno mentre si alzava dalla propria postazione. « Devo andare a sbrigare una faccenda, perdonami. Ci vediamo stasera? » « Certo, tranquillo. Io pensavo di fare un salto al quartiere. Sai, da queste parti non si trova un drink fatto bene nemmeno a imperiarli. »
    6c304cb0b90eb72403708662e966d5c44d1c6097
    Le ultime notizie che aveva avuto da Rayan risalivano circa agli ultimi giorni di scuola. Il padre della ragazza si era sempre tenuto in contatto con lui per tutti quegli anni, alla stessa maniera in cui Eliphas aveva tenuto d'occhio - spesso a distanza - quella bambina che aveva visto crescere spensierata e ignara della profezia che pendeva sulla sua testa. Solo una volta arrivato ad Hogwarts il giovane warlock aveva potuto constatare la situazione più da vicino, provando istintivamente un senso di colpa all'idea che un giorno avrebbe dovuto rivelarle la verità. Si era chiesto spesso, specialmente nell'ultimo anno, se la giovane fosse pronta. Ma chi lo è? Nessuno è mai pronto a scoprire che tutta la propria vita è una menzogna. E infatti quando Rayan gli aveva chiesto se a suo avviso fosse giunto il momento adeguato per dire a Winona la verità, Eliphas non aveva saputo rispondergli. Aveva preso tempo, incapace di dire a quell'uomo quanto incerto fosse riguardo quel piano e i rischi che comportava. Immagino che anche lui volesse creare una realtà in cui illudersi di poter controllare la narrativa. E io ho troppa paura di sfidare i confini di quella realtà, ma anche di distruggere la sua illusione. Così aveva scelto di stabilire un contatto - di provare a conoscere la Grifondoro e capirla, tentando così di prevedere i possibili risultati di simili mosse. Al famiglio - che già a lungo l'aveva tenuta d'occhio per conto suo - aveva dunque chiesto di avvisarlo qualora la ragazza avesse messo piede al castello durante l'estate, in maniera tale da creare un'occasione più naturale di incontro. E infatti, quando varcò la soglia della guferia, la Grifondoro era lì. « Buongiorno. » proferì gentile, come era solito fare, stendendole un sorriso e rivolgendole un cenno del capo a mo' di saluto. « Allora non siamo solo io e i fantasmi del castello durante l'estate. » Non era innaturale che il bibliotecario conversasse cordialmente coi ragazzi: Eliphas lo faceva sempre, era una parte della sua personalità. Ridacchiando alle proprie stesse parole si avvicinò alla fenditura nella roccia in cui Orion lo aspettava, togliendosi la lettera che aveva dalla tasca interna della giacca. Sospirò appena mentre tracciava con la punta del ditale la parola Elvedon sullo spazio riservato all'indirizzo. Aveva perso il conto di tutte le lettere simili che aveva mandato nella speranza che il fratello rispondesse, che fosse da qualche parte e che quelle missive fossero capaci di trovarlo meglio dei normali canali di comunicazione warlock. Chiaramente non aveva mai ricevuto nulla. Affidò dunque la busta al corvo, legandola alla sua zampa prima di intimarlo a volare via. « Ho iniziato a prenderci la mano con i sistemi di comunicazione dei maghi. » disse dunque dopo qualche istante, per smorzare il silenzio naturalmente creatosi. « Non posso dire che Orion ne sia felice, visto che fare il porta-lettere non era nel contratto, ma almeno non si annoia. Mi rendo conto che sono uno warlock piuttosto noioso a cui fare da famiglio. » Sorrise, stringendosi nelle spalle. « Comunque trovo che scrivere lettere sia una bella abitudine. Sai, ieri sentivo alla radio un servizio sui gufi che stanno andando in depressione perché i maghi stanno iniziando sempre di più ad affidarsi al cellulare per le comunicazioni. » Io non so neanche cambiare il mio status di Whatsapp, figuriamoci. Rivolse dunque lo sguardo a quello che immaginava essere il gufo della ragazza, indicandolo con un cenno del mento e un sorriso sulle labbra. « Lui mi sembra passarsela abbastanza bene però. » Fece una pausa, tornando dunque con lo sguardo alla studentessa. « Ti piace scrivere lettere? »


     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    59
    Reputation
    +75
    Location
    Cardiff

    Status
    Anonymes!
    Gli eventi della festa avevano lasciato Séline interdetta e pensierosa per un po' di giorni, non capendo fino in fondo quello che in realtà era successo. Aveva cercato di trovare una spiegazione plausibile al comportamento di Èmile in quegli ultimi mesi, si era arrovellata per giorni alla ricerca di qualche collegamento che le facesse comprendere cosa era cambiato bel ragazzo che le era stato accanto durante tutto l'anno. Soprattutto aveva riflettuto a lungo sulle sensazioni che la sua vicinanza gli provocava e anche a quello che aveva fatto finta di ignorare dopo averlo visto tra le braccia di un'altra. Era arrivata alla conclusione che forse, in fondo in fondo, qualcosina per il tassorosso la provava. Si era sentita una stupida quando lo aveva visto in compagnia di quella ragazza, una situazione nella quale non si era mai ritrovata prima di allora, che l'aveva lasciata senza parole. Chiaramente la sua mente aveva iniziato a creare svariati scenari, in uno dei quali credeva di essere stata usata dal tassorosso per qualche ragione a lei ancora ignota. Dopo averci rimuginato su per un po' di giorni, aveva deciso di lasciarsi tutto alle spalle e ritornare a vivere la propria vita come meglio credeva. Tanto l'anno dopo, il tassorosso non sarebbe stato dei loro. Nonostante il trambusto portato dalla festa e dai vari eventi, poteva dire di aver vissuto un anno scolastico positivo, in fin dei conti, nulla importava più del fatto di essere arrivata alla fine di quell'anno così travagliato e soprattutto di averlo superato a pieni voti. O quasi. Poco importava perché quell'estate c'era un evento che stava aspettando la grifondoro: poco più a nord di Cardiff c'era un campus che si impegnava ad allenare le giovani leve e a far comprendere loro se lo sport era davvero la strada giusta. Sarebbe stato un giugno di fuoco, pieno di allenamenti e attività ma la giovane Osbourne sperava che sarebbe servito a qualcosa. Proprio per questo aveva donato anima e corpo al quidditch quell'anno, mettendo da parte lo studio. In quel periodo il suo dormitorio era letteralmente un caos: una valigia giaceva aperta sul pavimento davanti al suo letto mentre un'altra si trovava sul letto della sua compagna di stanza che era partita all'inizio delle vacanze estive. Una delle due valigie sarebbe finita dai suoi genitori e avrebbe contenuto vestiti e oggetti vari che non le sarebbero serviti durante il suo periodo di permanenza al campo mentre l'altra valigia, strabordante di roba, l'avrebbe accompagnata durante quell'avventura. Stava impazzendo, non riusciva a decidersi su quali fossero le cose più giuste da portarsi. Era in momenti come questi che sognava di essere una ragazza organizzata e obiettiva, cosa che chiaramente non era. La grifondoro era letteralmente la reincarnazione di un tornado, era capace di rivoluzionare una stanza dopo pochi minuti che ci era dentro. «Accidenti! Sono in ritardo!» Esclamò dopo aver dato un'occhiata all'orologio affisso sulla parete e nel mentre cercava di evitare di dare l'ennesimo calcio al povero piede del letto, per poi uscire fuori dal dormitorio e dirigersi verso la guferia. Doveva ancora consegnare gli ultimi documenti, utili al suo insediamento al campus e poi voleva mandare una lettera a Van per assicurarle che stava bene e che adesso stava pensando soltanto a lei. Il castello di Hogwarts durante l'estate pareva abbandonato e oltre ai quadri e ai fantasmi, non aveva ancora avuto conversazione con un essere umano. Salutò Sir Nicholas e percorse a perdifiato la strada che portava verso la guferia. Perché devo essere in ritardo anche quando non dovrei esserlo? Arrivata sul posto, cercò con lo sguardo il suo gufo e dopo avergli dato una manciata di semini e qualche buffetto affettuoso sulla sua testolina, legò accuratamente i documenti e la lettera per Van alla sua zampina. Stava per dare il via libera ad Howl ma una voce maschile, la riportò sulla terra ferma. «Oh! Salve!» Sorrise con un po' troppo entusiasmo, dovuto al fatto di avere una figura in carne ed ossa davanti ai suoi occhi. «Non sa quanto sono felice di vederla...sa credevo che sarei impazzita a furia di parlare con quadri e fantasmi.» Una risata abbandonò le sue labbra, disperdendosi nella stanza. Adorava il bibliotecario perché era sempre cordiale e spensierato mentre conversava con i vari studenti e Sèl credeva che in quel posto ci fosse bisogno di una figura così. Lo osservò ridere alle sue stesse parole, ricambiando il sorriso per poi lasciarlo alle sue faccende restando in silenzio. «Preferisco di gran lunga i messaggi, sono più immediati ma trovo anche che le lettere abbiano un non so che di poetico.» Le sue guance si tinsero di rosa per quelle parole a tratti infantili. «Io non la trovo noioso.» Si morse la lingua per aver fatto un apprezzamento probabilmente non desiderato e cercò immediatamente di cambiare discorso. «Trovo sia triste che la nostra realtà stia diventando così. Io adoro parlare o scrivere...sa scrivo tanto quanto parlo.» Un sacco e credo che anche lui se lo ricorda. Una volta aveva dovuto richiamarla perchè l'unico rumore che si sentiva in tutta la biblioteca, era la voce della ragazza che seppur si trovava ad una frequenza sonora minima, era comunque udibile a qualsiasi metro di distanza. Séline era una gran chiacchierona ed era davvero difficile zittirla quando iniziava a parlare. Quando nominò il suo gufo, batté una mano sulla fronte ricordandosi del perché si trovava lì. Sì voltò immediatamente per intimare al gufo di spiccare il volo e lo guardò brevemente uscire dalla finestra per raggiungere la destinazione designata. «E' un gufo abbastanza tranquillo, sì. Anche se a volte, mi dispiace lasciarlo chiuso qui dentro.» Ammise volgendo un altro sguardo verso la finestra, notando che il volatile era già sparito. «Sì, mi piace davvero tanto soprattutto quando ho la testa un po' affollata. Mi sembra di mettere chiarezza ai miei pensieri solo quando scrivo.» Beh sì, perché è un vero disastro abitare in una mente come quella della ragazza che continua a partorire pensieri come se non ci fosse un domani. «Come stanno andando queste vacanze? Farà qualche viaggio interessante?»


    Edited by -ethereal - 13/9/2023, 08:02
     
    .
1 replies since 5/8/2023, 17:42   84 views
  Share  
.