{CHAPTER III} 1. The Fall - Inverness

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    Saettava tra gli edifici cadenti a tutta velocità, attenta a cambiare direzione nella maniera più irregolare e inaspettata possibile. Di tanto in tanto si sporgeva oltre Otis a scagliare qualche incantesimo in direzione dei suoi avversari, ma tutti i tentativi di disarcionarli non ebbero particolare successo. Quell'inseguimento parve assorbirle tutte le energie, e tutti i buoni intenti di curarsi dello stato del suo passeggero svanirono presto. Malia si ricordò di Otis solo quando le parve di sentirlo singhiozzare oltre la propria spalla. Fu investita da un moto di tenerezza: a volte tendeva a dimenticarsi che erano solo dei ragazzi, e per quanto ci fossero pochi anni a separarla dal giovane Branwell, di fatto percepiva una distanza abissale. Lei, quelle lacrime, non era più in grado di versarle. Sorvolava una città distrutta, che l'aveva accolta come una figlia, e che lei aveva amato profondamente, e non provava nulla nel vederla in rovina. I morti erano ormai solo un numero ai suoi occhi. Il sangue, un danno collaterale. Era come se le avessero risucchiato via, insieme a tutte le energie, ogni tipo di emozione. È solo l'ennesima cosa che mi hanno tolto.
    Una volta seminati gli Auror, planò in una zona tranquilla, designata come punto di raccolta. Tra le voci dei warlock lì presenti, udì le nuove disposizioni di Tris: l'ordine era ritirata. Avvertì una fitta improvvisa allo stomaco.
    « Stai bene? » Posò una mano sulla spalla di Otis. « Cos'è successo a Hogwarts, signorina Stone? Possiamo andarci? Possiamo raggiungere gli altri? Come facciamo a sapere che stanno bene? E dove andremo a vivere? » Rivolse un sorriso a labbra strette al ragazzo.
    « Da quello che ho sentito anche Hogwarts è stata presa d’assedio. Non è un posto sicuro al momento. I Ribelli stanno pensando a mettere tutti al sicuro. » Fu tutto ciò che si sentì di potergli dire. Lei non aveva idea di quanti morti o feriti ci potessero essere al castello, né di quanti studenti si fossero ritrovati nel fuoco incrociato tra Auror e Ribelli. Ma sapeva perfettamente come in questi casi fosse inutile creare panico inutile in chi, come Otis, cercava un conforto in un momento di tensione. « Non preoccuparti per i tuoi amici, vi rivedrete. » Malia sperava sinceramente che fosse così. Provò una curiosa rabbia nel pronunciare quelle parole di conforto fini a se stesse, perché si accorse in quel momento che nulla era cambiato dai tempi del Lockdown: l'impazienza ed il terrore negli occhi di Otis, lei li conosceva fin troppo bene. Di compagni di scuola che non aveva più rivisto, ne aveva avuti fin troppi. E dopo tutti quegli anni, e dopo tutti i loro sforzi affinché potessero vivere in un mondo migliore, lontano dai pericoli, erano di nuovo punto e a capo. Nel cuore di una città devastata, senza sapere se i loro cari sarebbero sopravvissuti.
    « Epismendo » Malia quasi sussultò, nell'avvertire il bruciore alla gamba sparire di colpo. Abbassò il capo, guardando la ferita ritirarsi nella pelle. Non si era nemmeno accorta di essersela procurata. « Come sta? Ha altre ferite? » « Grazie. Sto bene. » riuscì solo a dire, assorta tra i suoi pensieri. Si sedette per un momento su un cumulo di macerie, nel tentativo di raccogliere i pensieri e le poche forze che le rimanevano: mentre altri civili venivano scortati in quella zona di raccolta, i warlock li conducevano ordinatamente attraverso i portali. All'orizzonte, poteva ancora vedere saette luminose scontrarsi, edifici crollare. I Ribelli stavano resistendo per salvare più persone possibili. Una volta recuperate le forze, si alzò di scatto, le dita chiuse intorno al manico della scopa. « Otis! Cosa ci fai ancora qua? » « Io rimarrò qui, vicino al portale. Non posso tornare in città... Ma posso aiutare a curare chi non è in condizioni di viaggiare o smateralizzarsi... E poi non me ne vado finché non trovo mia madre e i miei fratelli. » Alzò gli occhi al cielo. Ci mancava ora pure il ragazzino che vuole fare l'eroe. Sbuffò sonoramente, nel pieno dell'esasperazione. « Allora forse non ci siamo capiti: qui non sei al sicuro, nemmeno se stai vicino al portale. È probabile che la tua famiglia l'abbia già attraversato, vi ricongiungerete dall'altra parte. » E se sono morti, ormai non c'è più nulla da fare. « Lascia fare ai warlock e ai Ribelli il loro lavoro. » Afferrò dunque il ragazzo per l'avambraccio con una certa violenza, e prima che potesse ribattere lo spinse all'interno del portale più vicino.

    Quando apprese la notizia stava sorvolando quello che rimaneva della piazza centrale di Inverness. Notò una coppia di Auror camminare accanto ai resti del campanile, evidentemente in un momento di tregua, travolti da un momento d'ilarità. Ridevano a gran voce, e Malia aveva deciso di passare oltre senza interagire, godendo della fuliggine nebbiosa che le permetteva di passare inosservata. Era difficile riuscire a vedere a un palmo dal proprio naso, ma lei era riuscita a distinguere bene le due sagome, a una decina di metri da lei. « Hai sentito come hanno sistemato le cose a Hogwarts? Un successone! » « Si sono ripresi tutto quanto, vero? » « Meglio ancora, hanno fatto fuori Harry Potter in persona! Morto, finito, kaputt! » In quel momento successe qualcosa di raro, per Malia: forse per colpa di un vuoto d'aria, per la nuvola di polvere che le annebbiava la vista, oppure semplicemente per ciò che aveva sentito, perse completamente il controllo della scopa. Avvertì il senso di vuoto mentre precipitava a diversi metri da terra, e fece appena in tempo a castare un « Arresto Momentum! » prima di schiantarsi al suolo. Ruzzolò tra le macerie con la stessa inerzia di un oggetto caduto per terra in maniera casuale. « Chi va là? » Quando aprì gli occhi, distinse la luce fioca di una bacchetta avvicinarsi nella sua direzione. Oh, merda. Gli Auror l'avevano avvistata. Tastò con la mano accanto a sé, ma della sua bacchetta nessuna traccia. Vide la sua scopa, a pochi metri di distanza, spezzata in due. Capì che avrebbe dovuto muoversi, scappare, eppure mentre guardava quella piccola puntina di luce che si faceva sempre più vicina e luminosa, ebbe come la sensazione che il tempo si fosse fermato. Era paralizzata. Harry Potter era morto. Continuava a ripetere quelle parole nella propria testa per comprenderne il significato, ma queste erano come una nuvola che le aleggiava sul capo, inafferabile e incomprensibile. Harry Potter era morto.
    Lei col mito del Prescelto non era mai stata familiare. Per lei era il signor Harry, quello che aveva aperto le porte di casa sua come una figlia, il primo che le aveva detto un giorno, vedendola giocare a Quidditch con James nel giardino di casa, “Lo sai che non sei niente male, ragazzina? Hai pensato di provare per la squadra di Grifondoro?”. E quelle parole spassionate, dette con leggerezza, avevano cambiato la traiettoria della sua vita. E adesso quella persona non c'era più. Così, all'improvviso.
    La luce della bacchetta si fece più definita nello stesso istante in cui gli occhi di Malia iniziarono a bruciare, e le guance si riempirono di lacrime calde. Aveva la testa che le pulsava dal dolore. Guardò quelle figure, i cui corpi si delineavano meglio alla sua vista, tra la coltre di polvere, e pensò che avrebbe voluto ucciderli. Per quelle risate, per quello che avevano fatto a quella città, per come avevano ucciso Harry Potter. Singhiozzando, si sollevò a terra, e cercò disperatamente di individuare la propria bacchetta, scavando tra le macerie. Ma non c'era niente da fare.
    Raccolse tutte le forze che aveva in corpo per alzarsi in piedi, i due Auror ormai a pochi metri da lei. Corse via senza guardarli in faccia.
    Quando li individuò erano insieme, la devastazione ed il silenzio di una città defunta che sovrastava ogni cosa. Si avvicinò, un po' claudicante, il corpo coperto dalle ferite della caduta. Le fu sufficiente guardare in viso Albus per avere conferma di quanto aveva sentito. Se ne è andato veramente. Gli posò una mano sulla spalla, stringendo forte con le dita. Non sapeva cosa dire. Non c'era nulla da dire. Guardò poi Tris. Di fronte a lei, i suoi due migliori amici avevano appena perso quanto di più caro avevano al mondo. Una città, un padre. E Malia non poteva fare altro che partecipare passivamente a quel dolore. « Andiamocene via » riuscì solo a sussurrare, nel silenzio di quella distruzione, cogliendo lo sguardo di Beatrice. È finita.



    [spoiler_tag][/spoiler_tag]1. Interagito con Otis, lo ha spinto con la forza dentro al portale
    2. Ha saputo le buone nuove, è caduta dalla scopa e si è rotta un po' tutta, but we're still standing (ye, ye, yeee). Interagito poi con Albus e Tris.


     
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15 replies since 14/9/2023, 13:16   941 views
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