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    Erano passati solo pochi giorni da quello che la stampa internazionale aveva definito come un evento di portata epocale, se non addirittura irripetibile nella storia del mondo magico. L'uscita di Eric Donovan dal velo della morte aveva indubbiamente cambiato tutto, tanto che anche la caduta di Inverness e il conseguente riappropriarsi dei territori scozzesi da parte del governo sembravano essere in qualche modo passati in secondo piano rispetto a quello che molti chiamavano il Messia. Eppure, per quanto assurdamente nuovo fosse ciò che stavano vivendo, la vita di tutti - o quasi - era tornata a scorrere sin da subito come se nulla fosse accaduto. "La guerra è finita": queste erano le parole che si leggevano ovunque e che il popolo ripeteva come un mantra, consolidando ancor più come realtà ciò che a lungo era stato poco più di una speranza o un miraggio. Era finita davvero? Si era davvero chiuso così quel capitolo durato anni? Sembra quasi deludente. Un finale anticlimatico. Tutto questo sbattersi vede la sua conclusione con un morto che cammina e una città distrutta. Forse avrebbe solo dovuto essere felice, rallegrarsi come tutti gli altri e stappare una bottiglia di champagne in onore di quella nuova era di pace e prosperità. La verità, tuttavia, era che a Seojoon per lo più non interessava, e che al contempo, in fondo al cuore, da qualche parte, sentiva un retrogusto amaro che non sapeva del tutto spiegarsi in termini logici. Quella doveva essere la situazione ideale per uno come lui, ma per qualche ragione non si sentiva vittorioso, e questo era un sentimento che lui per primo non capiva. Forse, addirittura, era l'unico a provarlo, visto che suo padre sembrava in visibilio per la fine di quel conflitto che aveva solo messo i bastoni tra le ruote ai loro affari. All'indomani dell'accaduto si era presentato in Inghilterra per mettere subito il punto, stabilendo la strategia che avrebbero dovuto seguire come famiglia e i futuri passi da intraprendere. Al suo solito, Seojoon non aveva ribattuto, pronto a fare qualunque cosa il padre gli chiedesse pur di portare avanti gli interessi dei Moon. Non si era dunque stupito quando tra le varie richieste era comparso anche il matrimonio. Seojoon sapeva di essere stato promesso già da tanto tempo, e la cosa non lo disturbava (nei loro ambienti era piuttosto naturale); ormai era grande, e per gli standard della società coreana cominciava a sembrare strano che non si fosse ancora accasato. Quello era il momento migliore: con la fine del conflitto e la conseguente ripresa dell'economia che ne sarebbe derivata, mettere finalmente a posto quel tassello era non solo la cosa più logica, ma anche la mossa più conveniente per tutti i coinvolti. Così, senza scomporsi di una virgola, si era fatto lasciare dal padre le informazioni riguardo la ragazza che era stata scelta per lui, passando qualche giorno a fare ricerche piuttosto sommarie su di lei (quanto bastava a sapere chi si sarebbe trovato di fronte). E alla fine, appurato che non fosse l'ultima delle poveracce o non avesse chissà quali scheletri nell'armadio (almeno non facilmente scovabili), decise di farsi avanti e scriverle un gufo per invitarla formalmente a cena. Supponeva che anche lei fosse al corrente della situazione e che quell'invito non l'avrebbe stupita, ma per non sembrare troppo brusco decise comunque di non utilizzare la parola appuntamento all'interno della sua missiva. D'altronde, se non era una sprovveduta, avrebbe capito da sé il senso di quell'incontro.
    Come al suo solito, aveva organizzato il tutto nei minimi dettagli. Si sarebbero incontrati in un ristorante molto chic della Londra magica; per l'occasione aveva prenotato l'intero locale, così da garantirgli sufficiente privacy ed evitare eventuali disturbi da parte di altri ospiti. Aveva inoltre scelto personalmente il pianista che avrebbe suonato di sottofondo per la serata, vagliando ogni scelta di canzone. Si era assicurato che lo staff presente fosse impeccabile, che la decorazione dell'ambiente fosse sobria e di buon gusto e che il tavolo fosse apparecchiato secondo una perfezione millimetrica. Tutte cose che il suo assistente personale conosceva bene di lui: il disturbo di cui soffriva, per quanto mai diagnosticato, brillava in maniera piuttosto evidente in occasioni del genere. Il minimo errore o la più piccola imprecisione avrebbero costituito per lui la totale rovina. Tuttavia richieste del genere venivano sempre accolte, un po' per via del suo nome, e un po' perché Seojoon tendeva a pagare profumatamente per ciò che pretendeva. Così, una volta assicuratosi che tutto fosse perfetto, era passato a curarsi della propria di immagine, facendosi commissionare appositamente un nuovo completo e scegliendo con cura maniacale il mazzo di fiori da portare in regalo a Daehyun. Aveva scelto un bouquet che accostava gigli e tulipani in una scala cromatica dal bianco al rosa pallido, ritenendola la scelta più graziosa ed elegante per un primo appuntamento. Ovviamente, all'ora fissata per l'incontro, Seojoon si trovava già lì, di fronte all'entrata del ristorante, con i fiori in mano, in attesa dell'arrivo della ragazza. Oltre alle foto che aveva visto online e alle ricerche che aveva fatto non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma era determinato a chiudere quel primo incontro con la certezza che ce ne sarebbe stato un secondo. « Nervoso? » Lanciò un'occhiata di sbieco al proprio assistente, inarcando un sopracciglio come a sottolineare la stupidità di quella domanda. C'erano tante cose che infondevano nervosismo a Seojoon, ma di certo un appuntamento non ne faceva parte. « Ok, riformulo. Aspettative? Dubbi? » Sospirò. « Ha vissuto qui per diverso tempo. Quindi mi aspetto che abbia acquisito almeno in parte la mentalità aperta degli occidentali. » Cosa che, detta così, poteva sembrare positiva, ma in realtà per lui non lo era affatto. Trovava alquanto bizzarro se non addirittura snervante lo stile di vita occidentale. Non avevano un intrinseco senso del rispetto, del dovere e dell'abnegazione, ma facevano solo ciò che volevano senza una logica vera e propria. « Beh, è pur sempre figlia di una buona famiglia. Le avranno messo un po' di buon senso in zucca. » Ancora una volta, Seojoon gli rivolse uno sguardo scettico. « Hai incontrato mio fratello. Dovresti sapere che il nesso tra buona famiglia e buon senso non è così immediato. » « Touché. » Sorrise, lasciando che anche l'assistente si dileguasse, muovendosi verso il retro del ristorante insieme allo staff del luogo, così da poter coordinare dettagli ed eventuali problemi, lasciando al contempo la privacy necessaria ai due protagonisti. Quando finalmente Daehyun comparve nella sua visuale, il giovane Moon stese le labbra in un sorriso cordiale, rivolgendole un inchino di saluto. « Daehyun-ssi, è un piacere. » disse con tono gentile, scegliendo come da prassi per un primo incontro di utilizzare il registro semi formale e l'onorifico attaccato al nome. « Spero ti piacciano. Non conosco le tue preferenze in quanto a fiori, dunque sono andato a sentimento. » Le porse il mazzo, dandole il tempo di accettarlo prima di scansarsi dal passo e aprirle la porta, facendole cenno di entrare prima di lui. « Prego. Immagino che avrai fame. » Inclinò il capo di lato, sorridendo. « Avrei anticipato l'orario, ma purtroppo il lavoro mi tiene le mani piuttosto legate questi giorni. » E no, non si riferiva né agli affari di famiglia, né alle attività di cui era titolare, ma al ruolo che ricopriva al momento nell'intelligence. Era stato assegnato alla squadra che si occupava del reparto internazionale nella ricerca dei fuorilegge, dunque era solo naturale che quei giorni fossero piuttosto movimentati. « Tu di cosa ti occupi? » le chiese dunque, cercando di passare la parola a lei per rompere un po' il ghiaccio mentre scostava la sedia dal tavolo per farla sedere.

     
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    Agli eventi che si erano verificati negli ultimi giorni, Dae-hyun aveva reagito in maniera totalmente distaccata. Il suo volto non aveva espresso alcuna emozione davanti alle notizie che si stavano espandendo a vista d'occhio nella città, quello che era successo non aveva suscitato alcuna reazione nel suo io più intimo. La guerra è finita, così recitavano molte pagine di alcuni dei giornali più influenti del mondo magico. A detta di molti sembrava che pur piangendo la morte di grandi figure come Philip Collins ed Harry Potter, la popolazione magica inglese avesse accolto con positività la nuova pagina appena aperta. "Ho sentito tante cose sul conto di Donovan. Secondo me uno può crederci o non crederci al fatto che sia il Messia." –무슨 바보 같은 짓이야 Che in coreano stava a significare "che idiozia". Questo era quello che aveva commentato a bassa voce mentre ripiegava accuratamente la pagina della Gazzetta del Profeta. Da come parlava dei fatti appena accaduti, sembrava che nulla la riguardasse realmente. E per certi versi, era così. D'altro canto non poteva mostrarsi totalmente indifferente a quello che stava accadendo perché vedeva la venuta di Eric Donovan come una possibilità. Se avesse contribuito a ricostruire il mondo magico per renderlo unito e prospero, come aveva dichiarato lui stesso nelle pagine di giornale appena letto, magari sarebbe riuscita a conquistare i vertici e così a guadagnarsi la fiducia di numerosi esponenti del mondo magico che avrebbero contribuito all'insediamento della sua attività familiare a Londra. Invece, per come la vedeva suo padre, quello era il momento perfetto per attuare la propria strategia. Dae-hyun aveva imparato a non controbattere e si era resa disponibile a fare qualsiasi cosa il padre le avesse domandato di fare, pur di conquistarsi la sua fiducia. Sebbene non condivideva l'dea di essere promessa sposa a qualcuno che non aveva mai visto prima di allora, credeva che così facendo il padre avrebbe visto in lei la candidata ideale per prendere le redini dell'attività di famiglia. Sebbene durante la sua tenera età si era totalmente rifiutata di dover sposare un uomo che non amava, alla fine si era convinta che quella era la cosa giusta da fare: la guerra era finita e presto l'economia si sarebbe ripresa, inoltre era adulta e per gli standard coreani doveva essersi accasata già anni addietro. Non si scompose, nè rimase sorpresa quando le arrivò la lettera che preannunciava il primo incontro con il figlio del signor Moon. È giunto il momento, pensò.

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    Signorina Seomoon, è pronta? La voce del suo assistente risuonò nel corridoio che precedeva la sua camera da letto. Dall'ampia finestra del loft che ospitava la sua stanza, riusciva a vedere perfettamente le piccole lucine dei vari grattacieli che iniziavano ad accendersi e a colorare le prime ore di quella sera. Solitamente quella vista, riusciva a tranquillizzarla. Ma non quella sera perchè sapeva che una volta lasciato il suo appartamento e raggiunto il luogo prestabilito, non sarebbe potuta più tirarsi indietro perché di lì a poco, tutto sarebbe cambiato. Abituata fin da piccola a quell'incontro, era preparata e sapeva esattamente a cosa andava incontro ma ciò non riuscì a cancellare la tensione dal suo petto. – Possiamo andare. Uscì dalla camera avvolta in un elegante tubino nero, un nuovo acquisto che si era fatto fare su misura proprio per quell'occasione da una sartoria molto rinomata a Londra, poi si guardò un'ultima allo specchio per esaminare il risultato finale prima di varcare la soglia di casa. Il suo assistente era abituato a quella maniacale ricerca della perfezione, sintomo evidente di quel disturbo mai diagnosticato di cui soffriva che veniva fuori soprattutto in momenti come quello. Entrata nell'auto, si accomodò sui sedili posteriori e osservò distrattamente la città scorrere davanti ai suoi occhi mentre pensava a quello che l'avrebbe aspettata una volta arrivata davanti al ristorante. Aveva fatto una ricerca sommaria sul giovane rampollo di casa Moon perché della sua famiglia sapeva già quasi tutto: la famiglia Moon era a capo dell'omonimo gruppo specializzato nello sviluppo di nuove tecnologie magiche che abbracciavano ormai quasi tutte le branche. In Asia erano conosciuti per avere costruito un vero e proprio monopolio in quel campo ma i loro commerci stavano penetrando sempre più velocemente anche in Occidente. Insomma Seojoon rappresentava l'espediente perfetto per agganciarsi all'economia inglese. Giunse sul luogo concordato in precedenza in perfetto orario, segno che non si era adattata ai modi occidentali che lei reputava alquanto rozzi. A quel punto alzò il volto e mentre attendeva che l'assistente le aprisse la portiera, dai vetri oscurati diede una rapida occhiata al ragazzo: alto, senza dubbio affascinante e abbastanza impostato da farle intendere che erano stati sottoposti alla medesima educazione familiare. Prese un profondo respiro e una volta uscita dall'auto, pesò ogni singolo passo cercando di appropriarsi di quella sicurezza che sempre utilizzava in occasioni importanti. Sul suo viso apparve un leggero sorriso cordiale dovuto al mazzo di fiori che il giovane Moon reggeva in mano e che al suo arrivo le porse in maniera elegante. Ricambiò l'inchino e il saluto del ragazzo, – Il piacere è tutto mio. prendendo solo in seguito il mazzo di fiori. – Grazie, hai avuto davvero un pensiero gentile. I gigli mi piacciono molto. Avvicinò il buquet al suo viso, inebriandosi di quel profumo così delicato. I fiori erano sempre ben accetti e quello fu un punto a favore del ragazzo, segno che non si era adeguato ai modi di fare dei ragazzi occidentali. «Avrei anticipato l'orario, ma purtroppo il lavoro mi tiene le mani piuttosto legate questi giorni.» – Non preoccuparti, l'orario andava più che bene. Commentò mentre attese che le aprisse la porta, facendole cenno di entrare prima di lui. Accettò l'invito e proseguì all'interno del ristorante, curiosa di scoprire cosa aveva architettato per quella serata. Entrando nel ristorante non potette fare a meno di notare quanto fossero sobrie e di buon gusto le decorazioni, soprattutto notò che dietro ad ogni decorazione c'era stata una precisa cura dei dettagli. Dettagli che ad occhi inesperti sarebbero passati in secondo piano ma che ad una ragazza ossessionata dall'ordine come lei, sarebbero stati passati in rassegna uno ad uno. Apprezzò persino il modo in cui era stata apparecchiata la tavola, Ha pensato a tutto, si disse e subitò si sentì leggermente sollevata. – Non ero mai venuta qui prima d'ora. Ammise, per poi accomodarsi sulla sedia che il ragazzo le aveva gentilmente tirato indietro. Poi attese che Seojoon prendesse posto e incominciò il suo discorso. – Sto per terminare i miei studi all'accademia, frequento l'ultimo anno di magisprudenza e allo stesso tempo mi occupo di alcuni affari nell'azienda di famiglia. Rispose alla sua domanda in modo del tutto naturale, cercando di apparire come una ragazza con i piedi saldi per terra. Non aveva mai amato ostentare la sua carriera o la posizione che occupava all'interno della società, inoltre credeva che non valeva la pena utilizzare il proprio ceto per fare colpo su qualcuno. – Non ti nego che mi piacerebbe, dopo gli studi, occupare una posizione all'interno del Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia. Gli affari di famiglia erano importanti, certo, ma aveva sempre guardato con un certo interesse chi riusciva ad inserirsi all'interno del Ministero della Magia. Tuttavia, sapeva benissimo che con i recenti avvenimenti sarebbe stato più difficile inserirsi in quell'ambito. – Tu invece di cosa ti occupi? Gli chiese cercando di sembrare indiscreta, anche se le interessava davvero sapere del suo lavoro ma era anche curiosa di scoprire le passioni del giovane, i suoi interesse personali, sia per pura curiosità ma anche per scoprire se potevano avere qualche passione in comune. Ringraziò il cameriere che le aveva appena versato del vino bianco -probabilmente il menù prevedeva del pesce- e approfittò del momento per avvicinare delicatamente il bicchiere alle labbra per prenderne un sorso. – Hai qualche interesse? A quel punto passò nuovamente la parola al giovane.


    Edited by #divinerush - 15/1/2024, 10:32
     
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    « Sto per terminare i miei studi all'accademia, frequento l'ultimo anno di magisprudenza e allo stesso tempo mi occupo di alcuni affari nell'azienda di famiglia. » Annuì, mentre un cameriere passava in discreto silenzio a versare del vino bianco nei loro calici. Era il classico percorso che intraprendevano quelli come loro: si formavano in qualche ambito importante (di solito legge, economia o ingegneria) e nel frattempo iniziavano a mettere le mani in pasta nel mestiere di famiglia. Anche per Seojoon era stato lo stesso, e di norma i secondo o terzogeniti non erano esenti dall'intraprendere questo tipo di strada. Di norma. Perché suo fratello era tutta un'altra storia, quella che comunemente veniva detta "la pecora nera della famiglia". Ad un certo punto i Moon si erano semplicemente arresi con lui, capendo che assecondare i suoi capricci sarebbe stato decisamente più fruttuoso rispetto a forzarlo in qualcosa in cui avrebbe potuto solo fare danni. Un lusso, quello, che ad un secondogenito poteva spettare. Infatti, se pure Seojoon avesse voluto comportarsi come il minore, non gli sarebbe comunque stato concesso. La misericordia non esisteva quando avevi la sfortuna di nascere per primo in una simile famiglia. « Non ti nego che mi piacerebbe, dopo gli studi, occupare una posizione all'interno del Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia. » Sollevò entrambe le sopracciglia, guardandola bene in viso sia per leggerne il più possibile le espressioni nel tentativo di trovare un riscontro alle sue parole, sia per mostrarle il proprio cortese interesse. « Beh, è un ottimo sbocco. Conosco un po' di persone che lavorano per quel dipartimento: hanno un sacco di lavoro tra le mani, ma sicuramente è una delle realtà più interessanti all'interno del Ministero. » Per ora sembrava andare tutto liscio. Daehyun era educata, sapeva comportarsi in quel genere di situazione, e in quanto a prospettive per il futuro appariva piuttosto in linea con lo standard che la loro società richiedeva. In primis, almeno per il momento, sembrava una persona con i piedi per terra (il che era la priorità), ma la partita era ancora aperta e Seojoon non era di certo il tipo da dare nulla per scontato o giungere a conclusioni affrettate. « Tu invece di cosa ti occupi? Hai qualche interesse? » Notando le dita di lei avvicinarsi finalmente allo stelo del calice, il giovane Moon fece lo stesso, stendendole un sorriso gentile prima di portarsi il bicchiere alle labbra e prendere un sorso contenuto. Si era premurato di scegliere le bevande prima dell'incontro, così da evitare che la loro conversazione venisse interrotta dagli assaggi proposti - che in ogni caso, per questioni di galateo, sarebbero spettati a lui. Aveva optato per un bianco raffinato, dalle note delicate e leggere, un po' frizzantino - un ottimo accompagnamento alle portate di pesce che sarebbero seguite. « Cominciando dalle cose noiose, ovvero di cosa mi occupo - » ridacchiò piano, poggiando il bicchiere sul tavolo. « Ho studiato magingegneria. La mia famiglia è nel settore delle tecnologie magiche, quindi è stata una scelta molto naturale. Ho completato il percorso un anno e mezzo fa, ma durante gli studi ho iniziato a rilevare e gestire alcune attività sul suolo inglese. » D'altronde era stato mandato lì proprio con quel preciso scopo: dare il calcio d'inizio all'espansione dei Moon oltreoceano, col benestare del Progetto Minerva, il quale non vedeva l'ora di liberarsi dell'ex casta che li aveva preceduti. Era caduto a fagiolo nel momento storico più giusto per quell'espansione ad ovest, e ovviamente suo padre non si era fatto sfuggire l'opportunità. « Attualmente gestisco alcune attività - concentrate per lo più a Londra - e lavoro all'intelligence. » Non era un segreto, non come lo era per gli Indicibili quanto meno. L'intelligence con base ad Azkaban era un'appendice più specializzata del Quartier Generale Auror, e conteneva in sé così tanti dipartimenti che mantenere la segretezza su tutti era pressoché impossibile. Quello per cui lavorava Seojoon, nello specifico, non era di certo il più nevralgico e sebbene le informazioni con cui entrava in contatto su base quotidiana fossero segretate al pubblico, era solo il primo anello di una lunghissima catena di cui nemmeno lui conosceva la fine. « Interessi.. mh, diciamo che sono un tipo abbastanza noioso. Forse un cliché. » Ridacchiò nuovamente, incassando quell'autoironia con un sorso di vino. « Mi piace molto l'arte. Non pretendo di dirmi intenditore, ma ne so a sufficienza da capire quando i miei soldi sono ben spesi. Mia padre dice sempre che dovrei spenderli in cose più utili, ma immagino che ognuno abbia i suoi vizi, no? » E nel caso di Seojoon, era proprio quello. Gli piaceva l'idea di possedere un pezzo unico, qualcosa che andasse al di là della mera utilità. D'altronde, quando passi tutta la tua vita a non doverti curare del prezzo, non è più il prezzo ad interessarti, ma il valore. E per Seojoon l'arte era quello: un valore inestimabile che non poteva davvero essere quantificato, e che aggiungeva alla sua vita una bellezza dal fascino freddo, muta e inspiegabile. « Per il resto i miei interessi sono abbastanza semplici: leggo, faccio equitazione più o meno da che ne ho memoria, e viaggio ogni volta che ne ho la possibilità. » Si strinse nelle spalle con semplicità, portandosi il bicchiere alle labbra per prenderne un sorso prima di scoccarle un'occhiata. « Tu invece? Interessi? » Fece una pausa, sollevando un angolo delle labbra in un sorrisino divertito. « Vizi? »

     
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    Era da quando ne aveva memoria che aspettava quell'incontro ed era stata preparata per poterlo affrontare nel migliore dei modi. Sapeva perfettamente come comportarsi, come atteggiarsi, cosa dire ed era stata 'allenata' anche a saper mantenere viva la curiosità. Insomma, un margine di fallimento non era stato premeditato. Quello con cui non aveva fatto i conti la giovane coreana era come superare intatta l'attesa, infatti aveva passato i giorni precedenti all'appuntamento, a domandarsi perché non poteva conoscere un uomo in un modo...normale. Conosceva le regole dell'ambiente da cui proveniva ma a volte desiderava condurre una vita normale o, per lo meno, non studiata completamente a tavolino. Quando azzardava a tirare questi argomenti con le sue conoscenze dell'università, continuavano a ripeterle che non poteva mordere la mano che l'aveva nutrita fino a quel momento. Una costatazione validissima con la quale la coreana non riusciva ad essere completamente d'accordo. – Decisamente. Questo ambito ha sempre riscosso un certo interesse in me. Immagino che con i fatti accaduti recentemente, la mole di lavoro deve essere aumentata. Che ci fosse un cambiamento in corso, doveva essere ormai chiaro a tutti e Dae-hyun credeva che il dipartimento di applicazione della legge sulla magia doveva occuparsi di diverse mansioni in quel periodo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere tra le mani un caso da gestire e risolvere ma aveva imparato a non andare di fretta, a dare tempo al tempo. Sapeva che prima o poi, facendo perno sulle sue capacità, sarebbe riuscita ad ottenere quel posto. In fondo, sapeva di avere tutte le carte in regola per occupare un ruolo di quella portata. Proseguì con il discorso, ponendo ora l'attenzione al ragazzo, sia per non scoprire tutte le sue carte ma anche per poter conoscere meglio l'uomo che aveva difronte.
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    Era curiosa di scoprire cosa poteva celarsi dietro un uomo apparentemente perfetto. Mentre il ragazzo parlava, sollevò il calice e accostò le labbra al bordo del bicchiere, senza mai distogliere lo sguardo dal suo interlocutore. Asciugò, poi, le labbra con il tovagliolo in tessuto e rivolse a Seojoon un sorriso cordiale, per fargli capire che non stava perdendo nemmeno una parola del suo discorso. Di ragazzi come lui ne aveva incontrati molti durante le innumerevoli cene lavorative che suo padre si divertiva ad organizzare e tutti seguivano pressoché lo stesso percorso, specializzandosi in campi importanti come medicina, giurisprudenza o ingegneria -come nel caso di Seojoon- e poi iniziavano ad addentrarsi nell'azienda di famiglia. Quello che però aveva notato di diverso nell'uomo che aveva di fronte, era che non sembrava essersi limitato all'occupare un ruolo all'interno della propria azienda ma aveva deciso di aprirsi anche ad altre possibilità. Sicuramente quello era un punto a suo favore poiché a Dae-hyun non erano mai piaciute le persone che si accontentavano. – A tal proposito..., attese che il cameriere posasse la prima portata di quella serata e poi proseguì con il suo discorso. – ...se non sono troppo indiscreta, come procedono gli affari qui in Inghilterra? Avete trovato difficoltà all'inizio dell'insediamento nei loro mercati? Era una domanda più che legittima, visto che Dae-hyun era stata mandata lì per sondare il terreno e capire come potersi insediare al meglio all'interno degli affari inglesi. In realtà spettava a suo fratello quel compito ma la coreana aveva come il presentimento che suo fratello era lì per altri scopi. Conosceva abbastanza bene Joon Woo, da poter confermare con certezza che aveva accettato quel compito semplicemente per poter allontanarsi dal padre e avere la possibilità di fare tutto quello che voleva. A differenza sua, il fratello, non aveva mai accettato il fatto di dover obbedire agli ordini dei suoi genitori e aveva sempre avuto una predilezione per la ribellione. – Sentiti pure libero di non rispondere, la mia è solo pura curiosità. Aggiunse, nascondendo un sorriso gentile dietro il calice di vino. Non era sua intenzione sembrare irriverente o altro ma ci teneva a conoscere la sua esperienza in merito e capire di più su come avrebbe dovuto operare. Continuò ad ascoltare piacevolmente interessata il ragazzo e nel frattempo portò alla bocca un pezzo di tartare di salmone. Quando sentì la parola 'arte', le si illuminarono gli occhi. Anche lei amava l'arte e dato che non aveva ancora trovato qualcuno con cui condividere quell'interesse, era contenta di averlo trovato proprio nella persona che avrebbe sposato. – Mi fa piacere sentire che sei un amante dell'arte, piace anche a me. Quando ho del tempo libero mi piace frequentare le gallerie d'arte. Alzò lo sguardo su di lui mentre prendeva parola e si insinuava discretamente nel suo discorso. – Qual è il tuo artista preferito? Gli domandò ancora una volta, pensando ad alcuni quadri che aveva collezionato negli ultimi anni. Per come la vedeva lei, il suo non era un vizio, quello di comprare quadri era più una necessità. La sua famiglia si era macchiata di azioni spregevoli e Dae-hyun cercava di soccombere tutto ciò, continuando a circondarsi di cose belle come -per l'appunto- i quadri. – Per quanto mi riguarda...mi piace moltissimo andare a teatro. A dirla tutta, lo preferisco al cinema perché lo ritengo più immersivo. Guardare una rappresentazione non diventa un'azione passiva ma è come se tu diventassi parte integrante dell'intera messa in scena. Capisci che intendo? Fece una pausa per dar modo al ragazzo di interromperla, aggiungere qualsiasi cosa -nel caso avesse voluto-, poi riprese. – So andare a cavallo e tirar di scherma. Diciamo che negli ultimi anni, mi sono concentrata più su quest'ultimo sport. Avrebbe tralasciato il particolare di essere cintura nera di taekwondo 5° grado e si fermò nuovamente per qualche istante. – Mi piace la cucina e a volte, mi diletto nella preparazione di alcuni piatti. Non era un'esperta ma poteva dirsi soddisfatta delle pietanze che realizzava. «Vizi?» Alzò un sopracciglio e guardò brevemente il ragazzo negli occhi poi, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando elegantemente le gambe, ricambiò il sorriso. – Siamo al primo incontro e mi chiedi giá una cosa così personale? Il suo tono era scherzoso. – Forse è meglio che ti dica una cosa. Continuò con lo stesso tono scherzoso, poi si avvicinò al tavolo e dopo aver poggiato delicatamente il gomito sul tavolo, accostò il mento sul palmo della mano senza mai distogliere lo sguardo da Seojoon. – Sono un'abile giocatrice di scacchi magici e non svelo mai le mie mosse al primo colpo. Accompagnò quella risposta con un leggero e quasi impercettibile sorrisetto, quella poteva essere vista come una provocazione o come una sfida.


    Edited by #divinerush - 15/1/2024, 10:34
     
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3 replies since 30/9/2023, 12:23   133 views
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