the world out there is such a dark hue

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    1,304
    Reputation
    +1,296

    Status
    Anonymes!
    b50bfd3a2acfb37cf5f12e0c3077053adc08e0f4
    « Dico soltanto che mi sembra un po' strano che un Prescelto non abbia fatto in tempo ad uscire di scena che subito ne è apparso un altro, papà. » Fu la sua secca osservazione in merito. Che Nami non avesse alcuna voglia di affrontare l'argomento riguardante la miracolosa resurrezione di Eric Donovan era evidente ad occhio nudo. Lei al Ministero non avrebbe messo piede nemmeno se fosse stata a Londra, contrariamente a quanto il buonsenso avrebbe imposto considerato il suo status di ibrida. Un'esecuzione in pubblica piazza è, di per sè, una delle cose più barbare che riesca a figurarmi; ma poi, convenientemente, è anche sbucato un secondo Prescelto senza che il cadavere del primo abbia avuto neppure il tempo di raffreddarsi. Il tutto mentre si riprendevano Hogwarts e, guardacaso, facevano cadere Inverness. Interessante. Questo, tuttavia, a suo padre non lo disse. Jinnosuke Fujiwara non era un grande amante della crudezza di toni; aveva un animo gentile - fin troppo, a suo avviso - ed un'affermazione del genere gli avrebbe certamente fatto storcere il naso. Una persona buona dall'inizio alla fine, ostinato nel voler vedere il lato positivo di ogni cosa. Tanto che, all'indomani di quello che era a tutti gli effetti lo sconvolgimento del Mondo Magico per come lo conosceva, aveva telefonato alla figlia non tanto per carpire la gravità della situazione, quanto per domandarle se sapesse qualcosa in merito alla storia del Messia. Nanami però era di tutt'altro avviso; non voleva perdere tempo a discorrere di cose inutili. Era evidente che ci fossero questioni più pressanti di quella su cui concentrarsi; questioni che richiedevano non soltanto attenzione, ma anche la sua piena lucidità. Una caratteristica, quella, che non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a mantenere. « Siete ancora a Lione? Dai signori Ikari? » Chiese piuttosto, in un rapido cambio di rotta nella direzione che voleva quella conversazione prendesse. Misurava la stanza a grandi, nervose falcate, in ansiosa attesa della risposta del genitore. « Sì, per il momento siamo ancora da loro. » Un sospiro stanco più che una risposta, quella di suo papà. Sospirò anche lei, ma di sollievo. « Bene, pa'. Restateci. Per il momento. » Fece bene attenzione a calcare quelle tre parole, sperando che l'antifona venisse colta. Non aveva idea di quanto potesse dire al telefono. Più in generale, sapeva che quella non fosse una conversazione da affrontare a quel modo. Sarebbe stato più consono, più giusto, parlarne faccia a faccia. Ovviamente, considerati gli ultimi sviluppi - nella fattispecie la più recente ordinanza del Ministero riguardante le Creature - o le mezze creature, come lei - era fisicamente impossibilitata a farlo. « In realtà ti ho telefonato appunto per questo: io e la mamma abbiamo tutte le intenzioni di tornare a casa prima che sia troppo tardi. » E, di fronte a quell'affermazione, la giovane Fujiwara non poté far altro che sgranare gli occhi, inchiodando al centro della camera da letto. « A casa cioè in Giappone? » Silenzio all'altro capo della cornetta. « Non mi risulta che casa mia sia in Giappone. A casa cioè a casa. » Tu ti sei bevuto il cervello. Le persone normali hanno la crisi di mezza età - tu invece hai evidenti istinti suicidi. « Assolutamente no! » « Nanami. non mi sembra di aver chiesto la tua opinione in merito. » Oh, please! Don't you dare 'Nanami' me right now! Inalò rumorosamente, tra i denti. « Non mi sembra di averti chiesto il permesso per poterla esprimere, padre. O preferisci Jinnosuke-sama, oh Grande Demone Celeste? » Va bene tutto, ma no. « Ci tengo a ricordarti che nemmeno il Governo attuale mi ha ancora revocato il diritto di parola; apprezzerei tantissimo che ti astenga anche tu dal farlo. Detto ciò - stammi bene a sentire: la situazione qui è tutto meno che rosea e secondo me dovreste davvero riflettere ed evitare scelte avventate. Non hai voluto fare il giapponese in Giappone, non vedo perché farlo in Inghilterra. » Non era suo padre, in fondo, che ad ogni buona occasione le aveva sciorinato nei minimi dettagli di come si fosse impuntato per riuscire a convolare a nozze con la madre di Nami, infischiandosene dell'opinione pubblica e delle conseguenze che quella scelta avrebbe comportato? Ora, all'improvviso, voleva tornare a casa con la coda tra le gambe, nonostante questo avrebbe penalizzato la qualità di vita sua e della moglie? Per cosa? « Stammi bene a sentire tu, Nanami, perché non ho la benché minima intenzione di ripetermi. Prima di tutto, io e tua madre siamo adulti, quindi perfettamente in grado di fare le nostre scelte ed assumercene le responsabilità; secondo poi - non so se ti sei resa conto che tutta la mia - nostra! - vita è in Inghilterra. Te inclusa. Terzo: questa conversazione si può considerare conclusa. Ti richiamerò tra qualche giorno per aggiornarti. Buona giornata. » E due furono le conclusioni che la giovane Fujiwara trasse da quella conversazione. La prima, che suo padre non avesse preso bene il suo tentativo di tenerli al sicuro; la seconda, che molto probabilmente, in un universo dove Jinnosuke Fujiwara completava i suoi studi ad Hogwarts, finiva pure smistato a Grifondoro.
    Perché il genitore privo di istinto di autoconservazione è toccato a me?
    Nami non era una grande bevitrice. Era, piuttosto la classica persona che lo faceva in compagnia, e che esagerava soltanto nel momento in cui questa le diventava insopportabile e, per qualche astrusa ragione, non poteva tornare a casa. Di certo non era il tipo di persona che ci si aspettava di trovare seduta al tavolo della cucina di casa propria con davanti una bottiglia di Incendiario prima dell'ora di cena. Ma la situazione era esattamente quella. Era appollaiata su una sedia, il bicchiere in mano e l'aria afflitta. Se sulle prime era rimasta scossa dai provvedimenti presi dalla situazione generale, non da ultimi i provvedimenti presi dal Ministero, la telefonata col padre aveva finito per annichilirla definitivamente. Perché non capisce che vorrei soltanto saperli al sicuro? Che diamine di senso ha prendere e tornare qui? Espirò tutta la sua frustrazione, e lo fece anche piuttosto rumorosamente, senza quasi registrare la porta d'ingresso che veniva aperta e poi richiusa. Fu più che altro il rumore dei passi di Mei a riportarla alla realtà. « Bentornata. » Un'abitudine, quella - ed infatti quel saluto le uscì un po' male. Funereo, ecco. Sollevò lo sguardo ad incontrare quello scuro dell'amica; poi la sinistra col bicchiere mezzo vuoto. « Ne vuoi? » Per la verità, nemmeno attese di ricevere risposta; si tirò su e andò a procacciarne un secondo, che poggiò sul tavolo con meno eleganza del solito per riempirlo poco dopo. « Com'è andata la tua giornata? La mia una meraviglia; ho sentito mio padre e scoperto che è diventato Ken passione kamikaze e che, a quanto pare, i miei intendono tornare qui. L'hai vista, mia madre, no? » I capelli da soli basterebbero a renderle la vita impossibile, se non fosse registrata. Una domanda retorica, ovviamente. Mei sua madre l'aveva vista più di una volta, anche solo a King's Cross ai tempi della scuola. E, in quanto sua coinquilina ed amica, sapeva anche bene che i suoi genitori, in Francia, ce li avesse spediti proprio Nami, con la scusa di fargli rivedere vecchi amici di famiglia. Una scusa come un'altra per fare in modo che si trovassero in terra inglese il meno possibile, visto lo stato di sangue di Yuuki. « Geniali. » E questo senza contare che io per prima non ho avuto il tempo materiale di decidere cosa fare in merito! « Tu? Che notizie porti? »


    Edited by (mono no aware) - 2/10/2023, 06:41
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Lega di Quidditch
    Posts
    218
    Reputation
    +242

    Status
    Waiting!

    Forse non ci aveva voluto credere sulle prime. Quando la madre l'aveva chiamata per comunicarle che Harry Potter era venuto a mancare, Mei aveva reagito in maniera fredda, senza razionalizzare del tutto la morte di quell'uomo che per tutta la sua vita aveva ritenuto una sorta di punto fisso. Aveva detto un semplice "oh", provando una forma di dispiacere che forse non aveva davvero attecchito nel profondo del suo animo. Aveva chiesto di Ginny, di Lily, degli altri Potter, aveva contattato i familiari del Prescelto per chiedere come stessero e dare loro tutta la propria solidarietà e il proprio appoggio, ma erano state tutte azioni per lo più meccaniche - mosse da un copione sociale che sapeva di dover rispettare. La realizzazione era arrivata solo quel pomeriggio, quando arrivando al funerale di Harry aveva visto la bara con la sua foto accanto, e le persone intorno strette nel pianto e nel cordoglio. Solo lì, quando l'officiante aveva dato l'estrema unzione al Prescelto, calando il suo corpo sotto terra, solo a quel punto Mei aveva capito che era tutto vero: Harry non c'era più. Non avrebbe più ricevuto le sue lettere per il compleanno, non lo avrebbe più visto alle cene dei Potter, non lo avrebbe più sentito ridere delle loro ragazzate. L'uomo che aveva aiutato lei e sua madre nel periodo di più grande difficoltà, lo sguardo gentile che la salutava con tenerezza e che la congratulava ad ogni traguardo raggiunto - quell'uomo non c'era più, e dietro di sé lasciava solo un vuoto che nessuno di loro sarebbe mai riuscito a colmare. La giovane Chang sapeva che almeno per lei sarebbe stato così, che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Harry nella sua vita. Non era mio padre, non era mio zio, non condividevamo nemmeno una goccia di sangue. Però era famiglia. Quella famiglia che forse dai per scontata, credendo che ci sarà sempre. Ed Harry, anche per chi non lo conosceva veramente, era sempre stato dato per scontato. Tutti credevano che ci sarebbe sempre stato. Realizzare che invece non fosse così, e che se ne fosse andato nella maniera più randomica possibile, in un semplice attimo, appariva quasi assurdo. Quell'assurdità, quel tentativo di fare i conti con qualcosa di così inspiegabile e inaccettabile, Mei se li portò dietro con sé per tutto il tragitto fino a casa. Aveva deciso di prendere una passaporta per il ritorno, allungando le tempistiche per permettersi una passeggiata in solitudine. Stretta nel cappotto, con la musica a tutto volume nelle orecchie e la sigaretta accesa tra le dita ossute, aveva percorso la strada del ritorno assorta nei propri pensieri. E adesso? Sembrava assurdo chiederselo. Quanto era mai stato determinante Harry nella sua vita? Non così tanto. Eppure non riusciva a immaginarsene una che non contemplasse la sua figura. E perciò non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe sembrata, ora che lui non c'era più. Forse sarebbe stata la stessa, e doveva solo accettare il tempo necessario a far rimarginare quella ferita. Tuttavia, pur se in maniera irrazionale, non poteva fare a meno di percepire quel momento come uno spartiacque tra un prima e un dopo.
    09043759e9356e46ff804b7cb619afc6d2384f6e
    Arrivata di fronte al portone di casa tirò un sospiro, appoggiandosi alla colonnetta che reggeva il piccolo porticato antistante l'ingresso. Alzò gli occhi al cielo plumbeo sopra le highlands, portandosi la sigaretta alle labbra per aspirarne una lunga boccata. Poi un altro tiro, e quando fu poco più che un mozzicone, la spense sul pomellino del corrimano, gettandola nella spazzatura che - ad occhio e croce - non erano ancora passati a ritirare. Non passavano da un paio di giorni. Se la prendono comoda, eh. Armeggiò con le chiavi, inserendole nella toppa per immettersi all'interno dell'abitazione, lasciando le scarpe all'ingresso e poggiando il cappotto umido sull'appendiabiti. « Bentornata. » Solo in quel momento si rese conto che Nami stava lì, seduta in salotto con un bicchiere davanti. Le stirò un sorriso, proferendo un semplice « Ehilà. » « Ne vuoi? » Prese un lungo respiro, sollevando le sopracciglia. « Quando mai ho rifiutato? » E Dio solo sa quanto ne ho bisogno oggi. Si diresse dunque verso il tavolo, scansando una sedia per appollaiarvisi a sedere e accettare subito il bicchiere che le venne offerto. « Grazie. » « Com'è andata la tua giornata? La mia una meraviglia; ho sentito mio padre e scoperto che è diventato Ken passione kamikaze e che, a quanto pare, i miei intendono tornare qui. L'hai vista, mia madre, no? » Annuì. L'aveva incontrata un paio di volte e di certo non era il tipo da passare inosservato. La si riconosce da tre chilometri. « Geniali. » « Beh s' mi sembra... » Si prese qualche istante per cercare parole adatte ma sufficientemente rispettose. Non trovandole, però, si arrese ad un semplice « ..un'idea un po' del cazzo, onestamente. » Che era comunque un eufemismo. « Tu? Che notizie porti? » Appoggiò le labbra sul bordo del bicchiere, vuotandone metà del contenuto in un solo colpo prima di prendersi qualche altro istante di silenzio, con gli occhi fissi su un solco del tavolo - lascito di quella volta in cui aveva imparato a non affettare le verdure senza un tagliere sotto. « La mia giornata è stata un po' deprimente. Sono andata al funerale di Harry Potter. » Fece una pausa. « Mi sembra ancora così assurdo. E forse il fatto che tutti si stiano un po' nascondendo lo rende ancora meno vero. » Perché se pure ipoteticamente avesse dovuto immaginare la morte di Harry, di certo si sarebbe aspettata una veglia funebre di due settimane dai Potter. Sono così loro. In momenti del genere si stringono tutti insieme e fanno formazione a testuggine. Qualcosa che Mei gli aveva sempre un po' invidiato perché nella sua vita mancava. Inspirò a fondo dalle narici, tirando su i piedi a poggiarsi sul bordo della sedia mentre si cingeva le ginocchia con le braccia. « Non ho letto il giornale questi giorni. Non so cosa abbiano detto su Harry, o su tutta questa situazione. » Per lo più aveva tenuto la testa bassa, e anche dal lavoro non aveva sentito nulla perché gli allenamenti delle squadre erano stati sospesi in via temporanea. In realtà forse aveva solo paura di cosa avrebbe potuto trovarvi, alla luce di quanto successo sabato e delle ordinanze Ministeriali che erano state fatte recapitare a tutti per gufo. « Ma vedere quella bara.. non lo so, Nami, mi ha fatto un effetto strano. » Qualcosa che andava al di là della morte di un caro. Era la fine di un'era, e l'inizio di una nuova, completamente ignota. Rimase in silenzio qualche altro istante, rigirandosi il bicchiere tra le dita prima di decidersi a buttare giù quanto ne rimaneva all'interno, solo per poi riempirlo nuovamente. « Tu sei registrata immagino. » Non lo sapeva per certo perché non aveva mai avuto motivo di chiederglielo prima di adesso, ma supponeva che fosse così. L'amica non era mai stata il tipo da ignorare le questioni burocratiche solo per partito preso. Sollevò dunque lo sguardo nei suoi occhi, conscia di porle una domanda su cui probabilmente lei stessa rimuginava da giorni, ma che era inevitabile a quel punto. « Cosa pensi di fare? »

     
    .
1 replies since 26/9/2023, 18:13   226 views
  Share  
.